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Autore: BecauseOfMusic_    27/10/2014    1 recensioni
Elisa ha fatto domanda per un corso trimestrale di canto in una rinomata scuola americana durante l'estate, aspetta la telefonata che le confermi che è stata accettata, invece viene contatta dal manager di un famosissimo gruppo musicale, che le propone un lavoro da corista per il tour estivo.
Quando arriva in america con il suo ragazzo tutto sembra perfetto, fino all'incontro con le star, con Joe Jonas in particolare...
Può bastare un'estate per farle cambiare idea sull'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche quest'oggi sono puntuale!! *applausi*
Dato che sono una persona molto cattiva vi avevo lasciato in sospeso sulla porta del locale con Joe ed Elisa: cosa succederà?
Vi avviso: forse alla fine di questo capitolo mi odierete ancora di più, ma a me piace farvi soffrire, con tanto amore s'intende.
Ricordo come sempre che le recensioni sono graditissime: positive  e negative, come dico sempre si può migliorare.

Un beso grande :*
                                               BecauseOfMusic_





Seduto ad uno dei tavoli, assieme ad un'altra ragazza c'era Paul.
 Non si accorse della mia presenza: la baciò una volta, un'altra e poi ancora e ancora.
Sentii le mie gambe farsi molli e desiderai essere inghiottita dalla terra; Joe, al mio fianco, capì immediatamente che se non mi avesse fermata Paul sarebbe morto nel giro di qualche istante.
Mi afferrò il polso e lo strinse piano:
-Elisa, usciamo, possiamo andare da un'altra parte. Non dobbiamo per forza stare qui...-
Respirai a fondo e lo guardai, con la mente terribilmente lucida:
-Devo solo capire da quanto va avanti così, poi ce ne andiamo: lo prometto.-
Mi lasciò libera, esitante, e rimase vicino per trascinarmi via in caso di emergenza; mi avvicinai al tavolo con il sorriso più gentile che riuscii a trovare e dissi con fare amabile:
-Paul, ma che sorpresa trovarti qui.- lui alzò lo sguardo e diventò di un bianco quasi cadaverico.
Sentii che stavo digrignando i denti dalla rabbia, cominciai ad urlare in italiano:
-Razza di schifoso ipocrita! Sei tu il bugiardo, sei tu quello che mentiva! Non avrei dovuto fidarmi di te, avrei dovuto seguirti e vedere dove andavi, invece come una stupida mi sono fatta abbindolare dalle tue bugie e dai tuoi regali!- Improvvisamente era calato il silenzio nella stanza: la ragazza al suo fianco, una brunetta con le tette completamente esposte al pubblico, si alzò.
Non credevo che avesse capito una sola parola del mio discorso, invece scoprii che era italiana, come noi.
Mi disse con molta tranquillità:
-Credo che tu abbia confuso due persone simili tesoro: lui é il mio ragazzo Paul, italiano, ed è qui per lavorare e imparare la lingua.-
Risi sguaiatamente, ero fuori di me:
-Prima di tutto tesoro lo dici a tua sorella, secondo questo grand’uomo ti ha mentito, esattamente come ha fatto con me:  lui è anche il mio ragazzo italiano, Paul, che mi ha accompagnata qui perché io dovevo lavorare, e lui avrebbe dovuto essere di supporto!-
Lei si sporse in avanti, con aria di sfida:
-Stiamo insieme da un anno noi: non so chi tu sia, ma mi stai rovinando la serata di festeggiamento.-
 
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso: ecco chi era la ragazza con cui diceva di essersi preso una pausa da me qualche tempo prima, la ragazza con cui faceva tutte quelle telefonate che io pensavo fossero con sua madre, era sua la responsabilità del naufragio della nostra relazione.
Afferrai il bicchiere pieno di succo d'arancia sul tavolo e glielo gettai in faccia:
-Oh, ma allora felice anniversario cara! Noi stavamo insieme da due anni, ma sono sicura che con te andrà meglio. Vi auguro tanta felicità!-
Prima che perdessi di nuovo il controllo mi affrettai ad uscire dal locale, con Joe alle calcagna, poi entrai nell'auto e la chiusi dall'interno lasciandomi andare ad un magnifico e liberatorio pianto.

-Apri la macchina Elisa! Subito!-
 Joe era furioso, continuava a pestare le mani sul finestrino; mi guardai nello specchietto retrovisore: avevo tutto il trucco colato, il naso arrossato e gli occhi gonfi.
Non potevo ancora credere a quello che era successo: stavo con Paul da due anni, gli avevo confidato ogni più piccolo segreto, e anche lui diceva di aver fatto lo stesso, ma a questo punto non credevo più neppure ad una sola parola. Intanto il mio amico riuscì ad aprire la macchina con la chiave di riserva: si sedette al posto di guida e mise in moto l'auto; io non riuscivo più a parlare: non credevo di poter essere stata così stupida.
Come potevo non essermi accorta di tutti quei segnali?
Compresi che probabilmente era perché credevo ancora di poter rimettere insieme i cocci del nostro fidanzamento, e forse lo credeva anche lui all’inizio. Oppure no?
Aveva deciso di dirmi che mi lasciava quella sera? No, probabilmente non me lo avrebbe mai detto, sarebbe andato avanti a mentire per il resto della vita.
Quando Joe si fermò tre ore dopo eravamo nel parcheggio dell'albergo.
-Non hai detto una sola parola per tre ore di fila.- puntualizzò -è un record-
Mi lasciai andare ad una risata isterica e acquosa: -Lo considererò un complimento.-
-Vieni qui.- mi disse.
Mi circondò le spalle, ed io appoggiai la testa sul suo petto.
Mise una mano tra i miei capelli e mi accarezzò la testa, dolcemente, senza aggiungere altro.
-Potrei baciarti in questo momento.- piagnucolai.
-No.- rispose scuotendo la testa -non saresti tu. Ed io voglio te, non un'altra persona.-
Il mio cuore riprese a battere forte: la mia parte più irrazionale voleva disperatamente baciarlo e affogare il dolore in qualunque modo possibile, ma sapevo che non era giusto nei suoi confronti.
Mi strinse a sé più forte.
-Devo tornare in camera e dormire un po', altrimenti domani non avrò la forza necessaria per venire alle prove.- sussurrai.
-Sicura che non vuoi che ti accompagni?-
Annuii.
-Starò bene.-
<< bugia, bugia, bugia >> cantilenò la mia mente.
 
Quando entrai in camera mi accorsi subito che c'era qualcosa di strano: la stanza puzzava di vomito; pensai di aver sbagliato piano, ma allora la chiave non avrebbe aperto la porta, poi Paul uscì dal bagno, asciugandosi gli angoli della bocca con un fazzoletto di carta.
Per terra accanto al letto c’era una cassa di lattine di birra, quasi vuota: mi ero scordata che aveva ancora la chiave.
Rimpiansi di non aver chiesto a Joe di salire con me.
-Cosa vuoi?- lo apostrofai
-Sono venuto qui per....per...sono venuto per chiarire con te.-
Mi venne incontro cercando di non inciampare nei suoi passi.
 In una situazione normale non avrei sottovalutato i suoi attacchi di rabbia, ma non ero in me neppure io:
-Non c'è niente da chiarire Paul, é finita perché tu sei un lurido bastardo che mi ha messo le corna per un anno intero, mentre io tentavo disperatamente di non buttare alle ortiche la nostra relazione.-
-Ma io ti amo tanto.-
-Non é vero, altrimenti non mi avresti tradito.- affermai funerea.
 -Sei tu che mi hai tradito per prima!- urlò spingendomi con violenza contro il muro -tu hai rovinato tutto stronza! Tu, tu e solo tu! Per colpa tua ho perso anche Lucia!-
Ero paralizzata dalla paura: lui era due volte più forte di me, e oltretutto era ubriaco.
-Se vuoi davvero chiarire lo faremo quando sarai sobrio.- dissi cercando di calmarlo.
A quel punto perse le staffe: -IO NON SONO UBRIACO!- gridò lanciandomi sul letto.
Cercò di strapparmi i vestiti di dosso, ed io resistetti come potevo.
Riuscii a divincolarmi e cercai di raggiungere il telefono, ma lui mi afferrò per i capelli e si sedette su di me, impedendomi i movimenti e ricominciò a spogliarmi.
Ero talmente spaventata che non riuscivo neppure a gridare per chiamare aiuto.
Cheesecake si avventò ringhiando contro di lui, e questo non fece che peggiorare le cose: Paul lo scagliò oltre il letto con un calcio e poi se la prese anche con lui.
Io ero debole, e lo sapevo, ma quando cominciò a picchiare il cane mi gettai addosso a lui come una furia e lo allontanai dal povero corpicino inerme. Lui tornò all'attacco ed io feci scudo a Cheesecake con il mio corpo. Paul continuò a tempestarmi la schiena di calci e pugni per circa dieci minuti,rifilandomi i peggiori epiteti che riusciva a ricordare con il cervello annebbiato.
Poi l'alcol fece effetto del tutto e lui crollò addormentato sul tappeto. 
Il mio cagnolino era ancora privo di sensi, ed io non avevo idea del mio stato di salute. Non sapevo chi altro chiamare, così mi allungai fino al telefono e feci l'unico numero che ricordavo ormai a memoria.


zanzaaaaaaaaaan: chi avrà chiamato Elisa? eheh ve lo dirò Lunedì prossimo (io l'avevo detto che sono cattiva).
ancora un bacio grande :*
  
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