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Autore: Elissa_Bane    04/11/2014    3 recensioni
Nel 2221 la Terra è uno strano posto, dove vivono Angeli, Sirene, Metalupi, Draghi e Veggenti. Questa è la storia di Elaine, Alyssa, Gregory, William e Ursula. Questa è la storia che li ha portati a capire che ci sono segreti che a volte devono essere svelati e che non sempre la persona che inizia un viaggio è la stessa che ne uscirà. Questa è la loro storia.
[dal testo]
Non sappiamo cosa ci aspetta nel futuro.
Non ricordiamo il nostro passato.
Siamo soli, abbandonati persino dai nostri dei, che non hanno voluto udire alcuna preghiera.
Vogliamo vendetta su chi ci ha fatto tutto questo, su chi ci ha strappato alle nostre vite.
Vogliamo vendetta per i nostri morti, per le albe e i tramonti che non vedranno.
E state pur certi che avremo ciò che vogliamo.
Lotteremo fino a che la vittoria non sarà nostra, o finché il respiro non ci abbandonerà.
Genere: Angst, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The World Around Us'
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Capitolo primo

The Choice.

 

La Mutazione era avvenuta circa duecento anni prima.

Gli scienziati non erano stati in grado di prevedere quella tempesta solare, che aveva influenzato i corpi degli umani. Tutti erano cambiati: si distinsero inizialmente in Alpha e Omega. Si stabilì la cerimonia della Scelta, che faceva sì che i giovani di sedici anni potessero scegliersi un compagno. Vennero inaugurate la tradizione del dono “di possesso”, un simbolo donato dall'Alpha al suo Omega, quella del Marchio, un segno fisico che simboleggiasse la loro unione, e soprattutto venne instaurato il Legame, il contratto che regolava i diritti e i doveri dei due contraenti.

Ma col tempo, ci si accorse che alcuni uomini sviluppavano strane caratteristiche. Poteri, li chiamò qualcuno.

Non erano supereroi. Erano umani.

Umani con le ali, che furono chiamati Angeli in onore di un'antichissima religione.

Umani metamorfisti, capaci di tramutarsi in enormi lupi, che presero il nome di Metalupi, come le bestie leggendarie di cui assumevano le fattezze.

Umani capaci di squarciare i veli del tempo, che si riunirono in una associazione detta “l'Occhio” e si fecero chiamare Veggenti.

Umani con la capacità di respirare anche dove non c'era ossigeno, sott'acqua, e costoro vennero soprannominati Sirene in ricordo delle magiche creature.

E, infine, Umani che controllavano il fuoco, i grandi e possenti Draghi.

 

Nessuno di loro fu mai un Omega, i Mutati potevano solo essere Alpha.

Nessuno di loro amò mai un altro Mutato.

A nessuno di loro venne mai chiesto di scegliere tra un amico e l'amore.

 

Ma io sono sempre stata un'eccezione, sin dall'istante in cui ho respirato per la prima volta. Il mio nome è Elaine Grimaldi, e questa è la storia mia e dei miei amici, anche se sono certa che la sappiate, visto che siete stati voi a farcela vivere. Questa è la storia di coloro che non ce l'hanno fatta, e di coloro che sono qui, pronti a combattere.

Siamo rimasti in pochi: un solo Drago, due Angeli, una Sirena, un Metalupo e purtroppo nessun Veggente.

Non sappiamo cosa ci aspetta nel futuro.

Non ricordiamo il nostro passato.

Siamo soli, abbandonati persino dai nostri dei, che non hanno voluto udire alcuna preghiera.

Vogliamo vendetta su chi ci ha fatto tutto questo, su chi ci ha strappato alle nostre vite.

Vogliamo vendetta per i nostri morti, per le albe e i tramonti che non vedranno.

E state pur certi che avremo ciò che vogliamo.

Lotteremo fino a che la vittoria non sarà nostra, o finché il respiro non ci abbandonerà.

 

La grande sala d'ingresso, quel giorno era addobbata con festoni dai colori vivaci, che la illuminavano riflettendo la luce del mattino che irrompeva dalle grandi vetrate, affacciate al grande parco della scuola.

Elaine entrò nella sala a passo sicuro, stando leggermente in disparte rispetto ai suoi compagni Angeli.

Quello era il giorno della Scelta, dove sarebbero stati loro presentati gli umani Omega selezionati per essere i loro compagni, dove tutti avrebbero potuto avere un'opinione tranne lei. Quello era il giorno in cui sarebbe stata Legata ad un Alpha estraneo, un ragazzo o una ragazza che la avrebbe posseduta. Sarebbe diventata un oggetto.

Osservò le persone che aveva davanti.

La fila scorreva veloce, la Scelta veniva fatta insieme. Alcuni nemmeno si guardavano, bastava sentire se l'odore dell'altro ti piaceva. Ad altri serviva qualcosa in più, uno sfiorarsi impercettibile delle mani, ma nessuno aveva ancora rifiutato il proprio compagno. E, infine, toccò a lei.

 

Chiuse gli occhi, lisciandosi solo una volta la stoffa della gonna nera, per rassicurarsi. Sentì le mani di Ursula, la sua migliore amica, che quella stessa mattina l'aveva abbracciata, stringerla da lontano.

Era terrorizzata.

Sentì dei passi delicati arrivarle vicino e un profumo forte le invase le narici. Costrinse se stessa a non mostrare il collo in segno di sottomissione e inspirò ancora. Sale. Il suo Alpha aveva l'odore del mare e del vento d'inverno. Le piaceva, suo malgrado.

Un tocco gentile sulla guancia le fece aprire gli occhi.

Era un ragazzo, sui diciott'anni, con capelli corvini e gli occhi dello stesso colore del cielo estivo. Aveva un sorriso rassicurante.

Anche il suo primo Alpha le era sembrato dolce. Almeno fino al suo primo calore, quando l'aveva scopata contro la prima superficie disponibile, ferendola e lasciandola sanguinante e per nulla felice sul pavimento freddo.

Ricordando, si chiuse in se stessa, senza distogliere lo sguardo, mentre il ragazzo le sorrideva ancora.

 

«Mi chiamo William. Se preferisci, Will.»

«Come vuoi.» rispose gelidamente «Chiariamoci subito, William: io sarò la tua Omega, ma solo sul contratto. Non ti aspettare una servetta pronta a soddisfarti con gli occhioni adoranti. E soprattutto» mormorò allungando il viso verso di lui « io non aprirò le gambe per te. Non ci sperare nemmeno. Non sono un animale, e spero che tu ti sappia controllare.»

Gli occhi ghiacciati scintillarono «Non ti preoccupare, ragazza di cui non conosco nemmeno il nome. Io sono qui solo perché questa è la scuola migliore dello Stato. Non ci tengo certo ad infilarmi nel tuo letto.» disse con un sorriso sornione.

 

Elaine lo condusse dalla donna che consegnò loro il modulo standard di legalizzazione del loro neonato Legame. Mentre leggeva, William scriveva, modificava, cancellava forsennatamente, e per un istante Elaine temette il peggio. Ma, quando lui le porse il suo lavoro, scoprì che aveva tolto moltissimi obblighi che l'Angelo avrebbe dovuto avere nei suoi confronti e le aveva aggiunto parecchi diritti.

Alzò lo sguardo sorridendogli. Non sarebbe stata una debolezza ringraziarlo, giusto?

William le sorrise di rimando.

 

«Possiamo provare almeno a diventare amici, Elaine?» le domandò. E la ragazza amò il suo nome in quel momento, e il modo in cui lui lo pronunciava, come se fosse una cosa preziosa. Come se lei fosse una cosa preziosa.

La sua mente le urlò i peggiori insulti possibili, ma lei annuì. E quando William le chiese a che ora sarebbe dovuto passare a prenderla quella sera, per il ballo che avveniva per tradizione dopo la Scelta, Elaine riuscì persino a pensare che forse avrebbe potuto permettergli di ballare con lei.

 

§§§

 

Elaine odiava il suo corpo. Non era una di quelle persone che, pur sapendo di avere un bell'aspetto, diceva di essere brutta per ricevere complimenti.

Lei si odiava davvero, a causa del suo essere un errore.

 

Forse, in tutto il suo corpo c'era una sola cosa che le piacesse davvero: le sue ali.

Erano grandi, con lucide piume nere sulla cima e grigio fumo verso il fondo, ma soprattutto erano forti. Volava veloce.

Pensando al vento tra le piume aggiustò un'ultima forcina tra i capelli e si osservò allo specchio, dove una ragazza con gli occhi neri la fissava, infilata in un abito bianco-argenteo studiato apposta per far risaltare le sue piume scure.

Quando bussarono alla porta, respirò lentamente, riconoscendo Will anche attraverso il legno.

Aprendo, lo osservò sorriderle con gli occhi scintillanti, appoggiato con aria indolente allo stipite della porta.

Era il momento del regalo.

Come da tradizione, l'Angelo avrebbe fatto un regalo al suo Omega, e lei, non sapendo come comportarsi, essendo sia l'Omega che l'Angelo, aveva scelto di ricordare al ragazzo che lei non era sottomessa a lui facendogli il dono di possesso. Prese da sopra il tavolino di noce davanti al divano un anello, una semplice fascetta d'argento. Glielo mise, sperando che lui non si accorgesse della mano che tremava.

Quando William estrasse dalla tasca della giacca una piccola scatolina rise, imbarazzata.

 

«Lo sapevamo, che saremmo stata una strana coppia» disse lui, giustificandosi con voce allegra «Quindi tanto vale fare le cose per bene. Io sono tuo, in quanto tu sei un Angelo e io un umano. Ma » le sorrise facendola voltare con delicatezza verso lo specchio di fianco alla porta «Tu sei mia. Anche da amica, tu sei mia.» affermò con voce sicura, mentre le allacciava al collo una catenella, dalla quale pendeva un piccolo ciondolo a goccia di pietra blu. «Sei d'accordo?»

 

Elaine sfiorò la pietra con dita leggere, sentendone le lievi irregolarità e il punto in cui era stat incastonata nell'argento, la mente catturata da mille pensieri.

Nessun Alpha chiedeva mai l'opinione del compagno. Nessuno la avrebbe trattata con quella gentilezza. Nessuno la avrebbe mai fatta vibrare dentro solo con un tocco fugace sul collo, perché nonstante non volesse ammetterlo a se stessa, questo era accaduto. Nessuno lo aveva mai fatto precedentemente e nessuno lo avrebbe fatto in seguito.

 

Eppure, prima o poi le cose sarebbero precipitate anche tra di loro. Sarebbe bastato il suo primo calore, e William non si sarebbe più ricordato che lei non era d'accordo. L'avrebbe presa, e basta.

Il sorriso le morì sulle labbra, mentre il ragazzo le porgeva la mano e la accompagnava nei corridoi della scuola, in cerca della sala in cui c'era la festa.

 

Elaine rise, quando sbagliò strada e il ragazzo la guardò scrollarsi di dosso la sensazione di freddo che la accompagnava ogni volta che pensava al suo precedente compagno. William Moriarty pensò che era bellissima, che era la creatura più bella di questo mondo, per il modo in cui le si accendevano gli occhi quando sorrideva, ma non disse nulla, temendo magari di esagerare.

 

Alla fine trovarono la strada per la grande sala, la stessa dove era avvenuta la Scelta. Le tende sulle finestre però erano state chiuse, e solo la fioca luce di qualche lampada illuminava le altre coppie che ballavano. Il ragazzo la guardò, con una luce strana, che l'Angelo dapprima non seppe identificare, negli occhi «Non so ballare, Elaine» mormorò disperato.

«Allora non balliamo.» rispose lei, sfiorando sovrappensiero il ciondolo a goccia, scivolato esattamente nell'incavo della sua gola, come se quello fosse sempre stato il suo posto.

«Dobbiamo, è quello che si aspettano da noi» si chinò a sussurrarle in un orecchio il giovane Alpha, a causa della musica troppo alta «Non voglio farti sfigurare davanti ai tuoi amici. Insegnami.»

 

L'Angelo si guardò intorno, salutando Ursula, che sedeva su una sedia accanto a Loris, il capo dei Veggenti, e che era stata l'unica a rifiutare il suo compagno. Gregory, un Metalupo, stava ballando con una biondina magrissima, resa ancor più scheletrica dal corpo massiccio del ragazzo, che le fece un cenno con la mano. Alyssa, la giovane Sirena dai capelli bianchi, che era un genio assoluto in chimica, stava Marchiando in un angolo il suo Omega, e Jaime, un suo amico Angelo, stava offrendo da bere al suo, un ragazzo con una zazzera bionda e ben più che una spruzzata di lentiggini. Si divertivano tutti, Alpha e Omega, gli umani che affascinati seguivano i compagni.

 

Sospirò, fintamente scocciata, ma sorrise a Will. Gli prese le mani, posandosele sui fianchi fasciati dal raso e intrecciando le sue dietro la sua nuca, sulla pelle calda. Gli si avvicinò ancora, abituandosi piano al suo odore, che sembrava che le si stesse imprimendo su ogni millimetro di sé, mantenendosi concentrata su tutto tranne che sul corpo caldo di William. Si mossero piano, in una prova, e nel mentre, Will le sfiorò l'ala sinistra.

Un brivido caldo le si arrampicò sulla schiena, insieme con l'istinto di alzare il collo e lasciare che lui la Marchiasse. Perché lo leggeva nella sua postura rigida, negli occhi improvvisamente più scuri, che era quello che lui desiderava. Farla sua. E se fosse stato chiunque altro probabilmente se ne sarebbe infischiato di lei e la avrebbe trascinata nel primo angolo buio per lasciarle addosso il suo segno, come un morso o un graffio. Ma lui le sorrise, rassicurandola con un tocco delicato ma deciso sulle reni e continuando a ballare.

«William» lo chiamò, facendolo chinare e sfiorando con le labbra il suo orecchio «Se mi tocchi un'altra volta le ali giuro che ti sarà davvero difficile generare una prole.»

Il ragazzo rise, per nulla impressionato dalla vana minaccia fattagli dalla ragazza, ma la strinse ancora più a sé.

«Vedrò di non correre il rischio. E ora taci, Elaine» ancora quel modo così dolce e morbido di pronunciare il suo nome, il suono che scivolava sulle vocali finali, infrangendosi nel silenzio «Perché questa cosa è dannatamente difficile!»

«Ballare?» domandò inarcando un sopracciglio scuro.

Vedendolo annuire rise ancora della sua espressione concentrata. William non era così male, in fondo.

«Come si chiamava?» domandò improvvisamente il ragazzo, facendo scivolare una mano sulla curva della sua schiena in una carezza fugace alla quale l'Angelo non si sottrasse.

«Chi?»

«Il tuo primo Alpha. Ne hai ancora l'odore addosso» disse, arricciando un poco il naso.

Ricordi dolorosi le ritornarono in mente, ma li ricacciò nel buio «Si chiama Alcuin. È un Drago.» poi ripensò a quello che aveva detto «Ti infastidisce così tanto?»

«Un po'.» ammise il ragazzo, minimizzando quello che lei poteva benissimo leggergli nella presa ferrea sui suoi fianchi, o sulla lieve tensione della mascella «Posso togliertelo, per cortesia, Elaine?»

«Toglierlo?»

William chinò la testa e lei poté sentire il suo respiro sul collo, prima che un piccolo bacio le venisse posato sulla pelle accaldata, accellerando improvvisamente il suo battito cardiaco.

«Così. Il mio tocco cancella il suo.»

«Oh» mormorò, istupidita dal comportamento del ragazzo.

«Dopo mi permetterai di togliertelo del tutto?» le domandò con gentilezza.

«Ho scelta?» chiese lei, sapendo che quello sarebbe stato un momento decisivo per il loro rapporto.

«Avrai sempre una scelta, Elaine.» rispose William sorridendole ancora, in quel suo modo strano sollevando solo un angolo della bocca, contro la pelle coperta di minuscoli brividi che s'infrangevano in lei come onde sulla spiaggia.

«Allora d'accordo, umano» consentì «Ma solo se prometti di fermarti quando io te lo chiederò.»

Percepì il compagno mormorare qualcosa, nascosto nel suo collo. Pensò che assomigliasse a un grazie, ma scosse il capo. Inutile sperare. Un Alpha non ringrazia per ciò che è suo di diritto.


 

§§§


 

«Quindi questa è casa nostra» esordì Will, entrando nel piccolo appartamento composto da un salottino con un divano e due poltrone, dal quale da un lato si accedeva alla camera da letto appena visibile dalla porta lasciata socchiusa, dall'altro a un piccolo bagno piastrellato di blu, e in mezzo tra le due stanze, proprio di fronte all'ingresso, una porta blindata. «A cosa serva quella?» domandò, indicando proprio la porta.

D'improvviso Elaine avrebbe voluto non avere sangue in corpo, così almeno non sarebbe arrossita.

«E'...per quando andrò in calore.» buttò fuori infine, imbarazzata dal dover parlare di un argomento così intimo ad un estraneo.

«Non ti vergognare. Prima o poi ne dovremo parlare. È mio dovere prendermi cura di te, Elaine.»

Le sfuggì un sospiro dalle labbra, mentre entrava in camera e si toglieva una per una le forcine dai capelli.

«Non ne parleremo stasera, promesso» la rassicurò il ragazzo, seguendola «Prima volevo chiederti se preferivi che io dormissi di là.»

L'Angelo sorrise della premura del ragazzo dagli occhi celesti «Se per te non è un problema, Will...»

«Non ti preoccupare» le sorrise in risposta, andando nel salottino.

Quando fu pronta per andare a letto, però, lo raggiunse, osservandolo mentre finiva di slacciarsi la camicia e la lasciava cadere per terra, ricordandosi che gli aveva fatto una promessa.

Respirò piano, cercando di tranquillizzare i muscoli tesi, le ali serrate dietro le spalle.

«Ci metterò poco» le promise William, intuendo il corso dei suoi pensieri e facendola sdraiare sul letto nella camera che avrebbero dovuto condividere.

«Fallo e basta, Will» lo esortò Elaine, terrorizzata dal corpo di lui, fin troppo vicino, separato da lei solo dalla sua camicia da notte e dai pantaloni di William.

Le labbra del ragazzo si posarono proprio sul collo, dove la avevano baciata poche ore prima e scesero lentamente, mentre lui si premeva contro di lei, stringendola piano.

Non fu mai inopportuno, non lasciò che l'istinto prendesse il sopravvento, e la toccò solo su zone neutre: le braccia, le gambe, la pancia. E non la mise in imbarazzo. Cancellò l'odore di Alcuin con delicatezza, senza che Elaine si sentisse a disagio, o almeno senza che si sentisse troppo a disagio.

Infine si alzò, guardandola con occhi scintillanti e maliziosi.

«Sai, credo di preferirti così. Mi piace il tuo odore senza il suo.»

La ragazza rise per quell'uscita così strana e battè la mano sul copriletto accanto a sé, invitandolo a raggiungerla.

«Dieci minuti e poi andiamo a dormire» lo ammonì, mentre William appoggiava il braccio sulla testiera del letto, quasi abbracciandola, ma mantenendosi distaccato dal suo calore.

«Non scherzavo. Mi piace davvero il tuo odore. Sai di buono, angioletto. Di miele.»

Elaine ridacchiò. Quel ragazzo aveva infranto le sue difese in poche ore, ed era diventato subito suo amico. Non sapeva cosa, ma qualcosa dentro di lei le diceva di fidarsi.

«Buonanotte, Will» mormorò vedendolo alzarsi e andare in sala.

Si rannicchiò tra le coperte celesti, pensando che c'erano ancora tante cose da capire, da sistemare, di cui parlare. Ma era felice. Forse sarebbe andato tutto bene, nei prossimi cinque anni, forse Alcuin non sarebbe più tornato, forse si sarebbe potuta innamorare di William, dimenticandolo.

Ma un paio d'occhi d'oro, usciti dalla sua mente parvero ammiccarle.

Non mi dimenticherai mai, sarò sempre con te, che tu mi ami o che tu mi odi, le aveva detto prima di andarsene, quella notte, e forse era l'unica cosa sincera che le avesse mai detto.

Poi, il buio la reclamò.







Nda: salve a tutti, gente! Back from Hell!
Solo una noticina piccola piccola, per ringraziare delle recensioni e delle visualizzazioni.
E perchè vorrei spiegarvi da dove nascono i nomi di alcuni personaggi.

Willam Moriarty nasce come omaggio sia a Dean Moriarty (Kerouac- Sulla strada) che a James Moriarty (Sir Arthur Conan Doyle- Sherlock Holmes) che a William Herondale (Clare- Shadowhunters).
Il nome di Alcuin è preso dal romanzo di Jacquelin Carey "Il Dardo e la Rosa" perchè io ho sempre amato e sempre amerò quel ragazzo. 
Jaime, infine, è il mio primo ricordo sul Trono di Spade ("Si scrive JAIME, non Jamie, cretina" mi disse un mio amico).

Alla prossima!
xxxxx
-Dan

  
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