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Autore: Red Wind    29/10/2014    6 recensioni
Settembre 1881, Vienna
Dankmar Schuster, scrittore verista, trova una macabra sorpresa di ritorno dal suo viaggio di lavoro. Un delitto in musica. Un trucco per incastrarlo. Un nuovo amore.
Storia partecipante al contest a turni "Giallo a scelta multipla-Contest Originale" di Faejer
Genere: Mistero, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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28 Settembre 1881, ore 8:00, Vienna



L'indomani mattina l'ispettore mi chiamò affinché andassi a deporre la mia testimonianza alla centrale di polizia. Ripetei tutto ciò che avevo già detto, ma era necessario che venisse verbalizzato. Furono tentati di trattenermi, come capii dalla discussione svoltasi tra gli agenti che udii casualmente, ma l'ispettore, forse solo in ricordo dell'amicizia che nutriva per mio padre, decise di aspettare gli sviluppi delle indagini prima di arrestarmi.
In quei momenti non avevo certo la freddezza che mi è concessa ora, tranquillo nella mia stanza a scrivere, bensì ero molto preoccupato di vedere le mie ambizioni, i miei sogni, le mie prospettive, la mia vita intera infrangersi in un'infondata accusa di omicidio. Anche se forse, più che “infondata”, dovrei accontentarmi di dire “falsa”, poiché di prove a mio carico ce n'è più che a sufficienza.
Malgrado ciò, non sapendo assolutamente che cosa fare per potermi dimostrare innocente, decisi di andare ad annunciare la triste notizia a Diethild. Ci tenevo a farlo di persona e speravo, allo stesso tempo, di trovare qualcuno pronto a credere nella mia innocenza.
Giunto a casa di mia sorella fui accolto come al solito da lei e da suo marito, che stranamente era in casa.

Alexander è stato avvelenato” annunciai una volta accomodatomi sul divano.
Che cosa?” starnazzo Diethild, la voce subitamente acuta.
Dopo un attimo di stupore fu Florian a prendere la parola.

Come è successo?” mi chiese.
Credevo che i loro occhi fossero già incredibilmente strabuzzati, ma, durante il mio breve racconto, le loro facce espressero ancora più sbigottimento.
Quando smisi di parlare, calò il silenzio.

Vedrai che scopriranno il vero assassino e te la caverai, in fondo sei un avvocato” decretò Florian tentando di essere rassicurante.
Avrei voluto dirgli, neanche tanto cordialmente, che io non ero un avvocato, bensì uno scrittore e che, in ogni caso, me ne sarei fatto ben poco di quella professione se le prove a mio carico non fossero state smentite.
Dielthild restò in silenzio, turbata. Il marito, accorgendosene, propose di mettere un po' di musica con il grammofono per rendere l'atmosfera meno pesante, ma la donna, scandalizzata, rifiutò, decretando che sarebbe stato quantomeno irrispettoso.
Infine i coniugi mi esortarono a fermarmi a cena e io accettai, per niente voglioso di tornare così presto nella casa, ora vuota, in cui abitavo. Il desinare fu contrassegnato da silenzio, imbarazzo e fastidiosi discorsi superficiali. Mi congedai in fretta, alla fine, più sconsolato di prima, e mi incamminai verso casa, cercando di godere del vento pungente dell'autunno e delle spirali colorate di foglie. Giunto davanti all'abitazione scorsi una figura nera, appena visibile nella notte a causa dei capelli dorati che brillavano alla luce dei lampioni ad olio. La riconobbi all'istante anche dalla postura e dal modo in cui camminava avanti e indietro davanti alla mia porta, facendo svolazzare appena l'abito nero a vita stretta: Sabine. Accelerai il passo, trovandomi alle sue spalle quando si voltò. Sembrava sconvolta mentre appoggiava le mani al mio petto.

Dan! Sei qui, finalmente! Ho saputo di tuo padre, mi dispiace” sussurrò.
Posai una mano sulla sua guancia. Era più pallida del solito e affannata.

Calmati, è tutto a posto”
Cosa gli è successo?”
Sospirai.

Pare sia stato avvelenato, ma non sanno ancora chi sia stato. Per ora sono l'unico sospettato”
Sabine si portò una mano alla bocca, allontanandosi di un passo e sgranando gli occhi.

Ti arresteranno?” chiese con un filo di voce, ma prima che potessi rispondere la vidi cercare aria affannosamente, impallidendo sempre più.
Sabine!”
Mi affrettai a sorreggerla, mentre cadeva morbidamente all'indietro, e la presi in braccio. Non avevo idea di che diamine stesse succedendo. Mi guardai intorno spaesato alla ricerca di una soluzione e non trovai altra via che portarla in casa, nella speranza che distesa si riprendesse. Salii velocemente le scale, per poi adagiarla sul letto fatto. Pensando che potrebbe essere colpa del vestito troppo stretto, come altre volte avevo visto accadere, le sciolsi i lacci del corpetto, affinché non la opprimesse. La vidi immediatamente respirare un po' più a fondo. Incoraggiato, proseguii, allentando il vestito, che ricadde morbido intorno al suo busto. Seduto sul bordo del letto attesi che si riprendesse, notando con immenso sollievo le sue guance tornare rosee e il suo petto riprendere ad alzarsi ed abbassarsi regolarmente. Dopo qualche minuto si destò, tirandosi immediatamente a sedere. Senza che se ne accorgesse il corpetto scivolò un po' più giù, lasciando intravedere il seno chiaro e sinuoso. Si guardò intorno, confusa. Le presi una mano.

Sabine, che ti è successo?”
La ragazza esitò ancora un attimo.

Credo...è colpa di questo vestito” disse, notando il corpetto allentato e sistemandosi un poco “volevo indossare il lutto, ma l'unico abito nero che possiedo è questo, risalente alla morte di mia madre”
Ma avevi quindici anni!” la interruppi.
Già. Non credevo fosse così stretto...”
Se non ci fossi stato io che ne sarebbe stato di te?”
Se non ci fossi stato tu non mi sarei agitata così tanto” rispose con un timido sorriso.
Sabine, lo sai che non me ne importa un accidenti del lutto! Giurami che non farai mai più sciocchezze simili!”
La ragazza annuì, l'espressione di una bambina sgridata dai genitori.

Dimmi come procedono le indagini”
Non mi hanno ancora arrestato, ma se non trovano altre prove lo faranno”
Non possono accusare te! Non avresti mai fatto una cosa del genere! Come possono anche solo pensare...” disse, la voce ancora più acuta del solito, venata d'isterismo.
Sabine, è il loro lavoro” la interruppi.
Sospirò, come se insieme all'aria espellesse tutte le preoccupazioni.

Dimostreremo che sei innocente, prima che possano farti qualsiasi cosa” sussurrò, prendendo i bordi della mia giacca, delicatamente.
Accennai un sorriso, improvvisamente certo che quella fosse la più ovvia delle verità. Mi avvicinai al suo viso, baciandola a fior di labbra. L'apprensione sfumò all'istante, lasciando spazio nella mia mente soltanto al pensiero di lei. Non ci volle molto, però, perché entrambi pretendessimo di più. Strinsi la sua vita tra le mani, mentre lei mi attirava sempre più a sé per i bordi della giacca. Si lasciò cadere all'indietro, stesa sul letto, mentre io continuavo a baciarla, sorreggendomi con le braccia. Rovesciò la testa all'indietro quando scesi al suo collo e, non appena mi fui tolto la giacca troppo ingombrante, mi sbottonò la camicia. Mai avevo provato quella sicurezza di essere ricambiato, mai avevo percepito il suo amore con tanta chiarezza. Baciai ogni angolo della sua pelle perlacea e vellutata, scaldandola e donandole colore, e quando ebbi finito mi liberai di quel dannato vestito, non senza difficoltà. Non ricordo quante sottogonne e lingerie varie buttai lontano, desideroso di avere ancora un po' di quella pelle, di quel sapore. Il mio letto, docile al nostro volere, ci ospitò tra le sue lenzuola candide, quando, nudi, ci trovammo abbracciati. Era il momento. Fremente, mi fermai un attimo. Senza mollare la presa sui suoi morbidi fianchi la guardai negli occhi.

Sei sicura di quello che stiamo per fare?”
Come risposta Sabine sorrise timidamente, rossa in volto, per poi tornare alle mie labbra. Poco dopo ero sopra di lei, tremante come se fosse la prima volta anche per me. Non volevo farle male, non volevo che soffrisse, per niente al mondo. Entrai piano, mentre con un braccio mi reggevo, con l'altro cingevo la sua schiena inarcata. Reclinò la testa all'indietro, lasciandosi sfuggire uno strozzato lamento. Quel suono mi colpì. Mi imposi di fermarmi, dando fondo a tutta la mia forza di volontà, anche a quella che neanche credevo di avere. Rimasi un attimo immobile, poi, ansimante, mi abbassai, accostando la bocca al suo orecchio.

Stai bene?” sussurrai.

Mai stata meglio” rispose, iniziando a baciarmi il collo.
Smanioso, ripresi da dove avevo interrotto, il desiderio amplificato dall'attesa. Sabine gemette, per poi stringere spasmodicamente le mie spalle quando venne il momento. Raggiungemmo l'apice insieme, mano nella mano. Le scivolai accanto, per godere di quel corpo perfetto ora ansimante e caldo.
Questa notte è stata la casa del nostro amore: ci ha avvolto con il suo silenzio, protetto con la sua tenebra, illuminando solo le nostre ombre con calda e traballante luce di candela.

 

 

 

27 Settembre, poco dopo l'alba


Sono tornata a casa solo ora, dopo aver passato la notte con Dan. Non credo che le pagine di questo diario renderanno mai giustizia al nostro amore.
Ieri, dopo aver saputo della morte di suo padre, sono corsa immediatamente da lui. Non volevo che fosse solo. Mi sono messa il vestito nero, quello del funerale di mamma. Era un po' stretto, ma non credevo così tanto. Ci tenevo ad indossarlo. Quando sono arrivata Dan non era a casa, nonostante l'ora. Ho iniziato a preoccuparmi, ma per fortuna dopo un po' me lo sono trovato davanti. Mi ha detto che suo padre è stato avvelenato e che la polizia ha accusato lui. Non ci potevo credere. Dan in prigione! Non riuscivo più a respirare, per colpa di quel vestito, era come se tutta l'aria fosse sparita all'improvviso. Devo essere svenuta, perché non mi ricordo più niente fino a che non mi sono svegliata sul letto di Dan. Era preoccupato. Mi ha raccontato come sta procedendo la polizia e gli ho detto che avremmo dimostrato la sua innocenza, non so con quale sicurezza. In quel momento capii quanto lo amavo. Quanto la mia vita avesse come fondamenta la sua, quanto fosse presente in essa. Mi baciò e cominciai a desiderare di più. Gli sbottonai la camicia e lui mi sfilò il vestito. Andammo avanti. Non desideravo altro. Ogni fibra del mio corpo vibrava, impaziente. La mia mente girava intorno al suo pensiero, pervasa da un senso di pace mai provato prima. Come poteva essere sbagliato? Il perfetto vertice del nostro amore. Questo avrei voluto rispondergli quando mi chiese se ero sicura, ma annuii soltanto. Mi fece sua come se fossi fatta di cristallo: aveva paura che potessi rompermi in mille pezzi da un momento all'altro. Avrei voluto rassicurarlo e dirgli che lo amavo. Immagino che lo abbia capito lo stesso durante la notte che ci ha visti descrivere il nostro amore in quella danza così nuova per me.



 

Il cantuccio dell'autrice
Okay, è la prima volta che scrivo una cosa di questo genere, ditemi voi com'è venuta ^^"
L'immagine rappresenta il vestito di Sabine (immaginatelo nero u.u) disegnato dalla mia amica nelle ore di fisica. Amatela anche voi <3
Qualcuno mi ha consigliato di togliere il corsivo, però pensandoci mi piace, dà più l'idea di cosa scritta a mano... Da così tanto fastidio nella lettura? Oppure è una questione di stile? :/
Spero che abbiate voglia di lasciarmi un commento :)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto finora, ancor più quelli che hanno recensito e la giudiciA (con la quale mi scuso ancora per l'incomprensione) (sto ancora scrivendo come Dankmar D:)
Adieu!
Red Wind
   
 
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