“ What If I Want To Be Different?”
Visione di Harry Potter 6/7 sotto gli occhi di Draco Malfoy
Villa Malfoy 2 Agosto
Secondo le voci del paese a Villa Malfoy non ci viveva più
nessuno da anni, dicevano che era stata abbandonata a causa degli
spiriti e degli spettri che ci abitavano. Qualcuno diceva pure che, in
quella villa, era stata assassinata una famiglia intera!
Il giardino era incolto e pieni di erbacce, ortiche e rovi, le finestre
erano rotte e l’intonaco era quasi del tutto crollato,
inoltre nel tetto c’era un buco che aveva squarciato la casa
in due.
I bambini non giocavano mai nei pressi della villa, dicevano di sentire
delle voci e dei rumori terribili provenire da quelle mura.
Era la notte del 2 Agosto, una notte calda e serena, in cielo si
vedevano tutte le stelle, ma la luce della luna non filtrava tra le
fessure delle tegole e il vento non rinfrescava le stanze polverose
della casa. Narcissa Malfoy si affaccendava nel salone, sistemava le
ultime cose, Lucius invece era seduto sul divano verde di velluto,
perfettamente tenuto e conservato, un caro regalo del loro amico
Sinister, teneva la testa tra le mani e pensava, al suo futuro a quello
della moglie e del figlio,ma tutto per loro era appeso a un filo, e
quel filo si chiamava Lord Voldemort.
Dall’inizio dell’estate non era più
nelle grazie del Signore Oscuro, non dopo che si era fatto sfuggire il
caro Potter da sotto il naso, inoltre suo figlio Draco sembrava assente
e del tutto disinteressato a quello che gli accadeva intorno, non gli
importava più nulla ne di Voldemort ne del suo destino.
Lucius era preoccupato, molto preoccupato.
Scoccata la mezzanotte bussarono alla porta, andò ad aprire
e si ritrovò faccia a faccia con il caro Fenrir Greyback, il
pelo sulla faccia era grigio e le lunghe basette gli prolungavano quel
ghigno malvagio che aveva stampato sulla faccia lupina.
“Buona sera Lucius!” l’alito era un misto
di sangue e di carne andata a male, Malfoy rimase però
piantato sulla soglia di casa sua.
“Non ti voglio qui dentro Greyback!” le parole di
Malfoy erano taglienti come la lama di un rasoio.
“Dovrai farci l’abitudine Lucius, forza! Facci
entrare!” questa volta non aveva parlato Greyback, era la
voce di Bellatrix Lestrange. Una donna con i capelli neri e crespi che
le ricadevano sulle spalle e che le coprivano la metà
sinistra del viso, gli occhi erano verdi, come quelli della cara
Narcissa.
Lucius non sapeva dire di no a Bellatrix, così si
spostò e fece entrare le figure davanti a se. Entrarono uno
ad uno, Fenrir, Bellatrix, i fratelli Carrow, Nott e in fine Piton.
Tutti avevano un’aria soddisfatta e beffarda
“Dov’è il caro Draco?”
ghignò Fenrir mentre si leccava i baffi. Lucius non
riuscì a trattenersi cercò si sferrarsi contro
Greyback ma Piton gli prese le spalle e gli sussurrò:
“Sarebbero forze sprecate e poi il Signore Oscuro non
vorrebbe assistere a una zuffa tra i suoi fedeli!” Lucius
sussultò. Voldemort, a casa sua, quella sera?
“Perché viene anche lui?”
“E’ un tremito di paura quello che sento nella tua
voce Lucius?” Alecto si era avvicinata, le labbra rosse di
sangue le donavano meno del solito, sfoderò un ghigno
malvagio e continuò “non vorrai voltargli le
spalle vero? Mi hanno detto che il tuo caro figlioletto ha fatto
amicizia con Potteruccio!”
“Questa è una sporca menzogna!” Lucius
si stava veramente scaldando, ma si allontanò da Alecto e si
sedette al tavolo del salone.
Narcissa portò del Whisky in tavola e tutti bevvero in
silenzio.
Poi una luce verde accecò tutti i presenti, un lampo e poi
ritornò il silenzio. Ma non erano più in otto
nella stanza. Lord Voldemort si fece strada tra i presenti, tutti
inginocchiati ai suoi piedi.
“Mio Signore!” Bellatrix gli baciò la
veste, Voldemort nemmeno la vide, passò oltre. Si sedette al
tavolo ed esordì:
“Amici miei, miei fedeli, sedetevi, ho bisogno di parlare con
voi!” tutti obbedirono silenziosi, Narcissa si uni al gruppo
e, sempre in silenzio, allungò un altro bicchiere al marito
che, sempre più pallido, cercò di sedersi nel
posto più lontano e oscuro dal suo Signore.
“Amici miei, vi ho convocato qui, stanotte per discutere di
un punto molto importante all’interno del mio
piano” fece un gesto rapido con la lingua “
Silente, come voi tutti ben sapete, è un ostacolo sul
cammino della mia vittoria, un ostacolo troppo potente per i miei
gusti…quindi” roteò gli occhi
violentemente “quindi ho deciso di liberarmi una volta per
tutte di lui!”
“Avete intenzione di…duellare con lui?”
Bellatrix non riuscì a trattenersi dallo stupore.
“No! No mia cara, non mi abbasserei mai a combattere di nuovo
con lui, ma voglio vederlo morto!”
“Ma…se posso…come avete intenzione di
ucciderlo, mio Signore…”sibilò dal suo
angolo Lucius “nessuno può entrare a Hogwarts, men
che meno uno di noi, un Mangiamorte!” Voldemort, con sorpresa
di tutti, emise un sibilo somigliante a una risata.
“E’ per questo che ho deciso di incontrarci qui,
caro Lucius! Silente ha pensato a ogni tipo di protezione contro delle
persone adulte, ma…” Narcissa tremò
“ non ha certo pensato a dei ragazzini, non credi?”
Malfoy sbiancò del tutto “fai venire qui tuo
figlio, adesso!”. Bellatrix rise nel vedere Malfoy tremare,
ma quello si alzò e fece per andare al piano di sopra, le
gambe gli oscillavano e sentiva delle gocce di sudore, non dovute al
caldo, che gli colavano lungo le tempie.
Entrò nella stanza del figlio. Draco era cresciuto molto,
era ancora più biondo, con i capelli arruffati sulla fronte
e due occhi verdi che trapassavano la carne da tanto erano intensi.
Stava a petto nudo, e Lucius non poté fare a meno di notare
la bellezza di suo figlio, i muscoli lo rendevano più
imponente e molto più attraente di quando era magro e
asciutto come un chiodo.
Bussò leggermente alla porta e sorrise quando il
figliò si girò a guardarlo, pensò al
suo futuro e si rese conto che era stata solamente colpa sua se adesso
il figlio si ritrovava su una strada da percorrere piena di buche e di
ostacoli.
“D-Draco, il Signore Oscuro vuole vederti!” il
ragazzo nemmeno chiese il perché, aveva imparato a stare
zitto davanti a quelle situazioni. Si infilò una camicia e
scese con il padre. Tutto taceva, ma non appena Voldemort vide Draco si
alzò e si avvicinò al ragazzo che, impassibile,
rimase fermo e zitto.
“Proprio un bel giovanotto, caro Lucius, e, il caro
professore mi dice che è anche un ottimo studente,
è vero che pratichi la Legilimanzia?” Draco
annuì silenzioso “molto bene, saresti proprio
perfetto Draco…” un altro sospiro, poi
tornò a sedersi.
“Vedi Lucius, come ho detto prima solo un ragazzo
può intrufolarsi a Hogwarts e tentare di uccidere
Silente…e si da il caso che Draco sia un ottimo combattente
e molto bravo a schermare la mente, a quanto vedo!” era vero,
gli occhi di Draco tremavano e i pugni si erano serrati, Voldemort
stava tentando di leggergli nella mente, ma a quanto pareva non ci
riusciva del tutto.
“Ottimo, ottimo! Questa è l’occasione
per i Malfoy di riscattarsi una volta per tutte, dato che negli ultimi
tempi il tuo dovere mi ha lasciato molto a desiderare,Lucius, Draco,
avrà il compito di uccidere Silente!” Narcissa
tremò così violentemente da far traballare anche
il tavolo “ e se non ci riuscirà, voi morirete con
lui!”.
“Ma mio signore, è ancora un ragazzino, non potete
affidargli un…
“Silenzio Lucius! Così ho deciso e così
sarà fatto! Draco tu ti senti all’altezza del
compito affidatoti?”
“Si…mio Signore…”
“Molto bene e vedi di non fallire, ragazzo mio!”.
Fenrir Greyback squadrò il ragazzo da capo a piedi, era come
se lo stesse mangiando con gli occhi. Narcissa sembrava pietrificata e
Lucius era ormai del tutto trasparente.
Quando finalmente la riunione si concluse Draco poté tornare
in camera sua, si tolse la camicia e si abbandonò al fresco
delle coperte del suo letto, mise le mani dietro la testa e
guardò il soffitto. La gatta in quattro balzi si
ritrovò sul petto del padroncino, vi si accoccolò
e chiuse gli occhi.
“Beh, Bast, almeno tu puoi decidere della tua
vita!” la gatta non gli prestò il minimo ascolto,
si limitò a fare le fusa “io non posso vivere la
mia vita, devo vivere la vita di un ragazzo che non conosco e che
disprezzo! Sai, forse qualche anno fa avrei accettato con onore un
compito affidatomi dal Signore Oscuro, ma ora mi rendo conto che sono
finito in un guaio più grande di me, finché si
trattava di insultare i mezzosangue per onorare la mia
famiglia…
La gatta si torse sul suo petto e scivolò fino alle gambe.
In fondo Silente non gli aveva fatto nulla di male, perché
ucciderlo, perché sottostare al compito affidatogli da un
uomo crudele e malvagio?
Conosceva la storia di Voldemort, ma l’aveva vista solamente
dal suo lato, fin da bambino gli era stata inculcata la dottrina del
mago oscuro, dell’adoratore di Lord Voldemort, e lui ci aveva
creduto, per lui tutto ciò che suo padre gli diceva era
l’unica e vera realtà.
Ma ora che era cresciuto e che aveva imparato a conoscere il mondo si
era reso conto che era Voldemort il cattivo, lui voleva riportare il
Mondo magico nel terrore e nell’oscurità, voleva
togliere quella poca gioia che c’era ancora nel mondo,
rendendolo suo schiavo.
Crescendo Draco era maturato e avrebbe voluto scegliere, almeno una
volta nella sua vita, di tesa sua, avrebbe voluto schierarsi dalla
parte che riteneva giusta, avrebbe voluto giocare secondo le sue
regole. Ma proprio quando gli si era proposta
l’opportunità di cambiare tutto era andato i fumo,
tutto quello che aveva costruito in un anno si era dissolto nel giro di
pochi minuti.
Adesso non poteva tirarsi indietro, se per salvare l’unica
persona che poteva contrastare Voldemort avrebbe dovuto rimetterci solo
la sua vita avrebbe potuto anche disobbedire all’ordine del
suo signore, ma adesso rischiavano anche i suoi genitori, Voldemort
aveva pensato veramente a tutto.
La temperatura nella stanza si alzò di colpo, di sotto
stavano urlando, Draco riconobbe la voce di suo padre e quella di
Piton.
Silenziosamente si alzò dal letto facendo scivolare la gatta
sulle coperte, prese la bacchetta e aprì la finestra. Era
solo al secondo piano, si lasciò cadere. Rotolò e
attutì il colpo. Si accostò alla finestra e
ascoltò le voci.
“Lo sai meglio di me che non posso oppormi!” era la
voce di suo padre.
“Si, lo so, ma potresti fare come me Lucius!”
“Io non sono uno sporco doppiogiochista Severus! E
soprattutto non oserei mai contrastarlo adesso che di mezzo
c’è pure Draco…
“Lucius, è un motivo in più per passare
dalla parte giusta, parlane con Silente…
“Non pronunciare quel nome sotto il mio tetto Piton, con quel
uomo ho un conto in sospeso, e ricordati…se io non fiato
riguardo a quello che stai facendo lo faccio solo perché
sono in debito verso la tua famiglia! Ricordatelo Severus!”
la voce di suo padre tremava, era chiaro che era in preda alla rabbia.
“Lo so Lucius e te ne ringrazio, ma pensaci,
perché rischiare la vita di tuo figlio?”
“Ma non capisci? Se faccio anche solo un passo falso Lui
ucciderà proprio la persona che sto cercando di proteggere
da anni, non posso fare nulla…non più!”
dei passi, Piton doveva essersi avvicinato a Lucius.
“Ricordati che però sei stato obbligato a giurare
fedeltà al Signore Oscuro, tu volendo potresti infrangere
quel patto!”
“Si, è vero sono stato obbligato, ma dopo che il
Signore Oscuro aveva ucciso la donna che amavo, che tu sai madre di
Draco, io gli ho giurato fedeltà a vita…e non
posso infrangere quel patto!”
“Ma lui ha ucciso la madre di tuo figlio! L’ha
uccisa solamente perché era una mezzosangue e
perché voleva che tu gli obbedissi! Lucius apri gli occhi,
lui ti ha costretto, la donna che amavi è stata assassinata
dall’uomo che servi, non provi un minimo di rancore verso di
lui?” un suono sordo sovrastò le ultime parole del
professore.
“Rancore?” urlò suo padre
“Solo rancore dici? Io lo odio con tutte le mie forze, e sono
costretto a sottostare ai suoi comandi anche contro la mia
volontà! Credi che sia solo un po’ di
rancore?” ansimava “e in ogni caso tu dovresti
essere l’ultima persona a venirmi a parlare di Lily, quando
Lui l’ha uccisa tu non hai mosso un dito per
proteggerla!”
“Mi dispiace Lucius, ma come sai bene anche io ho subito le
mie perdite, buona notte!”
“Buona notte, Severus!” dei passi, Draco
capì che era ora di tornare in camera sua, si
attaccò all’edera che ricopriva la casa e
ricapitombolò sul pavimento di camera sua.
Rimase immobile sul pavimento freddo della stanza, con gli occhi
sbarrati che fissavano il vuoto, la sua vera madre era stata
uccisa da Voldemort? Narcissa non era quindi sua madre!
Chi era la donna che sedici anni fa era stata uccisa
affinché Lucius sottostesse alle leggi e al volere di Lord
Voldemort? Dove aveva già sentito quel nome? Lily. Una
rabbia improvvisa si impadronì del ragazzo, i pugni si
serrarono fino a formare dei piccolo tagli nel palmo delle mani, le
mascelle si chiusero e dagli occhi sgorgarono copiose le lacrime,
lacrime di dolore.
Erano passate tre settimane dalla notte in cui Voldemort aveva
incaricato Draco di uccidere Silente, ed erano tre settimane che Draco
non trovava una soluzione, non sapeva cosa fare, se avvertire il
preside o perseverare nel suo compito, ma una cosa era certa, lui stava
cambiando.
Non riusciva più a offendere nessuno, ogni volta che era sul
punto di pronunciare la parola Mezzosangue si ricordava che lo era
anche lui e che tra se stesso e la persona che stava per insultare non
c’erano poi così tante differenze.
Finalmente arrivo il giorno della partenza per Hogwarts, Draco venne
accompagnato alla stazione da Narcissa, lei non parlò per
tutto il tragitto fino alla stazione di King’s Cross, il
bacio che gli diede prima della partenza era però diverso da
quelli che Draco aveva ricevuto in precedenza, era un bacio freddo, un
bacio che non gli apparteneva.
Si sistemò in una cabina vuota sperando di poter rimanere da
solo, ma chiedeva troppo, in pochi minuti si ritrovò
circondato da Tiger, Goyle, Zabini e Pansy, proprio le persona che
sperava di non vedere.
Ma mentre il treno stava per partire a Draco si rese conto che se
avesse continuato a tenere quell’atteggiamento cosi diverso
dal solito tutti si sarebbero insospettiti troppo. Così
decise di fare finta di niente e di cercare di vantarsi di un certo
compito affidatogli da Tu-Sai-Chi in persona.
L’occasione si presentò grazie a una domando di
quel bamboccione di Goyle.
“Ma è vero che Tu-Sai-Chi è venuto a
casa tua poche settimane fa?”
“Certo!” rispose lui con la solita noncuranza
“il Signore Oscuro è molto felice del mio
comportamento e di quello di mio padre!” Pansy
sospirò mentre lui appoggiava la testa sulle sue gambe.
Sentirono la porta dello scompartimento sbattere e a Draco parve di
intravedere un laccio di una scarpa ondeggiare sopra le loro teste. Ma
fece finta di nulla.
“In ogni caso, dato che io mi sono dimostrato leale verso di
lui, mi ha affidato un compito da svolgere, un compito molto
importante!”
“Ma, proprio lui in persona?”
“Certo e chi se no? Sono l’unico in grado di
portare a termine quest’incarico e se riuscirò nel
mio intento sono certo che si ricorderà di me quando
avrà il potere di nuovo nelle sue mani!” non
credeva a quello che stava dicendo, si faceva schifo da solo e per
questo sogghignò divertito quando vide che quei cretini dei
suoi compagni lo credevano ancora il Draco di un tempo.
“Oh Draco!” Pansy giocherellava con i suoi capelli.
“Ma credi di essere all’altezza si questo
compito?”
“Tu non credi? Se il Signore Oscuro ha scelto me è
per un buon motivo, questo è certo” ricadde il
silenzio, tutti erano rimasti abbagliati dalle parole del piccolo
Malfoy. Fuori del finestrino il paesaggio stava cominciando a cambiare,
si vedevano molte più montagne e si intravedeva la
superficie lucida del Lago Nero.
Si cambiarono in fretta e tutti si prepararono a scendere, ma mentre
Tiger prendeva il suo baule urtò contro qualcosa e si
sentì un rumore sordo e secco, quasi come un gemito. Quando
il treno si fermò Draco esordì dicendo:
“Cominciate a scendere, io arrivo subito!” vide che
gli amici non erano così stupiti, così scesero,
ma con orrore Draco sentì le labbra di Pansy che si posavano
sulle sue, non si ritrasse, ma che schifo! Quella uscì e lui
rimase finalmente solo, o quasi. Allungò la mano sopra il
porta bagagli e tirò forte, aveva preso qualcosa di soffice
e morbido. Sentì un tonfo sordo a terra, estrasse la
bacchetta e urlò:
“Pietrificus Totalus!”, levò il mantello
e, senza stupirsi troppo, vide sotto di se il caro Harry Potter. Si
rese conto che quella situazione avrebbe migliorato la sua condizione,
così si avvicinò all’orecchio di Harry
e disse:
“Caro Potter, sono felice che tu sia qui e che tu abbia
sentito la mia conversazione con quelli la, quindi vedi di ricordatela
bene e di riferire tutto ai tuoi amici o anche al tuo caro Silente, io
non ce la faccio più a vivere la mia vita, hanno mentito
anche a me, tu mi credi come loro, ma se io volessi essere
diverso?” sperando che quello avesse capito girò
sui tacchi e fece per uscire, ma poi gli vene in mente una cosa che gli
fece raggelare il sangue nelle vene. Serrò un pugno e
tirò un cazzotto a Harry, il sangue sgorgò
copioso dal naso rotto e il ragazzo a terra lanciò un gemito
gutturale e sordo.
“Ricordati che solo il fatto di avere qualcosa a che fare con
te mi fa venire il voltastomaco, ma a quanto pare noi due abbiamo
qualcosa di più dell’odio reciproco in
comune!” detto questo scese dal treno e si mischiò
agli altri studenti, folle di rabbia e di dolore.
Gli erano tornate in mente le parole del padre, la sua vera madre si
chiamava Lily ed era lo stesso nome della madre di Potter, che fosse
possibile?
Scacciò quell’immagine dalla sua mente e
cercò di camminare più velocemente.
L’aria fredda sulla strada per il castello gli
tagliò il respiro, non salì sulle carrozze
insieme agli altri studenti, la visione di Pansy gli avrebbe dato il
colpo di grazia, così decise si seguire il sentiero che
percorrevano i secondini.
Non può essere vero, io e Potter siamo troppo diversi e poi
perché mio padre avrebbe dovuto starsene con Lily Evans?
Insomma, non quadrava niente, ma nello stesso tempo tutto
coincideva.
L’età tra lui e Potter, la morte di sua madre e il
coinvolgimento di Voldemort. Camminò più
velocemente. Raggiunse in pochi minuti il castello, superò i
controlli di Gazza e si diresse verso il sotterraneo. I corridoi erano
sgombri dai soliti ragazzini rumorosi, entrò nella Sala
Comune dei Serpeverde e si lasciò cadere sul suo letto.
Due mesi dopo Draco si ritrovava nei sotterranei della scuola a seguire
una noiosissima lezione del nuovo professore di pozioni, il professor
Lumacorno.
Non sapeva far altro che lodare Potter, sottolineando in continuazione
che “La cara Lily” era un’ottima
pozionista e che lui, a quanto pareva, aveva ereditato tutte le sue
doti.
“Ricordo ancora quel giorno in cui la cara Lily aveva
preparato in una sol’ora una Pozione d’Amore, uno
dei filtri più difficili, era proprio la più
brava del suo anno!”.
Anche Draco era sempre stato lodato da Piton e ne aveva sempre fatto un
vanto, adesso però era tutto cambiato, esaltare la sua
bravura sarebbe stato come ammettere di essere figlio di Lily Potter e
lui questo non poteva sopportarlo!
Quel giorno era più terribile che mai, solamente
perché Potter era stato più spavaldo che mai!
“Un Bezoar! Fantastico ragazzo mio, semplicemente fantastico!
Cinque punti a Grifondoro per la sfacciataggine del giovane
Potter!” Draco ribolliva più della sua pozione
“bene per oggi è tutto! Raccogliete le vostre cose
e studiate la teoria a pagina centodue del manuale, ah Potter, potrei
parlarti caro?”
“Certo Professore!” Harry fece
l’occhiolino alla Granger che raccolse le sue cose e
uscì velocemente dalla stanza.
Draco scappò dall’aula con la rabbia che gli
invadeva le viscere, buttò i suoi libri sul suo letto e
corse in guferia, l’unico posto dove poteva starsene
realmente da solo.
Rimase al di fuori della stanza, appoggiato con i gomiti alla ringhiera
gelata, guardava il lago e aspettava che succedesse qualcosa. Poi vide
in lontananza un puntino che si avvicinava in volo, un gufo grigio
tutto spennacchiato che volava a zig-zag e gli stava venendo addosso!
Si spostò all’ultimo momento, il gufo si
spiaccicò contro il muro della torretta e fece cadere la
lettera ai suoi piedi, una lettera per lui.
Sempre più curioso scartò veloce la lettera, era
la calligrafia di suo padre, scossa da dei tremiti lungo le vocali e
ruvida, come se fosse stata cosparsa con del sale.
Lesse in preda alla curiosità e al timore:
Per Draco
Figlio mio,pare che il Signore Oscuro si stia spazientendo,
comincia a temere della tua fedeltà, sono passati
già due mesi e non vede nessun tipo di risultato.
Inoltre ha chiesto alla cara Alecto di farci una visita alla settimana
nel caso tu non faccia dei progressi, ti lascio immaginare quello che
ha fatto a tua madre.
Affrettati, figlio mio!
Lucius
Malfoy
Quando finì di leggere la lettera tremava dalla rabbia e
violenti brividi di freddo gli correvano per la schiena, Narcissa era
stata torturata e probabilmente anche suo padre. Tutto per colpa sua,
lui aveva perso tempo e aveva messo in pericolo di vita le uniche
persone che lo amavano veramente. Solo adesso si rendeva conto del vero
piano di Voldemort, lui voleva scaricare le colpe di suo padre su di
lui, voleva vederlo soffrire e voleva uccidere Lucius! Doveva fare
qualcosa…ma cosa?
Due grosse lacrime scesero sulle guance fredde del ragazzo. Era
solamente colpa sua.
Era così sconvolto che non sentì i passi alle sue
spalle, non si accorse che una ragazza dai capelli neri e gli occhi di
ametista lo stava guardando e lo stava ascoltando.
“Perché devo farlo io?” silenzio, fece
per girarsi ma un ramoscello secco tradì la ragazza. Crick.
Draco si girò di scatto e cercò di nascondere il
viso nelle lunghe pieghe del mantello.
“Qualcosa è andato storto nei piani del
tuo Signore?” Katy Elden se ne stava davanti a lui, con i
capelli raccolti in una lunga treccia e un gufo nero sulla spalla
destra.
“Cosa vuoi Elden? Vuoi venire qui e cercare di sputare
sentenze senza nemmeno sapere chi sono? Credi di potermi dire chi sono
senza sapere quello che ho in testa? Credi veramente di conoscermi? Tu,
tu che non mi hai mai considerato come una persona, tu, che mi hai
sempre disprezzato, tu, che rabbrividisci ogni volta che mi vedi
passare, tu che…” Draco si bloccò prima
di dire qualcosa di irreparabile, stava urlando e non se ne era
accorto, raccolse la lettera da terra e inforcò le scale
ghiacciate, ma la voce di Katy lo fermò:
“cosa stavi per dire? Credi che sia bello essere diversi
senza volerlo?” mentre diceva quelle parole gli indicava i
lunghi canini che la diversificavano dagli altri studenti, il simbolo
della sua diversità!
“Rifletti” le urlò “ e se io
Volessi essere diverso?” le girò le spalle e scese
le scale di corsa cercando di non sentire le parole che la ragazza gli
urlava dall’alto della torretta.
Draco scappò verso i sotterranei del castello,
nell’unico luogo dove avrebbe trovato delle risposte.
L’idea di poter essere imparentato con quel ragazzo lo
disgustava, come poteva essere vero, perché suo padre
avrebbe dovuto avere una relazione con la “Cara Lily
Potter”?
Se voleva continuare a vivere doveva trovare delle risposte e al
più presto, se voleva salvare suo padre
e…Narcissa, doveva avere le idee chiare sul suo passato e su
tutto quello che avrebbe potuto ricollegarlo a Potter.
I sotterranei erano vuoti, tutti gli studenti si erano già
rintanati nel vari dormitori per riscaldarsi al tepore dei camini e
delle cortine dei letti, meglio così, avrebbe avuto campo
libero con l’uomo che voleva interrogare.
Spalancò la porta del terzo corridoio, l’uomo che
cercava era lì, con il suo mantello nero e con
quell’aria da superiore che aveva sempre avuto.
“Professor Piton!” l’ex professore di
pozioni non si girò nemmeno, si limitò a chiudere
il libro che stava leggendo e a dire:
“Per te sono Piton e basta caro Draco…cosa ti
porta qui nei sotterranei ragazzo mio?” quell’aria
noncurante diede ai nervi al ragazzo che, sbattendo i pugni su un
tavolo sibilò:
“Ho bisogno di risposte…adesso!”
“Risposte…riguardanti cosa?” non si era
ancora girato, ma Draco notò che il tono della sua voce era
cambiato, non era più così calmo come sembrava.
“Riguardo il mio passato, il passato di mio padre e il
passato di una certa Lily Evans…ricorda?” Piton
poggiò le mani sulla cattedra e finalmente, con un lungo
sospiro, si girò verso il ragazzo, sembrava più
emaciato che mai, chiuse gli occhi e con la mano gli indicò
un posto a sedere.
“Ti prego…accomodati!” Draco
seguì il consiglio e si sedette nel luogo indicato.
“E’ triste che sia io a metterti al corrente della
tua situazione, ma tuo padre non ne avrebbe la forza, soprattutto in un
momento simile!”
“Parli!”
“Bene, tu cosa sai?”
“Io so solamente di non essere figlio di Narcissa Malfoy, ma
bensì di una certa Lily…nient’
altro!”
“Le tue doti di Legilimens crescono di giorno in
giorno…oppure sei diventato abile nello spiare le
conversazioni altrui?” l’angolo delle labbra si
alzò leggermente formando una smorfia divertita.
“Entrambe, negli ultimi tempi!” gli occhi del
ragazzo diventarono due fessure “parli, adesso!”
“Molto bene Draco, come mi hai detto tu sai di non essere
figlio di Narcissa Black, è cosi! Sei nato
dall’unione tra tuo padre e Lily Evans. Vedi durante il mio
soggiorno in questa scuola conobbi Lucius che aveva solamente due anni
in più di me, era un ragazzo normale, un Serpeverde come
tanti altri, un ottimo studente e gran bel ragazzo” si
interruppe per bere da un bicchiere di vino alle sue spalle.
“Durane il suo quarto anno a Hogwarts ebbe una prima
relazione con una Grifondoro, Lily Evans…
“Ma, lei non era la ragazza del padre di Potter?”
Piton sospirò, bevve un altro sorso e continuò:
“Si, certo, ma aveva avuto una discussione molto animata con
quest’ultimo a causa del pessimo comportamento che Potter
aveva tenuto con lei.
Insomma tuo padre e Lily però non erano fatti
l’uno per l’altra, per Lucius dopo tutto era stata
solamente una breve avventura, un modo diverso di passare una serata.
La cara Lily invece si era realmente invaghita di lui e nonostante
fosse ritornata con James portò sempre con se il ricordo di
tuo padre!”. Draco divenne bianco, in effetti sentire parlare
del passato di suo padre lo infastidiva parecchio, alla fine non erano
fatti suoi, almeno non quelli.
“Passarono gli anni, tuo padre si sposò con
Narcissa e Lily con Potter. Per un lungo periodo Lucius venne in
continuazione sottoposto alle proposte dei primi Mangiamorte, infatti
il Signore Oscuro lo voleva dalla sua parte proprio perché
tuo padre era un grande Legilimens e perché faceva parte di
una delle famiglie più illustri del mondo magico.
Nel frattempo veniva organizzato un primo tentativo di Resistenza a
Tu-Sai-Chi, e tra i maghi che si opponevano al suo potere
c’erano anche i coniugi Potter, insieme ai cari Lupin e
Sirius Black. Durante uno scontro con i Mangiamorte Lucius
salvò da morte certa Lily proteggendola da un attacco di un
Mangiamorte. Un ritorno di fiamma da parte di entrambi li
portò ad avere una lunga relazione all’insaputa di
Narcissa e James, da questa rapporto nacqui tu!
Vedi Draco, tu e Lily eravate l’unico motivo per cui tuo
padre non passava dalla parte dei Mangiamorte, era Lily a tenerlo sulla
“buona” strada. Purtroppo però, pochi
giorni dopo la tua nascita venne al mondo anche Harry, figlio di
Potter, lo so che è una cosa impossibile, ma accadde.
Potter però non doveva, chiaramente, sapere che anche tu eri
figlio di Lily, così Lucius stregò sua moglie e
le…modificò la memoria…” qui
Piton si interruppe, vide che i pugni di Draco si erano serrati e che
gli occhi si erano chiusi per impedire alle lacrime di scendere copiose
lungo il viso, tremava.
“Mi dispiace ragazzo ma…
“Non ho bisogno della sua compassione!” si
alzò di scatto dalla sedia e girò le spalle al
professore, ma non riuscì a soffocare un singhiozzo
più forte degli altri “così
è vero, mi hanno sempre mentito…fratello di
Potter…” Piton gli portò un bicchiere
di succo di zucca, il ragazzo bevve avidamente e quando finì
si risedette sulla sedia, più calmo.
“Q-quindi, dopo che il Signore Oscuro uccise Lily Potter mio
padre passò dalla parte dei Mangiamorte e si sottomise hai
suoi ordini nonostante non…
“Nonostante non fosse delle sue idee, si, è
così!”
“Come mai lei è al corrente di tutto?”
la domanda spiazzò per un istante Piton che,
deglutì frettolosamente e si bagnò le labbra con
la lingua.
“Per anni io fui un grande amico di tuo padre e lui si fidava
ciecamente di me, mi confidò tutto in un momento di
sconforto, subito dopo la morte di Lily e James Potter”. Il
ragazzo davanti a lui rimase in silenzio, perso nei suoi pensieri,
forse non lo stava più nemmeno ascoltando. Piton rimase
stupito dalla freddezza di quel giovane, si aspettava pianti e scenate
isteriche, del resto sarebbero state comprensibili. Rimasero in
silenzio per parecchi minuti, fino a quando Draco, con voce flebile e
quasi impercettibile disse:
“Adesso so…”
“Sai cosa?”
“So cosa devo fare!” un sorriso quasi maligno
deformò il viso regolare del ragazzo, si passò
una mano tra i capelli spettinati e abbozzando un inchino
uscì dalla stanza senza proferire parola.
La porta si chiuse e Piton rimase da solo, ma anche lui sapeva cosa
fare, si mise il mantello e silenzioso scivolò fino
all’ufficio del preside Silente. Lui avrebbe saputo cosa fare.
Il ragazzo invece era corso nel suo dormitorio, superato
l’ostacolo Pansy, prese pergamena,penna e inchiostro e
scrisse, ancora inebriato da quell’improvvisa scarica di
allegria.
Padre, state tranquillo, non ho preso sottogamba l’incarico
che il nostro signore mi ha affidato, ne sono molto orgoglioso e sto
dando fondo a tutte le mie energie per portare a termine questa
missione. Fidatevi di me. Non diffidate, il professor Piton mi sta
aiutando molto, molto di più di quanto abbiate fatto voi in
un intera vita. Non stupitevi, conosco tutta la storia e non provo
rancori verso di voi o verso Narcissa, ma ricordatevi, vi voglio bene e
vi tirerò fuori da questa situazione.
Vostro figlio Draco
Rilesse la lettere molte volte temendo di non aver detto tutto, ma
andava bene e così decise di correre fino in guferia e di
inviarla subito. Rimase sulla torretta a seguire quel piccolo puntino
nero con le ali che volava verso nord. Aveva il fiatone,
poggiò la testa sulla ringhiera gelata e si rese conto, con
stupore, di non provare né rimorsi ne sentimenti di rancore
verso i suoi genitori, in fondo avevano cercato di proteggerlo fino
alla fine. Poi gli venne in mente il discorso che aveva fatto a Katy
Elden, che strano, non ci aveva mai fatto caso, ma ripensando a quella
ragazza si rese conto che era diventata molto più bella
durante l’estate. Si era alzata di parecchi centimetri e i
capelli neri sembravano più setosi che mai. Ma la cosa che
l’aveva colpito erano quei due occhioni azzurri contornati da
lunghe ciglia nere come la pece, era come se l’avessero
trapassato. Mentre cercava di rievocare l’immagine della
ragazza qualcosa di spinoso si mosse all’interno del suo
stomaco, una sensazione che non aveva mai provato, avvampò e
vide, riflesso nel ghiaccio degli scalini, che le sue guance avevano
assunto un colorito stranamente rossiccio.
Si scosse e, avvoltosi nel mantello, scese velocemente le scale. Ma che
gli prendeva?