Secondo Sigillo-
Lettera dall'Inferno
"Guarda bambina.
Quell'uomo sembra
bellissimo.
Ma nessuno di noi sa
quanto può essere
malvagio dentro un
uomo.
Il Bello si associa
sempre al Buono,
eppure persino gli
insetti sanno
che un fiore è bello solo
se è pericoloso.
Quante persone
invece ignorano che
la
bellezza è l'ornamento dell'essere
E che Venere, fu l'astuta Dea dell'inganno."
Al
mio risveglio mi ritrovai in
una stanza luminosa, protetta da tende bianche e sottili. Sbattei un
paio di volte le palpebre perché la luce mi dava fastidio, e
quando finalmente mi ci abituai mi alzai per vedere l'ora
dall'orologio sul comodino accanto al mio letto. Era ormai l'ora di
pranzo, anzi era molto più tardi. Erano le 14.00.
Scossi la testa e scesi i piedi
dal letto per infilarmi le Converse rosse che indossavo da prima.
Feci un paio di passi in avanti, scostando le tendine che mi
proteggevano da sguardi troppo curiosi. Nella camera c'era uno
specchio e celere mi accinsi a raggiungerlo, per vedere, in quale
stato pietoso era ridotta la mia faccia.
Come immaginai, il mio riflesso
non mi deluse.
I capelli corvini discendevano
appena mossi sulle punte, lunghi fino a quasi sfiorare il petto,
mentre la frangia andava un po' per i fatti suoi. Cercai di
aggiustarla con le mani e mi arrangiai. Non potevo chiedere di meglio
per ora. Sotto gli occhi, altrettanto neri, si evidenziarono 2
pesanti occhiaie, che sfiorai con le dita delicata. Non avevo affatto
un bell'aspetto.
Proprio in quel momento entrò
l'infermiera che dirigeva l'ambulatorio scolastico, che noi
chiamavamo Ironicamente Madame Butterfly per il suo fisico un
po'...robusto.
Avvampai in viso. Ora ricordavo,
una di quelle stupide visioni. Addirittura mi avevano fatto svenire
davanti a così tanta gente. Che figura.
Raccolsi il viso tra le mani,
lamentandomi di quanto fossi stupida, mentre Madame Butterfly rideva
sonoramente.
Io tra il riverito e il perplesso
annuii con il capo.
Girai gli occhi come per
dissentire. Lei mi allontanò offendendosi e ritirandosi in
un
angolino. Solo così riuscii a vedere che alla porta c'erano
anche sua sorella Greta e un nostro compagno di classe che si era
allarmato evidentemente.
Io alzai un sopracciglio.
°°°
Tornammo a casa, tra
una risata e
l'altra, ( naturalmente quelli che ridevano eravamo solo io,Jade e
James visto che Greta non conosceva nemmeno lontanamente il concetto
di risata...) e sapevo già che la mia adorata matrigna,
Hanne,
da tutti i miei amici chiamata simpaticamente Crudelia, per via della
sua pettinatura ambigua e del suo carattere appunto...crudele, mi
aspettava escogitando qualche bella punizione tutta per me.
Davanti ai nostri occhi, si
presentò una grande reggia, dall'intonaco bianco, reclusa in
un vasto recinto in ferro battuto, che si riuniva in un maestoso
cancello di antica fattura. Quella casa fu di mia padre e della mia
famiglia quando, insomma, erano tutti ancora in vita e prima di lui
fu di mio nonno, del mio bisnonno, e così discorrendo fu la
nostra cosa per diverse generazioni. Al cancello mi aspettava il
signor Grey, nostro maggiordomo da prima ancora che io nascessi.
James aggrottò la fronte
nel vedere che eravamo già a casa. < Oh povera cara
Eve. Ti
prego ignora quella vecchia bacucca e vai subito in camera tua. Non
voglio che ti stressi.> disse lui gentilmente rivolgendosi alla
mia matrigna e come al solito io mi intenerii.
< Si la checca ha
ragione...entra in incognito e scappa in camera.>
Annuì
Jade determinata.
Ma io sapevo che dietro la finestra c'era già
la Crudele Crudelia e spiarmi, attendendo l'istante in cui avrei
varcato la porta d'ingresso per rimproverarmi del ritardo, o comunque
di qualche cosa campata per aria che aveva messo su nelle ultime ore
in mia assenza.
Salutai tutti quanti più o
meno sorridente,e li seguii con lo sguardo mentre si allontanavano
verso il tramonto. Era già così tardi?
Mi affiancai al Signor Gray
accennando un saluto con il capo, mentre lui richiudeva le ante del
cancello e mi precedeva lungo il vasto viale fiancheggiato da abeti
invernali.
Mi voltai felina e vidi Hanne
sull'uscio dell'ingresso. Non aveva nemmeno aspettato che fossi
entrata in casa per paralizzarmi con i suoi occhi verdi e vispi, ma
freddi come il tagliente ghiaccio nordico. Rabbuiai.
Non so quale fu la reazione di
lei, visto che entrai in camera così velocemente da non
accorgermi nemmeno di Sue e Lauren che chiacchieravano allegre nel
lungo corridoio. Appena in camera mi buttai sul letto e mi
rannicchiai su me stessa in posizione fetale. Non piangevo, non ne
valeva la pena. Non valeva la pena nemmeno arrabbiarsi ma a volte
sembrava inevitabile. Non era affatto giusto l'atteggiamento che
quella donna assumeva nei miei confronti. Sembravo tanto una piccola
Cenerentola. Solo che io non aspettavo il Principe Azzurro, cosa a
cui non credevo affatto, aspettavo di piantare in asso tutto per non
rivedere mai più nemmeno un loro capello. Ma non sapevo che
in
realtà un Principe Azzurro, era lì da qualche
parte ad
osservarla.
Toc Toc
La porta
rintoccò due
volte ma i maleducati ospiti non aspettarono alcun permesso per
entrare.
< Hei Signorina che razza di
libri ti fai portare dal moccioso della biblioteca?> disse Sue
entrando rapida in camera, con quella sua aria un po' troppo superba.
Aveva lunghi boccoli biondi che le lambivano il collo denudato
dall'ampia scollatura, occhi sottili e verdi proprio come sua madre.
Taglienti.
Io mi voltai stizzita per
mandarla via, ma i miei occhi ricaddero sul libro che aveva tra le
mani. Ancora lui.
Mi allontanai dalla porta di
qualche passo, mentre dalla finestra ancora spalancata, i raggi del
sole morente penetravano egoisticamente le tende grigie che
svolazzavano gioiose verso di me.
Carezzai la copertina del libro
come se qualcosa mi stesse invitando ad aprirlo. Ma io lo avevo
già aperto mille volte, e nulla aveva attirato la mia
attenzione.
Pervasa da un senso di rabbia
istintiva, lanciai il tomo verso la finestra. Ovunque fosse capitato
non mi importava. L'importante era non rivederlo più ne in
camera, ne tra le mie mani. Mi avventai contro le ante della finestra
e le richiusi violentemente, provocando un brusco tonfo. Rimasi ferma
davanti ai suoi vetri, osservando il cielo tremante di nuvole, che
ormai il sole, non colorava più con i suoi toni perversi e
inquietanti. L'artista decadeva mentre la sua tela prediletta, ora,
diventava buia.
Nel riflesso del freddo vetro
riuscii a scorgere la mia immagine.
I miei occhi ferventi d'ira,
bruciavano dalla voglia di vendetta, ma come al solito, qualche
istante dopo, quell'ira scomparve lasciando spazio ad immensa
tristezza e nostalgia.
Il volto dietro la maschera.
Mi allontanai dalla finestra
celandola oltre il semplice tendaggio, forse il più semplice
di tutta quell'immensa casa, e mi preoccupai di riordinare la camera.
Non perché ne avessi voglia, ma semplicemente
perché
quelle innocue azioni, mi distraevano da tutti i miei pensieri.
°°°
Quando mi addormentai,
la luna
aveva già attraversato gran parte del suo immenso giardino,
accompagnata da stelle immote e dormienti e qualche nuvola
biricchina.
I miei sogni come tutto il resto
della mia vita, erano un tormentato aspetto della mia esistenza.
Eve cara sei troppo ostinata. Non ascolti mai...
Il pianto di una bambina echeggiava in sottofondo. Non c'erano volti precisi, non c'era una persona definita. Solo voci lontane.
Ma io volevo prenderti quel fiore mamma. Ti piacciono così tanto gli Iris
....Bambina mia, io ho già l'Iris più bello che una madre possa desiderare...
Davvero? Ma io non l'ho mai visto...
L'immagine sfocata di una donna che abbracciava una bambina e l'alzava verso uno specchio, cominciò a delinearsi, in modo distorto e poco chiaro.
Guarda Eveline è proprio qui davanti a te.
E' uno splendido Iris azzurro, grande e pieno di petali. Ma non tutti riescono ancora a vederlo, perché lui sa nascondersi bene in ognuno di noi, ed inganna la gente con il suo delizioso scudo.
Sa che alla gente comune quella protezione sembrerà deliziosa. Ma arriverà, un giorno, qualcuno che non si fermerà ad osservare lo scudo, ma cercherà oltre di esso. Lo splendido fiore che c'è in ognuno di noi...
La figura nello specchio divenne più nitida.
Era una donna molto giovane dall'aspetto serafico e dal sorriso gentile, con lunghi capelli biondo grano che le carezzavano il viso pallido con ricci poco composti. Stringeva a se una bambina, con un caschetto nero e grandi occhi azzurri, che osservava estasiata quello specchio, cercando ciò che quella donna le suggeriva di rintracciare.
Qualcuno che troverà il mio Iris...
La loro voce divenne un lontano mormorio e anche le loro immagini, pian piano si dissolsero , scomparendo nella foschia.
Nel buio seppure assonnata riuscii a riconoscere qualcosa. Non intesi bene a cosa rimandasse quell'ombra tetra che inghiottiva la poca luce nella mia camera, ma quel cilindro che aveva sulla testa mi sapeva di familiare.
°°°
Quella mattina mi
svegliai con la
fronte impregnata di sudore freddo e la pelle secca sulle guance.
Evidentemente durante la notte qualche lacrima era sfuggita al mio
controllo ed aveva rigato il mio viso.
Capitava, anche troppo spesso.
Mi voltai verso la sveglia e
notai che era ancora presto. Circa le 6. Difatti fuori, il cielo
cominciava a liberarsi dal pesante blu scuro notturno, puntando su un
cobalto molto più genuino. Mi alzai con tutta calma dal mio
letto, e mi diressi svelta verso l'armadio per scegliere, cosa mi
sarei messa quella mattina. Confidai che un paio di jeans e una
maglietta a maniche lunghe fossero più che sufficienti.
Mentre mi dirigevo in bagno
voltai lo sguardo verso la scrivania e non credetti a quanto i miei
occhi mi stavano rivelando.
Quel libro era ancora lì.
Lasciai cadere i vestiti che
stavo per indossare,e mi fiondai sulla scrivania, per afferrarlo ed
osservarlo proprio come se non l'avessi mai visto prima.
Pensai subito ad una gentilezza
di Lauren, la sorellastra più piccola che sicuramente era
meno
acida e più disponibile delle altre due donne di casa. Ma
lei
non era solita uscire in giardino dopo il tramonto, visto che odiava
il buio. Nonostante questa constatazione, non avevo voglia di
declinare la mia ipotesi, e cercai di convincermi che fosse stato
tutto merito suo.
Mi decisi a riportarlo in
biblioteca come facevo sempre e mi affrettai a ripiegare sugli ultimi
preparativi.
Uscii dalla mia stanza forse un
po' troppo rumorosamente e notai che Sue era già sveglia e
gironzolava per il corridoio con i suoi bigodini rosa confetto, tra i
capelli biondo platino. Mi vide e fece spallucce, probabilmente
chiedendosi il motivo di tanta foga. Ma di certo non avrebbe mai
avuto la voglia di chiedermi direttamente qualcosa che riguardasse
esclusivamente me.
Scesi le scale in gran fretta e
cercai di passare inosservata uscendo dalla porta sul retro. Ma
fallii visto che Crudelia era già in piedi come la sua amata
figliola.
Io non ci tenevo granché,
ma avevo fretta di andare quindi annuii e passai per la porta
principale, visto che la mia copertura era saltata.
In gran fretta mi misi a correre
lungo il viale, verso il grande cancello e finalmente raggiunsi la
strada che affrontai con passo celere.
°°°
Nonostante fossero
ancora le
sette del mattino, la strada era già affollata proprio come
se
ci trovassimo nell'ora di punta, le tredici. Non mi meravigliai
molto, la strada della biblioteca era circondata da grandi palazzi,
dove avevano sede diverse agenzie, che aprivano battenti ad orari
poco ragionevoli. Era piuttosto normale un traffico simile a
quell'ora.
Rallentai appena visto che ero
quasi arrivata, cercando di placare l'affanno appena giunto. Ma con
mia grande delusione, notai ,già da lontano, che l'ingresso
era ancora sigillato. Non era ancora aperta. Sbuffai
Effettivamente era prestino. Di
solito la biblioteca non apriva prima delle 8 e difatti cominciai a
chiedermi come mai non me ne fossi ricordata prima.
Beh la foga era troppa. Una
distrazione ammissibile e perdonabile.
Non mi rimase altro da fare se
non riprendere la strada per la scuola, con passo più
tranquillo questa volta.
Se ti va puoi lasciarlo a me quel libro. Lo porterò dentro quando la biblioteca sarà aperta....
Una strana voce,
profonda e cupa,
fermò il mio incedere. Non l'avevo mai sentita prima e a dir
la verità, mi parve così sommessa che mi sembrava
qualcuno avesse parlato direttamente nella mia testa.
Mi voltai cercando la fonte di
tale affermazione. L'unica figura abbastanza vicina da farsi sentire,
era quella di un ragazzo a qualche metro da me. Lo squadrai con
attenzione.
Il suo volto.
I suoi capelli.
I suoi occhi.
Quella sensazione di disagio.
Le avevo già sentite.
< Scusami...mi
hai forse detto
qualcosa?> chiesi con sguardo perplesso, dimenticando
addirittura
le buone maniere. Ma ero troppo distratta per ricordarmene.
<...ma anche se lo riportassi
in questa biblioteca, sono sicuro che ti tornerebbe indietro un'altra
volta.> mi interruppe lui perpetuando lo stesso sorriso, che ora
assumeva persino note beffarde.
< Come?> chiesi io quasi
balbettando sorpresa.
Rimasi sgomenta per qualche
istante, mentre lo seguivo con lo sguardo,lui si allontanava. Non
avevo la forza di parlare e a stento respiravo.
Abbassai lo sguardo verso la
copertina del libro e l'osservai attenta. Non mi sembrava ci fosse
qualcosa di strano. Lo rigirai e rigirai, ma ancora nulla. Quando
rialzai lo sguardo per cercarlo, lui non c'era già
più.
Non
restai più di tanto a pensarci sopra. Era tardi e dovevo
andare a scuola. Rimisi
il libro nello zaino e presi a correre verso l'istituto. Un lontano
campanile, rintoccava otto apatiche volte. Eppure quel volto io lo
avevo già visto.
°°°
Le lezioni furono
piuttosto
noiose, lunghe ed estenuanti, ma per fortuna c'era Jade con me che
alleggeriva i miei pensieri come al solito.
Durante l'ora di pranzo, al
nostro gruppo si unì anche James e finalmente potevamo
rilassarci qualche minuto.
chiese
insospettita mentre si avvicinava silenziosa.
Rimasi sola.
Come se fossero frecce
appuntite,
le parole di quel ragazzo mi ritornarono in mente, così ne
approfittai per riprendere in mano la questione “Libro del
mistero”. Già per una volta il mio libro non
trattava del
mistero, ma era un vero e proprio mistero di per se.
Lo cercai farfugliando nell'ampia
borsa e finalmente lo trovai. Esaminai la copertina ancora una volta,
cominciando ad innervosirmi.
D'improvviso un lampo di genio.
Aprii il libro esaminando la rilegatura all'apertura, ma nulla.
Così
puntai verso la rilegatura alla fine, ed effettivamente notai una
rientranza. Vi passai sopra i polpastrelli, delicata e sentii che li
sotto c'era qualcosa.
Con l'aiuto di un taglierino
portai via la rilegatura color terra di Siena, e notai un vecchio
foglio appena stropicciato. Lo afferrai.
Cercai di aprirlo con una certa
attenzione, avevo paura di stropicciarlo in effetti, ma riconobbi
subito la scrittura. Alla firma ne ebbi conferma. Incredula lasciai
cadere il libro sul prato inglese, su cui ero seduta.
La firma era proprio la sua.
Venusia Jane Rosemberg
Mia madre.
Dunque u.ù
questo capitolo è un pò troppo lungo o.o e mi dispiace se è venuto fuori così lungo ma dovevo farlo capitare tutto qui >.<
Spero che la mia storia vi piaccia almeno un pochino xD anche se le recensioni non sono molte, ho notato che sono in molti a leggerla senza lasciare una piccola traccia ç.ç
ma fa nulla l'importante è che vi piaccia ^.^
Tanti baci <3
Chris
Non perdetevi il prossimo Chap:
Il Cacciatore
Coming soon...