Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: BecauseOfMusic_    03/11/2014    1 recensioni
Elisa ha fatto domanda per un corso trimestrale di canto in una rinomata scuola americana durante l'estate, aspetta la telefonata che le confermi che è stata accettata, invece viene contatta dal manager di un famosissimo gruppo musicale, che le propone un lavoro da corista per il tour estivo.
Quando arriva in america con il suo ragazzo tutto sembra perfetto, fino all'incontro con le star, con Joe Jonas in particolare...
Può bastare un'estate per farle cambiare idea sull'amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbiate pieta di un'autrice esausta dopo la giornata del lunedì, che si ricorda solo all'alba delle 22.24 di dover aggiornare la fanfiction.
Niente introduzioni lunghe e noiose come al solito:
godetevi il capitolo e ci ritroviamo a fine lettura.

                                                                        a dopo
                                                                                     BecauseOfMusic_



-Tu sei pazza a non volerlo denunciare Elisa!- sibilò Sophia mentre prendeva le cose dal mio cassetto –avrebbe potuto farti del male seriamente!-
Scossi la testa, mentre un paramedico mi visitava.
Due minuti dopo che l’avevo chiamata, la mia amica si era presentata nella mia camera con un dottore e un agente della sicurezza dell’albergo, che aveva prelevato Paul insieme ad un collega per metterlo in una camera sorvegliata in attesa che io decidessi se denunciarlo o meno.
-Era ubriaco, non aveva idea di quello che stava facendo.-
Lei mi fulminò con lo sguardo: -Non é una scusante! E non pensare minimamente a paragonare questa cosa al tuo bacio con Joe in discoteca perché giuro che ti faccio dormire sul pianerottolo!-
Arrossii, sorpresa che sapesse quello che avevo combinato da ubriaca.
Pensai che avesse ragione, dopotutto io avevo “solo” baciato Joe, non lo avevo picchiato quasi a sangue.
Quando il ragazzo ebbe finito con il bendaggio mi disse con fare sbrigativo:
-Allora, io ho controllato: ad una prima analisi non dovrebbero esserci fratture, ma le conviene andare a farsi visitare domattina al pronto soccorso, dove le faranno le lastre per accertarsene. E a mio parere- concluse chiudendo la borsa dei medicinali -ha ragione la sua amica: lo fermi prima che faccia del male a qualcun altro oltre che a sé stesso.-
Lo ringraziai e poi uscii dalla stanza insieme a Sophia. Avrei dormito da lei per le due sere rimanenti prima del concerto, poi saremmo andati in Italia, per le ultime tappe del tour, ma ancora non avevo il coraggio di chiamare i miei per avvisarli di ciò che era successo. 
Cheesecake ci seguì zoppicando un po’: non ostante il volo che Paul gli aveva fatto fare se l’era cavata solo con una storta a una zampa, che sarebbe guarita grazie al bendaggio.
Misi il pigiama e mi infilai a letto, ma mi resi conto che non potevo stare sdraiata sulla schiena, faceva troppo male: la mia amica mi aiutò a sistemarmi meglio, poi disse:
-Domani ti alzi e come prima cosa corri al pronto soccorso, ti fai visitare e poi vai anche al commissariato dove sporgi denuncia contro quel simpaticone.-
-Non posso! Domani è il penultimo giorno prima del concerto, non ho alcuna intenzione di saltare le prove.- dissi.
-Stai tranquilla, ci penso io ad avvisare i manager. Voglio proprio vedere come reagirà Joe.- commentò lei.
-Frena subito l’entusiasmo, Soph, tu non dirai proprio niente a nessuno, men che meno a Joe, chiaro?-
-Ti rendi conto di cosa stai dicendo Elisa? Paul ti ha picchiato e tu non vuoi che si sappia!- protestò.
-Non voglio che lui si senta in colpa per non avermi accompagnato in camera, non poteva saperlo!-
-Ma…-
-Niente ma. Non dovrai giustificarmi con nessuno perché domani io sarò alle prove, fine della discussione.-
Decise di darmela vinta per il momento e spense le luci.

Il mattino dopo a teatro nessuno sembrava sapere quello che era successo, ma avevo l’impressione che ogni persona che incontravo mi guardasse con un misto di pietà e commiserazione, così camminai tutto il giorno a testa bassa.
Sophia veniva da me ogni dieci minuti per cercare di convincermi ad andare in ospedale, anche se io rifiutavo continuamente.
Le prove non andarono bene, facevo fatica a respirare e sbagliavo continuamente tonalità.
Joe aveva notato le occhiate preoccupate che mi lanciava Sophia, così durante una pausa mi venne vicino:
-E’ successo qualcos'altro ieri?-
Scossi la testa e sospirai, mi fece male tutto il torace -No, non devi preoccuparti, ho solo dormito poco per via di Paul. Qualche giorno e tornerò in forma.- In fondo non era una bugia.
Sorrise raggiante -Bene, perché ho un sacco di cose da mostrarti quando faremo tappa a Parigi.-
Nel dirlo mi diede una pacca tra le scapole.
Il dolore fu troppo forte perché riuscissi a trattenere un grido, e lui arretrò spaventato: Sophia accorse subito e lo guardò malissimo:
-Cosa le hai fatto?-
-Le ho solo dato una pacca sulle spalle.-
La mia amica mi venne vicino cercando di calmarmi, mentre continuava a sbraitare contro Joe.
-Ma sei scemo? Dopo quello che é successo?-
Piangevo dal dolore, non riuscivo a controllare le lacrime, ma intanto cercavo di impedirle di parlare, continuando a scuotere la testa.
Arrivarono anche altre persone a vedere cosa stava succedendo.
-Di cosa parli?-
Sophia si girò verso Kevin.
-Non gli hai detto niente.-
-Pensavo che volesse parlargliene lei...- si giustificò in un’alzata di spalle.
-Qualcuno vuole spiegarsi?!- urlò Joe, sempre più confuso.
 Sophia mi portò in uno dei camerini, lui ci venne dietro.
-Adesso tu gli racconti tutto, perché lui merita di sapere, mi hai capito?- disse mentre mi aiutava a sedermi con delicatezza.
Io continuavo a scuotere la testa, cercando di asciugarmi le lacrime.
-Non ti devi vergognare se il tuo ragazzo era uno stronzo schifoso, non dipendeva da te.- disse con voce amara.
Non ne ero del tutto convinta ma appena cercai di parlare il mio torace si infiammò di nuovo, come se cercasse di comprimermi i polmoni, così rinunciai.
Quando fu uscita Joe mi fissò negli occhi, spaventato e arrabbiato insieme:
-Di cosa stava parlando?-
Scossi la testa: -Niente di davvero importante.-
-Devo chiederlo a Sophia allora?-
-No.- mormorai.
-Cos'hai fatto alla schiena? Cos’altro è successo ieri sera?-
Provai a parlare, ma avevo difficoltà a respirare.
-Ieri, quando sono rientrata in camera, Paul mi aspettava, era ubriaco: diceva di voler chiarire la situazione, di amarmi tanto...- Joe rimase fermo in piedi, ma serrò i pugni –io non sono riuscita a controllarmi, ero troppo arrabbiata, l’ho insultato. Lui mi ha spinto contro il muro e allora ho cercato di calmarlo, dicendogli che avremmo parlato solo quando fosse stato sobrio. Credo che questo lo abbia fatto infuriare ancora di più: lui..-
Non riuscii a continuare: era troppo umiliante e faticoso.
Joe mi si sedette accanto mi sollevò delicatamente la maglietta, fino a scoprire le fasciature.
-Ti ha picchiata- commentò con voce atona.
Sentivo le sue mani tremare mentre scorrevano sulle bende.
 -Quel lurido bastardo ti ha picchiata!- imprecò.
Ricominciai a piangere, spaventata: non volevo che si arrabbiasse.
-Scusami, Elisa.- mi disse lui abbassando nuovamente la maglietta e abbracciandomi con delicatezza: le sue braccia mi calmarono istantaneamente.
-Sei già stata in ospedale a farti controllare?-
Scossi di nuovo la testa, parlare era troppo faticoso.
-Cosa? Allora ci andiamo immediatamente.-
-Ma, le hai le prove, non puoi mancare…- balbettai.
-Possono aspettare: vieni prima tu per me.-
Arrossii.
 
Al pronto soccorso il medico mi fece tutti gli esami necessari e mi informò che avevo due costole incrinate ma niente di rotto, per fortuna, e mi prescrisse una terapia di antidolorifici di circa un mese.
Gli chiesi se erano prodotti anche in Italia e poi lo ringraziai per il suo aiuto.
Anche se Joe era contrario decisi di non denunciare Paul: non volevo vederlo mai più.
Mentre tornavamo in albergo mi chiese, sospettoso, come mai avessi chiesto se il farmaco che mi avevano prescritto ci fosse anche in Italia.
-Beh, terminato il tour non tornerò in America e mi chiedevo se dovessi prendere qualche altro farmaco o se posso proseguire con quelli che ho comperato qui.-
Lui mi fissò dispiaciuto: -E la promessa che mi hai fatto?-
-La manterrò, ma in Italia Joe, non voglio più stare lontana dai miei genitori, soprattutto in un momento come questo.-
Lui annuì mentre parcheggiava.
Senza preavviso mi circondò con le sue braccia e posò la fronte nell’incavo del mio collo.
-Grazie per ieri sera, e per oggi...insomma per tutto quanto.- dissi.
Joe mi diede un bacio sulla fronte e mi strinse a sé
-Non mi importa se vuoi tornare in Italia, non ti lascerò andare tanto facilmente.-
Sorrisi, contenta che lo avesse detto: -Non voglio che tu lo faccia.-




*Capitolo piaciuto? spero che me lo diciate con una bella recensione! Lo ripeto sempre: anche le critiche sono bene accette, mi servono a migliorare: vi aspetto :D

BecauseOfMusic_

 
  
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