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Autore: Gufo di ebano    05/11/2014    1 recensioni
"Ho ucciso intere famiglie per te, ho abbandonato tutto quello che avevo per seguirti, è adesso mi lasci così? "
"Ertas...io non ti ho mai amato"
Tre ribelli in un mondo di ingiustizie.
Un tiranno da uccidere.
Un amore da salvare.
Senza regole, senza pudore, senza morale.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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La principessa si dibatteva inerme tra le merci dei ribelli, infuriata; i soldati l'avevano catturata quando meno se lo aspettavano.  Per renderla inoffensiva era bastato un colpo ben assestato, e adeso la testa le doleva, mandando fitte che partivano dalla nuca fino al collo. Perchè avevano catturato proprio lei!? 'Ovvio, sei la figlia dell'imperarore delle Quattro terre...' non c'era bisogno di rispondersi... Sbattè contro le pareti lignee del carro; i sentieri erano spesso impraticabili, e le poche strade vicino alle città si presentavano piene di buche, frane e predoni. Non che fossero una novità... sotto l'impero di Lagar la popolazione era ridotta in miseria, e le tasse pesanti ed ingiuste non facevano altro che derubare i cittadini; un altro dei mille buchi nell'organizzazione imperiale. 
Kaira sentì dei rumori soffocati, urli di terrore e dolore 'Che diavolo stanno combinando?' Si sporse; i ribelli prendevano di mira una carovanna di soldati, l'effige di un aquila sulla loro corazza era insozzata dalla polvere del caldo Sud e da giorni di marcia. Spinse la testa nel profondo della sua tunica, cercando di soffocare quei suoni che le ricordavano la morte di Harer; lo stesso odore, le urla disperate dei combattenti, il freddo acciaio che trapassava le membra, il sangue che scorreva per terra... Era troppo! 'Basta!!! Basta!!! Smettetela!!!' La sua testa si ribellava. I ricordi erano troppi, troppo cruenti... Kaira non ce la faceva più. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, e l'aria accoglieva dolce e comprensiva il dolore della giovane principessa; quanti anni aveva? Forse quattordici, o quindici... Cosa importava il suo compleanno quando aveva ucciso l'unico uomo che aveva amato e sua madre era stata avvelenata?                                                                                                                

Kaira si tirò indietro quando una mano le sfiorò gentilmente i capelli; a toccarla era stato un uomo dalla pelle olivastra, il naso aquilino e gli occhi di un azzurro pallidissimo, quasi bianco... C'era qualcosa che la inquietava in quegli occhi. Forse il modo in cui si spostavano ,nervosi, sul suo corpo, quasi volessero stamparsi ogni minimo dettaglio del suo aspetto. Qualcosa si ridestò nella sua mente, vecchi annedotti di quando Tara era ancora viva; le raccontava delle Sirene, splendide donne metà umane e metà pesce, esseri che raramente si mostravano all'uomo e che abitavano nel profondo dei mari del Sud. Alcune di loro avevano salvati naufraghi dispersi in mare, uomini che non avrebbero avuto possibilità di sopravvivenza; da queste unioni erano nati dei mezzosangue, i Sirenidi. Questi avevano ereditato l'aspetto umano dai loro padri, e possedevano qualità che appartenevano alle Sirene; nessun uomo comune avrebbe potuto parlare con i pesci o restare in apnea per più di uno o due minuti.                                                                                                                                                                                                                 'Kashar, muoviti e vieni qua!'. Ad urlare era un generale dei Ribelli, un uomo alto e robusto che pareva abbattere i nemici come formiche... probabilmente Kashar era stato arruolato dai Ribelli per le sue abilità di Sirenide, e non poteva essere usato con un normale milite. L'uomo le lanciò un ultima occhiata, come se volesse assicurarsi di non vederla sparire. Alla principessa ricordava una persona, e lei sapeva esattamente chi... un uomo...                                                                         Forse il cuore della principessa aveva smesso di vagare come un'anima in pena.


Dektera era si svegliò; le lunghe ore volando con Sherar erano la miglior medicina per la preoccupazione che la attanagliava, ma non per le sue gambe. La poveretta si ritrovava con le gambe piagate e piene di escorazioni per il continuo strascichio contro la pelle del Drago. Sarebbe stata una delle cose che l'avrebbero rallentata di più a Hetra, ma fortunatamente al Rifugio era stata istruita su tutto quello che gli sarebbe stato utile; nelle fredde terre del Nord, infatti, cresceva la coagulatea, una pianta dalla forma vagamente assomigliante ad una testa umana, che (come diceva il nome) faceva coagulare ferite ed emorragie. Inoltre era utile per qualsiasi problema della pelle; si andava da semplici imperfezioni a piaghe da decubito e ferite da taglio. Sherar si diresse verso una delle poche zone collinari di Mannas, un groviglio di erbe selvatiche, tra cui la coagulatea. La si riconosceva facilmente dal sua doppione ( la Morte nera ) grazie ai numerosi rami rosso sangue e le foglie a forma di dito; lì vicino anche la nemica teneva fiero il suo nome. Le foglie nero carbone, i rami blu scuro e la radice a forma d'occhio la rendevano facilmente riconoscibile anche al più inetto degli erboristi.                                                                                                                                                                                                            Dektera era balzata giù dal Drago, e si accostava alla coagulatea come prevedeva il rituale; bisognava offrire un dono alla pianta ( il più efficace era una goccia del proprio sangue, visto che la pianta dona una parte di sè ), e se questa lo coagulava significava che era stata ben accettata. In caso contrario Dektera  non avrebbe avuto altro che un potente acido dalla pianta che, irritata dal suo comportamento scorretto, l'avrebbe consumata fino a ridurla alla consistenza del terreno circostante, lasciando un chiaro avvertimento a chiunque altro. Si diceva che le coagulatee, come tutte le altre piante, fossero nate quando i Draghi strinsero amicizia con gli umani nelle Terre desolate di secoli fa, per permettere agli uomini di evolversi dalla loro condizione primitiva; i Draghi, tranne alcuni, non avevano avuto più contatti con l'uomo, e l'unico posto in cui si era certi di trovarli era quella striscia di terreno tra Glader e Mannas che veniva chiamata, appunta, Terra dei Draghi. Sherar era un'eccezione per la sua natura di Mutaforma, ma questo non rendeva differente il legame tra umano Mutaforma da quello con un Drago.                                                                         Dektera stava incidendo lo stelo della grande coagulatea che si trovava al centro delle colline, e ne usciva fuori un liquido verdastro, simile per densità al muco; per confermare che la pianta fosse giusta, la ragazza immerse una fogliolina verde nella sostanza gelatinosa. Quando la ragazza la tirò sù era integra, per cui il succo di coagulatea poteva dargli abbastanza sollievo per molto tempo; sulle ferite la gelatina staccava croste e fermava il sangue che usciva dalle paghe, dando un fresco sollievo dal dolore, ma il suo compito non era finito. Il succo di Morte nera, infatti, era molto comune nelle prigioni per alcuni dei suoi usi primari; ustionare la pelle con ferite che faticavano a guarire, uccidere chimicamente le cellule esclusivamente umane e, in ultimo, agire da anticoagulante. Dektera tirò fuori dalla sua sacca diverse fialette a forma di spina e le riempì di succo di Morte nera; nessun modo di morire era così orribile come sentirsi quel potente veleno nel corpo, e i carcerieri di Hetra non meritavano altro. La guerriera si alzò da terra e volò via con il suo Drago; terribili e potenti, i due si dirigevano verso la meta ultima, dove il nemico sarebbe stato sterminato, e nessuno avrebbe più sentito parlare di Hetra.

'Shira, svegliati, bisogna ripartire' Ertas sussurrava nel suo orecchio, dalla grotta in cui si erano trovati dopo la tempesta che imperversava a Mannas. Appena partiti si era annunciata con piccoli dettagli; l'aria era più fredda, i fiocchi di neve erano diventati più grandi e un vento gelido percuoteva le lande nordiche, spazzando tutto in una tempesta di candore congelato. Shira uscì dalla grotta, e fece un fischio; in pochi istanti una foca completamente nera emerse da uno dei numerosi buchi nel ghiaccio,  finendo scompostamente con il muso tra la neve. Il Mutaforma, imbarazzato, si trasformò in una fenice di ghiaccio, uno dei tanti(strani) animali che abitavano le terre di Mannas , fissando la ragazza uno sguardo ripiccato. 'Va bene, andiamo' disse Shira un po' scocciata.... 'Ertas, vuoi venire anche tu?'                                       Inaspettatamente Gherar emise un lungo fischio, uno dei segnali che mandava solo quando c'era una minaccia nelle vicinanza; un ombra scura si prospettava sul tramonto artico, scompigliando il monotono candore del ghiaccio.                                                                           Gherar si allontanò velocemente, diretto dietro una montagnola di pietre ricoperta di neve che avevano usato spesso come torretta; le piume della fenice di ghiaccio erano davvero fatte di ghiaccio, ma stranamente scaldavano come fossero brace. Le fenici di ghiaccio avevano un becco aguzzo e tagliente, ottimo per cacciare le veloci prede del Nord, e i loro artigli affilatissimi erano fatti di ghiaccio pressato e diamante, due cose che sembrerebbero troppo fragili per essere usate, ma che avevano gioco facile su qualsiasi superfice, metallo compreso. Dalla figura in volo se ne buttò una più piccola, e all'ultimo momento un paracadute la salvò da un impatto mortale; la figura, ancora lontana e indistinta, aveva lanciato in aria una freccia, che esplose in una salva di schegge dorate. Una sola persona possiede quella freccia.
Shira.

  L'html non ne vuole sapere di andare a posto -.- T_T
   
 
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