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Autore: ValentinaRenji    04/11/2014    4 recensioni
Ichigo cammina lentamente lungo la strada di ritorno, imboccando la via più breve per tornare a casa; attraversa il cospicuo muro di nebbia, tagliandolo come la punta di una barca fra le onde del mare. L’umidità aderisce alla chioma ramata, appesantendone le ciocche ribelli che ricadono dolcemente su parte della fronte e lungo il volto delicato. Le iridi nocciola fissano mestamente l’asfalto proteso di fronte a sé, la mente vaga fra i recenti ricordi di quanto accaduto quella mattina: non ripensa più al calore rassicurante delle coperte, alla comodità del sofà, al piacere di dormire fino a tardi il giorno seguente e svegliarsi quando il pranzo è già servito sulla tavola. Si maledice, mordendosi un labbro per lo stato pietoso in cui è caduto da quando quel ragazzo, di cui conosce a malapena solo il nome, ha fatto irruzione nella sua classe e, ora è possibile affermarlo, anche nella sua vita: Grimmjow Jeagerjaques.
(TEMPORANEAMENTE SOSPESA PER MOTIVI DI STUDIO)
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Espada, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Szayel Aporro Grantz, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10


"Vieni con me"

Si sarebbe aspettato qualsiasi cosa, eccetto di sentirsi stringere la mano ed essere trascinato in una corsa folle che dura da ben dieci minuti,, sferzata dalla pioggia sempre più gelida ed incessante. Aveva sgranato gli occhi, basito, lasciandosi travolgere da quell'uragano dai capelli rosa che gli apriva la strada, lanciandogli uno sguardo divertito di tanto in tanto, fra una risata e l'altra.
Fa freddo, è vero, ma Ishida può affermare con certezza di non essersi mai sentito così bene: libero come una rondine, il cuore in subbuglio proprio come lo stomaco, le guance arrossate dall'andatura veloce accompagnata dal rumore acquoso delle scarpe contro le pozzanghere formatesi fra le conche di quella strada sterrata, dissestata, attorniata solamente da nubi grigiastre e zolle brulle.
Corrono ancora, i capelli zuppi di entrambi ricadono sui cappotti decisamente umidi e grondanti, le mani ancora allacciate, la milza dolorante ed il fiatone compresso nei polmoni.
Szayel si lancia fra le mura di un vecchio casolare abbandonato dal tetto spiovente, le pareti mangiate da quelli che paiono essere rami d'edera bruciati dall'algida temperatura dell'inverno, sospirando di sollievo mentre le dita strizzano le ciocche gocciolanti con accuratezza.
Il moro lo fissa in silenzio per qualche minuto, prima di decidersi a parlare.

"Dove siamo finiti?"

Il respiro affannoso gli rende difficile pronunciare perfino quelle semplici parole, costringendolo ad inspirare profondamente per non collassare esattamente lì, dove si trova anche se ... beh, deve ammettere che il motivo del suo batticuore forsennato è probabilmente causato da tutt'altra origine.

"Come sei rosso, Ishida kun. Che c'è, ti senti in imbarazzo?"

Avvampa di vergogna, colpito nel segno, esattamente al centro come un dardo scoccato sapientemente che perfora il suo obiettivo.

"N.. no ! Cosa stai dicendo! Io non .. non sono affatto in imbarazzo! Perchè dovrei?"

Cerca di ricomporsi, sistemando sul naso dritto gli occhiali con gesto abituale, facendo scorrere le iridi blu sul pavimento ricoperto da fasci di paglia, accatastata anche negli angoli della struttura in grandi cumuli giallastri dal profumo di fieno. Dalle grandi finestre prive di vetro si può scorgere la danza cadenzata della pioggia, ascoltarne il lamento, amplificato dall'assenza di altri suoni eccetto i loro respiri.
Arrossisce nuovamente, accorgendosi di avere la mano ancora stretta in quella del compagno, piacevolmente calda, soffice al tatto, morbida come velluto; ne osserva la dita affusolate e sottili, quasi femminili, il polso esile abbellito solamente da un braccialetto nero con la propria iniziale, semplice.

"E' un regalo?"

"Ah?"

"Quello."

Indica il gioiello, annaspando nel tentativo di rompere quel silenzio carico di tensione trovando qualcosa da dire, da raccontarsi, basta non rimanere privi di parole perchè allora i sentimenti e l'emozione sarebbero così forti da urlare, da travolgerlo e non può, diamine, Ishida Uryu non può perdere il controllo. Non lui!
Sposta nervosamente una ciocca dai riflessi bluastri dietro l'orecchio sinistro, puntando le iridi profonde in quelle ambrate e divertite dell'altro, sul volto impresso un ghigno beffardo, ma non malvagio come i soliti che tende regalare a Jilga o al professor Kurotsuchi.
Per un attimo riflette che potrebbe essere davvero un sorriso, uno reale.

"Sì, è un regalo. Me l'ha fatto Grimmjow qualche anno fa per il mio compleanno."

"Non credevo ti piacesse questo genere di cose."

"Oho Ishida kun ... ci sono tante cose su di me che non credi ... mentre invece dovresti. E chissà? Magari c'è anche qualcosa che pensi ... quando non sarebbe il caso farlo."

Il moro inclina le labbra in una smorfia contrariata, incrociando le braccia al petto e divincolandosi da quel contatto esasperante, farfugliando goffamente:

"Sempre ... sempre così contorto."

Lo ascolta ridacchiare, percependolo avvicinarsi tanto da azzerare la distanza fra i due corpi.
Il mento gli viene intrappolato fra il pollice e l'indice con delicatezza e decisione, costringendolo a fissare nelle perle dorate il compagno sibillino, le labbra talmente vicine da sfiorarsi in un gioco straziante di desiderio flagellato da una pazienza ormai agli sgoccioli.

"Hai ragione sono complesso ma ..."

Un piccolo bacio, casto, esattamente sulla punta del naso; piccolo, innocente, così falsamente ingenuo da scatenare una lunga scia di brividi lungo la schiena fredda ed umida di Uryu.
Prova a schiudere le labbra per proferire qualcosa, ma la voce si blocca nella gola, ottenendo un mero sussurrio privo di senso.

"... Ma è anche per questo che ti piaccio, no?"

Affonda le dita nei suoi capelli intrisi di pioggia, stringendoli appena per poi lasciarli scivolare lascivamente, l'altro palmo intento a ghermire il fianco magro ed ossuto, facendo sussultare il compagno ad ogni minimo movimento.
Ride interiormente, allargando maggiormente il ghigno stampato sul volo affilato.

"Non mi dici niente, Ishida kun? Mi stai dicendo che non ti piaccio?"

Finge un'espressione imbronciata, separandosi improvvisamente dal ragazzo tremante, completamente rosso in viso tanto da sembrare un pomodoro maturo sotto il sole d'agosto. Anzi, si potrebbe quasi dire che stia fumando davvero di vergogna, sprofondato nell'imbarazzo più assoluto.
L'altro allora si stringe nelle spalle, estraendo una sigaretta, arrotolata in precedenza, dalla tasca dei jeans attillati e chiari, i suoi preferiti dall'esatto istante in cui li ha acquistati; posiziona meglio il filtro, portandola alla bocca ed avvicinandovi l'accendino, senza perdere di vista il giovane poco distante da lui, indeciso su come comportarsi. 
Quando si impegna, quel rosato, lo fa davvero dannare.

"Fumare fa male , lo sai?"

"Negare l'evidenza è ancora peggio, lo sai?"

Colpito e affondato.
Si morde la lingua, giurando a se stesso che mai e poi mai avrebbe dato la soddisfazione a quel maledetto confetto di sentirtsi dire che si, gli piace da morire! Che non riesce a cancellarlo dalla sua mente, che la notte si sveglia tastando il materasso accanto al proprio corpo nella speranza di vedere il suo sogno divenire realtà.
Ma no, assolutamente no: se lo scorda di sentire queste confessioni! Non gli è bastato vederlo accantonare il proprio orgoglio per porgli delle scuse? Che si accontenti, gli ha anche regalato un cioccolatino: cosa vuole ancora? Se è davvero tanto evidente è un bel problema in meno, non serve discuterne.

"Non mi importa ... dovresti smettere di fumare e basta."

"Se smetto cosa mi dai in cambio?"

"AHH? Darti in cambio qualcosa? Tu sei stupido! Se la smetti è solo per il tuo bene, mica per il mio!"

Szayel sghignazza complice, riponendo l'accendino nella tasca ed inspirando profondamente, con accurata lentezza, giusto per far spazientire il compagno dai nervi specialmente sensibili.
Soprattutto se si tratta di lui e ... sa bene anche questo.
Espira una boccata di fumo grigiastro, rigirando la sigaretta fra le dita con disinteresse, lanciando un'occhiata alla pioggia fitta persistente all'esterno.

"Facciamo un gioco Ishida kun?"

"Smettila di nominarmi in quel modo, sei fastidioso! Senti se ti do un altro cioccolatino la smetti?"

"Hmm ... no."

"Allora te ne do due."

"Ne voglio un sacchetto intero. Prendere o lasciare."

"Ma non ho un sacchetto intero! Per chi mi hai preso? Un venditore di dolci?"

"Allora non la smetto finchè non giochi con me."

Uryu sospira esasperato, aggiustandosi gli occhiali sul naso e rabbrividendo per il freddo sempre più pungente.

"D'accordo ...a cosa vuoi giocare Szayel?"

"Morra cinese."

"COSA??"

"Sì, morra cinese. Tre tentativi in tutto. Se vinci tu smetto qualsiasi cosa che ti da fastidio. Se vinco io invece ... farai quello che mi va."

Detta in quel modo suona pericolosa ed allettante allo stesso tempo: se vince Grantz certo, la situazione sarebbe decisamente compromettente, nessuno può intuire cosa gli passa in quella testa folle ... certo però .. . che se a vincere è Uryu potrebbe decisamente giocare la propria partita copovolgendo i fatti: sarebbero corsi all'alloggio, rincontrando i suoi amici e tutto sarebbe finito per il meglio.

"Ci sto."

"Perfetto iniziamo. Uno ... due ... tre!"

Forbice e forbice.

"Uno ... due ... tre!"

Carta e carta.

Si scrutano per una manciata di secondi, simili a due temibili concorrenti in procinto di porre fine ad un gioco dal montepremi decisamente alto.

"Uno .... due .... tre."

Sasso e forbice.
Ed un ghigno decisamente poco rassicurante schiuso fra le labbra del rosato che lancia il cappotto su un fascio di paglia con disinvoltura.

"Male male Ishida kun ... Hai perso."

"Ehi .. ehi ... rimetti quella maglia! Szayel Aporro ti ordino di rivestirti immediatamente! Cosa credi di fare? Non avvicinarti, non avv..."

Non riesce a terminare la frase poichè un ciclone dalle iridi giallastre gli si avventa addosso, coperto solamente dai jeans azzurri, costringendolo a piombare sulla paglia ispida con un sonoro tonfo; deglutisce esasperato, stringendo fra le dita i polsi esili di Grantz , quasi a tentare di fermarlo ma allo stesso tempo obbligandolo a rimanere esattamente lì, cavalcioni su di lui in mezzo a quel nido di sterpaglie dal profumo di fieno umido di pioggia.
Le perle blu osservano minuziose il petto nudo e candido che si alza ed abbassa al ritmo del respiro leggermente velocizzato, percorre gli addominali accennati, la pelle nivea e fredda, gelida al tatto, percorsa da brividi provocati dall'algida temperatura.

"Ti ammalerai."

"O no Ishida kun ... Ci ammaleremo in due."

Il moro si scioglie in un sorriso arrogante,uno di quelli che riserva solamente a lui, sfidandolo, schernendolo, facendolo solitamente imbestialire mentre questa volta no, lo inducono a ghignare a sua volta, portando i palmi frementi sui bottoni della camicia dell'altro, slacciandoli lentamente, uno ad uno, concedendosi il vizio di strapparne l'ultimo giusto per affondare sul suo ventre scosso da fremiti ed iniziare ad assaporarlo fra baci e morsi.
Forse per orgoglio, forse per pudore Ishida distoglie lo sguardo, sia quando percepisce la cerniera dei pantaloni abbassarsi, sia quando li percepisce scivolare via. Non vuole guardare, perchè sa che non potrebbe celare il rossore nel volto, ma peggio ancora non potrebbe cancellare le urla nel suo sguardo che paiono sbraitare di farlo, di farlo adesso ed ancora poichè non solo lo vuole veramente, ma addirittura lo desidera da molto tempo.
Sorride fra sè, constatando di essere una persona timida, forse troppo: introversa, taciturna, solitaria, a volte ingenua, seria, coincisa. Quell'essere che ora lo sta consumando con le sue labbra è l'esatto opposto a sè, riflette.
Ed in verità, gli va benissimo così.


Ishida sussulta, sbarrando gli occhi e tastandosi le guance bollenti, paonazze, con i palmi chiari: di nuovo quell'incubo! Non è possibile!
Osserva terrorizzato i compagni accanto a sè, tutti intenti a chiacchierare o ascoltare la musica nelle cuffie degli mp3, portando poi l'attenzione a qualcuno in particolare, il capo appoggiato alla sua spalla, le palpebre socchiuse, ciuffi pastello sofficemente posati sulle spalle e sulla fronte. Lo guarda dormire assopito con enfasi, quasi come se fosse la prima volta in tutta la sua intera esistenza in cui assiste ad un simile spettacolo e non può, non riesce davvero non pensare che sia davvero meraviglioso.
Subito arrossisce, metabolizzando inoltre che quello da cui si era appena svegliato non era un sogno, piuttosto un ricordo vivido e recente che lo perseguita dal momento stesso in cui è accaduto.
Ogni volta che vi riflette non può evitare di arrossire come un peperone: è successo , lui e Szayel hanno ... hanno... 
Ok, meglio non rigirare il dito nella piaga, è terribilmente imbarazzante.
Tossicchia nervoso, torcendo le mani con angoscia nel vano tentativo di cancellare quelle immagini dalla mente, supplicando se stesso di smetterla di rimuginarvi perchè ...

"Tutto bene, Ishida kun?"

No che non va tutto bene! Mi hai visto nudo e ti comporti come ... come se nulla fosse!

"C..certo, perchè?"

Grantz sbadiglia, strusciando la guancia sulla spalla dell'altro come un gatto, le palpebre ancora socchiuse e gli arti intenti a stiracchiarsi.

"Hmm perchè sei così rigido ..."

"Potevi prenderti un cuscino invece che dormire su di me, allora!"

Sbotta sgomento, voltandosi di scatto per guardare  il panorama grigiastro esterno al finestrino dell'autobus , divenuto improvvisamente interessante.
Finalmente può cogliere i paesaggi familiari, quelle strade di Karakura che conosce bene, le case, le vie, il cielo plumbeo ed i lampioni già accesi pronti a schiarire il buio di quei pomeriggi via via più corti.

"Siamo arrivati?"

"Mancano cinque minuti."

Gli risponde seccamente, la voce incrinata dalla vergogna, il viso pallido ancora rivolto alle montagne lontane; percepisce qualcosa avvinghiarsi al suo braccio, un tepore rassicurante e piacevole, accorgendosi di essere caduto nuovamente nelle grinfie di quel folle.

"C... cosa vuoi fare??"

"Ah? Ti abbraccio."

"Davanti a tutti? Tu sei un cretino!"

Il rosato sbuffa stizzito, abbandonando la presa ed iniziando a rovistare nella borsa a tracolla posata sulle ginocchia , in cerca di qualcosa non noto al compagno.

"Intendevo .. ecco intendevo che magari non è ancora il caso. Si insomma noi .."

"Non preoccuparti, ho capito. Vuoi una proposta ufficiale? Devo chiederti esplicitamente di diventare il mio ragazzo?"

La pelle nivea di Uryu cambia improvvisamente tinta, trasformandosi in un rosso scarlatto accompagnato dai risolini di Renji e Rukia , divertiti spettatori dei sedili dietro i loro.

"N.. non intendevo questo! Solo che .."

"Ok ok stai tranquillo, ora te lo chiedo! Un attimo di pazienza che sto cercando ... ah! Eccolo!"

Estrae il cellulare, digitando velocemente le lettere sulla tastiera probabilmente per inviare un messaggio, riponendolo poi nella tasca dei pantaloni neri, attillati.

"Ok scusa, dove eravamo rimasti?"

"Chi era?"

Altri risolini, seguiti dai bisbigli di Abarai che sussurra alla sua Kuchiki quanto, secondo lui, Ishida sia terribilmente geloso ed innamorato perso.

"LA VOLETE SMETTERE VOI DUE??"

"Suvvia calmati Ishida kun, non ti tradisco stai tranquillo."

"E chi si preoccupa!"

Gesticola animatamente, sprofondando d'imbarazzo sotto quelle iridi ambrate e ciniche, perfezionate da un sopracciglio sollevato in una smorfia perplessa che ben presto lascia spazio ad un 'espressione fra il serio ed il comico: diamine, quella creatura sarebbe stato veramente un attore formidabile tant'è teatrale e drammatica in qualsiasi evenienza.

"Allora, dove eravamo rimasti ..Oho,giusto! Vuoi stare con me , Ishida kun?"

"Stare .... stare con .."

"Oh, come sei stupido! Fidanzarti, impegnarti, chiamalo come ti pare."

"Mai!"

"Perfetto, lo prendo come un si."

"Ho detto mai!"

Due labbra si posano sulle sue, inondandolo di calore improvviso e rassicurante, una scossa che lo percuote dalla punta dei capelli alle dita delle mani affusolate; senza nemmeno accorgersene lo asseconda, trasportando il palmo tremante sulla sua spalla, afferrandola con decisione e dolcezza.
Lo fa impazzire, ogni volta.
Le urla entusiaste di Luppi, i conseguenti insulti di Grimmjow sbracato pochi posti piu avanti accanto ad un assonnato Kurosaki e la brusca frenata dell'autista fanno intuire ai presenti d'essere finalmente giunti a destinazione. Gli alunni si alzano stremanti dai sedili non propriamente morbidi, stiracchiandosi e mugolando, afferrando le borse e disponendosi in fila in attesa di scendere dal veicolo.

"Neh, Kisuke chan ,... Tu hai capito alla fine cos' era quel belino?"

"No Gin... no davvero ..."

Il professore sventola l'usuale ventaglio davanti il volto magro, celato in parte dall'ombra del cappello a righe verdi e bianche.

"In compenso dobbiamo trovare qualche scusa da rifilare al vecchio Yama."

Elargisce Shunsui, sgomitando un sogghignante Ichimaru oggi più raggiante che mai.

"Non sarà facile spiegargli che Byakuya ha preso un esaurimento nervoso."

"Hai ragione Gin ... e se non gli dicessimo nulla? Magari non se ne accorge."

"Potremmo mettergli del sakè nel cappuccino!"

"Ottima idea Shunsui, ottima idea..."

Il gruppo di insegnanti continua a parlottare, infischiandosene beatamente del povero docente Kuchiki disteso ancora al proprio posto, una pezza bagnata sulla fronte incandescente e lo sguardo torvo, celato dalle presenze intermittenti degli alunni intenti ad abbandonare finalmente l'autobus.
L'ultimo a scendere è Ulquiorra, seguito dalla da quella che pare essere l'unica ragazza in tutta la scuola ad essersi accorta di lui e a trovare, in quegli smeraldi vitrei, qualcosa di estremamente ipnotizzante: Orihime.
Si allontanano vicini, tanto da sfiorarsi, stretti in un silenzio profumato di emozione. Raccolgono le proprie valigie, salutando in fretta gli amici per dileguarsi nella strada puntellata dai fasci aurei dei lampioni, avvolta dal freddo della sera e dal buio della cappa nuvolosa.

"Non mi va che quel tizio la accompagni a casa."

"Calmati Kurosaki, è solo Ulquiorra. Cosa vuoi che le faccia? Quello lì non sa nemmeno di esistere."

Sputa Grimmjow fra i denti, mordendo voracemente un biscotto alla cannella offertogli da Rukia.

"Sarà .. ma non mi convince. Non mi dà affatto una bella sensazione."

Il gruppo di amici sospira, constatando come al solito che se Ichigo si intestardisce su qualcosa nulla e nessuno possono fargli cambiare idea: nonostante tutto non importa, gli vogliono bene anche per questo.
Il rumore di una portiera che sbatte attira l'attenzione del ramato che dopo esservi voltato distrattamente verso l'automobile grigia sgrana impercettibilmente le perle nocciola.

"Ehi Ishida! Quella non è forse Neliel?"

Tutti i presenti si voltano verso una bellissima ragazza dai lunghi capelli verdastri raccolti in boccoli sciolti e morbidi, lunghi, posati sulle spalle e sulla schiena; Non appena si accorge del gruppo inizia a correre a perdifiato, salutando con grandi cenni della mano, la felicità impressa nelle iridi color sabbia brillanti di gioia.
Si avventa addosso ad Uryu abbracciandolo con foga, stringendolo tanto da soffocarlo mentre accompagna il caloroso saluto con una cristallina risata.

"N ...Nel staccati ... non resp... non respiro."

La giovane si separa da quel contatto per un secondo, accorgendosi immediatamente della presenza di Kurosaki:

"Itsigo!! Ci sei anche tu!"

"Ehi io mi chiamo Ichigo!"

Non fa in tempo a ribattere che il tornado dalla felpa color acquamarina lo travolge in una morsa affettuosa, facendo oscillare di rabbia Jeagerjaques ed inclinare un sopracciglio a Szayel, tenutosi debitamente a distanza.

"Uryu, Nel, andiamo."

Una voce severa irrompe nell'atmosfera festosa, gelando i presenti all'istante; un uomo dai capelli argentati avanza con passo deciso, la Ventiquattrore stretta nella mano destra, in quella sinistra le chiavi della macchina; Il completo bianco e la cravatta azzurrognola gli conferiscono un aspetto decisamente altolocato, severo, proprio come la montatura leggera degli occhiali da vista o il sobrio ma impeccabile taglio di capelli. 
Punta lo sguardo ferreo su Ishida, lasciando scorrere sulla sua snella figura le iridi blu, magnetiche e profonde come quelle del figlio.

"Arriviamo."

Gli risponde seccamente, lanciando un'occhiata mesta al compagno dalla chioma rosata a pochi passi da lui, le braccia conserte al petto e la curiosità dipinta nelle perle dorate.

"Un attimo signor Ryuuken! Mi lasci presentare agli amici di Uryu, non li conosco ancora tutti!"

L'uomo fa un cenno del capo, immobile, impassibile, freddo come il ghiaccio.

"Non serve Nel, dai andiamo a casa o mio padre si innervosisce."

Suo ... padre? Interessante.

Szayel inclina appena il capo per osservarlo meglio, notando diverse assonanze con quello che pare essere il suo primogenito. Che abbia fratelli o sorelle? Pensa di no, non ne ha mai sentito parlare.
E allora chi è quella ragazza?

"Dai Uryu ci tengo! Allora ecco ... io mi chiamo Neliel, piacere di conoscervi!"

Ride imbarazzata, portando una mano fra i lunghi capelli mentre il coetaneo abbassa il capo sconsolato.

Che gli prende? Perchè si comporta così?

"Uryu sbrigati a salire in auto. Un vero uomo non fa aspettare la propria fidanzata."

Fidanzata ?

Szayel sgrana gli occhi, puntandoli immediatamente verso il moro, visibilmente scosso. 

... Fidanzata ........?


Ciao lettori, mi scuso per il ritardo ma gli studi mi hanno letteralmente sommerso *sospira*, e vi ringrazio per essere arrivati fino qui, grazie davvero di cuore! 
Il prossimo capitolo sarà incentrato su Grimmjow ed Ichigo e ... beh, si scopriranno delle cose abbastanza interessanti ;)
A presto,
un abbraccio <3

Valentina


   
 
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