Ginny si svegliò parecchie volte
quella notte. Non riusciva a pensare ad altro se non a quel vuoto che si
allargava ogni istante di più nella sua testa. Forse avrebbe fatto meglio a
salutare Dean e basta, quella sera in Sala Comune. Forse non era pronta ad
accogliere ancora una volta dentro di se quel mare di sentimenti strani e
indecifrabili che la portavano a sentirsi così… sola. Non riusciva a scrollarsi
di dosso quel pensiero snervante, eppure era così: si sentiva sola, imprigionata
in qualcosa che nemmeno lei sapeva definire. “Sei una stupida”, continuava a ripetere
mentalmente a sé stessa. Pensava a tutte le persone che le volevano bene, che le
dimostravano giorno dopo giorno il loro affetto: sua madre, i suoi fratelli,
Hermione, Luna, Dean, Neville… Harry. Al focalizzarsi del volto di Harry fra i
suoi pensieri ebbe un sussulto. Le voleva bene, ne era certa. Le voleva bene
come a una sorella, e non riusciva a sopportarlo.
Decise di tornare in sé e
ricacciare Harry e il resto in un angolo remoto della memoria. Si alzò, cercando
di non fare rumore per non svegliare Calì Patil, che dormiva beatamente nel
letto accanto al suo, e si diresse verso il bagno del dormitorio.
Fissò la sua immagine riflessa
nello specchio per alcuni istanti, senza fare troppo caso alle scure occhiaie
che le conferivano un aspetto stanco e malsano, e si sciacquò il viso con acqua
gelida. Tornò a letto e quasi inciampò sul suo baule. Soffocò le lacrime contro
il cuscino e si impose di smettere quasi subito. Quello non era un motivo che
avrebbe portato Ginny Weasley a piangere. Rassicurata dalla sua stessa forza,
chiuse gli occhi e si addormentò.
La mattina dopo fu una dei primi ad
entrare in classe. C’erano solo lei e alcuni Corvonero che parlottavano fra di
loro, che non diedero segno di averla vista. Prese posto all’ultimo banco e si
abbandonò contro la parete, esausta. Aveva cercato di tenersi a distanza da Dean
a colazione, ma non sarebbe riuscita a evitarlo ancora per molto.
Dopo un po’ del tempo che si era
concessa per sonnecchiare immersa nella tranquillità di quel posticino
solitario, infatti, Dean arrivò ansimante e si posizionò accanto a lei.
-
Ti ho
cercata per tutta
-
Scusami
tanto, è che avevo bisogno di ripassare un po’. – mentì.
-
Non
preoccuparti. Sei perdonata! – rise Dean, dandole un leggero bacio sulla
guancia.
Il punto in cui le labbra di Dean
l’avevano toccata arse per qualche istante. Gli sorrise e lo lasciò toccarle i
capelli.
Quando Harry fece il suo ingresso
in aula insieme a Ron e Hermione, Ginny si sentì più ipocrita di quanto non lo
fosse mai stata prima. I loro sguardi si incrociarono per un secondo e poi
entrambi si voltarono, senza dire nulla. E Ginny, senza sapere neanche perché,
si abbandonò al caldo abbraccio di Dean, come se potesse fare qualcosa per
lenire il senso di colpa che cresceva senza scrupoli dentro di lei.
Si sciolse dall’abbraccio quando il
professor Lumacorno si trascinò pesantemente in aula.
-
Buongiorno a tutti, miei cari
allievi! – disse allegro, agitando i lunghi baffoni grigi. La cosa migliore di
Lumacorno era il suo perenne buonumore, e a Ginny stava simpatico, nonostante i
modi pomposi e il vizio di selezionare i suoi studenti prediletti.
-
Spero
che abbiate molta energia, stamattina, dato che ho in mente qualcosa che, ne
sono sicuro, vi piacerà.
Gli studenti presero a bisbigliare
fra di loro, incuriositi.
-
Che sarà
mai? – sussurrò Dean all’orecchio di Ginny.
-
E chi lo
sa? Magari è un altro dei suoi festini per pochi eletti…
-
Ti
ricordo che sei una di quelli…
-
Bè,
questo non è importante… - sorrise lei.
-
Silenzio, silenzio! State a sentire
prima di esultare! – continuò Lumacorno. – Dunque, il Preside ha proposto la
riapertura del Club dei Duellanti. Suppongo sappiate tutti cosa sia. – altri
mormorii eccitati si sollevarono dalla classe. – Bè, essendo un’attività che
riguarda soprattutto la mia materia ho accettato, perciò una lezione alla
settimana sarà dedicata interamente al Club. Naturalmente non è previsto l’uso
di incantesimi di magia oscura o pericolosa, se è questo che pensate, piccoli
mascalzoni! Vi limiterete a Disarmare o Schiantare l’avversario. Ci sono
domande?
Nessuno parlò, quindi Lumacorno
continuò: - Avete tutti le idee molto chiare, a quanto pare! Cominciamo subito,
allora. Ci sono dei volontari?
La mano di Dean scattò in alto
prima di tutte. Ginny lo fissò divertita.
-
Thomas!
Che coraggioso ragazzo, vieni avanti, prego! Qualcuno vuole…
-
Lo sfido
io. – disse Harry.
-
Harry
Potter! Qui la faccenda si fa interessante!
Dean impallidì. Ginny si era
aspettata che Harry si facesse avanti, ma non contro Dean. Insomma, cosa diavolo
gli frullava in testa?
Harry si alzò e si diresse alla
cattedra, senza degnarla di uno sguardo. Era un passo falso, era ovvio che Harry
potesse umiliarlo se solo l’avesse voluto. Ginny fissò la scena, furiosa. A quel
punto Harry la guardò con un sorrisetto divertito stampato in faccia e Ginny
arrossì violentemente, senza però abbassare lo sguardo.
-
Fatemi
vedere cosa sapete fare, cominciamo!
Harry e Dean si posizionarono l’uno
di fronte all’altro a qualche metro di distanza, le bacchette pronte. Lumacorno
gracchiò “via!” e Dean disarmò Harry all’istante, facendogli volare di mano la
bacchetta. Harry corse a riprenderla, la sollevò e disse:
-
Expelliarmus! –
Dean non fu abbastanza veloce da
schivare l’incantesimo, e la bacchetta gli sfuggì di mano.
-
Stupeficium! – gridò, colpendo Harry in pieno
petto. Lui si rialzò quasi subito.
-
Levicorpus!
Dean fu sollevato da terra e si
ritrovò come appeso a un filo invisibile per la caviglia.
-
Potter!
Questo incantesimo non è perm…
Ma Dean schiantò Harry prima che
Lumacorno potesse completare la frase, anche da quell’assurda posizione. Mentre
Harry si rialzava, Dean direzionò la bacchetta su se stesso e disse: “liberacorpus!” tornando dritto. Ma Harry fu più veloce
di lui e lo schiantò.
A quel punto lampi di luce rossa
fuoriuscirono a una velocità sorprendente da entrambe le bacchette. Cadendo,
Dean perse per un attimo la bacchetta.
Lo schiantesimo di Harry fu così
potente da mandare a sbattere l’avversario contro la cattedra.
-
Basta,
basta! – gridò Lumacorno, togliendo di mano la bacchetta a Harry. Corse
barcollando in direzione di Dean, che aveva sbattuto la testa e perso i
sensi.
Quasi tutti si alzarono per aiutare
Dean, Ginny compresa.
-
Bisogna
portarlo in infermeria, presto! – disse.
-
S-si…
qualcuno mi aiuti a sollevarlo… - disse debolmente Lumacorno, che ancora fissava
Harry sbalordito. Ron tirò su Dean, fissando in cagnesco Harry, che nel
frattempo si era avvicinato.
-
M-mi
dispiace… io non volevo… - disse piano, sbiancando.
-
Non
preoccuparti, ragazzo… ti sei fatto prendere dall’ardore, può
capitare…
-
La
smetta di giustificarlo! – urlò Ginny, furiosa. – Non avresti dovuto… - sibilò
al suo orecchio, amara, uscendo dall’aula.
Seguì Ron e Dean, che si era
rialzato e zoppicava, in infermeria. Era indignata, e improvvisamente quello
spaventoso sentimento verso quello che aveva appena fatto del male al suo ragazzo divenne una grande
rabbia…
***
-
Come ti
senti? – disse Ginny, seduta sul letto dell’infermeria.
-
Sto bene
adesso.
-
E’ stato
un idiota…
-
Più che
altro ho fatto la figura del perdente.
-
Non
dirlo neanche per scherzo, sei stato grande! E poi, insomma, non avrebbe dovuto,
eri senza bacchetta, è contro le regole…
-
Stà
tranquilla, Gin. Piuttosto, perché non mi dai un bacio?
Ginny lo accontentò. Lo baciò,
senza neanche sapere veramente quello che faceva e perché.
-
Dove
vai? – chiese Dean, quando lei si alzò silenziosamente.
-
Devo
fare una cosa.
Corse verso
Oltrepassò il buco nel ritratto, e
trovò quasi subito Harry, Ron e Hermione, seduti sulle poltrone più vicine al
camino.
-
Io non
riesco ancora a capire perché diavolo l’hai fatto… - stava dicendo
Ron.
-
Insomma,
Harry, se ci fosse stato un altro insegnante al posto di Lumacorno avresti
potuto passare guai seri! – continuò Hermione.
-
Lo so,
non so cosa…
-
Se non
vi dispiace vorrei scambiare due parole con il grande Harry Potter – li
interruppe Ginny, acida.
Harry non potè far altro che
seguirla nel dormitorio delle ragazze, anche se in teoria non era permesso.
Ginny lo aspettava con
un’espressione indecifrabile e le mani poggiate sui fianchi. In quella posizione
ricordava sorprendentemente la signora Weasley.
-
Adesso
spiegami perché l’hai fatto. – disse.
-
Ginny,
te lo giuro, non so a cosa stavo pensando in quel momento, mi dispiace, sono
stato uno stupido…
-
Vuoi
sapere qual è il tuo problema? Ti credi chissà chi, infondo sei il grande Harry
Potter, non ti importa se le persone soffrono a causa tua…
Harry la guardò per un lungo
istante. Ginny si rese conto che non era solo per Dean quello che gli aveva
detto, che forse lui meritava di sentire che anche lei era una di quelli che
soffrivano a causa sua… ma non aggiunse altro.
-
Forse
hai ragione. – concluse lui alla fine. Fece una lunga pausa, poi
disse:
-
Tu non
lo ami.
Questa volta Ginny era davvero
stupefatta, oltre che arrabbiata. Ma come osava? Come faceva a dire una cosa del
genere? Cosa ne sapeva Harry Potter dei suoi sentimenti?
-
Questi…
questi non sono affari tuoi.
-
Hai
ragione, Ginny. Ma non devi stare con lui se non vuoi.
-
Ma come
ti permetti di darmi lezioni di vita? Che ti diavolo ti importa di con chi sto e
cosa faccio? Sei un egoista, Harry, un enorme egoista!
Harry non rispose. La guardò
allontanarsi e sbattersi la porta alle spalle. La voglia di stringerla a sé, di
proteggerla, di averla, crebbe inspiegabilmente insieme al rancore per sé
stesso, per quello che era, per il dovere che lo costringeva a spingere via da
sé tutte le persone che avrebbe voluto amare.
Seppe che presto l’avrebbe chiuso
davvero fuori dalla sua vita, se non l’aveva già fatto andandosene poco prima.
Ma seppe anche che non l’avrebbe lasciata andare via, non così.