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Autore: Tom Kaulitz    30/10/2014    7 recensioni
La prima volta che lo vide era a dicembre, a Magdeburgo pioveva. Tom stava passeggiando infreddolito abbracciandosi per cercare di bagnarsi meno possibile.
Un'ombra. Un ragazzo dai lunghi capelli neri. Anzi, a pensarci bene era tutto nero, niente escluso: i vestiti, le scarpe, i bracciali e le collane che portava. Aveva la pelle bianchissima, e, quando Tom guardò meglio, aveva alcune meches bianche. Era un ragazzo dai lineamenti abbastanza femminili, gli occhi truccati. Lo guardava, da dietro un albero distante almeno cento metri da lui. Quando l'ombra notò che il rasta lo aveva visto, esibì un sorriso, ma un ghigno malefico, raccapricciante. Poi si dissolse, insieme a tutta la figura, in una polvere nera.
***
Tom rigirò quei fogli nelle mani. Li aveva tutti collezionati nel giro di alcune settimane, trovandoli sulla scrivania la sera, dopo la scuola. Un pennarello nero, tramite la stessa scrittura, aveva scritto alcune frasi inquietanti.
"Non scappare"; "Ho bisogno che tu sia solo"; "Ci riuscirò"; e "Sei molto bello" erano i più interessanti. Nessuna firma, nient'altro, a parte una piccola ciocca di capelli neri e bianchi, ogni volta.
***
Sorrise. «Proprio come lo Yin e lo Yang...»
Genere: Fantasy, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Tematiche delicate
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Hum... potete odiarmi.
Siete autorizzati.

Ma solo per questo capitolo.


Hihi scherzi a parte, scusate davvero. Con l'inizo della scuola E le prime verifiche è stato... un casino. :(
Ma da ora si riinizia, non prometto regolarità come durante l'estate però magari non vi lascio per mesi e mesi senza.. Vi lascio al capitolo, che ho scritto in DUE FOTTUTISSIME SETTIMANE (se non di più. Ops ^^).
Ed è pure corto... sono un disastro u.u


Vorrei anche che facessimo un minuto di silenzio per ricordare l'attesa INTERMINABILE a causa del continuo "Soon, soon sooon ♫♪" dei nostri amichetti Tokio Hotel.
E' ARRIVATO KINGS OF SUBURBIAAAAAAA :D

Se volete potete dirmi le vostre canzoni preferite dell'album, e altri pensieri sul loro... cambiamento, sono curiosa di sapere che ne pensate.. :) Secondo me le migliori sono senz'altro LWLYB, GGAG, Feel It All, Masquerade e Invaded... Oltre a Run run run che è carina c:

Bando alle ciance, vi lascio in pace col vostro (meritatissimo) capitolo.



7.



Tom aprì gli occhi con una strana sensazione. Senso di colpa? Non proprio. Inquietudine? Decisamente si. 
Adesso non potevano più tornare indietro.. I suoi pensieri vagarono su Lise. Forse lei andava meglio per lui.. poteva dargli una famiglia, un futuro più facile, senza salti continui fra i due mondi. O forse no... 
Tom era semplicemente confuso. Abbassò gli occhi e carezzò con lo sguardo la pelle perfetta di Bill, appoggiato al suo braccio. Sospirò. Forse gli serviva una pausa... e poi, gli avvenimenti della notte scorsa lo avevano scosso leggermente. Per quanto anche Tom avrebbe desiderato che semplicemente succedesse c'era sempre qualcosa che lo bloccava. Non sapeva bene cosa. Si alzò senza svegliare suo fratello e andò nella sua stanza.
Gli venne da piangere. 
*
Aprì gli occhi. Quanto tempo era passato da ieri sera? Cosa aveva fatto? Perché si ricordava soltanto un Tom triste e muto?
Percepì un rumore. Qualcuno tirava su col naso, l'unica anima viva della casa. Bill si batté una mano sulla faccia. Era colpa sua? Tom singhiozzava, proprio come quando... 
Si alzò precipitoso e corse verso il bagno, un mal ditesta lancinante. Vuoto. Per fortuna. Camminò piano verso la stanza di suo fratello, chiedendosi perché non aveva voluto dormire con lui quella notte... 
Varcò la soglia e sgranò gli occhi, inorridito.
Tom piangeva nel cuscino e aveva le maniche del pigiama sporche... di sangue. Perché, Tom, perché?? Si sedette sul letto e i singhiozzi cessarono, il rasta tacque. 
Bill posò la mano sui dread e li accarezzò piano.
«Bill»
Non era una domanda.
Il moro continuò ad accarezzarlo e lo fece continuare.
«Non so... trovo che...»
Tom s'interruppe. Non poteva dirgli cosa pensava, non voleva...
«..Bill, non posso andare avanti così..» singhiozzò di nuovo.
«Tom, mi spiace. Per tutto.»
Non rispose.
*
«Tom? Yuhuu?» 
A Tom cadde il mento dalla mano, su cui l'aveva poggiato. Imprecò e portò un dito alla bocca, cercando di succhiare via una scheggia che si era conficcata nella carne. Dannato tavolo. Ma che ci vuoi fare, quelli delle biblioteche erano sempre malandati. "Vissuti", come amava dire Gordon. 
La sua attenzione fu catturata da suo fratello. Fu obbligata ad esserlo.
«Hm?» mugugnò decisamente in ritardo. Bill roteò gli occhi.
«Eppure hai dormito dieci ore! Dovrebbero bastare.» 
Tom, per tutta risposta, sbadigliò.
«In teoria...» mormorò l'altro sfogliando l'enorme librone ("Profezie") che aveva davanti a sè. Sgranò gli occhi, soddisfatto, e girò il libro per permettere a Tom di leggere.
Quando l'ultima stella sorgerà,
solo una ne resterà.

Tom guardò con sguardo interrogativo suo fratello.
«Dobbiamo addomesticare stelle..?»
Bill aggrottò le sopracciglia, confuso. Guardò la pagina. Fece una smorfia.
«Cretino, devi leggere sotto. Quelle sono soltanto supercazzole romantiche.. Aforismi di profeti sconosciuti.. MA QUESTO» indicò una strofa sotto «E' ciò che cercavamo.»
Tom chinò lo sguardo.

 
Edhel Vor, l'elfo nero, è esperto in profezie. E' nato a Ellésmera nel 1789 e morto nel 1873. Alchimista, potente mago e formidabile guida spirituale, ha vissuto come eremita nel castello della foresta nera. 
Ha scritto varie profezie e poesie, fra cui ...

Bill interruppe la lettura. «Quello non è importante. Capito Tom? Dobbiamo rivolgerci a lui!»
Tom annuì sommessamente.
«Perché?»
Bill alzò gli occhi al cielo evocando tutta la pazienza che riusciva a raccogliere. «Guida spirituale? Esperto in profezie? Saprà di certo aiutarci! Prontoo? Vuoi un caffè??»
Tom s'illuminò. «Ci sto!» 
«Per l'idea di andarlo a cercare?»
«No, per il caffè...»
«Hmm...» grugnì il moro, prima di parlare. «ma come facciamo a capire cosa dobbiamo fare di preciso? Dobbiamo farci da guida, ma per fare cosa? Ci ho pensato soltanto stamattina..»
Tom annuì. «Ma possiamo anche stare comodamente a grattarci i co..»
«Tom! Non possiamo, è una questione d'onore! Ma forse tu ne hai poco. Ferirsi con un una lama dopotutto non aiuta.» sputò. Si rese conto solo dopo di ciò che aveva detto, e impallidì. Non voleva dirlo. 
Anche Tom sbiancò e lo guardò più serio che mai. 
«Non capisci. Non potrai mai capire. NESSUNO CAPISCE NIENTE!» finì per alzare la voce, rotta dall'indignazione e dalla delusione. Bill lo guardò senza parole mentre si alzava e usciva dalla biblioteca, frettoloso. Poi prese una decisione. 
Ignorando eventuali lettori si alzò anche lui bruscamente e corse verso il fratello. 
«Tom! Scusa, non volevo ferirti! Mi è uscito.. e... e.. ero fuori di me, non so cosa mi è preso! Ti prego fermati!» Tom obbedì, si fermò. Lo sguardo gelido, impassibile. Ma in fondo a quegli occhi si poteva scorgere una crepa. Profonda delusione. E Bill si maledisse, perchè sapeva bene che lui aveva riaperto quella crepa, creatasi chissà quando e da chissà chi. Ripensandoci, Bill avrebbe voluto volentieri dare un pugno a quel qualcuno... ma ora aveva fatto un danno.
Tom disse con voce atona, stancamente: «Fammi tornare a casa..»
E prima che Bill potesse dire niente Tom scomparì, lasciando Bill a bocca aperta.

 
***
 
 
~Novembre

E così era tornato a casa. 
Bill piangeva ormai quasi tutte le sere. Gli mancava. Gli mancava tutto di Tom.
Erano due settimane -un'eternità- che il rasta non si faceva sentire. Bill aveva deciso: sarebbe semplicemente andato a trovarlo senza che fosse visto. Solo per sapere se stava bene, come andavano le sue braccia, se era triste, maliconico, ancora depressivo, oppure felice senza di lui.
Si, aveva deciso, infatti stava camminando verso la scuola di suo fratello. Superò i grandi cancelli e si appoggiò ad un palo, il cortile era ancora deserto. Guardò, gli occhi appannati dalle lacrime che minacciavano di cadere, verso le finestre delle aule. Notò dei rasta appoggiati al vetro, che però -Bill scosse la testa- erano di un colore diverso del solito castano semplice di Tom; erano schiariti alle punte. Strano, neanche per un momento gli aveva sfiorato il pensiero che il fratello li avesse potuti far schiarire.
Vide che invece era così quando un allegro Tom uscì ridente dal grande portone in legno, dopo gli altri. Era, constatò Bill con stupore, con due ragazzi che non si sarebbero definiti una buona compagnia. Risero ancora -il moro si stava sciogliendo a vedere quanto fosse bello il sorriso di suo fratello- e imboccarono la via opposta a dove era Bill, fino a sparire. Con i lacrimoni, che adesso non riuscì a trattenere, il moro si dissolse in una nuvola nera, in un singhiozzo di disperazione.

~Dicembre

Lo vide appoggiato ad un muro. Era circondato da ragazzi -fra cui riconobbe quei due che aveva già visto- e ridevano. Nel buio della sera si vedeva lo scintillio di bottiglie. Le loro risate si sentivano dall'altro lato della strada.

 
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