Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: Hendy    30/10/2014    7 recensioni
Il Titanic era chiamato la "nave dei sogni". Lo era, lo era davvero! [Elsanna (no-incest), Au!Titanic]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Anna, Elsa, Hans, Kristoff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nove rintocchi batterono l’ora risuonando nel ponte D, seguiti lontano dallo loro stessa eco che si espanse nell’aria come polvere nel vento.

La sera era ormai giunta. Il suo ritorno era stato accompagnato da un calo delle temperature piuttosto rigido e lo si sentiva dal freddo pungente che faceva battere i denti e dalla brezza che fischiava fin dentro le orecchie delle povere persone che si trovavano strette nella sua morsa.

In lontananza era possibile udire le voci e gli schiamazzi dei festanti di prima classe che ancora davano spettacolo mentre l’orchestra accompagnava le risate con un’armonia vivace e allegra adatta a mantenere l’entusiasmo alle stelle e incentivare la consumazione di qualche bicchiere in più di vino.

Solo una persona se ne stava in piedi, solitaria, affianco al grande orologio dell’ala est del ponte in balia del gelo di quella sera. Ogni tanto il cigolio di una porta, unito all’aumento del vociare le faceva alzare il capo e il biondo platino dei suoi capelli veniva messo in risalto dal bagliore della luna, ma dopo essersi accertata che coloro che stavano uscendo fossero solo alcune persone sconosciute pronte a ritirarsi nelle loro rispettive cabine, la ragazza tornava a concentrarsi sui rumori che inondavano la nave.

La serata era tranquilla e serena. Il Titanic sembrava stesse danzando tra le onde che si infrangevano con grazia lungo il lato della nave, ovattando il rumore delle eliche in funzione.
Il cielo era coperto da una spruzzata di nuvole candide che spinte dal vento correvano lontane, lasciando alla luna il suo compito di risplendere e riflettersi sul mare.

Un brivido corse lungo la schiena della giovane che senza preavviso iniziò a battere violentemente i denti in un vano tentativo di recuperare il calore perduto della sala in festa.

Alzando la testa verso il cielo si maledisse di non essersi portata appresso qualcosa di più pesante dell’abito semi scoperto che stava indossando, desiderando ardentemente qualcosa che la riparasse dal venticello che si era alzato.

Come terminò il pensiero, sentì all’improvviso un peso sulle spalle che nulla aveva a che fare con il carico emotivo che era solita sentire su di sé. Quello, in quel momento, era confortevole ed emanava un calore rasserenante che bloccò all’istante il suo tremore.

Si rese conto che quella sensazione era data da una giacca grigio scuro, piuttosto pesante e larga, che emanava un leggero profumo di fiori, mischiato all’odore di fieno e, rise al pensiero, di vecchio. Si chiese se era quello il profumo della felicità.
Non aveva bisogno di conoscere il volto della nuova arrivata per capire chi fosse. Quel profumo era indimenticabile e insostituibile.
Le sue orecchie poi vennero accolte dal suono armonioso della sua voce.

“Bella serata.”

E sì, quella serata era bella davvero.

Anna si trovava al suo fianco, appoggiata all’orologio con la spalla, guardando il cielo con aria stupefatta di chi vedeva le stelle per la prima volta nonostante le innumerevoli volte che indubbiamente si era fermata ad ammirarlo. Proprio come un bambino, innocente e puro.

“Scusami, non ti avevo sentita arrivare.” Si scusò una volta che i loro sguardi si incrociarono.
“Scusami tu principessa. Quelle scarpe erano devastanti! Dovevo assolutamente disfarmene.”

E guardandola meglio, notò che la ragazza si era cambiata e aveva ripreso i suoi vestiti originali. Indossava infatti la camicia verde giada e i pantaloni beige chiaro con tanto di bretelle di quello stesso pomeriggio, con l’unica differenza che stava indossando anche una sciarpa. Il vestito di quella sera le stava bene, certo, ma il completo che indossava in quel momento era più caratteristico di lei, era più nel suo stile.

Si chiese come avevano fatto ad essere già asciutti e ben piegati viste le condizioni di qualche ora prima ma la domanda silenziosa ricevette ben presto risposta.

“Gerda li ha fatti asciugare e li ha inviati alla mia cabina.”

Nei suoi occhi vide la gratitudine e un pizzico di imbarazzo che raggiunse anche il tono della voce. Elsa si ritrovò a sorridere guardando il suo viso. Anna era molto umile e modesta e-

Un pensiero la colpì.

Guardando la ragazza affianco a lei, Elsa poteva dire di certo che anche quei vestiti non erano adatti al clima attuale. Il che spiegava il motivo per cui Anna si era portata appresso la giacca ma quella al momento si trovava sulle sue spalle.

“Starai ghiacciando!”

Ciò che voleva dire però assunse un tono più alto uscendo quasi come un urlo disperato. Anna rimase spiazzata per un attimo da questo ma poi ridacchiò, controbattendo l’affermazione.

“No. TU stavi ghiacciando.”
“Non è vero.” Rispose difensiva, incrociando le braccia. “E poi, il freddo non mi ha mai infastidito.”
“Già, e io sono stata baciata da un troll.”

Guardandosi poi le due scoppiarono a ridere. Una delle cose che ad Elsa piacevano di Anna era in assoluto la risata di quest’ultima. Era gioiosa come la primavera, pura come la neve e contagiosa come il sole in estate. Più importante, la risata di Anna riusciva a sciogliere anche il suo cuore che aveva dimenticato quanto quel semplice suono potesse cambiare la giornata.

“Vogliamo andare?” chiese la biondo fragola una volta che le risa si furono placate.

E raggiungendo il suo braccio, intrecciandolo a sé, Elsa azzerò gli ultimi centimetri che le separavano.

“Tu sei pronta?” le chiese facendo l’occhiolino.
“Sono nata pronta.” Rispose Anna di rimando e le due presero a camminare fianco a fianco, consapevoli che in quell’istante nessuno avrebbe potuto interrompere nulla, consapevoli di essere diretti lontano da occhi inopportuni, consapevoli di essere, per la prima volta da sempre, libere di fare tutto ciò che desideravano come, per esempio, stare l’una affianco all’altra.  
 


Il tragitto per la terza classe non risultò essere lungo. Ci fu solo un momento in cui Anna sembrò tentennare e per poco non presero la direzione sbagliata ma, oltre a questo, tutto filò liscio.
Stavano raggiungendo l’entrata della terza classe da cui già si potevano sentire i suoni soffocati di una festa in corso, quando Anna iniziò a rallentare il passo. Durante il percorso avevano parlato del più e del meno ma, a differenza di prima,  la ragazza assunse uno sguardo serio e allo stesso tempo imbarazzato.

“Comunque…” iniziò il discorso “…a proposito dei miei amici. Sai, non voglio spaventarti ma possono essere leggermente sfacciati, soprattutto Eugene che di sicuro proverà a farti quel suo sguardo che conquista che non conquista nessuno.
Sono anche affettuosi, un po’ troppo forse. Olaf ti chiederà sicuramente un caldo abbraccio! Ma è innocuo! Non morde. Certo, c’è stata quella volta che per poco non mi ha morso un dito… ma è stato un incidente!
Poi sono chiassosi. Molto chiassosi. Cioè. Rapunzel a volte minaccia le persone con delle padelle. Ma ehi! Tutti abbiamo il nostro lato oscuro, no?
Potrebbero rivelarsi anche testardi ma sono brave persone e sono dolci e-”
“Anna!”

La ragazza non si era accorta di aver iniziato a gesticolare in modo vistoso e di aver dato il via a una parlantina in cui non ebbe neanche il tempo di respirare.
Grazie alla sua interruzione però, la biondo fragola poté riprendere fiato, anche se ancora sembrava sul punto di riiniziare a divagare. Per calmarla ulteriormente Elsa posò le sue mani nelle guance di Anna e la guardò negli occhi.

“Tranquilla, sembrano meravigliosi.” Disse con il tono più convincente e tenero che potesse raggruppare.

Sembrò funzionare perché la ragazza annuì in risposta e iniziò a respirare allo stesso ritmo di prima.

Insieme quindi si avvicinarono alla porta in legno davanti a loro. Passo dopo passo la musica e i rumori si fecero sempre più udibili ma nulla poteva preparare Elsa alla vista di ciò che c’era dentro.

Quando Anna si fece avanti e la aprì, la ragazza venne accolta dalla musica più bella che avesse mai sentito. Non era nulla di simile alla melodia da sala che ogni tanto suonavano in prima classe e faceva assopire, anzi. Era diversa. Quella che suonavano lì le faceva venire voglia di correre in pista e ballare e lasciarsi andare, trascinata da nient’altro che da un senso di gioia e divertimento che regalava quel miscuglio di note piene di energia.

La stanza poi era spaziosa, illuminata artificialmente e molto molto affollata. Tutto lì sembrava l’esatto opposto della prima classe.
In prima classe c’erano camerieri ovunque che dovevano sottostare ad ogni capriccio dei nobili presenti mentre lì ogni persona poteva servirsi ciò che voleva, quando voleva, in qualsiasi quantità. Inoltre ognuno poteva sedersi dove voleva, il che significava nessuno tavolo assegnato, nessuna compagnia sgradevole e nemmeno la minima presenza di sedie dure e scomode. La cosa che più le saltò all’occhio fu però la mancata usanza delle regole dell’etichetta. Ovviamente ognuno era ben educato ma c’era chi stava mangiando ai piedi di una scala, bambini che usavano le mani per afferrare del cibo ed Elsa giurò di aver sentito qualcuno parlare con la bocca piena! E a nessuno importava nulla! Non si giudicavano, non si scambiavano sguardi minacciosi, ognuno era libero di sottostare alle proprio regole. Agli occhi di Elsa, questo posto era a dir poco…

Fantastico!” pensò.

“Questa che vedi principessa è quella che noi comuni plebei chiamiamo Festa.”

Anna si allungò per prenderle la mano e, una volta che le dita furono intrecciate saldamente, le ragazze iniziarono a farsi largo tra la folla, schivando persone ubriache e facendo attenzione a non scivolare sul pavimento insudiciato da alcool rovesciato e resti di cibo.

Raggiunsero un tavolo lungo dove almeno tre compagnie diverse erano sedute, posizionato ai margini della pista da ballo che praticamente comprendeva tutta la stanza. Non fecero a tempo a sistemarsi che Anna venne subito invitata a ballare da una coppia di bambini, probabilmente fratelli.

La ragazza doveva aver conquistato molte persone ed essere molto popolare tra i passeggeri di terza classe. Quei ragazzini sembravano adorarla. Con un sorrisino di scusa, la biondo fragola si tuffò in pista e iniziò a ballare, lasciando indietro Elsa. A dire il vero però stare sola non le dispiaceva, non lì almeno dove tutto era caldo e accogliente. Lasciandosi accompagnare dalla musica, cominciò a battere le mani a tempo insieme alle persone al suo fianco.

Elsa si incantò a guardare i movimenti spensierati di Anna.

La ragazza si muoveva seguendo perfettamente  il ritmo, ma il suo non era proprio un ballo. Era più un giocare insieme alla musica e riusciva a trascinare pure quei bambini in questo.

La bellezza che emanava era disarmante. Elsa sentì ogni muro che aveva eretto nel corso degli anni sgretolarsi. Quante volte aveva pensato ad Anna nelle ultime ventiquattr’ore? Pensandoci meglio però si rese conto che non ci fu neanche un istante in cui non l’avesse pensata. Guardando il modo in cui si stava divertendo, iniziò a capirne finalmente il motivo.

Anna era veramente stupenda.

Quella sensazione che sentiva quando stava con lei, a cui ancora doveva dare un nome, era sempre più chiara. Il suo cuore batteva forte, come se prima non avesse saputo farlo. Il suo stomaco si contorceva ad ogni contatto, ad ogni sguardo rubato, ad ogni sorriso ricambiato. Il tempo con lei sembrava non essere mai abbastanza e quanto aveva desiderato che l’orologio si fermasse per non doversi separare da lei?
Ogni volta che sentiva pronunciare il suo nome implorava che fosse la sua voce che la chiamava. La sua vita aveva finalmente il suo valore e più di tutto, si sentiva viva, come se prima non fosse mai esistita.

Si era chiesta spesso, nelle ultime ore, cosa tutto ciò significasse. In quel momento, mentre la guardava danzare ed era immersa nella magia dei suoi pensieri, era più vicina alla risposta di quanto non avesse mai creduto.
Non era quello forse il significato del-

“Amore vi dico! A m o r e!”

La voce che aveva parlato arrivò da un ragazzo seduto sul tavolo dietro al suo. Era un ragazzo paffutello dai capelli scuri e riccioluti con un paio di ciuffi che sembravano volessero sfidare la gravità e che alla ragazza ricordava molto un ramoscello. All’apparenza sembrava essere molto dolce e sedeva al tavolo con una coppia piuttosto rumorosa: lui, castano scuro, muscoloso e con tanto di pizzetto che stava seduto con la testa appoggiata alla mano, e lei snella, dai lunghi capelli biondi e due occhi verdi brillanti che sembrava sul punto di saltare dallo sgabello in cui era seduta dall’eccitazione.

A quanto pare il ragazzo bruno stava cercando di spiegare agli altri due di aver trovato “la ragazza perfetta” perché alle orecchie della biondo platino giunsero frasi del tipo:
“Questa è davvero la nave dei sogni!”
“Il suo sorriso, avresti dovuto vederlo! E’ più bella perfino dell’estate!”
“E’ successo ad Anna, perché non può accadere anche a me?”

Aspetta. A-Anna? Quella Anna?

Non si rese conto che stava fissando i tre fino a che il suo sguardo non fu così intenso da attirare la loro attenzione. Quando i loro occhi si incrociarono, Elsa si sentì subito imbarazzata. Si girò di scattò e tornò a contemplare il tavolo sotto di lei pregando di non aver attirato troppa attenzione.

Capì che la sua preghiera non fu ascoltata quando l’uomo con il pizzetto le si avvicinò e, inchinandosi vistosamente, le disse:
 “La signora vuole ballare? Sguardo che conquista.”

Seguito immediatamente dopo dall’arrivo della ragazza dagli occhi verdi che gli diede uno schiaffo in testa, aggiungendo a tono di voce molto alto un “Eugene! Lascia stare la signora!” e il loro successivo bisticciare.

Elsa rimase scioccata per la piega che aveva preso quella cosa e non sapeva se dovesse intervenire per rassicurarli che era tutto bene o che altro, ma prima di potersi anche solo decidere, accanto a lei prese posto il ragazzo paffutello, porgendole una birra.

“Tranquilla, fanno sempre così!” disse con un sorriso a trentadue denti.

Elsa accettò il bicchierone e ne prese subito un sorso abbondante, lasciando che l’alcool scivolasse giù per la gola.

“Mi spiace di essere la causa del loro litigio.”
“Figurati! Non è colpa tua. Ieri mattina si sono rincorsi per il corridoio lanciandosi padelle! E’ stato stupendo!”

Certo che ce n’era di gente strana al mondo. Di sicuro erano persone particolari. Doveva ammettere però di non sentirsi affatto fuori luogo, tutt’altro. Erano un trio piuttosto affiatato, lo si poteva capire dalla prima occhiata e il fatto che l’avessero già presa sotto la loro ala non la disturbava affatto.

Ben presto si ritrovò a ridere assieme al ragazzo affianco a lei del litigio della coppia che proseguì per i minuti successivi.

Ma perché le sembrava di aver già sentito parlare di loro?

Ci mise un po’ a rendersi conto di chi effettivamente avesse attorno.

Padelle, sguardi che conquistano, il nome di Anna. Dovevano essere loro per forza.

“Aspettate ma voi siete gli amici di-
“Non starete ubriacando la mia principessa spero.”

Anna rientrò in scena proprio in quel momento. Era sudata e con il fiatone, e la prima cosa che fece fu saltare nelle braccia del ragazzo riccioluto che le aveva offerto la birra poco prima.

“Ehi mocciosa! Ti ho vista in pista. Eri stupenda!”

La biondo fragola rispose con un pizzicotto al complimento dell’amico per poi girarsi verso Elsa.

“Vedo che avete già fatto amicizia!”

Quella affermazione, detta con il tono più esuberante che Elsa avesse mai sentito, fu seguita da quattro paia di occhi sbarrati che la fissarono alla ricerca chi di qualche spiegazione, chi di una conferma.

“Andiamo, vi presento. Ragazzi, questa è Elsa!”

Un coro di “ELSA?!” si fece largo intorno a lei, seguiti da visi scioccati e bocche spalancate. Dalle loro espressioni era chiaro che avevano già sentito parlare di lei e anche tante volte. Fu proprio quella consapevolezza a far apparire un certo rossore nelle guance della ragazza. Anna, dal canto suo, ne sembrò entusiasta come se volesse puntualizzare qualcosa. Probabilmente, immaginò Elsa, la sua salvatrice aveva così tanto parlato di lei ai suoi amici da renderla quasi paragonabile a un mito.

Anna poi passò a presentare uno per uno i suoi amici.

“Questi sono Eugene e sua moglie Rapunzel. Ci siamo conosciuti qui sulla nave. Devo dire che Eugene non mi ha fatto una buona prima impressione…”  Eugene sollevò il sopracciglio nel sentir questo. “… ma poi siamo diventati amici. Mentre per quanto riguarda Rapunzel, beh, lei è diventata la mia migliore amica!”

“Ehi!” Arrivò la protesta del ragazzo riccioluto che mise un broncio adorabile mentre Rapunzel, al contrario, mormorò un “Aww” nei confronti di Anna.

“Pensavo di essere io il tuo migliore amico! Avevi detto che, siccome ho gli occhi marroni, non potevi non reputarmi tale!” continuò la sua lamentela il ragazzo.
“I tuoi occhi non sono marroni. Sono color cioccolato! C’è differenza! Il che rende te il mio migliore amico!”

Quello per fortuna sembrò rincuorarlo.

 “Tutto ciò che ha a che fare con il cioccolato è amico mio!” Aggiunse poi Anna. “Comunque lasciati presentare per bene. Questo è-”
“Ciao. Io sono Olaf e amo i caldi abbracci!”

Guardandoli, Elsa si sentì sopraffatta da così tanto calore nei suoi confronti. Erano ancora degli sconosciuti eppure già nei loro sguardi vedeva affetto e riconoscimento. Non avrebbe avuto problemi ad aprirsi con loro e riusciva a capire come mai Anna sembrasse così legata ai suoi amici. Sorrise, cercando di ricambiare i loro sguardi nel migliore dei modi.

“Piacere, io sono Elsa.”


 
I minuti successivi furono caratterizzati da una sfilza di domande dei tre che comprendevano curiosità sulla prima classe, sui suoi gusti e hobby (Rapunzel si animò quando nominò l’arte) o semplicemente cose banali come quanti vestiti avesse nell’armadio. Il tutto venne sorvegliato dagli occhi attenti e vigili di Anna che si assicurava che nessuno facesse domande inopportune o esagerasse nel bere visto che l’interrogatorio venne accompagnato da calici di birra uno dietro l’altro.

Fu Anna ad interrompere il tutto dopo ben venti minuti di discussione e una quindicina di bicchieri vuoti.

“Su gente. Non vorrete privarmi dell’onore di stare con questa bellissima donzella. Io e la signora dobbiamo ballare.”
“Che?” si fece sfuggire Elsa.

Pensava di essersi abituata ad Anna e alle sue idee bizzarre ma a quanto pare ancora quella ragazza riusciva a sorprenderla. A differenza di prima però non le avrebbe permesso di vincere quella battaglia.

“Oh no, io non ballo.” Rispose decisa.

Non fu esattamente una scelta saggia visto il sorriso che prese forma nel viso di Anna e il luccicare improvviso dei suoi occhi. Elsa deglutì.

“Io scommetto di sì.”

Anna riusciva ad essere così persuasiva a volte, oltre al fatto che era testarda senza misura. Fu così che si ritrovò in mezzo alla pista da ballo, inspiegabilmente, e con un’altra vittoria da aggiungere in favore dell’altra ragazza.

Non è che odiasse ballare a dire il vero. Le piaceva ogni tanto gironzolare per la sua stanza saltellando, ma quello non si poteva certo definire ballare. Era terrorizzata e il fatto che si trovasse al centro di una stanza piena di persone non stava aiutando.

“In verità non so ballare.” Sussurrò ad Anna.
“In verità nemmeno io. Lasciati guidare.”

La mano di Anna andò a posarsi sul suo fianco con un tocco statico. Brividi corsero lungo la schiena nel sentire la leggera pressione che esercitava la ragazza contro di lei e la sua stretta decisa non fece altro che far aumentare di colpo la temperatura della stanza.
Anna poi la portò più vicina a sé, facendole posizionare la mano sulla sua spalla. Fu in quel momento che la musica partì. Una musica ritmica, allegra, spensierata, ma era così presa dalla paura di sbagliare che si muoveva rigida tra le braccia dell’altra ragazza. I suoi piedi sembravano piombo e tutto d’un tratto sentì il bisogno di rimanere con la schiena dritta, come se dovesse far conto a qualcuno del modo in cui stava ballando.

Alla biondo fragola ovviamente non sfuggì quella cosa e dopo averle fatto fare una giravolta su se stessa accorciò di nuovo le distanze per sussurrare con tono dolce una breve frase.

“Non pensare a nulla, pensa solo a me.”

E pensare ad Anna era così semplice.

Chiuse gli occhi e decise di concentrarsi sulla ragazza: il suo profumo, il suo fiato sul collo, la sua mano contro il fianco, gli occhi splendenti, la cioccolata calda, la pioggia, le stelle... Tutto oramai era ricollegabile ad Anna.

Riuscì a rilassarsi e quando aprì gli occhi, si accorse che non aveva mai smesso di muoversi. I suoi movimenti erano cambiati, erano più sciolti e più fluidi. Avrebbe potuto essere una piuma lasciata libera nel vento. Capì di essere diventata un tutt’uno con la musica e i suoi gesti erano quelli di Anna, sincronizzati come non mai prima di allora.

“Vedi? Ci sai fare! Sei fantastica.”

Era vero! Ci stava riuscendo. Stava ballando sul serio!

Incuranti della folla, le ragazze iniziarono a danzare intorno, reclamando sempre più spazio e attirando sempre più occhi su di sé. Accompagnati dal battito delle mani e dalle note della musica, presero a girare, a saltare, a scatenarsi irrefrenabilmente, senza tregua, fino a far girare la testa perfino a coloro che guardavano, con l’unico effetto collaterale di una nausea data da un’eccessiva dose di felicità.

Non ancora soddisfatta, Elsa spinse Anna sopra ad un tavolo e ripresero a ballare in alto, sopra tutti, quasi come se fossero in cima ad una montagna lontano dagli altri, sfidandosi a fare i passi migliori. Una mossa dopo l’altra, alternandosi, iniziando da un tip tap e continuando con i passi del tango, le ragazze diedero il via ad una vera e propria battaglia. La melodia non cessava, anzi, sembrava adattarsi al loro gioco e le risate sembravano essere parte del componimento, intrecciandosi perfettamente nell’atmosfera che le circondava.

Quella che iniziò come una competizione però finì con una tregua in cui le due decisero di rintrecciare le loro braccia e tornare a ballare insieme, decretando come vincitore la sola canzone che le accompagnava.

Il ballo terminò con un coro di applausi pochi minuti dopo, seppur il momento di euforia durò ancora molto.

I bambini ormai erano andati a dormire ma la festa, quella vera festa, continuava e non aveva intenzione di fermarsi. Intorno a loro c’era chi chiacchierava, chi giocava a poker, chi si sfidava in giochi sciocchi per decretare il più forte e chi ancora si stava dando all’alcool. Perfino Elsa si fece la sua scorta di birra affermando con decisione che “solo perché sono di prima classe non significa che non sappia reggere l’alcool.”

Il bello di stare in terza classe era la diversità. Su nella fossa dei serpenti tutti conoscevano tutti, ogni persona aveva un nome la cui fama li precedeva e la gente pensava  solo a sé stessa. Lì, invece, stavano persone che parlavano lingue diverse, che avevano tonalità di pelle  differenti, e si doveva faticare per trovare qualcosa che li accumunasse oltre al fatto di essere in terza classe.  Ma in quel luogo almeno tutti erano uguali, senza nessuna discriminazione e non importava quale mestiere facessi, quanti soldi avevi in tasca o che nome avessero avuto i tuoi antenati. Seppur non conoscendo nulla di tutto questo, ci si aiutavano a vicenda. Come una grande famiglia.

Un momento in particolare le diede la conferma di questo.

Mentre la musica si ripeteva, una canzone dopo l’altra, un paio di persone si presero per mano e, saltellando intorno alla stanza, iniziarono a trascinare gli altri passeggeri nel loro piccolo gioco. Uno dietro l’altro, ognuno cercava di prendere per mano qualcun altro finchè ogni persona presente venne resa partecipe di quella catena in cui si lasciò parlare le risate, lasciando da parte ogni cosa, ogni problema, e permettendo alla spensieratezza e all’unione di prendere forma sotto tutto quell’intreccio di persone.
 


Era passata appena un’ora e mezza da quando le ragazze erano giunte in quella sala e Elsa iniziava ad avere i piedi doloranti. Più le lancette dell’orologio giravano, più il trambusto aumentava e la fine della festa sembrava sempre più distante.

Fu proprio in quel caos piacevole che successe.

Le due stavano tornando al loro tavolo per ricongiungersi con Olaf e gli altri e riposare un po’ i piedi, quando Anna venne spinta improvvisamente di lato da un passeggero ubriaco che passava di lì e finì per scontrarsi con Elsa.
Per poco Anna non fece cadere entrambe e il bicchiere di birra che era in mano sua, inevitabilmente andò a rovesciarsi contro la parte superiore del vestito di Elsa.

La prima reazione della biondo fragola fu il panico.

 “Scusami! M-mi dispiace, n-non volevo! Mi ha spinta e sono un’idiota e scusami!“

Tirando fuori un fazzoletto dai suoi pantaloni, si piegò in avanti verso Elsa, e prese a strofinarlo contro la macchia di alcool che si trovava precisamente sul suo…

Petto.

Anna si bloccò.

Cercò di trattenere il suo rossore prima di alzare lo sguardo ed affrontare l’altra ragazza con un’espressione mortificata. Quando si guardarono però, qualcosa in loro scattò. Il ghiaccio dei suoi occhi si ritrovò improvvisamente immerso nell'azzurro mare di quelli di Anna, in una combinazione esplosiva di colori, quasi surreale ai loro sensi.

Fu in quel momento che tutto intorno a loro iniziò ad abbassare di volume. Le voci divennero soffocate e l’unico odore che arrivava al loro naso altro non era che il profumo dell’altra, così forte da essere quasi palpabile.

Piano piano iniziarono ad avvicinarsi, come se fossero spinte da una forza superiore. Così vicine da farsi male, così lontane da non toccarsi ancora. Procedevano lentamente quasi volessero assaporare ogni minimo istante e ricordarsi ogni dettaglio, ogni piccolo movimento di quel momento.

Elsa sentì il labbro inferiore tremare e se lo morse leggermente. Subito dopo vide Anna leccarsi le labbra aride e vogliose.

Lo stomaco iniziò a brontolare, affamato di un desiderio viscerale, carnale ma allo stesso tempo profondo e sincero che mai era stato provato prima. Pelle d’oca cominciò a prendere forma in ogni centimetro di corpo, contrastando il calore presente al suo interno.

La mani iniziarono a sudare.

Erano così vicine che i centimetri di altezza erano l’unica distanza che le separava.

Solo un po’ di più, un altro po’.

Anna alzò la testa per far combaciare meglio i loro volti.

E come iniziò, tutto venne sfumato quando un grande fracasso alle loro spalle le fece sussultare e girare di scatto.

L’ubriaco che aveva contribuito a macchiare l’abito di Elsa era andato a finire contro il tavolo del rinfresco, rovesciando clamorosamente una decina di piatti e ribaltando un paio di sedie.

La sala scoppiò a ridere dopo un silenzio di tomba durato pochi secondi.

Nessuno, a parte Elsa e Anna, sembrò essersi accorto di ciò che stava succedendo tra loro due.

Si guardarono di nuovo ma al posto dell’imbarazzo, nei loro visi c’era solo il riflesso della felicità seppur macchiato da una leggera frustrazione.

Anna fece spallucce, con un sorriso malizioso in volto, quasi volesse dire “ci sarà un’altra occasione”.

Ancora in balia di quel desiderio primordiale, Elsa non poté che sperare di avere per davvero un’altra opportunità.

Lo sguardo della biondo fragola poi si posò nuovamente sulla macchia del vestito dell’altra ragazza.

“Stai bene?” le chiese con tono colpevole.

Elsa ridacchiò davanti a quel visino dolce e all’espressione da cucciolo che aveva appena assunto la sua salvatrice.

“Non sono mai stata meglio.”

E intendeva davvero quelle parole.

Non avrebbe potuto essere più felice di così.

Era parte di qualcosa, in compagnia di una ragazza stupenda che non l’avrebbe lasciata mai.

Nessuna serata era mai stata magica quanto quella, nessuna interruzione indesiderata era avvenuta.

Tutto andava veramente bene.

Nessuno però aveva notato la presenza di uno degli scagnozzi di Hans nella sala, ai cui occhi non era sfuggito nulla.

E per quanto tempo ancora le cose sarebbero andate bene, era un mistero che sarebbe stato risolto solo l'indomani...
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: Hendy