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Autore: katyjolinar    05/11/2014    3 recensioni
L'incontro ravvicinato con un nuovo drago metterà i Cavalieri in grossi guai
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Moccicoso, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il veleno del Pungolo Orrendo'
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I Giochi del Disgelo erano una celebrazione annuale, che avveniva nel giorno dell'Equinozio di Primavera, per festeggiare la fine del periodo di gelo e neve e l'inizio della bella stagione.
Questi consistevano in una competizione tra i ragazzi dell'isola, divisi per età, che si destreggiavano in diverse prove fisiche, e i più grandi facevano, in più, delle prove assieme a dei draghi, mostrando la loro abilità di addestratori.
Hiccup non vi partecipava più da anni, da quando, cioè, si era sposato e aveva messo su famiglia, ma comunque era attivo nella progettazione delle prove della sezione dedicata ai draghi, essendo leader dell'Accademia dei Draghi e addetto all'addestramento dei ragazzi che volevano diventare Cavalieri.
Ma quell'anno era speciale per la famiglia Haddock, poiché il primogenito avrebbe preso parte alla sua prima competizione, avendo compiuto cinque anni.
Moccicoso era nervoso. Suo padre e i suoi amici lo avevano allenato molto negli ultimi giorni, ma comunque aveva paura di deluderlo tutti, facendo una figuraccia colossale.
Tremante, camminava lungo la strada che portava all'Arena, tenendo stretta la mano del padre, che camminava al suo fianco, zoppicando a tratti per via della vecchia protesi che aveva bisogno di una revisione. Val, la sorellina minore di Moccicoso, di quattro anni, correva attorno a loro con aria allegra, saltando ogni tanto in groppa a uno dei draghi che erano sempre con loro, mentre Hoffer, il fratellino di due anni, si stringeva al collo della madre, Astrid, che camminava accanto a Moccicoso e Hiccup, facendo, saltuariamente, al figlio maggiore, delle carezze che il bambino trovava rassicuranti come la forte mano del padre che stringeva la sua.
Arrivati davanti all'Arena, Skarakkio li aspettava per prendere in consegna i ragazzi che avrebbero dovuto sostenere le gare. Hiccup si abbassò, per guardare il bambino negli occhi, che tirava su col naso con aria nervosa. Il giovane uomo gli diede un buffetto e gli sorrise.
"Ehi, che c'è?" domandò.
"Io non sono bravo..." si lamentò il bambino "Perderò tutte le gare."
"Tesoro, non è importante vincere." disse Astrid, inginocchiandosi accanto al marito per parlare col figlio "Tu metticela tutta, in ogni caso io e papà saremo sempre fieri di te, qualunque cosa accada."
Moccicoso la guardò, poi annuì. Hiccup lo abbracciò e gli scompigliò i capelli corvini, mentre Astrid si avvicinava e gli stampava un bacio sulla guancia. Il bambino li lasciò fare e abbracciò anche la madre, passando una manina sul pancione dentro il quale stava crescendo il suo terzo fratello, quindi raggiunse Skarakkio ed entrò con gli altri ragazzi nel campo dell'arena, mentre la sua famiglia prendeva posto in alto, sugli spalti, non lontano dal palco del capo tribù.
Le competizioni furono dure, in alcune, Moccicoso riuscì ad ottenere qualche punto, in altre invece non riuscì. Arrivò alla fine come secondo classificato, quindi uscì dall'arena a testa bassa, convinto che il padre lo avrebbe sgridato per gli scarsi risultati.
Hiccup lo aspettava fuori, il bambino si fermò a distanza, asciugandosi una lacrima con il palmo della mano.
"Ehi, campione..." lo chiamò l'uomo, abbassandosi "Perché piangi?"
"Scusa papà... non ho vinto..." singhiozzò Moccicoso, continuando a tenere lo sguardo basso "Io non sono bravo..."
"Sei stato bravissimo, invece." lo rassicurò Hiccup, posandogli una mano sulla spalla "Non è importante che tu non sia arrivato primo, sarò sempre fiero di essere tuo padre."
Moccicoso lo guardò, asciugandosi le lacrime, e il padre gli sorrise, prendendolo in braccio.
"Ora andiamo, o la mamma si arrabbia perché arriviamo tardi." esclamò "E nelle sue condizioni è meglio non farla arrabbiare."
Il bambino annuì e lo abbracciò, poi vide avvicinarsi lo zio Stizzabifolco e si strinse di più al padre, poiché quell'uomo, per qualche strano motivo, lo intimoriva molto.
Hiccup non lo lasciò e guardò lo zio, senza muoversi.
"Stizzabifolco..." lo salutò.
"Hiccup..." lo salutò l'uomo "Avrei una cosa per Moccicoso... posso?"
Hiccup annuì e Stizzabifolco si avvicinò, guardando il bambino, poi alzò le mani e mise una grossa medaglia al collo del piccolo.
Moccicoso la guardò, sorpreso, e Hiccup gli sorrise.
"Io la ricordo questa, papà..." sussurrò "Ma... non ricordo come..."
"Credo sia arrivato il momento di spiegarti un po' di cose, campione." ammise l'uomo, poi salutò lo zio e tornò a casa con il figlio.
Quando entrarono, Hiccup baciò la moglie e fece sedere Moccicoso al tavolo, infine gli mise davanti il Libro dei Draghi, aperto, e un vecchio ritratto di gruppo fatto da lui stesso.
"Moccicoso, riconosci questo drago?" disse, indicando sul ritratto.
"Quello è Zannecurve, papà!" esclamò il bambino.
"Esatto. Una volta era cavalcato da un ragazzo della mia età." spiegò il giovane uomo.
"Perché non ce l'ha più lui? Dove è andato?" chiese il piccolo, incuriosito.
Hiccup fece un respiro profondo, cercando le parole giuste per spiegare.
"Un giorno eravamo in volo e siamo atterraggi su un'isola. Lì abbiamo incontrato un drago molto pericoloso, il Pungolo Orrendo, e lui è stato avvelenato da questo drago."
"Oh..." sussurrò Moccicoso, dispiaciuto "Allora lui è..."
"No, in realtà no." lo corresse Hiccup, aprendo il libro sulla pagina del Pungolo Orrendo "Il veleno ha un effetto molto particolare. Leggi qui."
Il bambino si sedette meglio e lesse tutta la pagina, aiutato dal padre, arrivando al fondo.
"Aggiunta di Hic-cup Horrendous Had-dock III." lesse, infine "Il ve-le-no non è letale, ma ha un effetto stra... strano sulla vi... vittima. Puttroppo no... non c'è cura, ma posso solo su... su..."
"Suggerire a chiunque trovi una vittima del veleno del Pungolo Orrendo di prendersi cura del malcapitato e crescerlo nel miglior modo possibile, dandogli una seconda possibilità per poter vivere una vita normale." completò Hiccup, sedendosi accanto al figlio e guardandolo.
Il piccolo restò ad osservarlo per qualche secondo, infine sembrò capire, gli saltò al collo e lo abbracciò stretto.
"Grazie, papà!" singhiozzo "Ti voglio bene."
"Ti voglio bene anche io, cugino." rispose Hiccup, stringendolo, mentre Astrid si avvicinava e carezzava i capelli ai due, dolcemente.
Moccicoso la guardò e la sorrise, poi tornò serio e parlò, guardando entrambi i genitori.
"Però non voglio più fratelli." borbottò "Quelli che ho mi bastano e avanzano pure."
Hiccup rise e lo mise a terra, infine si alzò, abbracciando la moglie e carezzandole la pancia.
"Vai a lavarti le mani, piccola peste!" ordinò, rivolto al figlio maggiore "Ci aspettano alla Sala Grande per la festa."
Il piccolo corse a lavarsi alla tinozza, seguito dalla sorella e dal fratello, e il padre li osservò, senza mollare la moglie.
Astrid aveva ragione, qualche anno prima: stava facendo davvero un ottimo lavoro con i figli.

Fine
   
 
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