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Autore: elasticmind    26/10/2014    5 recensioni
Emma ed Harry non si conoscono, meglio ancora, entrambi ignorano l'esistenza dell'altro e magari se fossero stati loro a scegliere il proprio destino non si sarebbero mai incontrati. Perché va bene così.
Ma Harry è una persona famosa ed Emma il rifugio perfetto e il destino non è mai come ce lo aspettiamo. Un po' come il mito dell'androgino, pur non sapendolo, Emma ed Harry non avevano fatto altro che cercarsi. Harry la cercava, Emma l'aspettava.
Insieme avrebbero cominciato a "bastarsi".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le 7:06 p.m e Emma sentiva di stare per fare la più grossa stronzata della sua vita.
Quella mattina era andata al negozio di dischi infondo alla strada e aveva comprato tutti gli album degli One Direction. Chiusa in libreria, li aveva ascoltati tutti, uno ad uno.
Aveva sorriso ogni volta che a cantare era Harry, mentre nella sua testa pensava che, ora come ora, avrebbe potuto riconoscere quella voce ovunque. Aveva poi guardato tutti i loro video clip.
Aveva desiderato sentire nuovamente le mani di lui sulla sua schiena nuda, le sue labbra che gli sfioravano il collo e il suo profumo a mandarla fuori di testa. Più lo guardava e più sentiva un bisogno vitale di averlo lì. Voleva sentirlo nuovamente fin dentro le ossa, fino a dimenticarsi di se stessa, fino a sentirsi parte integrante di Harry Styles. E tutto questo non era normale.
Aveva capito che Harry le mancava troppo.
Allora aveva preso la prima giacca che aveva trovato, le chiavi di casa ed era corsa via.
Sotto la pioggia. Continuava a correre, senza un ombrello, urtando la gente, scusandosi, riprendendo fiato a tratti, dimenticandosi ad altri come fosse respirare, perché in fondo senza Harry lei era stata in una sorta di apnea, senza respiro.
Con l’aria che nuovamente le tornava in circolo nel sangue, che sentiva per la prima volta dopo tanto tempo, riaffluire al cervello e col cuore che batteva all’impazzata, Emma correva vero la sua unica direzione.

I ragazzi quella sera avevano convinto Harry ad uscire, per prendere del cibo da asporto. Riluttante aveva indossato il suo giubbotto, si era passato una mano per i capelli, ormai fin troppo lunghi, e aveva seguito i suoi tre amici fuori dalla porta.
Louis era rimasto in casa ad apparecchiare. E quando una decina di minuti dopo aveva sentito il campanello suonare, non si sarebbe mai aspettato di trovarsela davanti.

“Harry è in casa?”

Emma, completamente zuppa d’acqua, con le guance arrossate e il fiato corto, era davanti la sua porta e cercava Harry. Il maglioncino era attaccato alla pelle così come i jeans e mettevano in evidenza le curve che Emma sembrava avere tutte al posto giusto, abbondanti, ma al posto giusto. I capelli le scivolavano sul viso e aveva gocce d’acqua impigliate nelle ciglia. Un sorriso gli spuntò sulle labbra mentre una nuova consapevolezza si faceva strada nella sua testa. Harry sarebbe stato felice di rivederla.

“No, ma sta per tornare. Entra pure. Sei Emma giusto?”

Louis l’aveva lasciata passare. Emma era entrata in quella casa e come un pugno in pieno stomaco gli erano tornati alla mente tutti i ricordi suoi e di Harry e soprattutto le immagini di quella mattina, ma non si sarebbe voltata indietro. Non questa volta. Harry le aveva mentito, ma gli doveva parlare. Aveva bisogno di parlare con lui.

“Io sono Louis.”

Emma aveva stretto la mano di Louis ed avrebbe voluto anche dirgli che ormai lo conosceva perché aveva letto di lui su parecchi giornali. Louis era un bel ragazzo, le piacevano i suoi occhi. Sembrava che sorridessero sempre. La stretta della sua mano era stata confortante e la sua presa solida le stava chiedendo di restare.

“Siediti. Harry tornerà a momenti – ma Emma esitava e poi Louis capì il perché. Fradicia com’era avrebbe bagnato tutto. O meglio stava già bagnando il pavimento – hai ragione scusami. Hai assolutamente bisogno di cambiarti. Là c’è la camera di Harry. Va pure, a lui non dispiacerà”

Emma si scusò con Louis e si avviò verso la stanza in cui per l’ultima volta era stata felice con Harry. Seguì sicura la direzione che la sua memoria le stava indicando. Quando aprì la porta si accorse di come nulla fosse cambiato. Sembrava tutto così uguale a quella mattina.
Le lenzuola arruffate, i vestiti ai piedi del letto e il profumo di Harry ovunque.
Non voleva restare troppo, soprattutto non voleva che Harry tornasse e la trovasse in camera sua. Non sapeva cosa poteva effettivamente aspettarsi. Aprì l’armadio e notò che con piacere che Harry aveva conservato i suoi vestiti. Quelli della notte di Natale.
Si spogliò velocemente e tanto velocemente si rivestì e con i capelli ancora zuppi raggiunse Louis dove lo aveva lasciato.

“Hai trovato qualcosa della tua misura vedo”
“Io… in realtà… non è la prima volta che… si insomma…”
“Ehi ehi Emma calma. Scherzavo. Ora siediti. Mi mette soggezione vederti in piedi.”

Emma si sedette proprio dove si era seduta l’ultima volta, solo che accanto a lei c’era Harry.

“Allora… Emma… ti ho già detto che Harry sta per tornare?”

Erano entrambi in evidente imbarazzo e per la prima volta Louis non riusciva a trovare le parole giuste. Quella di Emma ed Harry era un situazione molto delicata. E Louis non sapeva perché Emma era lì, che intenzioni avesse e soprattutto come Harry avrebbe reagito alla sua vista. Ma di una cosa era sicuro: non voleva che Emma andasse via. Harry in quei mesi aveva sofferto molto, aveva rinchiuso la sua anima in una gabbia, era stato lì ad accusarsi e a ripetersi di aver sciupato l’amore della sua vita, con la dannata consapevolezza di non poter tornare indietro.
Guardando Emma con le mani tremanti e gli occhi lucidi, Louis non riusciva a sentirsi più così sicuro riguardo la reazione di Harry, era stato troppo male per divenire così scontato.

Non dovette aspettare molto perché la porta di casa si aprì e un Niall tutto contento entrò saltellando con due buste di cartone.

“Louis non puoi capire quant..” le parole gli restarono in bocca quando si accorse che non era solo, che accanto a Louis c’era qualcun altro.
Subito dopo Liam e Zayn ebbero la stessa reazione di sorpresa. I loro occhi si dilatarono ed Emma si sentì così fuori luogo da impazzire. I capelli ancora bagnati gocciolavano sul suo maglioncino e pensò che forse stava sbagliando tutto. Davanti ai loro occhi, accanto a quella loro perfezione da star, Emma si sentiva così piccola ed inadeguata e sentiva addosso già la pesante sconfitta di essere rimandata indietro. Perché i suoi occhi e le sue mani, lo sentiva, non erano degne di Harry. Harry con i suoi occhi grandi, Harry con le sue fossette, Harry che l’aveva amata, Harry che le aveva mentito.
Quando Harry varcò la porta di casa, con le chiavi dell’auto ancora tra le mani, trovò i suoi amici tutti ancora in piedi e con gli occhi fissi verso un punto del salotto coperto alla sua vista.

“Harry hai visite” furono le parole che Zayn pronunciò appena sentì i suoi passi che si avvicinavano verso il punto d’interesse di tutti.
Quando giunse al fianco di Niall, Harry vide quello che non si sarebbe mai aspettato. E pensò che fosse un sogno, che stesse avendo una visone. Ma Emma era lì. Lei era lì. Davanti ai suoi occhi. Emma, la sua Emma, era in casa sua. E non potè fare a meno di fissarla, di ammirarla, di consumare con lo sguardo tutti quei particolari che gli erano mancati. E quando passò in rassegna i suoi occhi, lo sguardo che lei gli rivolse era carico di emozioni, un po’ come quello di Harry stesso. Si stavano parlando con gli occhi, e si stavano dicendo tanto.

“Che ne dite di metterci a tavola. Sto morendo dalla fame.”
Niall aveva rotto quel silenzio alquanto imbarazzante, almeno per loro spettatori, e tutti si erano avviati verso la cucina. Tutti tranne loro due.

“Harry io ho bisogno di parlarti.”

Risentire la sua voce fu per Harry come un toccasana. Riaverla lì era uno dei regali più belli che avesse mai potuto desiderare. Lo aveva sperato e sognato così tante volte che gli sembrava impossibile. Harry semplicemente annuì e la portò verso la sua stanza. Emma lo seguì in silenzio col cuore che andava a mille.
Avrebbe voluto saltargli al collo appena era entrato. Era cambiato in quei sette mesi, lo aveva già notato da alcune foto viste sui giornali. Aveva i capelli lunghi, molto più lunghi dell’ultima volta e il viso scavato dalla stanchezza. Gli occhi non avevano perso la lucentezza che li contraddistinguevano e Emma non riusciva a non pensare a quanto sarebbe stato bello perdersi di nuovo in quel mare verde.
Per la seconda volta quella sera entrava nella stanza di Harry, la stanza in cui per la prima volta lo aveva sentito completamente suo, in cui per la prima volta si era sentita di appartenere a qualcuno.
Si guardarono nuovamente negli occhi.
Si fissarono per un momento interminabile, sperando di poter dire tutto restando in silenzio.
Quando Emma aprì bocca, il suono che uscii dalle sue labbra fu flebile, quasi un sussurro. Pur essendosi ripromessa di essere forte e decisa, non ce l’aveva fatta. Aveva mostrato tutta la sua insicurezza e quelle parole farfugliate tra i propri respiri ne erano la prova.

“Harry ho bisogno di sapere una cosa. Quella notte, quella mattina, quando mi hai detto di amarmi mi hai mentito?”
“No. Io ti amo.” La risposta di Harry fu decisa ed arrivò senza alcuna esitazione. Lui continuava ad amarla. E ci credeva. Ora guardando i suoi occhi ci credeva. Pensava che fosse possibile, anzi era certa che fosse possibile, che Harry Styles potesse amare lei. E in un attimo tutto il dolore delle sue menzogne fu completamente cancellato, come se non ci fossero mai state lacrime, perché non si vive nel passato. E Emma aveva bisogno di vivere, vivere ora, soprattutto vivere con Harry al suo fianco.

“Sai come si dice, che quando il cuore mente il dolore dice la verità. E la mia verità è che ho sbagliato ad aspettare così a lungo, perché anche io ti amo e sono…”
“No, è stata solo colpa mia. Ascolta io volevo dirtelo. Io volevo dirti il perché del mio strano abbigliamento, perché non eravamo ancora usciti insieme. Io volevo dirtelo, ma poi quella sera mi hai baciato e lo sai quanto io ti desiderassi. Tutto si è fatto più complicato però...”

Emma non permise ad Harry di continuare perché le sue labbra si erano incollate a quelle del ragazzo. Per troppo tempo aveva aspettato quel momento. Per troppo tempo entrambi lo avevano desiderato. Ad un primo impatto Harry ne fu stupito perché non se lo sarebbe mai aspettato, non certo da lei. Finalmente Harry risentiva il suo respiro su di lui e le baciava le labbra, il viso. Le circondava con le mani il volto, la vita, ogni pezzo di lei. Perché le era mancata così tanto. E le sembrava così magico che lei fosse di nuovo lì, che l’avesse perdonato. Si gettarono sul letto. Le mani sempre più esigenti. I respiri che si confondevano. Si sentivano completi ora. Nelle braccia l’uno dell’altra erano completi. Emma sentiva il cuore consumarsi. Quel suo cuore che aveva donato ad Harry mesi prima, lo sentiva consumarsi a suon di baci, tocchi. E non le faceva male. La faceva sentire dannatamente bene. Harry invece non riusciva a non pensare ad altro che a lei. Tra le sue braccia ancora. Alla sua pelle a contatto con la sua. Sarebbe potuto scoppiare anche il mondo intero, ma lì c’erano solo loro. Harry non avrebbe lasciato quella stanza, quel letto per nulla al mondo. E poco importava che a due stanze di distanza c’erano i ragazzi a cenare, lì c’erano solo loro e il loro amore.
Quella sera furono una cosa sola così tante volte da sentire male. Si erano detti ti amo così tante volte da non ricordare altro.
Quella notte si sentirono come i conquistatori del mondo.
Quella notte tutto gli apparteneva.
Il tutto di Harry era Emma. Il tutto di Emma era Harry.
Si amavano.
Si bastavano.
E tutto aveva senso.
Di nuovo.

Nell’altra stanza, invece, i ragazzi stavano festeggiando l’avvenuta riconciliazione.

“Sapevo che sarebbe tornata” esclamò Niall con un pezzo di pizza ancora tra i denti.
“Spero che stavolta Harry non rimandi tutto a puttane. Si amano. Deve farsi bastare questo.”
Zayn non era proprio quella che poteva essere definita una persona ottimista, lui amava definirsi un “realista” e forse in parte un po’ lo era, ma i ragazzi preferivano comunque chiamarlo “iettatore”.
Il problema era che Zayn ci vedeva lungo e tutte le volte che prospettava qualcosa, questa di colpo accadeva.
Aveva messo in guardia Harry, lui non aveva seguito il suo consiglio e aveva passato sette mesi di merda. Ora però se la rideva tra sé e sé perché sapeva che Harry non avrebbe commesso più lo stesso errore, che non ci sarebbe stato bisogno di avvertirlo. I suoi consigli questa volta non sarebbero serviti.
Niall, invece, era semplicemente felice. Voleva molto bene ad Harry, erano amici, lui gli era stato vicino quando non si era sentito abbastanza.
In realtà Harry era sempre stato vicino a tutti, perché per quanto fosse egocentrico e esibizionista, era anche la persona più generosa che avesse mai conosciuto. O almeno lo era con le persone a cui voleva bene.
Per quanto un po’ tutti faticassero ad ammetterlo, Harry era l’anima del gruppo.
Certo Liam era quello che li metteva in riga, Louis li faceva divertire, Zayn dispensava consigli a destra e a manca, ma Harry era quello che li teneva uniti. Perché faceva un po’ tutto.
Harry aveva i suoi limiti, era bravo a dire basta quando si doveva smettere, ma era anche il compagno di giochi di Louis, il che la dice lunga.
Aveva un consiglio pronto per tutti e poi amava i bambini, sorridere.
Harry era in parte perfetto, peccato che delle volte emergeva quella che era la parte negativa della sua personalità.
Sapeva essere dannatamente egoista.
Con Emma, però, tutto doveva essere diverso, pensò Niall. Loro sapevano ben poco della loro relazione e in sette mesi questa era la seconda volta che rivedevano Emma. Non sapevano come fosse caratterialmente, ma aveva avuto il potere di attrarre Harry. Il potere di cambiarlo. Mai lo avevano visto soffrire per una ragazza, mai. Harry sembrava essere riuscito a mettere la testa a posto. Niall quella sera sperò che quello fosse l’inizio di una bella storia d’amore.

POV Emma

Quella mattina avevo avuto il timore di aprire gli occhi. Avevo paura che fosse tutto solamente un sogno. Quando li aprii, invece, un raggio di sole era entrato nella stanza e la teneva in leggera penombra. I mobili dall’aspetto moderno e anche costoso erano sicuramente un indizio. Quella in cui mi trovavo non era camera mia. Ma la parte più bella di quel risveglio era accoccolata sul mio petto nudo. Una massa di ricci mi solleticava fin sotto al collo. Riuscivo a sentire perfettamente il suo respiro caldo, il suo petto che si abbassava ed alzava ritmicamente, il suo profumo di muschio bianco che mi risaliva su per le narici e la sua pelle incandescente che combaciava con la mia.
Con un gesto del tutto istintivo cominciai a passare le dita tra i suoi capelli morbidi.
Quanto mi era mancato.
Dai capelli passai al suo viso. Con l’indice seguivo i contorni degli zigomi, della bocca, del naso fino a giungere alle ciglia.
Quando avevo rincontrato quegli occhi la sera precedente, tutto aveva avuto di nuovo senso.
Harry era lì per me. Harry mi aveva aspettato. Harry mi aveva amato ancora. E avrebbe continuato a farlo. Avrei voluto bloccare il tempo. Fermarlo e renderlo solo nostro. Un mugolio uscii dalle sue labbra.

“Sei già sveglia?”
“Già.”
“Buongiorno amore – e le sue labbra furono presto sulle mie – Ti amo.”

Quel ti amo sussurrato tra i baci mi faceva perdere il controllo. Quella scena di perfetta intimità mi faceva perdere il controllo. Anzi più che controllo, perdevo la cognizione. La cognizione di tutto. Del tempo, del dove mi trovassi. Ma la cosa non mi importava. Volevo perdere tutto, l’importante era avere lui. Averlo ritrovato.

“Ti amo. Ti amo anch’io” gli sussurrai a fior di labbra, prima che ci perdessimo ognuno di nuovo nelle braccia dell’altro.
“Non mi piacciono queste ossa sporgenti. Rivoglio i tuoi fianchi tondi”
“E io che pensavo di essere più attraente!”
“Tu sei attraente, ma lo devi essere solo per me. Sono un tipo geloso io!”

Mi venne da sorridere spontaneamente.

“Ma dai, Styles non me n’ero accorta”

Harry non aveva nemmeno lasciato che finissi di parlare che con la bocca si era addentrato sul mio collo, sulla mia pelle. Con le mani stringeva forte i fianchi e le passava possessivo sulle cosce.

“Che fai?”
“Marco il territorio non vedi?” un sorriso spontaneo mi uscii dalle labbra.

Harry era quella dose di serotonina che mancava nella mia vita. Riusciva a rendermi felice con poco. Non ero mai stata un tipo da grandi pretese, ma Harry sembrava capace di soddisfarle tutte. Non sentivo il desiderio d’altro quando ero con lui.
Lui mi bastava.
Bastare.
Non avrei mai pensato che questo verbo potesse assumere un significato così perfetto.
Di solito lo usiamo per indicare una quantità, un certo numero di oggetti che debbono bastare per qualcosa.
Harry era uno soltanto e mi riempiva tutta.
Non al punto da eccedere, ma bastava. Ero completa, non avevo eccessi da dover gettare via. Ogni piccola goccia di Harry era mia.
Ma in tutto questo bastarsi a vicenda, c’era una cosa che andava oltre l’infinito, qualcosa che non poteva essere contenuto in tutti i corpi del mondo, in tutti i cuori d’ogni tempo: il nostro amore.
Se singolarmente eravamo l’uno la metà perfetta dell’altro, insieme eccedevamo, andavamo oltre.
Quando i nostri occhi si incontravano, le nostre mani si sfioravano, io riuscivo a sentire crescere dentro di me l’amore. Ed ero felice. E ogni cosa aveva una visuale diversa e nulla riusciva a farmi paura. Nulla avrebbe potuto spaventarmi se il non averlo più accanto a me.

“Credo che dovrò proprio farti conoscere i ragazzi”
“Ok”
“Davvero solo ok? Emma… io voglio andare avanti con te. E dopo i ragazzi ci sarà mia madre, Gemma e le fans. La mia non è una vita facile, i miei ritmi sono insopportabili e poi ci sono le tourné, i mesi via..”

Così come avevo fatto quella notte posai le mie labbra sulle sue.

“Ok. Harry è ok. È ok la tua vita, è ok tutto quello che dovrò affrontare. Ti amo. L’importante che ci sia tu. E poi credo che anche io abbai qualcuno che voglia proprio conoscerti.”
“Andrea?” la sua domanda riuscii a lasciarmi completamente sbigottita.
“Harry, ci siamo appena ritrovati e tu pensi che io voglia presentarti Andrea? Stavo parlando di Sarah!”
“Beh se è Sarah la conoscerò volentieri, e anche Niall credo.”
“Ha il ragazzo. Quindi giù le manacce.”
“Le mie possono continuare a stare tra le tue?” mi sussurrò quelle parole, quasi soffiandole tra le labbra.

Harry riusciva a stupirmi attimo dopo attimo. Congiunsi il mio palmo con il suo. La mia piccola mano aderiva perfettamente, nella sua manona. Le mani di Harry erano forse anche più belle dei suoi occhi. Erano lunghe e affusolate. Le ossa erano sporgenti e la pelle di un rosato/ambrato faceva risaltare le piccole vene che partivano dal polso in su. E poi erano calde ed accoglienti proprio come lui. Intrecciai piano le mie dita con le sue.

“Per sempre. Possono restarci per sempre.”

Mi accoccolai tra le sue braccia e pensai che per sempre era il nostro tempo, non c’era passato né presente né futuro c’era solo il nostro per sempre.


Angolo autore

E siamo alla fine! Questo capitolo ha avuto un gestazione fin troppo lunga. L'ho scritto e riscritto milioni di volte, volevo cercare di darvi la perfezione, di dare ad Emma ed Harry le parole che meritavano, ma purtroppo non credo di essereci riuscita.
Mi dispiace abbandonare la storia, mi dispiace abbandonare Emma che mano a mano stava crescendo sempre di più, ma allungare il brodo penso che sarebbe stato fin troppo controproducente.
Non vedo l'ora di leggere le vostre reazioni, se vi aspettavate un finale del genere o se volevate qualcosa di diverso. Inoltre volevo sapere se l'idea di un sequel possa essere gradita o se è meglio lasciare le cose così.
Sto comunque progettando altre storie e se vi va di leggere tenetevi aggiornate sul mio profilo autore oppure basta dirmelo e appena pubblicherò qualcosa di nuovo vi farò sapere io stessa.
è stato un vero piacere conoscervi.
Grazie mille di tutto.
V
  
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