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Autore: electra pascal    04/11/2014    1 recensioni
"La ragazza allora si rese conto che in effetti non ricordava il suo nome ma non voleva apparire troppo persa agli occhi di quello straniero che la intrigava così tanto, con quei lineamenti maturi e virili, con quel modo di fare fermo ma tuttavia gentile, che lasciava trasparire sicurezza e affidabilità".
Questa è la storia di una nuova vita, della rinascita di una ragazza e della sua ricerca della libertà.
(il titolo potrebbe cambiare se ne trovo uno migliore!)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perfetto, ottimo. Andava di bene in meglio. Era il primo giorno di addestramento e non durava più di 10 secondi contro Aragorn. Senza contare le estenuanti corse campestri che la obbligava a compiere perché, citando testualmente, “dobbiamo rinforzare la tua scarsa resistenza”. Ora si trovava nel giardino di Imladris, sudata, sporca, piena di foglie e fango a fronteggiare con un bastone il suo amico, che in quel momento stava odiando con tutto il suo cuore. Tentò un alquanto impacciato affondo e sentì una bastonata colpirla sulla coscia. Ancora.
“dai Keyla non ci siamo! Sarà la decima volta che ti colpisco, reagisci!”
ma quando era diventato così comandino? Non l’aveva mai notata prima questa sua vena tirannica. “Sono esausta! Sto correndo da stamattina con te che mi urli dietro! Non posso imparare da un giorno all’altro. Rassegnati”
“non smettiamo finchè non lo dico io. E ora forza! Prova a colpirmi”.
“va bene carino… adesso ti faccio fuori così vedi contro chi ti sei messo!” pensò Keyla e con una smorfia si fece avanti ricevendo l’ennesima e immancabile bastonata.
Andarono avanti finchè il sole non fu tramontato, e Keyla sospettava che si fossero fermati solo perché Aragorn aveva fame. “che despota” pensò.
Esausta se ne andò direttamente nelle cucine a cercare qualcosa da ingurgitare, fregandosene della puzza che emanava. Anche se non lo dava a vedere era preoccupata. Doveva assolutamente imparare a combattere e doveva per giunta sconfiggere Aragorn. Elrond l’aveva fregata in pieno.
Dopo cena si rifiutò di sciacquarsi, era troppo stanca anche solo per pensare e tanto il giorno dopo sarebbe stata puzzona uguale.
Il giorno dopo l’allenamento si ripetè nella stessa identica maniera, e così i giorni successivi. Piano piano iniziava ad acquistare forza nelle braccia e nelle gambe e a capire come comportarsi contro Aragorn. I duelli si allungavano ogni giorno di più e la velocità e la resistenza della ragazza aumentavano esponenzialmente. Trascorsero così quattro mesi, durante i quali Keyla si dedicò instancabilmente al suo perfezionamento. Pur vivendo a Gran Burrone, era come se non fosse realmente lì, assorbita come era dall’allenamento e decisa ad incrociare il meno possibile Elrond, il che significava evitare qualsiasi tipo di evento mondano, anche il più insignificante.
La stupida cotta per l’Elfo le era passata più o meno subito, non appena aveva avuto qualcosa di più importante a cui pensare. Inoltre una relazione non era proprio quello ci cui aveva bisogno: quando avrebbe battuto Aragorn, e ci sarebbe riuscita, se ne sarebbe andata ad aiutarlo nelle Terre Selvagge. Non voleva essere legata a qualcuno, benché meno ad un principe elfico che aveva troppi doveri e troppo poche libertà. Voleva viaggiare, imparare cose, fare esperienze, non essere costretta al fianco di qualcuno.
 
Quella sera il duello che si era appena concluso era stato particolarmente sfiancante. Era finito in parità, e Aragorn era davvero fiero della sua allieva, che in fin dei conti aveva dimostrato grande tenacia e perseveranza, a dispetto delle premesse. Infatti fu con orgoglio e soddisfazione che le disse “Keyla ce l’hai fatta. Sei pronta. Domani mattina mi affronterai di fronte a Elrond e mi sconfiggerai, ne sono certo.”
“che???  Ne sei certo?”.
“non rischierei mai così tanto se non ne fossi più che certo”.
 
Doveva ammetterlo. Era nervosissima. Stava camminando in cerchio sul prato da ore ormai e la luna era già alta. Non ce l’avrebbe mai fatta contro Aragorn. Era fisicamente impossibile, e non solo per la sua scarsa autostima, per chiunque avesse un minimo di buonsenso!
Le conveniva studiare un piano alternativo.
Improvvisamente sentì un fruscio alle sue spalle. Si girò allertata e si ritrovò davanti Legolas che le sorrideva nella penombra.
“Ho sentito che domani è il gran giorno”
“Già… “ dopo un attimo la curiosità prese il sopravvento e aggiunse “cosa ci fai qui? La tua camera è nell’ala opposta del palazzo”.
“ti cercavo… volevo farti gli auguri e dirti che farò il tifo per te”. Keyla si sentì infastidita da quelle parole, non sapeva neanche lui perché, lo era e basta.
“beh ti conviene scommettere su Aragorn allora. Perché perderò.”
“Aragorn ritiene il contrario. E anche io”
“siete proprio degli illusi. Come fate a crederci davvero?? Avanti lo sapete anche voi non lo batterò mai! Rimarrò qui per sempre” senza accorgersene stava urlando e stava anche piangendo. In quel momento si odiò per essere così debole, così fragile.
Legolas fece finta di niente e andò avanti “ Vincerai, perché avrai la mia mossa segreta. Aragorn non la conosce. Lo spiazzerai. So che utilizzi una sciabola e un pugnale quando combatti. Se quando Aragorn cerca di colpirti dall’alto tu riesci a parare solo con la sciabola e poi a penetrare la sua difesa il gioco è fatto: mentre stai ancora parando gli punti il pugnale alla gola e hai vinto”
Keyla si asciugò le lacrime e guardò diffidente Legolas “perché lo stai facendo?”
“quella notte… mentre stavi scappando, è stata colpa mia se non ce l’hai fatta. Tocca a me rimediare” L’Elfo stava guardando in basso, non aveva il coraggio di guardarla negli occhi. A quest’ora poteva essere ovunque avesse voluto non fosse stato per lui.
“mi sembra giusto” affermò Keyla sorridendogli e facendogli quindi capire che lo aveva perdonato. “avanti, fammi vedere come si fa!”
 
La mattina come d’accordo si trovarono nel prato, con Elrond e tutta la corte che osservavano ansiosi. Il pubblico si divideva in due categorie: quelli che mostravano apertamente la loro incredulità di fronte alla eventuale vittoria della ragazza, e quelli che cercavano di nasconderla.
Keyla arrivò puntuale, anche se il pubblico era già lì ad attenderla. Aragorn era di fronte a lei, sembrava completamente calmo e nessun movimento tradiva la sua agitazione. Keyla si mise in guardia, come le era stato insegnato e osservò il suo avversario intensamente. Sapeva che la folla era lì per assistere alla sua disfatta ma non le importava, e a dirla tutta non udiva nemmeno i brusii che si levavano dalla schiera.
Tutta la sua attenzione era focalizzata su Aragorn e su se stessa, il resto era sparito. Le uniche cose che percepiva erano il battere accelerato del suo cuore e il cuoio dell’elsa della sciabola che impugnava saldamente.
 Svuotò la mente.
Non era il momento per dubbi o riflessioni, era giunto il tempo di lasciar libero sfogo al suo corpo, che di lì a pochi minuti avrebbe dovuto iniziare a muoversi per puro istinto e riflessi, senza aspettare la risposta della mente, che sarebbe dovuta essere spenta.
Doveva concentrarsi per riuscire a raggiungere quello stato, perfetto per una come lei, che troppo spesso si perdeva in divagazioni e insicurezze, sconnettendosi dalla realtà.
L’unica cosa che doveva fare, si disse, era credere nel suo corpo.
E così fece.
Incominciarono a studiarsi girando in tondo. Fece una finta, cambiò traiettoria ma il colpo venne intercettato. Si scansò e parò un affondo. Cercò di fare una spazzata per far cadere Aragorn che tentò di colpirla nuovamente. Con una rotazione della sciabola lo parò e si rialzò, scagliando contemporaneamente un calcio che andò a segno. Aragorn dopo aver incassato il colpo, tentò un fendente andato a vuoto. Continuarono così per quelle che sembrarono ore, instancabili e totalmente catturati dai movimenti dell’avversario.
Si muovevano in perfetta sincronia, nessuno prevaleva.
Finalmente accade: Aragorn tentò un fendente dall’alto e Keyla sorrise mentre parava. Era il suo momento. Rapida estrasse il pugnale, che era lì ad attendere solo lei. Con un movimento fulmineo parò e si scagliò contro Aragorn ringhiando per la foga. Passò sotto l’elsa della sua spada e Aragorn sentì il freddo metallo contro la sua gola.
Era fatta. Era tutto finito.
Il Ramingo lasciò cadere la spada e si mise a ridere, abbracciando l’allieva come non aveva mai fatto prima. Keyla dal canto suo era totalmente senza fiato. Rideva e piangeva contemporaneamente, mentre il suo amico la abbracciava.
Il pubblico, dopo un iniziale silenzio dovuto alla sorpresa, esplose con fragorosi applausi e urla di gioia. E così Keyla, quella mattina, nell’Ultima Casa Accogliente degli Elfi,  si era guadagnata la sua libertà.

NOTA DELL'AUTORE:
SONO, COME AL SOLITO, INCREDIBILMENTE IN RITARDO! MA VI GIURO CHE NON LO FACCOP APPOSTA!!! IL PROBLEMA è CHE NON SEMPRE HO L'ISPIRAZIONE E POI RILEGGENDO MI SEMBRA TROPPO SUPERFICIALE E BANALE E MI DEMORALIZZO =(
QUINDI NON ARRABBIATEVI TROPPO E SAPPIATE CHE PRIMA O POI AGGIORNO :3


MI PIACEREBBE RICEVERE QUALCHE RECENSIONE PER SAPERE SE è DAVVERO BANALE COME PENSO E SE VALE LA PENA CONTINUARE. A ME IN PARTICOLARE è PIACIUTA LA SCENA PRIMA DEL DUELLO =)

SPERO QUINDI DI SENTIRVI =) =) =)
A PRESTO(SPERO)


ELECTRA =)
 
  
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