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Autore: Foglia 21    28/10/2014    1 recensioni
Può un sentimento superare l'ostacolo dell'odio e del passato? Può un'unione erigersi sulle fondamenta del sospetto e della diffidenza? Può l'orgoglio di due Re inchinarsi per favorire l'amore? Solo il tempo potrà dirlo.
"Fu in quella prigione buia che raggiunse la consapevolezza. Mentre litigavano, aveva visto, nell'attimo in cui gli aveva mostrato il suo vero volto, anche uno squarcio della sua anima. Quell'anima ora la sentiva vicina, lo aveva stregato."
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Legolas, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Vedere i suoi occhi di ghiaccio gli procurava una rabbia profonda, un sentimento forte e primitivo che raramente lo aveva pervaso. Li guardava e si sentiva posseduto, li guardava e non poteva distogliere lo sguardo. Non aveva mai cercato di negare l’odio che provava per lui ma non poteva neanche mentire a se stesso, non più.
Fu in quella prigione buia che raggiunse la consapevolezza. Mentre litigavano, aveva visto, nell’attimo in cui gli aveva mostrato il suo vero volto, anche uno squarcio della sua anima. Quell’anima ora la sentiva vicina, lo aveva stregato.
“Maledetti elfi!”. Thorin borbottò sputando a terra. Doveva trovare un modo per uscire. I minuti scorrevano scaricando sul suo corpo il loro immenso peso, lasciandolo in preda ad una angosciante agonia che lo avrebbe pervaso fino a che non fosse stato libero.
“Sputare sul mio pavimento non ti servirà a granché, faresti meglio a riflettere sulla mia proposta.”
La sua inconfondibile voce, delicata e imperiosa, lo distolse dalle amare riflessioni. Alzò lo sguardo e lo vide al di là della porta, con la lieve luce delle lanterne ad accarezzare quella pelle lattea e delicata. Stava appoggiato alle sbarre e con le mani le stringeva, quasi appoggiandovi la fronte.
“Quale onore…una visita dal Re degli Elfi…”. Il Nano si mosse lentamente verso di lui, fino a che non furono vicinissimi. Poi osservò con stupore l’Elfo mentre si inginocchiava per raggiungere il suo livello.
Ora potevano sentire l’uno il respiro dell’altro, mentre i loro occhi si agganciavano in una presa di fuoco.
Sdegno, sfiducia e tradimento, questo il passato aveva scritto nella loro storia. Poteva nascere un’alleanza da una simile eredità?
“Parlai a tuo nonno, ma non mi ascoltò. Poi non agii per paura, per paura di far soffrire il mio popolo. Sbagliai a tirarmi indietro.” Thranduil pronunciò quelle parole con calma e per la prima volta la boria scomparve dal suo volto per lasciar spazio ad una profonda sofferenza. E l’altro ne fu colpito. Afferrò a sua volta le sbarre, proprio sopra alle sue mani, e si sfiorarono per la prima volta. Un brivido corse lungo le loro schiene, e il fiero nano assaporò un nuovo sconosciuto sentimento. Avrebbe voluto spogliare l’altro di ogni veste, mordere la sua morbida pelle e accarezzare quei capelli splendenti. Avrebbe voluto creare una gemma della sua stessa splendida e fulgida bellezza. Ma non è facile far cadere ogni barriera e dimenticare il passato, perciò si allontanò e si volse verso l’oscurità della cella.
“Se cambi idea fammelo sapere.”
Poi rimase solo.
 
Solo nella sua stanza, il Re si tolse la corona e si liberò del prezioso mantello ricamato, come se quei gesti potessero anche ripulirlo dall’afflizione che provava. Dopo la visita fatta al prigioniero avvertiva in corpo una forte sensazione, una sensazione che non riusciva bene a comprendere. Sentiva una sorta di impazienza che lottava con la razionalità.
Si stese sul letto e strinse le lenzuola sotto di sé, ripensando alla sguardo infuocato di Thorin nel momento in cui erano così vicini. Quegli occhi erano impressi nella sua mente e per nulla al mondo avrebbe voluto cancellare quell’immagine.
Senza rendersene conto crollò in un sonno profondo, chiudendo gli occhi al mondo come raramente capitava agli elfi. Sognò le fiamme del drago e quegli occhi di ghiaccio, terribile presagio di sconvolgimenti futuri.
“Ada…”
Thranduil aprì gli occhi e sorrise al figlio con la dolcezza che solo a lui riservava.
“Ada, cosa turba la tua mente?”. Egli si era steso accanto a lui e lo osservava con preoccupazione. “A cosa si riferiva quell’immonda creatura con le fiamme della guerra?
“Non è ancora il tempo per parlarne Legolas…”
L’altro sospirò, contrariato. “Sei tornato da Scudodiquercia...ha riconsiderato la proposta?”
“Abbi pazienza e lo sapremo”. Intuì che il figlio avrebbe voluto porgli molte altre domande, ma egli si limitò a sistemarsi meglio al suo fianco e ad abbracciarlo. Ricambiò il gesto e così rimasero per parecchie ore, godendo della reciproca presenza e di quei momenti sempre preziosi prima di una tempesta.
 
  
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