“È verissimo”, replicò Elizabeth,
“e potrei facilmente perdonare il suo orgoglio, se non avesse
mortificato il mio.”
“L’orgoglio”, osservò Mary che
teneva a dimostrare la profondità dei suoi pensieri, “è un
difetto assai comune. Da tutto quello che ho letto, sono convinta che
è assai frequente; che la natura umana vi è facilmente incline e
che sono pochi quelli che tra noi non provano un certo compiacimento
a proposito di qualche qualità – reale o immaginaria – che
suppongono di possedere. Vanità e orgoglio sono ben diversi tra
loro, anche se queste due parole vengono spesso usate nello stesso
senso. Una persona può essere orgogliosa senza essere vana.
L’orgoglio si riferisce soprattutto a quello che pensiamo di noi
stessi; la vanità a ciò che vorremmo che gli altri pensassero di
noi.”
(Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen)
Allie
mi sta nascondendo qualcosa, lo capisco dal sorriso furbo che mi
fa.
- Avanti, sputa il rospo. - le dico quando entriamo in casa,
appoggiando il suo zaino in un angolo dell'ingresso.
Lei saltella
e batte le mani.
- Guarda, zia, guarda!
Fruga nello zaino e
tira fuori il suo quaderno, che appoggia per terra aprendolo a
metà.
Mi accovaccio di fianco a lei e leggo, prima l'esercizio di
matematica che ha svolto e poi la nota positiva del signor Parker.
-
Ma sei un piccolo genio! - mi complimento, abbracciandola. Lei ride,
fiera, e prima di firmare il voto faccio una foto con il telefono al
quaderno. Che sia il segno che finalmente il signor TDC abbia capito
di aver sbagliato? Le super zie vincono sempre contro i cattivi. Già
che ci sono controllo sul calendario del telefono, per assicurarmi
che non mi sono dimenticata nessun impegno per oggi. - Adesso vai a
scegliere un dvd mentre io preparo la merenda: dobbiamo
festeggiare!
Come se ci fosse qualche possibilità di scelta:
Allie ha visto Come d'Incanto più o meno tante volte quante io ho
visto Dirty Dancing. È pur sempre mia nipote, ce lo
abbiamo nel sangue il fissarci con le cose. Prepariamo la nostra tana
sul divano: i pouf davanti a noi per appoggiare i piedi, la coperta e
sul tavolino biscotti e latte. Mi siedo e allargo le braccia, perché
si possa tuffare su di me, e anche io finisco per godermi il
film.
Quando finisce, anziché sentirci piacevolmente intorpidite,
abbiamo tutte e due un sacco di energie da sfogare per via della
merenda d'eccezione, così sposto il tavolino per fare posto davanti
alla tv e giochiamo a Just Dance fino a tardi.
- Allie
svegliati: ci siamo addormentate sul divano, andiamo a letto. - la
scuoto.
La piccola si stiracchia, sbadigliando.
- Il signor
Parker si arrabbierà se non faccio i compiti. - mormora,
assonnata.
Una carriolata di mattoni mi cade in testa, compiti?
Non ci avevo minimamente pensato.
- Dimmi che sono pochi, ti
prego... - piagnucolo.
Allie controlla nello zaino e apre il
quaderno di inglese: deve imparare lo spelling di quattro parole, mi
è andata meglio del previsto.
Inizio a interrogarla,
facendogliene dire una alla volta ripetutamente e poi le alterno:
tazza, casa, libro e gatto; ci addormentiamo quando ancora sta
sillabando l'ultima parola e, quando la sveglia suona, riprendiamo da
dove ci siamo interrotte. Per tutta mattina, mentre ci laviamo e
facciamo colazione, è il nostro unico modo di comunicare, quelle
quattro parole sillabate, e quando la lascio a scuola tiro un sospiro
di sollievo: poteva andarci molto peggio e invece per una volta
siamo state fortunate. Farla andare a scuola senza compiti il giorno
dopo che ha ricevuto una nota positiva sarebbe stato tirare un po'
troppo la corda con il signor Parker.
Corro alla libreria e apro
la serranda con già il ragazzo delle consegne alle calcagna.
-
Fammi almeno disattivare l'allarme. - lo rimprovero, facendogli cenno
di stare indietro.
Lui sbuffa ma mi lascia fare, iniziando a
tirare giù dal furgone gli scatoloni.
Lo so che ha una tabella di
marcia molto rigorosa da rispettare, ma io apro sempre il negozio in
perfetto orario e non posso certo anticipare il mio arrivo solo
perché i suoi capi gliela programmano male. Ho già chiesto alla
signora Fitzpatrick, la proprietaria della libreria, di segnalare la
cosa alla ditta delle consegne, ma per il momento le cose non sembrano
cambiare e due volte alla settimana io e lui mettiamo in scena questo
teatrino.
- Se tu fossi più puntuale io non dovrei passare il
resto della mattina a correre di qua e di là per rimediare al tuo
ritardo. - si lamenta lui, portando gli scatoloni nel magazzino.
-
Io sono puntualissima, sei tu che sei sempre in anticipo. - commento
distratta, mentre controllo la bolla. Una firma e se ne va, e
finalmente la giornata inizia.
Dopo le prime settimane rimasta a
casa ad occuparmi esclusivamente di Allie ho capito che, se volevo
che avesse qualche opportunità di andare al college e conquistarsi
una vita migliore della mia, avrei dovuto limitarmi nell'attingere al
premio dell'assicurazione per le spese giornaliere, e trovarmi un
lavoro che mi avrebbe permesso di mantenerci senza dover assentarmi
tutto il giorno da casa. Insomma, un'utopia per una ragazza che si
era ritirata dal college.
Ho iniziato a fare la cassiera al
market ingoiando ogni ambizione, quando Melanie, una vecchia collega
di Becca, mi avvisò che alla libreria dove lavorava la sorella
cercavano personale.
Conobbi Pam che mi prese immediatamente in
simpatia e spese una buona parola per me con Helen Fitzpatrick, e
ancora oggi ringrazio Becca per avermi trovato non solo quel lavoro,
ma anche la mia famiglia.
In tutta onestà amo lavorare alla
libreria: passare la giornata tra i libri, consigliare i clienti e
intrattenermi con loro in lunghe discussioni a proposito di qualche
titolo mi fa dimenticare che un tempo il mio sogno era laurearmi in
giornalismo. La Fitzpatrick si fa vedere solo una volta alla
settimana, fidandosi ciecamente di me e Pam, e così è come se
questo posto fosse un poco mio.
- Lexie! - Beth, che lavora allo
Starbucks dall'altra parte della strada, entra con una folata di
vento, reggendo un bicchierone Tall in ogni mano.
- Grazie al
cielo. - Mi fiondo sulla mia fonte di carica quotidiana, - Pensavo
non arrivassi più!
Lei alza le sopracciglia, maliziosa.
- E ho
la roba. - dice, sventolando il sacchettino che ha appeso al
polso.
Un senso di colpa si mischia al desiderio impellente.
-
Fanculo, Beth, sai che voglio smettere finché sono in tempo.
Lei
mi fa cenno di non protestare, e mette sul banco della cassa un
tovagliolo su cui appoggia la più perfetta ciambella grondante di
burro che io abbia mai visto. Mi tremano quasi le gambe.
- Faremo
a metà, non preoccuparti. - mi dice, e io non riesco a resistere.
-
Oh mammina... - mugugno, tirando fuori dal cassetto un coltello di
plastica con cui Beth taglia il donut con riverenza. - Questa è
l'ultima, giuramelo. - dico, cedendo e gustandomi un morso di quella
squisitezza.
- Te lo giuro, ma oggi ne avevo proprio bisogno: ho
buttato fuori Alex di casa.
Vorrei dire “di nuovo”, ma mi
trattengo.
- Cos'è successo?
Lei alza le spalle,
- Il
solito, è tornato a casa ubriaco, senza nemmeno la decenza di
avvisarmi che sarebbe rimasto in giro a bere. L'ho chiamato centinaia
di volte, secondo me era troppo preso a sbattersi qualche troietta
per rispondermi. - dice, cinica.
Odio Alex forse ancora più di
Gaby, e purtroppo Beth continua a riprenderselo con sé tutte le
volte che è abbastanza forte da chiudere con lui.
- Ti prego,
dimmi che questa volta non ci ricaschi.
Lei scuote la testa:
-
Me ne voglio andare, Lexie: New York era il mio sogno, ma sta
diventando la mia trappola per colpa di quel cretino, e purtroppo so
che se si ripresenterà nella serata sbagliata, a farmi tutte quelle
promesse che lui è capace di inventarsi, ci ricadrò ancora.
Le
stringo la mano, comprensiva.
- Se sento qualcosa in giro ti
faccio sapere, ok? - Tra noi poveri disadattati della società ci si
aiuta sempre.
Controlla l'orologio, la sua pausa è finita e mi
lascia anche il suo caffè bevuto solo per metà, ben sapendo che con
me non andrà buttato via.
Questo week end Allie rimane con
me, e com'è tradizione, domenica mattina ci prepariamo e andiamo a
fare colazione da Pam.
Quando arriviamo sotto al palazzo noto
subito un furgone da traslochi che sta parcheggiando, e Paul sul
marciapiede che aiuta l'autista a fare manovra; Allie si libera dalla
mia mano e corre a salutarlo.
- Cos'è successo, - lo stuzzico, -
l'hai chiamata di nuovo panzerotta e lei ti ha buttato fuori di
casa?
Paul mette a terra Allie che aveva preso in braccio per
farsi stringere le braccia al collo.
- Ma com'è spiritosa tua
zia, ranocchietta. - dice, fingendo una risata tirata. - Scott ha
lasciato Gaby.
Mi fingo scandalizzata.
- Ehi, pensavo che io e
Allie avremmo avuto la precedenza a venire a vivere con voi!
-
Sciocca, cos'hai mangiato, pane e stupidità? - Mi dà un colpetto alla
visiera del cappellino, calandomela sul naso. - Era libero
l'appartamento al secondo piano, e l'ha affittato.
Scott, dopo
aver parcheggiato, salta giù dal furgone a noleggio.
- Ehi, Lex,
sentito la novità? In quanto vicino di casa ora non ci sarà più
storia, sarò io il loro migliore amico. - È un giochetto che va
avanti da un po' di tempo.
- Scordatelo, la vedi questa? - Indico
Allie, - Se la vorranno tenere buona come babysitter per quando loro
figlio sarà grande, preferiranno sempre me.
Lui mi strizza
l'occhio, e io mi sento in colpa per non trovare niente di
consolatorio da dirgli sulla rottura tra lui e Gaby.
Loro hanno
già fatto colazione e non sono tentati da un altro giro di caffè,
così io e Allie saliamo da Pam perché possa rifocillarci, con la
promessa di scendere ad aiutarli più tardi.
Amo letteralmente il
loro caffè, una miscela che Paul prepara personalmente aggiungendo
un po' di cannella e qualche altro aroma che non copre ma esalta solo
il gusto della sacra bevanda. Pam ha apparecchiato sulla penisola, in
cucina, e ci sta aspettando con una vagonata di cibo da consumare:
french toast, uova strapazzate, cereali e frutta fresca; e come al
solito io e Allie cerchiamo di rifilarci a vicenda gli avanzi.
-
Tieni, tu devi crescere e io dimagrire. - le dico, sazia.
- Ma
zia, - dice la piccola peste, - tu hai lo stomaco più grande del
mio!
Pam non ci perde di vista, per assicurarsi che non rimanga
nemmeno una briciola, e alla fine ci dividiamo quello che è rimasto
e riusciamo a finire tutto.
- Sei una schiavista. - mi lamento, -
Non puoi sfogare su di noi tutte le tue turbe gravidiche: non
possiamo scoppiare solo perché tu sei apprensiva.
Pam scrolla le
spalle:
- Mangerete meno a pranzo. - dice, imperturbabile.
Ingollo
un'altra tazza di caffè e mi stiracchio, rischiando di cadere dallo
sgabello.
- E così Scott e Gaby hanno rotto: lui come l'ha presa?
Spero che non sia stata colpa di quella tragica cena. - le dico,
scansandola dal lavandino per lavare le nostre tazze.
Pam pulisce
uno sbaffo di cacao sulla guancia di Allie.
- Credo che sia uno
dei motivi che l'hanno aiutato ad aprire gli occhi, ma in due
settimane non maturi una decisione così importante se prima non ci
avevi mai pensato.
Peccato che Beth abbia deciso di andarsene, o
avrei potuto farli conoscere.
- È brutto se dico: buon per lui?
Cielo, mi sento orribile.
- L'abbiamo pensato tutti, tranquilla.
Anzi, io ho detto di peggio. - dice, facendo una smorfia
divertita.
Scendiamo tutte e tre, per dare una mano nel nostro
piccolo, e non avrei dovuto essere tanto sorpresa nel sentire Allie
salutare il nuovo arrivato.
- Signor William! - O forse sono
stupita di sentire la voce genuinamente contenta con la quale si
rivolge al suo insegnante. Lui la saluta, più sereno di come l'ho
visto comportarsi ultimamente e poi si rivolge a me e a Pam che
siamo rimaste indietro e ci saluta con un cenno della mano.
Sono
ancora grata a lui per il voto di settimana scorsa, convinta di aver
trovato un nuovo alleato, non gli nego un sorriso che sembra
coglierlo impreparato.
Ci dividiamo i compiti: Pam, seduta su un
panettone di cemento, dirige i lavori e fa la guardia al camion
aperto; gli uomini portano le cose più pesanti e Allie i sacchetti
più leggeri, mentre io mi occupo di quello che rimane.
Non perdo d'occhio mia nipote, sembra aver dimenticato persino per il suo debole per
Paul perché non si allontana mai a meno di un passo da Parker, come
lo chiamo nei miei pensieri ora che siamo in tregua, e questo mi dà
l'opportunità di osservare il suo modo di rapportarsi con lei.
È
in linea con la sua personalità, direi: non fa il piacione ma le
parla con tono calmo e sereno, trattandola con rispetto, conversando
con lei come se fosse una sua coetanea. Anzi, mi correggo perché ho
avuto modo di constatare che quando parla con gli adulti è sempre
spocchioso.
- Zia! - Si girano entrambi verso di me, beccandomi a
spiarli. La guardo, cercando di fare finta di niente. - Il signor William ha un gatto, possiamo averne uno anche
noi?
Ottimo, l'avevo appena convinta a lasciare perdere l'idea del
cane.
Mi schiarisco la voce:
- Vedi, Allie, in famiglia non
andiamo troppo d'accordo con i felini, scommetto perfino che sei
allergica. - butto lì.
A dire la verità io sono molto più da
cani, se non fosse per l'impegno che richiedono.
- Non volevo
metterti in difficoltà. - aggiunge Parker, ancora fermo sul
pianerottolo. Io gli indico la mia scatola, che sta iniziando a
pesare, e gli faccio cenno di proseguire.
- Nessun
problema.
Continuiamo a scaricare e a mettere a posto, Allie si
sarebbe stufata già da un pezzo se non fosse che vuole fare bella
figura con il suo insegnante e non riesco a non essere fiera di lei.
Nonostante Parker dia l'idea di essere sempre colto alla
sprovvista dal mio cambio di comportamento, ora che giochiamo nella
stessa squadra mi sorprendo ad ammettere che pur essendo fatto a modo
suo, è quasi simpatico.
Sembra terribilmente anacronistico in
maglietta e jeans, ma è anche a suo agio con i lavori manuali, cosa
che da lui non mi sarei mai aspettata.
Verso mezzogiorno, quando
il camion è vuoto, Pam dichiara che è arrivato il momento di
prendersi una pausa, e mentre Paul segue Scott in macchina e vanno a
restituire il furgone, io salgo con lei ad aiutarla a preparare da
mangiare e Allie insiste a rimanere di sotto con Parker a fargli da
assistente mentre monta alcune mensole.
- Ti vedo ben disposta
verso William: avete deposto l'ascia di guerra? - mi chiede Pam,
mentre lei butta la pasta e io faccio la spola tra la cucina e il
soggiorno per apparecchiare.
- Non pensavo, e invece è stato lui
a cambiare atteggiamento: credo che non ammetterà mai di aver
sbagliato, ma a me basta vedere che ha capito.
Pam solleva un
sopracciglio:
- Ti prego però: non finire con lui, non
sopporterei mai che Paul l'abbia vinta, alla fine.
Sbarrò gli
occhi, scandalizzata dall'ipotesi.
- Ma sei fuori? Non delirare, ti
prego: avrà ventisette anni ma quello è vecchio dentro! E poi sai
che io ho un debole per i bad boy. - dico, strizzandole l'occhio.
-
Io tutto questo debole non l'ho mai visto, se non con la tua serie
tv.
Mi porto una mano al cuore, teatrale:
- Ti prego, Jax, esci
dallo schermo e vieni con la tua motocicletta a sbattermi!
Pam
ride,
- Quanto sei cretina.
- Ehi, bella, ti devo ricordare che
mi hai confessato di avere una cotta per Damon? - la provoco, ben
sapendo di aver toccato il suo punto debole. Che poi, Vampire Diares
sarà anche diventato una cagata colossale, ma anche io se si
presentasse qui il bel Damon Salvatore non ci penserei molto prima di gettarmi
ai suoi piedi.
- Ok, ok, ma intanto io ho un marito in carne e
ossa. Vai a chiamare Allie e William, i ragazzi saranno qui tra poco
ed è quasi pronto.
Scendo a piedi e noto la porta d'ingresso aperta, mi avvicino silenziosamente e assisto alla lezione
che Parker sta dando a Allie sul funzionamento della bolla: stanno
facendo vari esperimenti appoggiandola su inclinazioni diverse e le
mensole sono ancora tutte a terra.
Dopo che il mio cuore di zia si gonfia d'affetto e di orgoglio per la mia bambina mi trovo a spiare il suo insegnante, hanno entrambi la stessa espressione concentrata mentre osservano l'esito della loro prova.
Ok, ammetto che Parker ha il
suo perché, anche se sembra incapace di relazionarsi altrettanto
bene agli adulti.
Fin da quando l'ho incontrato la prima volta per me è sempre
stato semplicemente il signor Testa di Corno, quindi non mi sono mai
presa la briga di osservarlo, ma come ho già detto nonostante i
suoi tratti siano regolari e al tempo stesso anonimi, ha un che di
anacronistico. Sarebbe un attore perfetto per un film in costume, non
solo per i suoi modi ma anche per il suo aspetto: pur essendo asciutto
non ha nè l'esile magrezza nervosa degli uomini un po' rock o
bohemien, nè i muscoli allungati tipici dell'atleta. I suoi
lineamenti sono camaleontici, tanto riesce a sembrare superbo e
spocchioso quando ha la sua tipica espressione crucciata, tanto ora
sembra perfino innoquo, quasi fosse addirittura un'altra persona.
Vedo il bicipite non molto definito gonfiarsi
però a dovere mentre solleva la cassetta degli attrezzi, e
decisamente ha il suo perché, anche se non lo ammetterò mai neanche
sotto tortura.
- Pensavo che dovevate montare le mensole. - dico,
palesando la mia presenza.
- Era interessata alla bolla, ho
ritenuto che meritasse una spiegazione dettagliata.
Sbatto gli
occhi, santo cielo: quando parla passa da cento a zero in dieci
secondi. Sembra a disagio che io li abbia trovati nel bel mezzo della
lezione, se non contrariato, e non fa molto per nasconderlo.
-
Forza, Allie: a lavarti le mani, è quasi pronto. - le dico,
lasciandola correre di sopra mentre io sono indecisa se aspettare o
meno Parker: vorrei ringraziarlo per come ultimamente si sta
comportando con lei, ma non vorrei farlo quando è così palesemente
di cattivo umore, rischiando di rovinare tutto.
Quando opto per
andarmene lui è pronto, e così usciamo dall'appartamento insieme,
in silenzio.
- Grazie per quel voto al compito di Allie.
Parker
si ferma, si appoggia al corrimano e mi guarda.
- Ha fatto un buon
compito è si è meritata quella nota positiva, non avrai pensato che l'ho
fatto perché ho cambiato idea, vero?
Questa non me la
aspettavo.
- No, è che... cioè, da un lato sì. - ammetto, per un attimo disorientata.
- Dimmi una
cosa, se la premi a prescindere come farà a distinguere quando ha
fatto qualcosa di veramente buono e quando non ha fatto altro che il
suo dovere?
- Ancora con questo vizio a volermi insegnare come
crescere mia nipote? - ribatto allora, più sicura di me.
- È una
mia alunna, non voglio insegnarti un bel niente ma mi è forse
vietato dire la mia opinione?
Sarà anche vestito con jeans e
maglietta, ma a me adesso sembra identico a quando era nell'aula,
impettito nella sua giacca da professore.
- Tu non hai opinioni,
tu pretendi di avere ragione! - gli faccio notare.
- No, tu
pretendi di avere ragione.
E ci mancherebbe altro, direi:
-
Sono sua zia, la conosco da quando è nata e sono la sua tutrice:
forse so quello che è giusto per lei.
Lui fa una faccia
scandalizzata.
- Andiamo, sei una ragazzina incapace di ascoltare
i consigli di chi potrebbe aiutarti.
È fortunato che non credo
nella violenza, o gli avrei tirato un sonoro schiaffone, qui su
queste scale.
- Non ti permettere, io sto facendo di tutto! -
sibilo, dandogli le spalle e considerando chiusa la conversazione.
-
Volevo dire che non c'è niente di male a chiedere aiuto. - cerca di
rimediare, ma ormai l'ho seminato.
L'atmosfera è totalmente
cambiata a pranzo, io mangio in silenzio e Parker fa lo stesso, se
non per rispondere alle domande di Allie. Poi, quando a fine pasto
lei gli chiede se le darà una mano lui con i compiti, io decido che è
arrivato il momento di alzare le tende.
- Non disturbare il signor
Parker, Allie: dobbiamo andare a casa adesso e loro devono darsi una
mossa, se Scott vuole dormire nel suo letto stasera.
Il signor
TDC, nuovamente promosso a quel nome, cerca di fare il gentile:
-
Non sarebbe nessun disturbo. - si affretta a dire, ma ormai alle mie
orecchie nessuna parola potrà redimerlo:
- La ragazzina ha finito
di frequentare le elementari da poco: credo di ricordarmi ancora qualcosa,
sarò più che capace di aiutarla io. Alanis, non scordarti il
cappello.
So che gli altri rimangono basiti dal nostro battibecco,
non sapendo i precedenti, ma per fortuna avrò modo di giustificarmi
in un altro momento.
- È stato inopportuno, - mi dà ragione
Pam quando la chiamo, una volta a casa, - te ne do atto, ma imparando
a conoscerlo credo che lui non voglia tanto giudicarti quanto darti
una mano. Non mi sembra il tipo borioso che vuole farti sentire in
difetto.
Mi asciugo la lacrima solitaria che mi bagna le ciglia.
-
Però l'effetto è quello.
Nda Ora che "Imagine me & you" è finita setto l'aggiornamento di questa storia i primi giorni della settimana, dato che il martedì sono di riposo e riesco a garantire di avere il tempo per farlo. Vi stra-ringrazio per le recensioni e per le letture, ma soprattutto oggi colgo l'occasione per ringraziare un paio di lettrici che, ho notato, seguono ogni mia storia fin dai tempi delle fanfiction di Harry Potter. Non le nomino perché non vorrei che il mio ringraziamento possa passare come una forma di arruffianamento, così come non vi contatto personalmente, però vi ho notate: vi vedo aggiungervi sempre nelle liste delle mie storie e il fatto che mi seguiate così è per me un piacere immenso. Grazie!
Ps capitolo modificato 9/11: grandezza font modificati, in prova