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Autore: IceQueenJ    02/11/2014    1 recensioni
Bella e Edward si conoscono da quando erano bambini, ma un giorno Bella deve trasferirsi con in genitori in Italia. Passano gli anni e i due continuano a tenersi in contatto, questo grazie alle loro famiglie.
Tutto cambia con una visita inaspettata.
Cosa accadrà quando Edward rivedrà Bella?
Cosa accadrà quando Bella lascerà il suo ragazzo e dopo qualche mese tornerà a Forks a conoscenza di cose che non dovrebbe sapere?
E come reagirá Edward?
Riusciranno a risolvere i loro problemi?
Riusciranno a superare tutte le sfide che gli si presenteranno?
-Questa storia è stata pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Salve a tutti e scusate il ritardo! Ho avuto un piccolo problema con il finale del capitolo. E' venuto lunghissimo e così sono stata costretta a tagliarlo. Dopo averlo diviso, però, ero indecisa se pubblicare prima il pov Bella o il pov Edward e alla fine ho deciso per Edward.

Spero che il capitolo non risulti troppo noioso e troppo drammatico. Il capitolo racconto tutto quello che fa Edward due giorni dopo lo scorso capitolo.
Cosa combina?
Perchè rifiuta la chiamata di Bella?
Perchè non va all'aeroporto?
Tutte domande che riceveranno una risposta e spero che la risposta sia più che esaustiva.

Buona lettura. Un bacio ... Ally!!!

Capitolo 22: Just A Kiss

Pov Edward

Just a kiss on your lips in the moonlight
Just a touch of the fire burning so bright
I don’t want to mess this thing up
I don’t want to push too far …
Just a shot in the dark that you just might
Be the one I’ve been waiting for my whole life
So baby, I’m alright, with just a kiss goodnight

 
Aprii gli occhi alle note del ritornello della nostra canzone.
In realtà, non amo molto questo gruppo ma Bella ha insistito che ascoltassi le loro canzoni e alla fine mi sono appassionato anch’io.
Alla fine, Just A Kiss dei Lady Antebellum è diventata la nostra canzone.
Bella dice che è perfetta per noi e ne sono convinto anch’io.
Mai parole furono più azzeccate per noi.
Solo un bacio.
Tutto è cominciato solo per un bacio.
Tutto è cominciato grazie al mio colpo di testa quel giorno di due mesi fa.
E adesso … sono due giorni che non la vedo e sembra che mi manchi qualcosa di importante per vivere.
In effetti, Bella é questo per me … vita.
Suona un po’ melodrammatica come frase, ma io non so stare senza di lei. Non ci riuscivo da bambino, figuriamoci ora, dopo aver provato la sensazione di essere il suo ragazzo e poterla baciare quanto e quando mi pare.
In questi due giorni, nessuno dei due si è mosso per chiarire la discussione ed io, nonostante tutto, non ho la minima intenzione di fare il primo passo.
Ho saputo per caso da Alice, che tra l’altro non fa altro che piangere da stamattina, che Bella stasera partirà.
Guardai l’orologio e mi accorsi che era quasi ora.
Tra due ore sarebbe salita su un aereo che l’avrebbe portata dall’altro lato del mondo e Dio solo sa quando l’avrei rivista.
Se … l’avrei rivista.
Faremo pace?
Torneremo a essere amici come se nulla sia successo?
Ci ignoreremo a vicenda?
Risposte a cui solo il tempo avrebbe dato una risposta.
Sperai che solo la prima di queste domande avesse una risposta affermativa.
Oggi pomeriggio, ha anche provato a chiamarmi, ma io ho rifiutato la chiamata.
Per quanto mi manchi, non ho voglia di sentirla.
Richiusi gli occhi e ripresi ad ascoltare la nostra canzone.

I know that if we give this a little time
It will only bring us closer to the love we wanna find
It’s never felt so real
No it’s never felt so right


 
Riaprii gli occhi e saltai in piedi come una molla.
Solo un bacio.
Solo un bacio e poi l’avrei lasciata andare.
Mi cambiai gli abiti e, di corsa, uscii di casa.
Presi l’auto e andai all’aeroporto.
Sperai solo di non incontrare la polizia, perché stavo infrangendo tutti i limiti di velocità.
Grazie alla parlantina di Alice, sapevo esattamente a che ora sarebbe partita e quale volo avrebbe preso. Avrei solo dovuto trovare il gate. Qualcosa mi diceva che mia sorella Alice l’avesse fatto apposta.
‘Aspetta amore, aspettami’.
Fui fortunato perché il gate era uno dei primi.
Salii le scale di corsa e fu in quel momento che la vidi: stretta a Emmett, che la stritolava in uno dei suoi soliti abbracci.
Avrei voluto correre da lei e stringerla a me, ma qualcosa mi bloccava.
Nascosto dai pilastri dell’aeroporto, mi avvicinai quel tanto che bastava per ascoltare la sua voce un’ultima volta e per vederla meglio.
Quando si avvicinò all’entrata con Christian, avrei voluto correrle incontro, ne avevo una voglia matta, ma ancora una volta non riuscii a muovere le gambe. Sembravano fatte di gelatina.
Entrò nel gate e lanciando un ultimo sguardo dietro di se, si imbarcò.
Desiderai con tutto il cuore che si voltasse e tornasse indietro, ma non lo fece.
Vidi la mia famiglia uscire dall’aeroporto ed io, immobile, restai a guardare il punto in cui era sparita. Mi avvicinai alla vetrata che dava sulla pista di decollo e vidi il suo aereo partire.

No, I don’t want say goodnight
I know it’s time to leave
But you’ll be in my dreams …
Tonight … Tonight … Tonight

 
Mi tornarono in mente le parole che Bella mi disse quando ascoltammo la canzone per la prima volta.

“Bella … ma questa canzone è triste. Mi spieghi cosa ci trovi di bello?”.
Bella tolse le cuffie all’mp3 e lasciò diffondere le note nell’aria.
“Amore ascolta le parole. Non sono romanticissime?”.
L’abbracciai ridendo. “A parte che romanticissime non si può dire, vorrei che mi spiegassi perché pensi sia perfetta per noi”.
“Non lo so. Forse perché tutto è cominciato solo con un bacio”.
“Hai ragione … Just a kiss”.
Le diedi un bacio e poi lei si stese sul prato, trascinandomi con sé e iniziando a cantare il ritornello.

Just a kiss on your lips in the moonlight
Just a touch of the fire burning so bright
I don’t want to mess this thing up
I don’t want to push too far …
Just a shot in the dark that you just might
Be the one I’ve been waiting for my whole life
So baby, I’m alright, with just a kiss goodnight

 
Ritornato alla realtà, corsi al bar scoperto dall’aeroporto e alzai lo sguardo al cielo.
Solo un bacio.
Avrei voluto darle solo un bacio.
Solo un bacio per farle capire che era tutto a posto e che l’avrei aspettata.
Solo un bacio per farle capire che l’amavo.
Solo un bacio per chiederle scusa perché non avevo compreso il suo punto di vista … la sua insicurezza e la sua paura di perdermi.
Le parole della nostra canzone continuavano ad attraversarmi la mente, così come la sua voce che mi spiegava verso per verso, il loro significato.

Let’s do this right with just a kiss goodnight
With a kiss goodnight …
 
Seguii con lo sguardo il suo aereo sparire nella notte e sentii il mio cuore perdere un battito. Non l’avrei persa senza combattere. Nei giorni trascorsi ero stato un vero stupido.
Tornerà da me, a qualunque costo.
Tornai alla macchina e promisi a me stesso che il mattino dopo sarei andato da Christian e avrei parlato con lui. Sicuramente mi avrebbe spiegato la situazione, e se non l’avesse fatto, sarei andato a Volterra e mi sarei ripreso la mia donna.
A qualunque costo.

Arrivato a casa, entrai e andai direttamente in direzione della mia camera, ma stasera, la mia famiglia non è dello stesso parere.
Emmett si mise davanti alle scale nei suoi quasi due metri di altezza e fui, quindi, costretto a fermarmi.
“Non così in fretta, fratello. Adesso tu mi spieghi cosa diavolo stai combinando, perché io proprio non ti capisco. Almeno saresti potuto venire in aeroporto a salutarla”.
Avrei voluto dirgli che io in aeroporto ci ero andato, solo … non ero riuscito a salutarla, ma non lo feci.
Ascoltai con sguardo impassibile la ramanzina di uno per uno, i componenti della mia famiglia, sapendo che avevano ragione.
Quando tutti ebbero finito, mi alzai e senza dire una parola, andai nella mia stanza.
Avevano ragione. Avevano ragione eppure io ero imbambolato e non riuscivo a parlare.
Dopo un po’ di tempo, mio fratello piombò nella mia stanza e interruppe la mia interessantissima contemplazione del soffitto. Si capisce l’ironia, vero?
Depresso come sono al momento, questa è l’unica cosa che non mi fa pensare a lei. La luce della luna creava strane ombre e mi rilassava immaginare che forme avrebbero assunto.
“Edward, che ti prende?”.
Mi girai a guardarlo e, per la prima volta in due giorni, mi soffermai a guardare attentamente qualcuno.
Mio fratello non era il solito Emmett. Aveva qualcosa di diverso e il diverso era dovuto allo sguardo preoccupato che mi rivolgeva.
Non l’avevo mai visto così, non che io ricordassi almeno.
Feci per parlare, ma un gruppo in gola mi spezzò le parole. Per poco non iniziai a frignare come un bambino.
Feci un respiro profondo.
“Non lo so. Non so cosa fare. Sono arrabbiato, sono triste. Vorrei urlarle contro, vorrei abbracciarla. Sento la sua mancanza, ma non riesco a fare un passo per chiarire”.
“Sai che è partita, vero?”.
Annuii. “Lo so, ma non sono riuscito … non ci riesco. Due giorni fa, quando mi ha detto di non volermi con sé, per un attimo ho creduto che non mi volesse più … che mi avesse solamente usato e mi sono chiuso in difesa. Ho voluto ferirla come lei aveva fatto con me e forse ci sono riuscito, ma una volta fuori da quella porta, mi sono sentito a pezzi. In questi giorni ho creduto di impazzire. Forse sono impazzito davvero, perché sento continuamente la sua voce”.
“Fratello … ciò vuol dire che sei a un passo dal perdonarla. Hai mille dubbi ed è giusto così, ma forse avresti dovuto darle il beneficio del dubbio, prima di arrivare alle tue conclusioni. Ti assicuro che non sei impazzito. Senti solo la sua mancanza. Saresti potuto almeno venire in aeroporto. Avresti dovuto vedere come ti cercava … come, ogni volta che alzava lo sguardo, cercava te. Avrei voluto legarla a me e portarla qui, così da farvi chiarire, ma poi ho pensato che non avrei dovuto intromettermi”.
“Io … io non so perché non sono venuto. Non so come avrei reagito nel vederla partire”.
Non gli raccontai di esserci andato e di essere rimasto fermo a guardarla partire … a guardarla andare lontano da me.
Era una cosa solo mia … solo nostra, e sperai di riuscire a raccontarla a Bella, quando sarei andato a Volterra per riprendermela e magari di riderci su, insieme a lei.
“Capisco. Però cerca di venire a patti con te stesso prima dell’inizio del semestre e riprenditela prima che sia troppo tardi, d’accordo? Ora vado che Rose mi aspetta a casa. Buona notte”.
“Notte Emm”.

Sono passati due giorni da quando Bella è partita e ancora non sono riuscito ad andare a parlare con Christian.
Ho trascorso questi due giorni steso sul letto a fissare il soffitto e mi sono alzato solo per i miei bisogni fisiologici o per mangiare qualcosa.
Perfino Alice si è arresa.
Credo sia da ieri sera che non viene nella mia stanza a chiedermi di andare a far visita a Christian.
Sinceramente, non so perché non ci sono ancora andato. Un po’ per noia e un po’ per paura di scoprire cose che non voglio sapere.
Jasper ha addirittura provato, con un escamotage, a trascinarmi fuori da questa stanza, ma non ci è riuscito. Sono stato irremovibile e se sono riuscito a far perdere la pazienza a Jasper, la persona più paziente che conosco, vuol dire che sono diventato davvero un caso perso.
Nonostante tutto, mi sono preoccupato per lei e ho chiesto ad Alice di dirmi quando sarebbe arrivata a casa e che fosse tutto come doveva essere.

Una settimana dopo ero diventato davvero un topo di casa, perché le rare volte che sono uscito, l’ho fatto solo per buttare i sacchetti della spazzatura.
Mia madre e mio padre non ne potevano più.
Una sera mio padre mi ha anche minacciato di cacciarmi di casa se non mi fossi dato una mossa. Forse quella minaccia ebbe l’effetto dovuto, perché iniziai a uscire e pian piano ripresi la mia solita vita, ma non riuscii a sbloccarmi e ad andare da Christian.
Non che uscissi con altre ragazze, questo mai.
Primo, perché amo Bella nonostante al momento non ci sia dialogo tra noi. Secondo, perché la mia mente sta cercando una scusa per salire su un aereo e andare da lei.
Semplicemente, vado un po’ in giro e poi torno a casa.
Ho fatto anche una ricerca sulle possibilità di studio che avrei in Italia. Indirizzi simili alla mia sono quelli dell’Università di Firenze, Architettura del paesaggio e dell’Università di Pisa, Progettazione e pianificazione delle aree verdi e del paesaggio. Non avrei problemi a riprendere il mio corso di studi lì. Entrambe danno agli studenti stranieri la possibilità di riprendere il corso di studi intrapreso nel proprio paese d’origine e per me, sarebbe una buona occasione per stare con lei e fare una nuova esperienza.
Entrai in casa e chiusi la porta.
Andai in cucina, dove consegnai a mia madre gli ingredienti che mi aveva chiesto.
“Grazie Edward. Tutto bene?”.
Mi bloccai alla domanda di mia madre, poi risposi tranquillamente. “Sì mamma, tutto a meraviglia. Vado in camera, se hai bisogno …”.
Mi fece una carezza e riprese a cucinare. “Tranquillo … ti chiamo”.
Mentre salivo le scale, una strana sensazione mi attorcigliò lo stomaco.
Passai davanti la stanza di mia sorella e una voce mi bloccò.
Cazzo … quella voce!
Quella … quella è la voce di Bella.
Stavo per aprire la porta e chiedere a mia sorella quando Bella fosse tornata, ma poi mia sorella le chiese se la sentiva e vedeva bene, e allora capii che erano in video chat.
La porta della stanza di Alice era socchiusa e dallo spiffero riuscivo a vedere e sentire chiaramente il viso e la voce di Bella.
Un’ondata di nostalgia mi travolse.
‘Cavoli! Quanto mi manca!’.
Ascoltai cosa si stavano dicendo.
“Alice … per favore n –”.
“Per favore niente Bella, niente. E’ una settimana che non fai altro che rimandare questo discorso. Allora? Ti manca?”.
Trattenni il fiato.
Credevo di conoscere già la risposta, ma andai lo stesso in ansia.
“Che domande fai? Certo che mi manca … tantissimo, ma questo non cambia le cose. Per lui è finita, soprattutto dopo quello che mi hai raccontato”.
La sua voce si spezzò sull’ultima parola.
‘Oh piccola … mi manchi anche tu. Non è finita. Un attimo … che cosa le hai raccontato, Alice? Ti prego Dio, fa che non sia quello che penso, ti prego’.
“Oh Bella … io … mi dispiace per averti detto che esce e sta fuori fino a tardi, ma lui non esce con altre ragazze. Hai frainteso. Lo sai che non ti tradirebbe mai”.
Ecco, appunto.
‘Mannaggia a te e alla tua boccaccia, sorellina!’.
“Ah no? La sua ultima affermazione è stata abbastanza chiara. È ovvio che tra noi è finita e quindi è libero di fare quello che vuole”.
Mi sentii male per quello che le avevo detto.
‘No Bella, non è finita. Giuro che mi farò perdonare, presto’.
La mia coscienza si fece sentire. ‘Allora fai qualcosa, idiota. E sbrigati, anche’.
Mia sorella mi lesse nel pensiero perché le disse le mie stesse parole. “Non è finita Bella. Ma come puoi essere così ottusa?”.
“Il giorno in cui sono partita ho provato a chiamarlo, ma lui ha rifiutato la chiamata. Credi davvero che sia così stupida da non sapere che la segreteria si attivi non solo quando il telefono è in un posto in cui non c’è campo, ma anche quando sei tu stesso a rifiutare la telefonata?”.
“Non penso che tu sia stupida, Bella. Sto semplicemente dicendo che non hai pienamente compreso che mio fratello è arrabbiato e deluso e si è sentito tradito. Ha solo bisogno di tempo”.
“Ah beh … questo gli da sicuramente il diritto di uscire con altre ragazze. Facciamo che appena ne ho l’occasione, esco anche io con il primo che capita, sai come sarà felice lui quando lo saprà”.
Mi salì il sangue al cervello per quello che aveva appena detto.
Qualcuno avrebbe solo dovuto azzardarsi a toccarla e giuro che l’avrei ucciso con le mie stesse mani.
“Ma Bella … quando sei partita, era distrutto. È rimasto per giorni chiuso in casa. Anche nei due giorni dopo quella specie di discussione. Ha iniziato a uscire solo quando mio padre l’ha minacciato dicendogli che l’avrebbe cacciato di casa. Ti assicuro che non ha visto altre ragazze. Credimi”.
Trattenni di nuovo il respiro in attesa della sua risposta.
“E’ difficile, soprattutto dopo i suoi trascorsi”.
Mi accasciai sul muro. ‘Non si fida. Non si fida di me’.
E lei come se volesse rassicurarmi, spiegò meglio.
“Mi fido di lui, ma il suo passato è il suo passato. È un fatto, non posso dimenticarlo. Ho solo paura che questo silenzio significhi che non mi vuole più e che si è scocciato di me. Sono stata una stupida a dirgli quelle cose … l’ho detto con parole fraintendibili e lui ha frainteso. Quel giorno avrei voluto corrergli dietro e dirgli che non …”, s’interruppe perché iniziò a piangere. “L’ho fatto per lui … perché … perché non è giusto che lasci tutto per me, ma adesso mi manca tantissimo e non so cosa fare per farmi perdonare”, continuò a piangere.
Non avevo bisogno di sentire altro e la mia coscienza era d’accordo con me.
‘Su testone, va da Christian, parla con lui e prepara un piano per riconquistarla’.
Mi voltai e scesi di corsa le scale, urlando un “Mamma, torno presto, non preoccuparti, non aspettatemi per cena”.

Arrivato da Christian, sperai con tutto il cuore che fosse in casa, altrimenti non so cos’avrei fatto.
Suonai così insistentemente il campanello che pensai che la signora Bolton avesse chiamato la polizia.
Quando la porta si aprì, apparve Christian ed io mi bloccai.
Devo ammettere che una parte di me sperasse di non trovarlo in casa a quell’ora.
“Ciao Edward … che ci fai qui?”.
A un tratto tutta la mia sicurezza era sparita e avevo perso le parole.
“Ehm … io … io … io ho bisogno di parlarti”.
Si spostò e mi fece entrare. “Vieni con me”.
“Dove andiamo?”.
Salì al piano superiore e andò in direzione della vecchia stanza di Bella.
Dopo essere entrati, mi guardai intorno. Era tutto in ordine.
Mi accorsi che Christian mi stava osservando.
“Che facciamo qui?”.
“Prima di partire Bella mi ha chiesto di darti una cosa”.
“Come faceva a sapere che sarei venuto?”.
Lui rise. “Non lo sapeva … lo sperava e a quanto pare … ha fatto bene”.
“Sei sicuro che posso …?”.
“Tranquillo, puoi. Credo che ti abbia lasciato qualcosa sulla scrivania. Io vado di sotto. Vuoi cenare con noi?”.
Scossi la testa. “No … non ho fame”.
Christian uscì e si chiuse la porta alle spalle.
Mi voltai e iniziai a vagare per la sua stanza.
Nonostante fosse passata una settimana dalla sua partenza, il suo profumo riempiva ancora l’aria.
Mi avvicinai alla scrivania e vi trovai due buste sopra.
Una era dell’University of Washington, l’altra era per me.
Non capii la presenza dell’altra lettera, così aprii quella indirizzata a me e la lessi.
Mentre la leggevo, un solo pensiero attraversava la mia mente e compresi il perché dell’altra lettera.
‘È tutta colpa mia. Solo colpa mia. E’ partita senza aprire questa lettera solo per colpa mia. Dio! Che idiota che sono’.
Presi l’altra lettera e andai di corsa da Christian.
“Hey Edward … che succede? Sembri sconvolto”.
“Perché lo sono. Guarda qua”. Gli passai la lettera del college. “Tu ne sapevi niente?”.
Christian era scioccato, come me. “No, non lo sapevo. Pensavo non fosse arrivata. È impossibile che non l’abbia notata tra la posta”.
Fu la signora Bolton a svelare il mistero.
“Mi scusi signore, ma … ecco … sono stata io a consegnarla alla signorina Isabella. Pensavo ne avesse parlato con lei. È arrivata il giorno in cui è partita. Mi dispiace che …”.
Fu Christian a interromperla. “Non si preoccupi … Bella non ha aperto la lettera per altri motivi. Su Edward … aprila”.
Gli occhi di Christian, Jo e della signora Bolton erano tutti puntati su di me.
La lessi e poi sbiancai. “Qua dice … dice … oh mio Dio! Christian bisogna fare qualcosa. Subito. I – io … devo … devo andare a prenderla. Cazzo! È tutta colpa mia!”.
“Sta calmo Edward. Non potevi saperlo. Nessuno poteva. Non è colpa tua. Bella aveva già deciso, per questo non l’ha aperta. Torna a casa e avvisa i tuoi genitori. Prenoto un volo e …”, si illuminò per l’idea che gli era appena venuta. “Nel frattempo lasciami questa lettera. So già cosa devo fare”.
Mi precipitai a casa e avvisai tutta la mia famiglia.
Alice non stava nella pelle all’idea che sarei andato a prendere Bella e l’avrei riportata qui. Sarebbe voluta venire con me, ma riuscii a convincerla del contrario.
Le diedi, quindi, il compito di restare a casa e di continuare a comportarsi come sempre.
Bella non avrebbe dovuto sospettare nulla e sapevo già, che se Alice non si fosse fatta sentire per un giorno, avrebbe iniziato a sospettare qualcosa.

Due giorni dopo non ero ancora partito.
Non che io non volessi, sia chiaro, ma i voli erano tutti pieni.
Incredibile!
Christian era riuscito a trovare un volo per stasera che partiva da Seattle alle undici e che faceva scalo a New York e Parigi. Era riuscito a trovare un solo posto, invece di due e così lui aveva rinunciato e aveva prenotato il biglietto a mio nome.
Salii nella mia stanza per controllare che la valigia fosse a posto e la trovai completamente sconvolta. Porca miseria!
La responsabile di questo poteva essere solamente una persona.
“ALICE! CHE COS’HAI COMBINATO?”.
Mi precipitai nella sua stanza come una furia e Alice stava chiacchierando con … Bella!
Cacchio! Cacchio!
Come tutti i giorni a quell’ora era in video chat con Bella.
Porca miseria! Me ne sono completamente dimenticato.
‘Devo inventarmi assolutamente qualcosa. Non posso dirle che mi ha sconvolto la valigia. Bella capirà tutto’.
“Allora? Si può sapere? Era tutto in ordine fino a un’ora fa. Prima che uscissi con Jasper era tutto meravigliosamente come l’avevo lasciato. Perché adesso è esattamente l’opposto?”.
Lei iniziò a ridere.
“Perché volevo fartela pagare. Ti sei preso Jazz e siete andati non so dove”.
‘Pensa Edward … pensa. Inventa una scusa’.
“Oh … ma scusami se te l’ho rapito per un po’. È il mio migliore amico. E poi siamo usciti perché siamo andati a comprarti il regalo di compleanno, contenta? Tu non lo lasci mai libero”.
‘Geniale’.
Le si illuminarono gli occhi.
“Davvero? Cosa mi avete preso? Anzi … cosa mi ha preso Jazz. Il tuo non mi interessa. Dai dimmelo … ti prego”.
“Sorellina così mi offendi … posso anche riportarlo al negozio e cambiarlo con un giocattolo per Tommy. Te lo dico solo se metti tutto esattamente come prima”.
Lei sbuffò e accasciò le spalle, con fare teatrale.
“D’accordo … fammi salutare Bella e arrivo”.
Mi girai e me ne andai, come se nulla fosse.
Feci una fatica immane a ignorarla, ma volevo che la sorpresa riuscisse.
Quando Alice arrivò nella mia stanza, mi arrabbiai con lei.
“Si può sapere che cosa hai fatto? Mi hai rivoluzionato la valigia”.
“Uffa fratellino, rilassati. Ho solo aggiunto qualcosa e tolto qualcos’altro”.
Sospirai e l’abbracciai.
“D’accordo, stavolta te la lascio passare. Ma la prossima volta informami. Mi dispiace averti urlato contro, sono in ansia”.
“Tranquillo fratellino, è tutto a posto. Sarei nervoso anch’io. Vedrai che andrò tutto bene. Bella scusa quella del mio regalo di compleanno”.
M’irrigidii.
‘Cazzo’.
Non le ho detto una bugia. Io e Jazz siamo davvero andati a comprarle il regalo di compleanno.
“Visto? Sto migliorando”.
“Sì, stai migliorando. Ogni tanto fa bene saper dire le bugie”.
Mi rilassai alla sua risposta.
Prima di partire, devo ricordarmi di dirlo a Jasper, altrimenti passerà dei guai seri.

Seattle, Sea – Tac Airport, 4 ottobre 2014, ore 10:00
Dopo aver passato tutta la sera precedente a preparare mentalmente quello che avrei detto a Bella, avevo anche chiamato Renee e Charlie per avvisarli del mio arrivo. Mi ero anche raccomandato di non dire niente a Bella, perché era una sorpresa e loro si erano dimostrati disponibili ad aiutarmi, soprattutto dopo avergli spiegato per bene il mio piano.
Nei due giorni in cui avevo aspettato che un posto fosse disponibile, non ero stato comunque con le mani in mano.
Avevo ripreso la ricerca della casa per andare a vivere insieme e se tutto fosse andato come volevo, al nostro ritorno, Bella avrebbe trovato una bellissima sorpresa.
Quando sentii chiamare il mio volo, mi alzai e salutai tutti, promettendo loro che li avrei chiamati appena l’aereo avrebbe fatto scalo a New York e a Parigi.
Non vedevo l’ora di rivedere Bella.
Sono così impaziente.
Nonostante questo, ascoltai attentamente le raccomandazioni di tutti e i saluti che volevano portassi a Bella e ai suoi genitori.
“Fratellone, hai tutto quello che ti serve, vero? Non hai mica dimenticato la lettera dell’università di Washington?”.
Aprii la tasca dello zaino, controllai per l’ennesima volta, e per fortuna la lettera era lì.
Al suo posto.
“Sì, è tutto apposto. Ho tutto quello che mi serve. Mi raccomando Alice. Comportati come sempre. Se Bella dovesse chiederti di me, fai la vaga, okay? Non voglio che sospetti niente”.
Mi abbracciò. “Tranquillo. Sai che sono una maga in queste cose”.
Abbracciai mia madre. La mia dolce mammina, che come sempre, piangeva a ogni partenza e arrivo. “Mamma ti prego! Smettila di piangere. Tornerò presto e ti riporterò Bella. Parola di Edward Cullen”.
A rispondere fu mio padre, che mi abbracciò. “Tranquillo figliolo, tua madre fa sempre così. Siamo orgogliosi di te”.
Stavo per rispondergli, ma un piccolo uragano mi si attaccò alle gambe.
“Tio Eddy … tio Eddy! Plometti di dale a tia Bella il mio legalo? Ti plego, plometti”.
Mi abbassai all’altezza del mio piccolo nipotino e lo abbracciai.
“Tio Eddy, plometti. Mi manchi tio Eddy”.
Risi del modo in cui aveva detto “mi mancherai” e gli promisi che avrei consegnato il suo disegno. “Prometto Tommy. Facciamo giurin giurello, su”.
Dopo aver salutato anche Emmett e gli altri, e aver detto a Jasper di stare attento con la storia del regalo di Alice, salutai Christian, che mi fece le ultime raccomandazioni.
“Mi raccomando Edward. Sarà sicuramente triste perché sente la tua mancanza, ma quando ti vedrà, la tristezza si trasformerà in rabbia. Quindi … calma e sangue freddo e lasciala sfogare. Ma non c’è bisogno che ti faccia altre raccomandazioni, la conosci meglio di me”.
Annuii e mi voltai per entrare nel gate, ma Christian mi bloccò. “Ah un’ultima cosa … riportala da me”.
Sorrisi. “Tranquillo … sai che lo farò”.

Francia, Parigi, Charles De Gaulle Airport, 5 ottobre 2014, ore 09:00
“Sì sorellina, sono appena arrivato a Parigi. Esatto. Mi manca solo l’aereo per Roma che mi porterà poi a Pisa e siamo apposto. Credo che venga Charlie a prendermi all’aeroporto. Non lo so, adesso lo chiamo. D’accordo. Alice? Per favore, sono stanco. Ti chiamo appena sono con lui, d’accordo? Saluta tutti”.
Salutai Alice che come sempre faceva mille domande e iniziai a girare per l’aeroporto in attesa che annunciassero il mio terzo e penultimo volo.
Mi credete se dico che sono sfinito? Quanto può essere stancante un viaggio in aereo?
Mi avvicinai alla vetrata dell’aeroporto e guardai il panorama.
C’erano aerei che partivano quasi ogni minuto, ma riuscivo comunque a vedere in lontananza le luci del quartiere di Parigi che ospitava questo bellissimo aeroporto.
Ebbene sì, avete capito bene.
Sono a Parigi, la città dell’amore, anche se solo di passaggio.
Tra mezz’ora ho l’aereo che mi porterà a Roma e poi, una volta arrivato, prenderò una linea italiana che mi porterà a Pisa da Bella, finalmente. Mi sedei in sala d’aspetto e chiamai Charlie e Renee, per avvisarli che non ero molto lontano da loro.
“Pronto, Edward?”.
“Charlie sì, sono io. Volevo avvisarvi che sono appena arrivato a Parigi e che tra un paio d’ore sarò sul volo per Pisa”.
“Certo Edward. Verrò a prenderti io all’aeroporto. Allora ci vediamo lì verso mezzo giorno, d’accordo?”. “Certo, a dopo”.
Cavoli! Cavoli! Non posso crederci.
Finalmente potrò rivedere la mia Bella. Finalmente.
‘Amore sto arrivando, aspettami’.
Con quel pensiero che non mi abbandonava mai, mi avvicinai a un negozio per comprare un regalo a Renee e Charlie e anche uno a Bella. Dopo aver fatto i miei acquisti, andai in uno dei numerosi bar presenti nell’aeroporto e feci colazione.
Cacchio! Sono davvero … davvero affamato. Mangiai velocemente il mio croissant, vista la bontà e l’odore che emanava e che mi metteva una certa acquolina in bocca.
Proprio nel momento in cui mi avvicinai alla sala d’attesa, annunciarono il gate del volo e così, con il mio zaino in spalla, mi avviai. Meno male che con gli scali non bisogna ritirare i bagagli, altrimenti avrei perso l’uso di un braccio, visto il peso della mia valigia.
Una volta entrato nell’aereo, mi sedei al mio posto e dopo che l’aereo fu decollato, mi addormentai.
‘Isabella Swan … sto arrivando’.

Italia, Pisa, Aeroporto di Pisa – San Giusto, 6 ottobre 2014, ore 12:45
Uscii dall’aeroporto e sorrisi.
Finalmente!
Finalmente rivedrò Bella.
Che cosa meravigliosa! Si vede che sono felice?
“Edward! Edward! Sono qui!”. Mi voltai verso la voce che mi chiamava e vidi Charlie.
Gli corsi incontro per quanto me lo permettesse l’enorme valigia che Alice mi aveva preparato.
“Ciao Charlie, come stai? Da quanto tempo non ci vediamo”.
Lo abbracciai.
“Sto bene figliolo, sto bene. Tu piuttosto? Sei stanco? Hai fame? No perché vedi … Renee ha cucinato tanta di quella roba che neanche tra tre giorni riusciremo a smaltirla, quindi preparati”.
Risi alla sua battuta.
Renee è come mia madre. Ogni volta che arriva un ospite, cucinano sempre per un esercito.
“Oh non preoccuparti. Ho una fame da lupi. Le cose che ci hanno portato in aereo non erano molto invitanti”.
“D’accordo, allora andiamo. Così ti sistemi”.
E a quelle parole andai in panico.
C’era anche Bella a casa?
Oh Dio! Speriamo di no.
Ho bisogno di prepararmi psicologicamente all’idea che possa volermi ammazzare per come mi sono comportato.
“Ehm Charlie … c’è anche Bella?”.
Lui mi sorrise comprensivo. “No, tranquillo. Tornerà dall’università verso le quattro. Hai tutto il tempo di riposare e prepararti, ma ti avverto figliolo: è così arrabbiata, che dubito tu riesca a farla ragionare subito”.
Sbiancai. “Benissimo, grazie per l’avvertimento. Ne terrò conto”.
Charlie prese una delle mie valigie e ci dirigemmo verso la sua auto.
Appena fummo in auto chiamai a casa per avvisare che ero arrivato sano e salvo e che ero con Charlie. Per tutto il viaggio, chiacchierammo del più e del meno, senza fermarci un attimo.
Charlie era … è come un padre per me e ho sempre avuto un bel rapporto con lui.
Ci fu solo un piccolo momento di tensione, quando mi chiese di Bella e quando mi disse senza giri di parole che se l’avessi fatta soffrire, avrei smesso di essere un uomo. Quando gli dissi che quel discorso mi era già stato fatto da Christian, Emmett e mio padre, iniziò a ridere e cambiammo argomento.

Arrivati a casa Swan, la mia ansia tornò a farsi sentire.
E se Bella fosse tornata a casa prima?
E se non avesse voluto fare pace?
E se si fosse resa conto di non avermi mai amato?
E se … ‘Aaaaa Edward! Adesso basta! Scendi da questa macchina e falla finita. Fai l’uomo’.
Beh vocina, questa volta hai proprio ragione.
‘Caro … io ho sempre ragione’.
Ignorai la mia coscienza e aiutai Charlie con le mie valigie.
Entrati in casa, Renee corse subito ad abbracciarmi e iniziò con le sue numerose domande. Guardai Charlie, che mi minò un “te l’avevo detto” e sorrisi.
“Renee tranquilla. Mangerò volentieri ciò che hai preparato. Ho una fame da lupi”.
“Oh figliolo … sono contenta. Quando Bella è tornata a casa non ha mangiato molto. Era così triste la mia bambina”.
Mi sorrise continuando ad abbracciarmi.
“Tranquilla Renee … farò in modo di farla sorridere di nuovo”.

Dopo aver fatto uno spuntino ed essermi messo comodo, Charlie uscì per delle commissioni e Renee mi tempestò di domande.
Mentre stavamo parlando del piccolo Thomas, bussarono alla porta, e Renee mi mandò ad aprire, credendo fosse Charlie che aveva dimenticato le chiavi.
Così non fu.
Aprii la porta e rimasi immobile con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata.
“Mamma … ce ne hai messo di tempo ad ap –”.
Si zittì anche lei e iniziò a fissarmi.
“E – Edward … che ci fai tu qui?”.
“Ehm … sorpresa!”.
‘Idiota … qualcosa di più stupido no?’.
‘Taci coscienza. Non è il momento’.
Fu Renee la prima a parlare e a interrompere quel momento imbarazzate, arrivando dal salotto di casa.
“Edward … figliolo! Chi è alla porta?”.
Quando, poi, notò anche lei figlia, restò immobile. “Bella … tesoro … che ci fai qui … a quest’ora?”.
La figlia, però, ignorò la domanda e con freddezza e ostilità chiese: “Cosa ci fai lui qui, mamma?”, ed io mi sentii morire.

 
NOTE DELL'AUTRICE: La canzone che Edward ascolta è Just A Kiss dei Lady Antebellum (qui il link del video youtube), da cui il titolo del capitolo. Gli orari dei voli e dei fusi orari sono calcolati con precisione. Spero di non aver fatto errori di calcolo negli orari di arrivo. Non sono molto brava in matematica. La ricerca sulle università che Edward fa, è reale. Quelle due facoltà esistono davvero. Le ho cercate io personalmente, dopo aver cercato la facoltà di architettura dell'università di Washington. Edward cerca queste perchè all'University of Washington frequenta "College of built environment" che sta appunto per "Architettura del paesaggio". Il paesaggista è colui che pianifica e progetta paesaggi urbani e rurali nello spazio e nel tempo, sulla base delle caratteristiche naturali e dei valori storici e culturali del territorio. Alcuni paesaggisti, oggi, progettano anche giardini e parchi. In passato, invece, essi lavoravano per omologare meglio la struttura in costruzione con l'ambiente.

Spero di aver chiarito tutto e di non aver dimenticato nulla. Se avete altri dubbi, chiedete.

Un bacio e alla prossima!
   
 
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