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Autore: _diana87    03/11/2014    4 recensioni
"E va bene, vi dirò tutto, ma voi dovete lasciarmi parlare senza interrompermi, okay? Fate finta che vi stia raccontando una storia... agente, lei sa come funziona un romanzo, mi auguro... c’è un prologo, che potremmo identificarlo in questo momento, in cui il bravo ragazzo viene scambiato per un traditore e cerca di convincere la polizia che lui non c’entra niente... poi c’è il corpo, che è la parte centrale in cui vi racconto come si sono svolti i fatti... infine, c’è l’epilogo, in cui c’è la resa dei conti e la morale della storia... perché ogni racconto ha sempre la sua morale..."
Genere: Guerra, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Richard Castle, Sorpresa | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Guarda il suo corpo allo specchio.
Dimagrito, barba incolta, e capelli sbarazzini che hanno bisogno di essere tagliati.
E poi getta l’occhio sui vestiti larghi indossati su quel corpo snello. Una siluette perfetta, quasi da modello, eppure non riesce ancora del tutto ad abituarsi all’idea di essere diventato un’altra persona.
Sono passati due mesi da quando Richard Castle è stato rapito da un gruppo di terroristi di Al-Qaida.
Non ha letto né visto il telegiornale; Nasir glielo ha impedito. Ma da ciò che gli ha rivelato Yoel, il suo addestratore al tiro, tutti stanno parlando di lui chiedendosi dove si trovi. Si è domandato spesso se anche Kate e il Dodicesimo si siano attivati per trovarlo, e il suo mentore gli ha sempre fornito la stessa risposta, “Dicono che stanno collaborando con CIA e Interpol, ma ovviamente il telegiornale non fornisce ulteriori informazioni.”
Si mette a sedere sul suo letto e si prende la testa tra le mani. Conosce la sua Kate e sa che non si sta arrendendo, ma allo stesso tempo ha paura che lei possa trovarlo prima che lui abbia concluso il suo addestramento.
Resta a fissare il vuoto davanti a sé.
E se fosse lui a smuovere le cose? Per settimane, non ha fatto altro che sparare con ogni tipo di armamento, ma non ha mai ricevuto un allenamento completo.
“Nasir, posso parlarti?”
Entra nella stessa stanza vetrata che aveva già visto altre volte. È quella che sta di vedetta nel suo centro operativo.
Il leader del gruppo terroristico è sempre vestito con quella lunga tunica di seta rossa, con la scollatura a V in oro, e pantaloni beige. Un abbinamento che farebbe storcere il naso a un qualsiasi stilista di moda, ma a Nasir non importa cosa pensano gli altri. Si volta per guardarlo appena lo vede. Cerca di essere il più normale possibile, togliendo ogni dubbio sul suo attuale stato di agitazione. Da quando c’è stata quella falla nel sistema di internet, Nasir tiene tutto sotto controllo come uno squalo. Toglie i gomiti che erano appoggiati sulla postazione del computer e allarga le braccia nella sua direzione, accennando un sorriso.
“Certo, Rick. Ho sempre tempo per conversare con il miglior scrittore di gialli che conosca.”
“Sono lusingato.” Castle sorride, ricambiando lo sguardo del suo interlocutore, ma cambia subito espressione, volendo arrivare al sodo. Si prende le mani stringendole tra loro e comincia ad avanzare verso di lui. “Ecco, volevo chiederti qual è il mio scopo qui. Sai, sono settimane che mi addestro a sparare, e credo di aver centrato l’obbiettivo, nel vero senso della parola.”
“Cosa vorresti chiedermi?”
Sostiene lo sguardo impassibile di Nasir, cercando di studiare quegli occhi che lo scrutano da vicino. Per quanto si sforzi, Rick non riesce a leggere nient’altro che odio, esitazione e tanta ansia. Immediatamente pensa anche lui alla falla nel sistema avuta qualche settimana fa e ha l’istinto di indietreggiare.
“Ho imparato ad usare le armi, sparando tutti i giorni a più non posso. Ho aggiunte nuove parole al mio povero dizionario, forse penso di essere pronto per un altro tipo di addestramento.”
“Che cosa vuoi che ti insegni, said?” adesso il tono di Nasir inizia a mostrare finalmente un cambiamento: è in allerta, come se sapesse dove lo scrittore stia andando a parare.
“Come si combatte a mani nude.” Lo scrittore fa delle mosse di pugilato e Nasir lo guarda corrucciando la fronte. “Se dovessi trovarmi senza armi, usare braccia e gambe potrebbe disarmare l’avversario.”
Il giovane musulmano si porta le mani dietro la schiena ridacchiando. Guarda a terra e poi alza lo sguardo. “Sei intelligente, Rick. Per questo ti ho scelto per la nostra missione. Ti invierò il mio miglior uomo.”
Castle è confuso. È stato facile avanzare la sua richiesta a Nasir. Eppure c’è qualcosa che non lo convince. Il fatto che lui abbia accettato senza esitare lo insospettisce. Si aspettava delle lamentale, o che almeno gli facesse intendere che non c’è bisogno di combattere a mo’ di Rocky Balboa, perché hanno sempre a disposizione ogni tipo di armamento.
Nasir lo guarda alzando un sopracciglio. Rick risponde scuotendo la testa. “Tutto qui?” dice con una risatina nervosa.
“Solo per te, il miglior trattamento, saidi. Ora va’ a riposare. Domani inizi l’altro addestramento.” Lo congeda in maniera frettolosa accompagnandolo all’uscita della stanza vetrata.
Rick si volta per guardarlo un’ultima volta. Nasir gli sorride e sembra tranquillo, ma lo scrittore inizia a sudar freddo quando gira incamminandosi attraverso il corridoio dei computer. E fa bene a preoccuparsi, quando il giovane capo di Al-Qaida lo osserva allontanarsi e torna con l’espressione tesa, intrisa di odio, mentre con il gesto della mano chiama uno dei suoi.
Fa la sua comparsa un uomo vestito di nero dalla testa ai piedi. È alto, tozzo, si intravedono solo gli occhi poiché la testa è coperta con un velo. Dietro le spalle, spunta un grosso kalashnikov.
“E’ furbo.” Fa l’uomo.
“Non quanto me.” Replica Nasir, senza staccare gli occhi di dosso da Rick. Lo scrittore è ormai fuori dalla struttura quando l’uomo col kalashnikov torna a parlargli.
“Come intende procedere?”
Nasir si volta. Sul viso è impossibile leggergli qualcosa di sereno. Muove sole labbra. “Se accenna anche solo minimamente a fare ulteriori domande sulla nostra base, o anche solo a ribellarsi all’addestramento, sai cosa fare.”
 
Tra tutte le missioni sotto copertura, questa le sembra la più difficile e, ironicamente, anche la più comica.
Nelle ultime settimane, insieme a Hayley ha imparato tanti nuovi vocaboli e ora riesce anche a comporre frasi di senso compiuto. Periodi brevi e basilari, tutto ciò che le serve sapere senza indugiare oltre. Perché ad ogni domanda specifica, mentre cercava di capire qualcosa sulla sua missione, Christina Finch e Hayley le ripetevano in coro “Informazioni riservate.” Una risposta che l’ha sempre irritata, perché odia essere all’oscuro di qualcosa.
La giornata di Kate è così scandita: mattinata metà riunione nella sala centrale, e l’altra metà conversazione con Hayley, seguita da una pausa pranzo con Esposito, Ryan e Lanie – unico momento della giornata dove sente di essere se stessa, scherzando e giocherellando con i suoi amici, tanto per rendere l’aria già tesa, più rilassata – e infine una veloce riunione per fare il punto della situazione.
Kate sa che per entrare sotto copertura non basta solo saper parlare e sapersi muovere: conta anche come ci si presenta. Durante il pranzo, lei e la sua squadra avevano scherzato sul fatto che la detective si sarebbe dovuta vestire in un certo modo, indossando lunghi vestiti a tinta unica, coprendosi la testa, e comunicando solo con lo sguardo. Dato che aveva imparato bene la cultura del luogo, prontamente aveva replicato che solo in alcuni paesi del Medio Oriente, quelli più chiusi e sciiti, le donne vanno in giro tutte coperte dalla testa ai piedi. Con l’aria perplessa, Kate si era domandata chi si sarebbe occupato del suo abbigliamento.
 
“Non penserai che sia io ad insegnarti come comportarti da donna araba?”
La voce sconsolata di Mike Jones le giunge da dietro le orecchie, mentre è impegnata a rimettere a posto i suoi libri nella stanza dove abitualmente fa conversazione in arabo con Hayley. Kate trattiene un sorriso giusto il tempo per voltarsi e vedere lo sguardo spaventato dell’agente inglese. Con un sopracciglio alzato e l’altro abbassato, è appoggiato con tutto il peso contro lo stipite della porta.
Kate inclina la testa per guardarlo. “Andiamo, Jones. Sono sicura che nei tuoi trascorsi, un uomo come te, abbia avuto a che fare con un sacco di spasimanti.” Kate si ferma di botto appena nota lo sguardo dell’inglese diventato improvvisamente assente che fissa il vuoto. Si morde la lingua passandosi frettolosamente una mano tra i capelli. “Mike, io non volevo...”
“Tranquilla, Kate.” Lui la ammonisce semplicemente alzando la mano. Mostra nell’altra quelli che all’apparenza sembrano due abiti, uno bianco e l’altro color panna che si rivela essere un velo, un hijab. Glielo porge. “So che Christina Finch ti ha detto cos’è successo alla mia famiglia in quell’attentato. E so anche che lei è andata a curiosare nel mio fascicolo ai tempi della nostra prima collaborazione.”
“E hai lasciato correre?”
“E ho lasciato correre. Quando lavori in questi contesti internazionali, non c’è tempo per le discussioni o per lasciarsi andare ai sentimentalismi.”
Kate prende a studiare il velo, e prova a metterselo in testa. Prima lega i capelli raccogliendoglieli in una cipolla, poi mette il velo bianco, più piccolo e sottile, con il quale avvolge il capo. Dopo, posiziona l’altro color panna, più grande, legandoselo dietro la testa e cercando di intrecciarlo a mo’ di cappuccio. Fa una smorfia, abbassa la testa e pensa alle parole di Mike.
“Sai mi ricordi me.” Fa un bel respiro realizzando in quel momento che sta per dire quella cosa che anni fa le sarebbe stata impossibile, se non stando in terapia. Sorpreso, l’agente Jones cambia posizione, spostando il peso sull’altra gamba. “Prima che mi aprissi, ero circondata da un muro che mi proteggeva dall’essere ferita, quindi impedivo a chiunque di conoscermi e di entrare in contatto con me. Poi è arrivato Castle, e sono diventata una sfida per lui. Non si è mai arreso con me.” Conclude, alzando lo sguardo verso di lui.
Vedendo in che modo arruffato ha sistemato l’hijab sulla testa, con i lati che le ricadono a penzoloni davanti, Mike avanza verso di lei. Le toglie l’hijab per riposizionarglielo sulla testa, facendo attenzione a lasciare un lato più lungo dell'altro e a non fare allentare la tensione sulla fronte. Kate, invece, alza lo sguardo timidamente e scruta i suoi occhi azzurri. Hanno ripreso un po’ di luce, e per la mente le sfiora l’idea che forse è la sua vicinanza a renderli così.
“E tu non intendi arrenderti con lui, giusto?” Mike parla evitando il suo sguardo. Si ferma e con la mano raggiunge la tasca anteriore del suo pantalone estraendo due spillette nere che fissa alla base del cranio le due estremità e poi le passa ad incrocio avanti al petto. Kate sussulta al contatto delle sue dita con la pelle, che vanno distrattamente a sfiorarle entrambe le guance. Chiude gli occhi per evitare i suoi che si sono posati su di lei. Mike si ritrae da quel contatto e torna ad occuparsi dell’hijab. “Ora capisco perché ti sei gettata in questa missione di copertura.”
Prende la parte più lunga, facendo attenzione a non tirare il lato più corto, e ci avvolge il collo in modo da non rendere visibile più nessun lembo di pelle. Dopo averlo avvolto completamente, cinge con lo stesso lato dell'hijab la parte opposta della testa posteriormente. Continua nel movimento di far passare lo stesso lato ripetutamente intorno al collo e dietro il capo fin quando non ha coperto tutta la testa. Si allontana da Kate quasi balzando all’indietro, in realtà per prendersi del tempo per osservarla. L’agente Jones si rivela ricco di sorprese quando tira fuori uno specchio da dietro di sé. Spalanca le braccia, sorridendo soddisfatto. “Ecco fatto. Ma la prossima volta dovrai riuscirci da sola.”
L’immagine riflessa che Kate vede è solo quella di una bambola un po’ goffa, rinchiusa in quell’ammasso di veli.
 
Quando sul tardi Kate ritorna in sala grande, quella delle riunioni, vede Javier e Owen impegnati animatamente in una discussione.
Si avvicina a Kevin, che sta fermo con le braccia conserte, a guardarli dalla sua postazione con aria perplessa.
“Che succede?”
“Da quello che ho capito, l’agente Rodriguez fa il filo a Lanie.”
Le scappa una risatina che soffoca. L’irlandese si volta verso di lei. Basta poco perché il riso venga ricambiato.
“Sì, lo so, è buffo? Siamo qui a lavorare su una cosa di portata internazionale, e abbiamo i siparietti da telenovela spagnola.”
Kate concorda con un cenno del capo. Poi torna seria insieme a Kevin quando si accorgono che la situazione sta degenerando.
“Una chiacchierata con la dottoressa Parish?! Ho visto come la guardi, razza di agente dei miei stivali!!”
“Beh, una donna così merita di essere guardata!”
E poi un bel pugno che va a colpire l’agente Rodriguez dritto al naso.
“Che diavolo succede qui?”
La Gates e Lanie accorrono solo per vedere Owen Rodriguez toccarsi il naso con gli occhi lucidi dal dolore, e Javier che saltella stringendo il pugno. L’impatto con il viso dell’agente deve avergli provocato un gran male. Victoria Gates mette le mani sui fianchi e guarda prima uno e poi l’altro.
“Dovrei prendervi per le orecchie e portarvi fuori da questo distretto, ma dato che non stiamo in una scuola elementare, mi limiterò a sospendervi al momento.”
Javi abbassa la testa per evitare Lanie che lo sta fulminando.
“Lei non può sospendermi, non è il mio capo!” ribatte Owen, che però viene stoppato da Mike, arrivato poco dopo dietro di lui.
“Ma io sì, agente Rodriguez. Segua il detective Esposito e prendetevi qualche giorno per riflettere su quello che avete fatto.”
Kate e Kevin si guardano nello stesso momento perplessi. Annuiscono pensando la stessa cosa. Javier e Rodriguez come due bambini della scuola elementare.
Come cagnolini, Esposito e Rodriguez si allontanano sotto gli sguardi dei loro colleghi. Beckett invece rivolge gli occhi all’amica dottoressa, arricciando le labbra. Sa di doverle parlare, confortarla, dato che Lanie è stata sempre al suo fianco, consigliandola.
“Gente, ho evitato di intervenire perché scene del genere le vedo solo in un film d’azione con Stallone.”
Ecco che Christina Finch compare nel modo più elegante possibile. “Quindi, parliamo d’altro. Abbiamo occasione di catturare qualche terrorista di Al-Qaida. Dovete sapere che è arrivato quel periodo dell’anno in cui i nostri amici hanno bisogno di rifornimenti di armi, perché non se le fabbricano da soli se hanno bisogno di alleati e di soldi.” Racconta il fatto come se stesse narrando una storia. Un fatto ordinario e pericoloso, al quale lei ci è evidentemente abituata. “Tuttavia i rapporti che Al-Qaida ha con i paesi vicini non sono assolutamente dei più rosei. Proprio per sviare i servizi di Intelligence, il gruppo sceglie di fare lo scambio di armi in luoghi dove nessuno si immagina, e lo fa con un gruppo affiliato chiamato Fronte al-Nusra.”
“Il gruppo jihadista?” chiede la Gates, e Mike Jones conferma la sua teoria con un cenno della testa.
“Al-Nusra è attivo in Siria e principalmente in questa zona che vedete qui. Nasir Sayf Al-Islam invierà i suoi novelli soldati per far rifornimento. E tra questi dovrebbe esserci anche Richard Castle.”
Dovrebbe... quindi non ne siete sicuri?” insiste la Gates. Vuole esserne sicura al cento per cento.
Kate rivolge uno sguardo furtivo verso il suo capitano.
“Hayley farà del suo meglio continuando a intercettare le chat nel sistema, e a quanto vedo, si è aggiunto anche il detective Ryan a dare una mano.” Aggiunge Christina divertita, osservando Kevin che ha preso posizione vicino alla ragazza, addentando un panino.
“Christina, quindi che ruolo avrebbe la detective Beckett in quest’azione?” chiede la Gates. C’è una nota di preoccupazione nella sua voce, che la Finch, abile a smascherare ogni bugia nel suo campo, percepisce.
“Lei dovrà semplicemente seguire i nostri ordini.”
“Sarebbero?”
“Informazioni riservate.”
Di nuovo quella risposta che tanto odia. Kate la guarda e poi distoglie lo sguardo scuotendo la testa verso la Gates.
La detective dovrà restare all’oscuro degli ordini impartiti dall’alto fino a quando non sarà sul campo di battaglia. Una missione difficilissima per lei, abituata a stare al comando di una squadra e a conoscere ogni dettaglio fin dall’inizio.


Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Rick vuole accorciare i tempi e provare a fare Rambo con un combattimento a mani nude... ma qualcosa ci dice che Nasir non è molto convinto di questa sua propensione...
Intanto a NY, Kate sta studiando come una pazza e l'agente Jones è così 'carino' con lei da aiutarla anche con l'hijab... Non che ce n'era bisogno, aggiungerei XD
E poi il siparietto da telenovela spagnola, e non a caso la Finch nomina Stallone... che abbia sentito Rick che vuole fare Rambo in Afghanistan? :p
La missione è quasi pronta, se non fosse che i servizi segreti ci tengono all'oscuro di tutto... 
Alla prossima e grazie ancora per chi segue questa storia :)
D.

 
   
 
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