Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: DoctorFez1988    29/10/2014    2 recensioni
La storia che state per leggere non è solo una rivisitazione del capolavoro originale di R.L. Stevenson (lo Strano del Dottor Jekyll e del Signor Hyde), ma anche della recente versione fumettistica creata dai maestri del settimanale Topolino (Lo Strano Caso del Dottor Ratkyll e Mister Hyde), insomma è quasi un insieme delle due versioni, ma con la mia aggiunta personale e i personaggi sono tutti provenienti dai più famosi classici film Disney, a cominciare da Frozen - Il regno di Ghiaccio, la Bella e La Bestia, Tarzan, Rapunzel e tanti altri. Il bello è che sarà quasi tutto al femminile, come noterete leggendo il racconto, quindi non meravigliatevi troppo se nell'epoca vittoriana di londra troverete giovani, romantiche e intriganti donne che fanno mestieri come quelo di medico, naturalista, avvocato e persino... poliziotto. Spero che questo racconto vi faccia emozionare e vi piaccia! Buona lettura!
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Il Racconto di Rapunzel Enfield (2° Parte)


 Quello che successe in seguito, cugina, fu un fatto così assurdo che persino io faccio ancora fatica a crederci, nonostante l’abbia visto con i miei stessi occhi. In direzione dello sguardo di Weselton, dal fondo della strada, si udirono dei passi che ebbero effetti inspiegabili su cose e persone, ed era chiaro che si stavano avvicinando verso di noi. Per quanto il rumore di quei passi non fosse assordante, aveva comunque lo stesso effetto di un tuono che annunciava la tempesta, simile al rintocco di una solenne marcia funebre. Quel suono ebbe il potere di congelare tutti gli altre, di ammutolire grida e sussurri. L’intera folla, me compressa, volse lo sguardo, avvolta da perplessità, sgomento e inspiegabile terrore, in direzione da cui provenivano quei passi. Quando udì per la prima volta quel suono, cugina, era come se la mia anima fosse trafitta da una lama di gelo. Credo che lo stesso effetto si fosse manifestato anche negli altri presenti, nessuno escluso, nemmeno Weselton e le sue guardie del corpo. Con l’avvicinarsi dei passi verso di noi, la nebbia divenne sempre più intensa, quasi sul punto di soffocare il chiarore dei lampioni, minacciando di gettare un velo di oscurità sull’intera zona, e il freddo d’inverno sembrò acquisire ogni secondo un nuovo vigore pungente e innaturale. Ogni essere vivente, animale o uomo, rimasse come congelato nel sentire quella camminata… si potrebbe dire… ultraterrena. Quei passi, lenti e inesorabili, si avvicinarono sempre di più verso di noi e, infatti, dopo alcuni secondi che sembravano durare all’infinito, apparve dal nulla e in lontananza un’ombra al centro della via in discesa. All’inizio era indistinta, essendo avvolta dalle nebbie divenute più spesse, come per stregoneria, ma era chiaro che fosse scura, alta e sottile, e si avvicinava verso di noi, producendo quei passi così inquietanti e solenni, rigidi e decisi, senza mai un attimo di esitazione, regolari come l’orologio di Padre Tempo. Ad ogni passo, i contorni e i lineamenti di quella figura si fecero sempre più distinti ed evidenti, un’ombra che sovrastava ogni altra, e la nebbia gli faceva spazio come un devoto servitore. Quando la figura misteriosa giunse ormai a pochi passi dal crocchio di persone, si fermò con un ultimo passo che risuono per la strada più di tutti gli altre precedenti e getto un silenzio irreale da gelare il cuore. Ogni suo singolo particolare si mostrò in tutta la sua terribile, fredda e avvenente magnificenza. Era una donna.
 
Credimi, prima di allora non ho mai visto una donna come quella, la cui bellezza ed eleganza fossero l’unione perfetta di gelo e oscurità. Non si riusciva a comprendere la sua vera età, perché sembrava una giovane ragazza e una donna matura nel medesimo tempo. Lei era alta, snella, sinuosa e maestosa, che metteva in ridicolo persino la bellezza di Brunilde d’Islanda. I suoi abiti erano di un’eleganza cupa ma meravigliosa allo stesso tempo, che faceva sembrare quelli di Weselton dei semplici stracci. All’inizio, forse per uno scherzo della nebbia, scambiai il colore di quegli abiti per il nero ma, osservando poi meglio, capì che in realtà si trattava di un blu così scuro da ricordare i recessi oceanici di Poseidone. Ai piedi indossava dei raffinati stivaletti, neri come le tenebre, ed erano la causa della solenne marcia di poco fa. Le sue mani erano velate da guanti di seta, il cui colore era simile a quello del suo abito. Quelle mani, dalle punte delle dita ai polsi, erano delicate e graziosamente proporzionate con il resto del corpo di quella donna. Il suo stile, freddo ma stupendo insieme, era poi completato da tre elementi. Una mantellina, anch’essa blu scuro, che scendeva fino a metà schiena ed era legata intorno al collo da un fermaglio d’argento a forma di fioco di neve. Sul capo teneva un cappello a tese larghe, con sopra un fioco che lo rendeva spaventosamente stupendo, il cui colore dell’insieme eguagliava con il resto dell’abbigliamento freddo e profondo. Infine, nella mano destra, stringeva con rigorosa grazia un lungo e affusolato bastone da passeggio, il cui legno era verniciato di un nero lucido, e l’impugnatura d’argento aveva le fattezze di una testa di lupo, nei cui occhi erano incastonati due piccoli zaffiri scintillanti. Ciò che però esaltava a gran voce nell’aspetto di quella donna, come la luce di un faro in mezzo ad un mare scuro come le sue vesti, era sicuramente il suo volto, più gelido di una lastra di ghiaccio. Da sotto il copricapo scuro, la sua lunga chioma dal biondo platinato, legata in una magnifica e audace treccia, scendeva per la spalla sinistra con gelida fierezza. La pelle del suo viso, così sicuramente con il resto del corpo, era di un regale candore. Le guance e le labbra erano tinte dal rosa più freddo e scintillante che abbia mai visto su una persona. I suoi occhi, di un azzurro glaciale, erano scintillanti come gioielli, avvolti da un’aura di severa e risoluta determinazione. Quello che però mi faceva veramente accapponare la pelle nel vedere quella donna era l’espressione sul suo volto, che era un insieme di sfumature che creavano un’inquietante armonia nei suoi lineamenti, simili alla grazia intrigante di Artemide, alla severa solennità di Odino, alla salda volontà di Atena, alla fredda risolutezza di Skadi e alla cupa riservatezza di Persefone. Insomma, quella donna possedeva il portamento dell’inverno. Chiunque la guardasse, era percosso da un brivido di gelo spirituale, come se lei sprigionasse un freddo supremo da tutta la sua persona, e non c’era essere vivente che non provasse un rispetto timoroso e una silente paura nei suoi confronti. Sul suo volto non c’erano mai segni di rabbia, gioia o malinconia e, come l’enigma di una sfinge, non si riusciva a comprendere se il suo animo fosse votato al bene o al male, il che non faceva altro che aumentare il terrore di chi la guardasse, anche solo per un istante.
 
La donna, con sguardo eternamente freddo e imperscrutabile, guardò la folla che gli sbarrava il cammino, e che a sua volta la osservava con cupo rispetto e raggelante timore. Poi, senza dire una sola parola, la fredda fanciulla fece segno con il bastone alla gente di farla passare e loro, senza alcuna replica, come se stregati dal suo gelido ascendente, aprirono una breccia e lei, chinando solennemente il capo per ringraziarli ma senza mai sorridere o proferire parola, ricominciò a camminare con lo stesso passo che aveva annunciato il suo arrivo in questa via. Appena entrò nella cerchia di persone, la donna continuò il suo cammino, apparentemente indifferente al nano, alla ragazza in lacrime e ai due uomini prepotenti poi, però, si fermò di colpo proprio vicino a loro. Senza che si fosse alcun mutamento nella sua espressione così fredda e riservata, la donna volse lo sguardo quella scena che ci aveva riempito gli animi di crudele angoscia. Lei si avvicinò alla ragazza piangente e impotente, e si frappose tra quest’ultima e Weselton. Quell’omuncolo era rimasto così colpito dalla fredda bellezza e dalla fiera durezza di quella creatura uscita dalle nebbie che aveva abbassato lentamente il bastone e parve che parte della sua rabbiosa indignazione fosse svanita come un fiammifero consumato. Che cosa avrebbe fatto quella donna ad Ailin? L’avrebbe umiliata e percossa, o invece l’avrebbe salvata e consolata? Andò così. Sempre con il viso immutabile, la gelida donna si chinò davanti ad Ailin, che continuava a tenere il capo abbassato e a singhiozzare silenziosamente. La donna mise la mano, con la quale teneva il suo bastone, sotto il mento della venditrice di profumi, alzando delicatamente la testa di quest’ultima, fino all’istante in cui gli sguardi delle due fanciulle s’incrociarono a vicenda. Quando Ailin vide quegli azzurri occhi così splendidamente gelidi, smise di piangere e sembrò che stesse ammirando lo sguardo imperscrutabile di un angelo. La donna osservò con invisibile curiosità il viso di Ailin, rigato da lacrime, segnato da un livido sulla guancia destra e insozzata dallo sputacchio di quell’ignobile di Weselton. Allora la donna mise l’altra mano in una delle tasche del suo abito, tirò fuori da essa un fazzoletto nero di raffinato tessuto e le rifiniture dorate e lo usò per pulire il volto della sfortunata Ailin. Per un attimo vidi Ailin che sembrava percepire un affilato freddo, come se il gelo emanato da quella donna si concentrasse soprattutto nelle sue mani. Non so se i miei occhi mi fecero un brutto tiro, ma ebbi la strana sensazione di vedere sul volto della misteriosa donna un sottile sorriso, che però non seppi intuire il significato. Dopo aver pulito il viso di Ailin, la donna strinse fermamente nella mano il fazzoletto inzaccherato, si rialzò in tutta la sua spettacolare freddezza e… si voltò verso Weselton, guardandolo intensamente negli occhi. Non saprei dirti quali sensazioni provasse quella donna per quell’odioso uomo, a causa della sua compostezza così fredda, calma e inespressiva. Per un attimo Weselton rimasse come di sasso nel vedere quella sorta di dea del gelo che lo squadrava da capo a piedi poi, cercando a stento di ricomporre il suo atteggiamento da importante membro del parlamento, fece una profonda reverenza alla creatura dalla platinata chioma e si presentò, tentando di fare un sorriso sotto i suoi ingrigiti baffi:
 
“Ehm, Sir Basil Weselton del parlamento al vostro servizio, amabile signora! Posso sapere, di grazia, il vostro nome?” Che razza di sfrontato cascamorto, con un grottesco servilismo nella voce, osò persino chiedere alla donna, con un gesto della mano, di fargli il baciamano. Sembrava che si fosse già dimenticato della povera Ailin. Comunque la misteriosa donna non sembrava dare molta retta alle svenevolezze di quel tappo con i bassi, nonostante non smettesse di osservarlo in modo enigmaticamente gelido. Allora successe un fatto così impensabile che, se fosse stato possibile, tutti i presenti, compressa la sottoscritta e Miss Bric, rimassero ancora più ammutoliti di prima, come se mancassero loro il respiro. La donna parlò con una voce che possedeva la forza, la bellezza e la freddezza di una regina:
 
“Il mio nome è Elsa Hyde, ma per voi sono soltanto la signora Hyde… e credo che questo sia vostro!” Con un impeto risoluto, seppur controllato, la donna lanciò con prodigiosa forza il nero fazzoletto contro il volto di Weselton, coprendolo delle offese asciugate dal volto di Ailin. Weselton, colto alla sprovvista dal gesto della donna che si faceva chiamare con nome di Elsa Hyde, si tolse il fazzoletto dalla faccia e lo gettò a terra, con l’animo convulso da furore e indignazione rinnovati, e iniziò a sbraitare con la solita voce sgradevolmente gracchiante:
 
“Come avete osato farmi questo inammissibile affronto? Prima la stracciona con le sue sozzerie e ora questo ignobile insulto, è forse una cospirazione, un complotto a danno della mia persona? Lo sapete almeno chi sono io?” Weselton sembrava persino più furioso che mai, ma la signora Hyde non sembrava impressionata o infastidita dalla reazione di quell’odioso nano contro di lei. La donna, con una calma impressionante e incrollabile, mise il suo bastone sotto il braccio sinistro, iniziò a togliersi con classe i guanti di seta, rivelando due mani candide come il suo viso e disse con una voce decisa, inflessibile, severa e quella che sembrava essere un sottile e gelido sarcasmo:
 
“Oh, si parla moltissimo di voi, caro il mio Weselton, come l’essere più abietto, crudele, disonesto, vile, schifato e prepotente di tutta la città! Mi sono dimenticata di qualcosa? Ah già… anche bruttino e pessimo corteggiatore. Se poi mi volete chiedere i nomi di tutte che parlano così male di voi, allora è meglio che voi sappiate che la lista è abbastanza lunga da avvolgere completamente il Big Ben come una mummia e ne avanzerebbe ancora parecchia…” La gente non riusciva a concepire, ed io con loro, che quella donna parlasse senza timore o rimosso in quel modo di fronte a Weselton, come se lei lo considerasse come una persona qualunque, o peggio, come un miserabile.
 
“Uomini! Prendete questa donna scellerata! Pagherà più della stracciona, anche se dovessi ridare alla Torre di Londra la funzione di prigione e buttarle entrambe in cella a marcire!” Strepitò rabbiosamente il baffuto corvaccio, mentre la donna, senza dargli retta, s’infilava i guanti nella tasca del suo abito e strinse nuovamente il suo bastone in mano e prese una curiosa postura, simile a un moschettiere pronto a sfoderare la sua spada. I due uomini, ricevuto il nuovo ordine del loro padrone, gettarono Ailin e la sua cesta con veemenza da una parte per strada e si lanciarono alle spalle della signora Hyde per agguantarla brutalmente ma lei, con la fredda prestanza di un leopardo delle nevi, rivelò la vera identità del suo bastone da passeggio. Un bastone animato! Hyde, infatti, sfoderò dal legnoso involucro nero una lunga e sottile lama scintillante, con l’impugnatura dell’argentato lupo convertita a elsa di spada e, con una fulminea a straordinaria agilità, fece una giravolta e… tranciò di netto le cinture dei due uomini, che rimassero all’istante con i pantaloni abbassati, mettendo in imbarazzante mostra le loro mutande bianche… a cuoricini rossi. Molte persone nella folla, me compresa, non poterono fare a meno di lasciarsi sfuggire delle risate, mentre i due uomini, paonazzi dall’imbarazzo, mettevano le mani davanti alla loro biancheria intima messa allo scoperto, solo la signora Hyde non rideva e sembrava non avesse ancora finito di dare loro una lezione. Lei rimise la lama nell’involucro di legno, ridandogli la funzione di bastone da passeggio, lo pose per terra vicino a lei e, senza alcuna esitazione, serrò con entrambe le sue mani bianchissime attorno alle gole dei due uomini. Essendo uomini grossi e vigorosi, per sopraffarli ci sarebbe voluto almeno un branco di leoni, ma la signora Hyde riuscì a sottometterli all’impotenza con una facilità disarmante. Infatti, nel momento in cui la donna aveva stretto le gole dei due uomini con solo entrambe le mani, questi ultimi crollarono in ginocchio tremolanti, divenuti pallidi come fantasmi, come se travolti da uno spaventoso freddo formato da cento e più inverni, con smorfie di terrore disperato sui loro volti. I due uomini cercavano di liberarsi dalla morsa di quelle mani così gelide ma furono sforzi inutili, perché era combattere contro una statua di ghiaccio che non poteva essere sciolta nemmeno con il fuoco. Io e il resto della folla rimanevo spaventati da ciò che succedeva e sembrava che la donna avesse intenzione di mettere fine all’esistenza dei due uomini… ma poi li lasciò andare, scaraventandoli a terra con vigorosa freddezza, come se fossero dei sacchi di patate, vivi e infreddoliti.
 
“Ora sparite, e alla svelta se possibile!” Disse Elsa Hyde con voce alta e inflessibile verso i due uomini, che si rialzarono a fatica, come se quel gelo mostruoso di prima avesse intaccato persino le loro ossa, e fuggirono, cercando di tenere su i loro pantaloni con le mani, facendosi largo tra la folla e lasciando il loro padrone in balia di quella donna di ghiaccio.
 
“Argh, per cosa li pago a fare quei due vigliacchi!” gracchiò imbestialito Weselton, ma poi si ammutolì improvvisamente quando vide la signora Hyde guardarlo nuovamente con uno sguardo ancora più freddo di prima. Poi lei passo da Weselton alla povera Ailin, che cercava di rialzarsi con grave sforzo da terre dopo essere stata buttata via dai suoi aguzzini come se fosse una cartaccia inutile. La donna spostò di nuovo lo sguardo verso la folla e lo puntò proprio verso me e Miss Bric. Quando vidi quegli gelidi azzurri occhi che mi puntavano contro, fui come percossa da una folata di gelido vento.
 
“Tu, vai a soccorrere la ragazza, ora!” mi ordinò con solenne freddezza quella donna, puntando il suo indice verso di me, poi spostandolo verso la povera Ailin. Non so se sia stato che mi stava a cuore la povera Ailin o il forte ascendente che la signora Hyde esercitò su di me, ma non esitai a eseguire il suo ordine, anche se avevo il cuore stretto da un inquietante e indefinibile timore. Corsi verso Ailin, la aiutai a rialzarsi e a recuperare la sua cesta, e la accompagnai dolcemente al sicuro nella folla, tra le braccia di Miss Bric, che la trattò come se fosse stata sua figlia. Mentre facevo tutto questo, non potevo evitare di osservare con grave terrore quella donna, così fredda e dura nel suo viso, dando l’idea che avesse il cuore di ghiaccio, nonostante sembrasse aver operato per mettere Ailin al sicuro dalle angherie di Weselton e dei suoi sgherri. Non riuscivo ad ammirarla come una valchiria che punisce i torti, ma solo a guardarla come se fosse uno spietato spirito di ghiaccio. La signora Hyde tornò a guardare gelidamente Weselton, che tremava piuttosto visibilmente nonostante cercasse inutilmente di nasconderlo.
 
 “Vi… avverto signora Hyde… io sono un fidato confidente della regina… una personalità di alto prestigio… potrei gettarvi nel pantano dello scandalo…”  Bofonchiava Weselton, con un tono di voce che sembrava lo spettro opaco della furente e determinata indignazione di poco fa, rotto da una paura tale che sembrava che l’uomo fosse al cospetto di Caronte il nero traghettatore. La donna, dopo aver ripreso da terra il suo bastone e rimessi i guanti, si avvicinò sempre di più verso quell’uomo, prima risoluto e ora impaurito. Per un singolo e interminabile attimo, pensai atterrita che lei avrebbe usato di nuovo il suo bastone animato… per compiere un delitto, proprio davanti ad una schiera di persone. Si fermò a solo due passi da Weselton e inizio a dire, con una freddezza più intensa che mai:
 
“Ecco cosa penso del vostro alto prestigio, Sir Basil Weselton…” Con una fulminea mossa, Elsa Hyde strappò il grosso cilindro dal capo di Weselton, lo sfondo con un pugno, poi gettato a terra e infine calpestato senza pietà, sotto lo sguardo incredulo di Weselton e della gente. Poi tolse il monocolo dalla faccia della sua vittima e lo scagliò a terra, frantumandolo così in mille pezzi. Privò Weselton del suo bastone e distrusse l’impugnatura d’avorio facendolo schiantare contro la strada, per poi buttarlo via come se fosse un profano cimelio destinato al rogo inquisitore. Poi, come Eolo, soffiò sulla chioma ingrigita di Weselton, rivelando a tutti che si trattava di un parrucchino, che cade a terra e fu calpestato anch’esso come il cilindro sotto gli stivaletti neri. Infine diete a Weselton un tale manrovescio da farlo trovare disteso per terra come se stesse su un letto. Poi pose con temibile fermezza un piede sul petto dell’uomo disteso per strada. Ansimando dal terrore e dal peso che quell’impietosa donna esercita con il piede sul suo petto, Weselton cercava di liberarsi, ma era come lottare contro una colonna di ghiaccio. Fu allora che lei abbassò il volto verso quello dell’uomo e gli disse, quasi sussurrando, con il sottile e gelido sarcasmo di prima:
 
“Per quanto riguarda l’idea di gettare il mio nome nello scandalo, avverto che per me non ha alcuna importanza… ma siccome s tratta di voi… potrei non esitare a far arrivare all’orecchio della regina i nomi di certe personalità legate al vostro. Ditemi, come stanno Roxane Belladonna, Dorothy Trinciacuori e Lucy Labbra di Fuoco?” Il discorso della donna aveva reso il viso di Weselton più pallido di un morto.
 
“E ora levati dai piedi, vecchio stoccafisso, o sarò io a gettarti sotto dieci metri di melmoso scandalo!” Disse la signora Hyde infine, con una scintilla di truce minaccia nella voce, e tolse il piede dal petto dell’uomo e lui, rialzandosi da terra faticosamente e tremante, fuggì via come un coniglio, facendosi largo tra la folla, come se inseguito dalla peste e strepitando in modo stridulo. Non sapevo cosa pensare di quella donna, che aveva strapazzato, umiliato e persino minacciato un membro del parlamento senza alcuna esitazione o pietà. Certo, Weselton aveva avuto il fatto suo per una volta ma quella donna sembrava più terribile e spietata di lui. La signora Hyde si girò verso in punto nella folla in cui c’eravamo io, Miss Bric e Ailin e si avvicinò a noi con il suo freddo incedere. Non sapevo cosa pensare, era come se l’avvicinarsi di quella donna nella nostra direzione mi gelasse mente e cuore in una morsa implacabile. Appena giunse a pochi passi da noi, Elsa Hyde disse senza cambiare minimamente il tono della sua voce e indicando Ailin con il bastone:
 
“Se mi seguite, la ragazza sarà risarcita del danno materiale, fisico e morale che gli è stato ingiustamente inflitto!” Nonostante tirassi un lieve sospiro di sincero sollievo nel sentire quella frase, non riuscivo a smettere di provare nei confronti della donna un pungente timore. Io, Ailin e Miss Bric seguimmo la signora Hyde, mentre la folla si disperse per tornare alle loro normali faccende quotidiane, soprattutto per dimenticare i fatti insoliti che avevano appena assistito, come se si fossero trattati solo di un effimero sogno, da cui è bene destarsi. I primi raggi del mattino lacerarono finalmente ciò che restava dell’oscurità notturna, dando ufficialmente inizio al nuovo giorno e gran parte delle grigie brume si diradò, ma non quelle che stavano nei paraggi della signora Hyde. Infatti, dovunque lei andasse, per quando i raggi del sole fossero luminosi e caldi, la zona che le stava intorno era ineluttabilmente avvolta da nebbie intense, umide e gelide, che nemmeno i giorni della merla erano capaci di tanto. Chiunque posasse gli occhi su di lei, anche solo per sbaglio, sentiva le vene congelare. Cani e gatti, che fossero domestici o randagi, rimanevano in silenzio e non osavano nemmeno avvicinarsi a lei, come se si trattasse di una minacciosa tigre siberiana. Insomma, era come se dal suo animo si espandesse un furente inverno che investiva impetuoso tutto ciò che lo circondava. Dopo qualche minuto di cammino, la gelida donna ci portò proprio davanti a questa porta!
 
Sì, cugina, la stessa porta che mi ha scagliato una tagliente inquietudine appena l’ho rivista. Giunte tutte e quattro davanti a quella soglia decrepita, Elsa Hyde estrasse frenetica, ma senza mai scomporsi una chiave dalle sue tasche. Entrò nell’edificio con la velocità del vento e uscì quasi subito, stringendo nella mano con severo contegno un assegno dal valore di cento sterline d’oro della banca Coutts, pagabile al portatore e firmato da un nome… Belle, è questo l’inspiegabile scandalo che ti ho accennato prima che dessi inizio a raccontare questa vicenda e mi fa tremare il cuore, il nome scritto su quell’assegno, che non era quello di Elsa Hyde, ma di un'altra persona! Non chiedermi di rivelarti il nome che era scritto su quel nefasto assegno, anche se si tratta di un cardine importante di questo racconto, un nome, comunque, molto famoso e che ricorre spesso sui giornali. Mi sentì rabbrividire nel vedere quel nome sull’assegno in mano a quella donna dai pensieri gelidi e indecifrabili. Il valore in sterline sull’assegno era elevato, ma quella firma valeva più di un diamante, se autentica. Vinsi con fatica il timore che provavo per quella donna e, coraggiosamente, gli feci notare che questa storia aveva un che di oscuro, poiché nella vita reale è improbabile trovare qualcuno che, di mattina presto, s’insidia nella porta di uno scantinato in rovina e ne salta fuori con un assegno di cento sterline firmato da un’altra persona, per giunta di notevole stima. Miss Bric mi appoggiò in questo e Ailin non sapeva se accettare oppure rifiutare quell’assegno. Elsa Hyde si accigliò leggermente, senza però mostrare segni di rabbia o offesa, e poi replicò senza scomporre la sua inalterabile freddezza, come un segno di sfida nei nostri confronti:
 
“Non vi dovette agitare! A quest’ora le banche staranno iniziando ad aprire i propri sportelli. Rechiamoci alla banca Coutts e li incasserò io stessa l’assegno!” Così ci avviammo tutte quante verso la banca. La fredda donna consegnò l’assegno e chiese di verificare se la firma era autentica o falsa. Purtroppo arrivò la conferma, senza troppo attendere, che era innegabilmente autentica. Appena riscosso il denaro e consegnato nelle mani di Ailin, che ringraziò e promise che lo avrebbe usato al meglio e con responsabilità, la signora Hyde si congedò da noi, facendoci notare che era rischioso parlare di questa storia dell’assegno in giro, senza apparentemente minacciarsi. Poi se ne andò, portandosi via con sé, come dei cani che seguono fedeli il loro padrone, la nebbia e il freddo innaturali e l’ultimo segno della sua presenza che avvertì prima che svanisce era il suono dei suoi passi, gelidi e inflessibili. La vicenda che hai appena ascoltato, cugina, finì in questo modo: Ailin riceve il suo risarcimento e con quel denaro aprì una bancarella di profumi nel mercato rionale, dove ora è aiutata dagli altri commercianti e protetta dai poliziotti del quartiere. Weselton, dopo qualche giorno, consegnò alla corona le sue dimissioni dal parlamento senza dare spiegazioni e sparì dalla città di Londra assieme ai suoi sgherri e non fece più ritorno, come se stesse scappando da una minaccia innominabile. Dopo quella volta, io e Miss Bric ci promettemmo a vicenda di non raccontare a nessuno, neanche a te cugina, non per la silente minaccia di Elsa Hyde, ma per il timore di portare nello scandalo la persona che firmò quell’assegno. Si tratta di una brutta faccenda! Quella donna di ghiaccio era un individuo con il quale nessuno avrebbe voluto a che fare, una creatura insensibile; mentre chi aveva firmato l’assegno, era la personificazione della bontà e della dolcezza e, quel che è ancora più struggente, un angelo che non esita mai ad aiutare gli altri senza aspettarsi riconoscenze, solo il piacere di vederli sorridere. Ricatto ecco la parola giusta! Una calda e gentile persona che sborsa una simile cifra in assegno per un essere gelido e indifferente. Ecco perché chiamo lì edificio con quella porta la Casa del Gelido e Scandaloso Ricatto, sebbene anche questo, è evidente, non riesca a far sorgere alcuna spiegazione plausibile. Quello che sto cercando di dirti, cugina, è che Elsa Hyde e una creatura immonda nata con il cuore di ghiaccio duro, Insensibile, spietata, calcolatrice, maestra nel plagiare, ingannare con la maestria di Loki, umiliare e usare le persone per i suoi scopi. Sospetto, infatti, che quella volta al mercato, quella donna avesse compiuto quelle azioni non per aiutare una poveretta come Ailin, ma per umiliare e rovinare Weselton, provando un silente piacere nel farlo, celandolo nel suo animo glaciale, e avesse risarcito la povera venditrice di profumi solo per fare bella figura e nascondere ciò che egli e veramente. Una strega di ghiaccio, un mostro dedito a ricattare e distruggere persone con gelida raffinatezza e sottile sagacia! L’aura di gelo intorno a lei nasconde i suoi propositi indicibili e crudeli, sempre in agguato a scatenarli quando più gli conviene e il suo forte e rigido ascendente sembra renderla intoccabile. Questa è la mia conclusione, cugina. Per quanto mi riguarda, anche se spero che il cielo mi perdoni, Elsa Hyde non è un essere umano, ma un demonio plasmato nei ghiacci degli inferi.
  
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