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Autore: Freya Crystal    01/11/2014    7 recensioni
- Perché mi hai scelta, Pai? -
Un istinto inspiegabile le suggeriva cosa doveva dire. Retasu non si era mai rifiutata di dare ascolto a quella voce.
Gli occhi viola dell'alieno furono attraversati da un guizzo d'odio.
- Non ho idea di cosa tu stia parlando. -
Il ventaglio era ancora puntato verso di lei, ma Pai non accennava ad attaccarla.
- Sì, invece. Perché sei venuto da me? -
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Retasu Midorikawa/Lory, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Black waters




Una distesa di fiori. Rosso, arancione, giallo, rosa, viola, bianco; i loro colori si fondevano armonicamente in quel campo misterioso abbracciato dal cielo nell'ora del tramonto. Sospiri anelanti si levavano dai loro petali, infondendo un senso di pace. La visuale si allargò, rivelando la presenza di due cascate dall'ignota origine la cui acqua pareva riversarsi silenziosamente nel nulla. Non c'erano né luna né stelle, ma sopra alle cascate torreggiava una sfera rossa pulsante che, se osservata attentamente, ricordava un occhio. La visuale si allargò nuovamente e fu evidente a tutti che il campo fiorito si ergeva su una roccia sospesa nel vuoto. Dopo alcuni secondi, divenne un puntino nero sullo schermo e scomparve assieme alla sfera e alle cascate. Nubi vorticanti del colore della sabbia fu tutto ciò che rimase visibile. Un'onda attraversò lo schermo, l'immagine divenne sfocata, poi svanì.
L'unico suono presente nella sala comandi era il ronzio del pc.
Retasu era turbata. La vista di quell'immenso campo paradisiaco che rimpiccioliva a tal punto ed era solo in mezzo al nulla le aveva suscitato un senso di smarrimento. La razionale paura dell'ignoto superava qualsiasi irrazionale paura.
<< Tutto qui? Che delusione. >>
Sei teste si voltarono nella direzione di Purin. La ragazza fece spallucce. << Mi aspettavo scottanti rivelazioni >>, si giustificò. << Insomma, questo posto ha dell'incredibile, ma il filmato non dice granchè. >>
Ryou misurò la stanza con alcuni passi, seguendo pensierosamente un percorso immaginario. << Il punto è che questo posto risulta introvabile sulla Terra. >>
Seguirono mormorii di stupore. 
<< Ci stai dicendo che dovremmo andare su un altro pianeta? >>
Il ragazzo scosse la testa. << No, Minto. L'acqua cristallo che non abbiamo ancora recuperato deve essere sulla Terra, visto che è da qui che si è disgregata. Io e Kei riteniamo che il luogo del filmato costituisca una sorta di passaggio. >>
<< Passaggio per dove? >>, domandò Ichigo con urgenza.
Ryou la fissò dritto negli occhi, dopo giorni passati ad ignorarla. << Per l'aldilà. >>
Brividi.
<< Stai scherzando? >>
<< Non posso credere che tu l'abbia detto! >>
<< Sei matto!? >>
Zakuro, Minto e Purin avevano dato voce al loro stupore quasi all'unisono.
Quei sospiri anelanti...
Retasu ebbe l'impulso di stringersi su se stessa. << Com'è possibile? Se il luogo mostrato dalla videosfera fosse un passaggio per... l'aldilà... perché gli alieni incaricati di difenderla erano perlopiù dei soldati semplici? Un simile tesoro meriterebbe una protezione più accurata. >>
<< Hai ragione, Retasu. Ma probabilmente nemmeno gli alieni sono a conoscenza di questo posto >>, le spiegò Ryou.
Keiichiro si portò una mano al mento, riflettendo. << L'unico che potrebbe saperne qualcosa di più al riguardo è Profondo Blu. Gli alieni che hanno rinvenuto la videosfera devono avergliela mostrata e lui, per nascondere l'importanza di tale ritrovamento, deve avere finto che le immagini del filmato fossero di poco conto; per cancellare ogni sospetto nei suoi servitori ha posto la videosfera nelle mani di soldati semplici. Si sarà aspettato che prima o poi noi l'avremmo trovata, ma avrà confidato nel fatto che non riusciremo mai a capire come raggiungere quel passaggio. >>
Calò il silenzio. Ciascuno si perse nelle proprire congetture.
L'aldilà...
Lo scenario edenico che avevano potuto ammirare, i sospiri impercettibili che avevano udito... potevano appartenere alle anime dei defunti?
Una labile speranza si riaccese in lei. Retasu fissò distrattamente lo schermo nero. In quei due anni la squadra Mew aveva sottratto numerose sfere alle basi aliene. Tutte avevano mostrato loro chiare immagini sulla locazione dell'acqua cristallo: Perù, Kenya, Norvegia, Grecia, Turchia, Indonesia... Erano solo alcuni nomi dei tanti stati che avevano raggiunto con l'astronave per impossessarsi dell'acqua cristallo. Ma quella videosfera era diversa. 
<< Le ipotesi di Keiichiro sono da tenere in considerazione. Ma se il luogo del filmato costituisse effettivamente un passaggio per l'aldilà ci converrebbe accantonare l'idea di raggiungerlo. La nostra missione è ritrovare i frammenti d'acqua cristallo mancanti, che sono dislocati sulla Terra. Dobbiamo concentrarci su questo. >>
<< Sono pienamente d'accordo con te, Zakuro! >> Minto la spalleggiò con convinzione, fissandola con aria adorante e sollevata.
<< Accantonare l'idea, ma non dimenticarla >>, la corresse Ryou. << Continueremo le nostre indagini sull'acqua cristallo e nel frattempo cercheremo di scoprire qualcosa in più su questo filmato. Voglio sperare che Profondo Blu abbia fatto male i suoi calcoli. >>
<< Giusto, non sa con chi ha a che fare. >> Keiichiro gli fece l'occhiolino.
Retasu sorrise loro con affetto. Ryou e Kei avevano un'intelligenza fuori dal comune, a volte faticavano a comprendere un determinato fenomento, ma alla fine riuscivano sempre a dipanare il bandolo della matassa; erano diventati padroni di un'astronave aliena, avrebbero svelato anche il mistero di quella videosfera.
<< Le vostre mamme vi hanno preparato delle prelibatezze. Andiamo a mangiare, sarete stravolte. >>
Purin si mise a saltellare dalla contentezza. << Puoi ben dirlo, Kei! >>


 

*****



Quella sera quando si coricò, malgrado la stanchezza, il suo cervello prese inspiegabilmente a viaggiare, riportandole alla mente il ricordo di un episodio successo pochi giorni dopo lo scontro con Profondo Blu. Retasu si lasciò trasportare a quel lontano ed importante pomeriggio. 



Basta. È arrivato il momento di chiedergli scusa. 
Cominciò a salire un gradino dopo l’altro, constatando che non le erano mai sembrati così numerosi. 
Batté un timido colpo contro la porta, attendendo un invito ad entrare che non arrivò. Incerta se avesse sentito o meno un’ipotetica risposta, tornò a bussare. 
Ancora niente.
La luce della stanza era accesa, dato che trapelava sino al buio corridoio, proiettandosi debolmente ai suoi piedi. 
<< Ryou?… >>
Nessuna risposta.

Che strano…
Forse gli era successo qualcosa. E lei, invece di entrare, stava a fare congetture?  
Senza indugiare oltre, afferrò la maniglia della porta e l’aprì. 
Rimase bloccata sulla soglia, temendo di invadere un momento d’intimità che non le apparteneva. Il cuore le si strinse dolcemente di fronte a quella visione, segretamente felice di potersene impossessare. 
L’americano sedeva di fronte alla scrivania, addormentato sulla tastiera del pc. 
Il monitor era ancora acceso. Sottili onde scorrevano su di esso, segno che era rimasto a lungo in uso.
Ryou…
Le ricerche dovevano averlo risucchiato, rendendolo dimentico del basilare bisogno di dormire.
Provava, assieme all’imbarazzo e all’inspiegabile sensazione di invadenza, una strana eccitazione. 
Lo aveva colto in un momento di vulnerabilità. Avrebbe potuto rimanere ad osservarlo senza il timore di essere scoperta né da lui, né dalle sue amiche.
Senza l’ostacolo di quegli occhi color oltremare non era affatto difficile guardarlo. Tanto che Retasu non si rese nemmeno conto di essersi avvicinata e di aver allungato una mano sulla sua fronte. 
Gliela sfiorò impercettibilmente, concedendosi la gioia di un’innocente carezza. Scostò i fili biondi ricadutigli disordinatamente sul viso e osò ridiscendere lungo lo zigomo, soffermandosi sulle sensazioni provate. 
Esitò di fronte alla curva delle labbra. Il profondo respiro che ne fuoriusciva le toccò le dita, causandole forti brividi. 
Istantanea, l’onda le risalì fino alla gola, dove fu costretta a fermarsi. Sembrava che Retasu non avesse spazio a sufficienza per contenere quel detonatore di emozioni contrastanti. Commozione, calore, malinconia, amara dolcezza.
Era come se Ryou, inviandole il suo respiro sulle dita, le avesse inviato un pezzo della
sua vita. Come se le avesse soffiato un complimento all’orecchio, a fior di labbra.
Retasu si auto-impose di rinunciare a quella favola momentanea. Doveva svegliarlo.
<< Ryou... >>

Con questo tono di voce concilierei il sonno ad un bambino.
<< Ryou, svegliati... >>
Osservare il suo viso, velato da una misteriosa tristezza anche nel sonno, le infondeva un misto di tenerezza e dispiacere. 
I suoi occhi si aprirono di colpo. Retasu ritrasse la propria mano dal suo viso, nascondendola dietro alla schiena. 
Ryou alzò lentamente la testa dalla tastiera, con una smorfia di fastidio. << Cos- ...Retasu. >> Puntò gli occhi azzurri su di lei, perfettamente sgranati, come se non fossero mai stati chiusi nel sonno, tuttavia era evidente che fossero segnati dalla stanchezza. 
Retasu abbassò timidamente il capo, lisciandosi le pieghe della lunga gonna. 
<< Non dirmi che mi sono addormentato. >>
<< Beh... >>
<< Mi dispiace che tu abbia dovuto trovarmi in questo stato. >> Un profondo respiro di auto-rimprovero seguì a quelle parole. 
Retasu rialzò il capo, sorpresa. << Non deve dispiacerti. >>
Ryou fissò il monitor del pc con aria distratta, le onde che si riflettevano nelle sue chiare iridi. 
<< Quello è... il mio profilo? >>
<< Esatto, ciascuna di voi ne ha uno. >>
Retasu non lo aveva notato, quand'era entrata nel laboratorio. Era stata assorbita dal bisogno di contemplare il giovane scienziato. Ma adesso poteva constatarlo. Non vi era alcun dubbio. Quella ragazza era lei. Accanto alla sua foto, si prolungavano delle linee con dei numeri.
<< Quelli sono i tuoi parametri >>, le spiegò lui. << Stavo controllando i file che abbiamo portato via dal Cafè per accertarmi che non si fossero danneggiati... prima di addormentarmi. >>
<< Non sentirti in colpa. Per quanto mi riguard- >>
Ryou la interruppe con fermezza. << So cosa stai per dire, Retasu. Te lo leggo negli occhi. >>
Il cuore le si fermò per un istante. Per lei, Ryou costituiva un libro dall'intrigante copertina, del quale però aveva ricevuto solo un piccolo assaggio. Un libro sigillato con lo scotch, dalle pagine impenetrabili. Il solo pensiero di sfiorarle la intimoriva.
Invece per lui, Retasu era banalmente decifrabile.

Sai cosa stavo per dire? Sai che farei di tutto per cancellare le aspre parole che ti ho rivolto quel giorno prima di fuggire dal laboratorio? 
<< Io credo in ognuna di voi. >> 
Retasu sentì un soffio d'aria riscaldarle le membra. Gli sorrise.

Grazie. 
<< E noi crediamo in te. Ti siamo grate per tutto quello che fai. >>
Ryou scosse la testa, ricambiando il sorrise con malinconia. << Sono io che devo esservi grato. E sono io che devo scusarmi con te, non viceversa. Mi dispiace se ti ho indotta a pensare che considero te e le altre come delle macchine da guerra. >>
Non ce la faceva. Non ce la faceva più a trattenersi. << Ryou, ti ammiro moltissimo per gli sforzi che stai facendo per noi. Ma mi preoccupa vederti così stanco. Non interrompermi, ti prego. >> Retasu gli impedì di replicare con una supplica che parve più una raccomandazione ardita. << ...A volte per noi diventa difficile prenderci cure di noi stesse. Ma tu sei sempre pronto a ricordarci di farlo e io, da povera sciocca, ho frainteso tutto, accusandoti di essere un insensibile, quando invece tu volevi solo farmi capire che con la mia avventatezza avevo rischiato di mettere in pericolo tutti. Ora voglio essere io a ricordarti di prenderti cura di te stesso. E vorrei dirti un'altra cosa: so di essere l'anello debole della squadra-
<< Questo non è affatto vero. >>
<< ... Non fingere che non lo sia. Voglio solo che tu sappia che d'ora in poi mi impegnerò anima e corpo per non esserlo. Darò tutta me stessa negli allenamenti. Se cadrò, mi rialzerò senza fiatare. Combatterò senza indugiare. La Terra ha bisogno di questo da me, non di una ragazzina dubbiosa ed esitante. Ripagherò i tuoi sforzi e quelli di Keiichiro… e anche il sacrificio degli alieni, proteggendo l'umanità da ogni pericolo. >>
Lo sguardo di Ryou mutò. Si fece più oscuro e impenetrabile che mai, sino ad atterrirla. Ma Retasu non si pentì di ciò che aveva detto, seppe che aveva fatto la scelta giusta. 
Per la prima volta, i suoi dubbi la convinsero di avere ottenuto una certezza. Forse si trattava di un'illusione, ma la cosa più importante era la forza che in essa sentiva di aver trovato. 
Non avrebbe saputo spiegare, pezzo per pezzo, come ci era arrivata. Sapeva solo che si sentiva cambiata. Che qualcosa, in lei, si era spezzato. Le procurava dolore, ma al contempo le infondeva coraggio. La pervadeva di una carica misteriosa. 
Quel qualcosa, svanendo, aveva fatto nascere qualcos'altro. 
Qualcosa che parole e concetti non avrebbero potuto esprimere e che era tangibile da sé, dentro di lei.
<< Ecco, ero venuta qui per chiederti scusa e per dirti questo. Mi raccomando,  riposati. >>
Senza dargli il tempo di rispondere, senza aspettare una qualunque reazione da parte di lui,  Retasu si voltò e uscì dal laboratorio.
Troviamo sempre qualcosa di diverso da ciò che stiamo cercando. Lasciamo sempre qualcosa di diverso da ciò che abbiamo intenzione di lasciare. 
Retasu aveva percorso quei gradini con un intento e li aveva ridiscesi con un altro. Aveva ricavato una nuova consapevolezza di sé. E ne aveva reso partecipe Ryou. 
La discesa era sempre più facile della salita. 
Retasu giunse in fondo alle scale con aria felice. Un po' stordita, un po' traballante, come se avesse bevuto. Ma sicura.
Sicura che da quel momento, niente e nessuno avrebbero potuto fermarla.




Capì perché le era tornato in mente quell'episodio. Il filmato della videosfera aveva instillato in lei profondi dubbi sull'intera missione che l'accompagnava ormai da due anni: la squadra stava facendo le cose nel modo giusto? Non avrebbe saputo dirlo. Per la prima volta dopo tanto tempo quel senso di inadeguatezza che l'aveva accompagnata per anni era tornato a bussare rudemente e senza preavviso alla porta della sua mente. Forse il luogo della videosfera costituiva davvero un passaggio per l'aldilà. Forse era destino che le Mew Mew entrassero in possesso di quel filmato perché qualcosa, o qualcuno, voleva loro inviare un messaggio. Un messaggio d'avvertimento o un messaggio d'aiuto. 
Si stava illudendo? Credeva davvero che Pai potesse essere ancora... vivo, o che lui, da morto, volesse spingerla a raggiungerlo sino nell'aldilà per dirle qualcosa d'importante? Non lo sapeva nemmeno lei cosa credeva. Stava reprimendo i suoi stessi pensieri, mentre si rigirava nel letto, certa che se avesse lasciato loro prendere forma si sarebbe persa nel caos angoscioso di quei dubbi che le rendevano arduo addormentarsi. Impose a se stessa di tenere gli occhi chiusi e di aspettare che il sonno sopraggiungesse; in quel momento avrebbe voluto poterlo chiamare a comando allo stesso modo in cui desiderava sentirsi pervadere dalla sicurezza, come le era successo quel lontano pomeriggio quando lei e Ryou si erano chiariti. Si rigirò ancora e ancora tra le coperte, realizzando di essere riuscita ad addormentarsi solo quando si risvegliò di soprassalto. 
Balzò a sedere col fiatone, il cuore in gola. La prima cosa che vide fu una chiazza gialla che spuntava da sotto le coperte del letto adiacente al suo: la testa di Purin, immobile. Non aveva gridato, dunque, altrimenti l'avrebbe svegliata. Retasu vide che l'ora sulla sveglia era cambiata dalle ventitré all'una. Si prese il volto tra le mani, cercando di calmare il suo muscolo impazzito e queste si fecero umide. Dovette trattenere il fiato per non lasciarsi sfuggire i singhiozzi. Si passò le dita sotto le palpebre per ripulirle dalle lacrime che le resero le guanche appiccicaticce. Scostò i capelli spettinati dalla fronte, gli occhi sgranati che compivano il giro della stanza. 
Non era ancora del tutto certa di essere tornata alla realtà e per lenire lo shock si imbottì di immagini accoglienti e a lei familiari; i pupazzi di stoffa sulla scrivania, la lampada al neon sul comodino, le stelle finte che Purin aveva incollato al soffitto. Il profumo d'orchidea che adorava indossare impregnava la stanza, respirarlo le permise di fermare i singhiozzi. Tuttavia il solo pensiero di richiudere gli occhi la terrorizzava. 
Si infilò le ciabatte e uscì dalla stanza chiudendo piano la porta. Attraversò il corridoio delle camere e si diresse alla sala ristoro e non si stupì di trovarla immersa nell'oscurità. Si diresse verso il primo sgabello appoggiato davanti al bancone, intenzionata a rimanervi abbarbicata fino a che la stanchezza non fosse sopraggiunta. 
Una figura umana in penombra la fece sobbalzare. Emise un grido soffocato. 
Come ho fatto a non vederlo?
<< Retasu >>, la richiamò in un sussurro una voce inconfondibile, << sono io. >>
Ryou scese dalla sua sedia e un raggio lunare che filtrava dalla vetrata gli illuminò il volto. << Ehy, calmati... >> Aveva un'aria dispiaciuta.
Retasu teneva le braccia incrociate al petto, i pugni serrati, le spalle incassate. Aveva i capelli spettinati e gli occhi rossi di pianto e stanchezza. Le tremava il labbro. Nelle sue iridi balenò un lampo di consapevolezza e, di colpo, dischiuse le braccia e gli si fiondò addosso.
Per alcuni secondi Ryou rimase rigido come uno stoccafisso, gli occhi fissi su di un punto imprecisato alle spalle della ragazza. Non era abituato a quel tipo di slancio. Retasu piangeva sommessamente, aggrappata a lui. Pareva più piccola che mai, nelle sue pantofole verdi. Ryou si soprese a cingerle la vita con naturalezza. La lasciò sfogare per un po, finché non fu costretto a farla rinsavire. << Sveglierai qualcuno così >>, mormorò. 
A quelle parole Retasu cercò di riacquistare lucidità. Chiuse gli occhi, inebriandosi del profumo di quel corpo premuto al suo e prese un profondo respiro. Vedere Ryou aveva rievocato in lei le sensazioni provate nel sogno e slegato la paura.
<< Cos'è successo? >>
Il ragazzo le stava accarezzando la nuca e lei non avrebbe saputo dire da quanto, persa nel suo filmato mentale dell'orrore. Si sentì stupida e infantile di fronte a quella domanda. Alzò la testa per guardarlo e arrossì vistosamente, conscia del fatto che non gli era mai stata così vicina prima d'ora e il suo volto le appariva più bello che mai, benché fosse segnato dalla stanchezza. Si scostò da lui e puntò gli occhi sulle sue pantofole. Aveva fatto la figura della bambina.
Perché non sono riuscita a controllarmi?
<< Retasu... >>
Un brivido le risalì lungo la schiena e un senso di calore pulsante la pervase interamente. Il suo nome pronunciato da quelle labbra sembrava più bello.
<< ... a me puoi dirlo. >>
Retrocedette di qualche passo e si riseddette sullo sgabello.
<< Ho sognato che tu eri annegato >>, mormorò, mentre sentiva le guance imporporarsi. 
Ryou si sentì pervadere da una strana sensazione. Non avrebbe saputo definirla positiva o negativa. 
<< Stavo nuotando in profondità, volevo raggiungerti, ma non sono riuscita a trovarti. L'acqua era così nera... >> Strinse gli occhi chiusi, come a volersi isolare dalla realtà per potere fronteggiare al meglio lo sgradevole scenario che aveva ripreso il sopravvento nella sua mente. Pareva che stesse sostenendo una lotta interiore. 
<< Non capivo dove mi trovavo ed ero consapevole di essermi spinta troppo oltre. Non mi restava altro da fare che tornare in superficie, sperando che tu fossi riuscito a metterti in salvo da solo ma... >> Retasu riaprì gli occhi di colpo e li puntò sul pavimento. << Il mio corpo era paralizzato. Ero sola col buio che mi circondava. All'improvviso ho visto un'ombra più chiara davanti a me. Si avvicinava sempre di più... Proprio quando...  Proprio quando stava per... >>
<< Ti sei svegliata >>, concluse Ryou dolcemente, avvicinandosi a lei. Retasu annuì, scossa da un tremito. Il ragazzo le sollevò il mento con due dita, inducendola a guardarlo. << Gli squali rappresentano uno scenario comune negli incubi. Devi cercare di isolare i tuoi pensieri prima di addormentarti. Se ci riuscirai, vedrai che non ti capiterà più di sognarne uno. >>
Retasu balbettò confusamente. << C-come facevi a sapere che si trattava di uno squalo? >>
La mestizia velò i suoi magnetici occhi azzurri. << Capitava anche a me di sognarlo. >> Ryou le sorrise, tuttavia fu incapace di mascherare quel sentimento invasivo che Retasu gli stava leggendo. << Ho capito che dovevo cercare di tenere la mente libera prima di addormentarmi. Ha funzionato. >>
<< Allora... cosa ti ha tenuto sveglio questa notte? >>
Ryou si riscoprì incapace di distogliere gli occhi da quelli di lei, così chiari e vividi. Benché fossero gonfi di pianto, la loro capacità di infondere calma non era stata scalfita. Quegli occhi agivano su di lui inconsapevolmente, con discrezione, portando via l'inquietudine che celava dentro di sé. 
Azzurri. 
Erano tutto ciò che si discostava dalle fiamme della distruzione di quella guerra insensata, dalle stesse fiamme che si erano portate via i suoi genitori, la sua casa, i suoi pochi bei ricordi d'infanzia. 
Ogni volta che Ryou incrociava gli occhi di Retasu i suoi pensieri negativi venivano sedati. Ogni volta che Ryou incrociava gli occhi di Retasu li trovava sempre più belli.
<< R-Ryou? >> Retasu lo richiamò imbarazzata.
Il suo sguardo si era fatto più luminoso e il ragazzo ebbe l'istintiva consapevolezza di esserne la causa. Provò un'inconscia soddisfazione. 
Retasu sentiva il cuore martellarle in petto. Rannicchiata sullo sgabello, le labbra inconsapevolmente dischiuse che aspettavano quelle di lui, ogni fibra del suo essere pulsante.
Uno scossone improvviso. Il suolo traballò. 
<< Ma cosa...? >>
<< Ah! >>
Ryou resse Retasu per le braccia e la fece scendere dallo sgabello traballante.
Le bottiglie scivolarono dagli scaffali e si infransero a terra dietro al bancone. Le poltrone e le sedie si spostarono come trainate da fili invisibili e andarono a sbattere contro alle pareti e ai tavoli da pranzo. 
Dall'esterno si sentivano dei colpi battuti sulle pareti dell'astronave.
<< Ci hanno trovati... >>, ringhiò Ryou. Protesse Retasu all'ennesimo, devastante scossone. 
Le urla dei passeggeri si diffusero e si mescolarono tra di loro.
<< La barriera difensiva... Stanno cercando di sfondarla! Retasu! >> Ryou l'afferrò per le spalle, guardandola dritto negli occhi. La ragazza vi lesse una rabbia apparentemente dovuta al pericolo imminente. Ma ormai aveva imparato a conoscere quegli occhi e nel profondo capì che quella rabbia era causata da un motivo prettamente personale nel quale lei stessa sentiva di essere coinvolta. 
Capì che Ryou non avrebbe voluto lasciarla andare. A seguito di quel suo pensiero le sue dita la strinsero con più forza sino a farle quasi male.
<< Prendi il tuo ciondolo e riunisciti alle altre! Io devo chiamare Kei e raggiungere la sala comandi! >>
<< Va bene! >>
Fece leva su se stessa per sopprimere l'ansia e scacciare il senso di vuoto che la pervase non appena si allontanò da Ryou. Corse verso i dormitori, costeggiando le pareti per garantirsi un appoggio in previsione degli scossoni futuri. La porta del corridoio si spalancò e le ragazze comparvero di fronte a lei, in tenuta da combattimento. Purin le tese il suo ciondolo, mentre Masha svolazzava attorno ad Ichigo strillando impazzita: << Alieni, alieni! >>
<< Trasformati, presto! >>
Retasu afferrò il ciondolo e pronuciò la formula necessaria ad attuare la metamorfosi.
<< Andiamo alla sala comandi, dobbiamo capire cosa dia-
Ichigo non fece in tempo a terminare la frase.
<< Squadra Mew, non opponete resistenza. La barriera difensiva è stata vinta. Siete circondati da cinque astronavi pronte a fare fuoco. Non azzardatevi a fare una sola mossa o contrattaccheremo. >>
<< Merda! >> Ichigo tirò un pugno al muro. 
La voce esterna all'astronave rimbombava nel cielo, incontrasta. << Chiediamo alle cinque Mew Mew di presentarsi in coperta e consegnarsi a noi spontaneamente. Se non lo farete, inizieremo a bombardare. Avete cinque minuti. >>
La porta che conduceva dalle cabine ai dormitori si spalancò. Un ragazzino in pigiama con gli occhiali e i capelli verdi si gettò tra le braccia di Retasu.
<< Non andare con loro, sorellina! >>
Retasu sentì il suo cuore sbriciolarsi. Non riusciva ad articolare una singola parola. 
I suoi genitori, i coniugi Momomiya, il fratello di Mina e quelli di Purin, seguiti dal padre, arrivarono uno dopo l'altro, tra lacrime e proteste. Retasu accarezzò meccanicamente i capelli del fratellino, gli occhi puntati sui suoi genitori. Suo padre la fissava con un dolore sordo impresso nei lineamenti, sua madre piangeva sommessamente, aggrappata a lui. In mezzo a quel caos, vedeva solo loro tre. 
<< Non andare. >>
Mandò giù il groppo che le si era formato in gola. << Non ho altra scelta, papà. >>
<< Lasciate che siano gli uomini a vedersela con loro! >> Shintaro levò il pugno chiuso in aria, digrignando i denti. 
<< Smettila, papà >>, lo fermò Ichigo con gli occhi lucidi. << Non ti rendi conto di quello che dici. Non hai idea di che pasta siano fatti! >>
<< Non mi interessa! Non ho intenzione di dargliela vinta! >>
Ichigo perse la pazienza. << E che cosa pensi di fare? Noi possiamo combattere, possiamo difenderci! Voi invece... >> Si portò una mano al cuore, pronunciando il suo giuramento. << Fidati di me, non ci accadrà nulla di male. Te lo prometto. >>
Retasu comunicò quello stesso giuramento ai suoi genitori e al fratellino con un lieve sorriso. Annuì, sforzandosi di apparire sicura di se stessa e di far trasparire un messaggio di conforto da quel gesto, anche se dentro di sé si sentiva morire. 
<< Abbiamo affrontato gli alieni tante volte. Anche se adesso siamo costrette a seguirli, non l'avranno vinta >>, sentenziò Minto, rivolta al fratello con voce tremula di pianto. 
<< Vostra sorella è la migliore, amorini miei, non la ferma nessuno! Tornerà da voi, ve lo promette!! >> Purin accarezzava la testa alla sorellina, dava buffetti sulle guance ai fratelli, il volto una maschera di felicità che agli occhi di suo padre era di una teatralità stucchevole. 
Zakuro parlò per le sue compagne. << Non ci resta più tempo, dobbiamo andare.  >> Un sorriso mesto si dipinse sulle sue labbra. << Prometto a tutti voi che le ragazze torneranno sane e salve. Non ho nessuno da perdere io e, se sarà necessario, darò la mia vita per salvarle. >>
Minto la guardò dritto negli occhi, esprimendo fermezza. << Torneremo, ma insieme a te! >> 
<< Lasciateci andare, ve ne prego >>, mormorò Ichigo. 
Le ragazze sapevano che la vita dei loro cari era a repentaglio. Non potevano ribellarsi al nemico. Senza attendere il consenso da nessuno, si voltarono nella direzione del corridoio che portava all'ascensore. 
Retasu sentiva le ginocchia tremarle. Come in trance, si allontanò dalla sua famiglia, certa che se non l'avesse fatto in quell'istante non ne sarebbe mai più stata in grado. Le sue amiche erano vicine a lei, a sostenerla come lei stava facendo con loro. E l'unione sarebbe stata la loro forza.
<< Ci vediamo presto, allora. >>
Retasu perse un battito. Lottò con tutta se stessa per ricacciare le lacrime e tornò a voltarsi nella direzione della madre. << Sì, presto. >>
Impresse nella sua mente quel volto, così simile al suo. La sua immagine le avrebbe dato coraggio. 
L'ascensore le stava aspettando. Le ragazze lo raggiunsero silenziosamente, ignorando il richiamo dei familiari che tentavano di dissuaderle. Quando le porte scorrevoli si furono richiuse, l'ascensore iniziò a salire ma si fermò prima del previsto. 
<< Schiaccia di nuovo il pulsante, presto! >>, intimò Zakuro ad Ichigo.
Le porte scorrevoli si erano riaperte. Ryou e Keiichiro avevano cercato di entrare, per fermarle. 
Zakuro e Minto li spintonarono via, mentre Ichigo fece richiudere alacremente le porte. 
Retasu avrebbe voluto gridare, fermare quell'aggeggio e raggiungere i ragazzi. Ma in cuor suo ringraziò le compagne che glielo avevano impedito prima che potesse tramutare i suoi pensieri in fatti. Ricacciando un nuovo moto di lacrime e il senso di colpa per aver negato ai ragazzi la possibilità di bloccarle, seguì le altre in coperta. 
Il vento fischiava con violenza, testimone di quello sleale ricatto. Era una notte senza stelle. Nel cielo erano visibili solo le astronavi che avevano circondato la loro. Erano davvero cinque.
La voce all'altoparlante rimbombò nuovamente. << Brave, procedete sul sentiero. >>
Retasu vide apparire una striscia argentata che collegava la loro astronave a quella nemica che avevano di fronte. La seguì, conscia del fatto che ben presto Ryou e Keiichiro le avrebbero raggiunte e che non poteva attardarsi a indugiare. Le sue compagne furono del suo stesso avviso e, armi alla mano, s'incamminarono lungo il sentiero, evitando di guardare in basso. Quel sentiero che esprimeva concretamente la loro impossibilità di scegliere. 
<< No! >>
Retasu si immobilizzò come se l'avessero letteralmente inchiodato i piedi. Una cascata di emozioni si riversò su di lei, causandole dei tremiti. Persino Zakuro, colei che poteva vantare la mente più fredda tra di loro, vacillò al suono di quella voce. Fu Ichigo a scuotere tutte le compagne. << Non voltatevi, proseguite! >>
<< Fermi, umani, o vi bombardiamo. >>
Retasu confidò nel buonsenso di Ryou e di Keiichiro di fronte a quell'ordine. Senza voltarsi a guardarli, perfettamente consapevole della loro presenza alle sue spalle, raggiunse la fine del sentiero assieme alle compagne. Un raggio di luce bianca la investì in pieno volto. Per alcuni brevi istanti le parve di aver perso la sensibilità dell'intero corpo, poi avvertì il suolo sotto ai suoi piedi. 
Quando riaprì gli occhi vide un fucile puntato su di lei. Una dozzina di soldati maggiori circondava lei e le sue compagne. Erano state teletrasportate sull'astronave nemica.
<< Legatele ben strette >>, sibilò quello che era di fronte a Retasu. 
Due soldati misero ai loro polsi delle catene. 
<< Ora, se non vi spiace, questi non sono più di vostra proprietà. >>
Retasu avvertì uno strattone all'altezza del collo e osservò intimorita l'alieno che si rigirava il suo ciondolo tra le dita. La metamorfosi svanì e lei tornò umana.
<< Siete delle bambine cattive. Vi aspetta una bella punizione per quello che avete fatto. >>
<< Che c'è, avete perso la parola? >>
<< Quando Profondo Blu tornerà dalla sua spedizione sarà ben felice di rivederle. >>
<< Abbiamo preso le Mew Mew, da non crederci! >>
Le girava la testa. In mezzo a quella marasma di voci Retasu riuscì ad assimilare unicamente un nome: Profondo Blu.
Erano finite nella tana del lupo. Quanto avrebbe impiegato il capobranco a raggiungerle?
<< Se non ci aveste legate e private dei nostri poteri, non potreste fare tanto gli sbruffoni. >>
Ichigo, no!
Il suono di uno schiaffo giunse alle sue orecchie. Retasu trattenne il respiro. 
<< Zitta! >>
<< Lasciala stare! >>
Purin, ti prego.
Un altro schiaffo.
<< Vale anche per te, biondina! >>
Si morse la lingua. Ribellarsi sarebbe stato inutile. Notò le mani di Minto chiuse a pugno e in quel gesto individuò il riflesso della sua stessa rabbia di fronte a quell'ingiustizia che stavano subendo.
Come avevano fatto gli alieni a trovarle?
Perché non avevano sottratto loro l'acqua cristallo?
<< Continuate pure, non mi scalfite. >>
Ichigo ricevette un altro schiaffo. 
<< Basta! >>, la implorò Retasu. 
Uno schiocco sonoro, un bruciore sfrigolante alla guancia. 
Perché mi hanno colpita?
<< Lo volete capire o no, che dovete tacere!? >>
<< Io non prendo ordini da voi. >>
Questa volta Ichigo ricevette più di uno schiaffo. Per Retasu il suono di ciascuno fu una martellata al cuore. Non ebbe la forza di contarli. 
Zakuro, che era la più vicina alla rossa, alzò le braccia più che poteva per proteggerla e venne colpita a sua volta. Un altro alieno diede manforte al compagno finché Ichigo, col volto tumefatto, non si accasciò al suolo priva di sensi, costringendo le compagne che erano legate a lei dalle catene a piegarsi. Zakuro aveva le braccia arrossate e coperte di lividi. 
<< Bastardi! >>
Retasu perse l'equilibrio e si ritrovò carponi. Minto aveva ricevuto un colpo così forte che aveva spedito tutte e quattro a terra. Ichigo, la testa ciondolante, si accasciò mollemente al suo fianco. 
Purin singhiozzava. Retasu provò ad allungare una mano per toccarle il braccio, ma non ne fu in grado. 
<< Più parlate, più forti saranno le botte. Coraggio, continuate pure! >>
Che ne sarà di noi? Chi ci salverà adesso?  
<< Ah, vi siete ammutolite. Allora qualche neurone funzionante ce l'avete ancora nel cervello, ragazzine. >>
Morire...
<< Xhyn, Alein, portatele in cabina. >>
Dove? Dove andremo a finire?
<< Iniettate loro il sonnifero. >>
Taruto... 
Kisshu...
Pai...
Ci rivedremo?



































Spazio dell'autrice
Ciao a tutte, finalmente ho ripreso a scrivere da casa con più comodità e privacy ^_^ 
Veniamo alla storia, vi piace questo capitolo? Contiene una digressione temporale in cui Retasu e Ryou chiariscono il loro piccolo diverbio avvenuto prima dello scontro con Profondo Blu ( ricordate quando la nostra neofocena ha voluto fare la trasgressiva con Pai ed è tornata al Cafè sottoforma di di manzotin?), in quel pezzo i pensieri di Retasu sono segnati in grassetto, visto che il corsivo l'ho utilizzato interamente per descrivere l'episodio. Che ne pensate? Spero che vi sia piaciuto e che sia almeno un tantino migliore dei due capitoli precedenti. Un abbraccio e un saluto! :)

  
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