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Autore: Clarrie Chase    22/10/2008    7 recensioni
Cosa sarebbe successo se Winry fosse stata adottata da Trisha Elric quando aveva solo quattro anni e fosse cresciuta come sorella di Edward e Alphonse Elric?
Trisha sarebbe morta comunque?
I fratelli avrebbero comunque tentato la Trasmutazione Umana per riportarla in vita?
Edward sarebbe diventato comunque Alchimista di Stato?
E Alphonse?
A quest'ora la sua anima sarebbe legata ad un armatura?
E che cosa sarebbe successo se... ?
Prima FF su Full Metal Alchemist: What if... ?
Dal 10° cap.:

Prima accetti che le cose non torneranno più come una volta, e prima ricominci a vivere. [...]
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Winry Rockbell
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Andare Avanti

Andare Avanti

 

 

La tragedia imperversa sulla tua vita come un tornado, sradicando tutto, creando il caos. Aspetti che la povere si depositi, e poi scendi. Puoi vivere tra le rovine e far finta che sia ancora il palazzo che ricordi. O puoi tirarti su dalle macerie e ricostruire lentamente. Perché dopo essere stati colpiti da un fulmine, l'importante è andare avanti. Ma se sei come me, continui a inseguire la tempesta. Il problema di quando combatti una tempesta è che ti sfianca, ti demoralizza... Anche gli esperti sono d'accordo, c'è bisogno di una pausa.

 

 

Il verde di quell'erba le piaceva. Era un verde diverso dai soliti verde che si incontravano in tutta la città. Era un verde a metà tra il chiaro scuro che infondeva uno strano senso di pace. Ricordò con quanta fatica aveva fatto crescere l'erba, nel giardino di casa sua. I semi li aveva presi dalla serra del villaggio. Era corsa a casa e li aveva subito piantati, in uno spiazzo in cui la terra era incolta. Annaffiava ogni settimana e ogni volta che vedeva il terreno secco.

Dopo quasi un mese di attenzione e cura l'erba aveva iniziato a crescere, lenta, con calma, come se non gliene importasse niente di quella ragazzina petulante che ogni giorno l'annaffiava sperando di vederla diventare alta tutto a un tratto.

E poi era cresciuta, finalmente. Era diventata verde scuro, come la melma. Ed era cresciuta a livelli diseguali: in certi punti era già alta, in altri doveva ancora nascere, in altri ancora era appena germogliata.

Invece l'erba del cimitero era strana... cresceva allo stesso ritmo, dello stesso colore chiaro scuro che al mattina aveva riflessi argentei per via della rugiada.

Chissà... forse cresceva così bene per dare conforto alle persone che andavano al cimitero. Come per dire: 'si, è vero, qui è molto triste, ma in compenso c'è un erba fantastica. Verde e alta al punto giusto... Perfetta'.

La lapide di marmo bianco spiccava come un diamante tra tanti zirconi, tra le altre lapidi vecchie e sporche.

Le lapidi si scelgono a seconda della persona a cui appartengono? Era per quello che la lapide candida di Trisha Elric era più luminosa e perfetta delle altre?

 

Scese le scale di casa lentamente.

Uno scalino.

Due scalini.

Tre scalini. Track.

Edward sospirò. Doveva riparare quello scalino, un giorno o l'altro. Anche se non si era mai accorto che cigolava.

Certo, non se ne era mai accorto perchè nella casa non c'era mai stato abbastanza silenzio da permettere a qualcuno di accorgersene.

E in quella casa c'era sempre silenzio da ormai quattro giorni. Oltrepassò il salotto velocemente, come se stesse passando per un luogo malfamato in cui è meglio non farsi vedere in giro e entrò in cucina. Alphonse non si era ancora svegliato. Pazienza, sarebbe andato lui a svegliarlo, una volta pronta la colazione.

Lanciò un occhiata veloce alla cucina, negli occhi una tristezza infinita: era proprio come cinque giorni fa, quando era sua madre ad affaccendarsi nella cucina.

Non era cambiato proprio niente. L'unica cosa che mancava era Trisha Elric, ovviamente.

Come al solito uscì di casa andando a vedere se erano arrivate delle lettere alla cassetta della posta.

E come al solito imprecò e se ne tornò a casa a mani vuote.

Sorrise amaramente. Che cosa si aspettava, in fondo? Sapeva che lui non sarebbe tornato.

Winry ed Alphonse avevano spedito lettere a tutti quelli con cui la loro madre era contatto via lettera, sperando che qualcuno fosse in grado di rintracciare il signor Elric o quanto meno venire a rendere un ultimo omaggio a Trisha.

Ovviamente Edward sapeva che nessuno avrebbe risposto e - se qualcuno l'avesse fatto - di sicuro nessuno sapeva dove si trovasse il signor Elric.

Anche se lui aveva fatto finta di assecondarli di mala voglia, in fondo al cuore Edward sperava che riuscissero a rintracciare suo padre, perchè - per quanto gli dispiacesse ammetterlo - la situazione a casa stava inevitabilmente precipitando.

L'aveva saputo fin dall'inizio, ma tra il sapere e il fare c'era proprio il mare, come diceva il detto.

Sapeva che in qualità di fratello maggiore sarebbe toccato a lui dirigere la famiglia, ma non si sentiva pronto e soprattutto non sentiva di avere l'appoggio di Alphonse e Winry.

Si sentiva prigioniero in quella casa dove una volta aveva vissuto la vita Perfetta. Alphonse aveva tredici anni, certo, ma da quando era lui a fare le faccende di casa sentiva come se ci fosse un muro di differenza a dividerli.

Con Winry poi era ancora peggio. Da dopo il funerale non era più uscita dalla sua camera se non di notte per mangiare, quando nessuno poteva vederla.

Ogni tanto, quando attraversava il corridoio per andare in camera sua la sentiva piangere.

E nonostante tutto non sapeva cosa fare, come essere utile. Non sapeva se doveva entrare in camera e consolarla, o se doveva lasciarla in pace a piangere tutte le sue lacrime. Non sapeva più niente.

La mattina presto quando si svegliava passava sempre cinque minuti con gli occhi chiusi, in attesa di qualcosa che neanche lui sapeva ben definire. Si raggommitolava tra le coperte e aspettava che sua madre venisse a svegliarlo. Perchè sua madre sarebbe tornata. Oh, sì, lui lo sapeva. Lo sapeva eccome.

Le persone o gli Dei che gliel'avevano portata via dovevano solo rendersi conto dell'errore macroscopico che avevano commesso e avrebbe riavuto indietro sua madre; Winry avrebbe ricominciato a uscire dalla sua camera, a sorridergli e a punzecchiarlo, e Alphonse avrebbe ricominciato a parlargli con scioltezza, e non come si parla quando si ha tre anni e mezzo e si vive di monosillabi come 'Sì' o 'No'.

Sarebbe tornato tutto normale. Era solo questione di tempo.

 

Alphonse si stiracchiò pigramente nel suo letto, ricoprendosi con il lenzuolo fin sopra la testa.

'Alphonse Elric, se non ti alzi subito e non vai a fare colazione, oggi niente gita al fiume, per te!'

<< Va bene, mamma. Un attimo solo, mi sto per alzare. >> mugugnò il ragazzino, abbassando leggermente il lenzuolo fino a scoprirgli il mento come per far vedere a uno spettatore invisibile che stava veramente per alzarsi.

Una risata gli risuonò nelle orecchie e subito aprì gli occhi, abituandosi alla luce proveniente dalla finestra che - come al solito - Edward aveva lasciato aperta.

Aveva sentito bene?! Era davvero Winry che rideva?

Si alzò dal letto senza nemmeno vestirsi e si precipitò in soggiorno.

No, non era Winry. La porta della sua camera era chiusa, e davanti, per terra, c'era ancora il vassoio con la zuppa ormai congelata che Edward le aveva portato la sera prima.

Tornò in camera sua stendendosi sul letto in posizione fetale, chiudendo gli occhi.

Erano quattro giorni. Quattro giorni che sua madre...

Ancora  non riusciva a elaborare i fatti accaduti quattro giorni prima. Sentiva ancora la voce di sua madre che lo svegliava la mattina, gli dava la buona notte la sera e gli preparava la colazione il pomeriggio. La mamma. Non il suo fratellone.

Già. Sul suo viso comparve una smorfia.

Edward stava provando a sostituire la mamma, e questo non gli piaceva neanche un po'.

Da dopo il funerale aveva raccolto tutte le cose che erano della mamma e le aveva portate in camera sua, ammassandole sul letto. Alphonse aveva visto tutto ma non aveva commentato, preferendo guardare ancora un po' che cosa si fosse messo in testa il fratello maggiore.

E visto che Winry, la ragazza che amava, l'unica in grado di consolarlo e calmarlo non arrivava, non poteva far altro che continuare così.

Non sbilanciarsi troppo nelle risposte, non porre domande, non stare tra i piedi ad Edward e non andare al cimitero.

Il cimitero. Non era mai stato in un cimitero, nemmeno quando era morta sua nonna.

Sua madre aveva preferito restare a casa con loro piuttosto che lasciarli con qualcuno ed andare al funerale.

'Il cimitero non è un posto per i bambini.'

<< Lo so, mamma. >> Rispose Alphonse con calma, aggrottando le sopracciglia.

'Va giocare con Winry. Non è giusto che stia sola in questi giorni.'

<< Ma Winry non mi vuole parlare... >> obbiettò debolmente Alphonse, tenendo gli occhi ben chiusi in modo che l'illusione che sua madre gli stesse parlando non scivolasse via venendo sostituita dalla cruda e mera realtà.

Quando Alphonse non udì risposta si alzò dal letto sbuffando, proprio come aveva visto fare ad Edward in un miliardo di occasioni.

Si mise una maglietta e un pantaloncino corto e uscì dalla stanza radunando tutto il coraggio di cui era capace.

Arrivato sulla soglia della camera di Winry fece un bel respiro profondo e bussò.

Niente, Winry non rispondeva.

Bussò ancora finché non si fece strada in lui l'idea che forse la ragazza stesse dormendo.

Allora posò la mano sulla maniglia e spinse, aprendo la porta.

I suoi vagarono per tutta la camera della sorella: era tutto rigorosamente in ordine, sembrava che nessuno entrasse in quella stanza da almeno un giorno.

Sgranando gli occhi si rese conto che tutte le cose erano al proprio posto tranne una: Winry.

Corse verso le scale scendendole velocemente e entrando in cucina come un ciclone, vedendo suo fratello che stava entrando in casa in quel momento.

<< Winry non c'è! >> esclamò velocemente mentre il suo cuore iniziava a battere forte e il suo cervello si rifiutava di concepire qualsiasi idea su dove potesse essere.

Edward lo guardò sorpreso che gli stesse rivolgendo la parola e poi sobbalzò.

<< Come non c'è? E dov'è andata? >> chiese Edward con una nota di panico mal controllata nella voce.

<< Cosa diavolo posso saperne io?! Ho solo tredici anni, dannazione! >> esclamò Alphonse disperato, pestando il piede per terra.

Edward lo guardò ancora più sorpreso, poi scosse la testa per scacciare quell'idea che stava passando - Alphonse lo sapeva - per la mente di entrambi contemporaneamente.

<< Winry sta bene. Dobbiamo solo... trovarla. >>

Dall'espressione che fece Edward, Alphonse dedusse che avesse capito l'assurdita della frase che aveva appena detto.

<< D'accordo, forse so dov'è. Tu resta qui nel caso torna a casa, io vado a cercarla fuori. >>

 

Ti prego, fa che non abbia fatto nessuna sciocchezza, ti prego, ti prego! Darò qualunque cosa, qualsiasi cosa, anche la mia vita se necessario... ma.... non toglietemi anche lei....  

Era questo quello che si ripeteva Edward mentre tagliando per il campo di grano del signor Turner si dirigeva verso l'unico posto in cui Winry avrebbe potuto andare.

Doveva correre, sbrigarsi, arrivare in tempo...

Non sapeva cosa avrebbe fatto se anche lei... no...

Winry non l'avrebbe mai fatto. Lei era forte. Più forte sia di lui che di Al.

Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Mai.

.... Ma nonostante tutte le rassicurazioni e mille scuse che stava sfornando al secondo non riusciva a non pensare, non riusciva a convincersi che Winry si trovasse veramente al sicuro, in quel preciso istante.

Doveva vederla con i suoi occhi, toccarla, accertarsi che stesse bene.

Scavalcò la staccionata che recintava il piccolo cimitero di Rosembool e aguzzò la vista, pronto a scorgere la sagoma familiare di Winry.

Nulla. Non c'era niente.

Non è il momento di farsi perndere dal panico.... su, pensa, pensa! Dove altro può essere andata?!

Il suo cuore si arrestò.  A pochi metri da lui sua madre lo guardava sorridendo. Lo guardava con un sorriso dolce ma allo stesso tempo dispiaciuto.

Trisha si girò e iniziò a correre tra le lapidi. Il vestito che indossava il giorno in cui era venuta a mancare adesso svolazzava a destra e sinistra seguendo il movimento del suo corpo.  Edward voleva muoversi, davvero, fare qualsiasi cosa, ma... non ci riusciva. Il corpo non recepiva nessun ordine motorio e il cervello era incapace di accettare quanto aveva davanti.

A differenza dei normali fantasmi, quelli dei libri, Trisha sembrava perfettamente corporea. E se ne stava andando.

Finalmente il suo corpo si mosse, ricominciando a correre nuovamente per seguire quella figura sinuosa che si spostava tra le lapidi con leggerezza, come se non toccasse terra.

Nella confusione del momento a Edward parve di sentire una voce:  << Non smettere di cercare.>>

E scomparì, così come era apparsa, davanti a una lapide bianca, in marmo, che spiccava tra tutte le altre.

Edward si fermò piegandosi sulle gincchia per riprendere fiato conscio che non avrebbe mai raggiunto sua madre, nemmeno se lei non fosse scomparsa all'improvviso.

La lapide è... bianca...

Fece dei passi tremanti verso la lapide bianca davanti la quale sua madre era scomparsa e impallidì.

Winry era stesa per terra, i capelli sparsi davanti alla lapide e la pelle solitamente rosea e soda adesso appariva pallida e smagrita, come se fosse stata messa a digiuno forzato.

Sembrava non respirasse.

La paura si reimpossessò di lui e gli occhi gli si ridussero a due fessure mentre ogni singola cellula del suo corpo si rifiustava di accettare la vera realtà.

<< Winry...! >> mormorò con voce strozzata, mentre tentava di avvicinarsi a lei e combattere nuovamente contro quella sorta di paralisi che gli aveva immobbilizzato il corpo dalla paura.

Era combattuto, ancora una volta: doveva andare lì e avere davanti la prova concreta che anche Winry l'aveva lasciato o doveva restare immobile al suo posto e rimanere quindi con la possibilità - seppur remota - che lei fosse ancora viva?

Non... riusciva...

Doveva toccarla, accertarsi che stesse bene. Lei non poteva abbandonarlo, non poteva. Edward era sicuro che sarebbe morto, se fosse successo.

Ma le gambe non si muovevano, erano come intorpidite. Si lasciò cadere nell'erba fresca di rugiada affondando le dita nella terra e stringendo la mano a pugno.

Poi facendo forza sulle braccia si trascinò accanto a Winry, ai piedi della lapide.

Strisciò ancora più avanti fino alla lapide, girandosi e poggiandoci contro la schiena, prendendo Winry per le spalle e tirandola verso di sé in un abbraccio disperato.

Sentì il petto di lei alzarsi e abbassarsi seppur debolmente e tirò un sospiro di sollievo: era viva.

Iniziò a cullarla tra le sue braccia, sentendo il disperato bisogno che lei facesse altrettanto, che lo abbracciasse stringendolo forte a sé e che gli facesse sentire il battito del proprio cuore, dicendogli che era tutto a posto, che non se ne sarebbe andata.

Nonostante respirasse ancora aveva il corpo freddo, insolitamente freddo.

Doveva portarla a casa e metterla al caldo.

Provò a muovere una gamba, ma niente, ancora non ci riusciva.

Le sue gambe si rifiutavano di muoversi, paralizzate dal terrore. La paura che Winry potesse andarsene per sempre da un momento all'altro lo rendeva incapace di muoversi.

<< Winry...? >> provò a chiamarla, ma senza risultato. Lei non si svegliava né si muoveva, sembrava.... morta.

Ma respirava ancora.

Stringendola più forte a sè si guardò intorno, in cerca di qualcuno o qualcosa che potesse aiutarlo ad andarsene da lì.

Lo sguardo gli cadde automaticamente su una bottiglia di succo vuota abbandonata a mezzo metro da lì.

Tenendo ancora Winry al suo petto si allungò lentamente in direzione della bottiglietta afferrandola con il braccio libero. La strinse tra le dita e la battè violentemente contro la lapide, tenendo Winry a riparo e chiudendo gli occhi.

La bottiglia di vetro si ruppe con un tintinnio sinistro, mentre Edward afferrava il pezzo più grosso che era era rimasto integro.

 

Alphonse si passò una mano tra i capelli con frustrazione: perchè diamine non era andato con Edward a cercare Winry?

Sapevano entrambi che in qualunque posto si trovasse Winry in quel momento di certo non aveva alcuna intenzione di tornare a casa, altrimenti avrebbe avvisato che stava uscendo. Eppure... sentiva come se gli sfuggisse qualcosa.

Lo sguardo di suo fratello, quando aveva detto che sarebbe uscito a cercare Winry...

Alphonse si rese conto di essere stato ingiusto con Edward.

Aveva cercato di dargli la colpa di una cosa che non dipendeva affatto da lui. Aveva sbagliato, e si ripromise di chiedergli scusa, quando fosse ritornato a casa con Winry.

Alphonse rabbrividì: se fosse ritornato con Winry.

Dove diavolo poteva essere andata Winry? Era chiaro che per uscire a quell'ora senza che nessuno se ne accorgesse doveva essere uscita di mattina molto presto oppure...

All'improvviso ricordò il letto della camera di Winry e il cibo fuori dalla porta, che pareva non essere nemmeno stato toccato.

Winry non aveva dormito in camera, quella notte.

Allora... dove aveva passato la notte? Stava bene?

Tutto quel pensare non faceva altro che renderlo ancora più inquieto.

La porta si aprì violentemente, come se qualcuno le avesse dato un calcio particolarmente forte.

Alzò la testa in tempo per vedere Edward entrare in casa con Winry sulla schiena. Stava per alzarsi quando impallidì: il volto di Winry era macchiato di sangue.

Edward colse la sua espressione e scosse la testa: << E' mio, non suo. Winry... sta male. Chiama il medico. La porto di sopra. >>

Alphonse annuì, incapace di proferir parola notando poi che tutta la manica della maglietta del fratello era inzuppata di sangue.

Edward attraversò il salotto e salì le scale fino alla camera da letto che divideva con suo fratello, stendendola sul letto. Gemette appena quando rilasciandola delicatamente sul letto mosse male la spalla e quindi il pezzo di vetro che aveva conficcato all'interno un quarto d'ora prima, per uscire dall'intorpidimento che gli aveva bloccato le gambe.

Le pulì il viso dal sangue con un lembo della maglietta che aveva addosso, deciso a non lasciarsi trasportare dal dolore che stava provando in quel momento alla spalla e concentrandosi in vece su Winry.

La coprì nonostante fosse estate sentendola ancora spaventosamente fredda rispetto al suo solito calore corporeo: quando diavolo sarebbe arrivato il dottore?

Winry si mosse lentamente, aprendo gli occhi focalizzando l'immagine di Edward e stringendo con la mano destra la coperta che le arrivava al mento, per poi richiudere gli occhi e cadere in un sonno senza sogni.

Edward rimase a vegliare sulla sorella fino all'arrivo del dottore, che tempestivamente era arrivato solo dieci minuti dopo la chiamata di Alphonse.

 

Quando Winry riaprì gli occhi, il giorno dopo, capì subito di non trovarsi in camera sua e per quanto si sforzasse di ricordare che cosa era successo la sua mente non rispondeva, come se in quel momento fosse colta da un black-out.

Al suo fianco trovò Alphonse, in ginocchio accanto al letto con la testa sul materasso, a pochi centimetri dalle sue gambe.

<< Al... ? >> chiamò con voce sorprendentemente bassa, riscoprendosi con la gola terribilmente secca.

Il ragazzino però parve sentire quel richiamo ed aprì gli occhi immediatamente: Winry guardò sorpresa gli occhi solitamente azzurri e limpidi di Alphonse cerchiati da pesanti occhiaie.

<< Winry! >> esclamò lui con evidente sollievo. Poi parve ricordarsi qualcosa all'improvviso e si rivolse nuovamente a lei: << Hai fame? Il medico ha detto che dovevi mangiare appena svegliata. >> disse il ragazzino tornando però ad un tono di voce incerto.

Winry lo guardò confusa: << Il medico? Il medico è stato... qui? >> chiese lei abbassando lo sguardo: stava per dire 'ancora' qui, ma fortunatamente si fermò in tempo per non permettere alla sua mente di ricominciare a ragionare lucidamente e ricordare il motivo per cui si era recata... al cimitero! Certo, ecco dov'era andata! Già, ma poi... com'era finita in quella camera? Ricordava solo di aver avuto improvvisamente un forte mal di testa e poi... niente.

<< Ed ti ha trovata svenuta davanti alla tomba della mamma. Abbiamo chiamato un medico e ha detto che sei svenuta per un calo di zuccheri... ha detto che probabilmente non mangiavi da giorni. E il Fratellone sta bene, per fortuna il dottore è riuscito a fermare l'infezione, altrimenti avrebbe dovuto taglilargli il braccio. >>

Alphonse si accorse troppo tardi di essersi lasciato sfuggire qualcosa di troppo e a giudicare dall'espressione preoccupata e persa di Winry lei aveva subito colto il problema.

<< Cos'è successo a Ed? >> chiese alzando la voce per quanto la gola secca glielo permettesse.

Alphonse sospirò, iniziando a raccontare: << Non so molto... il dottore ha detto che probabilmente il Fratellone ha dovuto ferirsi per uscire da uno stato di paralisi che colpisce le persone che hanno molta paura. Solo che invece che farsi un taglietto si è conficcato un pezzo di vetro nella spalla, e mentre tornava a casa con te sulla schiena il vetro si è mosso entrando nella carne fino a creare una infezione. Il dottore è riuscito a togliere il vetro dal braccio e il Fratellone - come al solito -  è tornato subito in piedi. Sta bene, riesce a muovere il braccio come al solito. >> finì Alphonse con sguardo triste, mentre raccontava.

Winry si morse il labbro: Edward aveva rischiato di perdere l'uso del braccio per colpa sua. Solo ed unicamente per la sua irrimediabile sbadataggine e stupidità.

Tentò di alzarsi dal letto ma non appena si mise seduta un capogiro la colse impreparata e perse l'equillibrio venendo però afferrata al volo da Alphonse in uno dei suoi soliti e fortunati interventi tempestivi.

<< Prima mangia qualcosa. Non appena il Fratellone tornerà a casa gli dirò che ti sei svegliata: vedrai che verrà subito da te. >> assicurò Alphonse con una sorta di malinconia nella voce. Poi si alzò e sorrise forzatamente, come pentendosi di essersi lasciato sfuggire quel tono malinconico e amareggiato.

<< Adesso vado a prenderti da mangiare. Una zuppa, magari. >> propose Alphonse in procinto di abbandonare la stanza velocemente.

Winry annuì con poca convinzione seguendo ogni suo movimento fino a che non lo perse di vista, uscendo dalla stanza.

Chiuse nuovamente gli occhi, rendendosi conto di non avere nemmeno più una lacrima da versare.

Edward aveva rischiato il braccio per lei. Winry sorrise amaramente: che si fosse reso conto di aver infranto la promessa che le aveva fatto il giorno della morte della loro madre?

 

Non appena Edward seppe che Winry si era finalmente svegliata corse su per le scale ignorando la piccola fitta di dolore proveniente dalla spalla destra, diretto alla camera dove 'alloggiava' la ragazza. 

Quando entrò nella camera tuttavia non venne accolto come si aspettava - o sperava -.

Winry era stesa a letto completamente immobile e fissava il soffitto con aria assente, non sembrava neppure essersi accorta che Edward fosse entrato.

Sembrava che nonostante avesse gli occhi aperti stesse ancora dormendo, osservando qualcosa che solo lei riusciva a vedere. Aveva gli occhi lucidi, come se avesse appena finito di piangere.

<< Winry... ? >> chiese, preoccupato ed incerto.

Winry piegò la testa di lato in modo da far entrare Edward nella sua visuale.

<< Edward. >> salutò lei freddamente.

Edward la guardò interdetto: l'aveva chiamato con il suo nome per intero. Winry lo chiamava 'Edward' solo quando lo prendeva in giro o era arrabbiata.

Entrò nella stanza lentamente e con cautela, sedendosi ai piedi del letto a distanza di sicurezza da lei.

<< Stai meglio? >> chiese ancora con preoccupazione crescente, visto che lei si ostinava a non guardarlo.

<< No. >> rispose lei, sempre con voce terribilmente neutra e diffidente. << Mi fa male la testa, la mia gola sta per esplodere e temo che Al abbia in mente di tenermi a letto per tutto il mese e imboccarmi come una bambina di tre anni. >> fece l'elenco lei, con voce piatta.

Edward sorrise forzatamente: il clima sembrava peggiorato anziché migliorato.

<< E lo sai qual'è il peggio? Che è tutta colpa tua, ecco qual'è! >> aggiunse lei alzando notevolmente la voce, questa volta lasciando trapelare la rabbia e abbandonando quella insopportabile espressione indecifrabile.

Edward la guardò sbigottito: << Colpa mia? Perchè? >> chiese lui sorpreso e incerto se dover essere arrabbiato o meno.

Winry fece per alzarsi e mettersi seduta, quasi ringhiando quando Edward aveva teso le braccia verso di lei per aiutarla.

<< Tra i tuoi innumerevoli difetti, Edward Elric, non sapevo che fossi anche un bugiardo! >> sbottò lei fissandolo con astio crescente.

Edward la guardo confuso stringendo le labbra per non darle una rispostaccia e costringerla ad agitarsi per rispondere.

<< Che cosa? >> riuscì a credere, oltraggiato e confuso.

Lei parve ignorare la sua domanda: << E sei anche senza scrupoli! Se credi che ti ringrazierò per avermi riportato a casa rischiando di perdere il braccio sappi che ti sbagli di grosso, non farò niente del genere! Non avevi nessun diritto di riportarmi a casa! >> esclamò lei con voce arrabbiata e continuando a fulminarlo con lo sguardo.

 << Che cosa?! Sono tuo fratello maggiore, ne avevo e ne ho tutto il diritto, Winry Elric! >> esclamò lui ormai infervorato.

<< Mio fratello maggiore?! Non voglio avere nessun fratello maggiore se devi essere un fratello maggiore bugiardo! >> ribatté lei continuando ad alzare gradualmente la voce ignorando il grido di protesta della sua gola bruciante.

<< Ancora con questa storia del bugiardo?! Io non ho mai mentito in vita mia!... Forse una volta o due, ma avevo solo otto anni! >> gridò lui trafiggendola a sua volta con lo sguardo.

<< Lo stai facendo di nuovo! Ti ricordi la promessa che mi hai fatto pochi minuti prima che nostra madre morisse?! Eh, te la ricordi?! >> chiese Winry con voce isterica e gli occhi lucidi di lacrime che scorrevano ribelli sulle sue guance.

 

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<< Ti prego... >> sussurrò Winry con voce chiaramente implorante.

<< Ti prego, non... non lasciarmi anche tu... non farlo.... non farlo mai... >> ripeté la ragazza riprendendo a singhiozzare e stringendosi di più a lui per trarre conforto.

<< Lasciarti? No che non ti lascio.... >> riuscì a rispondere lui, mentre la stringeva a sé con delilcatezza sentendo le sue lacrime bagnargli la maglietta.

 

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<< ... Certo. >> rispose Edward con voce secca abbassando lo sguardo: avrebbe mai dimenticato uno solo degli avvenimenti di quel maledetto giorno?!

Anche Winry abbassò lo sguardo cercando di restare in quella camera e di non ritornare con la memoria al momento.... quel momento in cui....

Scosse la testa, concentrandosi solo su Edward.

<< Hai infranto la promessa. >> riprese lei, con voce nuovamente stabile nonostante le lacrime.

Lui riportò lo sguardo su di lei, questa volta serio e tormentato allo stesso tempo. Quel caldo color ambra sembrava scrutarla dento l'anima, come a voler capire che cosa stesse dicendo.

<< Non sei venuto da me nemmeno una volta. Neppure una. Me ne stavo in camera mia ad aspettare che venissi a prendermi perchè avevi detto che non mi avresti lasciata. E invece non venivi, mai. Ti limitavi a fermarti vicino alla porta aspettando che io uscissi, o a portarmi il cibo sulla soglia, sperando che lo mangiassi. Quando io avevo bisogno di te, tu non c'eri. >> rivelò lei abbassando la voce ricordando con dolore i momenti durante la notte in cui aveva avuto la sensazione che Edward fosse lì, fuori dalla sua camera, pronto ad entrare. Ma non era mai successo, e quando aveva capito che non sarebbe successo era stato ancora peggio che illudersi e restare nel dubbio e nella speranza.

Edward non riuscì a sostenere il suo sguardo vedendo l'intenso dolore che vi era celato all'interno. Come aveva fatto a non capirlo? Come aveva fatto a non capire che Winry, sua sorella, una delle due persone più importanti della sua vita, aveva bisogno di lui? Perchè si sentiva così inadeguato, come se la sua presenza in quella casa fosse uno sbaglio che si ripeteva di volta in volta ad ogni sua azione?!

Ma prima di scusarsi aveva bisogno di una risposta, un ultima risposta che - forse - avrebbe fatto la differenza.

<< Perchè eri al cimitero, quando ti ho trovata? >> chiese Edward con voce assente ripercorrendo con un brivido il momento in cui aveva creduto di averla persa per sempre, che non avrebbe più potuto rivedere il sorriso, sentire il suo profumo, osservare la scintilla accendersi nei suoi occhi quando capiva che la stava prendendo in giro... Aveva provato quella sofferenza solo quattro giorni prima, e non faceva altro che pregare Dio - se mai fosse veramente esistito - di non fargli più provare quella orribile sensazione. Tuttavia... tuttavia si rese conto che non era stato uguale. I sentimenti che aveva provato erano stati leggermente diversi, forse... addirittura più intensi. Ma forse era solo perchè era accaduto a solo quattro giorni dal definitivo sconvolgimento della sua vita.

Winry interruppe il corso dei suoi pensieri rispondendo alla sua domanda: << Perché era mia madre. Nostra madre. Avevo bisogno di sentirla vicina, per quanto queto sia... possibile ora. >> Edward rabbrividì ripensando a quanto aveva avuto vicino sua madre quel giorno, riprendendo poi ad ascoltare Winry con più attenzione di prima, per non ritornare con la mente a quel terribile momento. << Non ricordo molto... devo essere svenuta quasi subito, in effetti. >> Ammise la ragazza alzando gli occhi come se stesse nuovamente guardando qualcosa di inisibile agli occhi di Edward.

<< Ed... >> Edward capì subito dal tono di voce con il quale Winry lo stava chiamando, che la Tempesta era definitivamente passata.

<< Mh? >> rispose lui osservando il suo viso per capire che cosa avesse in mente.

<< Mi... mi abbracceresti, per favore? >> chiese a bassa voce e con le guance lievemente rosse di imbarazzo.

Edward si irrigidì a quella richiesta, guardando i suoi occhi come per cogliere una nota scherzosa o canzonatoria in quello sguardo. Inevitabilmente sentì il viso andargli in fiamme: Winry stava dicendo sul serio? Gli aveva veramente chiesto di abbracciarla? Insomma.... non era mica una cosa che si faceva così, a comando!

Tuttavia non poté impedirsi di allungarsi sul letto fino a mettersi a carponi e arrivare fino a lei. Inginocchiandosi alzò le braccia verso di lei gemendo di dolore a quel movimento scomodo per la spalla. A Winry non sfuggì.

<< Scusa, non avrei dovuto chiederti di... ! >> ma non riuscì a finire la frase perché le braccia di Edward la circondarono, facendole posare la fronte sulla propria spalla - quella sana - e zittendola, all'improvviso.

Winry fece leva sulle proprie braccia per alzarsi e posò la propria guancia su quella bollente di Edward, lanciando un sospiro esasperato.

<< Come immaginavo. >> disse, senza però staccare la guancia da quella del ragazzo. Edward si irriggidì, chiedendo colto alla sprovvista: << Come immaginavi 'cosa'? >>

<< Hai la febbre, Ed. >> rispose pacata Winry, sospirando ancora una volta.

Che cosa? Aveva la febbre? Era per quello che il cuore gli batteva forte e lì, con Winry tra le braccia, si sentiva per la prima volta in quei giorni felice, sereno... completo? Era per quello che desiderava che Winry non si staccasse bruscamente da quell'abbraccio o allontanasse il viso dal suo?

Winry si sporse ancora più in alto, lasciando la guancia di Edward e posando le labbra tiepide contro la fronte decisamente calda di lui.

Sì, Edward ne era convinto. Se sarebbe morto in quell'istante di sicuro non se ne sarebbe accorto. O forse lo era già, visto che non riusciva a immaginare un paradiso migliore.

<< Sì, tu hai decisamente la febbre. >> ripeté Winry divertita, mentre allontanandosi lentamente da lui osservava la sua espressione apparentemente rapita, con gli occhi lucidi e le guance lievemente arrossate... sembrava proprio un bambino piccolo. Sorrise, immaginando la reazione che avrebbe avuto se gli avesse detto quello che aveva appena pensato. Lui parve offeso da quel sorriso e si immusonì mentre Winry iniziava a ridere cogliendo sempre più similitudini tra l'espressione di Edward e quella di un bambino di sei anni che ha appena ricevuto uno schiaffo.

<< Ma che ci sarà di tanto divertente? >> borbottò Edward contrariato.

Winry cercò di trattenersi per non offenderlo ulteriormente ma più si sforzava più le veniva da ridere. Era un circolo vizioso, insomma.

Davanti a quelle risate dopo l'incidente di quella mattina Edward non era più certo di aver veramente visto sua madre - se aveva la febbre poteva anche essersi trattata solo di un allucinazione, anche se una parte di lui continuava a ripetersi che non lo era perchè grazie a lei aveva trovato Winry - ma se c'era una cosa di cui era certo, era quella di essersi innamorato di Winry Elric, niente meno che la ragazza che proprio in quel momento se la stava ridendo alla grande.

 

 

************************************* My Space^^ aki13: Grazie per il commento^^ Sono felice che la storia ti piaccia^^ Questo capitolo è stato un po’ contorto, vero

aki13: Grazie per il commento^^ Sono felice che la storia ti piaccia^^ Questo capitolo è stato un po’ contorto, vero? XD Spero di leggere un altro tuo commento^^

 

Talpina Pensierosa: T^T  Si, dispiace anche a me per loro T^T E in questo capitolo poi, poverinissimi! La mia mente malata li mette sempre nell’occhio del co… ehm, ciclone °///° Fammi sapere cosa ne pensi, ok?Alla prossima XD

 

WinryRockbelltheQueen: Ho traumatizzato la metà di quelli che mi seguono O.O E con questo capitolo hai avuto la prova che non sono molto sana di mente, vero? Scriverlo è stato un sacrificio enorme! Volevo che accadesse qualcosa di sconvolgente e così… mi sono lasciata prendere la mano dalla tastiera O.O XD Dai, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^ Ora però viene il momento imbarazzante… quando ho postato quel capitolo, come ho già detto, ero ancora alle prime armi nel mondo di FullMetal, e così ho pensato che Edward riuscisse a trasmutare senza Cerchio Alchemico per una sua personale e pura dote innata… patetico, vero? XD Purtroppo quando poi ho capito che non era affatto così mi sono completamente dimenticata di modificare il capitolo XD Sì, lo so… sono proprio senza speranze! Ah, e riguardo a BBI… T^T Ma Winry non compare proprio?! Buhahahahahaha! *si asciuga le lacrime* Comunque no, il sequel non riguarderà BBI… All’inizio pensavo di farlo partire dalla fine dell’anime, ma poi mi sono accorta che come finale non era proprio un granché, così ho cambiato totalmente prospettiva… Eh eh, niente spoiler però^^ In compenso in questo periodo sto già scrivendo una nuova EdWin a più capitoli, molto… ROSSA! Beh… devo ancora trovare il coraggio di postare il primo capitolo… Vabbeh, dai, ora ti lascio, ti starò senz’altro annoiando a morte… Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto^^

 

 

Infine ringrazio tutti quelli che hanno messo la ff nei preferiti, vale a dire:

 

1 - arx
2 - GiulyWNejixTen
3 - Goddes of Water
4 - gryffindor_ery
5 - inufan4ever
6 - linkarella
7 - noemi_878993
8 - Suzuna
9 - tak10
10 - Talpina Pensierosa
11 - WinryRockbelltheQueen

 

Grazie di cuore, ragazzi^^ E ricordatevi che più commenti ricevo, prima aggiorno! Per questo ci ho messo un casino di tempo per aggiornare… a dire la verità avrei potuto farlo tranquillamente la settimana scorsa, ma ho preferito aspettare e vedere se qualcun altro avrebbe commentato^^ Ah, la frase di inizio capitolo appartiene al telefilm  Veronica Mars, non è perfetta  per questo capitolo???

 

 

Alla prossima

   
 
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