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Autore: MadreDeiDraghi    03/11/2014    1 recensioni
**tratto dal 1° capitolo:**
"mezzo sorriso che gli faceva capolino sul bel volto. Lucy girò lentamente lo sguardo verso la ragazza col pugnale. Era molto bella, anche se un poco bassa. Indossava abiti neri, come quelli del ragazzo, aveva lunghi capelli rossi ricci e un’aria determinata sul volto."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jonathan, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Aveva perso la cognizione del tempo, stava sdraiata sulla roccia dura, una ruvida coperta avvolta attorno e niente più, tremava non di freddo, quanto di paura, paura di suo padre, paura della morte che le sembrava sempre più imminente. Isabelle si strinse ancor di più la coperta addosso, la sua mente che vagava, disegnando il viso dolce di Simon dietro le sue palpebre chiuse, facendole riaffiorare ricordi lontani, la dimensione demoniaca e la perdita di memoria di quello che ora era il suo fidanzato. Aveva i crampi allo stomaco, la gola secca e la bocca impastata, chiuse gli occhi, stringendoli forte, finché il sonno l’avvolse, un sonno senza sogni.
Solo oscurità.

“Siete pronti?” domandò il nephlim, la spada angelica in una mano e l’arco nell’altra. Gli occhi azzurri scrutavano l’orizzonte, senza mai posarsi su qualcosa in particolare.
“Pronti” risposero gli altri due in coro, poi entrarono nel portale, scomparendovi all’interno. Un attimo dopo si trovavano nella sala centrale del palazzo del Conclave, arati fino ai denti e pronti a morire pur di salvare Isabelle. La sala era deserta, buia e sinistra. La luce pallida della luna filtrava dalle finestre, creando ombre sulle pareti in marmo, ombre che parevano alle volte uomini alle volte mostri. Corsero più velocemente possibile lungo gli ampi corridoi, silenziosi come gatti nella notte; si fermarono solo quando si ritrovarono di fronte alla porta che dava sulle scale delle prigioni. Una runa e la porta cedette con una scricchiolio sinistro, rivelando l’oscurità che avvolgeva il resto delle stanze, ma i tre non si fermarono, continuarono a correre gli dalle scale. “Izzy, Izzy dove sei?” sussurrò Alec, la voce che echeggiava tra le mura spesse.

Isabelle si alzò di scatto, ora era seduta, la fronte madida di sudore, sudore che gli colava sugli occhi, arrossandoglieli e facendoglieli bruciare, ma non le importava, ormai. Aveva sentito un rumore, una voce che probabilmente era frutto della sua immaginazione, o forse suo padre stava tornando per torturarla ancora?. La ragazza gemette, piano ma abbastanza forte da essere udita dai tre ragazzi.

Simon scattò in avanti, corse verso l’ultima prigione sulla destra. Due mani bianche e magre si tenevano alle sbarre della cella, le nocche sbiancate.
“Izzy…” sussurrò lui. Isabelle sorrise, ovviamente incredula,mentre calde lacrime le sgorgavano dagli occhi già gonfi. Era sporca, emaciata, debole e magra, ma a Simon non importava, per lui era sempre bellissima, così, quando la porta fu aperta da una runa, la strinse forte a se, baciandola. Isabelle gemeva mentre lui le toccava le spalle e la schiena, solcata da profonde ferite, ma non voleva che lui smettesse, voleva che quel sogno bellissimo continuasse all’infinito. Aveva paura che se lui la lascava andare si sarebbe dissolto, come nebbia o polvere. Poi Simon la lasciò. Alle sue spalle erano comparsi Alec e Magnus, si tenevano per mano, il nephlim aveva un volto imperscrutabile, felice ma al contempo triste, preoccupato ma al contempo furioso. Abbracciò la sorella, delicatamente, poi lei abbracciò Magnus.
“Che ti hanno fatto?” le chiese Alec. Lei si voltò, dandogli le spalle, e si calò il vestito, lascando intravedere la schiena, le ferite, il sangue. Alec imprecò mentre la sorella si risistemava il vestito logoro.
“Dammi il braccio” le disse poi. Lo stilo corse preciso e rapido lungo le sue braccia, un iratze andava lentamente componendosi, poi un altro e un altro ancora, finché le ferite si rimarginarono. “Bene, bene, bene!” i ragazzi si voltarono. Con una stregaluce nelle mani Robert stava ritto in piedi, alle sue spalle una decina di nephlim e, nell’altra mano, Maryse, semicosciente e sanguinante.


 
angolo autrice:
ciao a tutti, sono tornata col 14°
capitolo di questa ff...
curiosi di sapere quello che succederà a Maryse?
be, lo scoprirete nel prossimo capitolo ;)
MadreDeiDraghi
   
 
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