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Autore: maryclaire94    03/11/2014    3 recensioni
Il suo stato d’animo inquieto gli faceva tenere lo sguardo basso tanto da scorgere il retro di un paio di Manolo Blanik. Subito gli vennero in mente i pomeriggi di shopping insieme ad Hanna, ed un sorriso spontaneo si disegnò sulle sue labbra.
Caleb capendo di aver sbagliato ritornerà da Hanna, ma non sarà troppo tardi?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb Rivers, Hanna Marin, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16

Lost

<< Hanna, sono Caleb! >> Disse il ragazzo sbiancando in viso e visibilmente nel panico per ciò che le sue orecchie avevano appena sentito.

<< Caleb chi? Io non conosco nessuno con questo nome. Ma cos’è successo!? Perché sono qui? >> Gli occhi di Hanna erano palesemente spaesati ed era possibile leggerci dentro il terrore per l’assenza di ricordi.

<< Tesoro torno subito. Vado a cercare un medico. >>

Aveva assolutamente bisogno di sapere cosa fosse successo alla sua ragazza, per quale motivo non si ricordava più di lui.

<< Dottore, la mia ragazza non si ricorda di me! Com’è possibile? Cos’è successo? Dopo averla visitata lei aveva detto che era tutto perfetto ma non lo è! Non sa chi sono, non ricorda niente! >> Caleb era sull’orlo di una crisi di nervi.

<< Calmati! Sediamoci così ti spiego tutto. Come ho detto, la signorina Marin ha avuto un edema cerebrale. In questi casi potrebbe succedere che, al momento del risveglio, nel paziente insorgano una serie di problemi quali mutismo od amnesia. Nel caso di Hanna si è presentata l’amnesia, ma… >> il medico non poté completare il discorso perché venne interrotto dal ragazzo.

<< Ci devono essere delle cure, lei deve fare il possibile per far guarire la mia ragazza. Deve fare in modo che si ricordi tutto della sua vita. >> Caleb non riuscì più a trattenere le lacrime.

<< Io non posso fare niente. Dal punto di vista clinico Hanna si sta riprendendo in fretta, posso dire che c’è la possibilità che venga dimessa già domani. Per quanto riguarda la sua memoria, adesso lei avrà bisogno del sostegno di tutte le persone che le vogliono bene. Con tanta pazienza dovete indurla a ricordare ma sappi che sarà dura, molto spesso sarà nervosa per la condizione in cui si trova. È molto importante che chi le starà accanto non si faccia demoralizzare. >> Il dottore parlò in totale sincerità con Caleb, vedeva la sofferenza nello sguardo del ragazzo e più che da medico sentì di dovergli parlare come un padre che consola il proprio figlio. << Si vede che la ami tanto, sai!? Dai, non scoraggiarti, la tua ragazza riavrà i suoi ricordi. >> Poggiò la sua mano sulla gamba del ragazzo e se ne andò, lasciandolo solo.

Caleb non riusciva a farsene una ragione, non poteva accettare che Hanna non ricordasse niente, non sapesse chi fosse lui. Si erano riconciliati da poco e se, in passato, lui sapeva come poter rimediare ai suoi errori adesso non ne aveva assolutamente idea. Era come combattere con un fantasma, non si riesce a vedere e non si sa come sconfiggerlo, ma lui può colpire e prendersi gioco di te ogni volta che lo desidera.

Si sentiva perso, in balia degli eventi senza che potesse intervenire. Si rendeva conto di quanto la vita potesse essere crudele tanto da lacerarti l’anima, ma era certo di una cosa. Non avrebbe lasciato Hanna da sola, sarebbe stato sempre accanto a lei, avrebbero combattuto insieme la battaglia contro il fantasma e l’avrebbero vinta. Come sempre!

Il mattino seguente, come aveva detto il medico, Hanna fu dimessa.

La ragazza fu trasportata in ambulanza, per precauzione, mentre Caleb e la signora Marin presero un taxi.

Quando arrivarono a casa, Caleb accompagnò Hanna nella sua stanza.

<< Principessa sdraiati, hai fame? Vuoi che ti preparo qualcosa? >> Il ragazzo, come gli aveva consigliato il medico, cercava di mostrarsi sereno e tranquillo agli occhi della sua fidanzata.

<< No, grazie non ho fame. Vorrei ascoltare un po’ di musica, anche se non ricordo che genere mi piacesse e se avessi un cantante preferito. >> Rispose Hanna, avvilita per la sua amnesia.

<< Certo che hai un cantante preferito! Anzi è una lei, si chiama Katy Perry. La tua non è solo una passione per le sue canzoni, è una vera e propria ossessione. Ogni volta che trasmettevano un suo concerto in TV mi costringevi a guardarlo e poi, se vuoi una prova, accendi il mio Ipod è pieno di sue canzoni. >> Caleb avrebbe fatto di tutto per aiutare Hanna a ricordare e, in quel momento, pensava che la musica potesse aiutarlo nella sua missione.

Porse il suo Ipod ad Hanna e, mentre lei ascoltava le canzoni, rimase immobile ad osservarla.

Era bellissima, anche se aveva il viso pieno di lividi. In quegli occhi azzurri, oltre alla tristezza per la situazione in cui si trovava, riusciva ad intravedere anche un pizzico di serenità, frutto probabilmente delle canzoni che stava ascoltando. Anche se lei non  ricordava di apprezzare Katy Perry, il suo subconscio lo sapeva e questo non poteva che suscitare in lei tranquillità. Tanto che Caleb riuscì a vedere anche un accenno di sorriso.

Quando si accorse che il ragazzo la stava fissando si irrigidì, si tolse gli auricolari e gli ritornò l’Ipod.

<< Grazie per avermelo prestato. Effettivamente il ritmo di quelle canzoni è molto bello, adesso sono stanca però e vorrei riposare. >>

Nonostante Caleb rimase spiazzato dal suo comportamento, cercò di non mostrarlo.

<< Oh si certo! Vuoi che ti chiudo la tenda? >> Chiese, mantenendo il suo tono premuroso.

<< Si, grazie! Sei molto gentile, Caleb. >> Rispose Hanna.

Il ragazzo non riusciva a sopportare il modo in cui la sua fidanzata pronunciava il suo nome. Il suo tono non era più carico d’amore e dolcezza bensì di distacco ed indifferenza. Nonostante sapesse che non era dovuto al fatto che lei non l’amasse più non poteva non soffrirne.

Hanna, dal canto suo, vedeva quel ragazzo come un perfetto estraneo, al tempo stesso però, c’era un qualcosa che la spingeva a provare del bene nei suoi confronti.

Lo osservava dirigersi verso la finestra per chiudere la tenda e si sforzava di cogliere in quella figura un qualcosa che le permettesse di ricordarsi di lui.

Quando Caleb si fermò davanti alla scrivania, Hanna fu attratta da una cornice.

<< Ti dispiace portarmi quella cornice? >> Disse, indicandola con un dito.

Quando il ragazzo vide che la direzione del dito andava verso la cornice con all’interno la loro foto insieme, sentì una fitta al cuore.

In quella foto, Hanna era sulle sue spalle. Ridevano felici ed erano visibilmente innamorati.

Riuscì a fatica a trattenere le lacrime, si fece forza e portò la cornice alla ragazza.

<< Ma questi siamo noi! >> Constatò Hanna, accarezzando con un polpastrello i loro visi.

<< Si Hanna, siamo noi. Eravamo felici in quel periodo, nonostante durante la nostra storia abbiamo incontrato molti ostacoli, li abbiamo sempre superati diventando più forti di prima. Adesso ci troviamo di fronte ad un nuovo ostacolo, ma io sono sicuro che la spunteremo un’altra volta. >> Disse Caleb, accarezzandole il viso ed aggiustandole una ciocca dietro l’orecchio.

Doveva baciarla, non riusciva a mantenere un certo distacco con lei, anche se Hanna non ricordava niente della loro storia d’amore.

Stava per baciarla quando la ragazza si scostò.

<< No Caleb! Io ti sono grata per quello che stai facendo per me ma, nonostante in questa foto siamo felici, io non mi ricordo nulla. Mi sto sforzando e sto cercando in tutti i modi di ricordare anche un piccolo dettaglio ma niente. Mi dispiace. Adesso se non ti dispiace vorrei riposare. >>

Caleb poggiò la fotografia sul comodino di Hanna e in silenzio uscì dalla stanza.

Si chiuse la porta alle spalle e rimase poggiato contro di essa per qualche minuto.

Doveva aiutarla a ricordare, doveva inventarsi qualcosa. Non riusciva a sopportare quella distanza che Hanna stava mettendo tra di loro.
   
 
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