Albus
camminava con le mani nelle tasche continuando a pensare a quanto era successo
la sera precedente: dalla rissa sfiorata alla lite scoppiata nell’appartamento
di Rose poco dopo. La cugina provava un misto di sentimenti che di fatto le
impedivano di permettere ad Albus un sano duello con Malfoy: da una parte non
voleva più dar adito a sue possibili reazioni, visto come si era comportato,
dall’altro era nettamente contraria al semplice fatto che qualcuno potesse
toccare il suo biondino, anche se si trattava di Al.
Albus
aveva sempre rispettato questo volere della cugina quando erano a scuola e in
parte era merito di Flitt se era riuscito a trattenersi: si offriva così
spontaneamente come capro espiatorio che rifiutarlo sarebbe stato un atto
scortese. Ora però non poteva davvero continuare così o sarebbe esploso. Malfoy
prendeva in giro Rose e lui doveva fare qualcosa, se lei non se ne rendeva
conto.
Però
aveva bisogno che Rose non sospettasse dei suoi piani o avrebbe cercato di
fermarlo in ogni modo. Per questo quella mattina si era mostrato condiscendente
e stava facendo quello che lei, ancora abbastanza arrabbiata, gli aveva
intimato senza troppi complimenti: andare da Tyra e farsi consegnare il
ciondolo che indossava la sera precedente. Albus sospirò: aveva capito perché
Rose avesse mandato proprio lui ma non condivideva l’entusiasmo della cugina.
Perché doveva far sì che Tyra potesse fraintendere il suo comportamento?
Fraintendeva già abbastanza senza bisogno di aiuto.
Tra
un pensiero e l’altro si accorse di essere arrivato alla casa che cercava.
Avrebbe potuto aprire il piccolo cancello e andare a bussare direttamente alla
porta ma sarebbe stato troppo intimo. No, era meglio suonare, decisamente.
Tyra
gli aprì in tuta e gli fece un grande sorriso quando capì chi era. Tutto come
previsto.
“Hai
litigato con Rose?” gli chiese non appena Albus l’ebbe seguita dentro casa.
Cosa
le faceva pensare di essere diventata la sua confidente prediletta? si chiese
Al. Mise però da parte la sua irritazione perché era il modo più veloce per
raggiungere il suo obiettivo. “No, riusciamo sempre a chiarirci tra noi. Ora va
tutto bene”.
“Finché
non riuscirai a far sì che Rose cessi di idealizzare Malfoy non sarà tutto a
posto” gli rispose con una lucidità che in effetti Albus non si aspettava. Il
ragazzo però non rispose: non voleva parlare di Rose con Tyra, non in
quell’ambito e in quel momento.
“Devi
volerle molto bene ma nello stesso tempo esserne quasi intimorito per
continuare a starle vicino senza litigare in continuazione”.
L’analisi
della bionda stava diventando eccessivamente corretta “Cosa te lo fa pensare?”
“Beh,
al mondo ci sono cose peggiori delle pene d’amore da patire. Non la pensi
così?”
Albus
cominciò a essere seriamente preoccupato. Un conto era se Tyra aveva estorto a
Rose informazioni sul suo carattere: non l’avrebbe gradito ma avrebbe potuto
capire la situazione di Rose. Tuttavia la biondina sembrava aver colto il lato
più cinico del suo carattere che si sforzava di mitigare anche con la cugina.
Il
silenzio stava però calando in maniera imbarazzante, quindi Albus si risolse a
dire qualcosa “A volte non riusciamo a porre le cose in prospettiva. La maggior
parte delle volte è così; nel caso di Rose è anche sfortuna”.
“Certo
che ritrovarlo come vicino di casa dev’essere stato
inaspettato” commentò Tyra tirandosi a sedere sul davanzale aperto della
finestra.
“Una
persecuzione, più che altro” le fece eco Albus agguantando una sedia e
sedendosi a cavalcioni. Tyra sospirò. “Rose mi ha mandato perché vorrebbe che
tu le prestassi il medaglione che portavi ieri sera” le disse Albus
approfittando del silenzio.
“Perché?”
“Perché
le piace, credo. Non farmi queste domande da donne” brontolò Albus.
Tyra
si appoggiò con la schiena alle piastrelle e tirò le ginocchia verso il suo
corpo “È complicato”.
Albus
attese qualche minuto che lei continuasse ma potè avvertire solo qualche
macchina e qualche uccello fuori dalla finestra. Fu il suo turno di chiedere
perché.
“Era
di mia madre”.
Ah,
questo passato Albus non l’aveva messo in conto. “Mi dispiace” disse,
sentendosi anche un po’ fuori luogo con le sue richieste.
Tyra
sorrise “Credo stia bene. Semplicemente non è più qui”.
“Vivi
con tuo padre?” cercò di capire Albus.
La
ragazza annuì.
“Quando
è successo?” chiese ancora Albus.
“Quando
avevo quindici anni” disse Tyra guardandolo attentamente. Sembrava quasi che
cercasse qualcosa.
Albus
si voltò ma trovò solo quella che gli parve una normale mensola “Ho qualcosa di
interessante dietro?” le chiese, anche per smorzare l’atmosfera.
Tyra
rise “No, è interessante la situazione”. Lo sguardo smarrito di Albus la fece
proseguire “Quello che mi ha aiutato non è stato affatto significativo per te”
gli fece notare senza amarezza “Me lo aspettavo”.
Albus
aveva le idee sempre più confuse “Di cosa stai parlando?”
“Quando
avevamo quindici anni noi due ci siamo incontrati, una sera, in un pub di
Londra” gli spiegò lei pazientemente.
Albus
si strofinò i capelli alla base del collo mentre cercava di pensare. In effetti
all’epoca il gruppo si era appena formato e durante l’estate si divertivano ad
andare in giro per locali e strimpellare qualcosa: l’unico patto con i
rispettivi genitori era che Louis non li portasse fuori Londra. “Quindi… ci hai sentito mentre suonavamo?”
“Sì.
Poi abbiamo fumato una sigaretta all’esterno. Cioè, io e Louis abbiamo fumato,
tu ci hai provato”.
“Louis
fuma roba troppo forte per me, ok?” Scattò Albus, come si era abituato a fare
con gli amici.
Tyra
tornò a distendere le gambe con una risata più liberatoria delle precedenti, mentre
Albus cercava di ricomporsi “Dunque abbiamo parlato e io ti ho detto qualcosa
che ti è sembrato importante?”
“E
mi hai dedicato una canzone” terminò Tyra.
Al
si mise a gesticolare battendo i pollici tra loro. Non era inusuale per lui
suonare canzoni a braccio ma d’altra parte non era solito dedicarle a
sconosciute. Ora lo faceva, ma qualche anno prima era più riservato e non lo
avrebbe fatto tanto a cuor leggero. Doveva esserci un motivo valido, Tyra
doveva averlo colpito in qualche modo.
Al
si alzò di scatto dalla sedia, facendola anche rovesciare, e puntò l’indice
contro Tyra “Tu!” sbraitò.
“Sono
sempre io, sì” gli confermò quella sporgendosi per controllare la sedia.
“Louis
mi ha preso in giro per un mese a causa tua! Tutta colpa tua!” Le disse riprendendo
la seggiola e rimettendola in piedi.
“Allora
ricordi?”
Albus
fece un sospiro “Louis mi aveva incaricato di convincerti a fermarti dopo
l’esibizione. E tu te ne sei andata!” Concluse teatralmente spalancando le
braccia.
“Mi
avevi convinto a tornare da mia zia!” gli disse Tyra sullo stesso tono, ormai
divertita.
“Le
mie capacità di seduttore hanno subito uno smacco tremendo. Per fortuna Fred è
totalmente negato o sarei diventato la pecora nera del gruppo” le fece notare
Albus, rincarando ancora la dose “Tutto per colpa tua!”
Tyra
si rimise in piedi “Però è bello sapere che ti ricordi di me”.
“Non
in senso positivo” borbottò Albus, tornando a intrecciare le mani. Gli tornò in
mente anche la conversazione di poco prima e capì quanto non avesse avuto i solito
filtri con quella ragazzina. D’altronde, era una sconosciuta, non poteva certo
aspettarsi di rivederla dopo anni!
“Vado
a prenderti il medaglione” gli disse lei superandolo.
Tyra
non ci mise molto e tornò con l’oggetto al collo “Vengo con te per mostrarlo a
Rose, così magari non c’è bisogno che glielo presti, va bene?”
Albus
si sentì impossibilitato a negare, dunque accettò con un cenno del capo
mettendosi in piedi.
*
Scorpius
stava studiando intensamente il cielo dopo la tempesta della notte. Doveva
trovare i punti esatti in cui il colore sfumava dal bianco pallido al grigio
intenso. Forse in corrispondenza dei pini sulla collina, si disse rimettendosi
in piedi. Il risultato sulla tela gli avrebbe detto se aveva ragione.
Mentre
tornava in casa sentì bussare insistentemente alla porta. Automaticamente, la
aprì con la bacchetta a distanza: Felix sarebbe entrato tranquillamente. Se non
fosse stato lui… il babbano di turno doveva avere un
buon motivo per venire lì.
Era
già pronto a occultare il legnetto da qualche parte, dal momento che Felix
avrebbe spalancato la porta mandandola a sbattere contro il muro quindi non
poteva essere lui, quando alla vista gli comparve Rose Weasley.
Era
veramente lei, con un’orribile maglia larga che anche sua nonna avrebbe gettato
tra i reperti archeologici. Eppure Narcissa amava
vestire vecchi abiti, il che era tutto dire.
“Ma
tu non vieni mai ad aprire la porta?” gli chiese la ragazza mentre la chiudeva
dietro le sue spalle.
Non
quando gli ospiti potevano fare tutto da soli. “Ma chi ti ha detto di entrare?”
le rispose a tono.
“Devo
parlarti e ho bisogno di calma. In più, se Al scopre che sono qui ti maledice,
quindi lo sto facendo per il tuo bene. Ringraziami, Malfoy” fece quella
superandolo a grandi passi. Si fermò indecisa un attimo vicina al divano e virò
verso le sedie.
Scorpius
si rese conto di aver creato un mostro: cosa era successo alla ragazzina timida
che conosceva? Quella che arrossiva quando lo insultava?
Probabilmente
si era omologata alla massa.
Valeva
davvero la pena di provare come aveva pensato il giorno prima?
“Ieri
sera mi ha fatto molto riflettere” esordì la ragazza che si era accomodata.
La
Weasley avrebbe dovuto essere molto convincente con le sue scuse riguardo allo
schiaffo per poter avere ancora la sua possibilità. “Sul tuo talento innato nel
rovinare le situazioni?”
La
Weasley lo fissò sconcertata, poi parve capire “Non ho molto da riflettere su
quello che ho fatto con te ieri sera. Stavo parlando di un evento accaduto
dopo, mentre Tyra e Al mi accompagnavano a casa…”
“Cos’è
che abbiamo fatto ieri?” le chiese con tono curioso Scorpius, perché non poteva
accettare di essere accantonato così.
“Qualcosa
che il tuo orgoglio dovrebbe ricordare. Ma non sono qui per parlare di questo,
possiamo essere seri?”
“È
tutto ciò che voglio” disse Scorpius sedendosi anche lui.
“Stavo
dicendo… Ho intravisto al collo di Tyra un medaglione
che sembrava proprio quello che portava al collo Elisabeth nel ritratto che ha
Durward in casa. Però ho anche pensato alle tue parole sul non dargli false
speranze, così volevo sapere se anche a te sembra uguale: oltre a me, sei
l’unico che conosco che abbia visto quel ritratto”.
Scorpius
aveva fatto molto più che vederlo ma non l’avrebbe mai detto a quella ragazza,
così rispose disinteressato “La mia memoria fotografica non è sempre
affidabile”.
“Quindi
è per questo che rimani ore a fissare la collina? Per essere sicuro di riuscire
a tornare a casa?” chiese lei senza riuscire a trattenersi.
Scorpius
le rispose basito “Non avevamo stabilito una tregua, non eravamo seri?”
“Sì,
scusa” disse lei portandosi alcuni ricci dietro l’orecchio nel modo meno
elegante che Scorpius avesse mai visto.
“Dovrò
anche andare a casa della tua amica a vedere il medaglione? Puoi scordartelo”
riprese lui. Anche perché andare a casa della babbana
voleva dire farsi accompagnare dalla Weasley, che voleva dire passare altro
tempo a parlare con lei.
“L’ho
qui, me lo sono fatta prestare dopo innumerevoli raccomandazioni” fece
estraendolo.
Scorpius
rimase colpito dalla sua efficienza: forse non stava usando quell’oggetto come
scusa per parlare con lui. Si concentrò sul piccolo tondo che era stato
poggiato sul tavolo ed ebbe un’ulteriore conferma del suo ragionamento:
sembrava davvero molto simile a quello del quadro.
“Ci
ho pensato molto e forse il colore non è proprio lo stesso. Anche la dimensione
non mi convince…” la Weasley lo riprese e se lo
poggiò sul collo “Vedi? Mi sembra più grande. Però non sono riuscita ad
accantonare completamente la prima impressione quindi sono venuta”.
“Perché
non riuscivi a lasciar stare la tua idea?” le chiese Scorpius prendendole
l’oggetto dalle mani.
La
Weasley annuì.
Scorpius
esaminò da vicino il medaglione rigirandoselo tra le dita.
“Ho
anche pensato che è probabile che con i secoli abbia cambiato colore. Sarebbe
forse troppo strano trovarlo esattamente identico, non credi?” La Weasley stava
davvero condensando i ragionamenti di una notte in dieci minuti, pensò
Scorpius.
“Un
manufatto di questo tipo è chiaramente incantato. Quindi non ragionare con
metodi babbani” la zittì lui.
Quel
ciondolo poteva effettivamente essere quello che sembrava, ma solo Durward
avrebbe potuto dirlo con certezza.
“Non
è metallo babbano, ho fatto alcune prove ed è un manufatto magico” continuò
imperterrita lei.
Ma
se aveva già fatto tutto perché veniva da lui? “Potrebbe essere quello che
pensi” concluse restituendoglielo. Anche se le prove portavano tutte in quella
direzione c’era però un fatto molto inspiegabile, chissà se la Weasley aveva la
risposta anche a questo “Postulando che lo sia, come sarebbe finito in una casa
babbana?”
“Potrebbero
averlo acquistato”.
“Quindi
cercherai il proprietario precedente? E poi quello ancora precedente? Andando
avanti finché non sarai tornata all’epoca di Durward?” chiese, sapendo che la
Weasley si doveva esser resa conto della lunghezza degli svariati secoli che
intercorrevano tra la loro epoca e quella dell’uomo Durward.
“Non
lo so, per ora dovevo solo essere sicura che non mi fossi immaginata la somiglianza.
Se avrò bisogno di altri consulti ritornerò” disse alzandosi con decisione.
“La
tua timidezza è diventata sfacciataggine, non ce l’hai una via di mezzo?”
“Ho
esaurito la gentilezza con te” commentò Rose. Poi parve ripensarci e si bloccò
ancora un istante “Nessuno è perfetto, né tu
né io; ma con te ho sempre cercato di essere inappuntabile. Tuttavia nel
complesso pare che i miei difetti siano sopportabili, a detta delle persone che
ho intorno” Scosse le spalle come per fermare i pensieri “forse dobbiamo solo
cercare le persone che riescono a sopportare i nostri difetti”.
Scorpius
la guardò accompagnare la porta finchè questa non si
chiuse con uno scatto. Non la sentì salire le scale ma dopo qualche minuto udì
un calpestio nell’appartamento sopra il suo: era tornata a casa.
Scorpius
contemplò il legno della cucina per qualche minuto prima di realizzare che la
Weasley lo aveva appena sorpreso come nessuna era riuscita a fare: né mutismo
ostinato, né lacrime e scuse.
Rose
Weasley era inafferrabile. Combattiva e arrendevole, coraggiosa e timida,
onesta fino al midollo, dimostrava la mutevole indole umana. E per la prima
volta non considerò l’animo umano in maniera negativa: anche le singole
sfumature dell’alabastro non erano poi così belle.
Con
un po’ di ritardo, vi regalo un brano dal punto di vista di Scorpius. Non mi
soddisfa appieno però, devo lavorarci.
Non
ci crederete ma ho scritto davvero il primo incontro di Tyra ed Al di cui
parlano, se lo volete leggere è qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2890229&i=1
Vi
ringrazio sempre tantissimo, soprattutto quel gruppetto di affezionati che
continua a seguirmi. Se potessi vi abbraccerei XD
A
presto!