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Autore: Didone24    21/10/2008    3 recensioni
- Io… io ti interesso?
Ginny rise, amara. Gli si avvicinò fino a quando non si trovò a un passo dal suo viso.
- Secondo te?
Posò le labbra sulle sue, arrabbiata, risoluta, sicura che non si sarebbe sottratto a quella dolce tortura. Lo baciò con trasporto, spingendolo con forza contro l’armadio. Harry rispose al bacio, attraendola a sé e affondando le mani nei suoi lunghi capelli…
Ginny giocherellò con i bottoni della sua camicia, tormentando ogni asola prima di sfilargliela del tutto. Fece per togliersi la maglietta, ma Harry la bloccò, stringendole il braccio con forza.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve! Mi scuso per la mia lunga assenza dovuta a stress, scuola e studio prolungato ^^" Ma sono di nuovo qui! Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito, continuate a seguire la storia e a commentare! Spero di riuscire a postare con più regolarità... ah, dovevo dire che ci ho ripensato, riguardo al professor Lumacorno. Mi serve nella storia e mi piace molto come personaggio, quindi l'ho inserito. Dopo questa premessa... grazie ancora a tutti e buona lettura! ***********

Ginny si svegliò parecchie volte quella notte. Non riusciva a pensare ad altro se non a quel vuoto che si allargava ogni istante di più nella sua testa. Forse avrebbe fatto meglio a salutare Dean e basta, quella sera in Sala Comune. Forse non era pronta ad accogliere ancora una volta dentro di se quel mare di sentimenti strani e indecifrabili che la portavano a sentirsi così… sola. Non riusciva a scrollarsi di dosso quel pensiero snervante, eppure era così: si sentiva sola, imprigionata in qualcosa che nemmeno lei sapeva definire. “Sei una stupida”, continuava a ripetere mentalmente a sé stessa. Pensava a tutte le persone che le volevano bene, che le dimostravano giorno dopo giorno il loro affetto: sua madre, i suoi fratelli, Hermione, Luna, Dean, Neville… Harry. Al focalizzarsi del volto di Harry fra i suoi pensieri ebbe un sussulto. Le voleva bene, ne era certa. Le voleva bene come a una sorella, e non riusciva a sopportarlo.

Decise di tornare in sé e ricacciare Harry e il resto in un angolo remoto della memoria. Si alzò, cercando di non fare rumore per non svegliare Calì Patil, che dormiva beatamente nel letto accanto al suo, e si diresse verso il bagno del dormitorio.

Fissò la sua immagine riflessa nello specchio per alcuni istanti, senza fare troppo caso alle scure occhiaie che le conferivano un aspetto stanco e malsano, e si sciacquò il viso con acqua gelida. Tornò a letto e quasi inciampò sul suo baule. Soffocò le lacrime contro il cuscino e si impose di smettere quasi subito. Quello non era un motivo che avrebbe portato Ginny Weasley a piangere. Rassicurata dalla sua stessa forza, chiuse gli occhi e si addormentò.

 

La mattina dopo fu una dei primi ad entrare in classe. C’erano solo lei e alcuni Corvonero che parlottavano fra di loro, che non diedero segno di averla vista. Prese posto all’ultimo banco e si abbandonò contro la parete, esausta. Aveva cercato di tenersi a distanza da Dean a colazione, ma non sarebbe riuscita a evitarlo ancora per molto.

Dopo un po’ del tempo che si era concessa per sonnecchiare immersa nella tranquillità di quel posticino solitario, infatti, Dean arrivò ansimante e si posizionò accanto a lei.

 

-          Ti ho cercata per tutta la Sala! Come mai qui così presto? – chiese corrucciato, mentre tirava fuori il libro di Difesa contro le Arti Oscure.

-          Scusami tanto, è che avevo bisogno di ripassare un po’. – mentì.

-          Non preoccuparti. Sei perdonata! – rise Dean, dandole un leggero bacio sulla guancia.

 

Il punto in cui le labbra di Dean l’avevano toccata arse per qualche istante. Gli sorrise e lo lasciò toccarle i capelli.

Quando Harry fece il suo ingresso in aula insieme a Ron e Hermione, Ginny si sentì più ipocrita di quanto non lo fosse mai stata prima. I loro sguardi si incrociarono per un secondo e poi entrambi si voltarono, senza dire nulla. E Ginny, senza sapere neanche perché, si abbandonò al caldo abbraccio di Dean, come se potesse fare qualcosa per lenire il senso di colpa che cresceva senza scrupoli dentro di lei.

 

Si sciolse dall’abbraccio quando il professor Lumacorno si trascinò pesantemente in aula.

 

-          Buongiorno a tutti, miei cari allievi! – disse allegro, agitando i lunghi baffoni grigi. La cosa migliore di Lumacorno era il suo perenne buonumore, e a Ginny stava simpatico, nonostante i modi pomposi e il vizio di selezionare i suoi studenti prediletti.

-          Spero che abbiate molta energia, stamattina, dato che ho in mente qualcosa che, ne sono sicuro, vi piacerà.

 

Gli studenti presero a bisbigliare fra di loro, incuriositi.

 

-          Che sarà mai? – sussurrò Dean all’orecchio di Ginny.

-          E chi lo sa? Magari è un altro dei suoi festini per pochi eletti…

-          Ti ricordo che sei una di quelli…

-          Bè, questo non è importante… - sorrise lei.

-          Silenzio, silenzio! State a sentire prima di esultare! – continuò Lumacorno. – Dunque, il Preside ha proposto la riapertura del Club dei Duellanti. Suppongo sappiate tutti cosa sia. – altri mormorii eccitati si sollevarono dalla classe. – Bè, essendo un’attività che riguarda soprattutto la mia materia ho accettato, perciò una lezione alla settimana sarà dedicata interamente al Club. Naturalmente non è previsto l’uso di incantesimi di magia oscura o pericolosa, se è questo che pensate, piccoli mascalzoni! Vi limiterete a Disarmare o Schiantare l’avversario. Ci sono domande?

 

Nessuno parlò, quindi Lumacorno continuò: - Avete tutti le idee molto chiare, a quanto pare! Cominciamo subito, allora. Ci sono dei volontari?

 

La mano di Dean scattò in alto prima di tutte. Ginny lo fissò divertita.

 

-          Thomas! Che coraggioso ragazzo, vieni avanti, prego! Qualcuno vuole…

-          Lo sfido io. – disse Harry.

-          Harry Potter! Qui la faccenda si fa interessante!

 

Dean impallidì. Ginny si era aspettata che Harry si facesse avanti, ma non contro Dean. Insomma, cosa diavolo gli frullava in testa?

Harry si alzò e si diresse alla cattedra, senza degnarla di uno sguardo. Era un passo falso, era ovvio che Harry potesse umiliarlo se solo l’avesse voluto. Ginny fissò la scena, furiosa. A quel punto Harry la guardò con un sorrisetto divertito stampato in faccia e Ginny arrossì violentemente, senza però abbassare lo sguardo.

 

-          Fatemi vedere cosa sapete fare, cominciamo!

 

Harry e Dean si posizionarono l’uno di fronte all’altro a qualche metro di distanza, le bacchette pronte. Lumacorno gracchiò “via!” e Dean disarmò Harry all’istante, facendogli volare di mano la bacchetta. Harry corse a riprenderla, la sollevò e disse:

 

-          Expelliarmus! –

 

Dean non fu abbastanza veloce da schivare l’incantesimo, e la bacchetta gli sfuggì di mano.

 

-          Stupeficium! – gridò, colpendo Harry in pieno petto. Lui si rialzò quasi subito.

-          Levicorpus!

 

Dean fu sollevato da terra e si ritrovò come appeso a un filo invisibile per la caviglia.

 

-          Potter! Questo incantesimo non è perm…

 

Ma Dean schiantò Harry prima che Lumacorno potesse completare la frase, anche da quell’assurda posizione. Mentre Harry si rialzava, Dean direzionò la bacchetta su se stesso e disse: “liberacorpus!”  tornando dritto. Ma Harry fu più veloce di lui e lo schiantò.

 

A quel punto lampi di luce rossa fuoriuscirono a una velocità sorprendente da entrambe le bacchette. Cadendo, Dean perse per un attimo la bacchetta.

 

Lo schiantesimo di Harry fu così potente da mandare a sbattere l’avversario contro la cattedra.

 

-          Basta, basta! – gridò Lumacorno, togliendo di mano la bacchetta a Harry. Corse barcollando in direzione di Dean, che aveva sbattuto la testa e perso i sensi.

 

Quasi tutti si alzarono per aiutare Dean, Ginny compresa.

 

-          Bisogna portarlo in infermeria, presto! – disse.

-          S-si… qualcuno mi aiuti a sollevarlo… - disse debolmente Lumacorno, che ancora fissava Harry sbalordito. Ron tirò su Dean, fissando in cagnesco Harry, che nel frattempo si era avvicinato.

-          M-mi dispiace… io non volevo… - disse piano, sbiancando.

-          Non preoccuparti, ragazzo… ti sei fatto prendere dall’ardore, può capitare…

-          La smetta di giustificarlo! – urlò Ginny, furiosa. – Non avresti dovuto… - sibilò al suo orecchio, amara, uscendo dall’aula.

 

Seguì Ron e Dean, che si era rialzato e zoppicava, in infermeria. Era indignata, e improvvisamente quello spaventoso sentimento verso quello che aveva appena fatto del male al suo ragazzo divenne una grande rabbia…

 

***

 

-          Come ti senti? – disse Ginny, seduta sul letto dell’infermeria.

-          Sto bene adesso.

-          E’ stato un idiota…

-          Più che altro ho fatto la figura del perdente.

-          Non dirlo neanche per scherzo, sei stato grande! E poi, insomma, non avrebbe dovuto, eri senza bacchetta, è contro le regole…

-          Stà tranquilla, Gin. Piuttosto, perché non mi dai un bacio?

 

Ginny lo accontentò. Lo baciò, senza neanche sapere veramente quello che faceva e perché.

 

-          Dove vai? – chiese Dean, quando lei si alzò silenziosamente.

-          Devo fare una cosa.

 

 

Corse verso la Sala Comune di Grifondoro. La rabbia non le era ancora passata. La voglia di scagliarsi contro Harry, prenderlo a pugni e fargliela pagare per quello che aveva fatto prese il sopravvento su tutto il resto.

 

Oltrepassò il buco nel ritratto, e trovò quasi subito Harry, Ron e Hermione, seduti sulle poltrone più vicine al camino.

 

-          Io non riesco ancora a capire perché diavolo l’hai fatto… - stava dicendo Ron.

-          Insomma, Harry, se ci fosse stato un altro insegnante al posto di Lumacorno avresti potuto passare guai seri! – continuò Hermione.

-          Lo so, non so cosa…

-          Se non vi dispiace vorrei scambiare due parole con il grande Harry Potter – li interruppe Ginny, acida.

 

Harry non potè far altro che seguirla nel dormitorio delle ragazze, anche se in teoria non era permesso.

Ginny lo aspettava con un’espressione indecifrabile e le mani poggiate sui fianchi. In quella posizione ricordava sorprendentemente la signora Weasley.

 

-          Adesso spiegami perché l’hai fatto. – disse.

-          Ginny, te lo giuro, non so a cosa stavo pensando in quel momento, mi dispiace, sono stato uno stupido…

-          Vuoi sapere qual è il tuo problema? Ti credi chissà chi, infondo sei il grande Harry Potter, non ti importa se le persone soffrono a causa tua…

 

Harry la guardò per un lungo istante. Ginny si rese conto che non era solo per Dean quello che gli aveva detto, che forse lui meritava di sentire che anche lei era una di quelli che soffrivano a causa sua… ma non aggiunse altro.

 

-          Forse hai ragione. – concluse lui alla fine. Fece una lunga pausa, poi disse:

-          Tu non lo ami.

 

Questa volta Ginny era davvero stupefatta, oltre che arrabbiata. Ma come osava? Come faceva a dire una cosa del genere? Cosa ne sapeva Harry Potter dei suoi sentimenti?

 

-          Questi… questi non sono affari tuoi.

-          Hai ragione, Ginny. Ma non devi stare con lui se non vuoi.

-          Ma come ti permetti di darmi lezioni di vita? Che ti diavolo ti importa di con chi sto e cosa faccio? Sei un egoista, Harry, un enorme egoista!

 

 

 

Harry non rispose. La guardò allontanarsi e sbattersi la porta alle spalle. La voglia di stringerla a sé, di proteggerla, di averla, crebbe inspiegabilmente insieme al rancore per sé stesso, per quello che era, per il dovere che lo costringeva a spingere via da sé tutte le persone che avrebbe voluto amare.

Seppe che presto l’avrebbe chiuso davvero fuori dalla sua vita, se non l’aveva già fatto andandosene poco prima. Ma seppe anche che non l’avrebbe lasciata andare via, non così.

 

  
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