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Autore: Leysarya    03/11/2014    1 recensioni
«Che succede?» chiede la mia amica, non consapevole di ciò che sta accadendo poiché molto occupata a pilotare il veicolo, ma sembra anche lei turbata da qualcosa.
«Le comunicazioni hanno smesso di funzionare. Siamo tagliate fuori, dovremo aspettare di arrivare a Coruscant per riportare al consiglio ciò che è accaduto.» Rispondo dandole le spalle.
«Vie-Gan vieni qua, c’è un altro problema, forse più grave.»
«Definisci “più grave”» e avvicinandomi capisco cosa intende. La mappa è scomparsa, le coordinate anche. Non sappiamo più in che zona siamo e non possiamo di certo tornare su Pria III. Anche se potessimo in ogni caso non sarebbe la mia prima scelta, l’ambiente è umido e poco ospitale, benché la popolazione non sia così male, ma è pure poco sviluppato dal punto di vista tecnologico, e non troveremmo di certo lì la soluzione ai nostri problemi.
«Dobbiamo tentare un atterraggio di emergenza sul primo pianeta che troviamo»
«Ma siamo lontani dai territori della Repubblica» dice ingenuamente lei.
«Non credo che quei Cloni siano stati mandati da qualche altra organizzazione, potrebbe essere sia la nostra fortuna che la nostra sfortuna trovarci così lontani. Possiamo solo tentare.»
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Qui-gon, Un po' tutti, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niente da fare. La Forza non sarebbe servita a disserrare quella maledetta porta.
I Maestri del Consiglio Jedi erano in riunione da ore. La cosa non era in sé straordinaria, ma non mi sarei mossa comunque dal corridoio finché non me ne avessero comunicato l’esito.
Era la terza o la quarta volta che il  maestro Myrasu veniva convocato… e questo solo durante i sei anni del mio apprendistato.
Inutile dire che fossi preoccupata. Avevo fiducia in lui abbastanza da non temere che lo avrebbero espulso dal Consiglio, ma non dubitavo che sarebbero stati presi dei provvedimenti.
Pregavo con tutte le mie forze che nessuno riuscisse a schermare le sue difese e leggere nella sua mente… ma il mio maestro era insuperabile in questo. Nessuno avrebbe scoperto il suo… il nostro segreto. Nel momento in cui si era confidato con me, anch’io ero divenuta complice in quell’inganno, ma un inganno per una buona causa.
Prima che al mio maestro, la mia lealtà andava all’Ordine dei Jedi, ma il tacito patto che c’era fra noi aveva un pilastro fondamentale: mai nessuno, qualsiasi cosa accadesse, avrebbe dovuto scoprire cosa c’era nella più piccola e remota delle lune di Haruun Kal - all’apparenza, un pianetino di roccia completamente privo di atmosfera e costantemente bersagliato da comete e asteroidi.
Se la verità fosse venuta alla luce… mi chiedevo se ci sarebbero state delle ripercussioni su di me. Convivevo con quel rischio da quando a undici anni il mio maestro mi aveva scelta.
Prima di incontrarlo ero convinta di non avere alcuna speranza di diventare un Cavaliere Jedi. Non ero la migliore nel combattimento con la Spada Laser ed ero svogliata nello studio del Codice. C’erano dei midichlorians nel mio sangue, e questo significava che la Forza era potente in me, molto, a sentire il Maestro Joda. Ma forse non sarei stata in grado di sostenere la responsabilità di proteggere la Galassia. Chissà perché.
Avevo appena compiuto undici anni quando il maestro Myrasu mi scelse come suo Padawan. Gli fui così tanto grata di avermi dato la sua fiducia che per la prima volta mi buttai con tutta l’anima nello studio e nell’allenamento.
Il mio Maestro mi aveva insegnato a credere in me stessa: mi aveva dato la prova che ero degna di avere una possibilità di combattere, e che come tutti i Jedi, ero stata scelta per dare la mia vita per il bene comune. Era insieme un dono e un dovere, e per questo era una cosa per la quale valesse la pena di dare tutto.
Per questo ero pronta a mentire, tradire, tacere, agire. E lo avevo fatto.

Il sole era alto quando il maestro Myrasu fu congedato. Subito gli corsi incontro per sapere cosa volesse il Consiglio da lui.
 «Controlla la tua ansia, Ana-Rei» mi disse lui, imperscrutabile «stai perdendo il controllo.»
 «Hai ragione, ti chiedo scusa, maestro» risposi, respirando profondamente. Mi avrebbe risposto quando lo riteneva opportuno… se mai lo avesse ritenuto opportuno.
 «Seguimi, Ana-Rei.»
Camminai accanto a lui in silenzio e in trepidante attesa, ma senza darlo a vedere. Scrutai la sua espressione serena, e capii che era raccolto in una riflessione profonda. Non volli disturbarlo.
Koran Myrasu era originario di Haruun Kal, un pianeta in cui tutti gli abitanti erano sensibili alla Forza. Aveva la pelle di una tonalità di poco più chiara di quella del maestro Windu, i capelli castani e gli occhi dalle iridi dorate, profondi e saggi per chi conosceva i suoi disegni impenetrabili. Qualche volta il pensiero di avere questo privilegio mi faceva venire i brividi, ma mai, nemmeno una volta, avevo pensato di fare marcia indietro. Era questo il destino che mi era stato riservato.
 «Sembra che ci siano guai a Naboo.»
 «Così pare» risposi, con una punta di asprezza «è di questo che hanno parlato nella riunione straordinaria del Consiglio?»
 «Oh, il Consiglio ha già preso provvedimenti. Hanno mandato il Maestro Qui-Gon con il suo Padawan per negoziare una resa della Federazione dei Mercanti.»
Myrasu si fermò per sospirare.
 «Ho una terribile sensazione in proposito. Ci sono grandi tumulti nella Forza… e cambiamenti in arrivo.»
 «È una cosa positiva?» domandai
 «Chi lo sa… » disse lui a bassa voce «… il futuro è spesso nebuloso.»
Rimanemmo in silenzio, mentre il maestro Myrasu camminava lungo i corridoi del Tempio Jedi. Ero a disagio: temevo che il Consiglio gli avesse detto qualcosa che non mi era dato sapere.
 «Maestro» mormorai «c’è qualcosa… qualcos’altro che non va?»
Lui mi sorrise tristemente.
 «Lo percepisci, non è vero?»
Annuii, in attesa di una spiegazione.
 «Non è nulla di cui tu debba preoccuparti. Quando arriverà il momento, ti dirò tutto ciò che è necessario, così come il mio maestro fece con me, prima di morire.»
  «Grazie, maestro» dissi con gratitudine «ma voglio sperare che non significhi che rischierete la vita in un prossimo futuro.»
 «Essere un cavaliere Jedi è un compito pericoloso» ribatté lui seriamente «pensavo sapessi che dobbiamo essere…»
 «… Pronti a tutto, lo so» lo interruppi, beccandomi un’occhiataccia. Mormorai una scusa, guardando altrove.
 «E prima o poi arriverà anche il mio momento» proseguì lui, imperterrito.
Non dissi nulla. Mi aveva presa una strana inquietudine.
A volte mi assaliva il dubbio. Quando mi rendevo conto che gli insegnamenti del mio maestro erano diversi da quelli che ricordavo del mio addestramento da Youngling, o da ciò che sostenevano Yoda, Windu e gli altri Cavalieri Jedi…
D’accordo, la mia fiducia nel maestro Myrasu era stata già messa alla prova più volte: prima di tutto quando avevo scoperto che il suo maestro era passato al Lato Oscuro poco prima di morire, e che lui stesso l’aveva ucciso in combattimento. Un comportamento degno dei Sith, che però gli era stato perdonato, date le circostanze, e considerando che non era stata una manovra voluta: il suo maestro era morto in seguito per le ferite riportate, e quindi non propriamente ucciso.
Eppure con tutto ciò a volte avevo paura. Il mio maestro spesso si comportava in modo assai strano, ma era l’unico su cui potevo contare in tutta la Galassia. I miei genitori si erano dimenticati di me nel momento stesso in cui ero stata riconosciuta come Jedi. Non seppi mai nient’altro di loro, né dei miei fratelli. Solo un giorno mi giunse voce che ne erano nati altri dopo il mio trasferimento a Coruscant, altri che io non avrei mai conosciuto.
Da allora non ero più tornata ad Alderaan, né mi ero allontanata da Coruscant.
Il pensiero mi provocava una rabbia impotente che nonostante anni di esercizi non riuscivo a dominare. E una sensazione di smarrimento che giorno dopo giorno diventava più insopportabile.
La coscienza mi aveva spesso insinuato atroci dubbi… domande delle quali non osavo neanche cercare la risposta, tanto mi spaventava il pensiero di conoscere la verità.
Da sei anni ero la Padawan del maestro Myrasu, e i segreti che condividevo con lui erano solo una parte irrisoria di quelli che sospettavo tenesse…
«Devo fare una commissione, Rei, incontrare un Maestro Jedi.»
Mi riscossi dalle mie riflessioni.
 «Vuoi che venga con te, maestro?»
 «Perché no?» disse lui con un mezzo sorriso «È probabile che lui e il suo Padawan ci accompagneranno nella vostra prima missione.»
 «Aspetta… come? La mia prima missione?» esclamai.
Il cuore iniziò a battermi forte. Ero emozionatissima! Aspettavo da anni questo momento… saremmo partiti su una vera astronave e andati finalmente via da questa orribile e caotica distesa di grattacieli, ci sarebbero stati combattimenti, fughe, pericoli mortali, manovre spericolate a bordo di caccia stellari…
 «E dove andremo? Di che si tratta? Quando partiremo?»
 «Ana-Rei!» mi sgridò lui «Cerca di calmarti.»
 «Non ci riesco, maestro!» scoppiai a ridere e iniziai a saltellare per l’impazienza «Non vedo l’ora, sarà fantastico! Allora, cos’è che… »
 «Te lo dirò quando avrai l’autocontrollo per comportarti come una vera Jedi. Adesso smettila.»
Il suo tono sfiorava appena la rabbia, ma il suo sguardo era intimidente abbastanza da far evaporare il mio entusiasmo e far ritornare il timore.
 «D’accordo…» mormorai. Non mi spiegavo perché avesse questi scatti d’ira. Era umiliante, oltre che fastidioso, ma soprattutto… non si addiceva a uno Jedi.
 «Su, vieni. Il maestro ha una Padawan, una ragazza più o meno della tua stessa età. Farete una bella squadra insieme.»
 «Spero sia simpatica, maestro» dissi, sforzandomi di ritrovare un po’ di spensieratezza.
 «Oh, non aspettarti troppo. Lui è piuttosto noioso, ma può darsi che lei sia di una pasta diversa.»
Per quanto mi rendessi conto che non era giusto fare una cosa simile, mi divertivo un sacco a sentire il maestro Myrasu a etichettare le persone come “noiose” o “interessanti”.
 «Come si chiama lei?» gli domandai, sperando di riconoscere il nome tra gli Youngling con cui avevo studiato.
 «Vie-Gan» rispose il maestro. Un nome che non mi diceva nulla. Me lo ripetei in testa a lungo, ponderando il suono, cercando di associarvi un volto.
 «Non mi piace» sentenziai dopo un po’ «mi dà un cattivo presentimento.»
 «Potresti cambiare idea» disse il maestro Myrasu «tutti abbiamo bisogno di compagni di guerra affiatati. Altri li chiamerebbero amici.»
Non dissi nulla. Non ero sicura che l’idea mi piacesse. Mi chiesi se un’amicizia potesse nascere anche con dei segreti.



Note:
Buonasera, popoli della Galassia, è la vostra Lady Arya che vi parla!
Proprio così, Ana-Rei è il mio personaggio, e in questo primo capitolo introspettivo, scritto dal suo punto di vista, ho voluto raccontarvi parte della sua storia e presentarvi la situazione iniziale.
Come avrete già intuito, c'è stato un ampio salto temporale dal prologo, che si svolge parecchi anni dopo, ma non temete, ritorneremo anche lì, e vedrete come andrà a finire!
Chiaramente le due protagoniste non si conoscono ancora: dovrete attendere ancora un po' per il loro primo incontro... secondo voi, che impressione si faranno? Si accettano scommesse!
Per concludere, spero che vogliate lasciare una recensione e darci così il vostro parere, sia io che Lady Leysa vi saremmo molto grate.
Adesso vi saluto, al prossimo aggiornamento,

Lady Arya

 
   
 
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