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Autore: Ray Wings    26/10/2014    3 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ardimento

Fu il viaggio più noioso che Ocean avesse mai affrontato.
Daryl davanti a lei faceva da guida turistica, e l'unica cosa gli mancava era solo l'ombrello alzato da seguire per completare l'opera, ma non proferì parola per tutto il tempo. Stessa cosa per Ocean che lo seguiva pigramente, con i pollici infilati nella cintura: sentiva tanto la mancanza di un paio di tasche a volte. E infine Max, silenzioso come un'ombra. L'unico rumore che si poteva percepire nel giro di kilometri erano foglie mosse dal vento, scricchiolii di rami spezzati sotto i loro piedi e qualche verso, forse animali o forse zombie. Daryl procedeva spedito senza indugiare, seguendo tracce che Ocean neanche sapeva esistessero, riuscendo a intravedere ogni tanto, quando proprio si impegnava, una zoccolata in zone di terreno un po' più fangoso.
La stanchezza la rendeva un po' confusa e le faceva venire il mal di testa, il silenzio peggiorava il suo abbiocco pomeridiano, e la sicurezza di avere due ottime guardie del corpo erano la ciliegina sulla torta: perse il senso dello spazio, e proseguì per inerzia, smettendo a un certo punto di chiedersi dove fossero. Tanto nemmeno la conosceva quella terra, la girava solo da pochi mesi. Non era mai riuscita a conoscere bene neanche il paesino in cui era vissuta, figuriamoci quel luogo in cui alloggiava da così poco! Non aveva grandissimo senso dell'orientamento ed era pessima in geografia: per imparare una strada aveva bisogno di concentrazione e un ripasso più o meno accurato un paio di volte. Quindi, dopo un paio d'ore, si spense completamente, smettendo addirittura di vedere dove metteva i piedi e affidandosi solo alla fortuna per evitare di cadere in qualche buca.
Fu uno sbadiglio a ridestarla, facendole tornare alla mente che si trovava in un bosco di un paese sperduto in America in cerca di un cavallo insieme ad un caro amico e un animale (e Max era il caro amico). Si guardò attorno sperduta chiedendosi per la prima volta dopo ore dove cavolo fossero finiti. Era assurdo che Peggy fosse corsa così lontano.
<< Di la verità mi stai attirando in un luogo isolato per ammazzarmi, vero? >> chiese distrattamente mentre si stropicciava un occhio. Aveva decisamente bisogno di riposare. Daryl la zittì con uno "sh" e un gesto della mano, e questo la fece come sempre infuriare << Non dire "sh" a me!! >> brontolò alzando il tono della voce, ottenendo in risposta solo uno sguardo omicida che faceva trapelare tutto il suo "se non ti tappi quella bocca ci penso io a farti tacere!".
Un fruscio poco lontano diede una motivazione a quel gesto del balestriere, facendo sussultare per un attimo Ocean. Zombie? Si portò d'istinto la mano alla spada, ma Daryl stese il braccio di fronte a lei, invitandola a stare ferma e indietro, e si portò la balestra davanti al viso, prendendo la mira contro un nemico che ancora non voleva mostrarsi.
Ocean si sentì il fiato mancare, non tanto per la paura ma quanto perchè doveva fare silenzio e in quel momento perfino il suo respiro sembrava un rumore assordante. Pronta a veder sbucare chissà quale putrida creatura zoppicante continuò a fissare il punto da dove era arrivato il fruscio e dove Daryl teneva puntata la sua balestra. Poi... Un coniglio grigio saltò fuori e si guardò attorno, le orecchie alzate e i muscoli tesi, il nasino che si muoveva ritmicamente, annusando e studiando la situazione. Sentiva c'era qualcosa che non andava intorno a lui, fiutava il pericolo ed era pronto a scappare in caso di necessità.
<< Che carino!!! >> disse Ocean a un tono esageratamente alto, facendo spaventare il coniglio e facendolo scappare. Daryl provò a sparare lo stesso, in un gesto frettoloso e disperato, ma mancò la preda che andò a infilarsi e nascondersi sotto un albero.
<< L'hai fatto scappare!! >> si girò incazzato Daryl, fulminando la sua compagna di viaggio.
<< Volevi ucciderlo? >> chiese Ocean sconcertata, come se avesse appena detto una blasfemia.
<< Certo che volevo ucciderlo! Che avevi intenzione di mangiare più tardi altrimenti?! >> brontolò ancora lui prima di avviarsi per recuperare la freccia sprecata, i passi pesanti e le mani ben serrate dimostravano tutta la sua rabbia.
<< Mangiare? Io non avrei mai mangiato Bugs! E non l'avrei permesso neanche a te! >> Daryl spalancò gli occhi a sentirla parlare così, e si voltò a guardarla incredulo, pensando fosse decisamente fuori di testa.
<< Bugs? Gli hai ...dato un nome? >> chiese non sapendo se ridere o piangere dell'assurdità. Che razza di persona era? Cosa aveva per la testa? Non poteva essere così fulminata, sicuramente lo stava facendo apposta. Ma sì, non potevano esserci altre spiegazioni. Stava solo cercando di confonderlo e farlo incazzare.
<< Bugs Bunny!! >> disse lei sorridendo quasi orgogliosa per la trovata "originale". << Non lo trovi carino? >>
Daryl scosse lentamente la testa, cercando di rimettere ordine ai pensieri << Ok. >> cominciò prima di riafferrare la freccia da terra << Tu hai qualcosa che non va'. >> concluse cercando di lasciar perdere o avrebbe tirato pazzo anche a lui.
<< Comunque ora mi devi una cena. >> aggiunse infine prima di riprendere a camminare.
Ocean trattenne una risata e riprese a seguirlo. Non era veramente pazza, le piaceva sembrarlo. Di solito quando era sola cercava sempre di tenere la mente impegnata e lontana da cattivi pensieri, per non rischiare veramente di uscirne pazza e tentare il suicidio, e spesso il suo unico modo era la beffa. Scherzava su ciò che la circondava, ironizzava, alleggerendo la situazione e permettendole così di continuare a mantenere la mente lucida. E poi non era mai andata a caccia prima d'ora, si era sempre arrangiata come poteva rufolando nelle dispense delle case o nei supermarket, facendo la fame qualche giorno piuttosto, ma, nonostante non fosse vegetariana, l'idea di uccidere o vedere uccidere un animale non le piaceva e preferiva rimandare qualora ce ne fosse stata la possibilità.
<< Al prossimo Mc Donald ci fermiamo e offro io. >> disse con tranquillità riprendendo a stropicciarsi la faccia. Sentiva il bisogno di un caffè, erano mesi che non ne beveva uno e gli mancava terribilmente. Mannaggia ai vizi italiani!
Daryl evitò di rispondere ancora, ormai aveva capito qual era l'andazzo. Finchè gli avrebbe dato corda lei avrebbe continuato a dir cose assolutamente senza senso. Lo faceva apposta, era palese che lo faceva apposta.
Proseguirono per un'altra ora, o almeno così credette Ocean. Il luogo intorno a lei era sempre uguale, nonostante le ore di viaggio, tutto era rimasto immutato: alberi...ancora alberi...altri alberi...e, oh! Un cespuglio. Wow. Camminavano ma sembrava di stare fermi o al massimo di girare attorno. Eppure Daryl sembrava così sicuro e deciso, si guardava attorno, guardava il cielo e poi tornava a guardare la terra e seguire tracce invisibili agli occhi di Ocean. Come faceva?
La ragazza proseguì alternando i momenti di silenzio, con quelli in cui sbadigliava e altri in cui canticchiava e cercava di tenersi sveglia e impegnata. Si chiedeva abbastanza spazientita quando sarebbero arrivati e a ogni passo aumentava la sensazione che Daryl la stesse prendendo in giro: possibile davvero che la cavalla fosse corsa così lontano?
Daryl si fermò e si guardò attorno destando la curiosità di Ocean. Che era successo? Lo vide avvicinarsi a un albero, scrutarlo, toccarlo e poi chinarsi a terra a guardare il suolo, spostando le foglie con un leggero tocco e continuando ad osservare. Ocean gli si avvicinò curiosa di capire cosa avesse provocato quell'interruzione e lo osservò mentre studiava il suolo come un professore può osservare uno studente fare un compito in classe.
<< Ci siamo persi eh? >> disse poi lei, non notando niente di strano per terra se non foglie, erba, terra e polvere.
<< Non ci siamo persi. >> rispose lui scocciato.
<< Voi uomini siete sempre così orgogliosi quando si tratta di conoscere la strada, non volete mai ammettere che vi siete persi. >> continuò lei sbadigliando ancora, annoiata e si appoggiò con la schiena al tronco dell'albero a cui erano vicini, guardandosi attorno pigramente.
<< So perfettamente dove siamo, non ci siamo persi. >> continuò lui prima di alzarsi in piedi e guardare nella direzione in cui riprese a proseguire. Ocean si staccò dall'albero e lo raggiunse << Fermati, abbassa il finestrino e chiedi indicazioni. >> consigliò lei, cercando di sembrare il più naturale possibile. Ma non era difficile, la noia e la stanchezza le facevano dire le cose con una tale pigrizia che poteva essere scambiata per sicurezza. Daryl per un attimo si fermò, cercando di assimiliare l'informazione, poi la guardò stranito prima di riprendere a camminare << Mi prendi in giro? >> Ocean in risposta sbuffò e si stirò la schiena allungando le braccia verso l'alto.
<< Sei stanca? Ti vuoi fermare? >> chiese Daryl tornando serio. Era abbastanza stufo di sentirla mugolare, sbadigliare e sbuffare.
<< No, no. Va bene così. Vediamo di arrivare quanto prima e basta. >> rispose lei prima di voltarsi a guardare nella direzione dove aveva sentito provenire un verso che ormai aveva imparato a riconoscere. C'era uno zombie, poco lontano da loro, che girovagava solo diretto chissà dove. Era più facile vederli raccolti in sciami, ma le apparizioni singole non erano rare. Daryl lo ignorò e proseguì, era uno solo, non avrebbe dato problemi e poi sembrava non averli visti. Avrebbe volentieri evitato di sprecare una freccia.
<< To', guarda! >> esordì lei invece assumendo un sorriso, divertita dalla coincidenza << Un onesto cittadino pronto a darci una mano! >> e si avvicinò di qualche passo allo zombie, alzando una mano a voler attirare la sua attenzione << Mi scusi! Signore! Ha per caso visto passare di qua una cavalla bruna? >> Daryl si voltò a guardarla sconcertato: c'era limite alla stupidità di quella ragazza? Lo zombie ovviamente la sentì, si voltò verso lei e cominciò a correrle incontro aumentando la frequenza e il tono dei suoi versi gutturali affamati.
<< Oh, lo sa! >> continuò Ocean rivolgendosi a Daryl, che invece non aveva il suo stesso entusiasmo e in pochi secondi afferrò la balestra e sparò una freccia in fronte allo zombie che stava correndo loro incontro.
<< Oh, andiamo!! Hai ucciso l'unico stronzo nei paraggi che poteva darci un'informazione! >> si finse scocciata lei prima di avvicinarsi al cadavere. Gli diede un paio di colpi in viso con la punta dello stivale assicurandosi fosse veramente morto, poi sempre con lo stivale gli voltò la faccia dall'altro lato, posò il suo piede sulla sua guancia e fece pressione. Sentì le ossa marcie scricchiolare e un fiotto di sangue nero uscì dal suo naso. Rimanendo con il piede poggiato sulla sua guancia posò l'altro ginocchio a terra, vicino a lui, si infilò i suoi guanti in pelle che aveva tenuto nella cintura fino a poco prima, e si chinò in avanti. Afferrò la freccia nella sua fronte e con uno strappo deciso la tirò via. Daryl le si avvicinò nel frattempo chiedendosi ancora, e ancora, e ancora chi glielo avesse fatto fare.
<< Perchè fai così, si può sapere? Se nei paraggi ce n'erano altri saremmo stati assediati. >>
<< Era solo l'hai visto anche tu. >> rispose lei porgendogli la freccia << E poi mi annoiavo. >> ammise seria prima di cominciare a frugare nelle tasche dello zombie che avevano appena atterrato. Il piede sinistro era ben premuto contro la sua guancia, ad assicurarsi così che se mai avesse deciso di non essere abbastanza morto e di rialzarsi non avrebbe avuto modo di attaccarla repentinamente, perchè prima doveva liberarsi dal suo piede, e questo le avrebbe dato tempo di dargli il colpo di grazia.
Trovò un portafogli nella prima tasca interna della giacca, era un po' molliccio per il sangue e puzzolente, ma ancora intero. Lo aprì, tirò fuori un paio di banconote da cinquanta e le porse a Daryl << Ecco i soldi per la cena al Mc che ti dovevo. >> disse sarcastica prima di lanciarle via, facendole svolazzare poco lontano. In una taschina interna al portafoglio, con copertura trasparente, vide la patente e si soffermò a leggerla. Faceva sempre uno strano effetto l'evidenza: quelle cose prima erano persone normali, come loro. Faceva venire uno strano morso in gola e sensi di colpa, dispiaceri e tutto tornava ad essere spaventoso: anche loro sarebbero potuti diventare così.
<< Brutta giornata, eh, Daniel? >> disse Ocean tentando di essere come al solito sarcastica, per alleggerire la situazione, ma non riuscendoci e dalle sue labbra uscì solo un tono dispiaciuto e rammaricato. Compassionevole. Girando il porta-carte del portafoglio trovò un'altra tasca trasparente dove erano state infilate due foto, una di una bella donna dai capelli rossi e gli occhiali da lettura, e una di una bambina sui sei anni con gli stessi capelli rossi legati in una coda di cavallo, le lentigini e un sorriso in grado di illuminare il cielo. Ocean chiuse per un attimo gli occhi, sospirando, sentendosi attanagliare dal dispiacere. Daryl semplicemente voltò la testa e si allontanò di qualche passo, aspettando in disparte che Ocean finisse la sua perlustrazione.
La ragazza richiuse il portafoglio e lo infilò accuratamente all'interno della tasca dove l'aveva trovato, trattandolo con rispetto. Riprese a frugare anche nelle altre tasche, cercando di essere però meno invasiva e più delicata. L'unica cosa che trovò ancora furono un paio di chiavi, che rimise al loro posto, un accendino ancora funzionante e un fazzoletto in tessuto. Prese questi ultimi due, spostò il piede dalla guancia di Daniel e gli coprì il viso col fazzoletto trovato. Poi si intascò l'accendino, si alzò e raggiunse Daryl riprendendo la loro marcia silenziosa.
<< Ce n'era proprio bisogno? >> chiese serio Daryl dopo pochi minuti di riflessione.
<< La gente impazzisce a cercare cose dentro le case abbandonate, ma in pochi si preoccupano di controllare le tasche dei morti. Si trovano cose interessanti. >> rispose Ocean.
<< No, dico... sapevi che dentro un portafoglio non avresti trovato niente di utile. C'era bisogno di aprirlo? >>
Ocean alzò le spalle e fece un sorriso << Magari trovavo un preservativo. Quelli fan sempre comodo. >> e contrariamente a quanto pansava, la frase non fece scocciare Daryl per il suo solito sarcasmo, ma lo fece ridere. Si ritrovò ad arrossire ancora. Era meglio quando non le dava conto, riusciva a prendere tutto con più leggerezza e a non sentirsi scema per certe battute che per lei erano ormai diventate routine.
<< Conosci il tuo nemico. >> tornò seria lei, cercando di riportare la discussione sui suoi binari << E' una forma d'onore. Un tempo erano molto legati a certe formalità, permettere al proprio avversario di avere un nome e un'identità li rendeva uomini d'onore, e a seconda dell'importanza del nome era anche più gloriosa la vittoria. >> spiegò lei.
<< E' cambiato qualcosa ora che sai chi era? >> chiese un po' provocatorio Daryl. In un mondo come quello dove uccidere era diventato routine, tutto era più semplice se non c'era coinvolgimento emotivo. Non bisognava vacillare o la testa che sarebbe stata mozzata sarebbe potuto essere la tua.
<< No. >> rispose seria Ocean prima di proseguire << Ma non essere egoista, lasciagli il loro nome. E' l'ultima cosa che gli resta. >> Daryl non era d'accordo su questo, preferiva restassero creature anonime non solo perchè così era più facile, ma anche perchè secondo lui loro non erano più chi erano prima. Quelle cose non avevano nome, non erano nessuno, erano cose e basta. Ma non replicò. Una fiamma negli occhi e nella voce di Ocean gli avevano detto che era meglio così.
Proseguirono un altro kilometro, veloci e silenziosi, poi deviarono, sempre seguendo le tracce della cavalla, e in pochi minuti sbucarono su una strada. Sia a destra che a sinistra si perdeva all'orizzonte, immersa negli alberi, sommersa ormai dalle foglie secche. Solo una macchina si riusciva a intravedere poco lontano, macchina che Daryl ignorò completamente ma non Ocean che si fermò e la studiò da lontano, prima di avvicinarsi.
Il ragazzo stava cominciando a stufarsi di tutte quelle interruzioni, ma ancora non disse niente. Ocean non aveva accompagnato la sua iniziativa con delle battute sarcastiche, allora forse almeno quella volta c'era un buon motivo, così la lasciò andare e dopo aver memorizzato il punto da dove riprendere poi il cammino, la seguì chiedendosi cosa avesse attirato così la sua attenzione.
Ocean si rimise di nuovo i pollici nella cintura, appendendo le mani, e cominciò a girare attorno alla macchina studiandola e forse cercando qualcosa. Un'ombra le annebbiava il viso e gli occhi erano tornati ad essere piccoli e affilati. Si fermò davanti al finestrino chiuso al lato del passeggero e guardò dentro, tenendosi qualche centimetro distante, cercando di vedere oltre le macchie di sangue per capire cosa ci fosse dentro, anche se data la sua sicurezza probabilmente già poteva ben immaginare. Niente sembrò muoversi all'interno della vettura fino a quando Ocean non diede un leggero calcio allo sportello. Una faccia sbucò dal nulla e si schiacciò contro il finestrino, lamentandosi, rabbiosa perchè non riusciva a uscire per raggiungere la preda vista. Uno zombie. Daryl si affiancò alla ragazza e anche lui rimase qualche secondo a fissare lo zombie dentro l'auto che si dimenava e si schiacciava contro il finestrino desideroso di uscire fuori a fare il suo pasto. Guardò Ocean chiedendosi cosa avesse in mente: che volesse perquisire anche quello? Probabilmente sì, perchè la vide tirar fuori dal fodero una delle sue daghe, impugnandola a mo' di pugnale e avvicinarsi allo sportello. Daryl imbracciò la balestra e la puntò contro la testa dello zombie, pronto a sparare in caso di necessità.
Ocean fu rapidissima, più di quanto lui avesse potuto immaginare: aprì lo sportello, afferrò lo zombie per la gola prima che potesse lanciarsi contro le sue prede e con un unico colpo secco gli infilo completamente la daga tra gli occhi. Accompagnò poi lo zombie nella sua caduta, facendolo stendere delicatamente sui sedili dietro di lui. E Daryl trovò subito la risposta alla domanda che gli era sorta spontanea "perchè tanta premura?": ciò che non aveva notato subito, ma solo in quell'ultimo istante, era che lo zombie in questione era una donna dai capelli rossi. Che fosse...? Beh in questo modo si sarebbe spiegato perchè lo zombie di poco prima girovagasse solo a breve distanza da lì. Ocean sfilò la daga dalla testa della donna e se la rimise nel fodero: l'avrebbe pulita più avanti. Guardò all'interno della vettura, studiando il luogo e forse cercando qualcosa di interessante che magari avrebbe potuto farle comodo. Poi notò che lo zombie appena ucciso stringeva ancora tra le dita qualcosa: un cappottino. Lo afferrò con un'improvvisa urgenza e lo studiò velocemente. C'era un nome scritto all'interno dell'etichetta.
<< Molly >> lesse a bassa voce. Strinse il cappottino tra le mani e si guardò nuovamente attorno. Entrò parzialmente nella vettura, posando un ginocchio sul primo sedile e spingendosi il più oltre possibile, cercando segni e indizi e continuando intanto a ripetere tra sè e sè << Molly. Molly. >> Non trovò niente, la macchina era vuota e non c'era nessun indizio che facesse pensare a un corpo di bambina sventrato all'interno. La fretta aumentò in Ocean: se lì dentro non c'era segno della presenza della bambina allora voleva dire che era uscita fuori e probabilmente era riuscita a scappare, per questo la donna aveva tra le dita il suo cappottino, probabilmente aveva provato ad afferrarla senza riuscirci. Uscì dalla macchina e si guardò attorno, cercando con gli occhi tra gli alberi o lungo la strada. Lei non sapeva seguire le tracce e non aveva idea di dove andare a guardare o cominciare a cercare. Daryl la guardò chiedendosi ancora cosa stesse cercando di fare. Notò il cappottino stretto tra le mani e cominciò a intuire, senza però dimostrare la stessa speranza che leggeva invece negli occhi della ragazza. Max si avvicinò all'auto annusando all'interno, senza però avvicinarsi troppo, semplicemente allungando il collo e alzando il naso. Ocean fece due passi verso il bosco dietro di lei, continuando a cercare con gli occhi qualcosa che le dicesse dove poteva esssere andata la piccola proprietaria di quel cappotto. Sentì poi Max passarle dietro annusando rumorosamente la zona intorno alla macchina. Daryl aveva abbassato la balestra, guardando i due, senza intervenire, semplicemente aspettando e tenendo d'occhio la situazione intorno a loro. Facendo "da palo". Si sentiva scoperto in mezzo alla strada, se fossero sbucati zombie lì li avrebbero visti di sicuro e avrebbero dovuto andarsene velocemente a quel punto.
Poi Max rizzò la testa improvvisamente, con le orecchie ben tese verso l'alto. Si guardò attorno velocemente per poi dirigersi con sicurezza sul retro dell'auto, annusando la fessura della chiusura del bagagliaio. Ocean capì che il suo amico aveva trovato qualcosa e corse vicino a lui, premette il pulsante per l'apertura dello sportello e lo spalancò alzandolo verso l'alto. Daryl si diede un rapido sguardo intorno prima di raggiungerli, tenendo alta la balestra sempre pronto a sparare, circospetto e attento. Ocean restò immobile, lo sguardo fisso sull'angolo sinistro del bagagliaio, il cuore che batteva all'impazzata e un guizzo di paura. Non per sè...ma per lei. Molly. Una bambina dai capelli rossi, raccolti in una coda di cavallo, ranicchiata nell'angolo, col viso nascosto, una bambola di pezza stretta tra le dita e il sangue che le ricopriva il vestito,nascondendo il suo colore originale. Non si mosse. Daryl alzò la balestra puntandogliela contro provando la stesso timore che provava Ocean: era viva? O era anche lei diventata zombie? Finchè non avesse mostrato il viso non l'avrebbero capito. Rimasero immobili a fissarla, indecisi sul da farsi, pregando e aspettando.
Poi la bambina cominciò a tremare come una foglia e dei lamenti uscirono soffocati. Max poggiò le due zampe anteriori sul bordo del bagagliaio e si spinse dentro col muso, le orecchie abbassate, avvicinandosi alla bimba e annusando. L'atteggiamento di Max faceva ben sperare, se fosse stata uno zombie probabilmente avrebbe ringhiato e non si sarebbe avvicinato. Così Ocean prese l'iniziativa e provò ad avvicinarsi cautamente alla bimba, lasciandosi però una via di fuga: fece in modo di non impedire la mira a Daryl così da permettergli di salvarle la vita nel caso fosse stato un morto ad alzare la testa.
<< Molly. >> chiamò dolcemente avvicinandosi con cautela anche per non spaventarla. La bimba si irrigidì nel sentire la voce della ragazza e pian piano sollevò la testa, titubante e impaurita, e mostrò poco dopo i suoi occhi azzurri, arrossati dai pianti, ma ben lontani dal sembrare quelli di un morto. Si schiacciò un po' di più all'angolo del bagagliaio guardando le persone che si trovava di fronte. Era terrorizzata. Daryl abbassò la balestra, non c'era bisogno di continuare a puntargliela contro alimentando le sue paure. Max saltò definitivamente dentro l'auto e sempre con lentezza avvicinò il muso al viso della bimba, che arretrò e si strinse alla sua bambola.
<< Sta' tranquilla, piccina. Non vogliamo farti del male. >> provò a dirle Ocean, ma Molly continuò a fissare il cane impaurita mentre lui curioso cercava di avvicinarsi di più.
<< Lui è Max. E' un bravo cucciolone. >> sorrise dolcemente la ragazza prima di fare una carezza sulla testa del cane, una specie di dimostrazione dell'animo buono dell'animale. Molly allentò un po' la presa della sua bambola, rilassandosi, ma continuava a guardare spaventata il gruppo che aveva di fronte, indecisa se fidarsi o meno. Ocean si illuminò all'improvviso e si tolse la sacca dalla spalla, poggiandola di fronte a lei, aprendola e cominiciando a cercarci qualcosa dentro << Forse ho con me qualcosa che può farti stare meglio. >> disse prima di tirar fuori un piccolissimo incarto rosa che porse alla bimba.
<< Purtroppo non me ne sono rimaste molte. E' alla fragola, ti piace? Prendila. >> gli occhi della bambina si staccarono lentamente dalla faccia della ragazza che aveva china di fronte, titubanti, intimoriti forse che se avesse smesso di tenerla d'occhio le si sarebbe lanciata contro, e si andarono a posare sulla caramella che teneva in mano. Guardò di nuovo la ragazza, controllando che fosse ancora lì, o forse cercando approvazione, e allungò lentamente la mano tremolante verso lo zuccherino che sicuramente le faceva gola. Ocean le sorrise incoraggiante e aspettò che Molly prendesse la caramella. La guardò mentre la scartava ancora incerta e lentamente se la metteva in bocca.
<< E' buona vero? >> cercò conferma, ma la bimba ancora non parlò. Però annuì, dimostrando così di capire e facendo qualche passo avanti nel tentativo di Ocean di acquisire la sua fiducia.
Daryl alzò d'improvviso la testa, rivolgendo lo sguardo oltre l'auto e disse a voce non troppo alta << Ocean. Dovremmo andare adesso. >> il suo tono faceva trapelare tutta l'urgenza della situazione e Ocean capì al volo che stava succedendo: zombie. Si stavano avvicinando.
<< Ok. >> disse cercando di avvicinarsi un po' di più alla bambina, cosa che la fece spaventare e sussultare << Molly. >> la guardò negli occhi sperando di guadagnarsi la sua fiducia con quelle poche banali parole. Aveva poco tempo a disposizione per fare amicizia. << Devi venire con noi. E' pericoloso qui. >> tentò di riavvicinarsi alla bambina, che si irrigidì di nuovo, arretrò, schiacciandosi contro l'auto e negò con la testa. Nei suoi occhi c'era solo terrore. Ocean provò a sorriderle ancora, sapeva che se lei stessa faceva trasparire agitazione la bimba non si sarebbe mai tranquillizzata.
<< Andrà tutto bene, vedrai. Mi ha mandato qui tuo padre, Daniel. E' così che si chiama, vero? >> sapeva di aver fatto una mossa azzardata, ma doveva provarle tutte. Se la bimba sapeva che suo padre era morto non le avrebbe mai creduto.
Molly si illuminò a sentir nominare suo padre e annuì in risposta alla domanda della ragazza, che sorrise ancora, contenta di aver fatto centro.
<< Ocean. >> le mise fretta Daryl prima di imbracciare nuovamente la balestra e allontanarsi, probabilmente per dargli ancora qualche secondo di tempo, ma ormai erano alle strette. Si potevano sentire i versi gutturali delle creature che si avvicinavano.
<< L'ho incontrato e gli ho detto che dove stiamo noi è un bel posto. Ci sono tante cose buone da mangiare, dei giochi e un altro bambino con cui stare. Si chiama Carl, è molto simpatico. >> in realtà non lo credeva, non provava particolare simpatia per il ragazzino, ma doveva descrivere la fattoria come il paese dei balocchi per convincere Molly a seguirla.
<< Mi ha chiesto di venirti a prendere e di portarti lì. Ah! E poi c'è Max. >> aggiunse Ocean accarezzando di nuovo il cane << E' un gran giocherellone! >> sorrise ancora, facendosi scivolare addosso l'ansia che cresceva man mano che sentiva versi avvicinarsi e la voce di Daryl che la chiamava e le metteva fretta. Molly sentì anche lei quei versi che sicuramente riconobbe, riempiendosi di paura stringendo prima la sua bambola, poi gattonando si lanciò tra le braccia di Ocean, stringendola forte e tremando come una foglia. La sua era una disperata richiesta d'aiuto. Max scese dall'auto e ringhiò, acquattandosi e fissando un punto vicino all'auto. Ocean entrò completamente nel bagagliaio, sedendosi con la schiena poggiata al retro dei sedili posteriori, così da avere una visuale di ciò che le stava accadendo dietro ed evitare di essere presa alle spalle. Si sistemò la bambina in braccio, spingendole la testa contro la propria spalla << Molly, ora facciamo un gioco eh?! Ti va? >> disse cercando come sempre di sembrare il più tranquilla possibile, anche se la paura trapelava inevitabilmente.
<< Tieni gli occhi chiusi, resta pure poggiata qui. >> disse invitandola a posare gli occhi sulla sua spalla, per aiutarla a tenerli chiusi << E mi canti una canzone, eh? E io poi indovino che canzone è. Conosci qualche bella canzone da provare a farmi indovinare? >> ma la bimba non rispose, non aprì bocca e a malapena la sentì negare con la testa.
<< No? >> tentò di sistemarsi la sacca sull'altra spalla, per permettersi di avere le mani libere e poter sorreggere la bambina. Uno zombie sbucò ma non ebbe tempo di voltarsi e vederle che Ocean gli aveva già assestato un calcio pesante sulla guancia, facendogli voltare la testa con un sonoro "crack". Ma non fu sufficiente ad atterrarlo.
<< Allora canto io e tu indovini. Ascoltami bene, non perdere neanche una parola. Concentrati solo sulla mia voce, Molly. Assolutamente solo sulla mia voce. >> riferì prima di tirare un altro calcio sullo stesso punto facendo questa volta barcollare lo zombie, che tentava di tuffarsi sulla sua preda senza successo, venendo spintonato via in continuazione. Sentì Max abbaiare, poco lontano, vicino al muso dell'auto. Un altro calcio e riuscì a buttarlo a terra, lontano dall'entrata del porta bagagli.
<< Ok, pronta? Comincio! >> comunicò prima di darsi la spinta con gli addominali per alzarsi e spingersi fuori dall'auto poco alla volta, attenta a non essere colta di sorpresa. Data una veloce occhiata fuori si alzò e si allontanò subito dall'auto, voltandosi a guardarsi le spalle e notando la strada completamente invasa dagli zombie che ormai avevano accerchiato la macchina. Erano una ventina, forse più. Daryl tentava di abbatterne quanti più possibile, ma era accerchiato e aveva poco spazio di manovra. Max abbaiando tentava di attirarli e pian piano si allontanava: per entrambi la priorità era permettere a Ocean di avere la via di fuga libera per portar via la bambina. Ocean cominciò a cantare Alice in Wonderland di Avril Lavigne, la prima canzone che le era venuta alla mente e che poteva secondo lei essere a portata di bambina. Voleva evitare di cantarle qualcosa che con tutta probabilità non conosceva o non le avrebbe dato ascolto. Cantava, cercando di dare quanto più spazio possibile alla sua voce in mezzo a quel frastuono, sperando fosse abbastanza per permettere a Molly di non concentrarsi sul pericolointorno a loro. Uno zombie si avvicinò e Ocean gli diede uno spintone con la spalla libera, scaraventandolo a terra e completando l'opera con un calcio, facendogli saltare la testa, senza mai smettere di cantare, benchè lo sforzo fisico non le permetteva di rendere al meglio. Ma era necessario. Si sistemò Molly su un braccio solo, sforzando i bicipiti come poche volte aveva fatto, per sostenere la bambina, e con la mano libera sfoderò una delle sue daghe. Corse verso il fianco della macchina, intenzionata a raggiungere il suo compagno di viaggio che si stava allontanando sempre più, arretrando verso il bosco unica via di fuga. Ocean impugnò nuovamente la daga a mo' di pugnale e facendole fare un giro a mezz'aria lo conficcò nella tempia di uno zombie che si era trovato di fianco a loro. Molly la strinse ancora di più. La voce della ragazza non era abbastanza forte da coprire quei rumori. Aveva paura. Tremava.
Ocean tirò via la daga e buttò a terra un altro zombie con una spinta, dandosi del tempo. Una freccia si conficcò nell'occhio di un altro di loro che le era arrivato alle spalle e Ocean ebbe appena il tempo di guardare il balestriere, ringraziandolo con gli occhi, prima di tornare a lottare per la vita. Posò la mano che stringeva la daga dietro la schiena di Molly, facendo attenzione a non farle male, ma abbastanza forte da riuscire a reggerla, e alzando un piede tirò un altro calcio all'altezza della vita a un altro di quei putridi, scaraventandolo contro il finestrino dell'auto che si fracassò. Si voltò per tornare a correre verso il bosco, ma se ne trovò davanti altri. Un paio vennero abbattuti dalle freccie del balestriere, ma non fu sufficiente. Ocean arretrò di un passo, continuando a cantare e sentendosi per un attimo circondata e senza fiato. Si voltò di scatto e posò la mano armata sul cofano che aveva alle spalle, aiutandosi con quella a darsi la spinta necessaria per salirci sopra. Si voltò immediatamente, a guardarsi le spalle e arretrò di qualche passo. Non era abbastanza, gli zombie salivano con facilità e si allungavano per prenderla.
<< I'll Survive. >> Cantò ancora, affaticata, ma senza far cedere la voce. Si voltò nuovamente e salì sul tettuccio dell'auto, passando sopra il parabrezza, sentendolo scricchiolare sotto il peso dei suoi stivali e vedendolo incrinare. Ma riuscì ad arrivare in cima con un paio di falcate.
<<
When the world's crashin' down, When I fall and hit the ground >> Continuò con il fiatone. Si voltò nuovamentea guardarsi le spalle. L'auto era circondata, le frecce di Daryl non erano abbastanza per salvarla e gli abbai di Max non abbastanza da attirarli lontano, anche perchè dovevano già provvedere a salvare prima la propria di pelle. Vide gli zombie salire sul cofano e poi strisciare su per il parabrezza, cercando di raggiungerla.
<< I will turn myself around >> Ocean si riavvicinò velocemente al parabrezza e con un paio di calci ben assestati riuscì a infrangerlo, guadagnando altro tempo. Ma era solo qualche secondo in più. Non era salva. Aveva solo preso qualche secondo in più per permetterle di pensare a una soluzione. Abbracciò Molly, stringendola, cercando di darle sicurezza e si guardò attorno.
<< Don't you try to stop me! >> i polmoni cercavano aria, ma la sua voce non smetteva di dar vita alla canzone che sperava servisse a rincuorare in parte la bambina che aveva cominciato a piangerle sulla spalla. Alla fine prese la decisione. Guardò Daryl non molto lontano, con alle spalle ormai il bosco e davanti qualche zombie che poteva benissimo seminare, ma titubava, guardandola occasionalmente, chiedendole con gli occhi di raggiungerli, cercando un modo per aiutarla, ma riuscendo solo ad arretrare ancora. Max abbaiò ma non per attirare gli zombie, ma per richiamare la sua padrona, pregarla di raggiungerli perchè l'orda gli stava separando. Rinfoderò la daga, ormai solo d'impiccio, corse fino alla parte posteriore dell'auto e da lì prese la rincorsa, facendo risuonare il tettuccio come un tamburo sotto i suoi pesanti stivali.
<< I won't Cry! >> cantò alla fine trasformando il "Cry" finale in un vero e proprio urlo. Poggiò il piede sulla schiena del primo zombie che stava salendo sul tettuccio dell'auto, e usandolo come trampolino si diede lo slancio e saltò. Abbracciò più forte che potè Molly e chiuse gli occhi.
La sensazione di vuoto che ebbe per un istante quasi la uccise, soprattutto perchè sapeva che sotto di lei c'era un orda di zombie che probabilmente stavano a bracce alzate, pronti ad afferrarla appena sarebbe cominciata la discesa. Non aveva il coraggio di guardare. Non aveva il coraggio di vedere dove stava atterrando, per paura di non essersi data la spinta necessaria a superarli.
Poi l'impatto.
Le ginocchia non ressero davanti al peso extra della bambina e Ocean cadde in avanti. Strinse Molly e cercò di voltarsi a mezz'aria, permettendole così di cadere col fianco e non schiacciare la piccola che ancora teneva stretta al petto. Rotolò un paio di volte poi finalmente si fermò. Si affrettò ad aprire gli occhi: ancora nessun morso. Era ancora viva. Forse aveva una speranza. Ma l'impatto era stato peggiore di quello che aveva creduto e il fianco dolorante le annebbiò la vista per qualche secondo. Si sentiva mancare il fiato. Si sforzò di tirarsi su con un braccio, senza lasciare la bimba neanche per un istante e strinse i denti di fronte alla fatica. Poi un peso le atterrò sulla schiena, facendola ristendere a terra con violenza, schiacciando Molly che di fronte alla paura e al dolore lanciò un urlo. Ocean riacquistò un'improvvisa e strana lucidità, la stessa che a volte ti prende davanti a morte certa e ti permette di reagire salvandoti per il rotto della cuffia. Sentì un fiato puzzolente sul collo e seguì l'istinto. Portò la mano libera, aperta, dietro la sua spalla e riuscì ad afferrare la fronte dello zombie sopra di lei. Fece forza e cercò così di tenere lontana la sua faccia e soprattutto la sua bocca dalla sua carne. Sentiva lo zombie sbattere più volte i denti, pronto ad afferrare e stritolare, spingendosi in avanti e riuscendo pian piano a guadagnare terreno, sovrastando la forza della ragazza che colta dalla disperazione cominciò a divincolarsi. Cercò di liberarsi dal peso che le impediva di moversi, senza riuscirci. Molly sotto di lei continuava a piangere e urlare, schiacciata da entrambi e terrorizzata. Ocean raccolse le forze e provò ancora. Lanciò un urlo di sforzo e disperazione, sentendo di non riuscirci, sentendo ormai che non c'era più niente da fare.
Poi un'ombra sopra di lei. Un ringhio soffuso.
E improvvisamente si sentì leggera.
Alzò gli occhi spalancati, guardandosi attorno, non capendo cosa fosse successo e cercò subito di rialzarsi. Riprese Molly che era ormai talmente terrorizzata da conficcarle le unghie nella spalla nella sua presa disperata. Poi voltandosi ancora, studiando la situazione intorno a lei, un po' confusa, capì cosa era successo e chi le aveva salvato la vita. Poco lontano da lei Max teneva tra i denti il colletto della maglia dello zombie e camminando a ritroso lo stava trascinando via, ringhiando e scuotendo di tanto in tanto per confondere l'avversario e impedirgli di liberarsi, avversario che intanto cercava di allungare le braccia sopra di sè e voltarsi per afferrare il suo aggressore. Daryl arrivò correndo, dopo aver spintonato via un altro di quei mostri, e afferrò Ocean per il braccio, aiutandola ad alzarsi velocemente.
<< Andiamo! >> la incitò cominciando a trascinarla una volta in piedi. Ocean voltò la testa, mentre correva via, guardando il suo amico che continuava la sua lotta.
<< Max!! >> lo chiamò disperata. Non voleva lasciarlo lì! Lui l'aveva salvata. Non poteva abbandonarlo.
<< Max! >> chiamò ancora urlando più forte. Daryl la strattonò ancora, incitandola a muoversi, e Ocean fu costretta a tornare a guardare davanti, lasciandosi alle spalle il suo amico. Riuscirono dopo pochi metri a uscire dall'orda, ma non erano ancora abbastanza lontani da garantirsi la sicurezza. Ocean con uno strattone si liberò della presa di Daryl e si voltò a guardarlo. Gli occhi erano colmi di disperazione.
<< Prendila tu, Daryl! >> disse e cercò di avvicinare la spalla che reggeva la bambina al ragazzo. Ma Molly non sembrava intenzionata a mollare la presa, non voleva staccarsi da Ocean, l'unica di cui al momento si fidava. Daryl la prese di nuovo per il braccio e cercò di trascinarla via di nuovo, dovevano allontanarsi, ma Ocean si scrollò di nuovo e urlò << No!! >>.
<< Andrà tutto bene, Molly. Daryl è con noi, è mio amico. Vai con lui. >> e prima che Daryl potesse fermarla di nuovo si ritrovò in braccio la bambina, che come aveva fatto finora con la ragazza, strinse le braccia intorno al suo collo con tutta la forza che aveva.
<< Andate! >> li incitò Ocean cominciando a correre per tornare indietro, enfatizzando il suo ordine con un gesto della mano prima di portarla alla spada appesa al suo fianco.
<< No, aspetta! >> tentò di fermarla Daryl, ma gli zombie stavano arrivando e lui aveva tra le braccia una creaturina terrorizzata che aveva assolutamente bisogno di essere portata in salvo. La sua preoccupazione urlava di correre dietro a Ocean e aiutarla, ma il senso del dovere era più forte e gli ordinava di pensare prima a Molly, perchè tra le due era quella che ne aveva più bisogno. La sentì singhiozzare sulla sua spalla e non ebbe bisogno di altri incentivi.
Corse via.

   
 
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