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Autore: crazyfrog95    03/11/2014    14 recensioni
Tutti odiavano Naruto Uzumaki. Lui era un demone, un mostro, e perciò andava evitato a prescindere. Ma Naruto era molto più che un semplice dodicenne. Un potere ancora più grande del Kyuubi era sepolto in lui, un'abilità perduta da secoli... Con l'aiuto del Terzo Hokage, del buffo Jiraya, dei suoi amici, e magari di... qualcuno di speciale, riuscirà a emergere dal baratro della sua solitudine, e a realizzare il suo sogno?
Salve! Questa storia mi è venuta in mente sintetizzando tutto ciò che non mi piace della storia originale, e modificandolo come piace a me. i protagonisti saranno abbastanza OOC: Naruto sarà più sveglio, Sasuke più amichevole e Sakura meno inutile. È la mia prima storia, ma non vi chiedo assolutamente di essere pietosi nelle recensioni. Anzi, vi chiedo di criticare e farmi presente tutto ciò che secondo voi non va, farò tesoro delle critiche cercando di migliorare. Detto questo, buona lettura :)
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hiruzen Sarutobi, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Jiraya/Tsunade, Sasuke/Sakura
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rikudou Legacy - Gli Eredi delle Sei Vie'
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Paradiso Tra i Fiori


 

Naruto era sdraiato sull'erba fresca, godendosi quella brezza estiva tanto piacevole. Era talmente esausto da non riuscire ad alzarsi, ma si riteneva più che soddisfatto.

Lui e Yamato avevano passato l'intera giornata ad allenarsi, e con sommo stupore (e anche un po' d'invidia) di Yamato, Naruto aveva imparato tutte le tecniche dell'Arte del Legno, e le utilizzava senza neanche aver bisogno di usare i sigilli.
Inoltre le sue tecniche erano di gran lunga più potenti di quelle del maestro. Nessuno dei due aveva ben compreso il motivo di questo divario, ma Yamato aveva avanzato qualche ipotesi.

«Il fatto che tu sia in grado di usare il Mokuton in modo più efficace rispetto a me non mi stupisce, dopotutto sei un discendente diretto, mentre la mia è un'abilità trapiantata, perciò è normale che tu sia ad un livello superiore al mio.
Ciò che invece mi lascia davvero sorpreso è che tu non abbia bisogno di sigilli per controllare il movimento dei rami. Evidentemente hai una naturale predisposizione a imprimere la tua volontà e la tua mente sul controllo del legno, e l'allenamento per migliorare il controllo del chakra a cui ti ha sottoposto la signorina Tsunade qualche tempo fa sicuramente ha dato il suo contributo.»


E così, nel giro di un pomeriggio, Naruto si era ritrovato ad avere il controllo sull'abilità innata più ricercata delle Cinque Terre. Non aveva ancora acquisito una precisione assoluta, ma con un po' di anni di pratica non avrebbe avuto problemi.

Un fattore nuovo da analizzare, per lui, era quella sua stanchezza così estrema, che non aveva mai provato dopo un allenamento.
Lui sapeva bene il motivo della sua grande resistenza: oltre ad essere un Uzumaki, dotato perciò di una quantità spaventosa di chakra già per natura, era il Jinchuuriki del Kyuubi, il che gli dava accesso, anche se involontariamente, ad una fonte di energia illimitata.
Ma in quell'allenamento quest'ultimo particolare non era stato utile, bensì di intralcio. Resosi conto di quanto fosse dispendiosa di energie l'Arte del Legno, aveva provato a utilizzare il chakra del Kyuubi per usare le nuove capacità, ma le cose non erano andate come si aspettava...


*Flashback*

Era da ore che si allenava, e l'uso di quell'abilità lo stava spossando. Yamato faceva più fatica di lui, vero, ma Naruto per velocizzare l'allenamento stava usando contemporaneamente dieci cloni, il che velocizzava di dieci volte la sua velocità di apprendimento, ma anche il suo dispendio di energie. D'un tratto, al biondo venne un'idea.

«Ehi, capitano Yamato, e se provassi a usare il chakra del Kyuubi?»
Nel frattempo chiuse gli occhi, e iniziò ad attingere chakra dal suo ospite interiore.
«No, Naruto, fermo!»

Yamato non fece in tempo ad avvertirlo.
Nel momento in cui l'energia di Kurama entrò in contatto con il tatuaggio, Naruto la sentì... sparire, completamente.
Ritrovandosi improvvisamente a corto di energie, fu sul punto di perdere i sensi, e ci mise diversi minuti prima di riprendersi dallo shock di quell'esperienza.

Quando si fu ripreso, chiese confusamente: «Ma... c-che d-diavolo...»
«Ho cercato di avvisarti, ma tu fai sempre di testa tua!»
Yamato lo aiutò a rialzarsi, per poi dargli spiegazioni.

«Vedi, Naruto, l'abilità innata di Hashirama Senju aveva una proprietà che la rendeva estremamente potente, tale da essere al livello dello Sharingan degli Uchiha. Studiando gli effetti che il Mokuton aveva con l'energia naturale, lo Shodaime scoprì che il contatto con il suo legno aveva l'effetto di sopprimere e assorbire il chakra dei cercoteri.
Fu grazie a questa particolarità che riuscì a sconfiggere Madara Uchiha nella Valle dell'Epilogo. Per questo non puoi usare il chakra del Kyuubi, perchè è incompatibile con questa tecnica.»

Quella era una rivelazione per Naruto: aveva appena trovato un modo per mantenere Kurama sotto controllo.
Anche il demone, nella sua gabbia, sentì il discorso del capitano. Quell'inconveniente era un grosso ostacolo per i suoi piani: ora che Naruto sapeva come sopprimerlo, il suo processo di deterioramento del sigillo avrebbe richiesto molto più tempo del previsto...

*fine flashback*


E così, Naruto aveva dovuto rinunciare a ricorrere al chakra di Kurama. Nonostante tutto, aveva abbastanza energie da continuare ad allenarsi con molteplici copie, finchè, privo di forze, era crollato a terra senza più la forza di alzarsi.

«Direi che può bastare, si è fatto davvero tardi...»
Yamato aveva ragione: erano quasi le sette e mezza, il sole stava tramontando. Senza rendersene conto, avevano passato circa otto ore ad allenarsi. Ma Yamato non poteva dirsi più soddisfatto.

«Sono veramente colpito, Naruto. Per ricompensarti delle tue fatiche, stasera ti offrirò la cena. Passo a cambiarmi, così intanto tu ti riprendi, e poi se passi per le otto e mezza davanti a Ichiraku ti regalo una bella ciotola di ramen.»
A quella notizia, il biondo non potè che esultare.
«D'accordo, capitano, ci vediamo dopo!»
E l'ANBU lo lasciò solo.


Non aveva voglia di alzarsi subito, voleva godersi l'atmosfera che c'era in quel momento. Il cielo aveva assunto diverse sfumature che andavano dall'arancione al viola, e la brezza che accarezzava il suo volto era rilassante come poche cose. Chiuse gli occhi, godendosi quell'aria così leggera...

Quella stessa brezza che lo coccolava, a un certo punto, portò al suo naso un dolce profumo. Sembrava un misto di viole, lillà e... forse menta? Ma per Naruto, quell'odore era inconfondibile. Un sorriso increspò le sue labbra, e ridacchiò.
«Ormai puoi smettere di guardarmi da lontano. Non c'è bisogno che ti nascondi, Hinata.»


Timida e impacciata, la corvina uscì dal folto degli alberi.
«Come hai fatto a scoprirmi?»

Naruto riaprì gli occhi, osservandola con occhi dolci.
Incredibile, nonostante ormai si fosse abituato alla sua presenza, la sua bellezza non cessava ancora di stupirlo. Le fece cenno di sdraiarsi accanto a lui, e la corvina lo assecondò. Il biondo si avvicinò a lei, unendo le loro labbra in un bacio dolce e leggero. Quando si staccarono per riprendere fiato, il biondo inspirò il profumo dei suoi capelli.

«Puoi nasconderti nel modo più perfetto, ma il tuo profumo è inconfondibile... Non sai quanto mi fai stare bene, Hinata... E più tempo passo con te, meno riesco a credere di essere stato così cieco per tutti questi anni...»


La corvina lo ascoltava, le sembrava di trovarsi in un sogno. Dopo tanti anni passati ad inseguirlo, a guardarlo da lontano, a sognare di poter stare un giorno con lui, ora le sembrava impossibile che il suo sogno si fosse avverato. Ma quel sogno era lì, concreto, lo sentiva tra le sue braccia mentre la prendeva per baciarla nuovamente.
Si tirarono su a sedere, senza interrompere quel momento magico, quella danza delle loro labbra che si inseguivano senza fine.

Non seppe dire per quanto tempo rimasero così, forse un minuto, forse un'ora, forse un secolo, ma voleva che quel momento non finisse mai.


Ad un certo punto il biondo si fermò, guardandola negli occhi con un intensità tale da farla avvampare furiosamente. Aveva appena avuto un'idea, e voleva vedere se la sua nuova abilità gli consentiva di fare quel regalo alla sua amata.

«Hinata, a te piaccioni i fiori, vero? Ti ho vista molte volte al negozio degli Yamanaka»
La corvina fu incuriosita da quella domanda, non capiva dove il suo ragazzo volesse andare a parare.
«Si, di solito faccio essiccare i fiori più belli che trovo e li raccolgo in un album, perchè?»
Naruto sorrise, uno di quei sorrisi a trentadue denti che tanto piacevano a Hinata, capace di farle girare la testa.
«Perchè voglio provare una cosa...»

Chiuse gli occhi, per concentrarsi. Ciò che aveva in mente era di gran lunga più complicato di quello che aveva fatto fino a quel momento.
Pensò a tutte le varietà di fiori che gli venivano in mente, di ogni possibile forma e colore, e si concentrò su tutto il prato che li circondava. Era pronto, aprì gli occhi e unì le mani, rilasciando lentamente il suo chakra. Il marchio sul dorso della sua mano iniziò a brillare intensamente.

Con sommo stupore di Hinata, l'intero campo in cui si trovarono iniziò a brillare, come se fosse avvolto nel chakra, e iniziarono a spuntare fiori ovunque.
La tecnica di Naruto funzionava, e questo se ne accorse, incrementando la potenza. Dopo circa un minuto interruppe il flusso di energia, ammirando il risultato dei suoi sforzi. Il prato su cui avevano passato quei momenti magici ora era completamente ricoperto di fiori alti circa mezzo metro, di ogni possibile forma e colore. Un angolo di paradiso che lui aveva creato con il suo Mokuton.

Era rimasto a secco di chakra, ma l'avrebbe rifatto altre cento volte, pur di bearsi nuovamente dell'espressione che aveva Hinata in quel momento: la felicità e la meraviglia fatta persona, una bellezza tale che Naruto faticava a credere potesse esistere qulcuno del genere.


Dopo uno shock iniziale la corvina si riprese, gettandosi tra le braccia di Naruto e baciandolo di nuovo. Grosse lacrime scendevano sulle sue guance, ma erano lacrime di gioia.
«Grazie, Naruto... Questo... Questo è il più bel ragalo che tu potessi farmi...»
Naruto ricambiò il bacio, sussurrandogli all'orecchio.
«Per te questo ed altro, principessa mia...»

E rimasero così per altri lunghi minuti, in quel paradiso fatto di fiori, fino a quando non arrivò per entrambi il momento di andare via. Naruto doveva andare all'appuntamento con Yamato, e Hinata aveva il coprifuoco da rispettare.
E così Naruto la accompagnò a casa. A modo suo ovviamente.
La prese in braccio, e con un Raijin Volate si ritrovarono di fronte a Villa Hyuga.

«Buonanotte, principessa mia...» E Naruto le diede un bacio a fior di labbra, prima di sparire in un lampo giallo.
«Buonanotte, Naruto...»

Ancora frastornata, Hinata rientrò in casa.
Aveva preso una decisione. Ora che il suo sogno si era realizzato, ora che aveva la prova che ciò che voleva era possibile, aveva un nuovo obiettivo da raggiungere.


Si avviò a grandi passi verso il salotto, dove sapeva che avrebbe trovato suo padre a bere il tè. Entrando si inchinò leggermente, salutandolo.
«Padre, mi dispiace disturbarvi, ma vorrei parlarvi un momento, se volete.»

Hiashi la osservò con uno sguado dapprima curioso, poi interessato.
«Ma certo, siediti pure, figlia mia.»
Hinata prese posto di fronte al capoclan, tenendo gli occhi fissi nei suoi, senza più la minima traccia della sua vecchia timidezza. Anche suo padre notò questo particolare, e la corvina iniziò a parlare.
«Padre, so che siete rimasto molto deluso dalla mia sconfitta contro Neji, alla seconda prova degli esami chunin.»
Qui lo sguardo di Hiashi si indurì.
«Si, è la verità. Non credo di aver mai ricevuto una delusione più grande in vita mia.»

Lo disse senza mezzi termini, ma ciò non bastò a fermare Hinata.
«Avete ragione, e se proprio volete saperlo, anche se non l'ho dato a vedere anch'io sono rimasta estremamente amareggiata da quanto accaduto.
È per questo che sono qui: per fare in modo che non accada mai più, per dimostrarvi che io posso essere degna di rivestire il ruolo di capoclan.
Vi chiedo di allenarmi, padre. Insegnatemi le tecniche segrete del nostro clan, fatemi essere l'erede che avete sempre voluto.»


Poche persone nel villaggio erano mai riuscite a stupire Hiashi Hyuga come aveva fatto Hinata in quel momento. Era ciò che aveva sempre voluto da sua figlia: che mostrasse il suo carattere, liberandosi da quella timidezza che l'aveva tormentata, come uno spettro, per tutta la sua vita.
Se sua figlia voleva essere una Hyuga degna di tale nome, lui l'avrebbe aiutata, come capoclan e come padre. Stavolta, fu con un sorriso che si rivolse a lei.

«Era da molto tempo che aspettavo che tu mi dicessi questo, avevo seriamente iniziato a prendere in considerazione l'idea di dover nominare capoclan Hanabi o Neji...
Ma se tu sei intenzionata a dimostrarti degna del titolo che per diritto ti spetterà alla mia morte, io farò quanto in mio potere per aiutarti a diventarlo. Inizieremo domani ad allenarci. Ma sappi che non avrò alcuna pietà negli allenamenti. Ora va a dormire, avrai bisogno di forze per ciò che ti attende.»

Con un sorriso, Hinata si alzò.
«Grazie, padre.»
E si diresse verso la sua camera. Ma prima che sparisse dietro l'angolo, la voce di suo padre la richiamò.

«Hinata.»
Lei si voltò nuovamente a guardarlo: il suo volto, per la prima volta da quanto Hinata ricordasse, era piegato in un grande sorriso.
«Sono molto fiero di te. Non deludermi.»
Hinata sorrise nuovamente.
«Non lo farò, padre, statene certo.»
E si avviò verso la sua camera.


Hiashi, rimasto solo, rifletteva.
"Sei cambiata molto, Hinata. Sei rimasta quel fiore puro che eri dalla nascita, eppure ora hai iniziato a maturare e tirare fuori il tuo carattere. Credo proprio che l'influenza che quell'Uzumaki ha su di te ti abbia fatto bene..."
E con questi pensieri, Hiashi finì il suo tè e andò anch'egli a riposare.


 

   
 
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