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Autore: lilyhachi    03/11/2014    2 recensioni
(Post terza stagione; nessun collegamento con la quarta stagione)
Madison era rotta, come un oggetto di vetro, i cui pezzi erano sparsi chissà dove, eppure Derek non sembrava da meno, solo che nessuno dei due era in grado di vedere le rispettive incrinature.
Derek Hale era spezzato. Tutto il suo dolore era accompagnato da una bellezza suggestiva in grado di annullare tutte quelle scosse che sembravano martoriare il suo sguardo rigido. Tutta la sua sofferenza era perfettamente modellata, come fosse creta, per far in modo che non ci fossero crepe, così da impedire al più flebile spiraglio di luce di entrare. Tutti i suoi tormenti erano pericolosamente allineati come le tessere del domino, e anche il minimo fruscio avrebbe potuto segnare una reazione a catena irreversibile. Da lontano, sembrava tutto in ordine, ma bastava avvicinarsi per riconoscere quelle piccole imperfezioni che lo rendevano rotto…splendidamente rotto.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVI

My liar
 
“Wrapped up in the clouds.
I tried to get up there but then I found.
I’m still gravity bound. I’m gravity bound”.
(Dan Henig – Gravity bound)
 
“Non intendo restare qui con le mani in mano!”.
Lana stava quasi urlando per lo sdegno mentre Derek cercava di farle capire che non c’era tempo da perdere e che dovevano assolutamente dividersi.
“Lana, non possiamo andare insieme” cercò di farle capire Peter, usando un tono così comprensivo che quasi non sembrava appartenergli. “E’ pericoloso, qualcuno potrebbe farsi male”.
“E’ la mia migliore amica”, ribattè Lana mentre qualche lacrima si perdeva tra le sue lunghe ciglia scure. “Devo vederla, sapere che sta bene”.
Derek provò quasi pena per quella ragazza che era stata portata lì all’improvviso senza alcuna spiegazione concreta e ritrovandosi immersa in una realtà sconosciuta, un po’ come era capitato a Madison. Leggeva nei suoi occhi la gioia nell’aver saputo che la sua amica stesse bene e la rabbia mista al dolore nel realizzare che fosse sul punto di perderla ancora, e forse per sempre.
Quanto poteva essere doloroso ritrovare qualcuno per poi rischiare di perderlo ancora?
“La riporterò da te”, intervenne Derek, attirando l’attenzione di Lana che stringeva ancora il braccio di Peter che si era voltato verso di lui.
Lana lo guardò con gli occhi colmi di lacrime e lesse la determinazione nel suo sguardo che bastò per calmarla, nonostante la voglia di seguirli fosse ancora forte. Lo ringraziò silenziosamente con un cenno del capo e un singulto, poiché sembrava ancora davvero troppo scossa per parlare.
Lydia si avvicinò a loro, poggiando le mani sulla braccia di Lana e facendo sì che si allontanasse, per poi guardare Derek e fargli capire che era arrivato il momento di andare. La ragazza guardò Stiles che le si fermò accanto prima di seguire gli altri che stavano discutendo con Bastian e stringendo la sua fedele mazza da baseball in una mano. Lydia sorrise, cercando di nascondere la paura.
“Non ne vuoi proprio sapere di trovare qualcosa di meglio, eh?”.
“Ci sono troppo affezionato, lo sai”, disse lui con tono fiero. “Stavo anche pensando di darle un nome…sarebbe figo”.
Lydia sospirò, trattenendo la voglia di dirgli che non c’era nulla da scherzare perché Stiles stava per andare nel covo di un branco di lupi dove un alpha aspettava solo il loro arrivo per farli fuori. Lydia si sentiva ancora come se fosse nel bel mezzo di un cimitero con delle fosse appena scavate e il terreno pronto ad accogliere un mucchio di corpi senza vita e ricoperti di sangue. Uno di quei corpi poteva essere Stiles e Lydia non voleva assistere a quella scena. Sentì gli occhi inumidirsi e sapeva che non voleva vivere ancora con il terrore di non poterlo rivedere dinanzi a lei.
“Non mi farò ammazzare, Lydia”, dichiarò lui, quasi leggendole nel pensiero. “Ho la pelle dura”.
“Anche la testa, se è per questo”, convenne Lydia, incrociando le braccia. “Lo sai, vero?”.
“Sempre saputo”, confermò il ragazzo, grattandosi la nuca e guardando ancora Lydia.
Una parte di lui avrebbe desiderato tanto baciarla, come in una scena struggente di un film dove il protagonista sta per andare incontro ad un pericolo e saluta la sua amata con un bacio passionale, promettendole che tornerà da lei. Tuttavia, quello non era un film e Stiles era ancora troppo imbranato per simulare una scena di quel genere, ma forse poteva riadattarla. Prese una mano di Lydia tra le sue e la guardò in quegli occhi verdi che lo fissarono di rimando, brillando più del solito, come se quel tocco avesse risvegliato Lydia da un sonno profondo.
“Torneremo”, sussurrò Stiles, suggellando una delle promesse più serie ed importanti che avesse mai fatto in tutta la sua vita. “Tornerò…qui da te”.
Quando Lydia gli gettò le braccia al collo, Stiles quasi faticò a crederci: Lydia Martin lo stava abbracciando, lo stava stringendo come se ne valesse della sua stessa vita e come se quel gesto fosse la cosa più giusta e necessaria da fare in quel preciso istante.
Stiles ricambiò la stretta e quando Lydia si allontanò da lui, una leggera ondata di freddo lo invase, facendolo sentire smarrito.
“Non farti prendere a calci”, lo salutò Lydia, abbassando di colpo lo sguardo, come imbarazzata.
Stiles sorrise e si voltò verso il resto del gruppo, ancora impegnato a parlare con Bastian.
Rivolse un ultimo cenno di saluto anche a Cora e Lana, che sarebbero rimaste lì insieme a Lydia.
Quando uscirono dalla casa, qualcosa nell’aria sembrò cambiare e Lydia pregò con tutto il cuore che avrebbero varcato nuovamente quella porta.
 
Per un attimo, Madison credette di aver perso la capacità di parlare mentre osservava la scena di Julian che schiacciava Ridley contro il muro, stringendo sempre più la presa sul suo collo. Ad un tratto, la sua voce risuonò così alta che le sembrò quasi di somigliare a Lydia.
“Lascialo andare!”, urlò con tutta la voce che aveva in corpo. “Lascialo andare!”.
Julian si voltò verso Madison, allontanandosi da Ridley che ricadde sul pavimento, producendo un tonfo sordo e portando una mano alla gola dolorante.
“Sono quasi certo che se tua madre fosse qui avrebbe reagito allo stesso modo”.
“Forse perché teneva a lui più di quanto tenesse a te”, lo provocò Madison, per fare in modo che si allontanasse il più possibile da Ridley.
Qualcosa di inquietante saettò negli occhi di Julian e per un attimo a Madison sembrò di vedere le sue pupille tingersi di rosso.
“Tu credi?”, domandò Julian, facendo un passo avanti, con fare minaccioso.
“Ne sono certa”, dichiarò lei, guardandolo dal basso. “Come avrebbe potuto amarti? Sei solo un egoista e maniaco del potere!".
Madison non fece neanche in tempo a realizzare del tutto le sue parole che un colpo dritto in viso la costrinse a voltarsi dall’altro lato della stanza, sentendo un dolore che si diramava lungo la guancia. Fece per portarsi una mano al volto ma questa venne intercettata da Julian che si posizionò a pochi centimetri dal suo viso con gli occhi che brillavano di un rosso sangue simile a quello della luna.
“Attenta a quello che dici, ragazzina!”, sibilò lui, facendosi così vicino che Madison poteva sentire la rabbia percorrergli il corpo mentre lei quasi tremava. “Così velocizzi solo la tua condanna”.
“Toglile le mani di dosso!”, Ridley si era rialzato e si stava dirigendo verso Julian ma prima che potesse anche solo sfiorarlo, l’alpha lo fermò ancora una volta, esaltando la sua forza fisica. “Se c’è qualcuno da condannare quello sono soltanto io…e non Madison”.
Julian rise: l’ennesima risata amara che provocò solo maggiore odio in Madison.
“Non fare il martire”, rispose l’uomo, mostrandosi più calmo nonostante sembrasse nascondere tutto il rancore che aveva accumulato nel corso di quegli anni all’insegna della menzogna. “Vuoi dirmi di prendermela con te? Di punire te? Oh no, troppo facile…perché quando uno dei tuoi beta ti tradisce alle spalle, la situazione non può certo risolversi in maniera così semplice, non trovi?”.
“Tu non l’hai mai amata”, esclamò Ridley all’improvviso, lasciando Julian sorpreso quanto irato.
Julian sembrava sapere che Ridley stesse dicendo la verità, perché lui non amava davvero Nadia, o almeno non come l’amava Ridley. Per lui era sempre stata una questione di potere e di possesso, ma quel piccolo e insignificante dettaglio non gli avrebbe certo permesso di cambiare idea.
La verità era che Julian era così intrappolato nella sua ossessione per il potere da non voler minimamente valutare la possibilità di guardare dentro di sé e capire che lui non aveva mai provato nulla per Nadia.
“E questo dovrebbe giustificarti?”, ribattè Julian, incrociando le braccia e fingendo di voler portare avanti una conversazione civile. “Questo basta per giustificare il tradimento e la menzogna che Nadia ha portato avanti fino alla nascita di questa piccola e inutile umana?”.
Madison sentì il sangue ribollirle nelle vene mentre la voglia di rompere quelle catene si faceva sempre più forte. Per un attimo, quasi provò tristezza per il suo essere umana poiché se avesse avuto almeno un minimo della forza dei licantropi, si sarebbe già avventata su Julian.
“Certo che no!”, rispose Ridley con fermezza. “Ma non giustifica quello che vuoi fare tu”.
“Hai ragione”, convenne Julia, passandosi una mano tra i capelli. “Sono un vero sciocco”.
Ovviamente, Julian non era sincero e subito dopo aver parlato colpì ancora Ridley al petto, scagliandosi su di lui mentre Madison gli urlava inutilmente di fermarsi. Blake, rimasto immobile a fissare quella scena assurda, si riscosse finalmente e cercò di aiutare Ridley per quanto possibile ma il suo tentativo fu inutile, a causa della forza del suo alpha. Gwen continuava a guardare senza dire nulla, appariva quasi in trance mentre realizzava qualcosa di cui soltanto lei sembrava essere a conoscenza: una realizzazione personale e troppo scioccante per essere condivisa con qualcun altro.
Guardava Julian come se lo vedesse per la prima volta, capendo a pieno le sue reali intenzioni e non sentendosi altro che una stupida pedina, parte del suo gioco sadico. Nadia era la causa scatenante di tutta quella vicenda: la donna che lei non avrebbe mai potuto sostituire, perché Julian era troppo accecato da lei per potersi guardare realmente attorno.
“Ci hai usato per tutto questo tempo?”, domandò Blake, mentre la voce si riempiva di collera. “Ci hai condotti fino a qui soltanto per una vendetta puramente personale. Stai cercando di trasformare una ragazza con cui non hai nessun legame di sangue. Sei fuori di testa!”.
“Devo dubitare anche della vostra lealtà?”, urlò Julian, rivolgendosi sia a Blake che Gwen. “Ve la farò molto semplice…state dalla mia parte o morite, chiaro? Non credo che Blake voglia vedermi mentre apro in due il torace di Bastian non appena metterà piede qui, giusto?”.
Blake strinse così forte i pugni fino a farsi sanguinare le nocche e ripeté a sé stesso di desistere dall’impulso di fare ciò che l’istinto gli stava ordinando.
“Bastian sarà qui a momenti”, rispose Julian, quasi canticchiando.
“Fai come dice”, esclamò Ridley, rivolgendosi a Blake, quasi pregandolo, poiché sapeva che se Blake avesse mosso anche un solo dito, non avrebbe più visto la luce del sole e neanche Bastian.
Blake sembrò rilassarsi e si voltò a guardare Julian con immenso odio, pensando al momento in cui il branco di Derek li avrebbe raggiunti insieme a Bastian e allora le cose sarebbero andate diversamente. Almeno così sperava.
Intanto, Gwen continuava a restare impassibile, fissando Julian.
“Bene”, Julian si rilassò, guardando di nuovo Ridley e sferrandogli un calcio. “Gwen, porta Madison qui e poi preparati a ricevere visite”.
Gwen tremò sul posto, sorpresa dal fatto che Julian avesse deciso di coinvolgere qualcun altro e guardò Madison che se ne stava a terra con le mani tenute ferme dalle catene.
“Allora?”, la richiamò Julian, impaziente. “Sei ancora dalla mia parte?”.
Gwen non sembrava molto convinta, eppure guardare Julian negli occhi sembrò riscuoterla, così si avvicinò a Madison, costringendola a sollevarsi e togliendole le catene. Sentiva il suo cuore che batteva violentemente e pensava a ciò che aveva fatto Nadia. Aveva ingannato tutti, a partire da Julian, eppure lui era ancora lì per quella donna…aveva trascorso gli ultimi anni cercando non di trovare la figlia che gli era stata portata via ma la bambina frutto di qualcosa che per Julian era del tutto sconosciuto. E lei? Era soltanto una pedina, mossa da un amore mai ricambiato.
Il suo sguardo incrociò quello di Blake, cercando una risposta che nessuno poteva darle davvero.
 
“E’ lì che dobbiamo andare?”.
Derek osservò lo scenario che gli si parava davanti, concentrandosi su quella casa ridotta in rovina e nascosta nel bel mezzo dei boschi, quasi al confine della città. La vegetazione era molto fitta, particolare che aveva permesso a Julian e al suo branco di tenersi ben isolato dalla città e non dare nell’occhio allo Sceriffo o a qualche altro abitante che avrebbe notato facce nuove. A vederla, la casa sembrava ovviamente abbandonata ed era così malridotta che Derek temette potesse crollare da un momento all’altro, con Madison al suo interno, dettaglio che lo terrorizzò.
Cercò di acuire i sensi per sentire anche il minimo sibilo proveniente dall’interno dalla casa ma l’unica cosa che riuscì a captare era un silenzio inquietante e innaturale. Spazzò via il senso di agitazione che correva nelle sue vene, e finalmente udì dei battiti accelerati e indistinti.
La mano di Peter sulla sua spalle lo costrinse a riaprire gli occhi per guardare gli altri.
“Probabilmente Julian si trova nella stanza sotto le scale”, spiegò Bastian cominciando a camminare, mentre le foglie secche scricchiolavano sotto i suoi piedi. “Era lì che stava preparando tutto, in attesa del giorno in cui avrebbe dovuto trasformare Madison. Ci sarà Gwen ad aspettarci…con Blake”.
“Ci daranno molti problemi?”, chiese Scott, sinceramente preoccupato.
“Gwen indubbiamente”, affermò Bastian, gettando uno sguardo alla luce che proveniva dall’interno della casa. “Blake…spero davvero di no”.
“Solo io ho la sensazione che le cose stiano per mettersi male?”, domandò Stiles, preoccupato.
Isaac impugnò una lama d’argento che teneva nella tasca posteriore dei jeans, attirando su di sé gli sguardi curiosi del resto del branco.
“E’ di Chris, me lo ha lasciato tempo fa, potrebbe servire”.
“Cosa ci fai con quel coltellino?”, chiese Bastian, squadrandolo con fare derisorio.
“Coltellino d’argento. Puoi testarlo, se vuoi”, proruppe Isaac, facendo sussultare l’altro per poi sfoggiare un sorrisetto soddisfatto.
“Ok, basta con la gara a chi è più macho”, li interruppe Stiles.
Derek fece un passo avanti ma Scott lo fermò, poiché Derek gli sembrava più un automa che un essere dotato di testa e cuore.
Non aveva proferito parola per tutto il tragitto, limitandosi a guardare dritto dinanzi a sé come qualcuno pronto a morire senza nessun ripensamento.
Era chiaro che Derek fosse pronto a tutto per salvare Madison, ma Scott continuava ad essere ugualmente in pensiero per lui. Quel rituale avrebbe potuto ucciderlo, e Derek sarebbe morto senza pensarci.
“Derek”, lo chiamò il ragazzo, facendo sì che si fermasse. “Come funziona il rituale?”.
“Entro e mi getto su quel bastardo”, rispose l’altro, laconico.
“Piano geniale”, lo rimbeccò Peter, alzando gli occhi al cielo.
“Noi distraiamo Gwen e Blake”, dichiarò Isaac, facendo un cenno complice a Kira. “Mentre voi vi occupate di Julian, Ridley e Madison. Se riusciamo a muoverci separatamente, Derek avrà modo di tendergli un agguato e mettere in atto il rituale…giusto?”.
“Accidenti!”, esclamò Stiles, sorpreso. “Di solito dici soltanto stupidaggini”.
Isaac gli risolve un sorrisetto ironico e ricevette una semplice occhiata in risposta, mentre Bastian scuoteva il capo in segno di diniego verso quelle marachelle poco adatte alla situazione.
“Cosa stiamo aspettando?”, chiese Kira, spostando lo sguardo sulle persone attorno a lei.
Scott guardò ancora una volta Derek, pensando che l’unica cosa da lui attesa fosse la certezza che Derek non sarebbe colato a picco insieme a Julian, idea che certamente lo stava sfiorando.
Voleva essere sicuro che Derek avrebbe messo in atto il rituale, cercando almeno una minima possibilità di salvezza. Voleva essere sicuro che Derek non sarebbe morto insieme a Julian. Tuttavia, lo sguardo del licantropo sembrava completamente privo di ogni senso di sopravvivenza.
“Nulla. Andiamo”, dichiarò Derek, seguendo Bastian che mostrava loro la strada.
Quando furono finalmente abbastanza vicini da rendersi conto di ciò che stava accadendo, Derek vide Bastian aprire una porta di legno con un calcio, mostrando loro delle scale che davano su quello che sembrava essere una specie di deposito. Una flebile luce proveniva dal fondo delle scale e Derek seguì a ruota Bastian in modo così veloce che quasi non si accorso di ciò che stava accadendo.
Vide Julian accanto al muro con Ridley accasciato ai suoi piedi e Madison con i polsi legati: il volto di Ridley era madido di sangue mentre Madison aveva un graffio sulla guancia. Senza pensarci, fece per dirigersi verso di lei ma Gwen gli si parò davanti con aria di sfida.
Derek sbuffò mentre i suoi occhi cambiavano colore e un ringhio si levava dalla sua gola. La spinse indietro con uno strattone, lasciando che Isaac e Kira si avventassero su di lei, mentre lui continuava a camminare verso Julian. Gli sembrava di essere in un sogno, nel quale tentava disperatamente di raggiungere qualcosa ma più si avvicinava e più l’oggetto dei suoi sogni si faceva più distante.
Adocchiò Bastian e Scott che correvano verso Blake, mentre Stiles si avvicinava a Madison per accertarsi che stesse bene. Tentò con tutte le sue forze di non pensare troppo a lei, poiché il suo obiettivo era Julian e doveva mettere fine a tutto prima che procurasse altro dolore.
Era ad un passo da Julian, quando quest’ultimo con uno scatto fulmineo si ritrovò accanto a Stiles, spingendolo via e afferrò Madison per le braccia.
Il tempo parve fermarsi in quella casa.
“Nessuno si muove, eh?”, disse con tono di scherno, mentre con una mano scostava i capelli di lei, puntando alla sua gola esposta. “Forse nessuno vuole che qualcuno venga morso”.
“Non-“, tentò di parlare Ridley, ancora malconcio, mentre si rimetteva in piedi.
Derek sgranò gli occhi, lasciando che tornassero al suo colore naturale.
Tutta la rabbia era svanita, per fare posto al terrore, alla paura che i denti di Julian affondassero nella gola di Madison, dando inizio a quel processo irreversibile che avrebbe potuto portare solo a due conseguenze, e nessuna di quelle sembrava presagire una via di salvezza per lei. Si sentì come un bambino spaurito che non aveva la forza di affrontare l’Uomo Nero che minava la sua serenità.
Incrociò lo sguardo di Madison che sembrava quasi lieta di rivederlo anche se in quella circostanza.
Lei fece un cenno con il capo allungando una mano per far sì che Derek si fermasse senza muovere alcun passo, come per dirgli che andava bene, che non doveva avere paura. Ricordò tutti i momenti passati insieme e le sue mani attorno al suo braccio, mentre lo confortava e gli ripeteva che andava bene, che non c’era nulla da temere. Eppure, quello non bastò a rasserenarlo.
Madison stava per essere morsa e Derek non sapeva cos’altro fare per impedirlo.
Non aspettò oltre, ma quando fece l’ultimo passo che lo separava da Julian, quest’ultimo sfoggiò i canini per poi conficcarli nella gola di Madison, provocandole un urlo acuto di dolore. A quel punto, il tempo sembrò riprendere la sua corsa naturale e quando Madison cadde sul pavimento polveroso con il sangue che le imbrattava la gola e la spalla, Derek desiderò soltanto uccidere con le sue mani l’Uomo Nero che aveva le sembianze di Julian.
Gli fu addosso, dando sfogo a tutta la furia che aveva in corpo ed emise un ringhio di dolore e frustrazione per ciò che era appena accaduto a Madison. Strinse la presa sulle braccia di Julian, mentre lui rideva del suo dolore, quasi felice di avergli causato tutto quel male in un sol colpo.
Si liberò dalla sua morsa e iniziò a colpirlo, trovando risposta in Derek che non diede alcun peso al fatto di essere in totale svantaggio contro un alpha poiché i suoi occhi erano annebbiati dal rosso del sangue di Madison che si diramava per terra, come le radici di un grande albero.
Intanto, Ridley si era precipitato accanto a quella che aveva scoperto essere sua figlia, mentre Blake aveva finalmente smesso di combattere, spostando lo sguardo su Bastian che gli aveva teso una mano per aiutarlo a rialzarsi.
Gwen continuava a lottare imperterrita contro Isaac e Kira ma per qualche strano motivo, non sembrava avere la meglio sui due.
“Gwen! E’ finita”, le urlò Blake, cercando di risvegliare la donna ma Gwen non lo ascoltava.
Cercò di attaccare Isaac a tradimento, approfittando della sua distrazione dovuta a Blake, ma Kira si accorse di lei giusto in tempo per colpirla con la katana, tagliandole la gola. La donna finì con la schiena contro il muro mentre la sua gola grondava sangue che non arrestava a fermarsi e il suo respiro andava sempre più mancando. Guardò il suo alpha che ancora stava lottando con Derek, e riuscì ad incrociare i suoi occhi per un brevissimo momento.
“Julian”, sussurrò, quasi pregandolo ma lui la ignorò, scrollando semplicemente le spalle.
“Mi spiace, mia cara”, esclamò senza alcun rimorso e lasciando che Gwen morisse dinanzi a lui.
Peter afferrò improvvisamente Julian per le braccia, usando tutta la forza che aveva per tenerlo fermo quanto possibile e fece un cenno a Derek che chiuse l’alpha in una morsa. Derek lo stringeva così forte che gli artigli quasi affondavano nella carne di Julian, il quale iniziò a provare dolore, rendendosi conto che c’era qualcosa che non andava. Intanto, la luna continuava ad essere rossa fuori dalla finestra, così come il sangue ai loro piedi.
Stiles teneva il corpo di Madison sollevato, mentre Ridley le spostava i capelli dal viso, anch’essi imbrattati di sangue e la ragazza non dava alcun cenno di vita, se non il battito irregolare.
Derek sentì uno spasmo che gli percorse tutto il corpo, mentre le forze sembravano aumentare e poi svanire al tempo stesso e i suoi occhi cambiavano colore rapidamente, alternandosi tra il loro colore naturale e le sfumature dovute alla trasformazione.
Le braccia si rinvigorirono e le vene divennero più sporgenti e nere, segno dell’efficacia che il rituale stava avendo su di lui e anche su Julian.
Derek sentì un lieve capogiro e quando abbassò lo sguardo vide del sangue nero che gli imbrattava la maglietta e del liquido caldo dall’odore ferroso che gli colava dal naso. L’alpha, intanto, sembrò capire che Derek stesse facendo qualcosa di strano e cercò di divincolarsi dalla sua presa, senza risultato e prese a guardarsi intorno confuso mentre la sua forza veniva meno.
“Cosa mi stai facendo?”, chiese con voce rabbiosa, scattando con il capo in avanti verso Peter.
“Ti priviamo del potere che hai sempre voluto”, esclamò Bastian, mentre la voce quasi gli tremava poiché anche lui, come tutti, era scosso dalla vista di Madison. “Meriti questo e anche di peggio”.
“Già. Merito di essere pugnalato alle spalle”, ribatté Julian con un tono sempre più debole. “Come ha fatto sua madre e come ha fatto Ridley. Avevo detto che le avrei dato una sorte irreparabile”.
A quelle parole, Derek lo strattonò maggiormente, quasi per punirlo per ciò che aveva detto e gettò uno sguardo a Madison, desiderando abbandonare tutto solo per stringerla a sé, ma non lo fece.
Doveva resistere. Doveva portare a terminare quel rituale prima che la Luna di Sangue volgesse al termine. Doveva fare in modo che Julian perdesse i suoi poteri da alpha, così da farla finita.
“Potrete anche uccidermi”, Julian sorrideva, fiero del suo operato. “Non cambierà nulla”.
Ridley continuava a carezzare il volto pallido e madido di sudore di sua figlia, percorrendone i tratti quasi identici a quelli della sua Nadia e trovando in lei anche qualcosa dello stesso Ridley. Non sapeva se sperare di vederla aprire gli occhi di una tonalità diversa da quella originale, o di vederla andare incontro alla morte. Voleva che sua figlia trovasse un modo per sopravvivere, ma la trasformazione cosa avrebbe comportato? Una vita trascorsa a nascondersi? A cercare di vivere una quotidianità che le sarebbe sempre stata negata. Derek l’avrebbe protetta, ne era certo, ma sarebbe bastato? Sarebbero riusciti a fronteggiare altri pericoli, come un nuovo branco o qualcosa di peggio?
Intanto, guardò Derek che si indeboliva sempre più insieme a Julian, senza trovare ancora una risposta precisa a ciò che stavano facendo ma che sembrava funzionare: Derek stava portando via la forza di Julian e il suo potere da alpha, insieme a ciò che restava di lui.
Quanto ancora sarebbe sopravvissuto? Guardò un’ultima volta Madison, capendo che nel caso in cui ce l’avesse fatta, sua figlia non avrebbe potuto risvegliarsi in un mondo di cui Derek non faceva parte. Aveva perso già troppo.
Ad un tratto, il corpo di Madison prese a tremare, scosso da una serie di violenti spasmi.
Ridley le circondò la guancia con la mano mentre gli occhi di lei si aprivano e si chiudevano a scatti, senza permettere loro di capire cosa le stesse realmente accadendo. Si alzò di scatto e spinse via Derek, prendendo il suo posto accanto a Julian che intanto aveva spalancato gli occhi, mentre il suo respiro si mozzava. Derek lo guardò dal basso con un misto di rabbia e confusione.
“Cosa diavolo fai?”, domandò, reprimendo la voglia di dargli un pugno per averlo fermato.
“Faccio in modo che mia figlia non resti sola”, rispose l’uomo, mentre un velo di tristezza gli attraversava il volto stanco e carico di dolore.
Derek rimase interdetto, mentre il significato del suo gesto lo colpiva in viso come una stilettata.
Si precipitò accanto a Madison senza perdere altro tempo, mentre Ridley teneva fermo Julian.
“Se devo morire, verrai con me”, sussurrò Ridley, facendo risuonare quella frase come una minaccia.
“Forse rivedremo Nadia, non credi?”, lo colpì Julian con sarcasmo.
“Forse”, convenne Ridley con assoluta calma. “Magari lei farà il resto”.
Gli occhi di Julian scintillarono un’ultima volta, mostrando l'azzurro, come testimonianza dell'efficacia del rituale. Ogni suo potere era andato perduto e adesso Julian si mostrava per quello che era realmente, mentre Ridley aveva compiuto l’ultimo passo decisivo.
Il corpo di Madison continuava a tremare mentre la ferita sul collo non accennava a guarire.
“Cosa le succede?”, chiese Stiles, cercando inutilmente di tenerla ferma.
“Non ne ho idea”, esclamò Derek, agitato. “Possibile che si stia trasformando?”.
La Luna Rossa continuava a svettare nel cielo ma il suo colore stava mutando.
Il rosso andava sempre più sfumando, facendo sì che la luna perdesse quel colore innaturale e sinistro. Madison aprì gli occhi di colpo, scontrandoli con la luce della stanza e prendendo un profondo respiro, mentre iniziava a tossire violentemente, come fosse stata sott’acqua per tutto il tempo.
Insieme a lei, anche gli occhi di Ridley e Julian si spalancarono di scatto, mostrando il loro colore naturale. La presa di Ridley si fece più debole, lasciando andare lentamente il corpo di Julian, ma prima di crollare a terra, il licantropo conficcò gli artigli nello stomaco di Julian.
A quel gesto, Scott fece un segno di avvertimento a Kira, poiché se dovevano uccidere Julian non potevano permettersi alcun errore. Così, mentre Ridley si sforzava di piantare gli artigli nel corpo del licantropo ormai privo del suo potere, Kira lo infilzò con la katana senza alcuna riserva. (1)
Quando Ridley urtò il pavimento, Madison perse ancora una volta il respiro. Si portò una mano alla gola, trovando ancora qualche residuo del suo sangue ma nessuna ferita ancora aperta, soltanto una cicatrice sulla parte sinistra della clavicola.
“Ma che diamine?”, esclamò Scott, confuso mentre il suo sguardo incontrava quello di Derek.
Madison fissò Derek che le portò una mano al volto, tastandolo, come se volessi accertarsi della sua presenza.
Temeva che Madison sarebbe svanita da un momento all’altro, sgretolandosi fra le sue mani. La ragazza lo guardò altrettanto confusa ma con una luce negli occhi che la rendeva più viva e vera di tutto ciò che lo circondava in quel preciso momento e luogo.
Blake guardò il corpo senza vita del suo alpha che teneva ancora gli occhi aperti, mentre il sangue scorreva lungo il suo addome e le braccia restavano abbandonate lungo il pavimento. Stiles voltò il capo dall’altra parte, perché tutto quel sangue iniziava a dargli allo stomaco.
Derek aiutò Madison ad alzarsi, chiedendosi ancora cosa le fosse successo davvero ma quello non era il momento adatto per le domande, poiché la ragazza si avvicinò a Ridley, disteso a terra. Voltò il suo busto nella sua direzione e vide con gioia che respirava ancora ma debolmente.
“Ehi”, la salutò lui, aprendo leggermente gli occhi e sfiorandole la guancia. “Sei viva”.
“Lo sono?”, domandò Madison, guardando Derek che le fece un cenno con il capo.
“Hai ancora parecchio tempo da vivere”, sussurrò lui, guardandola con affetto e rivedendo in lei tutto quello che aveva sempre amato di Nadia, dalla bellezza alla testardaggine difficile da eliminare.
“E tu?”, domandò Madison, quasi intuendo che a Ridley non restava molto da vivere.
“Io ho fatto quello che dovevo”, Ridley, nonostante tutto, non era pentito di nulla. “Non potevo lasciare che Derek morisse insieme a Julian. Tu saresti rimasta sola”.
Madison e Derek si guardarono ancora una volta, e la ragazza sentì la mano di Derek stringersi attorno alla sua, per darle forza e aiutarla ad affrontare ciò che sarebbe accaduto a momenti.
Per un attimo, Madison provò odio nei confronti di Nadia, chiedendosi come sarebbero andate le cose se avesse detto la verità fin dall’inizio. Forse avrebbe conosciuto entrambi i suoi genitori, e forse non sarebbe mai arrivato il momento di dire addio a Ridley, o almeno non a quel modo.
“Ti ho appena conosciuto”, disse lei, trattenendo i singhiozzi che le trapassavano la gola come spilli.
“Anche io”, esclamò Ridley con un sorriso amaro. “Forse è meglio così. In un’altra situazione, forse tu non avresti mai visto la luce e saremmo tutti morti molto tempo fa, non credi?”.
Madison singhiozzò ancora, sentendo di non riuscire a respirare più come prima.
“Mi sarebbe piaciuto farti da padre”, continuò Ridley, voltandosi poi verso Derek. “Ti avrei insegnato ad andare in bici e avrei guardato male tutti i ragazzi che ti avrebbero chiesto di uscire”.
Madison rise, tra le lacrime che si facevano strada tra le ciglia.
“La mamma sarebbe fiera di te. Di noi”.
“Lo sarebbe”, confermò lui, respirando a fondo e lasciando che il suo sacrificio si realizzasse definitamente, mentre la mano poggiata sul volto di Madison perdeva appiglio.
Quando le dita di Ridley la sfiorarono un’ultima volta per poi cadere a peso morto sul suo addome, Madison sussultò, vedendo gli occhi del padre che non avrebbe mai conosciuto, chiudersi.
“Ridley”, lo chiamò lei, nella speranza di vederlo risvegliarsi. “Papà?”.
Si sentì strana e stupida a pronunciare quell'appellativo quasi sconosciuto ma lo aveva pronunciato senza rifletterci, come se fosse la cosa giusta da fare.
A quel punto, Madison sentì solo la consistenza del tessuto morbido della maglia di Derek contro il suo volto, ignorando le voci che vorticavano intorno a lei. Le lacrime bagnavano la maglia di Derek e Madison pensò che si sarebbe scusata, magari offrendogli un bucato, ma continuava a piangere mentre le braccia forti di Derek la avvolgevano, riportandola al sicuro e facendola sentire a casa.
Sentiva ancora quella sensazione di morte che la faceva compagnia e l’odore pungente di sangue che le colpiva le narici, arrivandole fino alla testa. Il sangue era tanto e i corpi senza vita erano troppi per i suoi gusti. Non voleva vedere nient’altro, non voleva guardare ancora suo padre, Julian e Gwen.
Voleva solo andare via, stringersi a Derek e lasciare che la portasse via da quel posto.
Sentì Derek che la sollevava e Madison gli si strinse maggiormente, affondando il volto nel suo collo e tenendo gli occhi così serrati che forse avrebbero preso a bruciare se li avesse aperti per guardare.
 
 

Angolo dell’autrice
  • (1) ci sono diversi modi per uccidere un licantropo ma visto che l’idea di tagliargli il busto o la testa non tanto mi piaceva, mi sono ricordata di come uccidono il Nogitsune (la prima volta nella puntata 3x19) con la katana di Kira e gli artigli di Satomi.
 
Siete liberi di insultarmi e di prendermi a padellate, me lo merito!
Pensavo che sarei riuscita a pubblicare quanto prima ma gli impegni sono tanti e quindi eccomi qui. Comunque, il capitolo ovviamente non mi piace affatto. Ho la sensazione di aver realizzato un finale privo di senso e deludente: la questione del rituale è andata come previsto, cioè Derek lo ha messo in atto ma all’ultimo momento Ridley si è messo in mezzo per evitare che Derek perdesse la vita e quindi è morto lui, ovviamente insieme a Julian. Anche il destino di Ridley è stato molto difficile da scrivere ma, per quanto una reunion sarebbe stata bellissima, ho pensato che anche lui ormai aveva fatto il suo corso come personaggio e ha sacrificato sé stesso per dare un futuro a sua figlia.
Per quanto riguarda Madison: il motivo per cui è sopravvissuta verrà chiarito da Deaton.
Credo di non dover fare altre precisazioni. Il prossimo capitolo sarà l’epilogo.
Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo la storia, e lasciate un commento se vi va :)
Alla prossima, un abbraccio!
   
 
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