Capitolo 7 - Avarizia
*\* Ma ciao!
Vi rendete conto che Kikka mi farà fuori, vero? Perché questo capitolo è un'altra anteprima assoluta XD Sì, Kikka mi farà fuori, ma io non riesco a trattenermi... ç.ç Ho passato una mattinata d'inferno, divisa tra dolori alla pancia e fitte lancinanti al capo. Ma il capitolo è finito. Ed è qui.
Se Kikka mi farà fuori, mi spiace, ma... Ma io non riesco a nascondere un capitolo! ç.ç
Quindi... Quindi leggete, commentate, magari aiutatemi a sfuggire all'ira di Kikka.
A dopo! */*
I
capelli
neri intorno al volto, la gote arrossate e le mani sul volto, Kagome
Higurashi
si disperava: come diavolo si era permesso di provare a baciarla?
No,
non era
giusto. E non era possibile.
Poggiò
la
schiena contro la parete gelida, e sobbalzò leggermente per
quel contatto
inatteso.
Stupido.
Non
le era piaciuto. Era stato scorretto,
Inu-Yasha. Ed era stato scorretto il momento,
perché troppo romantico – neppure volendo sarebbe
riuscita a rifiutare.
E
questo la
imbarazzava non poco.
Se
non fosse
arrivato Koga, lo avrebbe baciato.
“Stupida,
stupida, stupida”, iniziò a ripetere come in una
litania, mentre portava le
gambe al petto e appoggiava il capo sulle ginocchia. Aveva un
po’ di nausea, e
sonno.
Una
mano,
d’istinto, prese a carezzare il ciondolo che portava al
collo, ed un piccolo
sorriso ebete si fece strada sul suo viso.
Bello.
Quel
pendente
era stupendo, ed era sicura che non se ne sarebbe mai separata. Le
piaceva
troppo, ed aveva un leggero odore salmastro, come di acqua salata
– lei amava
osservare il mare, e quel piccolo gioiellino le sembrava il dono
più prezioso
mai ricevuto.
“Signorina?”.
Si
alzò di
scatto, arrossendo e lasciando andare il ciondolo, che ricadde sulla
porzione
di seno visibile – indossava una camicia lunga, che soleva
usare come pigiama,
e che aveva i primi bottoni rotti, saltati via tempo prima durante una
lotta
all’ultimo sangue con suo fratello per il possesso del Game
Boy.
“Er…
Salve”.
“Signorina,
ero venuta a chiamarla per colazione”, disse
l’anziana. Era la custode
di casa no Taisho, arrivata lì
ai tempi del nonno paterno di Inu-Yasha. Una vecchia yasha dai capelli
ormai
ingrigiti dal tempo e gli occhi di un celeste acqueo.
“Ah”.
Kagome
sorrise. “Scendo subito, grazie”.
La
donna si
inchinò, rivolgendole un’ultima occhiata
comprensiva, e la porta si richiuse
dietro di lei.
Con
un
sospiro, la ragazza si voltò verso lo specchio –
non le piaceva osservare il
suo riflesso.
Finiva
sempre
col lamentarsi delle dimensioni del seno, o delle gambe troppo sottili.
Si
piaceva, certo, ma non si considerava bella.
Eh?
Aveva
le
guance rosse, e gli occhi lucidi come quelli di una bambola. I capelli
creavano
un graziosissimo contrasto con la pelle pallida e le labbra erano
semidischiuse.
Si
sentiva strana. In qualche modo, diversa.
Che
fosse
opera di Inu-Yasha?
Scosse
il
capo. No, era impossibile.
Inconcepibile.
Un
quasi
bacio non poteva avere un tale ascendente su di lei, doveva calmarsi.
Non
poteva permettere ad Inu-Yasha no Taisho di giocare
con lei.
Prese
la
spazzola sul comodino con mano tremante, senza tuttavia riuscire a
distogliere
il suo sguardo dal riflesso nello specchio – quella era
un’altra Kagome, una
Kagome felice.
Si
spazzolò i
capelli lentamente, con tranquillità, canticchiando qualche
nota di una nenia
sentita da bambina. Poi, sorridendo inconsciamente, indossò
un vestito bianco
con sfumature rosa che le arrivava al ginocchio, ed uscì
dalla stanza.
La
debole
luce del sole penetrava da una finestra che dava sul corridoio, e lei
si
soffermò ad osservare una tenda gialla che si muoveva a
causa del vento leggero.
“Ehi,
cosa
fai?”.
Si
voltò di
scatto, imporporandosi, mentre un ghigno divertito si dipingeva sulle
labbra di
Inu-Yasha. “Nulla che ti interessi”,
sbottò, voltandosi verso la rampa di
scale.
“Kagome,
non
fare l’offesa”, ridacchiò
l’hanyou portandosi una mano dietro il capo. Quella
mocciosa di prima mattina era insopportabile.
“Non
sto
facendo l’offesa”. Incrociando le braccia sul
petto, iniziò a scendere i
gradini.
“Oh,
sì che
stai facendo l’offesa”.
“No”,
fu l’aspro
commento di Kagome – Inu-Yasha lesse negli occhi della
ragazza un tacito invito
a terminare quell’incresciosa conversazione, e
preferì seguire il suo
consiglio.
Il
tavolo del
salone era già stato imbandito con numerosi vassoi,
contenenti la colazione.
Senza
neppure
rifletterci, la ragazza allungò la mano verso un cornetto al
cioccolato, e lo
portò alla bocca. Il sapore dolciastro della nutella la face
sorridere, e si
leccò le labbra d’istinto.
“Ti
piace la
cioccolata?”.
Kagome
sbatté
le palpebre. “Sì, certo.
Perché?”.
L’hanyou
sorrise, osservando con sguardo critico i suoi cereali. Poi li spinse
di lato,
allungando un braccio e prendendone uno a sua volta. “Mi
serviva un consiglio
alimentare”, ghignò.
Lei
fece
cenno col capo, prima di addentare nuovamente il suo. La cioccolata le
colò
lungo il mento, sporcandolo tutto, e Kagome si ritrovò a
ridacchiare
compiaciuta.
Mm?
Un
dito della
mano di Inu-Yasha passò lungo il contorno delle labbra di
Kagome, pulendole dal
cioccolato residuo. Poi, sorridendo, lo portò alla bocca.
“La cioccolata è
davvero buona”, concluse, poggiando nuovamente la schiena
contro la sedia e
sorseggiando la sua tazza di caffè.
Il
volto
della ragazza era paonazzo, e si ritrovò a guardare il
pavimento con aria
assente.
“…
Perché?”,
mormorò.
“Eh?”.
“Perché
lo
hai fatto?”, ripeté, torturandosi le mani tra loro.
“Perché
la
cioccolata non va sprecata”. Con aria saggia, Inu-Yasha si
alzò. Protese una
mano verso Kagome, quasi a voler sfiorare il suo volto, ma
all’ultimo istante
la ritirò, scuotendo il capo. “Volevo avvisarti
che stamane non ci sarò per
tutto il giorno. Ho del lavoro importante da fare, e non posso star qui
a farti
da balia”.
La
ragazza
serrò le labbra. “Non ho bisogno di una balia”.
“Sì,
invece”.
Sorridendo sghembo, si chinò fino a portare i loro volti
alla stessa altezza. “Ma
non posso essere io, oggi. Mi prometti che farai la brava, e resterai
qui?”.
“Non
ti
prometto nulla”, rise lei, facendo scivolare la sedia lungo
il pavimento e
alzandosi a sua volta. “Divertiti”.
“Ciao,
Kagome”.
“Ciao
a te, Inu-Yasha”.
***
Salì
la rampa
di scale con il cuore a mille.
Cosa
le stava
succedendo?
Quel
saluto
era stato così… strano.
Aveva
avvertito un brivido assurdo, quando Inu-Yasha aveva mormorato il suo
nome, e a
sua volta aveva desiderato fargli provare quella sensazione.
Quell’Inu-Yasha era stato solo frutto di una
sfida?
Scuotendo,
spalancò la porta della sua stanza, alla ricerca del suo
i-pod.
Aveva
bisogno
di rilassarsi in qualche modo, e ascoltare qualche canzone era il
metodo
migliore per togliersi Mr. Provo-a-rubarti-un-bacio
dalla testa.
Pigiò
il
tasto play con forza, ma la melodia
che le inondò il cervello fu una nenia lenta e pacata
– serrando le labbra,
iniziò a scorrere i titoli, alla ricerca di qualcosa di
più adatto al suo
umore.
Ricerca
vana,
dato che il suo lettore conteneva solo canzoni dolci e piene di belle
parole d’amore.
Dannato
aggeggio.
Senza
la
forza di togliersi le cuffie, si lasciò scivolare sul letto,
tra le coperte di
seta – il letto era stato rifatto da poco, e le lenzuola
odoravano ancora di
sapone. Sorrise compiaciuta, rivoltandosi supina e stringendo il
morbido
cuscino tra le dita.
Il
suo umore stava mutando troppo, in
quei giorni.
Cinque minuti prima era furiosa, cinque minuti dopo euforica. Quella
situazione
stava mandando in tilt la sua vita.
Si
tirò a
sedere, osservando con attenzione tutto, di quella stanza. I suoi libri
erano
accantonati in un angolo, così come il suo portatile e il
suo diario segreto – non
che lei lo usasse!
Semplicemente, le era sempre piaciuta l’idea di avere un luogo dove poter scrivere i propri
sentimenti senza paura di venire
giudicata. Era stato suo fratello a regalarglielo, l’anno
prima, perché la sorellina aveva
un dannato bisogno di
sfogarsi.
Sospirò,
cercando all’interno del suo zaino di scuola qualcosa. Quando
il mazzo di
chiavi di casa Higurashi le finì tra le dita, sorrise, e
cercò la chiave
giusta.
Le
pagine erano
quasi totalmente intatte.
Qua
e là,
qualche Caro Diario, subito
però
cancellato da una marcata linea fatta con la biro. Si sentiva
infantile, a
scrivere su quel coso.
Era
un diario
profumato, di quello con le pagine impregnate di profumo e i cagnolini
disegnati negli angoli più disparati.
Quando
il
disegno di un cucciolo di samoiedo le finì davanti,
soppesò l’ipotesi di
accartocciare la pagina, ma i dolci occhi del cane le impedirono
l’inutile
gesto.
Diavolo.
Si
passò una
mano sugli occhi, tentando di frenare le lacrime, ma era inutile.
Alla sorellina,
spero che tu sia sempre
felice!
E scusa se questa dedica l’ho
scritta nel diario,
ma non sapevo dove altro
metterla!
Sota.
“Dannato
ragazzino”, singhiozzò.
La
lontananza
da casa era opprimente, e sentiva un grosso macigno in petto.
Chissà
come
stava la mamma! E il piccoletto! E… e anche suo padre,
dopotutto.
Si
lasciò
cadere su di una sedia, inclinando il capo all’indietro e
distendendo le gambe,
mentre la presa sul diario si serrava ancor di più. Lo
strinse al petto, e
lasciò che il sonno la avvolgesse.
***
“Sei
viva?”.
Riaprì
con
una sforzo immane gli occhi, e tentò di focalizzare la
figura innanzi a sé.
Niente
da
fare, l’argento si fondeva con il rosa e con l’oro,
e tutto le appariva una
chiazza confusa dipinta da un pittore daltonico.
“Sì”,
mormorò, mentre il desiderio insopprimibile di sbadigliare
la assaliva.
“Oh,
bene.
Non sei scesa a cena, e pensavo che ti fosse successo
qualcosa”.
Le
orecchie,
fino a quel momento così poco attente, captarono ad una ad
una le parole di
quello che, non poteva sbagliarsi, era Inu-Yasha.
Assottigliò gli occhi, e la sua figura prese a rendersi più nitida – “Sto benissimo, grazie”, commentò con voce assonnata, tentando di tirarsi su. Era intorpidita. Si sarebbe riaddormentata volentieri, perché la stanchezza degli ultimi tempi l’aveva assalita.
Desiderava
solo dormire.
Le
gambe si
erano intorpidite, e cadde in avanti, finendo tra le braccia di
Inu-Yasha.
“Sicura
di
reggerti in piedi?”, chiese il ragazzo con un ghigno, facendo
per prenderla in
braccio.
“Sì,
ne sono
sicura”, ringhiò lei, senza tuttavia opporsi.
Quando l’hanyou la sollevò, sentì
un impulso ordinarle di posare il
capo sul suo petto.
E
così fece.
Si
lasciò
andare contro di lui, stringendo tra le dita la camicia del ragazzo e
sposando
gli occhi verso la finestra. Era notte, e il buio rendeva tutta quella
situazione dannatamente romantica.
“Dove
vogliamo andare?”, le soffiò Inu-Yasha in un
orecchio, mentre lei sbatteva le
palpebre, confusa.
Andare?
E
perché?
Si
stava così
bene, tra le sue braccia!
“Dove
vuoi tu”,
mormorò infine, sentendo i battiti del suo cuore aumentare e
una strana
sensazione di rabbia. Si stava forse rincitrullendo?
Nascose
il
capo nel petto di Inu-Yasha, mentre il respiro le si faceva irregolare.
Doveva
essere un sogno, decise. Un bel sogno, in cui lei era la principessa e
lui il
suo principe. Sì, proprio così.
Sentì
distintamente le voci cacofoniche dei camerieri, che chiedevano loro
perché la signorina Kagome
stesse sonnecchiando
tra le braccia del padrone, ma
rimase
nella sua posizione, mentre l’hanyou faceva scorrere il vetro
della porta del
balcone e uscivano all’aria aperta.
La
posò su di
una panchina, e le si sedette accanto, mentre lei alzava gli occhi
verso il
manto stellato e sorrideva. Le era sempre piaciuto, guardare le stelle.
“Oggi
c’è il
plenilunio”, commentò a bassa voce Inu-Yasha,
osservando la luna dar sfoggio di
sé.
“Già.
Ma io
preferisco il novilunio”, mormorò convinta Kagome,
alzandosi e accennando
qualche passo di danza, divertita. L’erba era umida e lei era
a piedi scalzi,
quel contatto la mandava in estasi.
Decise
che si
sarebbe goduta appieno quel sogno.
“Inu-Yasha”,
sussurrò, prendendo una mano del ragazzo tra le sue e
facendolo alzare. “Ti
andrebbe di danzare con me?”.
“Danzare
con te?”. Deglutiva
rumorosamente, e
continuava ad osservare inebetito il volto di Kagome.
Lei,
d’altro
canto, annuiva entusiasta. Le era sempre sembrato un bravo ballerino.
Presero
a muoversi, pestandosi i piedi a vicenda e ridendo contenti. La tiepida
brezza
notturna sferzava il volto di entrambi, e l’espressione
divertita di Inu-Yasha
era impagabile.
Stremati,
caddero al suolo, continuando ad osservare il cielo.
“Kagome?”.
Lei
si voltò,
ancora sorridente. “Sì?”.
“Ho
bisogno di te”.
Si
era
fermato.
Il
tempo si
era come fermato.
Era
rimasta
congelata nella sua posizione, gli occhi incatenati a quelli di lui.
Sentiva il
fiato caldo di Inu-Yasha colpirle il volto.
La
pelle
morbida del ragazzo.
Le
sue labbra
che le sfioravano la guancia, e poi scivolavano sulla bocca, fino ad
imprigionarla con la sua.
Chiuse
gli
occhi, senza sapere che fare, e lasciò che lui la baciasse.
Il cuore batteva
forte, e quella sensazione non le
dispiaceva.
Era
come in
una fiaba.
Il
principe l’aveva baciata.
Ma
era lei la principessa che lui
aspettava?
Le
corse una
tremula lacrima lungo la guancia, mentre si distaccava –
aveva il fiatone e gli
occhi lucidi. Lo ammonì di non seguirla con
un’occhiata disperata, prima di
voltarsi e raggiungere di corsa il piano superiore.
Ho bisogno di te.
Allora, cari. C'è qualcosa di interessante, in questo capitoletto?
[I lettori (O, meglio, le lettrici) non prestano attenzione a roro, rileggendo le ultime righe del capitolo, incredule. Non se lo aspettavano]
Er... Ragazze... Sono qui! Ho... Ho scritto il capitolo in modo dolce, non potete trascurarmi così, dai... ç.ç Vi pregoooooo! Potreste almeno prendere in analisi che io esisto, no?
...
Ok, come non detto.
Il capitolo si commenta da sè, e spero che l'ultima parte sia sembrata almeno un po' sognante, un po' una parte di un bel sogno in cui Kagome era finita. E il confine tra sogno e realtà è davvero, davvero sottile...
RINGRAZIO:
Beverly Rose Ma ciao! Le ostilità qui ci son state, a tuo parere? XD Poi... Ma povero Koga! Non è mica colpa sua se è inutile! XD (*Koga piange in un angolino*) Comunque, visto che ci sono riusciti? XD Alla fine, Koga è andato via... Il seguito l'ho potato celermente, vero? *.* Bacioni, ciao Bev!
maryku ù.ù Tranquilla, Maryku, ti avviso non appena posto questo capitolo - se ci sei. XD Kikka è lietissima di sapere che Sessho le è uscito IC (*Kikka balla il tango*). O.O Addirittura il tango, Kikka-chan? (*Kikka annuisce*) Ah... XD Spero che il capitolo ti sia piaciuto! Bacioni!
Bchan Chissà... Magari gliel'ha regalato solo perché era dell'idea che le sarebbe piaciuto XDXDXD Tu continua pure a fare ipotesti!
Arwen_90 Sono del tuo stesso parere: i gioielli acquistano maggiore valore, se hanno una storia dietro. E sono felice che la mia idea sia andata così bene - avevo pensato di lasciarla in mano a Kikka XD. Ti sembra che lo sviluppo di questo capitolo sia carino? *.* Fammelo sapere, baci!
arya79 Oddio, grazie mille per i complimenti. Sei gentilissima! ^^ Lo sviluppo c'è stato... Che te n'è parso? Baci!
Kagome19 Al dunque ci sono arrivati, eh? Sempre se tu intendi questo dunque... XD Siamo felici di sapere che la storia ti aggrada. Baci!
mikamey Mm... Il soprannome mi piace ^^. Secchan è il solito antipatico, ma è pur sempre lui, no? Per Ayame... Chissà! Magari la inseriremo XD Bisogna vedere come svilupperemo questo lavoro... XD Spero che il capitolo sia stato all'altezza dei precedenti! Kiss!
kaggychan95 ù.ù Eh no. Koga non aveva nulla da fare, nono. La nausea... La nausea... XD Ce lo vedo con la nausea! Visto che dopo il quasi bacio ce n'è stato uno nuovo? Visto? Visto? *.* Si sono baciati! XDXDXD Sono scema, lo so. Spero che il capitolo sia stato di tuo gradimento!
LittleBloodyMary Il motivo del rapimento, neh? ... Se ti dico che io ho solo una vaga idea? XD No, naturalmente scherzo. Le idee ci sono, e sono tante. Bisogna solo metterle su carta, ecco. Che te n'è parso del passo avanti? XD Ciao!!!
ryanforever ù.ù Koga è un rompiscatole, l'ho sempre detto. Ma si sono rifatti alla grande, non trovi? Il passo avanti è stato enorme... XD Spero che il capitolo ti è piaciuto. Besos!
daygum Siamo felici che la storia sia di tuo gradimento! E' sempre piacevole sentirselo dire. Come hai avuto modo di leggere, lo sviluppo c'è stato... Ma come la prenderà Kagome? Chissà... XD Baci, alla prossima!
Grazie mille anche a chi solo legge e a chi mette la fic tra le preferite! *.* Vi lovvo! (XD Oddio...).
ù.ù Spero che il capitolo sia stato all'altezza dei precedenti, e che sia decente! Bacioni!