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Autore: axeldj    20/10/2008    1 recensioni
Fan Fiction ambientata in una scuola di magia italiana siutata sulle pendici di Montevergine (monte dell'appennino Irpino). Angelo Esposito, ragazzino figlio di Pescatori, si ritrova scaraventato improvvisamente in una realtà sconosciuta dove, al pari di Harry Potter e Company, vivrà numerose avventure...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

Tutti gli abitanti di Procida la chiamavano “Casa di Vivara” anche se precisamente non si trovava proprio su quello scoglio a forma di mezza luna, ma su di una piccola collinetta che conduceva al pericolante ponte costruito per raggiungerlo. Tra i più anziani del luogo veniva tramandata una terrificante storia che riguardava alcune sette sataniche che si riunivano all’interno di quelle mura ammuffite per celebrare crudeli riti che spesso terminavano con dei tributi in sangue. Questa storia era probabilmente legata alle inspiegabili sparizioni di giovani capretti durante quelle notti in cui sembrava che la casa fosse abitata.

Fu in una di queste notti tempestose che una giovane coppietta, ignara della legenda, decise di rifugiarsi su quella collina. I capelli neri di Luca erano totalmente bagnati e cadevano pesanti sulle sue spalle, mentre l’abitino di cotone indossato da Sara era più che trasparente e per questo motivo con le braccia cercava di nascondersi nel miglior modo possibile. Per loro disgrazia scoprirono la casetta e decisero di godere del suo riparo. Il ragazzo aprì la pesante porta socchiusa, provocando un secco cigolio, notò che al suo interno la casa era totalmente buia. Un piccolo brivido gli percorse il corpo. Dietro di lui Sara si muoveva timorosa con piccoli passi cercando di rimanere il più silenziosa possibile mentre il suo fidanzato cercava un qualcosa per illuminare la stanza. Le sporche finestre improvvisamente si accesero di una luce bianca molto intensa e la camera fu illuminata per qualche istante che fu sufficiente al ragazzo per individuare una candela bianca posta su tavolo di legno marcio proprio davanti a lui.

- Amore non è che puoi passarmi l’accendino - disse il ragazzo posando la sua mano su la spalla sinistra della giovane ragazza che con la mano tremante gli porse l’accendino. Nel momento in cui Luca prese in mano l’oggetto un forte boato proveniente dall’esterno scosse le pareti della casa, Sara si strinse intorno alla vita del suo ragazzo, il quale la rassicurò:

- Non ti preoccupare è solo un tuono - Così dicendo la baciò ed accese la candela illuminando con una luce calda l’interno della stanza. Sara ebbe un fremito quando vide le decine di candele poste sui suppellettili illuminati da una luce fioca e tremolante, quel luogo aveva qualcosa di tetro. La loro attenzione venne improvvisamente attirata da delle voci, sembravano provenire dal piano di sopra. Sara era immobilizzata e guardava in direzione della scala che avrebbe portato al piano superiore, il suo corpo non smetteva di tremare nonostante le coccole del suo ragazzo, il quale iniziava a temere che la casa non fosse abbandonata. Un altro tuono percosse la casetta ed una forte folata di vento fece rompere quella finestra tanto sudicia. Sara si fece scappare un piccolo grido mentre il ragazzo si precipitò verso la porta con l’idea di scappare ma questa sembrava bloccata.

- Sotto il tavolo - sussurrò spegnendo la candela e trascinandosi la ragazza che ormai stava tremando. Rimasero sotto quel tavolo in attesa di qualcosa che non conoscevano nemmeno ma sapevano che sarebbe successo, i loro cuori battevano all‘impazzata, si erano cacciati in un grosso guaio. Improvvisamente la porta si spalancò ed un uomo incappucciato, entrò senza tante cerimonie e si diresse al piano di sopra seguito da altri due uomini e poi da un quarto che chiuse la porta con due mandate e si infilò la chiave nell’impermeabile, Luca ci mise una decina di secondi per focalizzare la situazione, poi decise di provare ad aprire la finestra ma questa era bloccata a causa della ruggine, Sara stava piangendo mentre le persone che erano salite al piano di sopra iniziarono ad urlare:

- Che significa che non hai trovato il fuggitivo, abbiamo ordini precisi, avete tempo fino a domani mattina! - disse uno di loro con voce nervosa.

- Ma capo, abbiamo setacciato l’isola, casa per casa, ma non l’abbiamo trovato… Non abbiamo idea di dove può essersi nascosto! - sentite queste parole la voce del capo si fece ancora più alta:

- Non voglio sentire scuse! Chiaro! - Una forte luce rossa illuminò le scale e si sentì un forte rumore, come se qualcuno fosse caduto, - Adesso uscite e setacciate meglio l’isola, è sicuro che si trovi qui… VIA! - improvvisamente si sentirono dei passi affrettati e i due ragazzi videro tre degli uomini incappucciati correre verso la porta mormorando qualcosa di incomprensibile.

Luca uscì dal suo nascondiglio e cercò di aprire la porta, dopo due tentativi questa si aprì di scatto provocando un forte rumore che fece tremare i muri oltre che le gambe del ragazzo

- Scappiamo Sara! - Urlò quando sentì un rumore di passi affrettati provenienti dal soffitto, ma la porta si chiuse improvvisamente prima che i due potessero abbandonare la casa.

- Chi va la! - intimò la voce di quella persona che i tre chiamavano capo. I due ragazzi si strinsero in un abbraccio quando un uomo alto poco più del tavolo sotto cui erano nascosti comparve sulla sommità di quella scala in legno percorsa già due volte da quei uomini incappucciati.

- Oh… Abbiamo visite…! - disse ironicamente l’uomo mentre ad un suo gesto con il braccio tutte le candele della stanza presero immediatamente fuoco. Aveva una grossa cicatrice che gli deturpava il volto e nella sua mano destra teneva stretta una bacchetta di legno. Luca notò con terrore che suoi vestiti erano sporchi di sangue.

- Cosa posso offrirvi cari miei ospiti? gradite una tazza di cioccolata calda? - L’uomo sembrava gentile e la ragazza accettò l’offerta.

- No grazie, stavamo giusto per andarcene. Pensavamo che la casa fosse abbandonata e quindi ne abbiamo approfittato per ripararci dalla tempesta - Disse educatamente il ragazzo mentre un altro tuono fece vibrare le fiammelle delle candele. Dopo quelle parole seguì una lunga pausa di silenzio che sembrò non passasse mai quando l’uomo, che ancora era in piedi sulle scale iniziò a scenderle.

- Dunque voi rifiutate la mia ospitalità… Molto male… potrei offendermi… - Luca si mise coraggiosamente tra l’uomo e la sua ragazza fissandolo negli occhi.

- Sei un ragazzo molto coraggioso, caro Luca, e ammiro il tuo gesto, ma ti consiglio vivamente di fare il bravo e seguirmi di sopra - a sentire queste parole Sara iniziò a piangere poggiandosi sull’ampia schiena del suo fidanzato il quale rispose bruscamente:

- E invece ci lascerai andare se no… Come hai detto che mi chiamo? - Chiese il ragazzo stupito mentre ormai l’uomo era ad un solo passo da lui e lo guardava dal basso. La cicatrice brillava alle luci delle candele.

- Luca - disse ancora abbozzando un sorrisino - e la tua ragazza si chiama Sara, so tutto di te, riesco a sentire la tua paura crescere, che farò? Vi ucciderò? Vi lascerò andare per poi colpirvi alle spalle? ragazzo mio, ascolta il mio consiglio, non metterti contro di me - Alle parole del nano Luca si paralizzò, non riusciva nemmeno a muovere un dito, quell’uomo era riuscito a leggere nei suoi pensieri ed a carpire ogni sua minima paura. Improvvisamente Sara scattò verso la finestra cercando di infrangerla lanciandole contro uno dei tanti candelabri che adornava la stanza ammuffita frantumandola in mille pezzi.

- La tua amichetta ha deciso di farsi male noto…- dicendo questo fece un leggero gesto con la testa ed un lampo rosso fuoriuscì da quella bacchetta che aveva in mano che velocissimo raggiunse il fianco destro della ragazza aprendo una profonda ferita.

- NO! - Urlò Luca correndo verso la sua amata che dolorante si accasciò prima al davanzale per poi cadere a terra mentre il suo sangue stava creando un grosso alone rosso su quella moquette anonima. Nel giro di pochi secondi perse i sensi.

- Sono stato gentile con lei… una morte veloce e poco sofferta! - disse l’ometto come se avesse fatto un grosso piacere alla ragazza. - Che vuoi fare Luca… Mi segui o decidi di seguirla in paradiso? - chiese mentre un altro boato fece tremare ancora una volta le pareti di quella casa maledetta. Il ragazzo si sentiva a pezzi l’unico pensiero che aveva in mente riguardava Sara. Non c’era più niente in quella stanza degno della sua attenzione quanto il corpo della sua fidanzata con un fianco squartato immerso in una pozza di sangue.

- D’accordo - disse il ragazzo prendendo di nuovo coscienza - Ti seguo al piano di sopra -

- Vedo che inizi a ragionare… - disse sorridendo l’uomo iniziando a salire le scale - Seguimi - il ragazzo diede un ultimo sguardo alla ragazza e si incamminò dietro all’ometto. Al primo piano di quella casa c’era un altro cadavere decapitato. L’ansia del ragazzo saliva mentre l’ometto si avvicinò al cadavere puntandogli la bacchetta al volto.

- Caro Luca la nostra storia finisce qui… è stato un errore rifugiarti in questa casa hai un ultimo desiderio prima di morire? - Le parole del nano gelarono il sangue nel corpo del ragazzo, ma per lui niente più aveva senso e chiese:

- Se proprio devo esprimere un ultimo desiderio vorrei vedere per l’ultima volta il mare - disse seriamente ed il nano gli ordinò di seguirlo dirigendosi prima verso di lui per poi proseguire verso le scale. Luca lo seguì e quando l’uomo scese il primo gradino le mani del ragazzo si poggiarono lungo la sua schiena per spingerlo giù. Il corpo dell’assassino rotolò fino al piano terra per poi rimanere immobile, Luca iniziò a scappare, salutò la sua amata segnandosi il petto ed iniziò a scavalcare il davanzale di quella finestra che l’avrebbe portato alla salvezza ma prima che lui potesse scavalcare fu colpito alla gamba da una forte fitta e perse l’equilibrio cadendo all’indietro vicino al corpo di Sara.

- Se non fossi stato così stupido da attaccarmi la tua gamba sarebbe ancora attaccata al copro, mi dispiace caro mio. Ma hai sbagliato per la seconda volta - così dicendo un nuovo dardo rosso fu scagliato dalla sua bacchetta ed il corpo esanime del giovane ragazzo si accasciò sopra a quello della ragazza che fino al giorno prima aveva reso speciale ogni momento della sua vita. In quella stessa notte tempestosa un giovane di nome Angelo stava cercando di domare l’imbarcazione del suo presunto padre che ad ogni onda rischiava di rovesciarsi.

   
 
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