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A letto con il nemico
Biiip.
Biiiip.
Cos’è questo suono? Sono stata
forse rapita dagli alieni? Mulder, Dana, qualcuno mi
aiuti!
Biiiiip.
C’è qualcuno che mi sta dando
piccoli pugni allo stomaco, ma le mie ciglia sembrano saldate con il cemento e non
vogliono alzarsi minimamente per indagare su chi sia. Intanto il picchiatore
continua a sfogarsi su di me. Forse un maniaco mi ha legato al letto e
torturato in modo da non poter vedere più? In tal caso, voglio che sia Derek
Morgan a salvarmi. No, perché state mandando Grissom?
Io non sono morta, sono viva e voglio quell’Aidone di profiler!
Biiiip.
“Roberta, la sveglia,
dannazione!”
Chi ha parlato? C’è un’altra
prigioniera? Morgan, aiutaci!
“Roberta!” Questa volta,
insieme all’urlo, accompagna una serie di pugnetti con il quale tempesta il mio
addome. Perché la prigioniera picchia me e non il sociopatico che ci ha rapite?
Sindrome di Stoccolma, forse?
Quando mi decido ad aprire gli
occhi, mi ritrovo a fissare Beatrice.
Biiiip.
Mi allungo per afferrare quel
maledetto telefono e controllo l’ora: sono le sei e un quarto e oggi mi tocca
fare il mattino, me ne ero proprio dimenticata. Meno male che programmo il mio
cellulare per tutta la settimana, il mio inconscio sa quanto io sia
inaffidabile e agisce ormai da solo.
Aspettate. Ho visto veramente
Beatrice nel mio letto o comincio a sognarla? Mi giro e mi ritrovo a fissare la
linea della schiena di una donna. Sono andata a letto con una donna? Rettifico:
sono andata a letto con la mia nemica?
Biiiiiip.
“Basta! Ce la fai a
disattivarla o devo farlo io?”
Ma io l’ho già fatto, quindi se
non sono io…
In preda al panico, cerco altre
presenze umane finché non vedo dei piedi sul cuscino.
È ufficiale, sono andata a
letto con due donne.
Scendo dal letto e mi avvicino per vedere chi c’è e mi ritrovo a ridere come una scema quando vedo che si
tratta di Gabriella.
“Gabry, svegliati! Dobbiamo
andare a lavorare.”
Niente, manco un carro armato
sembra fare effetto sul suo sonno, finché mi ricordo di essere andata a letto
con la piccola Rocky Balboa. All’ennesimo biiiip, ecco che si gira di
scatto per sferrare un piccolo destro su quello che dovrebbe essere una coscia
di Gabriella.
“Ahia!”
“Gabriella, è tardi e dobbiamo
fare l’apertura! Sono le sei e venti.”
“Che cosa? Oh santissima
merda!”
Si alza così velocemente da
restare impigliata al lenzuolo, e non mi stupisco più di tanto quando la vedo
volteggiare in aria e finire per terra, facendo un rumore assurdo.
“Io vorrei dormire!” esclama ancora
una volta Beatrice, l’unica che non deve lavorare per vivere. Sono quasi
tentata di toglierle il piumino per svegliarla definitivamente, ma il terrore
di vederla nuda mi blocca.
“Vado in camera mia a lavarmi,
ci vediamo giù tra venti minuti,” dice in fretta la mia collega, avviandosi verso l'uscita.
Sarà meglio prepararsi e
chiedere a Gabriella perché la mia testa sembra voler scoppiare da un momento
all’altro e non riesco proprio a ricordarmi che cosa ci facciano le ragazze nel
mio letto.Prima di dirigermi in bagno non posso però fare tutto il rumore possibile per vendicarmi
con Beatrice, perché non è giusto che sia solo lei a dormire. Nel mio letto per
giunta! Con la coda dell’occhio vedo i suoi piedini battere furiosamente sul
materasso. Rocky Balboa girl ha proprio un bel caratterino.
Quando ci ritroviamo l’una di
fronte all’altro, non possiamo fare altro che ridere. Siamo due mostri sfuggiti
da un laboratorio di chimica mentre facevano degli esperimenti su di noi. I
capelli di Gabriella sembrano aver ospitato un nido di piccioni, mentre per
quanto riguarda i miei… be’, non vorrei parlare troppo di me e lasciare il
giusto spazio alla mia compagna di disavventure, quindi meglio tralasciare
questi inutili dettagli, anche se più di una persona sembra notarli durante il
tragitto verso l’hotel. Ma tutta questa gente alle sei e quarantacinque? No, ma
parliamone! Perché non andate voi a lavorare al posto mio?
“Senti, ma perché dormivate da
me?” chiedo, cercando di trattenere la mia curiosità ai limiti possibili.
“Mi ricordo che non riuscivo ad
andare nel mio piano. Ho come dei flash in cui mi vedo salire le scale e cadere
tante volte.”
“Ma la tua camera non è al
piano terra?” le chiedo.
Si blocca un attimo e mi fissa per poi scoppiare a ridere. “Cavolo, sì! Ma perché andavo allora al secondo piano?”
“E lo domandi a me?”
“Abbiamo bevuto davvero troppo.
Però, mi sono divertita tanto, soprattutto quando poi, siamo salite sul tavolo
e abbiamo iniziato a ballare. Cavolo, Beatrice, è bravissima!”
Che cosa ho fatto? Per almeno
una settimana devo bere solo acqua! Non è possibile che non ricordi nulla di
quello che era successo la sera prima, eppure sono abituata a bere e mi sono
sempre ricordata quello che facevo, o meglio le mie brutte figure. Per la prima
volta ho solo un feroce mal di testa e la sensazione di aver passato una delle
migliori serate in vita mia.
“Buongiorno, carissime… oh,
santa paletta! Che cosa vi è successo?”
Perché Marco urla? Siamo a
pochi centimetri di distanza, non c’è bisogno di parlare ad alta voce!
“Siamo così terribili?” domanda
Gabriella, con il terrore negli occhi.
“Siete verdi! Insomma, potevate
mettervi un po’ di colore in viso e anche una pettinata non avrebbe guastato,”
parla e ci guarda disgustato.
“Ora lo facciamo, non ti
preoccupare! Ho portato tutto il necessario con me…” afferma Gabriella, prima
di mostrare un enorme beauty case che teneva nascosto nella sua borsa.
Non sono sicura che il mio
aspetto migliorerebbe molto, neanche dopo un intervento di Michelangelo.
Quel poco che ho visto nello specchio
della mia camera mi ha terrorizzato. Ci si può ridurre così dopo una semplice serata
tra donne?
“Successo qualcosa?” domando,
in modo da cacciare Marco.
“A parte due che sono entrati,
credendo di passare inosservati, e sono andati nel bagno della hall per fare
quelle cose zozze che voi due non fate mai…”
“Ehi!” insorgo io. Non è vero!
Era passato solo un anno e mezzo dall’ultima volta che mi ero risvegliata a
letto con uomo, quindi la mia situazione non era poi così disperata.
“Dicevo: nulla di importante.
Fate solo attenzione al furbetto della 203.”
“Perché?” Se non ricordavo male
era un cliente un po’ esuberante, ma non aveva mai dimostrato di essere
pericoloso o comunque di possedere quelle “qualità” da finire nella lista nera
dei clienti da evitare.
“Ieri non ha fatto altro che
brindare e offrire bicchieri di spumante. Ho addebitato ogni cosa, ma sai come
sono fatte le persone quando vengono in hotel…”
Oh sì, lo sappiamo tutti
benissimo. Quando si avvicina il momento di pagare, alla vista degli addebiti,
credono di star partecipando alle nomination degli Oscar e recitano la loro
parte, quella del “ma io non bevo, sono astemio”, meglio di un attore di
Hollywood. Marco c’informa del fatto che, probabilmente, il cliente avrebbe inventato mille scuse prima di alzare bandiera bianca e quindi saldare il conto.
I clienti sono tutti uguali,
visto uno sai come gli altri si comporteranno, perché anche l’onestà viene
lasciata a casa.
“Capito, capito. Ora vai a
nanna.”
“Il mio lettone mi aspetta. A
presto mie dilette donzelle verdastre…”
“E vattene!”
Una volta rimaste sole, mi reco
verso il bar, l’unico posto dove posso trovare il rimedio per la mia maledetta
sbornia: la caffeina. Ne ho bisogno, non solo per recuperare un minimo di
compostezza, ma anche per affrontare la giornata, otto ore di lavoro possono
essere interminabili se sei già distrutta dopo cinque minuti.
Al mio ritorno, trovo una
Gabriella sorridente. Mi fa anche più paura di prima, quando mi odiava.
“Perché mi guardi così?”
“Dai, siediti che ti sistemo.”
E chi sono io per obiettare,
soprattutto quando posso chiudere gli occhi per qualche secondo e godere delle
premure di una collega che fino a poche ore prima mi aveva sempre ignorato?
“Lo rivedrai oggi?”
Il caffè non ha ancora fatto
molto effetto e quindi, mi ritrovo a replicare. “Chi?”
“Il tipo di ieri sera.”
“Intendi l’ex marito di
Beatrice?” Se dobbiamo passare la giornata insieme, sarà meglio fornirle il
materiale necessario.
Sento il pennello fermarsi
sulla mia guancia destra. “Che cosa? Ma sei impazzita?”
“Ehi! Mica lo sapevo quando
l’ho conosciuto…”
Soddisfatta della mia risposta
continua a truccarmi. “Mmmh, capisco. Siamo sicuri
che non stanno più insieme?”
Ma sì, diamole tutte le notizie
in una volta sola. “Me l’ha confermato il suo caro ex suocero, ovvero il nostro
amato direttore.”
“Starai scherzando!”
Apro gli occhi e la guardo. È
stupita delle rivelazioni, dopotutto quante possibilità ci sono di finire a
lavorare per l’ex suocero della persona con il quale si sta iniziando a uscire?
Sono praticamente nulle, e invece è successo a me. Se si pensa poi, che sono
riuscita anche a finire a letto con l’ex moglie.
“Lourdes.”
“Cosa?” Gabriella mi guarda
senza capire.
“Ho già deciso le mete delle
mie ferie, no?”
“Quanto sei stupida!” Mi dà
un’occhiata generale per poi fare un cenno affermativo. “Ho finito, sei
perfetta. Ora fila al desk che è il mio turno per farmi bella e non pensare
troppo al tipo…”
“Valerio. Si chiama così.”
“Ti ho detto di non pensarci!”
“Ma cosa faremo per otto ore?”
Mi rivolge un ghigno malefico prima
di parlare. “Guarderemo le foto che ho scattato e parleremo della telefonata
che hai fatto, quando eri completamente sbronza.”
Alt, io non ho chiamato
nessuno.
Giusto?
Odio non ricordarmi nulla.
Gabriella, perché non mi hai fermato?
Prendo il cellulare in fretta e
furia e comincio a scorrere la lista delle ultime chiamate prima di gelarmi.
Daniele. Alle due e mezza ho
chiamato lui.
Merda.
NdA: Buon inizio della settimana, gente! Non
so voi, ma io sono piena di lavoro quindi ho pensato di aggiornare ora o mai
più e dato che non voglio essere picchiata dalle mie lettrici…
Spero che anche
questo capitolo vi piaccia, mi sono divertita un mondo a scriverlo soprattutto
la scena iniziale! Fatemi sapere cosa ne pensate, sono sempre curiosa di
conoscere il vostro parere.
A lunedì.