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Autore: Frannestein91    19/10/2008    0 recensioni
“ Potevo sentire quella voce colma di eco, quei mormorii lontani, dolci e disperati al tempo stesso. Era una voce maschile sibilata, che vanitosa e serpentina, sussurrava il mio nome. Eve, quella che riuscivo a percepire più chiaramente. L'avevo sentita così tante volte, eppure in quel preciso istante, l'identità di quella voce pacata e profonda, mi sfuggiva. “
Genere: Azione, Sovrannaturale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Secondo Sigillo-

Lettera dall'Inferno

"Guarda bambina
Quell'uomo sembra bellissimo.
Ma nessuno di noi sa
quanto può essere malvagio dentro un uomo.
Il Bello si associa sempre al Buono,
eppure persino gli insetti sanno
che un fiore è bello solo se è pericoloso.
Quante persone invece ignorano che 
la bellezza è l'ornamento dell'essere
E che Venere, fu l'astuta Dea dell'inganno."

Al mio risveglio mi ritrovai in una stanza luminosa, protetta da tende bianche e sottili. Sbattei un paio di volte le palpebre perché la luce mi dava fastidio, e quando finalmente mi ci abituai mi alzai per vedere l'ora dall'orologio sul comodino accanto al mio letto. Era ormai l'ora di pranzo, anzi era molto più tardi. Erano le 14.00.
Scossi la testa e scesi i piedi dal letto per infilarmi le Converse rosse che indossavo da prima. Feci un paio di passi in avanti, scostando le tendine che mi proteggevano da sguardi troppo curiosi. Nella camera c'era uno specchio e celere mi accinsi a raggiungerlo, per vedere, in quale stato pietoso era ridotta la mia faccia.
Come immaginai, il mio riflesso non mi deluse.
I capelli corvini discendevano appena mossi sulle punte, lunghi fino a quasi sfiorare il petto, mentre la frangia andava un po' per i fatti suoi. Cercai di aggiustarla con le mani e mi arrangiai. Non potevo chiedere di meglio per ora. Sotto gli occhi, altrettanto neri, si evidenziarono 2 pesanti occhiaie, che sfiorai con le dita delicata. Non avevo affatto un bell'aspetto.
Proprio in quel momento entrò l'infermiera che dirigeva l'ambulatorio scolastico, che noi chiamavamo Ironicamente Madame Butterfly per il suo fisico un po'...robusto.
chiese gentilmente lei.
chiesi io mentre proprio ora mi voltavo ad osservarla. I miei ricordi infatti, sembravano confusi. Non era poi così grossa. Difatti non avevo mai capito come mai avesse un soprannome simile. Forse ultimamente era dimagrita. Mah...
disse lei sorridendo.
Avvampai in viso. Ora ricordavo, una di quelle stupide visioni. Addirittura mi avevano fatto svenire davanti a così tanta gente. Che figura.
Raccolsi il viso tra le mani, lamentandomi di quanto fossi stupida, mentre Madame Butterfly rideva sonoramente.
mi sentii chiamare insistente. Ero sicura che fosse Jade. Difatti entrò nella camera sbaragliando l'infermiera come se fosse una pallina da ping pong.
asserì quasi piagnucolante.
Io tra il riverito e il perplesso annuii con il capo.
ammisi e dovetti accogliere il suo sguardo ghiacciante, non molto volentieri però.

Girai gli occhi come per dissentire. Lei mi allontanò offendendosi e ritirandosi in un angolino. Solo così riuscii a vedere che alla porta c'erano anche sua sorella Greta e un nostro compagno di classe che si era allarmato evidentemente.
mi disse lui. Non era quel che si dice essere virile, ma era molto simpatico.
Gli dissi sorridendo. Era molto dolce il suo modo di comportarsi e per questo motivo aveva ragazze a flotte che gli stavano appiccicate. Talvolta i Gay sono così fortunati.
disse lui con la solita vocina stridula ed effeminata.
Io alzai un sopracciglio. annuii e Jade tornò all'attacco.
chiese lei incredula ed io feci spallucce. Ero stanca e basta non c'era un vero e proprio motivo. Più che stanca ero scossa. Ma il termine stanca era più che sufficiente.
intervenne James. Io cercai di rifiutarmi ma Jade era già stata travolta dall'entusiasmo e io non potei fare a meno di accettare.


°°°


Tornammo a casa, tra una risata e l'altra, ( naturalmente quelli che ridevano eravamo solo io,Jade e James visto che Greta non conosceva nemmeno lontanamente il concetto di risata...) e sapevo già che la mia adorata matrigna, Hanne, da tutti i miei amici chiamata simpaticamente Crudelia, per via della sua pettinatura ambigua e del suo carattere appunto...crudele, mi aspettava escogitando qualche bella punizione tutta per me.
Davanti ai nostri occhi, si presentò una grande reggia, dall'intonaco bianco, reclusa in un vasto recinto in ferro battuto, che si riuniva in un maestoso cancello di antica fattura. Quella casa fu di mia padre e della mia famiglia quando, insomma, erano tutti ancora in vita e prima di lui fu di mio nonno, del mio bisnonno, e così discorrendo fu la nostra cosa per diverse generazioni. Al cancello mi aspettava il signor Grey, nostro maggiordomo da prima ancora che io nascessi.
James aggrottò la fronte nel vedere che eravamo già a casa. < Oh povera cara Eve. Ti prego ignora quella vecchia bacucca e vai subito in camera tua. Non voglio che ti stressi.> disse lui gentilmente rivolgendosi alla mia matrigna e come al solito io mi intenerii.
< Si la checca ha ragione...entra in incognito e scappa in camera.> Annuì Jade determinata.
Ma io sapevo che dietro la finestra c'era già la Crudele Crudelia e spiarmi, attendendo l'istante in cui avrei varcato la porta d'ingresso per rimproverarmi del ritardo, o comunque di qualche cosa campata per aria che aveva messo su nelle ultime ore in mia assenza.
Salutai tutti quanti più o meno sorridente,e li seguii con lo sguardo mentre si allontanavano verso il tramonto. Era già così tardi?
Mi affiancai al Signor Gray accennando un saluto con il capo, mentre lui richiudeva le ante del cancello e mi precedeva lungo il vasto viale fiancheggiato da abeti invernali.
Mi voltai felina e vidi Hanne sull'uscio dell'ingresso. Non aveva nemmeno aspettato che fossi entrata in casa per paralizzarmi con i suoi occhi verdi e vispi, ma freddi come il tagliente ghiaccio nordico. Rabbuiai.
Asserì lei con la sua voce melliflua e terribilmente inasprita.
Mentii sfilandole accanto, quasi ignorandola totalmente, mentre lei mi osservava severa. Me ne infischiavo.
disse lei accarezzando il fastidioso barboncino che le abbaiava ai piedi. Strinsi i denti trattenendomi dal dire qualcosa di spiacevole.

disse lei interrompendomi bruscamente e subito dopo dandomi le spalle, cominciando ad allontanarsi.
dissi io con un filo di evidente rabbia nella voce, per poi affrettarmi a raggiungere il secondo piano, dove avrei trovato la mia camera.
Non so quale fu la reazione di lei, visto che entrai in camera così velocemente da non accorgermi nemmeno di Sue e Lauren che chiacchieravano allegre nel lungo corridoio. Appena in camera mi buttai sul letto e mi rannicchiai su me stessa in posizione fetale. Non piangevo, non ne valeva la pena. Non valeva la pena nemmeno arrabbiarsi ma a volte sembrava inevitabile. Non era affatto giusto l'atteggiamento che quella donna assumeva nei miei confronti. Sembravo tanto una piccola Cenerentola. Solo che io non aspettavo il Principe Azzurro, cosa a cui non credevo affatto, aspettavo di piantare in asso tutto per non rivedere mai più nemmeno un loro capello. Ma non sapevo che in realtà un Principe Azzurro, era lì da qualche parte ad osservarla.


Toc Toc


La porta rintoccò due volte ma i maleducati ospiti non aspettarono alcun permesso per entrare.
< Hei Signorina che razza di libri ti fai portare dal moccioso della biblioteca?> disse Sue entrando rapida in camera, con quella sua aria un po' troppo superba. Aveva lunghi boccoli biondi che le lambivano il collo denudato dall'ampia scollatura, occhi sottili e verdi proprio come sua madre. Taglienti.
Io mi voltai stizzita per mandarla via, ma i miei occhi ricaddero sul libro che aveva tra le mani. Ancora lui.
le chiesi spalancando gli occhi quasi spaventata dalla presenza di quel tomo. Mi alzai e mi avvicinai a lei per prenderlo.
si limitò a ripetere, poi annoiata dalla mia espressione perplessa, scosse la testa e se ne andò dalla mia stanza. Gesto da me molto gradito.
Mi allontanai dalla porta di qualche passo, mentre dalla finestra ancora spalancata, i raggi del sole morente penetravano egoisticamente le tende grigie che svolazzavano gioiose verso di me.
Carezzai la copertina del libro come se qualcosa mi stesse invitando ad aprirlo. Ma io lo avevo già aperto mille volte, e nulla aveva attirato la mia attenzione.
Pervasa da un senso di rabbia istintiva, lanciai il tomo verso la finestra. Ovunque fosse capitato non mi importava. L'importante era non rivederlo più ne in camera, ne tra le mie mani. Mi avventai contro le ante della finestra e le richiusi violentemente, provocando un brusco tonfo. Rimasi ferma davanti ai suoi vetri, osservando il cielo tremante di nuvole, che ormai il sole, non colorava più con i suoi toni perversi e inquietanti. L'artista decadeva mentre la sua tela prediletta, ora, diventava buia.
Nel riflesso del freddo vetro riuscii a scorgere la mia immagine.
I miei occhi ferventi d'ira, bruciavano dalla voglia di vendetta, ma come al solito, qualche istante dopo, quell'ira scomparve lasciando spazio ad immensa tristezza e nostalgia.
Il volto dietro la maschera.
Mi allontanai dalla finestra celandola oltre il semplice tendaggio, forse il più semplice di tutta quell'immensa casa, e mi preoccupai di riordinare la camera. Non perché ne avessi voglia, ma semplicemente perché quelle innocue azioni, mi distraevano da tutti i miei pensieri.


°°°


Quando mi addormentai, la luna aveva già attraversato gran parte del suo immenso giardino, accompagnata da stelle immote e dormienti e qualche nuvola biricchina.
I miei sogni come tutto il resto della mia vita, erano un tormentato aspetto della mia esistenza.

Eve cara sei troppo ostinata. Non ascolti mai...

Il pianto di una bambina echeggiava in sottofondo. Non c'erano volti precisi, non c'era una persona definita. Solo voci lontane.

Ma io volevo prenderti quel fiore mamma. Ti piacciono così tanto gli Iris

....Bambina mia, io ho già l'Iris più bello che una madre possa desiderare...

Davvero? Ma io non l'ho mai visto...

L'immagine sfocata di una donna che abbracciava una bambina e l'alzava verso uno specchio, cominciò a delinearsi, in modo distorto e poco chiaro.

Guarda Eveline è proprio qui davanti a te.

E' uno splendido Iris azzurro, grande e pieno di petali. Ma non tutti riescono ancora a vederlo, perché lui sa nascondersi bene in ognuno di noi, ed inganna la gente con il suo delizioso scudo.

Sa che alla gente comune quella protezione sembrerà deliziosa. Ma arriverà, un giorno, qualcuno che non si fermerà ad osservare lo scudo, ma cercherà oltre di esso. Lo splendido fiore che c'è in ognuno di noi...

La figura nello specchio divenne più nitida.

Era una donna molto giovane dall'aspetto serafico e dal sorriso gentile, con lunghi capelli biondo grano che le carezzavano il viso pallido con ricci poco composti. Stringeva a se una bambina, con un caschetto nero e grandi occhi azzurri, che osservava estasiata quello specchio, cercando ciò che quella donna le suggeriva di rintracciare.

Qualcuno che troverà il mio Iris...

La loro voce divenne un lontano mormorio e anche le loro immagini, pian piano si dissolsero , scomparendo nella foschia.

Nel buio seppure assonnata riuscii a riconoscere qualcosa. Non intesi bene a cosa rimandasse quell'ombra tetra che inghiottiva la poca luce nella mia camera, ma quel cilindro che aveva sulla testa mi sapeva di familiare.


°°°


Quella mattina mi svegliai con la fronte impregnata di sudore freddo e la pelle secca sulle guance. Evidentemente durante la notte qualche lacrima era sfuggita al mio controllo ed aveva rigato il mio viso.
Capitava, anche troppo spesso.
Mi voltai verso la sveglia e notai che era ancora presto. Circa le 6. Difatti fuori, il cielo cominciava a liberarsi dal pesante blu scuro notturno, puntando su un cobalto molto più genuino. Mi alzai con tutta calma dal mio letto, e mi diressi svelta verso l'armadio per scegliere, cosa mi sarei messa quella mattina. Confidai che un paio di jeans e una maglietta a maniche lunghe fossero più che sufficienti.
Mentre mi dirigevo in bagno voltai lo sguardo verso la scrivania e non credetti a quanto i miei occhi mi stavano rivelando.
Quel libro era ancora lì.
Lasciai cadere i vestiti che stavo per indossare,e mi fiondai sulla scrivania, per afferrarlo ed osservarlo proprio come se non l'avessi mai visto prima.
Pensai subito ad una gentilezza di Lauren, la sorellastra più piccola che sicuramente era meno acida e più disponibile delle altre due donne di casa. Ma lei non era solita uscire in giardino dopo il tramonto, visto che odiava il buio. Nonostante questa constatazione, non avevo voglia di declinare la mia ipotesi, e cercai di convincermi che fosse stato tutto merito suo.
Mi decisi a riportarlo in biblioteca come facevo sempre e mi affrettai a ripiegare sugli ultimi preparativi.
Uscii dalla mia stanza forse un po' troppo rumorosamente e notai che Sue era già sveglia e gironzolava per il corridoio con i suoi bigodini rosa confetto, tra i capelli biondo platino. Mi vide e fece spallucce, probabilmente chiedendosi il motivo di tanta foga. Ma di certo non avrebbe mai avuto la voglia di chiedermi direttamente qualcosa che riguardasse esclusivamente me.
Scesi le scale in gran fretta e cercai di passare inosservata uscendo dalla porta sul retro. Ma fallii visto che Crudelia era già in piedi come la sua amata figliola.
si limitò a dire lei pacatamente. Io mi voltai ed annuii.
. dissi e non capii nemmeno il motivo per cui le stessi dando spiegazioni.

Io non ci tenevo granché, ma avevo fretta di andare quindi annuii e passai per la porta principale, visto che la mia copertura era saltata.
In gran fretta mi misi a correre lungo il viale, verso il grande cancello e finalmente raggiunsi la strada che affrontai con passo celere.


°°°


Nonostante fossero ancora le sette del mattino, la strada era già affollata proprio come se ci trovassimo nell'ora di punta, le tredici. Non mi meravigliai molto, la strada della biblioteca era circondata da grandi palazzi, dove avevano sede diverse agenzie, che aprivano battenti ad orari poco ragionevoli. Era piuttosto normale un traffico simile a quell'ora.
Rallentai appena visto che ero quasi arrivata, cercando di placare l'affanno appena giunto. Ma con mia grande delusione, notai ,già da lontano, che l'ingresso era ancora sigillato. Non era ancora aperta. Sbuffai
Effettivamente era prestino. Di solito la biblioteca non apriva prima delle 8 e difatti cominciai a chiedermi come mai non me ne fossi ricordata prima.
Beh la foga era troppa. Una distrazione ammissibile e perdonabile.
Non mi rimase altro da fare se non riprendere la strada per la scuola, con passo più tranquillo questa volta.

Se ti va puoi lasciarlo a me quel libro. Lo porterò dentro quando la biblioteca sarà aperta....

Una strana voce, profonda e cupa, fermò il mio incedere. Non l'avevo mai sentita prima e a dir la verità, mi parve così sommessa che mi sembrava qualcuno avesse parlato direttamente nella mia testa.
Mi voltai cercando la fonte di tale affermazione. L'unica figura abbastanza vicina da farsi sentire, era quella di un ragazzo a qualche metro da me. Lo squadrai con attenzione.

Il suo volto.

I suoi capelli.

I suoi occhi.

Quella sensazione di disagio.

Le avevo già sentite.

< Scusami...mi hai forse detto qualcosa?> chiesi con sguardo perplesso, dimenticando addirittura le buone maniere. Ma ero troppo distratta per ricordarmene.
disse lui con voce profonda e gentile, allargando un sorriso malizioso, che aveva tutta l'aria di essere solo di circostanza.
dissi sorridendo amichevole facendo per avvicinarmi a lui, così da porgli il tomo.
<...ma anche se lo riportassi in questa biblioteca, sono sicuro che ti tornerebbe indietro un'altra volta.> mi interruppe lui perpetuando lo stesso sorriso, che ora assumeva persino note beffarde.
< Come?> chiesi io quasi balbettando sorpresa.
ammise lui e queste parole mi raggelarono il sangue. sorrise sghembo inarcando un sopracciglio ed estraendo una mano dalla tasca per portarla verso il libro che tenevo io. < Ti sei sforzata di cercare qualcosa che fosse al suo interno, ma mai hai provato ad osservarne l'aspetto.> spiegò lui enigmatico. concluse per poi lasciar scivolare la mano nella propria tasca ed allontanarsi nella direzione opposta alla mia.
Rimasi sgomenta per qualche istante, mentre lo seguivo con lo sguardo,lui si allontanava. Non avevo la forza di parlare e a stento respiravo.
Abbassai lo sguardo verso la copertina del libro e l'osservai attenta. Non mi sembrava ci fosse qualcosa di strano. Lo rigirai e rigirai, ma ancora nulla. Quando rialzai lo sguardo per cercarlo, lui non c'era già più.

Non restai più di tanto a pensarci sopra. Era tardi e dovevo andare a scuola. Rimisi il libro nello zaino e presi a correre verso l'istituto. Un lontano campanile, rintoccava otto apatiche volte. Eppure quel volto io lo avevo già visto.


°°°


Le lezioni furono piuttosto noiose, lunghe ed estenuanti, ma per fortuna c'era Jade con me che alleggeriva i miei pensieri come al solito.
Durante l'ora di pranzo, al nostro gruppo si unì anche James e finalmente potevamo rilassarci qualche minuto.
lamentava Jade mentre James come al solito rideva. Con un occhiata furbetta lei lo colse in fragrante mentre mandava un SMS.
chiese insospettita mentre si avvicinava silenziosa. spostò appena lo sguardo sul display del cellulare quando James cominciò ad urlare come una femminuccia, tanto che quasi mi fece affogare.
esclamò con troppo entusiasmo attirando l'attenzione di molte ragazze che si voltarono verso di lui, domandandosi se ciò fosse vero o meno. Molte di loro emigrarono in zona Est per vedere il belloccio della scuola ed anche James e Jade ebbero la stessa idea.
disse con occhi lucidi e teneri lei, ma io declinai gentilmente l'offerta, visto che non ero molto interessata. Loro fuggirono portandosi dietro anche la povera Greta, indifferente anche al belloccio della scuola.

Rimasi sola.

Come se fossero frecce appuntite, le parole di quel ragazzo mi ritornarono in mente, così ne approfittai per riprendere in mano la questione “Libro del mistero”. Già per una volta il mio libro non trattava del mistero, ma era un vero e proprio mistero di per se.
Lo cercai farfugliando nell'ampia borsa e finalmente lo trovai. Esaminai la copertina ancora una volta, cominciando ad innervosirmi.
D'improvviso un lampo di genio. Aprii il libro esaminando la rilegatura all'apertura, ma nulla. Così puntai verso la rilegatura alla fine, ed effettivamente notai una rientranza. Vi passai sopra i polpastrelli, delicata e sentii che li sotto c'era qualcosa.
Con l'aiuto di un taglierino portai via la rilegatura color terra di Siena, e notai un vecchio foglio appena stropicciato. Lo afferrai.
Cercai di aprirlo con una certa attenzione, avevo paura di stropicciarlo in effetti, ma riconobbi subito la scrittura. Alla firma ne ebbi conferma. Incredula lasciai cadere il libro sul prato inglese, su cui ero seduta.

La firma era proprio la sua.


Venusia Jane Rosemberg


Mia madre.


//OFF:

Dunque u.ù

questo capitolo è un pò troppo lungo o.o e mi dispiace se è venuto fuori così lungo ma dovevo farlo capitare tutto qui >.<
Spero che la mia storia vi piaccia almeno un pochino xD anche se le recensioni non sono molte, ho notato che sono in molti a leggerla senza lasciare una piccola traccia ç.ç
ma fa nulla  l'importante è che vi piaccia ^.^
Tanti baci <3
Chris

Non perdetevi il prossimo Chap:

Il Cacciatore

Coming soon...

  
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