Ardimento
Fu
il viaggio più noioso che Ocean avesse mai affrontato.
Daryl
davanti a lei faceva da guida turistica, e l'unica cosa gli mancava
era solo l'ombrello alzato da seguire per completare l'opera, ma non
proferì parola per tutto il tempo. Stessa cosa per Ocean che
lo
seguiva pigramente, con i pollici infilati nella cintura: sentiva
tanto la mancanza di un paio di tasche a volte. E infine Max,
silenzioso come un'ombra. L'unico rumore che si poteva percepire nel
giro di kilometri erano foglie mosse dal vento, scricchiolii di rami
spezzati sotto i loro piedi e qualche verso, forse animali o forse
zombie. Daryl procedeva spedito senza indugiare, seguendo tracce che
Ocean neanche sapeva esistessero, riuscendo a intravedere ogni tanto,
quando proprio si impegnava, una zoccolata in zone di terreno un po'
più fangoso.
La
stanchezza la rendeva un po' confusa e le faceva venire il mal di
testa, il silenzio peggiorava il suo abbiocco pomeridiano, e la
sicurezza di avere due ottime guardie del corpo erano la ciliegina
sulla torta: perse il senso dello spazio, e proseguì per
inerzia,
smettendo a un certo punto di chiedersi dove fossero. Tanto nemmeno
la conosceva quella terra, la girava solo da pochi mesi. Non era mai
riuscita a conoscere bene neanche il paesino in cui era vissuta,
figuriamoci quel luogo in cui alloggiava da così poco! Non
aveva
grandissimo senso dell'orientamento ed era pessima in geografia: per
imparare una strada aveva bisogno di concentrazione e un ripasso
più
o meno accurato un paio di volte. Quindi, dopo un paio d'ore, si
spense completamente, smettendo addirittura di vedere dove metteva i
piedi e affidandosi solo alla fortuna per evitare di cadere in
qualche buca.
Fu
uno sbadiglio a ridestarla, facendole tornare alla mente che si
trovava in un bosco di un paese sperduto in America in cerca di un
cavallo insieme ad un caro amico e un animale (e Max era il caro
amico). Si guardò attorno sperduta chiedendosi per la prima
volta
dopo ore dove cavolo fossero finiti. Era assurdo che Peggy fosse
corsa così lontano.
<<
Di la verità mi stai attirando in un luogo isolato per
ammazzarmi,
vero? >> chiese distrattamente mentre si stropicciava un
occhio. Aveva decisamente bisogno di riposare. Daryl la
zittì con
uno "sh" e un gesto della mano, e questo la fece come
sempre infuriare << Non dire "sh" a me!! >>
brontolò alzando il tono della voce, ottenendo in risposta
solo uno
sguardo omicida che faceva trapelare tutto il suo "se non ti
tappi quella bocca ci penso io a farti tacere!".
Un
fruscio poco lontano diede una motivazione a quel gesto del
balestriere, facendo sussultare per un attimo Ocean. Zombie? Si
portò
d'istinto la mano alla spada, ma Daryl stese il braccio di fronte a
lei, invitandola a stare ferma e indietro, e si portò la
balestra
davanti al viso, prendendo la mira contro un nemico che ancora non
voleva mostrarsi.
Ocean
si sentì il fiato mancare, non tanto per la paura ma quanto
perchè
doveva fare silenzio e in quel momento perfino il suo respiro
sembrava un rumore assordante. Pronta a veder sbucare chissà
quale
putrida creatura zoppicante continuò a fissare il punto da
dove era
arrivato il fruscio e dove Daryl teneva puntata la sua balestra.
Poi... Un coniglio grigio saltò fuori e si guardò
attorno, le
orecchie alzate e i muscoli tesi, il nasino che si muoveva
ritmicamente, annusando e studiando la situazione. Sentiva c'era
qualcosa che non andava intorno a lui, fiutava il pericolo ed era
pronto a scappare in caso di necessità.
<<
Che carino!!! >> disse Ocean a un tono esageratamente
alto,
facendo spaventare il coniglio e facendolo scappare. Daryl
provò a
sparare lo stesso, in un gesto frettoloso e disperato, ma
mancò la
preda che andò a infilarsi e nascondersi sotto un albero.
<<
L'hai fatto scappare!! >> si girò incazzato
Daryl, fulminando
la sua compagna di viaggio.
<<
Volevi ucciderlo? >> chiese Ocean sconcertata, come se
avesse
appena detto una blasfemia.
<<
Certo che volevo ucciderlo! Che avevi intenzione di mangiare
più
tardi altrimenti?! >> brontolò ancora lui
prima di avviarsi
per recuperare la freccia sprecata, i passi pesanti e le mani ben
serrate dimostravano tutta la sua rabbia.
<<
Mangiare? Io non avrei mai mangiato Bugs! E non l'avrei permesso
neanche a te! >> Daryl spalancò gli occhi a
sentirla parlare
così, e si voltò a guardarla incredulo, pensando
fosse decisamente
fuori di testa.
<<
Bugs? Gli hai ...dato un nome? >> chiese non sapendo se
ridere
o piangere dell'assurdità. Che razza di persona era? Cosa
aveva per
la testa? Non poteva essere così fulminata, sicuramente lo
stava
facendo apposta. Ma sì, non potevano esserci altre
spiegazioni.
Stava solo cercando di confonderlo e farlo incazzare.
<<
Bugs Bunny!! >> disse lei sorridendo quasi orgogliosa per
la
trovata "originale". << Non lo trovi carino?
>>
Daryl
scosse lentamente la testa, cercando di rimettere ordine ai pensieri
<< Ok. >> cominciò prima di
riafferrare la freccia da
terra << Tu hai qualcosa che non va'. >>
concluse
cercando di lasciar perdere o avrebbe tirato pazzo anche a lui.
<<
Comunque ora mi devi una cena. >> aggiunse infine prima
di
riprendere a camminare.
Ocean
trattenne una risata e riprese a seguirlo. Non era veramente pazza,
le piaceva sembrarlo. Di solito quando era sola cercava sempre di
tenere la mente impegnata e lontana da cattivi pensieri, per non
rischiare veramente di uscirne pazza e tentare il suicidio, e spesso
il suo unico modo era la beffa. Scherzava su ciò che la
circondava,
ironizzava, alleggerendo la situazione e permettendole così
di
continuare a mantenere la mente lucida. E poi non era mai andata a
caccia prima d'ora, si era sempre arrangiata come poteva rufolando
nelle dispense delle case o nei supermarket, facendo la fame qualche
giorno piuttosto, ma, nonostante non fosse vegetariana, l'idea di
uccidere o vedere uccidere un animale non le piaceva e preferiva
rimandare qualora ce ne fosse stata la possibilità.
<<
Al prossimo Mc Donald ci fermiamo e offro io. >> disse
con
tranquillità riprendendo a stropicciarsi la faccia. Sentiva
il
bisogno di un caffè, erano mesi che non ne beveva uno e gli
mancava
terribilmente. Mannaggia ai vizi italiani!
Daryl
evitò di rispondere ancora, ormai aveva capito qual era
l'andazzo.
Finchè gli avrebbe dato corda lei avrebbe continuato a dir
cose
assolutamente senza senso. Lo faceva apposta, era palese che lo
faceva apposta.
Proseguirono
per un'altra ora, o almeno così credette Ocean. Il luogo
intorno a
lei era sempre uguale, nonostante le ore di viaggio, tutto era
rimasto immutato: alberi...ancora alberi...altri alberi...e, oh! Un
cespuglio. Wow. Camminavano ma sembrava di stare fermi o al massimo
di girare attorno. Eppure Daryl sembrava così sicuro e
deciso, si
guardava attorno, guardava il cielo e poi tornava a guardare la terra
e seguire tracce invisibili agli occhi di Ocean. Come faceva?
La
ragazza proseguì alternando i momenti di silenzio, con
quelli in cui
sbadigliava e altri in cui canticchiava e cercava di tenersi sveglia
e impegnata. Si chiedeva abbastanza spazientita quando sarebbero
arrivati e a ogni passo aumentava la sensazione che Daryl la stesse
prendendo in giro: possibile davvero che la cavalla fosse corsa
così
lontano?
Daryl
si fermò e si guardò attorno destando la
curiosità di Ocean. Che
era successo? Lo vide avvicinarsi a un albero, scrutarlo, toccarlo e
poi chinarsi a terra a guardare il suolo, spostando le foglie con un
leggero tocco e continuando ad osservare. Ocean gli si
avvicinò
curiosa di capire cosa avesse provocato quell'interruzione e lo
osservò mentre studiava il suolo come un professore
può osservare
uno studente fare un compito in classe.
<<
Ci siamo persi eh? >> disse poi lei, non notando niente
di
strano per terra se non foglie, erba, terra e polvere.
<<
Non ci siamo persi. >> rispose lui scocciato.
<<
Voi uomini siete sempre così orgogliosi quando si tratta di
conoscere la strada, non volete mai ammettere che vi siete persi.
>>
continuò lei sbadigliando ancora, annoiata e si
appoggiò con la
schiena al tronco dell'albero a cui erano vicini, guardandosi attorno
pigramente.
<<
So perfettamente dove siamo, non ci siamo persi. >>
continuò
lui prima di alzarsi in piedi e guardare nella direzione in cui
riprese a proseguire. Ocean si staccò dall'albero e lo
raggiunse <<
Fermati, abbassa il finestrino e chiedi indicazioni. >>
consigliò lei, cercando di sembrare il più
naturale possibile. Ma
non era difficile, la noia e la stanchezza le facevano dire le cose
con una tale pigrizia che poteva essere scambiata per sicurezza.
Daryl per un attimo si fermò, cercando di assimiliare
l'informazione, poi la guardò stranito prima di riprendere a
camminare << Mi prendi in giro? >> Ocean in
risposta
sbuffò e si stirò la schiena allungando le
braccia verso l'alto.
<<
Sei stanca? Ti vuoi fermare? >> chiese Daryl tornando
serio.
Era abbastanza stufo di sentirla mugolare, sbadigliare e sbuffare.
<<
No, no. Va bene così. Vediamo di arrivare quanto prima e
basta. >>
rispose lei prima di voltarsi a guardare nella direzione dove aveva
sentito provenire un verso che ormai aveva imparato a riconoscere.
C'era uno zombie, poco lontano da loro, che girovagava solo diretto
chissà dove. Era più facile vederli raccolti in
sciami, ma le
apparizioni singole non erano rare. Daryl lo ignorò e
proseguì, era
uno solo, non avrebbe dato problemi e poi sembrava non averli visti.
Avrebbe volentieri evitato di sprecare una freccia.
<<
To', guarda! >> esordì lei invece assumendo un
sorriso,
divertita dalla coincidenza << Un onesto cittadino pronto
a
darci una mano! >> e si avvicinò di qualche
passo allo zombie,
alzando una mano a voler attirare la sua attenzione << Mi
scusi! Signore! Ha per caso visto passare di qua una cavalla bruna?
>> Daryl si voltò a guardarla sconcertato:
c'era limite alla
stupidità di quella ragazza? Lo zombie ovviamente la
sentì, si
voltò verso lei e cominciò a correrle incontro
aumentando la
frequenza e il tono dei suoi versi gutturali affamati.
<<
Oh, lo sa! >> continuò Ocean rivolgendosi a
Daryl, che invece
non aveva il suo stesso entusiasmo e in pochi secondi
afferrò la
balestra e sparò una freccia in fronte allo zombie che stava
correndo loro incontro.
<<
Oh, andiamo!! Hai ucciso l'unico stronzo nei paraggi che poteva darci
un'informazione! >> si finse scocciata lei prima di
avvicinarsi
al cadavere. Gli diede un paio di colpi in viso con la punta dello
stivale assicurandosi fosse veramente morto, poi sempre con lo
stivale gli voltò la faccia dall'altro lato, posò
il suo piede
sulla sua guancia e fece pressione. Sentì le ossa marcie
scricchiolare e un fiotto di sangue nero uscì dal suo naso.
Rimanendo con il piede poggiato sulla sua guancia posò
l'altro
ginocchio a terra, vicino a lui, si infilò i suoi guanti in
pelle
che aveva tenuto nella cintura fino a poco prima, e si chinò
in
avanti. Afferrò la freccia nella sua fronte e con uno
strappo deciso
la tirò via. Daryl le si avvicinò nel frattempo
chiedendosi ancora,
e ancora, e ancora chi glielo avesse fatto fare.
<<
Perchè fai così, si può sapere? Se nei
paraggi ce n'erano altri
saremmo stati assediati. >>
<<
Era solo l'hai visto anche tu. >> rispose lei porgendogli
la
freccia << E poi mi annoiavo. >> ammise
seria prima di
cominciare a frugare nelle tasche dello zombie che avevano appena
atterrato. Il piede sinistro era ben premuto contro la sua guancia,
ad assicurarsi così che se mai avesse deciso di non essere
abbastanza morto e di rialzarsi non avrebbe avuto modo di attaccarla
repentinamente, perchè prima doveva liberarsi dal suo piede,
e
questo le avrebbe dato tempo di dargli il colpo di grazia.
Trovò
un portafogli nella prima tasca interna della giacca, era un po'
molliccio per il sangue e puzzolente, ma ancora intero. Lo
aprì,
tirò fuori un paio di banconote da cinquanta e le porse a
Daryl <<
Ecco i soldi per la cena al Mc che ti dovevo. >> disse
sarcastica prima di lanciarle via, facendole svolazzare poco lontano.
In una taschina interna al portafoglio, con copertura trasparente,
vide la patente e si soffermò a leggerla. Faceva sempre uno
strano
effetto l'evidenza: quelle cose prima erano persone normali, come
loro. Faceva venire uno strano morso in gola e sensi di colpa,
dispiaceri e tutto tornava ad essere spaventoso: anche loro sarebbero
potuti diventare così.
<<
Brutta giornata, eh, Daniel? >> disse Ocean tentando di
essere
come al solito sarcastica, per alleggerire la situazione, ma non
riuscendoci e dalle sue labbra uscì solo un tono dispiaciuto
e
rammaricato. Compassionevole. Girando il porta-carte del portafoglio
trovò un'altra tasca trasparente dove erano state infilate
due foto,
una di una bella donna dai capelli rossi e gli occhiali da lettura, e
una di una bambina sui sei anni con gli stessi capelli rossi legati
in una coda di cavallo, le lentigini e un sorriso in grado di
illuminare il cielo. Ocean chiuse per un attimo gli occhi,
sospirando, sentendosi attanagliare dal dispiacere. Daryl
semplicemente voltò la testa e si allontanò di
qualche passo,
aspettando in disparte che Ocean finisse la sua perlustrazione.
La
ragazza richiuse il portafoglio e lo infilò accuratamente
all'interno della tasca dove l'aveva trovato, trattandolo con
rispetto. Riprese a frugare anche nelle altre tasche, cercando di
essere però meno invasiva e più delicata. L'unica
cosa che trovò
ancora furono un paio di chiavi, che rimise al loro posto, un
accendino ancora funzionante e un fazzoletto in tessuto. Prese questi
ultimi due, spostò il piede dalla guancia di Daniel e gli
coprì il
viso col fazzoletto trovato. Poi si intascò l'accendino, si
alzò e
raggiunse Daryl riprendendo la loro marcia silenziosa.
<<
Ce n'era proprio bisogno? >> chiese serio Daryl dopo
pochi
minuti di riflessione.
<<
La gente impazzisce a cercare cose dentro le case abbandonate, ma in
pochi si preoccupano di controllare le tasche dei morti. Si trovano
cose interessanti. >> rispose Ocean.
<<
No, dico... sapevi che dentro un portafoglio non avresti trovato
niente di utile. C'era bisogno di aprirlo? >>
Ocean
alzò le spalle e fece un sorriso << Magari
trovavo un
preservativo. Quelli fan sempre comodo. >> e
contrariamente a
quanto pansava, la frase non fece scocciare Daryl per il suo solito
sarcasmo, ma lo fece ridere. Si ritrovò ad arrossire ancora.
Era
meglio quando non le dava conto, riusciva a prendere tutto con
più
leggerezza e a non sentirsi scema per certe battute che per lei erano
ormai diventate routine.
<<
Conosci il tuo nemico. >> tornò seria lei,
cercando di
riportare la discussione sui suoi binari << E' una forma
d'onore. Un tempo erano molto legati a certe formalità,
permettere
al proprio avversario di avere un nome e un'identità li
rendeva
uomini d'onore, e a seconda dell'importanza del nome era anche
più
gloriosa la vittoria. >> spiegò lei.
<<
E' cambiato qualcosa ora che sai chi era? >> chiese un
po'
provocatorio Daryl. In un mondo come quello dove uccidere era
diventato routine, tutto era più semplice se non c'era
coinvolgimento emotivo. Non bisognava vacillare o la testa che
sarebbe stata mozzata sarebbe potuto essere la tua.
<<
No. >> rispose seria Ocean prima di proseguire
<< Ma non
essere egoista, lasciagli il loro nome. E' l'ultima cosa che gli
resta. >> Daryl non era d'accordo su questo, preferiva
restassero creature anonime non solo perchè così
era più facile,
ma anche perchè secondo lui loro non erano più
chi erano prima.
Quelle cose non avevano nome, non erano nessuno, erano cose e basta.
Ma non replicò. Una fiamma negli occhi e nella voce di Ocean
gli
avevano detto che era meglio così.
Proseguirono
un altro kilometro, veloci e silenziosi, poi deviarono, sempre
seguendo le tracce della cavalla, e in pochi minuti sbucarono su una
strada. Sia a destra che a sinistra si perdeva all'orizzonte, immersa
negli alberi, sommersa ormai dalle foglie secche. Solo una macchina
si riusciva a intravedere poco lontano, macchina che Daryl
ignorò
completamente ma non Ocean che si fermò e la
studiò da lontano,
prima di avvicinarsi.
Il
ragazzo stava cominciando a stufarsi di tutte quelle interruzioni, ma
ancora non disse niente. Ocean non aveva accompagnato la sua
iniziativa con delle battute sarcastiche, allora forse almeno quella
volta c'era un buon motivo, così la lasciò andare
e dopo aver
memorizzato il punto da dove riprendere poi il cammino, la
seguì
chiedendosi cosa avesse attirato così la sua attenzione.
Ocean
si rimise di nuovo i pollici nella cintura, appendendo le mani, e
cominciò a girare attorno alla macchina studiandola e forse
cercando
qualcosa. Un'ombra le annebbiava il viso e gli occhi erano tornati ad
essere piccoli e affilati. Si fermò davanti al finestrino
chiuso al
lato del passeggero e guardò dentro, tenendosi qualche
centimetro
distante, cercando di vedere oltre le macchie di sangue per capire
cosa ci fosse dentro, anche se data la sua sicurezza probabilmente
già poteva ben immaginare. Niente sembrò muoversi
all'interno della
vettura fino a quando Ocean non diede un leggero calcio allo
sportello. Una faccia sbucò dal nulla e si
schiacciò contro il
finestrino, lamentandosi, rabbiosa perchè non riusciva a
uscire per
raggiungere la preda vista. Uno zombie. Daryl si affiancò
alla
ragazza e anche lui rimase qualche secondo a fissare lo zombie dentro
l'auto che si dimenava e si schiacciava contro il finestrino
desideroso di uscire fuori a fare il suo pasto. Guardò Ocean
chiedendosi cosa avesse in mente: che volesse perquisire anche
quello? Probabilmente sì, perchè la vide tirar
fuori dal fodero una
delle sue daghe, impugnandola a mo' di pugnale e avvicinarsi allo
sportello. Daryl imbracciò la balestra e la puntò
contro la testa
dello zombie, pronto a sparare in caso di necessità.
Ocean
fu rapidissima, più di quanto lui avesse potuto immaginare:
aprì lo
sportello, afferrò lo zombie per la gola prima che potesse
lanciarsi contro le sue prede e con un unico colpo secco gli infilo
completamente la daga tra gli occhi. Accompagnò poi lo
zombie nella
sua caduta, facendolo stendere delicatamente sui sedili dietro di
lui. E Daryl trovò subito la risposta alla domanda che gli
era sorta
spontanea "perchè tanta premura?": ciò che non
aveva
notato subito, ma solo in quell'ultimo istante, era che lo zombie in
questione era una donna dai capelli rossi. Che fosse...? Beh in
questo modo si sarebbe spiegato perchè lo zombie di poco
prima
girovagasse solo a breve distanza da lì. Ocean
sfilò la daga dalla
testa della donna e se la rimise nel fodero: l'avrebbe pulita
più
avanti. Guardò all'interno della vettura, studiando il luogo
e forse
cercando qualcosa di interessante che magari avrebbe potuto farle
comodo. Poi notò che lo zombie appena ucciso stringeva
ancora tra le
dita qualcosa: un cappottino. Lo afferrò con un'improvvisa
urgenza e
lo studiò velocemente. C'era un nome scritto all'interno
dell'etichetta.
<<
Molly >> lesse a bassa voce. Strinse il cappottino tra le
mani
e si guardò nuovamente attorno. Entrò
parzialmente nella vettura,
posando un ginocchio sul primo sedile e spingendosi il più
oltre
possibile, cercando segni e indizi e continuando intanto a ripetere
tra sè e sè << Molly. Molly.
>> Non trovò niente, la
macchina era vuota e non c'era nessun indizio che facesse pensare a
un corpo di bambina sventrato all'interno. La fretta aumentò
in
Ocean: se lì dentro non c'era segno della presenza della
bambina
allora voleva dire che era uscita fuori e probabilmente era riuscita
a scappare, per questo la donna aveva tra le dita il suo cappottino,
probabilmente aveva provato ad afferrarla senza riuscirci.
Uscì
dalla macchina e si guardò attorno, cercando con gli occhi
tra gli
alberi o lungo la strada. Lei non sapeva seguire le tracce e non
aveva idea di dove andare a guardare o cominciare a cercare. Daryl la
guardò chiedendosi ancora cosa stesse cercando di fare.
Notò il
cappottino stretto tra le mani e cominciò a intuire, senza
però
dimostrare la stessa speranza che leggeva invece negli occhi della
ragazza. Max si avvicinò all'auto annusando all'interno,
senza però
avvicinarsi troppo, semplicemente allungando il collo e alzando il
naso. Ocean fece due passi verso il bosco dietro di lei, continuando
a cercare con gli occhi qualcosa che le dicesse dove poteva esssere
andata la piccola proprietaria di quel cappotto. Sentì poi
Max
passarle dietro annusando rumorosamente la zona intorno alla
macchina. Daryl aveva abbassato la balestra, guardando i due, senza
intervenire, semplicemente aspettando e tenendo d'occhio la
situazione intorno a loro. Facendo "da palo". Si sentiva
scoperto in mezzo alla strada, se fossero sbucati zombie lì
li
avrebbero visti di sicuro e avrebbero dovuto andarsene velocemente a
quel punto.
Poi
Max rizzò la testa improvvisamente, con le orecchie ben tese
verso
l'alto. Si guardò attorno velocemente per poi dirigersi con
sicurezza sul retro dell'auto, annusando la fessura della chiusura
del bagagliaio. Ocean capì che il suo amico aveva trovato
qualcosa e
corse vicino a lui, premette il pulsante per l'apertura dello
sportello e lo spalancò alzandolo verso l'alto. Daryl si
diede un
rapido sguardo intorno prima di raggiungerli, tenendo alta la
balestra sempre pronto a sparare, circospetto e attento. Ocean
restò
immobile, lo sguardo fisso sull'angolo sinistro del bagagliaio, il
cuore che batteva all'impazzata e un guizzo di paura. Non per
sè...ma
per lei. Molly. Una bambina dai capelli rossi, raccolti in una coda
di cavallo, ranicchiata nell'angolo, col viso nascosto, una bambola
di pezza stretta tra le dita e il sangue che le ricopriva il
vestito,nascondendo il suo colore originale. Non si mosse. Daryl
alzò
la balestra puntandogliela contro provando la stesso timore che
provava Ocean: era viva? O era anche lei diventata zombie?
Finchè
non avesse mostrato il viso non l'avrebbero capito. Rimasero immobili
a fissarla, indecisi sul da farsi, pregando e aspettando.
Poi
la bambina cominciò a tremare come una foglia e dei lamenti
uscirono
soffocati. Max poggiò le due zampe anteriori sul bordo del
bagagliaio e si spinse dentro col muso, le orecchie abbassate,
avvicinandosi alla bimba e annusando. L'atteggiamento di Max faceva
ben sperare, se fosse stata uno zombie probabilmente avrebbe
ringhiato e non si sarebbe avvicinato. Così Ocean prese
l'iniziativa
e provò ad avvicinarsi cautamente alla bimba, lasciandosi
però una
via di fuga: fece in modo di non impedire la mira a Daryl
così da
permettergli di salvarle la vita nel caso fosse stato un morto ad
alzare la testa.
<<
Molly. >> chiamò dolcemente avvicinandosi con
cautela anche
per non spaventarla. La bimba si irrigidì nel sentire la
voce della
ragazza e pian piano sollevò la testa, titubante e
impaurita, e
mostrò poco dopo i suoi occhi azzurri, arrossati dai pianti,
ma ben
lontani dal sembrare quelli di un morto. Si schiacciò un po'
di più
all'angolo del bagagliaio guardando le persone che si trovava di
fronte. Era terrorizzata. Daryl abbassò la balestra, non
c'era
bisogno di continuare a puntargliela contro alimentando le sue paure.
Max saltò definitivamente dentro l'auto e sempre con
lentezza
avvicinò il muso al viso della bimba, che arretrò
e si strinse alla
sua bambola.
<<
Sta' tranquilla, piccina. Non vogliamo farti del male. >>
provò
a dirle Ocean, ma Molly continuò a fissare il cane impaurita
mentre
lui curioso cercava di avvicinarsi di più.
<<
Lui è Max. E' un bravo cucciolone. >> sorrise
dolcemente la
ragazza prima di fare una carezza sulla testa del cane, una specie di
dimostrazione dell'animo buono dell'animale. Molly allentò
un po' la
presa della sua bambola, rilassandosi, ma continuava a guardare
spaventata il gruppo che aveva di fronte, indecisa se fidarsi o meno.
Ocean si illuminò all'improvviso e si tolse la sacca dalla
spalla,
poggiandola di fronte a lei, aprendola e cominiciando a cercarci
qualcosa dentro << Forse ho con me qualcosa che
può farti
stare meglio. >> disse prima di tirar fuori un
piccolissimo
incarto rosa che porse alla bimba.
<<
Purtroppo non me ne sono rimaste molte. E' alla fragola, ti piace?
Prendila. >> gli occhi della bambina si staccarono
lentamente
dalla faccia della ragazza che aveva china di fronte, titubanti,
intimoriti forse che se avesse smesso di tenerla d'occhio le si
sarebbe lanciata contro, e si andarono a posare sulla caramella che
teneva in mano. Guardò di nuovo la ragazza, controllando che
fosse
ancora lì, o forse cercando approvazione, e
allungò lentamente la
mano tremolante verso lo zuccherino che sicuramente le faceva gola.
Ocean le sorrise incoraggiante e aspettò che Molly prendesse
la
caramella. La guardò mentre la scartava ancora incerta e
lentamente
se la metteva in bocca.
<<
E' buona vero? >> cercò conferma, ma la bimba
ancora non
parlò. Però annuì, dimostrando
così di capire e facendo qualche
passo avanti nel tentativo di Ocean di acquisire la sua fiducia.
Daryl
alzò d'improvviso la testa, rivolgendo lo sguardo oltre
l'auto e
disse a voce non troppo alta << Ocean. Dovremmo andare
adesso.
>> il suo tono faceva trapelare tutta l'urgenza della
situazione e Ocean capì al volo che stava succedendo:
zombie. Si
stavano avvicinando.
<<
Ok. >> disse cercando di avvicinarsi un po' di
più alla
bambina, cosa che la fece spaventare e sussultare <<
Molly. >>
la guardò negli occhi sperando di guadagnarsi la sua fiducia
con
quelle poche banali parole. Aveva poco tempo a disposizione per fare
amicizia. << Devi venire con noi. E' pericoloso qui.
>>
tentò di riavvicinarsi alla bambina, che si
irrigidì di nuovo,
arretrò, schiacciandosi contro l'auto e negò con
la testa. Nei suoi
occhi c'era solo terrore. Ocean provò a sorriderle ancora,
sapeva
che se lei stessa faceva trasparire agitazione la bimba non si
sarebbe mai tranquillizzata.
<<
Andrà tutto bene, vedrai. Mi ha mandato qui tuo padre,
Daniel. E'
così che si chiama, vero? >> sapeva di aver
fatto una mossa
azzardata, ma doveva provarle tutte. Se la bimba sapeva che suo padre
era morto non le avrebbe mai creduto.
Molly
si illuminò a sentir nominare suo padre e annuì
in risposta alla
domanda della ragazza, che sorrise ancora, contenta di aver fatto
centro.
<<
Ocean. >> le mise fretta Daryl prima di imbracciare
nuovamente
la balestra e allontanarsi, probabilmente per dargli ancora qualche
secondo di tempo, ma ormai erano alle strette. Si potevano sentire i
versi gutturali delle creature che si avvicinavano.
<<
L'ho incontrato e gli ho detto che dove stiamo noi è un bel
posto.
Ci sono tante cose buone da mangiare, dei giochi e un altro bambino
con cui stare. Si chiama Carl, è molto simpatico.
>> in realtà
non lo credeva, non provava particolare simpatia per il ragazzino, ma
doveva descrivere la fattoria come il paese dei balocchi per
convincere Molly a seguirla.
<<
Mi ha chiesto di venirti a prendere e di portarti lì. Ah! E
poi c'è
Max. >> aggiunse Ocean accarezzando di nuovo il cane
<<
E' un gran giocherellone! >> sorrise ancora, facendosi
scivolare addosso l'ansia che cresceva man mano che sentiva versi
avvicinarsi e la voce di Daryl che la chiamava e le metteva fretta.
Molly sentì anche lei quei versi che sicuramente riconobbe,
riempiendosi di paura stringendo prima la sua bambola, poi
gattonando si lanciò tra le braccia di Ocean, stringendola
forte e
tremando come una foglia. La sua era una disperata richiesta d'aiuto.
Max scese dall'auto e ringhiò, acquattandosi e fissando un
punto
vicino all'auto. Ocean entrò completamente nel bagagliaio,
sedendosi
con la schiena poggiata al retro dei sedili posteriori, così
da
avere una visuale di ciò che le stava accadendo dietro ed
evitare di
essere presa alle spalle. Si sistemò la bambina in braccio,
spingendole la testa contro la propria spalla << Molly,
ora
facciamo un gioco eh?! Ti va? >> disse cercando come
sempre di
sembrare il più tranquilla possibile, anche se la paura
trapelava
inevitabilmente.
<<
Tieni gli occhi chiusi, resta pure poggiata qui. >> disse
invitandola a posare gli occhi sulla sua spalla, per aiutarla a
tenerli chiusi << E mi canti una canzone, eh? E io poi
indovino
che canzone è. Conosci qualche bella canzone da provare a
farmi
indovinare? >> ma la bimba non rispose, non
aprì bocca e a
malapena la sentì negare con la testa.
<<
No? >> tentò di sistemarsi la sacca sull'altra
spalla, per
permettersi di avere le mani libere e poter sorreggere la bambina.
Uno zombie sbucò ma non ebbe tempo di voltarsi e vederle che
Ocean
gli aveva già assestato un calcio pesante sulla guancia,
facendogli
voltare la testa con un sonoro "crack". Ma non fu
sufficiente ad atterrarlo.
<<
Allora canto io e tu indovini. Ascoltami bene, non perdere neanche
una parola. Concentrati solo sulla mia voce, Molly. Assolutamente
solo sulla mia voce. >> riferì prima di tirare
un altro calcio
sullo stesso punto facendo questa volta barcollare lo zombie, che
tentava di tuffarsi sulla sua preda senza successo, venendo
spintonato via in continuazione. Sentì Max abbaiare, poco
lontano,
vicino al muso dell'auto. Un altro calcio e riuscì a
buttarlo a
terra, lontano dall'entrata del porta bagagli.
<<
Ok, pronta? Comincio! >> comunicò prima di
darsi la spinta con
gli addominali per alzarsi e spingersi fuori dall'auto poco alla
volta, attenta a non essere colta di sorpresa. Data una veloce
occhiata fuori si alzò e si allontanò subito
dall'auto, voltandosi
a guardarsi le spalle e notando la strada completamente invasa dagli
zombie che ormai avevano accerchiato la macchina. Erano una ventina,
forse più. Daryl tentava di abbatterne quanti più
possibile, ma era
accerchiato e aveva poco spazio di manovra. Max abbaiando tentava di
attirarli e pian piano si allontanava: per entrambi la
priorità era
permettere a Ocean di avere la via di fuga libera per portar via la
bambina. Ocean cominciò a cantare Alice in Wonderland di
Avril
Lavigne, la prima canzone che le era venuta alla mente e che poteva
secondo lei essere a portata di bambina. Voleva evitare di cantarle
qualcosa che con tutta probabilità non conosceva o non le
avrebbe
dato ascolto. Cantava, cercando di dare quanto più spazio
possibile
alla sua voce in mezzo a quel frastuono, sperando fosse abbastanza
per permettere a Molly di non concentrarsi sul pericolointorno a
loro. Uno zombie si avvicinò e Ocean gli diede uno spintone
con la
spalla libera, scaraventandolo a terra e completando l'opera con un
calcio, facendogli saltare la testa, senza mai smettere di cantare,
benchè lo sforzo fisico non le permetteva di rendere al
meglio. Ma
era necessario. Si sistemò Molly su un braccio solo,
sforzando i
bicipiti come poche volte aveva fatto, per sostenere la bambina, e
con la mano libera sfoderò una delle sue daghe. Corse verso
il
fianco della macchina, intenzionata a raggiungere il suo compagno di
viaggio che si stava allontanando sempre più, arretrando
verso il
bosco unica via di fuga. Ocean impugnò nuovamente la daga a
mo' di
pugnale e facendole fare un giro a mezz'aria lo conficcò
nella
tempia di uno zombie che si era trovato di fianco a loro. Molly la
strinse ancora di più. La voce della ragazza non era
abbastanza
forte da coprire quei rumori. Aveva paura. Tremava.
Ocean
tirò via la daga e buttò a terra un altro zombie
con una spinta,
dandosi del tempo. Una freccia si conficcò nell'occhio di un
altro
di loro che le era arrivato alle spalle e Ocean ebbe appena il tempo
di guardare il balestriere, ringraziandolo con gli occhi, prima di
tornare a lottare per la vita. Posò la mano che stringeva la
daga
dietro la schiena di Molly, facendo attenzione a non farle male, ma
abbastanza forte da riuscire a reggerla, e alzando un piede
tirò un
altro calcio all'altezza della vita a un altro di quei putridi,
scaraventandolo contro il finestrino dell'auto che si
fracassò. Si
voltò per tornare a correre verso il bosco, ma se ne
trovò davanti
altri. Un paio vennero abbattuti dalle freccie del balestriere, ma
non fu sufficiente. Ocean arretrò di un passo, continuando a
cantare
e sentendosi per un attimo circondata e senza fiato. Si
voltò di
scatto e posò la mano armata sul cofano che aveva alle
spalle,
aiutandosi con quella a darsi la spinta necessaria per salirci sopra.
Si voltò immediatamente, a guardarsi le spalle e
arretrò di qualche
passo. Non era abbastanza, gli zombie salivano con facilità
e si
allungavano per prenderla.
<<
I'll Survive. >> Cantò ancora, affaticata, ma
senza far cedere
la voce. Si voltò nuovamente e salì sul tettuccio
dell'auto,
passando sopra il parabrezza, sentendolo scricchiolare sotto il peso
dei suoi stivali e vedendolo incrinare. Ma riuscì ad
arrivare in
cima con un paio di falcate.
<<
When the world's crashin' down,
When I fall and
hit the ground >> Continuò con il fiatone. Si
voltò
nuovamentea guardarsi le spalle. L'auto era circondata, le frecce di
Daryl non erano abbastanza per salvarla e gli abbai di Max non
abbastanza da attirarli lontano, anche perchè dovevano
già
provvedere a salvare prima la propria di pelle. Vide gli zombie
salire sul cofano e poi strisciare su per il parabrezza, cercando di
raggiungerla.
<< I will turn myself
around >> Ocean si riavvicinò velocemente al
parabrezza e con
un paio di calci ben assestati riuscì a infrangerlo,
guadagnando
altro tempo. Ma era solo qualche secondo in più. Non era
salva.
Aveva solo preso qualche secondo in più per permetterle di
pensare a
una soluzione. Abbracciò Molly, stringendola, cercando di
darle
sicurezza e si guardò attorno.
<< Don't you try to
stop me! >> i polmoni cercavano aria, ma la sua voce non
smetteva di dar vita alla canzone che sperava servisse a rincuorare
in parte la bambina che aveva cominciato a piangerle sulla spalla.
Alla fine prese la decisione. Guardò Daryl non molto
lontano, con
alle spalle ormai il bosco e davanti qualche zombie che poteva
benissimo seminare, ma titubava, guardandola occasionalmente,
chiedendole con gli occhi di raggiungerli, cercando un modo per
aiutarla, ma riuscendo solo ad arretrare ancora. Max abbaiò
ma non
per attirare gli zombie, ma per richiamare la sua padrona, pregarla
di raggiungerli perchè l'orda gli stava separando.
Rinfoderò la
daga, ormai solo d'impiccio, corse fino alla parte posteriore
dell'auto e da lì prese la rincorsa, facendo risuonare il
tettuccio
come un tamburo sotto i suoi pesanti stivali.
<< I won't Cry! >>
cantò alla fine trasformando il "Cry" finale in un vero e
proprio urlo. Poggiò il piede sulla schiena del primo zombie
che
stava salendo sul tettuccio dell'auto, e usandolo come trampolino si
diede lo slancio e saltò. Abbracciò
più forte che potè Molly e
chiuse gli occhi.
La
sensazione di vuoto che ebbe per un istante quasi la uccise,
soprattutto perchè sapeva che sotto di lei c'era un orda di
zombie
che probabilmente stavano a bracce alzate, pronti ad afferrarla
appena sarebbe cominciata la discesa. Non aveva il coraggio di
guardare. Non aveva il coraggio di vedere dove stava atterrando, per
paura di non essersi data la spinta necessaria a superarli.
Poi
l'impatto.
Le
ginocchia non ressero davanti al peso extra della bambina e Ocean
cadde in avanti. Strinse Molly e cercò di voltarsi a
mezz'aria,
permettendole così di cadere col fianco e non schiacciare la
piccola
che ancora teneva stretta al petto. Rotolò un paio di volte
poi
finalmente si fermò. Si affrettò ad aprire gli
occhi: ancora nessun
morso. Era ancora viva. Forse aveva una speranza. Ma l'impatto era
stato peggiore di quello che aveva creduto e il fianco dolorante le
annebbiò la vista per qualche secondo. Si sentiva mancare il
fiato.
Si sforzò di tirarsi su con un braccio, senza lasciare la
bimba
neanche per un istante e strinse i denti di fronte alla fatica. Poi
un peso le atterrò sulla schiena, facendola ristendere a
terra con
violenza, schiacciando Molly che di fronte alla paura e al dolore
lanciò un urlo. Ocean riacquistò un'improvvisa e
strana lucidità,
la stessa che a volte ti prende davanti a morte certa e ti permette
di reagire salvandoti per il rotto della cuffia. Sentì un
fiato
puzzolente sul collo e seguì l'istinto. Portò la
mano libera,
aperta, dietro la sua spalla e riuscì ad afferrare la fronte
dello
zombie sopra di lei. Fece forza e cercò così di
tenere lontana la
sua faccia e soprattutto la sua bocca dalla sua carne. Sentiva lo
zombie sbattere più volte i denti, pronto ad afferrare e
stritolare,
spingendosi in avanti e riuscendo pian piano a guadagnare terreno,
sovrastando la forza della ragazza che colta dalla disperazione
cominciò a divincolarsi. Cercò di liberarsi dal
peso che le
impediva di moversi, senza riuscirci. Molly sotto di lei continuava a
piangere e urlare, schiacciata da entrambi e terrorizzata. Ocean
raccolse le forze e provò ancora. Lanciò un urlo
di sforzo e
disperazione, sentendo di non riuscirci, sentendo ormai che non c'era
più niente da fare.
Poi
un'ombra sopra di lei. Un ringhio soffuso.
E
improvvisamente si sentì leggera.
Alzò
gli occhi spalancati, guardandosi attorno, non capendo cosa fosse
successo e cercò subito di rialzarsi. Riprese Molly che era
ormai
talmente terrorizzata da conficcarle le unghie nella spalla nella sua
presa disperata. Poi voltandosi ancora, studiando la situazione
intorno a lei, un po' confusa, capì cosa era successo e chi
le aveva
salvato la vita. Poco lontano da lei Max teneva tra i denti il
colletto della maglia dello zombie e camminando a ritroso lo stava
trascinando via, ringhiando e scuotendo di tanto in tanto per
confondere l'avversario e impedirgli di liberarsi, avversario che
intanto cercava di allungare le braccia sopra di sè e
voltarsi per
afferrare il suo aggressore. Daryl arrivò correndo, dopo
aver
spintonato via un altro di quei mostri, e afferrò Ocean per
il
braccio, aiutandola ad alzarsi velocemente.
<<
Andiamo! >> la incitò cominciando a
trascinarla una volta in
piedi. Ocean voltò la testa, mentre correva via, guardando
il suo
amico che continuava la sua lotta.
<<
Max!! >> lo chiamò disperata. Non voleva
lasciarlo lì! Lui
l'aveva salvata. Non poteva abbandonarlo.
<<
Max! >> chiamò ancora urlando più
forte. Daryl la strattonò
ancora, incitandola a muoversi, e Ocean fu costretta a tornare a
guardare davanti, lasciandosi alle spalle il suo amico. Riuscirono
dopo pochi metri a uscire dall'orda, ma non erano ancora abbastanza
lontani da garantirsi la sicurezza. Ocean con uno strattone si
liberò
della presa di Daryl e si voltò a guardarlo. Gli occhi erano
colmi
di disperazione.
<<
Prendila tu, Daryl! >> disse e cercò di
avvicinare la spalla
che reggeva la bambina al ragazzo. Ma Molly non sembrava intenzionata
a mollare la presa, non voleva staccarsi da Ocean, l'unica di cui al
momento si fidava. Daryl la prese di nuovo per il braccio e
cercò di
trascinarla via di nuovo, dovevano allontanarsi, ma Ocean si
scrollò
di nuovo e urlò << No!! >>.
<<
Andrà tutto bene, Molly. Daryl è con noi,
è mio amico. Vai con
lui. >> e prima che Daryl potesse fermarla di nuovo si
ritrovò
in braccio la bambina, che come aveva fatto finora con la ragazza,
strinse le braccia intorno al suo collo con tutta la forza che aveva.
<<
Andate! >> li incitò Ocean cominciando a
correre per tornare
indietro, enfatizzando il suo ordine con un gesto della mano prima di
portarla alla spada appesa al suo fianco.
<<
No, aspetta! >> tentò di fermarla Daryl, ma
gli zombie stavano
arrivando e lui aveva tra le braccia una creaturina terrorizzata che
aveva assolutamente bisogno di essere portata in salvo. La sua
preoccupazione urlava di correre dietro a Ocean e aiutarla, ma il
senso del dovere era più forte e gli ordinava di pensare
prima a
Molly, perchè tra le due era quella che ne aveva
più bisogno. La
sentì singhiozzare sulla sua spalla e non ebbe bisogno di
altri
incentivi.
Corse
via.