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Autore: theseeker64    03/11/2014    1 recensioni
Il cavaliere Lautrec si è imbattuto in una terribile rivelazione: Lordran è intrappolata in un ciclo di eroi "Prescelti". Ora il suo obiettivo è trovare un modo di mettere fine a questa follia con l'aiuto di Quelana, Madre della Piromanzia, Patches la Iena e altri per risolvere questo eterno conflitto - e rompere il Ciclo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi il secondo capitolo; scusate se vi ho fatti aspettare, d'ora in poi vedrò di caricare un capitolo ogni due settimane. Buona lettura.
LoneSpark
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Capitolo 2
Il tragitto per uscire dalla Città Infame fu, fortunatamente, privo di difficoltà. Lautrec li guidò attraverso la palude, la strega Quelana legata sopra la spalla di Patches, e verso la grande ruota di legno che portava i viaggiatori lontano dal fetore e dalla sporcizia delle terre smorte al di sotto. La piattaforma scricchiolò sotto il peso dei tre, ma li sollevò lo stesso. Mentre salivano, Lautrec infilò la mano nel sacco legato attorno alla vita di Patches e ne trasse del muschio viola per Patches e per se stesso. Mandando giù il muschio, riusciva a percepire il putridume della Città Infame scivolare via dal suo corpo e la sua salute ritornare. La strega sembrava per lo più impassibile di fronte alle malattie della palude, e quindi Lautrec non le diede niente.
 
All’entrata del tunnel che conduceva all’esterno verso il Santuario del Legame del Fuoco, la strega iniziò a dibattersi sopra la spalla di Patches, e Lautrec ringraziò di essersi liberato dei barbari che infestavano il sentiero quando era entrato.
 
“Non lo sta rendendo più facile, Lautrec,” piagnucolò Patches, afferrando con una smorfia il mantello della strega. “La cagna di fuoco mi fa male alla spalla!”
 
Lautrec arrestò la loro avanzata e fece segno a Patches di metter giù Quelana. L’uomo calvo sogghignò, annuì, e la buttò a terra, dove atterrò con un tonfo nella polvere. Il suo cappuccio, cadendo, era scivolato via dal suo viso, e lei fissò Lautrec mentre questi si avvicinava; le fosse verdi smeraldo dei suoi occhi luccicavano di rabbia nel mare di candida, soffice pelle che era il suo volto. “Stai lontano da me…” minacciò lei.
 
“Non dire cosa fare al Cavalier Lautrec, cagna di fuoco!” scattò Patches.
 
“Perché fai la difficile?” le chiese Lautrec, ignorando Patches.
 
Quelana evitò i suoi occhi mentre parlava. “Perché? Rapisci una donna, la leghi, la trascini lontano dalla sua casa e hai il coraggio di chiedere perché fa la difficile? Sei veramente un folle, non è vero?”
 
Lautrec seguì il suo sguardo lungo il tunnel e verso la striscia di sole che li attendeva, verso l’esterno nella Valle delle Viverne. Quando si voltò di nuovo verso di lei, vide qualcosa al di sotto di quella rabbia ardente nei suoi occhi. “Hai paura, non è così?”
 
Lo sguardo di Quelana scattò velocemente su di lui e la sua bocca si aprì, ma lei non disse niente.
 
Lautrec annuì. “Non hai mai lasciato la Città Infame, vero? E non hai mai visto il sole nel cielo, suppongo?”
 
“Io…” Quelana balbettò, abbasso lo sguardo, e sospirò. “No…mai.”
 
“Hihi!” ridacchiò Patches dietro di loro. “La cagna di fuoco ha paura del grande sole cattivo! Hihi!”
 
“Patches, qual è il tuo dito preferito?” chiese Lautrec all’uomo voltandosi verso di lui.
 
“C-cosa?” Rispose Patches tra le risate.
 
“Il tuo dito preferito. Qual è?”
 
“Io…Immagino questo qui?” Patches si spostò al fianco di Lautrec e mosse il suo indice destro. “Ti dirò, questo ditino ha fatto gemere un buon numero di cagne come lei. Perché?”
 
“Se la chiami un’altra volta ‘cagna di fuoco’, te lo taglio.”
 
Patches ridacchiò, ma quando Lautrec lo fissò e non rise, Patches impallidì e iniziò a strofinare amorevolmente il suo dito. “È una potente piromante e la figlia di Izalith, e vale molto più di te. Portale rispetto o il dito diventa mio.”
 
“Per gli Dei, Lautrec, va bene!” urlò Patches, continuando a strofinarsi il dito. “Calmati, porca miseria!”
 
Lautrec volse il suo sguardo sulla strega. Stava di nuovo fissando la fine del sentiero. “Senti, strega, ci andrai, là fuori. In un modo o nell’altro,” le spiegò Lautrec, tagliando le corde attorno alle sue caviglie con la lama del suo shotel. “Il sole non è altro che un’enorme palla di fuoco. Dovresti sentirti a casa sotto il suo sguardo.” Tagliò le corde attorno alle sue ginocchia. “Ma se tu ci combatti…se scappi da noi…se continui a sprecare il nostro tempo…le cose si possono mettere male per te. Capisci?”
 
Quelana guardò le sue gambe, ora libere, prima di posare ancora i suoi occhi verdi su Lautrec. I suoi lineamenti si fecero duri mentre parlava, “Brucerai per ciò che mi stai facendo, cavaliere.”
 
Lautrec annuì. “Mi sembra giusto. Sono sicuro che un giorno lo farò. Tutti gli uomini devono pagare per i propri peccati. Ma per adesso? Alzati. E muoviti. Patches, prosegui.”
 
Proseguirono in questo modo per tutto il tragitto fino al Santuario del Legame del Fuoco; Patches li guidava, fischiettando una melodia, felice di essersi liberato dell’incarico di portare la strega; Lautrec dietro a tutti, vigile e pronto allo scontro in caso d’imboscata; Quelana, in mezzo, avanzava riluttante, torso e braccia legati da corde. Alla fine del tunnel, si oppose all’uscire alla luce del sole, ma Lautrec la prese per la spalla e la spinse in avanti finché lei non inciampò e cadde all’esterno. La strega rantolò e sussultò come colpita da un pugno, ma dopo un momento, quando capì che il sole non le avrebbe fuso la pelle, si rialzò e iniziò a fare prudenti e timorosi passi in avanti. Lautrec si spostò dietro di lei e le tirò il cappuccio sopra la testa, e nonostante lei non lo ringraziò, iniziò a muoversi più velocemente da quel momento in poi.
 
Attraversarono rapidamente la Valle delle Viverne, passando per le rovine infestate di Petite Londo, e poi su per il lungo tratto d’ascensore che li portò al Santuario del Legame del Fuoco. Salirono la scalinata a spirale di vecchia pietra e muschio, e arrivarono al terrazzo circolare al di sotto del falò.
 
Quelana si fermò davanti alla prigione scavata nella terra sotto il falò e si voltò a guardare Lautrec. “I miei alunni hanno detto che è questo il posto dove lei risiede. Eppure, non è qui.” La voce della strega si faceva sempre più irosa da sotto il cappuccio. “L’hai uccisa. Anastacia. Perfino con tutta la tua conoscenza su cicli e Prescelti…l’hai uccisa lo stesso. Perché? Se questo mondo è destinato a resettarsi, perché uccidere comunque la donna!? I miei alunni erano così affranti per-”
 
Basta!” Urlò Lautrec, e il suo tono era abbastanza furioso da far arretrare Quelana. Lei tacque. “Se dovrò vivere un milione di vite, la ucciderò un milione di volte.” Perché devo. E perché se lo merita. Non un’altra parola. Muoviti. Ora!
Il solo pensiero della donna gli faceva ribollire il sangue. Fece un passo avanti, girò Quelana su se stessa, e la spinse per farla camminare.
 
“Che razza di cavaliere sei per uccidere una donna indifesa e senza lingua,” disse Quelana a mezza voce mentre saliva le scale che conducevano al falò soprastante. “Patetico.”
 
“Un’altra parola a riguardo e sarai tu quella senza lingua,” la ammonì Lautrec.
 
La strega gli lanciò uno sguardo da sopra le spalle, ma non parlò oltre.
 
Patches si avvicinò al falò spento, calciò le ceneri con la punta dello stivale, e sputò nel centro. Girò la sua testa calva verso Lautrec e alzò un sopracciglio. “E ora? Non mi hai mai detto esattamente come ci arriviamo a questo Rifugio dei Non-Morti da qui.”
 
“L’uccello,” disse Lautrec, indicando oltre l’arco di pietra che conduceva sottoterra, alla Fornace della Prima Fiamma. L’enorme bestia nera era lì, appollaiata in alto, i buchi neri che erano i suoi occhi fissavano il loro gruppo.
 
“Il maledetto corvo?”
 
“Sì. E Frampt non c’è più. Questo significa che il Prescelto sta affrontando il vecchio Gwyn proprio adesso mentre stiamo parlando. Non c’è tempo. Muoviamoci.”
 
“Come diavolo farà il corvo a portarci a destinazione?” Chiese Patches, grattandosi la testa. “E come dovremmo fare ad attirare la sua attenzione?”
 
“Seguitemi. Ho già fatto il grosso del lavoro,” Spiegò Lautrec, presa Quelana per la corda attorno alla sua vita, e tiratola affianco a sé mentre saliva rapidamente una rampa di scale attorno alle alte pareti della vasca interna.
 
Dopo una breve camminata, arrivarono alla base di una torreggiante struttura in pietra. Una corda penzolava giù verso di loro, ondeggiando nella fredda brezza. “Arrampicati,” disse Lautrec, afferrando la corda e spingendola verso il petto di Patches.
 
Patches deglutì, gli occhi sgranati mentre seguiva con lo sguardo la corda su e su fino alla cima dell’edificio. “È una dannata scalata di almeno trenta metri, Lautrec!”
 
Arrampicati,” scattò Lautrec. “Non abbiamo più tempo per chiacchierare.”
 
“Gli Dei mi aiutino…” sussurrò Patches, toccandosi la fronte, poi saltò e afferrò la corda più in alto che poté prima di iniziare il complicato compito di arrampicarvisi. “Immagino che dovrò portare anche la cagna di f- ehm, beh, la strega di fuoco dopo di me, no?”
 
“Sì. Ma non peserà più di 45 chili. Ce la farai.”
 
Patches si spostò più in alto. “Se cado-”
 
“Morirai. O sarai così a pezzi che ti lascerò morire,” spiegò Lautrec. “Quindi…non cadere.”
 
“Perché portarti dietro l’idiota?” Chiese Quelana appena Patches fu abbastanza alto non essere più a portata d’orecchio. “Come potrebbe esserti utile?”
 
“Ho bisogno d’aiuto,” disse Lautrec. “E non se ne trova molto in queste terre maledette. L’ho incontrato nelle catacombe. Ha provato a uccidermi.”
 
La strega voltò il viso incappucciato verso di lui.
 
Lautrec sogghignò. “Ci ha provato. Ovviamente, ha fallito. L’ho sconfitto, e invece di finirlo gli ho fatto giurare alleanza.”
 
Una risata beffarda uscì dal cappuccio della strega. “La lealtà giurata sotto un coltello non è vera lealtà.”
 
“No,” convenne Lautrec. “Ma accetterò tutto l’aiuto che riesco a ottenere, per quanto temporaneo possa essere. In più, l’uomo ha già cercato di uccidermi una volta e ha fallito. Quando inevitabilmente si stancherà di prendere ordini da me, ci riproverà. Il risultato molto probabilmente sarà lo stesso.”
 
Quelana tacque per un momento, poi disse, “Una strega in catene e un uomo che ha giurato falsa lealtà. E ti aspetti che questa tua folle missione riesca?”
 
“Mi aspetto di cambiare le cose. O morire nel tentativo.” La corda cadde oscillando verso di loro, e Lautrec guardò in alto per vedere che Patches era riuscito ad arrivare in cima e stava agitando le mani trionfante. Lautrec tirò la strega verso di sé e assicurò la corda attorno alla sua vita. “Non è particolarmente forte,” disse a Quelana mentre la legava. “Quindi non agitarti troppo se non vuoi perdere la vita.”
 
“La mia vita?” Gli fece eco Quelana. “Pensi che m’interessi della mia vita? Se morissi, stando a ciò che dici, tornerò indietro appena questo mondo si resetterà. Non è così? Tornerò nella Città Infame, nel posto a cui appartengo.”
 
“Forse,” ammise Lautrec, stringendo l’ultimo nodo. “O forse questa volta cambierò le cose e la tua miserabile esistenza finirà in uno schizzo proprio qui sui miei stivali. Puoi correre il rischio se desideri.” Portò le mani a coppa attorno alla bocca dietro alla visiera del suo elmo e sollevò la testa. “Patches! Tirala su!”
 
Quelana fu sollevata da terra, i suoi piedi nudi che dondolavano sotto di lei. Emise un grugnito a ogni strattone verso l’alto; Patches, sopra, tirava e tirava. Lautrec la guardò salire, e quando fu abbastanza in alto, poteva sbirciare sotto il suo cappuccio. Le sue labbra sottili erano arricciate in un sorriso. Non gli piaceva. Il sorriso di una strega non era mai un buon presagio. L’aveva scontato sulla sua pelle in un’altra vita.
 
“Sbrigati, Patches!” Urlò Lautrec. Stette a guardare mentre la figura scura della strega veniva sollevata nell’ultimo tratto di torre, e poi scompariva oltre il suo bordo. Passò un attimo, e non arrivò nessuna corda. “Patches! La corda!” Un altro momento. Ancora nessuna corda.
 
Lautrec imprecò e tirò un calcio all’edificio. O Patches l’aveva finalmente tradito, o la strega aveva un asso nella manica. In ogni caso, non era una buona cosa. Lautrec girò sui tacchi e corse giù per il sentiero erboso affianco alla torre. Passò sotto un arco, salì una rampa di gradini di pietra, e girò l’angolo in cima. Un sistema di carrucole lo aspettava. Corse dentro, aspettò finché il montacarichi non l’aveva sollevato abbastanza in alto, e poi saltò fuori sul tetto della struttura sottostante. L’aveva visto fare al Prescelto. Più di una volta, in effetti. Era in quel modo che aveva legato la corda lassù. Si avvicinò al bordo della collina erbosa adiacente al tetto e prese fiato. Un pilastro di pietra pendente da un lato tre metri più giù, e lontano almeno altri tre, sporgeva da terra. Conduceva a una scalinata che l’avrebbe portato in cima alla torre. Arretrò di un passo, calcolò la distanza, arretrò di un altro. Scattò verso il ciglio della collina, saltò con tutta la sua forza, e volò nell’aria verso il pilastro.
 
La cotta dorata della sua armatura sferragliò contro la roccia mancandola di poco con i piedi. I suoi guanti d’oro cercarono un appiglio, ma invano, e per un momento di nausea e terrore – pensò che sarebbe caduto. Poi il suo stivale trovò un appoggio e il cavaliere lo sfruttò per spingersi verso l’alto. Una volta in piedi, svoltò correndo l’angolo e salì la scalinata a spirale due gradini alla volta. Senza fiato, il cuore martellante nel petto, arrivò al nido del corvo.
 
Patches stava cercando furiosamente di liberare Quelana dai nodi attorno alla sua vita.
 
Patches!” Urlò Lautrec, ma l’uomo calvo non gli prestò attenzione.
 
Tuttavia Quelana lo fece, e si spostò rapidamente mentre il cavaliere correva avanti e placcava Patches al suolo. Si rotolarono due volte, evitando per poco di precipitare giù. L’elmo di Lautrec sferragliò per terra, girandosi da un lato e coprendogli così la vista. Lui ruggì e si strappò la cosa dal capo, gettandola da una parte. Quello rotolò e scomparve giù dal bordo. Lui lo ignorò, scegliendo invece di avvolgere le proprie mani attorno alla gola di Patches, e stringere.
 
Il viso di Patches si fece giallo, rosso, viola. I suoi occhi sporgenti dalle orbite, ruotavano nella sua testa. Le sue mani afferrarono quelle di Lautrec, ma erano prive di qualsiasi forza. Suoni strozzati e gorgoglianti, che potevano essere interpretati come tentativi di dialogo, uscirono dalle labbra dell’uomo.
 
“Lascialo andare,” disse Quelana a Lautrec da dietro le spalle dell’uomo. “Stava agendo sotto un mio incantesimo. L’ho ammaliato. Stai per uccidere un uomo per qualcosa che non poteva controllare.”
 
Lautrec voltò la testa di scatto e lanciò uno sguardo alla strega. Lei abbassò il cappuccio cosicché egli potesse vederla. La sua espressione era di profonda sincerità. L’uomo si girò verso Patches, ci pensò un attimo, e lo lasciò andare. Patches era a metà tra il tossire e il disperato bisogno di aria mentre il colore tornava sul suo volto. Lautrec lo scavalcò e stette in piedi a guardarlo. Vide che Quelana si trovava proprio sull’orlo del pericolante pavimento di pietra della torre.
 
“Cosa stai facendo, strega?” Chiese Lautrec. “Allontanati da lì.”
 
Patches stava ancora tossendo quando parlò da terra, “C-cos’è successo? Lautrec? Cosa diavolo è successo!?”
 
“La strega ti ha fatto un incantesimo,” spiegò Lautrec, senza staccarle gli occhi di dosso. “E ti ho quasi ucciso per questo.”
 
Patches si massaggiò la gola, e si alzò barcollando. “Lei…l’ha fatto? Ricordo che mi stava sussurrando qualcosa nell’orecchio e la sua voce era…era nel profondo della mia anima.”
 
“Allontanati da lì,” disse Lautrec.
 
Quelana si guardò indietro da sopra la spalla. “Una caduta da quest’altezza mi ucciderebbe sicuramente. Liberami.”
 
“Non farlo.”
 
“Lascia che si butti!” Protestò Patches. “Mi ha quasi fatto uccidere! Sgualdrina dalla lingua di demone!”
 
Il vento si alzò, facendo danzare selvaggiamente le sue vesti nere attorno alla sua figura minuta. Il suo cappuccio cadde dal suo volto, e Lautrec vide che c’erano lacrime nei suoi occhi. “Che io possa incontrare mia madre e le mie sorelle nell’aldilà.”
 
“No!” Urlò Lautrec.
 
La terra tremò e un lungo urlo penetrante arrivò da un luogo indefinito delle profondità del Santuario.
 
I tre tacquero immediatamente, i loro occhi che si spostavano dal suolo, al cielo, a quelli di qualcun altro.
 
“Gwyn è morto,” disse Lautrec. “Il Prescelto sta per prendere la sua decisione. Dobbiamo andare.”
 
La terra tremò ancora, e questa volta Lautrec ne approfittò per scattare in avanti e stringere Quelana tra le proprie braccia. Lei si dimenò appena. La scossa aveva risvegliato dentro di lei una paura viscerale.
 
“Cosa facciamo!?” Urlò Patches nel panico. “Come ce ne andiamo da qui!?”
 
“Il nido. Entra nel nido del corvo,” ordinò Lautrec, tirando Quelana con sé mentre si arrampicava nel letto di rami saldamente attaccato al picco più alto dell’edificio.
 
“È maledettamente ridicolo,” mormorò Patches, raggiungendolo. “Perché ho deciso di seguirti in quest’impresa!? Sedersi nel nido di un corvo a una trentina di metri d’altezza mentre il mondo si sgretola sotto di noi? Questa è follia! Cosa ti aspetto che succeda? Al dannato corvo non gliene frega un-”
 
Le ali nere della creatura apparvero così all’improvviso, che fu come se il sole stesso fosse stato oscurato completamente. Patches strillò, e perfino lo stesso Lautrec sentì il suo coraggio vacillare leggermente. La strega non disse nulla, fissò semplicemente l’enorme bestia con curiosità.
 
“Oh, Dei!” Gemette Patches mentre gli artigli della creatura si serravano attorno al suo corpo.
 
Lautrec attirò a sé Quelana e la strinse tra le braccia. Il corvo affondò gli artigli attorno a loro e li avvolse nella sua potente presa.
 
“Questa cosa riuscirà a reggere il nostro peso!?” Supplicò Patches.
 
“Speriamo.” Rispose Lautrec.
 
Sentì un’ultima scossa di terremoto mentre l’enorme corvo spalancava le sue ali e li sollevava dal nido. Il vento freddo soffiava attorno a loro in spirali, sbatacchiando le vesti della strega e levando uno degli stivali dal piede di Patches. Lui urlò, ma sia Lautrec che la strega si strinsero tra le sue braccia, rimanendo in silenzio. Guardavano mentre il corvo li portava lontano dal Santuario del Legame del Fuoco, e la torre sulla quale si trovavano pochi attimi prima sembrava crollare su se stessa.
 
Lautrec pensò che finalmente aveva fatto il primo passo avanti verso un vero cambiamento.
 
Sperava di aver ragione.
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Al prossimo capitolo!
   
 
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