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Autore: Xandalphon    01/11/2014    5 recensioni
Seconda classificata al "Kyuubi contest - cronache della volpe a nove code", di Supersara.
Da un dolore può nascere una nuova consapevolezza, da un lutto, una nuova gioia. Questo fanno gli umani: lottare, attraverso polvere e fango, alla continua ricerca di qualcosa che dia senso alla loro vita. E per una povera contadina orfana, questo qualcosa è una volpe dalle nove code, proveniente da un passato lontano.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurama, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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- Questa storia fa parte della serie 'Himiko'
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4)Enemy

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Il sovrano di Yamatai era un grasso e pelato uomo di mezza età. Il suo regno non era grande, e, ultimamente, doveva anche sottostare all'influenza di un regno del nord, Yamato, che a quanto pare era in fase di espansione.

 

Ne aveva visti parecchi, negli anni, di regni che sembravano sul punto di conquistare ogni cosa e poi cadere come un castello di rametti di legno. Erano tutti scomparsi, mentre Yamatai era sempre lì. Questa volta, però, non era così sicuro che il destino avrebbe seguito lo stesso percorso.

 

Non dal momento in cui un nobile di Yamato era giunto nel suo castello con l'intento di dettare legge come fosse a casa sua. Era un giovane, con capelli neri piuttosto in disordine ed una katana sempre in vita. Ma quello che incuteva terrore della sua figura erano gli occhi. Sembravano neri, ma a volte, se lo si guardava di sbieco, si potevano scorgere dei brevi istanti in cui si facevano rossi come il sangue. Sembrava molto saggio, ma era decisamente ombroso e scostante. Non aveva fatto amicizia con nessuno da che era giunto a corte. E tutti i tentativi del sovrano di farlo giacere con delle prostitute per estorcergli qualche informazione sul reale motivo per cui era arrivato erano miseramente falliti. Non che avesse da lamentarsi del suo operato o dei suoi consigli, ma... Non riusciva a fidarsi di lui. E quando aveva insistito con l'assurda richiesta di inviare un gruppo di soldati a bruciare e distruggere un villaggio ad est? Aveva ripetuto meccanicamente 'sono dei ribelli e vanno eliminati per il bene di tutti'.

 

Alla fine aveva acconsentito, dato che la vita di pochi contadini aveva per lui un valore scarso o nullo. Però non amava comunque spargimenti di sangue gratuiti, soprattutto se con essi correva il rischio di farsi odiare dai propri sudditi.

 

Un giorno, trovandosi di umore particolarmente cattivo, pur senza un motivo ben preciso, il signore decise di fare un giro in città, accompagnato dalle sue guardie.

 

Cosa sperava di trovare, per le vie di quel paese di cui ormai conosceva ogni strada? Emozioni? Sorprese? Doveva rassegnarsi alla verità. Non era un condottiero, solo un modesto mercante che alla meglio era in grado di sopravvivere sfruttando la litigiosità dei propri vicini. Non avrebbero fatto mai parte della sua vita gesti eroici o tragiche storie d'amore con principesse di regni lontani, come quelle cantate dai gin'yuushijin1.

 

Mentre passava con la sua portantina con questi pensieri nella mente, vide una ragazza. Una bellissima ragazza, per essere precisi. Un po' troppo magra, forse, ma sempre splendida. Non era però il mero aspetto fisico la cosa più attraente in lei. Era un indefinibile senso di avventura, di pericolo, di... Esotico, che trasudava da quei penetranti occhi celesti.

 

Istintivamente, diede ordine di fermare la portantina e si accostò a quella ragazza.

“Tu! - le disse in tono perentorio – Voglio che tu sia ospite quest'oggi nel mio palazzo!”

 

Superato un primo istante di sorpresa, Himiko si inchinò al sovrano e gli disse: “Vi ringrazio per il grande onore che mi concedete, mio signore. Pur tuttavia, perdonate il mio ardire, ma oso domandarvi di non compromettere la mia reputazione... E quella del mio nobile marito”

 

Solo allora si accorse del ragazzo a fianco a quel fiore di ragazza. Peccato, era già sposata.

In altre occasioni avrebbe lasciato perdere, non avendo il desiderio di passare per il sovrano che attentava ai rapporti coniugali dei propri sudditi... Ma quella lì, non poteva lasciarsela scappare, per nulla al mondo.

 

“Non aver timore, figliola. Voglio solo che tu sia ospite questa sera nella mia dimora. Mi beerò del solo tuo splendore. Sarà un ornamento sufficiente per la mia casa. Che venga pure anche il tuo giovane sposo, così che possa mantenere il suo cuore in pace.”

 

Kurama fece per dire qualcosa, interrotto però all'improvviso da una forte gomitata.

 

Himiko a quel punto disse: “Come sua signoria desidera.”

 

Appena se ne furono andati, la volpe fece: “Ma sei rincretinita ad un tratto?”

 

“Chi, io? Piuttosto lo stupido sei tu! Stavi per dire di no alla richiesta del re. E' una cosa che non si può fare!”

 

“Scusami, all'ultimo referendum ho votato per la repubblica.”

 

“Eh?”

 

“Niente, lascia perdere... Piuttosto, da dove è venuta fuori quella storia del marito?”

 

“Scusa, sul momento non mi è venuta in mente un'idea migliore, per evitare che un vecchio bavoso ci provasse con me. Ti ha dato fastidio, per caso?”

 

“No, no, figurati. Cioè, dal mio punto di vista era una mossa completamente inutile, però...”

 

“Perché inutile?”

 

“Se ci avesse provato sul serio avresti comunque potuto stendere lui e tutte quelle belle statuine che si portava dietro in meno di dieci secondi, no?”

 

“In effetti, non hai tutti i torti. Ma allora, se sei così sicuro del fatto che ormai sappia badare a me stessa, perché non volevi che accettassi l'invito del re?”

 

“Mi prudono le orecchie.”

 

“Non dirmi che era solo per questo!”

 

“Le mie orecchie non sbagliano mai su certe cose, sappilo!”

 

“Certo, come no, grande volpe... Comunque verrai anche tu, quindi non avrò nulla da temere. Sono sicura che saprai proteggermi qualsiasi cosa accada.”

 

La sera arrivò più velocemente del previsto. Dopotutto, per Himiko la giornata era letteralmente volata, come sempre succede alle persone quando si divertono tanto. Per molti aspetti, nonostante la sua sagacia e la sua perspicacia, era ancora una ragazza ingenua di campagna. E sebbene quello fosse il suo mondo, più che altro toccò a Kurama recitare la parte della guida. Dopotutto, per quanto non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente, anche la volpe si divertì molto. E poi, in fondo, gli recava una gioia senza fine vedere quel piccolo pulcino smarrito sorridere e gioire dal profondo del cuore, probabilmente per la prima volta in vita sua.

 

Mentre salivano la scalinata che portava alle porte del castello, la volpe non faceva che riempirla di raccomandazioni. Alla fine, Himiko sbottò: “Mi fa molto piacere che tu sia preoccupato per me, Kurama... Ma se quel prurito alle orecchie non ti passa, giuro che te lo faccio passare io, chiaro?”

 

Le guardie aprirono loro le porte e li accompagnarono cortesemente verso la grande sala. Appena il sovrano li vide, si affrettò ad andar loro incontro, accompagnato dal gran dignitario del paese di Yamato.

 

A Kurama bastò un istante per riconoscerlo. Era lui. Era quel dannato di Sas'ke Uchiha. E non era invecchiato di un giorno.

 

Istintivamente, si mise le mani nei capelli. Che stupido, che era stato... Come non aveva potuto collegare quanto era scritto sulla lapide, il fatto che la piccola Himiko discendeva dagli Uzumaki e la distruzione del suo villaggio, anche se si trattava di semplici baracche di contadini?

 

E ora, l'aveva inconsapevolmente mandata a morire. Si era svegliato da un incubo solo per scoprire di essere ripiombato in un sogno ancor più terribile.

 

L'Uchiha, prevedibilmente, sgranò gli occhi. Per uno come lui era impossibile non notare una persona dotata di chakra a pochi metri di distanza.

 

Con un gesto plateale, il moro spinse via il re e urlò: “Mio signore! Questi non è che un agente sopravvissuto di quella banda di ribelli che vi dicevo! Vi ha ipnotizzato per indurvi a invitarla a palazzo. Se non ci fossi stato io, a quest'ora sareste già morto, ucciso da uno dei suoi incantesimi!”

 

Himiko non capiva. Cosa era accaduto? Perché quell'uomo l'aveva definita ribelle? Perché si stava avventando contro di lei come se volesse ucciderla? Cosa aveva fatto di male, stavolta?

 

I secondi successivi, li vide come al rallentatore, paralizzata dall'orrore come quella volta che aveva osservato il villaggio bruciare. Ma se allora aveva solo desiderato morire con loro, ora non voleva. Non poteva morire proprio adesso, non prima di aver detto a Kurama una cosa importante...

 

Himiko svenne, ma non morì. La volpe afferrò con la mano la katana del nemico prima che trafiggesse il cuore della ragazza.

 

“Su di me lo sharingan non funziona, Sas'ke Uchiha.”

 

“Un essere umano che conosce il mio vero nome? Con chi ho il piacere di parlare?”

 

“Educato e cortese come sempre, vedo. Comunque, no, non sono esattamente un essere umano. Ne ho solo la forma, grazie alla ragazza. Promettente, non credi?”

 

“Il Kyuubi?”

 

“In carne e ossa, bastardello con la congiuntivite. E se tocchi la bambina, te la vedrai con me.”

 

“Dovrei forse avere paura? Non mi sembra che tu mi abbia mai sconfitto.”

 

“Andiamo... Naruto ti ha lasciato andare, e lo sai.”

 

“Certo che lo so. Ma non l'ha fatto per pietà. L'ha fatto perché in fondo sapeva che avevo ragione. Sapeva che la luce aveva bisogno della tenebra per funzionare.”

 

“No, no, spiacente di deluderti, ma era proprio pietà, mister simpatia, te lo assicuro. E poi, toglimi una curiosità, ma Mugi che c'entrava, allora? Se era equilibrio ciò che cercavi, perché hai dovuto affondare un continente e estinguere l'intero mondo ninja?”

 

“Col tempo sono giunto alla convinzione che nessun uomo doveva possedere il chakra. La nostra razza è votata allo sterminio reciproco. Siamo oltre ogni possibilità di redenzione, Kurama.”

 

“Vedi perché il biondino testa quadra si ostinava a dire che star troppo tempo da solo ti faceva male e ti rovinava il cervello? Perché poi avresti cominciato a prender troppo sul serio le tue cazzate. Aveva ragione, a quanto vedo. E il risultato è che comunque anche tu ti sei giocato almeno un buon due terzi del tuo enorme potere, se non di più.”

 

“Per l'ultima volta, non ho alcun interesse a battermi con te, volpe. Dammi la ragazza e l'incubo iniziato da Kaguya finirà per sempre.”

 

“Ammetto che i primi secoli hanno fatto un po' schifo, ma sul finale ne è valsa la pena, di vivere quello che tu definisci un 'incubo'. E comunque tu Himiko non la tocchi, Uchiha.”

 

“Nutri affetto per lei, vedo. Beh, allora, vediamo di fare alla svelta.”

 

Detto questo Sasuke lanciò contro Kurama le fiamme nere dell'Amaterasu. Ormai era il massimo che le sue forze gli avrebbero concesso. I tempi in cui i suoi poteri sembravano quelli di una divinità erano finiti quel giorno in cui Sukoku era sprofondato per sempre negli abissi. La volpe, per tutta risposta, aprì la bocca e gli lanciò un Biju-dama. Era più piccolo, ma la forza era identica a quella usuale. Per un attimo, l'Uchiha perse l'equilibrio. Kurama sorrise, pensando di avere la vittoria in pugno. Mosse velocemente le mani, giusto per rinfrescare a Sasuke la memoria con una tecnica che ben conosceva, il rasenshuriken di Naruto.

 

Il moro afferrò la katana, preparandosi a parare il colpo. Poi, però, vide Himiko che recuperava lentamente conoscenza. Certo, che stupido. non doveva dimenticarsi la sua missione, la sua priorità: non sconfiggere Kurama, ma uccidere quella ragazza. Era l'ultima, lo sentiva. Dopo di che avrebbe potuto finalmente abbandonare il mondo dei viventi. Fece un rapido calcolo mentale, poi si decise.

 

Fu un attimo. Lanciò l'arma dritto verso il cuore della giovane un decimo di secondo prima che il suo corpo fosse investito dalla potente onda di energia del rasenshuriken.

 

Kurama se ne accorse troppo tardi, riuscendo a lanciare un solo kunai per tentare di deviare la traiettoria della lama.

 

Il pugnale, però, sfiorò appena la spada. Aveva fallito.

 

Senza neanche curarsi se Sasuke fosse vivo o morto, la volpe corse da Himiko.

 

“Mi sa.... che sto... morendo, grande volpe.”

 

“Naah. Fidati che ti rimetto in sesto. I miei poteri rigenerativi sono qualcosa di incredibile, vedrai.”

 

Una piccola, ribelle goccia di acqua salata cadde sul volto della ragazza.

 

“Kurama... Stai piangendo? Per me? Non ti... facevo... così... sentimentale, sai?”

 

“Che ci devo fare, bambina? E' colpa tua, mi hai rammollito...”

 

“Kurama... Questo anno... Che... Ho fatto... Insieme a te... E' stato... divertente. Ha dato... Un... senso alla mia... vita.”

 

“Risparmia il fiato spaventapasseri. Adesso ti passo un po' della mia energia e poi potrai sfinirmi le orecchie quanto vorrai con le tue chiacchiere, ok?”

 

“Kurama... So che... è un po' da carogna... dirtelo adesso, dirtelo così, ma... Mi sono... Mi sono... Mi sono innamorata di te, grande volpe.”

 

“Eh... L'avevo capito, bambina mia.”

 

“E' una... cosa... che non si può fare, vero?”

 

“Mi sa di no scricciolo. Però non mi sarebbe spiaciuto interpretare un altro po' la parte del marito geloso, lo ammetto.”

 

Himiko non disse niente, ma sorrideva. Gli occhi le si erano chiusi.

 

No.

 

Non così.

 

Ora che aveva ammazzato finalmente quel povero sciocco, nessuno l'avrebbe più braccata. Himiko avrebbe potuto vivere una vita felice, per un numero lunghissimo di anni. Non meritava di morire così giovane, senza aver provato nemmeno un briciolo di vera gioia e serenità. Doveva innamorarsi. Non di lui, vecchio demone acido buono a nulla, di un umano vero... Fare tanti bambini con cui poter giocare e a cui raccontare le favole d'inverno... Andare a mangiare il ramen sognando un suo antenato che ne andava matto...

 

A quel punto, decise di fare una cosa che non avrebbe mai pensato nemmeno nel più lontano degli incubi. Forse avrebbe avuto il coraggio di provarci solo per Naruto, ma non ne era poi così sicuro.

 

Consumarsi. Completamente.

 

Iniziò a immettere tutto il suo chakra nel corpo di Himiko. Dopotutto, lui aveva vissuto per mille anni e più. Lei, come le aveva ricordato il giorno prima, appena seimila e trecento giorni.

 

1I menestrelli giapponesi.

  
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