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Autore: Leysarya    29/09/2014    1 recensioni
«Che succede?» chiede la mia amica, non consapevole di ciò che sta accadendo poiché molto occupata a pilotare il veicolo, ma sembra anche lei turbata da qualcosa.
«Le comunicazioni hanno smesso di funzionare. Siamo tagliate fuori, dovremo aspettare di arrivare a Coruscant per riportare al consiglio ciò che è accaduto.» Rispondo dandole le spalle.
«Vie-Gan vieni qua, c’è un altro problema, forse più grave.»
«Definisci “più grave”» e avvicinandomi capisco cosa intende. La mappa è scomparsa, le coordinate anche. Non sappiamo più in che zona siamo e non possiamo di certo tornare su Pria III. Anche se potessimo in ogni caso non sarebbe la mia prima scelta, l’ambiente è umido e poco ospitale, benché la popolazione non sia così male, ma è pure poco sviluppato dal punto di vista tecnologico, e non troveremmo di certo lì la soluzione ai nostri problemi.
«Dobbiamo tentare un atterraggio di emergenza sul primo pianeta che troviamo»
«Ma siamo lontani dai territori della Repubblica» dice ingenuamente lei.
«Non credo che quei Cloni siano stati mandati da qualche altra organizzazione, potrebbe essere sia la nostra fortuna che la nostra sfortuna trovarci così lontani. Possiamo solo tentare.»
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Qui-gon, Un po' tutti, Yoda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La distesa di assi di legno che fa da pavimento al ponte scricchiola sotto i nostri passi. Sulla nostra testa fasci di giunchi si intrecciano in un tetto a punta.  
Lo sbocco del cavalcavia è ancora lontano alla nostra vista: venti piedi più sotto, l’oceano ruggisce. 
Vie-Gan cammina dritta e disinvolta, ma so cosa la rende nervosa. Continua a lanciare occhiate perplesse ai pilastri che sembrano fin troppo fragili, nient’altro che canne tenute insieme da una corda annodata.
 «Ho qualche dubbio sulla sicurezza di questo ponte» esordisce «con tutta l’umidità che c’è non mi stupirei se il legno fosse marcio» aggiunge con aria critica. 
In risposta, inizio a dare colpetti con la mano a ogni sostegno che mi ritrovo davanti, cercando di non ridere nel frattempo. Vie-Gan mi lancia un’occhiataccia ma non reagisce. 
Dato che la cosa non sembra infastidirla granché, inizio a saltellare con il preciso scopo di darle fastidio. 
Lei sbuffa e mi strattona un braccio, serissima.
 «Un giorno o l’altro ci farai ammazzare.»
 «Che permalosa» ribatto per scherzo, strizzandole l’occhio «coraggio, stiamo per tornare a casa! Questa missione è durata anche troppo.» 
In genere adoro viaggiare in pianeti lontani, ma stavolta Maestro Yoda ha davvero esagerato. Pria III è uno scoglio per la maggior parte coperto dal mare, abitato da un popolo decisamente primitivo che vive in palafitte traballanti ed esposte alle intemperie, con due sole piste di atterraggio per le astronavi sull’intera superficie. 
L’entrata per la miniera sotterranea che abbiamo dovuto esaminare era raggiungibile soltanto attraverso un dedalo di percorsi sospesi sul mare, i quali ovviamente non procedevano in linea retta, e ci hanno costretto ad allungare la strada del doppio. 
Per farla breve, per arrivare a destinazione, raggiungere il fondo della miniera fino alla nuova cava, esaminare i cristalli per determinare che no, non erano adatti per le Spade Laser e tornare indietro,  abbiamo impiegato mesi interi. 
È stata la missione più lunga, noiosa, faticosa e inutile che io abbia mai fatto in tutta la mia vita. Ma Yoda è il Maestro Supremo, quindi mi amputerei una mano piuttosto che esporre lamentele. 
Vie-Gan non ha fiatato come al solito. Il suo senso del dovere le ha impedito di farlo, ma in fondo la conosco e so che anche lei avrebbe preferito un po’ di sano combattimento. È fantastica con la Spada Laser, almeno tanto quanto io sono brava nella persuasione con la Forza. 
Non abbiamo nessunissima intenzione di rimanere su Pria III un istante più del necessario, perciò ci affrettiamo a percorrere lentamente ciò che resta del ponte, in direzione della piattaforma su cui abbiamo parcheggiato la nostra astronave. 
Guardo oltre la ringhiera di legno: il cielo è coperto da fitte nuvole grigiastre, che però non impediscono di distinguere la sagoma di Pria IV, il suo pianeta gemello. 
 «Rei… » mormora Vie-Gan. La tensione nella sua voce mi mette in allarme. Con la coda dell’occhio la vedo appoggiare la mano sull’impugnatura della Spada Laser, da sotto la sua tunica color crema. 
 «Cosa c’è?» rispondo subito, imitandola. 
 «Abbiamo dei visitatori clandestini della Repubblica.»
Guardo avanti proprio nel momento in cui mettiamo piede sulla terraferma. Senza arretrare di un passo, fronteggiamo lo schieramento di Cloni che ci hanno accolto con i fucili imbracciati. 
 «Cavalieri Jedi» dice il comandante, che si distingue dagli altri per i colori dell’uniforme «vi dichiaro in arresto.» 
 «Non credo proprio» ribatto. 
In un fluido movimento simultaneo, Vie-Gan ed io accendiamo le nostre Spade Laser: un raggio bianco e uno dorato saettano nell’aria caliginosa. Appena il tempo di lanciare il guanto di sfida e lo scontro comincia. 
Entrambe ci lanciamo all’attacco: Vie-Gan si getta fulminea sulle armature bianche dell’esercito della Repubblica, mulinando la spada con una destrezza mortale, deviando ogni colpo di blaster nel raggio di due metri. 
La seguo a ruota, tenendomi sulla difesa; sulle prime ho un po’ di difficoltà ad arginare la raffica di laser che i Cloni mi scaricano addosso, ma qualcuno dei colpi di rimbalzo abbatte uno o due soldati, e la pausa che ne deriva mi consente di sollevare una mano e mandare quattro o cinque nemici a schiantarsi sulla nuda roccia dopo un volo che difficilmente li lascerà in grado di fare altro danno. 
 «All’astronave, presto!» grida Vie-Gan, decapitando un Clone con un solo, potentissimo fendente. 
 «Arrivo!» rispondo, liberandoci la strada dai nemici rimanenti con la Forza. 
Cerco di restare calma, ma nel frattempo continuo a chiedermi per quale motivo i Cloni ci stiano attaccando in tale numero e con tanta ferocia, e il sangue mi ribolle per la rabbia.  
Mentre corriamo verso la piattaforma, i blaster continuano a mitragliarci di colpi. Rallentiamo per bloccarli, e uno per poco non mi sfiora l’orecchio. 
 «Ana-Rei, va’ avanti e metti in moto l’astronave!» dice Vie-Gan, concentratissima.
 «D’accordo, e tu?» le grido, cominciando nel frattempo ad arretrare, senza distogliermi ancora dal combattimento.
 «Ti copro le spalle» risponde, nel ritratto della determinazione. 
Immediatamente spengo la Spada Laser e corro a premere il pulsante per aprire il portello. R3-D8, il nostro droide astromeccanico, mi viene incontro, lampeggiando di luce rossa ed emettendo un suono squillante interrogativo. 
 «In posizione, R3!» lo rimprovero «Decolliamo immediatamente.»
Corro ai comandi, digitando il codice per accendere il motore. Sento rumore di battaglia e Vie-Gan ancora non si vede. L’astronave inizia già a muoversi, il portello è spalancato e la piattaforma è così piccola che dovremo staccarci subito se non vogliamo finire in acqua, o sugli scogli. 
 «Maledizione, maledizione» mormoro a mezza voce «non devo essere impulsiva, non devo…» 
L’istante di lucidità dura, per l’appunto, un istante. 
Metto il pilota automatico e mi fiondo fuori, spada in pugno. La mia migliore amica ha bisogno di me.
 
  ∂∂∂
 
Dopo aver detto ad Ana-Rei di salire sulla nostra astronave e stare pronta a partire devio ancora una volta dei colpi di blaster che arrivano sulla mia destra; alcuni si perdono nell’atmosfera, altri vanno a segno e colpiscono chi li ha scagliati. Sto sull’offensiva, e piuttosto che difendermi fino ad arrivare al portello del trasporto cerco l’avanzata. Con un paio di fendenti riesco ad atterrare un altro Clone. La battaglia va avanti inesorabile, sono più di me ma so di poterne uscire indenne. 
Con la coda dell’occhio riesco a scorgere la navicella che inizia a muoversi, ma poco dopo, tra il suono dei blaster e della mia Spada Laser, sento un rumore di passi che si avvicina velocemente.
 «Rei torna indietro!» le dico, contrariata dal suo comportamento.
 «Non salgo sull’astronave se non insieme a te!» mi risponde mentre con la Forza atterra due Cloni che si erano pericolosamente avvicinati a noi. «Sono troppi anche per te, Vie-Gan!»
Quasi un colpo di blaster mi colpisce ma riesco prontamente a schivarlo. 
Non permetterò mai che succeda qualcosa ad Ana-Rei, non fino a quando io sono nei paraggi e posso difenderla. Le voglio bene e non vorrei mai trattarla male o risponderle in modo rude, ma a volte non mi lascia altra scelta. «Torna immediatamente su, ormai sono rimasti in pochi e posso farcela. Serve qualcuno ai comandi.»
 «Ho messo il pilota automatico.»
In una situazione normale le avrei lanciato un’occhiata di rimprovero, ma date le circostanze non posso permettermi di distogliere lo sguardo dai nemici. 
 «Vuoi metterti a discutere di ciò proprio adesso? Sali sull’astronave. Adesso.» Le ordino con tono autoritario. La sento sbuffare e quasi iniziare a dire qualcosa, ma quando un raggio di blaster sta per colpirla e mi precipito a rimandarlo indietro capisce che è inutile discutere con me, non su questo argomento e non in questo momento, così ripone prontamente la propria Spada Laser e fa ciò che le ho chiesto. 
Ormai anche io capisco che è rimasto proprio poco tempo, la piattaforma è piccola e rischiamo di finire nell’oceano se non ci muoviamo a partire. Decapito un ultimo Clone e inizio ad indietreggiare velocemente fino a salire sul portello che lentamente si chiude sotto di me. Il movimento di questo e il repentino alzarsi della navicella mi fanno barcollare e cadere, ma non così rovinosamente da farmi male. Sono esausta e mi lascio scivolare con la schiena sul freddo pavimento, giusto il tempo di fare un respiro profondo per riprendere un po’ il fiato, poi mi tiro su sui gomiti. 
Vedo Ana-Rei correre e inginocchiarsi accanto a me «Stai bene?» mi chiede.
 «Sì, sto bene» dico tirando un altro sospiro e alzandomi in piedi «Erano tanti. Ma perché ci hanno attaccate?»
La mia amica alza le spalle, palesemente perplessa quanto me.
Ci precipitiamo ai comandi e finalmente Rei leva il pilota automatico «Coruscant?» mi chiede per appurare la nostra prossima destinazione. Io annuisco e guardo la mappa: siamo veramente molto lontane. Propongo quindi di metterci subito in contatto con Yoda per metterlo al corrente dell’attacco, ma non appena cerchiamo di stabilire una comunicazione l’ologramma inizia a dare segni di instabilità e interferenza fino a scomparire del tutto. «R3 controlla il generatore» dico riprovando ancora una volta, ma non c’è niente da fare.
 «Che succede?» chiede la mia amica, non consapevole di ciò che sta accadendo poiché molto occupata a pilotare il veicolo, ma sembra anche lei turbata da qualcosa.
 «Le comunicazioni hanno smesso di funzionare. Siamo tagliate fuori, dovremo aspettare di arrivare a Coruscant per riportare al consiglio ciò che è accaduto.» Rispondo dandole le spalle.
 «Vie-Gan vieni qua, c’è un altro problema, forse più grave.»
 «Definisci “più grave”» e avvicinandomi capisco cosa intende. La mappa è scomparsa, le coordinate anche. Non sappiamo più in che zona siamo e non possiamo di certo tornare su Pria III. Anche se potessimo in ogni caso non sarebbe la mia prima scelta, l’ambiente è umido e poco ospitale, benché la popolazione non sia così male, ma è pure poco sviluppato dal punto di vista tecnologico, e non troveremmo di certo lì la soluzione ai nostri problemi.
 «Dobbiamo tentare un atterraggio di emergenza sul primo pianeta che troviamo»
 «Ma siamo lontani dai territori della Repubblica» dice ingenuamente lei.
 «Non credo che quei Cloni siano stati mandati da qualche altra organizzazione, potrebbe essere sia la nostra fortuna che la nostra sfortuna trovarci così lontani. Possiamo solo tentare.»
Pondero sulla possibilità di trovare delle creature ostili, territori completamente disabitati o addirittura inabitabili per via della loro atmosfera. Tutto è un rischio in questo momento, non c’è nessuna certezza. 
Mi siedo in un angolo e incrocio le braccia, impotente dato che non possiamo fare nulla nemmeno per le comunicazioni a meno che non vengano ripristinate.
Il pensiero di aver passato mesi su un pianeta sconosciuto e sottosviluppato per raggiungere una grotta, e aver poi scoperto che i cristalli che speravamo potessero essere utilizzabili per le spade laser non erano in realtà ciò che ci aspettavamo, a causa dello stress del momento mi diventa insopportabile. Durante il tempo che abbiamo, a mio parere, perso potrebbe essere successo chissà cosa, qualcosa che potrebbe spiegare come mai quei Cloni ci hanno attaccate. Ora non possiamo nemmeno sperare in un’immediata risposta alle nostre domande.
 «A cosa stai pensando?» mi chiede Rei, che probabilmente ha notato il profondo silenzio. Non che io sia una persona che ama parlare, ma questa è una situazione un po’ diversa dal solito.
 «Penso che abbiamo veramente perso tempo con questa missione» dico sincera, forse non nascondendo troppo bene la mia irritazione. Lei però non mi risponde, probabilmente la pensa come me. 
 «Vie-Gan, ho trovato un pianeta!» esclama, e io mi precipito verso il radar.


Note:
Buonasera a tutti! 
Ecco qui il prologo della nostra prima storia (per chi non avesse letto la descrizione dell'account siamo in due), speriamo vi sia piaciuto! Dal prossimo capitolo ci firmeremo singolarmente, ma questa volta usate la Forza e scoprite quale delle due parti appartiene a Leysa e quale ad Arya (e quindi qual è il nostro personaggio). Aspettiamo con ansia le vostre recensioni. 

A presto vostre Lady Leysa e Lady Arya.
   
 
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