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Autore: GirlWithChakram    26/10/2014    2 recensioni
In una scuola in cui l'originalità ti può rendere popolare, due ragazze, per via di un malinteso, si troveranno a fingere di essere chi non sono... E se tutto ciò portasse alla luce una verità nascosta?
"Santana, se glielo avessero chiesto, avrebbe definito quella giornata come un venerdì uguale a tutti gli altri che aveva vissuto da diciassette anni a quella parte, nella noiosa e monotona città di Lima. Ma avrebbe presto scoperto di sbagliarsi..."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Sam Evans, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO IV: Fake secret boyfriends taste like tots
 
Quando la canzone finì, le due amiche si allontanarono dalla pista da ballo, sempre tenendosi per mano per supportarsi a vicenda. La signora Lopez e il promesso sposo le osservavano da un angolo, ancora con gli occhi sbarrati, scioccati per l’improvvisa rivelazione di Santana.
«E con questo» commentò la latina passando accanto a Quinn «Il nostro accordo non è più valido. Torna a strisciare nel tuo buco, vipera.»
La Fabray non ebbe il coraggio di ribattere, strinse il braccio di Finn e voltò il capo per evitare lo sguardo di fuoco della sorellastra.
«Ti adoro quando fai la dura» mormorò Brittany, poggiandole un bacio sulla guancia. Le luci soffuse della sala bastarono a nascondere il rossore che invase il viso dell’ispanica, colta alla sprovvista da quel piccolo gesto d’affetto.
«Se ti va, credo tu possa venire a dormire da me» continuò la bionda «Immagino che tu non abbia voglia di tornare a casa dopo quanto successo.»
«In effetti non penso di poter sopportare l’aria bigotta che aleggerà d’ora in avanti… Hai ancora il mio pigiama?»
«Il tuo pigiama, il tuo spazzolino, due paia di tuoi jeans, tre tue magliette e ovviamente la tua “soffice Kitty”» ridacchiò Britt.
«Abbassa la voce!» la rimproverò Santana «Qualcuno potrebbe sentire!»
«Che hai ancora la gattina di pezza da cui non ti separavi quando avevi sette anni?»
«È per questo che l’ho lasciata a te, per non cadere più in tentazione!»
«E io ne ho avuto cura» replicò l’altra «Però sente tanto la tua mancanza…»
«Ma smettila!»
Insieme, lasciarono la scuola e approdarono a casa Pierce, dove, accolte da risolini e commenti dei genitori, dopo essersi preparate per la notte, poterono riprendere a parlare indisturbate. San stava abbracciando la sua Kitty, mentre Britt le spazzolava la chioma corvina.
«Adesso cosa farai con Sam?» domandò la latina, continuando ad accarezzare il peluche.
«Ahm...» temporeggiò l’amica.
«Non avrai intenzione di continuare la tua tresca, vero?»
«Ma, Sannie! Io sono innamorata di lui…» piagnucolò.
La mora roteò gli occhi e sbuffò. «E quindi cosa vuoi fare?»
«La cosa più ovvia per riuscire ad averlo come semplice “Brittany”» sentenziò decisa «Lo farò innamorare di me.»
Santana si irrigidì a tal punto da rischiare di decapitare la sventurata Kitty. «Continuerai a vederlo?» chiese, trattenendo a fatica il proprio disappunto.
«Beh, ovvio, ma solo come amico all’inizio» sbadigliò la bionda «Dopotutto lui è convinto che io mi sia tirata indietro a causa tua. E poi, adesso che siamo la coppia più ammirata di sempre, non posso certo lasciarti.»
«Ah, Britt… I tuoi assurdi piani…» disse sconsolata l’altra «Valgono davvero la pena per ottenere ciò che vuoi?»
«Fino ad adesso le cose non sono andate tanto male» fece notare la Pierce, poggiando la spazzola sul comodino e abbandonandosi sul materasso.
«Ma non è questo il punto» obiettò la latina «Ogni volta che tiri fuori un’idea nuova è come se sottolineassi quanto la vita con me sia insoddisfacente. Io sono la tua migliore amica dall’alba dei tempi e vederti cercare giorno dopo giorno il modo di cambiare anche a scapito di te stessa non mi fa certo piacere. Tu sei una persona fantastica e se gli altri non sono in grado di accorgersene è perché sono un branco di pecore modaiole e non vedo l’ora del giorno in cui il suicidio diventerà di tendenza, così ci libereremo di loro. Resteremo solo noi due e potremo passare le giornate a fare quello che veramente ci piace, insieme, come è sempre stato e come sempre vorrei che fosse.»
San prese un profondo respiro prima di continuare. «Perché il mio futuro può esistere solo con te e non riesco ad immaginare di doverti dividere con qualcuno di inetto come Evans che è troppo stupido e non si renderebbe conto di avere a che fare con la perfezione neppure se quella gli si appiccicasse a quelle labbrone enormi come un herpes.»
Fece un’altra pausa, lasciando che il silenzio della notte riempisse il vuoto. «Lui non ti merita. Ecco, l’ho detto. È un donnaiolo con la bocca da trota, buono solo da appendere come trofeo sul camino. Anzi no, non potrei sopportare il suo sguardo da pesce lesso. In conclusione: lascialo perdere e forse, abbandonando questa ossessione per lui, ti renderai conto che c’è chi ti merita veramente.»
Di nuovo silenzio.
«Britt?» domandò riaprendo gli occhi che aveva chiuso pronunciando l’ultima frase «Non hai niente da dire?»
La bionda dormiva profondamente, con il corpo fuori dalle coperte e un braccio abbandonato ad occupare la parte di letto dell’altra.
«Britt» ritentò scuotendola leggermente.
«Che cosa vuoi? Ho sonno» biascicò Brittany.
«Non hai sentito una sola parola di quello che ho detto, vero?»
«Sì invece, dicevi qualcosa sulle trote… Se hai voglia di pesce, domani sera andiamo a mangiare sushi, ok? Ma adesso basta, San, lasciami in pace.»
L’ispanica recuperò una coperta dall’armadio e l’adagiò sul corpo scoperto dell’amica, poi si accomodò al suo fianco, stringendo a sé il vecchio pupazzo.
«Forse è stato meglio così, Kitty, non so neppure perché ho detto tutte quelle cose.»
Nel buio i due occhi neri di bottone incontrarono quelli altrettanto scuri della ragazza.
«E non giudicarmi» riprese Santana «Domani è un altro giorno e ci rifletterò meglio, promesso. Ma non è come pensi. Almeno credo. Almeno spero…»
Con il dubbio radicato nel cuore, anche lei si lasciò andare al dolce abbraccio di Morfeo.
 
La settimana che seguì il ballo di inizio anno fu piuttosto movimentata. Santana litigò a lungo con la madre e con il signor Fabray, arrabbiandosi di più ogni volta che i due facevano un paragone con la “perfetta, diligente e soprattutto normale” Quinn, che dal canto suo gongolava per il tormento della sorellastra.
Le cose presero, invece, una piega positiva per Brittany, che raggiunse livelli insperati di popolarità, ottenne tutta l’attenzione che desiderava e, soprattutto, riuscì a riallacciare una specie di rapporto con Sam, sul piano amichevole. Si sentivano e parlavano spesso, ma lo spettro della latina e della loro presunta relazione aleggiava minaccioso, impedendo qualsiasi ulteriore sviluppo romantico.
Fu a sette giorni esatti dalla loro incoronazione a reginette che le due si trovarono ad affrontare una situazione del tutto inaspettata. Erano sdraiate nel parco del McKinley, intente a far passare le ore buche causate dall’assenza del professore di letteratura.
«Dai, una sola» ribadì Britt, avvicinandosi alla mora.
«No, mi rifiuto» si oppose Santana, incrociando le braccia per sottolineare il proprio dissenso «Basta foto di noi due insieme per accontentare i nostri “ammiratori”! Trova qualcos’altro con cui intasare le loro bacheche di Facebook.»
«Non farti pregare…» tornò all’attacco la bionda, afferrando saldamente i polsi dell’altra per poi inchiodarla con la schiena a terra.
«Cosa stai combinando!?» esclamò San, cercando di liberarsi.
«Non posso giocare con la mia fidanzata in pubblico?» la stuzzicò in risposta l’amica.
«Ecco, io, beh…» balbettò l’ispanica, senza sapere bene cosa aspettarsi.
Brittany distolse per un istante gli occhi celesti da quelli della preda che teneva in trappola, poi all’improvviso si gettò quasi con foga sulla mora e iniziò a baciarla.
La Lopez venne scossa da un milione di brividi e cominciò a sentire la testa farsi più leggera mano a mano che le labbra dell’altra si scontravano con le sue. Avrebbe voluto approfondire quel contatto ma, così com’era cominciato, tanto inaspettatamente finì, non appena Jacob Ben Israel ebbe scattato una foto da prima pagina del loro momento romantico.
Britt gli strizzò l’occhio e tornò a sedersi, fischiettando.
«Non puoi fare così» si lamentò Santana «E tutto per un po’ di gloria in più.»
«Qui ti sbagli, mia cara, l’obiettivo, adesso, è quello di far ingelosire un certo Evans…»
L’ispanica scosse la testa. «Sai benissimo che lui non è capace di essere geloso. Non ne ha bisogno perché non si lega sentimentalmente a nessuna, gli basta passare da un letto all’altro senza lasciarsi coinvolgere. Cosa ti fa credere che con te sia diverso?»
La bionda non sapeva cosa rispondere, quindi fece ciò che le riusciva meglio: distolse l’attenzione di San dalla conversazione, cominciando a lasciare una scia di baci lungo il collo ambrato.
«I paparazzi sono andati via» balbettò la latina «Non c’è motivo per continuare…»
«Lo so, ma non ti piace ricevere queste attenzioni?»
Santana arrossì fino alla punta dei capelli e si sottrasse ai baci. «Sì, ma non dalla mia migliore amica! Insomma, non siamo una coppia per davvero!»
«Non urlare!» la zittì Brittany, osservandosi intorno guardinga. Quando si fu assicurata che nessuno avesse sentito, tornò a parlare: «Penso che ti ci voglia qualcuno che possa soddisfare veramente la tua essenza di romanticona… Qualcuno come un fidanzato segreto! Sì, sarebbe perfetto: io potrei avere Sam e tu avresti il tuo personale principe azzurro.»
La latina fece una smorfia, ma non ebbe modo di ribattere perché Blaine, seguito a ruota dalla fida Tina, sopraggiunse ad interromperle.
«Vostre Maestà!» esultò, passandosi una mano tra la chioma ingellata «Avete sentito la grande notizia?»
Le due si scambiarono un’occhiata confusa e scossero la testa in contemporanea.
«Il preside Figgins, su suggerimento di quella squilibrata della coach Sylvester, ha appena bandito le crocchette di patate dal menu della mensa!»
Ad entrambe per poco non cadde la mandibola dallo stupore.
«E adesso tutto il liceo si sta raccogliendo per protestare, non potete assolutamente mancare!» concluse Anderson, afferrando un braccio di Britt, mentre l’asiatica faceva altrettanto con Santana.
Il quartetto si diresse all’ingresso, dove si era già radunata una folta folla. Il dirigente scolastico, spalleggiato dall’allenatrice dei Cheerios, cercava di mantenere l’ordine, ma la torma di studenti inferociti non sembrava intenzionata a calmarsi.
«Buoni, ragazzi, buoni» ripeteva automaticamente l’uomo, bisbigliando appena nel megafono.
«Oh, insomma» sbottò la donna al suo fianco «Mi dia qua!» E con quelle parole, gli strappò l’aggeggio di mano e prese a gridare come faceva solitamente durante gli allenamenti di cheerleading: «Ormai la decisione è stata presa. Le crocchette sono bandite dal McKinley, per sempre! Ne va della vostra salute e delle finanze della scuola, che non può più permettersi tutto quel malsano olio da frittura. In sostituzione, un nota ditta di preparati biologici ci fornirà sanissimi e gustosi broccoli. Il caso è chiuso. Disperdetevi e tornate in aula!»
Dalla moltitudine si levò il malcontento e un biondo coraggioso ne approfittò per detronizzare i due adulti.
«Popolo del McKinley!» esordì Sam «Lasceremo che ci facciano questo? Cosa ci toglieranno poi? Prima le crocchette, poi sarà la volta della carta igienica e per finire la pausa pranzo! Non lasciamoci mettere i piedi in testa! Occupiamo!»
San osservò basita quello accadde negli istanti seguenti: la sua amica si catapultò accanto ad Evans e cominciò anche lei ad urlare: «Occupiamo!»
A quel grido di ribellione, si scatenò l’inferno. Gli alunni presero a saltare per i corridoi, improvvisando inni contro il sistema e i detentori del potere. I due biondi, capi di rivolta, vennero scortati fino alla mensa, luogo in cui la protesta avrebbe avuto il suo fulcro.
Blaine e Tina seguirono la fiumana di gente, ma l’ispanica, invece, preferì dileguarsi per andare a sbollire la rabbia in santa pace. Andò in biblioteca, rimasta naturalmente vuota, e si accomodò in un angolo per sfogliare un tomo del “Signore degli Anelli”.
«Lettura impegnativa» la sorprese una voce «Una scelta azzardata per una reginetta.»
Lei si voltò, pronta a sputare veleno su quell’insolente, ma trattenne le ingiurie. Davanti a lei c’era un ragazzo che ricordava di aver intravisto qualche volta a lezione. Non era uno molto espansivo e socievole, ma era carino e aveva un sorriso gentile.
«Matt Rutherford» disse il giovanotto porgendole la mano «Immagino che non ti ricordi di me, ma seguiamo calcolo e storia insieme.»
Santana lo scrutò scettica, poi tese la mano a propria volta.
«Mi spiace aver fatto dell’ironia sulla tua lettura, ma Tolkien non è quello che mi aspettavo da Santana Lopez.»
«Si vede che mi conosci poco, allora» commentò lei «Sono molto più nerd di quello che sembro.»
«Lascia che ti metta alla prova» replicò Matt «Valar Morghulis?»
«Valar Dohaeris» rispose sicura «Martin è il mio pane quotidiano» continuò, con un sorriso sprezzante.
«Hm, una ragazza che si interessa di letteratura fantasy… Sei una creatura rara…»
«Meno di quanto pensi» rispose l’ispanica tornando a fissare le pagine.
«Ti spiace se resto qui anche io? Sai com’è, non voglio farmi coinvolgere dalla smania della ribellione.»
«Fai con comodo. È pieno di posti vuoti, come vedi.»
Il ragazzo si accomodò accanto a lei, dopo aver agguantato dal proprio zaino una copia di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice”, che fece riaffiorare il sorriso sulle labbra di San. Avrebbero certamente trovato il modo di passare il tempo.
 
Brittany si mise ad organizzare l’occupazione, che principalmente consisteva nel fare caos, con tutta l’intenzione di approfittare della cosa per passare del tempo con Sam, ma si rese presto conto di non aver considerato un fattore: Mercedes Jones.
La ragazza afroamericana, sopraggiunta in mensa per aiutare, aveva subito calamitato l’attenzione del belloccio, iniziando a preparare cartelli di protesta sui quali troneggiava la scritta: “Tots for life”.
«Lei e Sam hanno avuto una storia qualche mese fa» spiegò Blaine quando la bionda pretese di sapere qualcosa in più sulla nuova arrivata «Erano davvero una bella coppia, ma ormai devi aver capito che tipo è Sam… Allergico all’impegno. Però hanno un’intesa che… Sono certo si trasformerà in qualcosa di più di semplici baci alla fine di oggi.»
La Pierce sentì la bile salirle in gola. Avrebbe escogitato un piano per far sì che tale situazione non si avverasse mai.
«Branco di animali» sbottò Quinn, facendosi largo tra i manifestanti «Che cosa vi prende? Per una volta la scuola fa qualcosa di utile per la nostra salute e voi dichiarate l’anarchia?»
«Stiamo solo facendo valere i nostri diritti» le rispose Mercedes «Se vogliamo riempirci lo stomaco di crocchette dobbiamo poter essere liberi di farlo! Non è la salute il punto, è una questione di libertà! Siamo in America, la patria della libertà! Sei forse una nemica del nostro Paese?»
La Fabray masticò una serie di imprecazioni, poi si dileguò, mimetizzandosi tra le sue colleghe dei Cheerios, intente a cercare di sedare la rivolta in nome della loro allenatrice.
«Abbattiamo il sistema!» iniziò ad inneggiare allora la Jones, alzandosi in piedi su uno dei tavoli.
«Mercedes, quando fai così mi chiedo cosa, tra noi, non abbia funzionato» commentò Evans, esibendo uno dei suoi sorrisi da conquistatore.
Dopo un’altra esaltante sessione di urla di protesta, la folla parve placarsi e l’afroamericana e il biondo si appartarono, sotto lo sguardo di fuoco di Brittany.
«Devo fare qualcosa…» mormorò la Pierce a mezza voce.
«Che cosa avevi in mente? Uno sciopero della fame in stile Gandhi?» si intromise Blaine, senza capire che la ragazza stava parlando a se stessa.
«Come… Io… Che?» balbettò, infatti, senza neppure realizzare cosa le avesse suggerito Anderson.
«Sarebbe un’idea geniale!» squittì Tina «Il nostro rifiuto a mangiare perché non possiamo avere ciò che veramente ci piace!»
La cosa a Britt non parve avere molto senso, ma era l’unica chance per tornare sotto i riflettori e distrarre Sam dal suo ritorno di fiamma.
Così ebbe inizio lo sciopero per le crocchette, che portò tutti i rivoltosi a sedersi sui tavoli della mensa a fissare i piatti vuoti in segno di protesta, mentre a turno diversi individui improvvisavano discorsi da quattro soldi o esibizioni, molte delle quali veramente scadenti.
«Lo senti questo baccano?» domandò Matt, interrompendo la discussione su Hunger Games, che era venuta subito dopo quella di Harry Potter.
«Sembra provenire dalla mensa…» osservò Santana «Forse dovrei andare a controllare.»
«Ah, già» si rabbuiò lui «La tua ragazza mi sembrava piuttosto presa da questa storia.»
«Sì» replicò la latina a denti stretti «Tiene molto a far colpo su certe persone… Cioè» si corresse, rendendosi conto si aver rischiato di scoprirsi «Tiene molto al morale dei suoi compagni e perdere le crocchette non farebbe altro che far piombare ufficialmente il McKinley nel caos.»
«Si vede che ha uno spirito molto altruista.»
«Oh, ed è solo una delle sue molte qualità» disse lei, lasciando che un lieve sorriso le spuntasse sulle labbra al pensiero di Brittany.
Gli occhi di Rutherford si intristirono. «Mi sento uno stupido…»
«E perché?» chiese San.
«Perché ho passato l’ultimo anno a cercare di farmi notare da te e sono riuscito ad avvicinarti solo adesso che hai pubblicamente rivelato di essere lesbica. Solo un idiota totale continuerebbe a sperare in un possibile futuro per noi due.»
La latina spalancò la bocca. Nella sua mente si impose la possibilità di togliersi dalla testa l’amica, dedicandosi al potenziale fidanzato segreto e tutto le sembrò più reale quando le labbra di Matt si avvicinarono pericolosamente alle sue.
Quando i loro visi furono ad un soffio di distanza, lei, però, si tirò indietro. «Mi dispiace… Io non posso farle questo.»
Raccattò velocemente i propri averi e corse in mensa. Aveva bisogno di rivedere Britt, di parlarle, di confrontarsi per capire la causa del blocco che l’aveva fatta fuggire dallo sventurato nerd.
Arrivò nella sala pasti, immersa nella dolce melodia proveniente da una chitarra.
Facendosi largo tra la folla con gomitate e spintoni, riuscì a raggiungere la fonte della musica: Sam Evans, con la propria chitarra a tracolla che si preparava a cantare “Somethin’ stupid” di Frank Sinatra. Ciò che però fece saltare i nervi a Santana fu vedere chi avrebbe duettato con “Bocca di Trota”: Brittany, la sua Brittany, che si era sempre rifiutata persino di partecipare al “Canta Tu Disney” che veniva organizzato dalla famiglia Pierce ad ogni Ringraziamento.
Quando i biondi iniziarono a duettare, l’ispanica rischiò di perdere le staffe e fare una scenata, così, onde evitare inutili umiliazioni e il rischio di lasciarsi scappare un commento acido di troppo, prese e corse via.
Blaine cercò di fermarla. Il ragazzo aveva intuito che ci fosse tensione e gli sguardi che si lanciavano i due artisti non potevano essere sfuggiti alla Lopez. Da vero amico gay, avrebbe fatto di tutto per aprire gli occhi di Santana sulla chimica che, palesemente, c’era tra la bionda reginetta del ballo e il re spezza-cuori.
«Adesso basta!» irruppe la Sylvester, spalleggiata da un paio di cheerleader «Avete vinto.»
Il resto delle atlete portò avanti decine di vassoi ricolmi di prelibate crocchette su cui tutti i presenti si avventarono con foga, dimentichi dello sciopero che tanto eroicamente avevano condotto.
Britt fu contrariata per l’improvvisa interruzione. Non le importava minimamente che la loro protesta avesse avuto successo, lei voleva solamente trovare il modo di tornare a far colpo su Sam. Per tale ragione, quando lo vide sgattaiolare dalla porta sul retro, lo seguì di nascosto.
Venne, però, bloccata da Santana che l’aspettava al varco.
«Ero certa che lo avresti seguito» sibilò.
«San, lasciami passare, per favore» disse la bionda, cercando di aggirare l’ostacolo.
«No, stammi a sentire» continuò l’altra, ignorando la supplica «Hai sempre detto che esibirti in pubblico è qualcosa che non avresti mai fatto perché l’idea di cantare davanti a qualcuno che non sia il tuo riflesso nello specchio ti terrorizza più dell’idea che decidano di fare un quinto libro di “Twilight”. Eppure, non appena Mr Labbra di Triglia ha tirato fuori il suo mandolino troppo cresciuto per strimpellare, tu non hai esitato a metterti in mostra. Non sei più la ragazza che conoscevo…»
La latina sarebbe andata avanti con l’invettiva, ma Brittany, decisa a pedinare l’oggetto dei propri desideri, la scansò e se la lasciò alle spalle senza dire una parola.
 
Un’auto di lusso si trovava parcheggiata vicino alla palestra. Accanto alla vettura c’erano il preside Figgins, che si sperticava in quelle che parevano scuse, e una donna alta e dal cipiglio severo. Era giovane e bella, senza dubbio, e sembrava avere il coltello dalla parte del manico con il dirigente scolastico.
«Ci dispiace infinitamente, noi abbiamo provato…» biascicò l’uomo.
«Ma avete fallito!» lo aggredì lei «Avevamo un accordo e dato che voi non avete rispettato la vostra parte, la nostra compagnia ritirerà i fondi stanziati.»
Sam, quando il preside, con la coda tra le gambe, se ne fu andato, si avvicinò alla donna e la squadrò.
«Che aspetti?» domandò lei «Sali, forza.»
La Pierce sentì il proprio cuore andare in frantumi. Quella donna era chiaramente la rappresentante della catena di verdure biologiche che avrebbero sostituito le benedette crocchette e Sam, il suo Sam, le aveva ubbidito come un cagnolino e l’aveva seguita con la chiara intenzione di portare avanti l’incontro in una sede più appartata e intima. Come se non bastasse, il bel musicista aveva non solo tradito lei, ma tutta la scuola e gli ideali che tanto coraggiosamente avevano difeso insieme.
Allora si voltò, decisa a correre indietro per cercare conforto tra le braccia di Santana, ma l’ispanica non era dove l’aveva lasciata.
«Che cosa ho fatto?» si rimproverò, realizzando, troppo tardi, di aver probabilmente ferito in modo irreparabile colei che mai, nel momento del bisogno, l’avrebbe abbandonata.
 
«Ehi!»
«Cosa vuoi, Matt?» domandò San, intenzionata a rimanere sola. Era tornata in biblioteca, nella speranza che a nessuno venisse in mente di fare una ricerca all’ultimo momento, dato che ormai l’orario di fine delle lezioni era vicino.
«Volevo solo portarti queste» rispose il ragazzo, porgendole un sacchetto di crocchette, dopo essersene cacciato una manciata in bocca.
Santana afferrò gli unti spuntini controvoglia.
«Qualcosa non va? Ti va di parlarne?» chiese il ragazzo, intuendo che qualcosa turbava la latina.
Lei decise di fare qualcosa di assolutamente istintivo. Non aspettò neppure che Rutherford avesse deglutito il pastoso boccone e premette con forza le proprie labbra contro le sue.
Matt, spiazzato, rimase immobile.
La Lopez si staccò scuotendo la testa, conscia di aver commesso un terribile sbaglio. «Scusami, non avrei dovuto farlo» disse in un soffio «È meglio che vada…» E con quelle parole si dileguò, più confusa di prima.
Quella sera, comodamente stravaccata sul proprio letto, intenta a riflettere sugli eventi delle ultime ore, ricevette un’inaspettata telefonata.
«Cosa vuoi, Blaine?» ringhiò nell’apparecchio.
«Sono davanti casa tua, fammi salire» rispose il giovane dall’altra parte.
Sbuffando, Santana scese fino all’ingresso, evitando accuratamente la madre e i Fabray, con cui ormai non aveva più alcuna interazione se non ai pasti, e aprì la porta ad Anderson.
«C’è una cosa di cui dobbiamo parlare» la investì, una volta che furono al sicuro in camera di lei «Riguarda la tua ragazza e il mio migliore amico.» Blaine fece un profondo respiro prima di riprendere: «Tra loro c’è qualcosa.»
«Oh, no. Ti stai sbagliando» si oppose lei in tono piatto, incapace di sembrare convincente «Brittany non potrebbe mai…»
Anderson la squadrò severo e lei sospirò: «Sì, hai ragione.»
«Aspetta un attimo, quindi tu sapevi che a lei interessano anche i maschi?»
«Avevo i miei sospetti…» sbuffò, tornando a sdraiarsi sul letto da cui era stata strappata.
«Oh, gli ingannevoli bisessuali» commentò il ragazzo, accomodandosi vicino all’amica «Forza, sfogati.»
San si tirò su e si lasciò abbracciare da Anderson, nascondendo la testa nell’incavo del suo collo.
«Ci sono passato anche io, sai? Uscire con uno di loro… Equivale ad andare in gelateria e decidere di prendere un gusto solo mentre il tuo accompagnatore si strafoga servendosi da ogni vaschetta che trova.»
«Non sono sicura di aver capito la tua metafora…»
«In parole povere: uscire con un bisessuale è complicato. Mette in discussione le tue certezze, non sai se ti considera parte di una “fase” o se davvero è interessato ad entrambi i sessi» disse, passandole un braccio sulle spalle.
«Ah…» si disperò lei «Quanto vorrei che lei lo fosse.»
«Fidati» intervenne l’altro «Lo è. Non puoi non aver notato i loro sguardi.»
«No, tu non capisci…» replicò la Lopez «C’è una cosa che devi sapere, ma voglio la tua parola di Gay Scout che manterrai il segreto.»
Lui levò tre dita nel gesto di suggellare la promessa.
«Ahm… Brittany ed io abbiamo finto…» lasciò una pausa drammatica «Di essere lesbiche…»
Blaine spalancò occhi e bocca, ma San non aveva finito: «Almeno, Britt ha finto. Io non ne sono più tanto sicura…»
«Raccontami tutto» sospirò lui, intuendo la serietà del discorso, pronto a confortare e supportare l’amica.
Dopo che l’intera storia, compreso il bacio con Matt, venne allo scoperto, Anderson si sentì in colpa per aver dato il via all’inarrestabile catena di fraintendimenti che aveva portato a ciò, ma aveva una domanda che gli premeva sulla punta della lingua e non potè fare a meno di esternarla: «E allora che cosa hai concluso da quanto accaduto oggi?»
Santana riflettè un istante. «Che i finti ragazzi segreti hanno il gusto di crocchette.»

NdA: Ben ritrovati cari lettori, taglierò qualsiasi giro di parole passando direttamente ai miei abituali ringraziamenti: a wislava, WankyHastings, mar2 e Snix 95 per le recensioni, grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/ricordate/seguite e naturalmente grazie a chiunque continui a leggere pazientemente le mie storie. Mi sembra giusto ribadire che non posso garantire la puntualità negli aggiornamenti, ma farò del mio meglio per non far passare troppo tempo tra un capitolo e l'altro. Ed ora mi congedo, nella speranza di ritrovarvi la prossima volta. Un saluto.

 
   
 
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