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Autore: FrecciaJones    30/10/2014    1 recensioni
Dicono che prima di incontrare l’uomo della tua vita tu debba avere una serie di sventurati appuntamenti, un numero definito di ragazzi da incontrare prima dell’arrivo di quello giusto.
A quanto pare serve per acquistare consapevolezza. Insomma, più esci con quelli sbagliati e più diventa facile in futuro riconoscerli e starne alla larga.
Ma che succede se di quello sbagliato non puoi più farne a meno?
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sapete cos’è peggio di una serata karaoke?

Una serata karaoke in compagnia di coppie felici ed innamorate quando tu sei l’unica single della comitiva.

Le cose tra Sara e Armando andavano alla grande. Si vedevano spesso ed avevano deciso di fare sul serio. Di comune accordo avevano cancellato i loro profili dai siti di incontri e adesso avevano una relazione esclusiva.

Armando era un bravo ragazzo, intelligente e molto maturo, ma, cosa più importante, rendeva felice Sara.

A quanto pareva però, era un vero fanatico dei karaoke, li proponeva ad ogni festa e si divertiva a coinvolgere tutti gli invitati senza risparmiarne uno.

Fu così che mi ritrovai, la sera del 13 Dicembre, giorno del suo compleanno, in un locale sui Navigli dove i clienti facevano a gara per prendere il microfono e cantare.

Si esibirono decine e decine di persone, dai più convinti a quelli che confondevano le loro urla per acuti mozzafiato, dai sentimentalisti agli amanti del punk.

Ma quella, credetemi, non fu di certo la cosa peggiore della serata.

Alla festa c’era Alex, il tizio che puliva le orecchie con le chiavi della sua auto, che quella sera pareva ossessionato da uno stuzzicadenti che agitava con la lingua tenendolo costantemente in bocca.

Ero pronta a sopportare le sue battute e i suoi sguardi astiosi, e lo feci, ma dovetti fingere una forte emicrania quando, dopo la terza birra, iniziò a strusciarsi farfugliando qualcosa che probabilmente aveva a che fare con quello che era successo settimane prima con Federico. Fortuna che la musica alta copriva la sua voce impedendomi di sentire il peggio

Federico … erano più di tre settimane che non lo vedevo, se si escludevano le volte in cui ero passata dal suo locale di nascosto (smisi di farlo quando , dopo la terza volta, per evitare di farmi vedere, dovetti nascondermi dietro ad un cassonetto della spazzatura, niente di più imbarazzante).

Ero annoiata, da giorni, e quella era stata la ciliegina sulla torta.

Ero felice per Sara e per la sua relazione con Armando quindi feci di tutto quella sera per essere di compagnia e cortese. Comincia ad esserlo meno dopo il loro duetto canoro sulle note di SOMETHING STUPID . E gettai la spugna quando Alex, avvicinandosi a me, fece cadere quel sudicio stecchino nella mia scollatura, cercando pure di riprenderlo con le sue mani unte dopo la scorpacciata di noccioline.

            ‹‹ Sicura di voler andare? ››

            ‹‹ Si Sara ho un terribile mal di testa ››

            ‹‹ Lascia almeno che ti accompagni ››

            ‹‹ No tranquilla, prendo un taxi ››

Ero uscita con tutte le buone volontà, mi ero messa in tiro, ed ero pronta a conoscere gente nuova, ad aprirmi a nuove conoscenze. Ma le persone presenti alla festa o erano impegnate a sbaciucchiare le loro fidanzate o erano Alex.

Forse dovevo abituarmi all’idea di invecchiare sola, di essere quella zia zitella che alle cene di Natale nessuno vuole, o forse dovevo solo smettere di accontentarmi ed avere il coraggio di scegliere.

Così lo feci, agii, presi la mia decisione senza pensarci troppo su.

            ‹‹ Scusi, ho cambiato idea ›› dissi rivolgendomi al tassista ‹‹ Conosce il San Babila? ››

            ‹‹ Il locale dice? ››

            ‹‹ Si esattamente ››

            ‹‹ Certo ››

            ‹‹ Mi porti lì per favore ›› .

Era appena passata la mezzanotte, era venerdì sera e il locale era pieno di gente.

            ‹‹ Scusa, sai dopo posso trovare Federico? ›› domandai alla ragazza che serviva ai tavoli.

Lei indicò dei tavoli posizionati sul piano sovra rialzato del locale, sulla destra.

Federico stava lì, si muoveva tra diverse persone, salutava alcuni, stringeva la mano ad altri e scambiava quattro chiacchiere con chi si fermava a parlare con lui.

Mi resi conto che la mia teoria sulla sua seconda vita da criminale faceva acqua da tutte le parti.

Doveva essere il gestore o il proprietario di quel posto non un sicario che uccideva le persone per potersi permettere un loft in centro.

            ‹‹ Ciao Federico ! ››

            ‹‹ Ciao ›› rispose lui stupito di vedermi ‹‹ che ci fai qui? ››

            ‹‹ E che ci faccio qui … ? ›› replicai guardandomi intorno quando, in realtà, era a me stessa che lo stavo chiedendo.

Sorrisi imbarazzata e lui sembrò capire tutto.

Mi prese per mano e mi trascinò tra la folla fino al magazzino delle scorte sul retro quasi impaziente di sentire quello che avevo da dire.  

            ‹‹ So che non è molto romantico ma è l’unico posto isolato nelle vicinanze venutomi in mente su due piedi ›› Aveva un accento simile a quello bolognese quando parlava velocemente.

            ‹‹ Hai origini bolognesi per caso? ››

            ‹‹ Sei venuta fin qui per chiedermi questo ? ››

Scoppia a ridere.

            ‹‹ Hai ragione ›› risposi.  

            ‹‹ Comunque si, da parte di mamma se la cosa può interessarti ››

            ‹‹ Io non lo so cosa può interessarmi … mi chiedevo invece, cos’è che può interessare te Federico? ›› Aggiunsi avvicinandomi a lui lentamente.

Ero sempre più vicina alle sue labbra.

Le sue mani sfioravano le mie, sentivo il suo respiro su di me e, ad un certo punto, non ci fu più bisogno di aggiungere altro.

Quei baci avevano un sapore conosciuto e intenso, ed io tra le sue braccia dimenticavo il resto del mondo e scoprivo me stessa.

            ‹‹ Oh mio dio! ›› qualcuno aveva urlato entrando.

Era la ragazza con cui avevo parlato precedentemente.

            ‹‹ Scusate !›› disse rossa in viso ‹‹ Abbiamo finito la vodka la dentro, ero solo venuta a prenderla, non pensavo di … ››

Di beccare una ragazza mezza svestita in magazzino intenta a sbottonare i pantaloni del tuo capo ? Pensai io.

Ma lei ovviamente non ebbe il coraggio di continuare la frase.

            ‹‹ Tolgo subito il disturbo ›› .

Non ero così imbarazzata dalla volta in cui mio padre mi aveva beccato ubriaca a vomitare nel bagno con addosso uno stupido costume hawaiano indossato alla festa in piscina del tipo che mi piaceva.

Al contrario di quella volta però, questa volta ero divertita, e non avevo messo un reggiseno push – up  perché speravo di fare colpo su un tizio che alla fine  era finito col limonare con la mia compagna di banco.

Scoppiammo a ridere come due idioti, e a scambiarci baci nel frattempo, come due incapaci di staccarsi.

            ‹‹ Forse è meglio che tu vada ›› dissi a Federico, anche se non lo pensavo veramente.

            ‹‹ Ma io non voglio ›› rispose lui.

            ‹‹ Se per questo nemmeno io … tuttavia devi … vai adesso ! ›› affermai cercando di essere convincente.

Ma forse era meglio così. Quel momento non meritava di essere consumato clandestinamente tra gli scaffali di un bar.

            ‹‹ Chiedimi cosa faccio domani … ›› disse lui rivestendosi.

            ‹‹ In che senso? ››

            ‹‹ Tu dimmelo ! ›› Insistette lui.

            ‹‹ Ok! Va bene … Che fai domani? ››

            ‹‹ Ti porto via … ›› rispose lui.

            ‹‹ Che intenzioni hai? ›› domandai io cercando di mascherare il rossore delle mie guance.  

            ‹‹ Vedrai ›› disse sorridendo maliziosamente ‹‹ Il mio numero te l’ho memorizzato in rubrica quella sera che avevi dimenticato il cellulare ›› .

Davvero? ! Certo che ero proprio una tonta a non essermene accorta prima, ma probabilmente questo adesso mi dava più un’aria misteriosa.

            ‹‹ Mandami un messaggio col tuo indirizzo,   passo a prenderti alle 15:00 ›› .

E secondo voi, potevo mai rifiutare?
  
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