Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Billina_Rocky    04/11/2014    0 recensioni
In realtà non ho bene in mente una trama, ancora. Verrà da sé, penso.
E' semplicemente una storia qualunque, in cui tutte o quasi le teenager potranno rivedersi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sua sveglia quella mattina non suonò, dunque Gaia rimase a dormire. 
Verso le dieci la luce del sole la fece sobbalzare nel letto, guardò l'ora e si mise ad imprecare. Prese il telefono e vide quattro messaggi, tre di Stefania e uno di un numero che non aveva in rubrica.
Il primo in ordine di tempo era del numero sconosciuto, e risaliva alle 7.00
"Gaia, ti va un caffè prima di entrare? Giovanni" le mancò un battito. Posò il telefono sul letto e si chiese se non fosse stato il destino ad impedirle di leggerlo in tempo. Decise di rispondere.
"Gio, mi dispiace ma stamattina non ho sentito né sveglia né telefono. Se vuoi domani. Chi ti ha dato il mio numero?"
Poi lesse gli altri tre, quelli dell'amica.
07.59 "Dove sei?"
08.05 "Arrivi o invento che sei malata?"
08.30 "Vabbeh, scrivimi appena puoi!"
"Ste, scusa, non ho sentito la sveglia, o forse non ha suonato. All'intervallo chiamami"
Si alzò definitivamente e si diresse in bagno, e poi in cucina, dove trovò sua madre che la guardò stupita.
"Niente scuola oggi? Come mai?"
"Non ho sentito la sveglia. Forse non ha nemmeno suonato.. Pazienza. Cosa c'è per colazione?"
Sua madre le lanciò un'occhiata divertita e poi le aprì la dispensa vuota. Gaia imprecò e annunciò che sarebbe andata al bar perché aveva una 'fame porca'. 
Tornò in camera a vestirsi e a prendere il cellulare e trovò la risposta di Giovanni. "Quindi sei a casa? Perché alla fine non sono entrato, se vuoi possiamo andare quando sei pronta. Comunque te l'ho chiesto una sera in discoteca, eri ubriaca e forse non ti ricordi"
"Sì, sono a casa e stavo per uscire a far colazione, dieci minuti e sono pronta, dove ci vediamo? Comunque no, non ricordo nemmeno di essere mai stata ubriaca."
Non era vero, ma era sicura che si sarebbe ricordata di un evento così rilevante. O almeno se lo sarebbe ricordato Stefania, che era sempre stata con lei in tutte le serate in discoteca. Non fece in tempo a pensare a chi potesse aver dato il suo numero al ragazzo quando le vibrò il telefono.

"Dieci minuti e sono da te in motorino, ho io il casco."
Rimase perplessa, non le risultava di aver mai parlato con lui di dove abitasse.
"Ok, a dopo" fu la sua conclusione.
Si buttò addosso le prime cose che trovò, si truccò in modo leggero e poi si guardò allo specchio. Non sapeva perché, ma, pur avendo aspettato tanto quel momento, non le interessava affatto quello che stava per fare. Scrisse a Stefania.
"Gio mi ha scritto un messaggio stamattina, stiamo andando a far colazione assieme, ma non me n'è mai fregato meno di quello che stavo facendo come adesso. Mi spieghi che ho di sbagliato?"
Le arrivò un messaggio. "Quando vuoi scendi, ti sto aspettando sotto casa tua"
Prese la borsa, salutò sua madre e uscì. Quando arrivò di sotto, il ragazzo la stava aspettando seduto sul suo mezzo, e vedendola sorrise. Lei lo guardò e si sciolse, ricordando per quale motivo le fosse sempre piaciuto, ma si mostrò indifferente, fingendo un sorriso di circostanza quando avrebbe voluto urlare. Le porse il casco, la invitò a salire e partì.
"Dove mi stai portando?"
"Ti fidi di me?"
Non rispose, anche se avrebbe voluto. Dopo dieci minuti si fermarono davanti ad uno dei bar più belli della città. 
"Ti piace questo o cambiamo?" chiese lui 
"Va benissimo" rispose secco lei
La prese per mano e si sedettero in un tavolo del déhors. Le spostò una ciocca di capelli sistemandogliela dietro l'orecchio. Si scostò leggermente, anche se una parte di lei era contraria. Decise di prendere la parola.
"Come mai non sei andato a scuola?"
"Non mi andava, ero di cattivo umore. Pensavo mi stessi evitando, me la sono presa a male e ho tagliato.."
Quella risposta la colpì, così decise di essere diretta.
"Da quando tutto questo interesse?"
Lui rimase spiazzato, ma per fortuna arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni. Quando se ne andò, lui cercò di sviare il discorso, ma lei lo fermò.
"Non mi hai ancora risposto"
"Da quando esci con quel tipo. Ho sempre pensato di piacerti e che tu non mi interessassi. Beh, mi sbagliavo, sono geloso"
Gaia lo guardò basita. Era una risposta assurda e disgustosa.
"E quindi io cosa dovrei fare, scusa? Essere lusingata dalla tua risposta?" il suo tono era chiaramente infastidito e la sua espressione facciale mostrava sdegno.
Lui non proferì parola.
"Riportami a casa, ora." Concluse Gaia con un tono che non ammetteva repliche, ma a quel punto Giovanni parlò.
"Non se ne parla. Non ti lascio andare, non voglio. Non ora che ti ho qui" da sicuro il suo tono divenne quasi una supplica, e Gaia si lasciò convincere, ma solo in parte.
"Okay, allora appena finiamo questa roba."
Giovanni si arrese e si alzò. "Vado a pagare, ti porto subito a casa. Sono un idiota"
"Sì, sei un coglione"

Dieci minuti e furono sotto casa di lei, che scese dalla moto, si levò il casco e, porgendolo a Giovanni, disse: "E comunque sì, mi piacevi" e si incamminò verso casa. A quel punto lui scese dal suo mezzo e la rincorse. La raggiunse, la prese per un braccio, la girò, la tirò verso di sé e la baciò. La strinse forte sui fianchi, come per assicurarsi che non se ne andasse, ma Gaia non ne aveva intenzione.
Alla fine si staccarono, lei gli tirò uno schiaffo e gli disse: "Sei uno stronzo" e corse via.

Entrò in casa e si ricordò che aveva ancora fame, dato che non aveva toccato cibo, ma decise di aspettare pranzo, sicuramente le sarebbe passata. Poi le venne in mente che al pomeriggio avrebbe incontrato lo sconosciuto delle chiamate anonime, così si mise davanti all'armadio per scegliere cosa avrebbe indossato. Nulla le sembrava adatto, tutto era banale. Scrisse un messaggio alla sua amica:

"Ste, dopo scuola passa da me che devo scegliere come vestirmi. Mangi da me" 

Verso l'una e mezza, Stefania stava entrando in casa di Gaia. 
"Cos'avete fatto stamattina a scuola?"
"Niente di interessante, abbiamo soprattutto ripassato"
"Ottimo.. Vieni di là e aiutami, ti prego"

Le due ragazze si piazzarono davanti ai vestiti di Gaia e cominciarono a scegliere. Un'ora dopo stavano per uscire per dirigersi al bar della scuola. 

Alle tre meno cinque erano al luogo dell'appuntamento, Stefania con disappunto perché non amava questo genere di cose, Gaia nervosa al punto che non riusciva a star ferma e zitta.
Quel posto non era mai stato così vuoto come quel giorno, e i minuti passavano.
"Ste, forse puoi andare.. Boh, non so dove, ma magari.."
"Sì, hai ragione, vado.. Nel senso che mi sposto più in là"
"Ecco, sì, grazie. Sei un'amica"

Con un quarto d'ora di ritardo vide dirigersi verso di lei qualcuno che le sembrava di aver già visto da qualche parte, ma non ricordava di preciso dove. 
'Forse è lui. Cavolo se è bello' pensò tra sé e sé.
Giunto di fronte a lei la guardò, le diede un bacio su una guancia e le disse "Ciao, Gaia. Sapevo che saresti venuta, o almeno lo speravo"
Lei lo guardò, aveva gli occhi verdi come non aveva mai visto a nessuno. 

A quel punto ricordò.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Billina_Rocky