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Autore: MaryMelody98    30/10/2014    0 recensioni
[Opera Lirica]
Lucia, giovane nobile appartenente ad una famiglia in decadenza, si innamora del nemico mortale della sua famiglia, Edgardo Ravesnwood. Nel momento in cui suo fratello verrà a conoscenza del loro amore, vi saranno mille travagli che porteranno la fanciulla alla pazzia e al delitto.
Amore, inganno, paura, odio, follia... questa è la loro storia
Tratto dal capitolo 2 “Regnava nel silenzio”:
“Avevo giurato vendetta eterna al tuo sangue, alla tua stessa famiglia, in nome del mio povero padre. Lo giurai sula sua tomba… Ma quando un giorno ti vidi, ignaro del tuo nome e della tua esistenza mi innamorai di questo viso e di quest’anima d’angelo. L’ira tacque da allora, ma il mio ingiurioso voto non è stato infranto… Potrei compirlo ancora se volessi!”
“Placa la tua ira! Edgardo, Calma il furore che è dentro di te! Non ti basta la pena che soffro ogni giorno per te?... Vuoi anche che muoia di spavento? Cedi, cedi al sentimento della passione che ci lega inesorabilmente, lascia fuggire ogni risentimento… Ogni tuo e mio giuramento che abbiamo fatto, è amore puro…”
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Pazzia

Dopo una lunga contrattazione fatta di sole e violente grida, a Edgardo non rimase che tornare alla disperata quiete e solitudine della sua amata dimora. Non aveva alcuna intenzione di tornare nel lusso dei suoi saloni, delle camere da letto, degli studi: tutti quegli ornamenti sfarzosi gli ricordavano terribilmente del perché era stato sul punto di impazzire e cedere alla follia. Era per la loro ricchezza, per la lotta che ne era derivata rse lui e la sua amata ora sarebbero stati divisi per tutta la vita; neanche la morte avrebbe posto fine a quel supplizio, era sicuro che anche nelle terre del Paradiso, quell’insulso onore ed odio che li aveva circondati, li avrebbe trattenuti su due sponde diverse: troppo vicini per non toccarsi, troppo lontani per farlo. Ora si trovava nell’abbandonata torre di Wolferag, facente parte dei suoi possedimenti. Era il luogo in cui veniva a giocare da bambino, studiare, fare tutto ciò che lo rendeva felice, sperava davvero di ritrovare un po’ di calma nella sua anima con quei gioiosi ricordi, ma invano. Dopo quel crudele tradimento, avrebbe dovuto odiarla e pensare ad ella come la meretrice più ingannevole che avesse mai conosciuto, ma non ci riusciva: pareva che l’amasse ancora di più a quel suo gesto, che la volesse accanto a sé in quel momento più di ogni altro. Ah! Quella maledetta riusciva a perseguitarlo ovunque, eppure aveva un recondito desiderio che fosse così. Quando entrò in quell’edificio malconcio, la polvere lo investì in volto come un’onda, e l’odore del chiuso di tutti quegli anni invase le narici che a malapena potevano inspirare aria. La sola luce della notte illuminava la stanza attraverso i vetri rotti e dismessi delle finestre, ma non sarebbe stata ad ogni modo di alcun aiuto: ricordava ogni minimo particolare di quel piccolo mondo di scoperte e giochi.  Vi erano rimasti intatti soltanto una grande seggiola e un lungo tavolo di legno, questo era l’arredamento che lo circondava, senza nessun camino dove poteva essere acceso del fuoco: era il ritratto della sua vita, prima felice e nuova, ora vuota e senza la possibilità di accendervi una nuova ardente passione per la vita. Spossato dalle numerose angosce, si accasciò senza vita sulla seggiola ancora robusta ed inconsciamente iniziò a pensare…

Quale orribile notte… La più orribile che possa mai avvenire ad un uomo terreno e sognatore come me…

Un fulmine si manifestò all’improvviso nel cielo, illuminando di bianco tutto intorno al giovane e facendo tremare la terra con il suo tumulto. Da quello sfogo si generò un violento temporale…

Si tuona o cielo, sconvolgi l’ordine della realtà in ogni dove del mondo… Ma cos’odo? No, io l’ho sentito… È lo scalpitare di un cavallo che qui s’appresta!...Ecco, è fermo… Ma chi oserà mai sfidare tale tempesta nell’ira più violenta del suo nascere?...

 “Chi è là?” esclamò ad alta voce alzandosi.

La porta si aprì mostrando una cupa figura a lui tanto conosciuta e temuta che primeggiava tra i lampi: Lord Enrico.

“Ashton!... Voi! Quale sfrontatezza!”

“Anche tu venisti sotto il mio tetto, e non fui costretto a vederti?” rispose arcigno.

“Non tremi? Ancora qui si aggira lo spettro del padre mio che pare fremere… Questo luogo, la mia dimora, spira per te soltanto morte… il terreno trema per te! Dovresti palpitare a varcare questa soglia che per te è la discesa verso la tua stessa tomba!” gli intimò.

“Sai, Lucia è stata condotta all’altare e quindi questa sera avrà la sua prima notte di nozze…” disse con fare malefico.

A quella frase il povero giovane non potette che sopprimere un grido di dolore: la sua Lucia con un altro uomo! Qualcuno che le avrebbe tolto le vesti e toccato ogni centimetro del suo corpo, della sua bella pelle diafana! Quel corpo che avrebbe dovuto essere suo, e con esso la sua anima. La fitta al cuore riaperta con colpi di spada dal suo nemico, era divenuta insostenibile, faticava a respirare  e pensare lucidamente.

“Perché sei qui? Che cosa vuoi da me?” domandò truce e dolorante al tempo stesso.

“Hai recato l’offesa più grande alla mia famiglia, ormai la mia spada pende sul tuo collo. Nessun altro ha più diritto di me ad ucciderti… Tu sai chi deve svenarti!”
“So soltanto che promisi a mio padre di portargli il tuo freddo cuore!”

“Tu! Come osi, ragazzino!” esplose Enrico sgomentato da quella risposta così inaspettata.

“Quando?”

“Alle prime luci dell’alba…”

“Dove?”

“Fra le tombe dei Ravenswood, così non avranno il disturbo di seppellirti…”, sorrise beffardo.

“Verrò” fu la risposta gelida e secca di Edgardo che bramava l’unica cosa che gli era rimasta: la vendetta.
 
Intanto, mentre fra i due aveva luogo quella terribile conversazione, al Castello Ashton i festeggiamenti erano stati ripresi più allegri e rumorosi di prima. Il chiacchiericcio degli invitati riempiva di nuovo la stanza da quel silenzio tombale al quale erano stati costretti poco fa, la musica sembrava voler far dimenticare quell’infima tragedia. Il vino nei calici scorreva come acqua di fiume, il ticchettio delle scarpe delle dame che ballavano creava uno stano ed incostante ritmo, tutto sembrava volgere al meglio, come avrebbe dovuto essere. L’intera comitiva voleva ostentare la sua potenza dinanzi al mondo con quella fortunata unione che avrebbe dato ancor più magnificenza al regno di Scozia. Quell’allegria nascondeva tuttavia un fatto ancor più spaventoso, nessuno poteva mai arrivare ad immaginare tanto. Quando i liuti e le chitarre continuarono a suonare, il grande portone dal quale era entrato lo sventurato Edgardo, si aprì di nuovo, portando con sé un’onda di vento che spense quasi tutte le candele presenti, lasciando il salone nella penombra. Questa volta ad uscirne e sconvolgere gli invitati era il vecchio precettore Raimondo, che con affanno ed occhi sgranati entrò sconvolto, sorreggendosi a malapena su una sedia al suo fianco. Il silenzio tanto abietto ricadde di nuovo, ma ancor più spiacevolmente a causa della vista così penosa di un vecchio che, degno di stima, aveva davvero qualcosa da raccontare, qualcosa che andava oltre i limiti umani.

“Cessate… Cessate tale giubilo! Cessatelo!” gridò tormentato con la mano al cuore.

Un nobiluomo dall’aspetto gentile e preoccupato gli si avvicinò per chiedere spiegazioni all’ennesima interruzione dei festeggiamenti, ma con davvero molto timore.

“O cielo!” esclamò vedendo il volto di Bucklaw, “Qual è la causa di tale pallore? Cosa è successo buon Raimondo?”

“Un evento… un terribile evento che nessuno poteva mai immaginare Un’opera del Diavolo stesso!.” Rispose debolmente.

Il terrore pervase tutti di nuovo, e un freddo glaciale prese quei cuori pieni di giubilo. Raimondo, ora sedutosi ma pur continuando sempre a tremare, prese a raccontare lo sventurato evento.

“Condussi la bella Lucia nella stanza nuziale… Oh quanto era bella in quelle vesti bianche e candide come la sua anima: pareva un angelo disceso in cielo. Da lontano si udivano i vostri lieti festeggiamenti, il corridoio era vuoto, e soltanto due guardie erano appostate fuori il balcone. Tenni la sua mano fino a che non raggiungemmo la porta di quella camera; non mi guardò nemmeno, entrò senza emettere neanche un sospiro o una parola. Era la sua prima notte di nozze, era naturale che fosse davvero spaventata no? Ma mi allontanai timoroso, varcai la soglia del lungo corridoio e lo sentii.. UN URLO! Un terribile urlo di morte, un urlo di terrore, ma non proveniva da Lucia… Corsi più che potevo, aprii la porta e lo vidi… Abbia il cielo pietà delle loro anime! Sangue, sangue in ogni dove del letto , per terra… e Lucia sporca di sangue con un coltello in mano. Lo aveva ucciso… Lo sguardo era ancora fisso sulla sua vittima e quando si spostò su di me, era immerso dallo smarrimento più totale e flebile mi domandò “Dov’è il mio sposo? Chi è costui?”. Fuggii da lei… Non lo capite? Ha perso il lume della ragione! E’ diventata pazza!”

Tutti rimasero atterriti, non si riusciva a pronunciare parole adatte a tanta angoscia e mostruosità. La scena era rimasta immobile per alcuni secondi, ma ecco che una risata di gioia di una voce cristallina invase con i suoi sonori echi la cupa stanza . Dal buio dei recessi del corridoio, la luce man mano rischiarò una figura aggraziata avvolta da migliaia di veli bianchi e alla cui altezza del cuore partiva una sontuosa scia di sangue rosso rubino: la sposa.

 Si muoveva quasi danzando, facendo giravolte e canticchiando talvolta una melodia sconosciuta; arrivò così da tutti gli altri che la osservavano con sgomento. In altre circostanze avrebbero detto davvero che era un angelo caduto in terra, ma il pallore del suo volto la faceva assomigliare ad una morta appena uscita dalla bara. Giunse al centro della stanza con quel suo terribile sorriso di gioia nascosto dalle chiome scomposte che la celavano in parte la sua pazzia dagli spettatori. Inclinò la testa e come attratta, osservò il soffitto  e sorrise di beatitudine e cominciò…

“Il dolce suono della sua voce… Eccola. Ah! Quella voce è dentro il mio cuore… Edgardo, mi arrendo al tuo amore! Sono qui solo per te, sono fuggita da ogni tuo nemico, da ogni nostro nemico… Che freddo è mai questo? Mi invade il petto… ma ecco ti avvicini, sei qui vicino a me!”

In un istante la sua espressione felice mutò in spavento, gli occhi sbarrati guardavano un punto indefinito del pavimento di pietra.

“Ahhh!” gridò “Il fantasma di quella donna… ci vuol separare, vuole tenerci lontani per sempre! Vieni qui con me, nascondiamoci… Abbracciami ai piedi del luogo in cui ci prometteremo amore eterno dinanzi a Dio!”

Ora si era seduta, si teneva le mani incrociate sul petto lo sguardo pieno di dolcezza. Allungò una mano e con un movimento simile a quello con cui si coglie un fiore, contemplando quell’oggetto della  sua immaginazione.

“Guarda quante meravigliose rose ci sono attorno… Il rito nuziale si avvicina, non la senti l’armonia degli angeli suonare solo per noi? Oh quanta gioia provo, quanto son fortunata!...Gli incensi ardono, splendono le sacri faci! Ecco il sacerdote, porgimi la mano... Oh il giorno tanto atteso è arrivato… Alfine son tua e tu sei mio! La nostra vita insieme sarà la gioia del mondo!”

Nella sala sopraggiunse allora Enrico, furioso e sgomento al tempo stesso. Aveva saputo dell’accaduto, della tragedia scatenata da quella “pazza”, così l’avevano definita i servitori che aveva incontrato appena entrato nel castello. Lo avevano condotto nel luogo del delitto, e neanche lui poteva credere allo scempio che la sua stessa sorella aveva compiuto. Aveva pensato che lo avesse fatto solo per fargli torto, per rovinarlo per sempre, ma ora la vedeva e capiva che aveva perso davvero il senno. L’odio tuttavia lo pervadeva fin nell’anima, lo provava verso il suo destino, verso quella creatura dall’aspetto tanto angelico che racchiudeva dentro di sé la pura malignità.

“Enrico!” lo chiamò Raimondo che si trovava al suo fianco.

“È vero… Ha davvero fatto tutto ciò?” domandò in un momento di sgomento.

“Sì, è vero”

“Ah! Perfida, quanto la odio… La pagherà cara!”

Stando per prendere la spada dal suo fodero, fece qualche passo a scagliarsi con violenza verso la fanciulla.

“Arrestati! Non vedi il suo stato?” gridò il vecchio trattenendo il suo padrone.

Lucia si girò in direzione del fratello mostrando tutta la sua ritrovata ingenuità.

“Enrico, che fai?” chiese con smarrimento.

“Oh Dio! Che pallore!Che cosa ti è successo?” esclamò con spavento.

“Oh, non mi guardare così fratello… È vero, firmai quel contratto… lui calpestò l’anello, mi maledisse! Oh Dio! Fui tratta in inganno da te, ma sempre ti amai! Te lo giuro, ma a chi mi desti in sposa?Arturo… Non andare, perdonami! La morte mi si appresta, almeno rimani affinché possa spirare accanto a te: il gelo già mi prende il cuor. Spargi con qualcuna delle tue lacrime la terra sotto la quale riposerò, ed io pregherò dal cielo per te!”.

“Portatela altrove, nelle sue stanze… Alisa, Raimondo non so nemmeno più io chi sono…”

Con l’allontanarsi del padrone di casa, anche tutti gli altri ospiti se ne andarono, portando con loro tutta l’allegria di cui erano dotati prima di tale evento. Nel salone rimasero soli Raimondo e Normanno, nemici anche in questa occasione…

“Traditore! Gioisci della tua opera!” esordì con odio Raimondo.

“Di che cosa parli?”disse incredulo l’uomo.

“Sei stato tu a far brillare la prima scintilla dell’incendio di dolore che ha infestato questa casa!”.

“Non avrei mai creduto...”

“Sei reo di questa colpa, il cielo ha già dato il verdetto sulle tue infime azioni… Ora vattene, e trema per il tuo destino!”

Bucklaw andando per la direzione delle camere raggiunse Lucia, mentre Normanno uscì dalla porta opposta, meditando sul terribile corso degli eventi che avevano portato a così tanto dolore.

Nel sentiero vicino il maestoso castello degli Ashton c’era Edgardo che si trascinava a stento tra le lapidi dei suoi antenati. Ora guardava quelle con desiderio di raggiungere tutti quei gloriosi uomini , ora guardava le luci irradiarsi dalle mura di pietra della dimora del suo nemico. Quanto dolore provava nel vedere tutta quella gioia che lo aveva portato alla miseria; sospirava e rivolgeva lo sguardo verso il cielo…

Oh! Tombe degli avi miei raccogliete gli avanzi di una stirpe infelice… La mia ira è cessata, non mi rimane che morire sotto la spada del mio nemico. La vita è un peso per me, nulla più conta se con me non vi è più Lucia… Il castello è pieno di luci, di giubilo… Ingrata donna! Mentre io mi struggo tu passi la notte beata tra le braccia del tuo consorte, io della morte… Il terreno tra poco mi darà una tomba negletta, e nessuna lacrima scorrerà su di quella. Anche tu, donna, ti dimenticherai di me, vieni almeno a riposare accanto a quello che fu il tuo vero consorte. Rispetta le ceneri di chi morì per te!                                                                                                                             
Aveva passato tutte le spoglie dei suoi gloriosi avi, e si era appoggiato sulla pietra dell’ultima, quella a lui più cara: quella di suo padre. Aveva poggiato la fronte sulla superficie fredda, chiuso gli occhi e iniziato a vagare con la mente per un’ultima volta. Si beava di quella tranquillità, aveva tanto sperato di poter vivere quelle ultime ore ricordando le gioie del suo amore, ma tutto ciò durò per poco. Iniziò a sentire il rumore di passi, numerosi passi che spostavano la brecciolina del sentiero. Alzò gli occhi, ed ecco che gli si parò un gruppo di paesani, di contadini che evidentemente si dirigevano al castello; nonostante fosse ancora buio poteva vedere le vesti nere delle donne e le lacrime e il rammarico che aleggiavano tra la gente. Un vecchio gli passò vicino, e lui non comprendendo cosa stesse accadendo, lo prese gentilmente per il braccio. Anche negli occhi di quello delle lacrime era lì lì per sgorgare, e l’angoscia prendergli l’anima…

“Per chi piangete, vecchio? Perché tutto questo dolore ed a un così spropositata?”

“Lucia, Lucia Ashton...” boccheggiò l’uomo “Voi… voi siete Lord Ravenswood! Siete voi colui che lei chiama e desidera… Per lei si avvicina l’ora estrema, povera! D’amore morì… Sentite? La campana già suona la sua morte…”

Edgardo la sentiva, sentiva i tremendi e sonori rintocchi di quella campana, ma non poteva essere che la sua Lucia fosse davvero giunta alla fine della sua vita…

“Il suono mi piomba nel cuore! Voglio, devo rivederla prima che muoia Nessuno potrà impedirmelo!”

Facendo rapidi passi, quasi correndo, Edgardo arrivò all’entrata di quell’ammasso di pietre che lo divideva dalla sua Lucia. Non appena fece un passo all’interno delle mura, vide il vecchio Bibedent uscire dalla porta principale e andargli incontro. Ora soltanto due passi li separavano…

“Lei non è più su questa terra, la sua anima è salita ai cieli!”

Il giovane Ravenswood rimase immobile, con gli occhi fissi in quelli di Raimondo; le mani in fra i capelli stringevano violentemente le ciocche, la testa pulsava a quelle parole. Il cuore batteva, faceva male nel petto, un gelo era penetrato nelle sue ossa. Il silenzio faceva da padrone. Edgardo lentamente si allontanò dando le spalle al precettore, con le lacrime agli occhi si rivolse al cielo e spalancò le braccia…

“Tu, bell’alma celeste ti rivolgi a me, ti sento, mi chiami, con te ascenderò al cielo… Se l’ira, l’ambizione dei mortali ci fece una così lunga guerra,nel regno di Dio ci ritroveremo per l’eternità… Ecco io ti seguo amore mio!”

Estraendo il pugnale da dietro il mantello, si trafisse crudamente il cuore, immergendo la lama fino in fondo . Raimondo lo raggiunse ma era troppo tardi, il corpo dell’amante era già freddo e una sorta di sorriso aleggiava sul suo volto già sbiancato dalla morte.

“Forsennato, che cosa hai fatto? Possa Dio perdonarvi entrambi per gli orrori che commetteste in nome del vostro amore!”




Angolo autrice:
Ciao! Siamo giunti alla fine della mia storia, un finale tragico purtroppo... Spero davvero che sia piaciuta a tutti coloro che hanno letto la mia fan finction. Ho scelto questa storia perchè la pazzia di Lucia ha avuto sin dal primo momento qualcosa che mi ha colpito, e vi invito davvero ad ascoltare la sua "scena della pazzia" che è di una meraviglia unica. Sono contentissima di tutte le visualizzazioni e anche dei commenti positivi, ma ora passiamo ai ringraziamenti...
Per le persone che hanno commentato la mia storia:


-1514


-Elodie90

-RomeoGiulietta98

Per le persone che seguono la mia storia:

-biankolina

-RomeoGiulietta98

 
   
 
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