Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Aura    04/11/2014    2 recensioni
“Aspetta un attimo, i bravi ragazzi non baciano così!”
“Fanno anche di più, cazzo”
(cit. Il diario di Bridget Jones)
Lexie ha solo ventidue anni, eppure ha ereditato una figlia. Ha chiuso le ambizioni di carriera e la sua giovinezza dentro a un cassetto, la sua vita gira intorno alla piccola Alanis: fa la commessa in una libreria e il suo momento di trasgressione settimanale è quando può avere il controllo del telecomando e gustarsi Dirty Dancing fantasticando su Johnny, il primo di una lunga lista di bad boy che le hanno rubato il cuore. Il suo nemico giurato? L'altezzoso maestro di Alanis, tale William Parker ribattezzato Testa di Corno, la classica persona che guarda tutti dall'alto in basso e che vuole sempre aver ragione, anche sull'educazione di sua nipote. O no? Comunque Lexie lo trova ridicolo e insopportabile, fuori moda ed esasperante nella sua ostinazione a volerla chiamare Miss Spencer, quasi per tenere le distanze da lei. O no?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
sconvolta


“È verissimo”, replicò Elizabeth, “e potrei facilmente perdonare il suo orgoglio, se non avesse mortificato il mio.”
“L’orgoglio”, osservò Mary che teneva a dimostrare la profondità dei suoi pensieri, “è un difetto assai comune. Da tutto quello che ho letto, sono convinta che è assai frequente; che la natura umana vi è facilmente incline e che sono pochi quelli che tra noi non provano un certo compiacimento a proposito di qualche qualità – reale o immaginaria – che suppongono di possedere. Vanità e orgoglio sono ben diversi tra loro, anche se queste due parole vengono spesso usate nello stesso senso. Una persona può essere orgogliosa senza essere vana. L’orgoglio si riferisce soprattutto a quello che pensiamo di noi stessi; la vanità a ciò che vorremmo che gli altri pensassero di noi.”
(Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen)







Allie mi sta nascondendo qualcosa, lo capisco dal sorriso furbo che mi fa.
- Avanti, sputa il rospo. - le dico quando entriamo in casa, appoggiando il suo zaino in un angolo dell'ingresso.
Lei saltella e batte le mani.
- Guarda, zia, guarda!
Fruga nello zaino e tira fuori il suo quaderno, che appoggia per terra aprendolo a metà.
Mi accovaccio di fianco a lei e leggo, prima l'esercizio di matematica che ha svolto e poi la nota positiva del signor Parker.
- Ma sei un piccolo genio! - mi complimento, abbracciandola. Lei ride, fiera, e prima di firmare il voto faccio una foto con il telefono al quaderno. Che sia il segno che finalmente il signor TDC abbia capito di aver sbagliato? Le super zie vincono sempre contro i cattivi. Già che ci sono controllo sul calendario del telefono, per assicurarmi che non mi sono dimenticata nessun impegno per oggi. - Adesso vai a scegliere un dvd mentre io preparo la merenda: dobbiamo festeggiare!
Come se ci fosse qualche possibilità di scelta: Allie ha visto Come d'Incanto più o meno tante volte quante io ho visto Dirty Dancing. È pur sempre mia nipote, ce lo abbiamo nel sangue il fissarci con le cose. Prepariamo la nostra tana sul divano: i pouf davanti a noi per appoggiare i piedi, la coperta e sul tavolino biscotti e latte. Mi siedo e allargo le braccia, perché si possa tuffare su di me, e anche io finisco per godermi il film.
Quando finisce, anziché sentirci piacevolmente intorpidite, abbiamo tutte e due un sacco di energie da sfogare per via della merenda d'eccezione, così sposto il tavolino per fare posto davanti alla tv e giochiamo a Just Dance fino a tardi.

- Allie svegliati: ci siamo addormentate sul divano, andiamo a letto. - la scuoto.
La piccola si stiracchia, sbadigliando.
- Il signor Parker si arrabbierà se non faccio i compiti. - mormora, assonnata.
Una carriolata di mattoni mi cade in testa, compiti? Non ci avevo minimamente pensato.
- Dimmi che sono pochi, ti prego... - piagnucolo.
Allie controlla nello zaino e apre il quaderno di inglese: deve imparare lo spelling di quattro parole, mi è andata meglio del previsto.
Inizio a interrogarla, facendogliene dire una alla volta ripetutamente e poi le alterno: tazza, casa, libro e gatto; ci addormentiamo quando ancora sta sillabando l'ultima parola e, quando la sveglia suona, riprendiamo da dove ci siamo interrotte. Per tutta mattina, mentre ci laviamo e facciamo colazione, è il nostro unico modo di comunicare, quelle quattro parole sillabate, e quando la lascio a scuola tiro un sospiro di sollievo: poteva andarci molto peggio e invece per una volta siamo state fortunate. Farla andare a scuola senza compiti il giorno dopo che ha ricevuto una nota positiva sarebbe stato tirare un po' troppo la corda con il signor Parker.
Corro alla libreria e apro la serranda con già il ragazzo delle consegne alle calcagna.
- Fammi almeno disattivare l'allarme. - lo rimprovero, facendogli cenno di stare indietro.
Lui sbuffa ma mi lascia fare, iniziando a tirare giù dal furgone gli scatoloni.
Lo so che ha una tabella di marcia molto rigorosa da rispettare, ma io apro sempre il negozio in perfetto orario e non posso certo anticipare il mio arrivo solo perché i suoi capi gliela programmano male. Ho già chiesto alla signora Fitzpatrick, la proprietaria della libreria, di segnalare la cosa alla ditta delle consegne, ma per il momento le cose non sembrano cambiare e due volte alla settimana io e lui mettiamo in scena questo teatrino.
- Se tu fossi più puntuale io non dovrei passare il resto della mattina a correre di qua e di là per rimediare al tuo ritardo. - si lamenta lui, portando gli scatoloni nel magazzino.
- Io sono puntualissima, sei tu che sei sempre in anticipo. - commento distratta, mentre controllo la bolla. Una firma e se ne va, e finalmente la giornata inizia.
Dopo le prime settimane rimasta a casa ad occuparmi esclusivamente di Allie ho capito che, se volevo che avesse qualche opportunità di andare al college e conquistarsi una vita migliore della mia, avrei dovuto limitarmi nell'attingere al premio dell'assicurazione per le spese giornaliere, e trovarmi un lavoro che mi avrebbe permesso di mantenerci senza dover assentarmi tutto il giorno da casa. Insomma, un'utopia per una ragazza che si era ritirata dal college.
Ho iniziato a fare la cassiera al market ingoiando ogni ambizione, quando Melanie, una vecchia collega di Becca, mi avvisò che alla libreria dove lavorava la sorella cercavano personale.
Conobbi Pam che mi prese immediatamente in simpatia e spese una buona parola per me con Helen Fitzpatrick, e ancora oggi ringrazio Becca per avermi trovato non solo quel lavoro, ma anche la mia famiglia.
In tutta onestà amo lavorare alla libreria: passare la giornata tra i libri, consigliare i clienti e intrattenermi con loro in lunghe discussioni a proposito di qualche titolo mi fa dimenticare che un tempo il mio sogno era laurearmi in giornalismo. La Fitzpatrick si fa vedere solo una volta alla settimana, fidandosi ciecamente di me e Pam, e così è come se questo posto fosse un poco mio.

- Lexie! - Beth, che lavora allo Starbucks dall'altra parte della strada, entra con una folata di vento, reggendo un bicchierone Tall in ogni mano.
- Grazie al cielo. - Mi fiondo sulla mia fonte di carica quotidiana, - Pensavo non arrivassi più!
Lei alza le sopracciglia, maliziosa.
- E ho la roba. - dice, sventolando il sacchettino che ha appeso al polso.
Un senso di colpa si mischia al desiderio impellente.
- Fanculo, Beth, sai che voglio smettere finché sono in tempo.
Lei mi fa cenno di non protestare, e mette sul banco della cassa un tovagliolo su cui appoggia la più perfetta ciambella grondante di burro che io abbia mai visto. Mi tremano quasi le gambe.
- Faremo a metà, non preoccuparti. - mi dice, e io non riesco a resistere.
- Oh mammina... - mugugno, tirando fuori dal cassetto un coltello di plastica con cui Beth taglia il donut con riverenza. - Questa è l'ultima, giuramelo. - dico, cedendo e gustandomi un morso di quella squisitezza.
- Te lo giuro, ma oggi ne avevo proprio bisogno: ho buttato fuori Alex di casa.
Vorrei dire “di nuovo”, ma mi trattengo.
- Cos'è successo?
Lei alza le spalle,
- Il solito, è tornato a casa ubriaco, senza nemmeno la decenza di avvisarmi che sarebbe rimasto in giro a bere. L'ho chiamato centinaia di volte, secondo me era troppo preso a sbattersi qualche troietta per rispondermi. - dice, cinica.
Odio Alex forse ancora più di Gaby, e purtroppo Beth continua a riprenderselo con sé tutte le volte che è abbastanza forte da chiudere con lui.
- Ti prego, dimmi che questa volta non ci ricaschi.
Lei scuote la testa:
- Me ne voglio andare, Lexie: New York era il mio sogno, ma sta diventando la mia trappola per colpa di quel cretino, e purtroppo so che se si ripresenterà nella serata sbagliata, a farmi tutte quelle promesse che lui è capace di inventarsi, ci ricadrò ancora.
Le stringo la mano, comprensiva.
- Se sento qualcosa in giro ti faccio sapere, ok? - Tra noi poveri disadattati della società ci si aiuta sempre.
Controlla l'orologio, la sua pausa è finita e mi lascia anche il suo caffè bevuto solo per metà, ben sapendo che con me non andrà buttato via.

Questo week end Allie rimane con me, e com'è tradizione, domenica mattina ci prepariamo e andiamo a fare colazione da Pam.
Quando arriviamo sotto al palazzo noto subito un furgone da traslochi che sta parcheggiando, e Paul sul marciapiede che aiuta l'autista a fare manovra; Allie si libera dalla mia mano e corre a salutarlo.
- Cos'è successo, - lo stuzzico, - l'hai chiamata di nuovo panzerotta e lei ti ha buttato fuori di casa?
Paul mette a terra Allie che aveva preso in braccio per farsi stringere le braccia al collo.
- Ma com'è spiritosa tua zia, ranocchietta. - dice, fingendo una risata tirata. - Scott ha lasciato Gaby.
Mi fingo scandalizzata.
- Ehi, pensavo che io e Allie avremmo avuto la precedenza a venire a vivere con voi!
- Sciocca, cos'hai mangiato, pane e stupidità? - Mi dà un colpetto alla visiera del cappellino, calandomela sul naso. - Era libero l'appartamento al secondo piano, e l'ha affittato.
Scott, dopo aver parcheggiato, salta giù dal furgone a noleggio.
- Ehi, Lex, sentito la novità? In quanto vicino di casa ora non ci sarà più storia, sarò io il loro migliore amico. - È un giochetto che va avanti da un po' di tempo.
- Scordatelo, la vedi questa? - Indico Allie, - Se la vorranno tenere buona come babysitter per quando loro figlio sarà grande, preferiranno sempre me.
Lui mi strizza l'occhio, e io mi sento in colpa per non trovare niente di consolatorio da dirgli sulla rottura tra lui e Gaby.
Loro hanno già fatto colazione e non sono tentati da un altro giro di caffè, così io e Allie saliamo da Pam perché possa rifocillarci, con la promessa di scendere ad aiutarli più tardi.
Amo letteralmente il loro caffè, una miscela che Paul prepara personalmente aggiungendo un po' di cannella e qualche altro aroma che non copre ma esalta solo il gusto della sacra bevanda. Pam ha apparecchiato sulla penisola, in cucina, e ci sta aspettando con una vagonata di cibo da consumare: french toast, uova strapazzate, cereali e frutta fresca; e come al solito io e Allie cerchiamo di rifilarci a vicenda gli avanzi.
- Tieni, tu devi crescere e io dimagrire. - le dico, sazia.
- Ma zia, - dice la piccola peste, - tu hai lo stomaco più grande del mio!
Pam non ci perde di vista, per assicurarsi che non rimanga nemmeno una briciola, e alla fine ci dividiamo quello che è rimasto e riusciamo a finire tutto.
- Sei una schiavista. - mi lamento, - Non puoi sfogare su di noi tutte le tue turbe gravidiche: non possiamo scoppiare solo perché tu sei apprensiva.
Pam scrolla le spalle:
- Mangerete meno a pranzo. - dice, imperturbabile.
Ingollo un'altra tazza di caffè e mi stiracchio, rischiando di cadere dallo sgabello.
- E così Scott e Gaby hanno rotto: lui come l'ha presa? Spero che non sia stata colpa di quella tragica cena. - le dico, scansandola dal lavandino per lavare le nostre tazze.
Pam pulisce uno sbaffo di cacao sulla guancia di Allie.
- Credo che sia uno dei motivi che l'hanno aiutato ad aprire gli occhi, ma in due settimane non maturi una decisione così importante se prima non ci avevi mai pensato.
Peccato che Beth abbia deciso di andarsene, o avrei potuto farli conoscere.
- È brutto se dico: buon per lui? Cielo, mi sento orribile.
- L'abbiamo pensato tutti, tranquilla. Anzi, io ho detto di peggio. - dice, facendo una smorfia divertita.

Scendiamo tutte e tre, per dare una mano nel nostro piccolo, e non avrei dovuto essere tanto sorpresa nel sentire Allie salutare il nuovo arrivato.
- Signor William! - O forse sono stupita di sentire la voce genuinamente contenta con la quale si rivolge al suo insegnante. Lui la saluta, più sereno di come l'ho visto comportarsi ultimamente e poi si rivolge a me e a Pam che siamo rimaste indietro e ci saluta con un cenno della mano.
Sono ancora grata a lui per il voto di settimana scorsa, convinta di aver trovato un nuovo alleato, non gli nego un sorriso che sembra coglierlo impreparato.
Ci dividiamo i compiti: Pam, seduta su un panettone di cemento, dirige i lavori e fa la guardia al camion aperto; gli uomini portano le cose più pesanti e Allie i sacchetti più leggeri, mentre io mi occupo di quello che rimane.
Non perdo d'occhio mia nipote, sembra aver dimenticato persino per il suo debole per Paul perché non si allontana mai a meno di un passo da Parker, come lo chiamo nei miei pensieri ora che siamo in tregua, e questo mi dà l'opportunità di osservare il suo modo di rapportarsi con lei.
È in linea con la sua personalità, direi: non fa il piacione ma le parla con tono calmo e sereno, trattandola con rispetto, conversando con lei come se fosse una sua coetanea. Anzi, mi correggo perché ho avuto modo di constatare che quando parla con gli adulti è sempre spocchioso.
- Zia! - Si girano entrambi verso di me, beccandomi a spiarli. La guardo, cercando di fare finta di niente. - Il signor William ha un gatto, possiamo averne uno anche noi?
Ottimo, l'avevo appena convinta a lasciare perdere l'idea del cane.
Mi schiarisco la voce:
- Vedi, Allie, in famiglia non andiamo troppo d'accordo con i felini, scommetto perfino che sei allergica. - butto lì.
A dire la verità io sono molto più da cani, se non fosse per l'impegno che richiedono.
- Non volevo metterti in difficoltà. - aggiunge Parker, ancora fermo sul pianerottolo. Io gli indico la mia scatola, che sta iniziando a pesare, e gli faccio cenno di proseguire.
- Nessun problema.
Continuiamo a scaricare e a mettere a posto, Allie si sarebbe stufata già da un pezzo se non fosse che vuole fare bella figura con il suo insegnante e non riesco a non essere fiera di lei.
Nonostante Parker dia l'idea di essere sempre colto alla sprovvista dal mio cambio di comportamento, ora che giochiamo nella stessa squadra mi sorprendo ad ammettere che pur essendo fatto a modo suo, è quasi simpatico.
Sembra terribilmente anacronistico in maglietta e jeans, ma è anche a suo agio con i lavori manuali, cosa che da lui non mi sarei mai aspettata.

Verso mezzogiorno, quando il camion è vuoto, Pam dichiara che è arrivato il momento di prendersi una pausa, e mentre Paul segue Scott in macchina e vanno a restituire il furgone, io salgo con lei ad aiutarla a preparare da mangiare e Allie insiste a rimanere di sotto con Parker a fargli da assistente mentre monta alcune mensole.
- Ti vedo ben disposta verso William: avete deposto l'ascia di guerra? - mi chiede Pam, mentre lei butta la pasta e io faccio la spola tra la cucina e il soggiorno per apparecchiare.
- Non pensavo, e invece è stato lui a cambiare atteggiamento: credo che non ammetterà mai di aver sbagliato, ma a me basta vedere che ha capito.
Pam solleva un sopracciglio:
- Ti prego però: non finire con lui, non sopporterei mai che Paul l'abbia vinta, alla fine.
Sbarrò gli occhi, scandalizzata dall'ipotesi.
- Ma sei fuori? Non delirare, ti prego: avrà ventisette anni ma quello è vecchio dentro! E poi sai che io ho un debole per i bad boy. - dico, strizzandole l'occhio.
- Io tutto questo debole non l'ho mai visto, se non con la tua serie tv.
Mi porto una mano al cuore, teatrale:
- Ti prego, Jax, esci dallo schermo e vieni con la tua motocicletta a sbattermi!
Pam ride,
- Quanto sei cretina.
- Ehi, bella, ti devo ricordare che mi hai confessato di avere una cotta per Damon? - la provoco, ben sapendo di aver toccato il suo punto debole. Che poi, Vampire Diares sarà anche diventato una cagata colossale, ma anche io se si presentasse qui il bel Damon Salvatore non ci penserei molto prima di gettarmi ai suoi piedi.
- Ok, ok, ma intanto io ho un marito in carne e ossa. Vai a chiamare Allie e William, i ragazzi saranno qui tra poco ed è quasi pronto.

Scendo a piedi e noto la porta d'ingresso aperta, mi avvicino silenziosamente e assisto alla lezione che Parker sta dando a Allie sul funzionamento della bolla: stanno facendo vari esperimenti appoggiandola su inclinazioni diverse e le mensole sono ancora tutte a terra.
Dopo che il mio cuore di zia si gonfia d'affetto e di orgoglio per la mia bambina mi trovo a spiare il suo insegnante,
hanno entrambi la stessa espressione concentrata mentre osservano l'esito della loro prova.
Ok, ammetto che Parker ha il suo perché, anche se sembra incapace di relazionarsi altrettanto bene agli adulti.
Fin da quando l'ho incontrato la prima volta per me è sempre stato semplicemente il signor Testa di Corno, quindi non mi sono mai presa la briga di osservarlo, ma come ho già detto nonostante i suoi tratti siano regolari e al tempo stesso anonimi, ha un che di anacronistico. Sarebbe un attore perfetto per un film in costume, non solo per i suoi modi ma anche per il suo aspetto: pur essendo asciutto non ha nè l'esile magrezza nervosa degli uomini un po' rock o bohemien, nè i muscoli allungati tipici dell'atleta. I suoi lineamenti sono camaleontici, tanto riesce a sembrare superbo e spocchioso quando ha la sua tipica espressione crucciata, tanto ora sembra perfino innoquo, quasi fosse addirittura un'altra persona.
Vedo il bicipite non molto definito gonfiarsi però a dovere mentre solleva la cassetta degli attrezzi, e decisamente ha il suo perché, anche se non lo ammetterò mai neanche sotto tortura.
- Pensavo che dovevate montare le mensole. - dico, palesando la mia presenza.
- Era interessata alla bolla, ho ritenuto che meritasse una spiegazione dettagliata.
Sbatto gli occhi, santo cielo: quando parla passa da cento a zero in dieci secondi. Sembra a disagio che io li abbia trovati nel bel mezzo della lezione, se non contrariato, e non fa molto per nasconderlo.
- Forza, Allie: a lavarti le mani, è quasi pronto. - le dico, lasciandola correre di sopra mentre io sono indecisa se aspettare o meno Parker: vorrei ringraziarlo per come ultimamente si sta comportando con lei, ma non vorrei farlo quando è così palesemente di cattivo umore, rischiando di rovinare tutto.
Quando opto per andarmene lui è pronto, e così usciamo dall'appartamento insieme, in silenzio.
- Grazie per quel voto al compito di Allie.
Parker si ferma, si appoggia al corrimano e mi guarda.
- Ha fatto un buon compito è si è meritata quella nota positiva, non avrai pensato che l'ho fatto perché ho cambiato idea, vero?
Questa non me la aspettavo.
- No, è che... cioè, da un lato sì. - ammetto, per un attimo disorientata.
- Dimmi una cosa, se la premi a prescindere come farà a distinguere quando ha fatto qualcosa di veramente buono e quando non ha fatto altro che il suo dovere?
- Ancora con questo vizio a volermi insegnare come crescere mia nipote? - ribatto allora, più sicura di me.
- È una mia alunna, non voglio insegnarti un bel niente ma mi è forse vietato dire la mia opinione?
Sarà anche vestito con jeans e maglietta, ma a me adesso sembra identico a quando era nell'aula, impettito nella sua giacca da professore.
- Tu non hai opinioni, tu pretendi di avere ragione! - gli faccio notare.
- No, tu pretendi di avere ragione.
E ci mancherebbe altro, direi:
- Sono sua zia, la conosco da quando è nata e sono la sua tutrice: forse so quello che è giusto per lei.
Lui fa una faccia scandalizzata.
- Andiamo, sei una ragazzina incapace di ascoltare i consigli di chi potrebbe aiutarti.
È fortunato che non credo nella violenza, o gli avrei tirato un sonoro schiaffone, qui su queste scale.
- Non ti permettere, io sto facendo di tutto! - sibilo, dandogli le spalle e considerando chiusa la conversazione.
- Volevo dire che non c'è niente di male a chiedere aiuto. - cerca di rimediare, ma ormai l'ho seminato.

L'atmosfera è totalmente cambiata a pranzo, io mangio in silenzio e Parker fa lo stesso, se non per rispondere alle domande di Allie. Poi, quando a fine pasto lei gli chiede se le darà una mano lui con i compiti, io decido che è arrivato il momento di alzare le tende.
- Non disturbare il signor Parker, Allie: dobbiamo andare a casa adesso e loro devono darsi una mossa, se Scott vuole dormire nel suo letto stasera.
Il signor TDC, nuovamente promosso a quel nome, cerca di fare il gentile:
- Non sarebbe nessun disturbo. - si affretta a dire, ma ormai alle mie orecchie nessuna parola potrà redimerlo:
- La ragazzina ha finito di frequentare le elementari da poco: credo di ricordarmi ancora qualcosa, sarò più che capace di aiutarla io. Alanis, non scordarti il cappello.
So che gli altri rimangono basiti dal nostro battibecco, non sapendo i precedenti, ma per fortuna avrò modo di giustificarmi in un altro momento.

- È stato inopportuno, - mi dà ragione Pam quando la chiamo, una volta a casa, - te ne do atto, ma imparando a conoscerlo credo che lui non voglia tanto giudicarti quanto darti una mano. Non mi sembra il tipo borioso che vuole farti sentire in difetto.
Mi asciugo la lacrima solitaria che mi bagna le ciglia.
- Però l'effetto è quello.









Nda Ora che "Imagine me & you" è finita setto l'aggiornamento di questa storia i primi giorni della settimana, dato che il martedì sono di riposo e riesco a garantire di avere il tempo per farlo. Vi stra-ringrazio per le recensioni e per le letture, ma soprattutto oggi colgo l'occasione per ringraziare un paio di lettrici che, ho notato, seguono ogni mia storia fin dai tempi delle fanfiction di Harry Potter. Non le nomino perché non vorrei che il mio ringraziamento possa passare come una forma di arruffianamento, così come non vi contatto personalmente, però vi ho notate: vi vedo aggiungervi sempre nelle liste delle mie storie e il fatto che mi seguiate così è per me un piacere immenso. Grazie!
Ps capitolo modificato 9/11: grandezza font modificati, in prova
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Aura