La stella del mattino.
La lezione per la
preparazione ai M.A.G.O era terminata, Avalon Cooper
finì di mettere apposto i libri sulla scrivania. Quanto doveva continuare? Si
domandò. Nel Mondo Magico stava accadendo qualcosa di grosso e nessuno voleva
parlarne apertamente. I suoi mal di testa la tormentavano da anni ma grazie a
loro riusciva a incanalare i poteri di Legilimens. Andò
nella sua stanza, prese il pacchetto di sigarette che teneva nel comodino
accanto al letto. Quando lavorò nel mondo babbano era
normale fumare e scoprì che attenuava il dolore.. Chiuse gli occhi e si lasciò
avvolgere dal profumo dolciastro che emanava la sigaretta.
Pensò a Scorpius e alle voci che giravano sul suo conto: il
ragazzino era empatico e anche molto furbo. Doveva stare attenta e non fare
passi falsi, non era ancora tempo… Si appoggiò comodamente alla
testiera del letto; estrasse da sotto il cuscino un nastro di seta nero, lo
avvolse intorno alle dita, accarezzandolo.
-“Mio nipote...”-,
sorrise. Lei e Scorpius non erano
consanguinei, ma lo considerava tale e riusciva a scorgergli ogni piccolo
cambiamento di umore.
Nella solitudine del suo
ufficio che fungeva anche da camera da letto, ripensò al suo passato e di come Bellatrix Black Lastrange,
l'avesse presa con sé in tenera età.
•
La seconda guerra magica
impazzava in quei terribili tempi; Lord Voldemort,
si recò ad Hogwarts e decise di porre fine
alle suoi preoccupazioni, uccidendo Potter. Intanto i suoi fedeli Mangiamorte, cruciavano o uccidevano maghi filo-babbani che intralciavano la loro strada verso la
conquista del Mondo Magico. Bellatrix Black,
fedele braccio destro del Signore Oscuro e Rodolphus Lestrange, suo perverso compagno di vita, erano evasi da Azkaban,
e si scoprirono i più terribili e temuti tra le sue schiere.
Bellatrix aveva l'abitudine di usare Cruciatus su
chiunque non riferisse notizie al suo amato padrone; maghi e streghe furono
sottoposte a terribili torture, tanto da farli impazzire del tutto. La famiglia Paciock, anni addietro, fu quella che fece più scalpore,
considerando che facevano entrambi parte dell'Ordine della Fenice, unico
baluardo insieme agli Auror contro Lord Voldemort e i Mangiamorte. NevillePaciock infine, venne affidato alle cure
della nonna, mentre i genitori finirono rinchiusi al San Mungo. Molte famiglie di maghi
vennero torturate con il medesimo accanimento. Durante la seconda guerra una
famiglia fu la mia...
Il Signore Oscuro era
visto come un faro, la promessa di un nuovo mondo, dove i Purosangue e degni
Mezzosangue potevano sperare in un futuro migliore.
Ricordo vagamente mio
padre. Lavorava al Ministero e all'inizio collaborava con i Mangiamorte: Indicava persone sospette, sperando che il
mondo sarebbe cambiato per il meglio e i Sanguepuro potessero
ritornare al loro antico splendore. I babbani ormai
stavano spopolando nelle nostre città, sempre più forti e prolifici,
sconsiderati e superficiali mettevano il pericolo l'intera Comunità Magica. Purtroppo i suoi ideali
vennero spazzati via, considerandolo inutile ai loro scopi.
Mia madre...la mia vera
madre: occhi come il cielo, capelli castani che li ricadevano morbidi sulle
spalle, il viso regale; le sue mani, calde e amorevoli, mi accarezzavano con
dolcezza, ed io attaccandomi alle sue dita giocavo con l’ anello a forma di
boccino doro. Avevo sei anni. Ricordo ancora il profumo, mentre mi avvolgeva
nei caldi abbracci: rosa antica e ambra grigia. Mi sentivo tranquilla e facevo
molti sogni che, oramai sono un pallido ricordo.
Tutto finì da un giorno
all'altro... Mi risvegliai tra le braccia di un altra persona, un altra
donna...un altra mamma. Ma non profumava come la mia. Il suo odore acre e
pungente, mi faceva stare male.
Non c'erano più baci, ne
carezze, ma solo abbandono e indifferenza.
Dormivo sola, in un
letto che non era il mio, in una camera sconosciuta, circondata da strane
creature che affollavano la mia fantasia di bambina. Piangevo in silenzio con
la paura di rivedere quella donna oscura. Volevo tornare a casa mia e Infilavo
la testa sotto le coperte desiderandolo con tutto il cuore, lasciando
scorrere le lacrime sul cuscino, fino ad addormentarmi stremata.
Dopo la fuga di Potter con
suoi amici dal Ministero della Magia e la Profezia distrutta per sempre, Bellatrix uscì di senno ancora di più. Schiantava e
cruciava tutti quelli che le si avvicinavano. Entrò nella stanza dove trascorrevo
le mie tristi giornate, mi prese in braccio, stringendomi forte, tanto da far male.
Urlava contro chi cercava di farla ragionare. Piangeva disperata, aveva deluso
il suo amato Signore. Nemmeno le mie urla riuscirono a farle lasciare la presa.
Dopo qualche tempo in quello stato, davanti a noi si materializzarono due
persone, che, agli occhi di una bambina potevano sembrare angeli del paradiso:
entrambi biondi, il viso diafano e leggiadri nelle movenze. Cercarono di
ragionare con la donna che mi asfissiava in un abbraccio possessivo. La signora
bionda si rivolgeva a “madre” con affetto, alleggerendo ogni sua parola,
chiamandola con l'appellativo di “cara” oppure “ tesoro”. La sua stretta, man
mano si stava indebolendo e, lentamente scivolavo giù. Prontamente un paio di
mani mi presero, attutendo la caduta. Venni sollevata con gentilezza e ripulita
dalle ferite e dalle lacrime con un fazzoletto morbido e profumato. Riaprii gli
occhi, sentendo il tocco gentile che mi accarezzava la testa. Vidi l’altro
l'angelo. I suoi occhi di quanto erano limpidi e chiari riflettevano la mia
immagine, ma lo sguardo era impassibile. I capelli sembravano filamenti d’oro che
scendevano lisci sulle spalle. Senza alcun motivo, sollevai il braccio, toccarli,
scoprendo quanto erano morbidi e setosi.
Con la poca voce dissi:
-Sei un angelo?-. L'uomo volse il suo sguardo su di me e cercò di sorridere,
malgrado la situazione. Mi accarezzò la guancia con il tocco delicato di una
piuma e rispose con voce calda: “No, bambina. Mi chiamo Lucius. Sono tutto fuorché un angelo, ma puoi considerami… tuo
zio.
•
Lucius. Mai nome fu più azzeccato: l'angelo che si ribellò a Dio, che venne
scacciato dal Paradiso, diventando il Signore degli Inferi, la stella del mattino,
il portatore di luce.
Per Avalon, negli anni avvenire trascorsi in America, affidata
alle cure di fedeli amici della famiglia Malfoy, Lucius, divenne la luce che illuminava la sua oscurità.
•
Abitai a villa Malfoy per soli due anni. La prima volta che vidi Draco Malfoy era nel
salotto dell’ufficio con sua madre, Narcissa. Aveva
quindici anni, biondo come i suoi genitori e con l'aria tormentata da ragazzino
viziato. Quando mi vide fece una faccia disgustata. Si avvicinò, mi squadrò
dalla testa ai piedi, come per studiarmi. Per lui ero una mocciosetta che usurpava la sua vita familiare. Per
mia fortuna, avevo una forte perspicacia fin da bambina e dopo Bellatrix non mi facevo spaventare da niente e da nessuno.
Gli pestai un piede e fuggii via lasciandolo urlante. Correvo sempre, dietro ai
folletti che si nascondevano nel bosco che circondava la villa, mi arrampicavo
sugli alberi per prendere dei vermicoli e tirarli agli elfi domestici, mi
nascondevo nei luoghi più assurdi che, per poterne uscire dovevano farmi
levitare. Ero una forza della natura e facevo esasperare Lady Narcissa. Mi diceva sempre: “Un Malfoy
non deve abbassarsi a certi livelli; Un Malfoy ha
sempre il contegno quando appare davanti alla gente.” All’inizio non le davo
retta, ma col tempo, iniziai a sentire i primi mal di testa, riuscivo a
percepire i pensieri altrui e mi faceva stare male. La bambina selvaggia stava
scomparendo, lasciando spazio a una ragazzina con il viso tedioso e serio.
Nessuna emozione dovevo trasparire e niente doveva essere lasciato al caso.
Presi il cognome dei Black
dopo la morte di Bellatrix. Non avendo figli volle,
in qualche modo lasciare le sue eredità a un degno Purosangue. Ma odiavo quella
donna: volevo l'affetto dei miei veri genitori, strappati alla vita con ferocia
da quella strega di cui ora portavo il cognome. Cercavo affetto, ma Lady Narcissa lo divideva solo con il figlio e non con una
orfanella. Il padrone di casa, zio Lucius. si
vedeva raramente nella villa, venni a sapere poi che fu imprigionato ad Azkaban per
qualche tempo. Lui non svolgeva nessuna professione, un tempo fu membro del
Consiglio di Hogwrast, ma non era un lavoro. Lucius Malfoy possedeva
un patrimonio tanto consistente da poter vivere più che agiatamente senza
muovere un dito, ricco di famiglia, non si era arricchito lavorando. Dopo la
scarcerazione, la maggior parte del giorno la passava al Ministero, ritornando
a casa solo a tarda sera. Era l'unico che mi considerava. Per me aveva sempre
una parola dolce, una carezza sulla testa, cioccorane
a volontà. Forse mi viziava perché con Draco non
lo aveva mai fatto, essendo il futuro erede della casata non poteva lasciarsi
trasportare dalle emozioni. Ero felicissima con zio Lucius.
Ogni suo gesto, ogni suo sguardo era rivolto solo a me insegnandomi anche a
volare con la scopa. Usavo la vecchia scopa di Draco che
trovai nella rimessa. Due volte alla settimana mi prendeva per mano diretti al grande
parco dietro la villa. Mi affidava la scopa, impartendomi nozioni sul il
modo di volare, frenare o simulare una fuga da qualche possibile nemico.
Diventai brava e lui ne era orgoglioso.
La vita proseguì tranquilla fino
all'arrivo di una lettera... gli ex mangiamorte e
diretti parenti dovevano sottoporsi al bando generale del Mondo Magico, pena,
perdevano ogni beneficio accumulato. Per risparmiarmi da quell’onta,
vittima ignara che portava il peso di un nome detestato da tutti, Lucius mise in atto un piano: farmi uscire dal Paese
con un’ identità falsa, affidandomi a dei suoi fidati amici che si trasferivano
nel Nuovo Mondo. Una coppia senza figli, dove sarei diventata la loro figlia.
Altri genitori. L'unica afflizione era che non avrei più potuto vedere il mio
angelo…
La sera prima della
partenza andai nel suo studio. Mi accolse come suo solito, con il sorriso che
rivolgeva soltanto a me. Mi accomodai nella poltrona vicino al camino e
parlammo del futuro che mi attendeva. Alla fine, mi chiese un favore:-
Promettimi che un giorno tornerai qui e terrai alto il nome delle nostre
famiglie. Hai coraggio piccola mia, sono certo che saprai sostenere questo peso.-
Sorrisi e risposi:- Lo prometto zio, farò in modo che la famiglia Malfoy e Black venga ripulita da ogni onta
subita in passato, ad ogni costo.- Lucius
mi prese in braccio come fece la prima volta che ci siamo conosciuti. Gli cinsi
le braccia intorno al collo, ringraziandolo dell’affetto . -Desidero che tu, mi
faccia un altra promessa. - aggiunse sottovoce:-Diventa la grande strega che
sogno per il tuo avvenire, non farti influenzare dal passato ma dai il meglio
per te stessa. -Il suo tono era triste.- Non sottostare mai a nessuno, sei
l'unica che puoi decidere della tua vita. Promettimelo piccola mia.
Piccola mia...amavo
quell'appellativo:- Lo prometto... Diventerò forte e sarai orgoglioso di me!
Soddisfatto della
risposta, mi depose delicatamente di nuovo a terra, lasciandomi con un ultima
carezza sulla testa. Ma feci un ultima promessa a me stessa: “Quando studierò,
quando farò incantesimi, quando volerò sulla scopa, quando sarò diventata una
strega degna del suo nome, sarà per Lucius Malfoy, finché non sarò cresciuta...e lo rivedrò di nuovo.”
Studiai con impegno presso la scuola di Magia e
Stregoneria di Salem. Dopo il quinto anno, mi trasferii ad Hogwarts come studentessa straniera per lo scambio
culturale ma in realtà tornavo a casa. Il mio nuovo cognome, Cooper, non
destava nessuna preoccupazione nei maghi, ignari della mia vera identità.
Studiai assiduamente, ricevendo elogi da tutto il corpo insegnante e
diplomandomi con il massimo dei voti. A diciassette anni, prima di rientrare in
America ritornai a villa Malfoy, volevo
rivederlo…il mio angelo. Erano passati otto anni, ero cresciuta e il mio
affetto insieme ad esso. Ansiosa di rivederlo varcai i cancelli e la grande
porta che dava al salone principale. Draco si
era sposato anni prima e aveva avuto un figlio, abitava in un ala della villa,
l’altra ala era rimasta al padrone di casa e sua moglie. Ma la povera Narcissa venne a mancare subito dopo la nascita del
nipote.
Era nel suo studio,
seduto nella sua poltrona preferita. Mi dava le spalle, perso nel ricordo della
moglie, pensai. Silenziosamente mi avvicinai e lo toccai sulla spalla, si girò
e mi vide. Per un po’ stentò a riconoscermi, ma guardandomi meglio si illuminò;
alzandosi in piedi mi abbracciò. Gli cinsi le braccia intorno al collo…Ero di
nuovo insieme al mio angelo caduto. L’affetto che provavo da bambina si era
trasformato in qualcosa di più grande. Nessun ragazzo mi faceva battere il
cuore all’impazzata come lui, tra le sue braccia.
-Piccola mia. Ci
lasciammo che eri uno scricciolo e ritrovo una ragazza, sbocciata come la più bella
delle rose…- Lasciò la mia presa ricomponendosi e accarezzandomi la testa come sua
abitudine. Non era cambiato Lucius, il suo portamento
nobile, l’accenno di un sorriso che era solo per me. Solo una piccola ruga
aveva fatto la comparsa tra le sopracciglia. Quante volte sei stato corrucciato
in questi anni…
Mi accomodai accanto a
lui e parlammo tutto il pomeriggio fino a sera inoltrata: raccontai dei miei
anni di esilio, la promessa che gli avevo fatto, la rinuncia di diventare Auror, per principio. Lucius ascoltava
sorridendo e sospirando orgoglioso della strada che avevo intrapreso. - Avalon, sei la mia gioia. Sei diventata la ragazza forte
che speravo-. Divampai di orgoglio, mi elogiava tenendomi la mano. Ero
felicissima, ma nel suo sguardo e nella sua mente sentivo che qualcosa non
andava. Avevo imparato a leggere le menti altrui tenendo sotto controllo i
forti mal di testa. La legilimanzia era la
materia che preferivo e divenni brava a scavare nell’animo dei
maghi:- Ce qualcosa che ti turba…non è solo per la morte di tua moglie. Me
ne vuoi parlare? - Accennò un sorriso e mi accostai a lui. Poggiai la testa
sulle sue gambe, come facevo da piccola quando ascoltavo le fiabe della notte.
Il suo profumo mi inebriava. Aspettai, non volevo sconvolgere la sua
mente cercando la verità.- Piccola mia, quanto mi sei mancata. Con te potrei
aprirmi senza essere giudicato…Penso, di essere stato io l’artefice della
morte di Narcissa. Lei, per anni mi tenne
nascosto un deplorevole avvenimento che riguardava Draco.-
-Cosa ha fatto Draco?.- Conoscendo il suo carattere volubile e capriccioso
doveva essersi messo nei guai. Lucius tentennò
per un po’, ma gli presi la mano per fargli capire di continuare.
-Draco l’ultimo
anno di scuola voleva fuggire con quella Granger.
Rinunciare al suo nome, mettere al mondo figli illegittimi, dei sangue sporco
che avrebbero la rovina nella nostra famiglia, trascinandoci nel fango per
colpa di una lurida mezza babbana! -Tremava di
rabbia repressa. Non sopportava l’onta e il disonore da parte del suo unico
figlio che doveva tramandare il suo cognome, unendosi con un'altra Purosangue,
degna dei Malfoy. È questo il destino delle nobili e
antiche famiglie, lo sapevo bene ed in un certo senso ero favorevole.
-Ma non è successo. Ora
è un uomo sposato, con una Purosangue come lui e hanno un degno erede della
famiglia Malfoy, come volevi tu… Perché
ti reputi colpevole della morte di Lady Narcissa?
Non capisco.- Tentennò a quella domanda. Provava vergogna, lo sentivo dentro di
me. –dopo la nascita di Scorpius trovai tra i libri
una lettera di Draco. Annunciava a sua madre che
sarebbe fuggito con la mezzosangue, infischiandosene di tutti noi. L’amava! Aveva
perso la testa per l’amica di Potter e del figlio di quei pezzenti degli Weasley. Era troppo per me, persi la ragione e aggredì verbalmente
mia moglie, incolpandola di essere stata troppo protettiva con nostro figlio,
viziandolo per ogni suo capriccio. Perché è di questo che si trattava. Un
ennesimo capriccio di Draco.- Ripensando agli
eventi passati, Lucius si alterò. Mi
sollevai mettendomi di fronte a lui e presi il suo viso tra le mani :- No Lucius, non fare così, sei qui con me ora. Non hai nessuna
colpa. Narcissa era una brava madre e voleva
solo il bene di vostro figlio. Sono certa che lo fece ragionare, altrimenti ora
non sarebbe spostato con la una nobile moglie. Draco è
sempre stato orgoglioso e di certo ci avrà ripensato. In fondo è tuo figlio,
dovresti dargli fiducia.- Sospirò, i nervi si sciolsero e ricominciò a
respirare normalmente. Chiuse gli occhi sotto il mio tocco, ed io mi accoccolai
di nuovo accanto a lui.
Lucius riprese ad accarezzarmi la testa, giocando con i capelli, facendoli
scivolare tra le dita. Che bella sensazione…da quando entrò nella sua vita
questo era il gesto d’affetto che amavo di più: le sue grandi mani protettive,
le braccia che mi sostenevano, il suo petto ampio che emana calore. Ero a casa.
Nel silenzio della sera,
il fuoco che scoppiettava nel grande camino, il tepore…c’era qualcosa di
diverso in me, sentivo nascere una nuova consapevolezza. I mie sentimenti erano
mutati; ero una donna e Lucius mi
trasmetteva forti sensazioni. Sollevai la testa per guardarlo: si era assopito,
il viso disteso e tranquillo.
“Lucius…per me
sei amore puro. Ho cercato di reprimerlo per tutto questo tempo; eri sposato
con una bellissima donna, buona e paziente, che ti rispettava. Non ho mai
interposto il mio malessere quando ti vedevo insieme a lei, ero rassegnata ad
un amore non corrisposto… ma ora Narcissa non
c’è più, lasciandoti nella solitudine. Vorrei colmare io il tuo vuoto. Mi è
permesso sperare che tu mi veda sotto un'altra luce? Come una compagna che ti
ama per la vita? Ti desidero ardentemente e vederti abbattuto mi si stringe il cuore…”
Mi alzai
silenziosamente accostandomi al suo viso… più vicino, così vicino,
così perfetto. Con cautela posai le dita sulla sua guancia ed iniziai ad
esplorare: la leggera ruvidezza della barba che iniziava a crescere… la
mascella pronunciata che gli dava il suo aspetto nobile, gli occhi chiari
socchiusi che mi imprigionarono dalla prima volta che lo vidi, il suo naso
dritto senza imperfezioni, la sua bocca… capace di umiliarti o farti
sognare. Come se una forza mi attirasse accostai le labbra alle sue, esitai per
qualche secondo, ma non resistetti a lungo. Un piccolo bacio rubato, lo
ammetto, ma era quello che sentivo di fare e sono l’unica che decide della mia
vita, lo promisi a lui. Il mio angelo caduto.
Lucius riaprì gli occhi, il loro colore limpido mi fece sciogliere
all’istante. Era sbalordito del mio gesto, mi vedeva come una ragazzina da
guidare nella vita, mentre io lo consideravo un uomo da amare.- Avalon…perché lo hai fatto? Ti faccio pena e vuoi
consolarmi in questo modo?-
-No, Lucius non provo pena… Sei speciale per me, lo
sei sempre stato. Non voleva essere un consolo ma esprimerti quello che provo
per te, da quando ho memoria. Sei la persona a cui tengo di più, non riesco a
trovare le parole giuste per farti capire come mi fai sentire…-
-Piccola mia, tu stai
confondendo il voler bene con qualcosa di più grande. Potrei essere tuo padre,
mi hai considerato tale per anni…-
-Non sei mio padre! Non
lo sei mai stato. Per me eri un amico, un confidente, mi proteggevi, stavi in
mia compagnia quando tutti mi voltavano le spalle. La prima volta che ti ho visto…sono rinata
quando mi hai preso tra le braccia. Capii che ero nata per te.- Per la prima
volta in vita sua Lucius rimase senza parole, non
sapeva che fare, mentre io lo sapevo bene. Mi sedetti sulle sue gambe e infilai
le dita tra i suoi capelli, sciogliendo il nastro di seta nero che li teneva
legati e venni immersa in una cascata di fili d’oro. Scesi nuovamente su di lui
che teneva le mani rigide sui braccioli del della poltrona. Lo baciai con
audacia, assaporando le sue labbra perfette, che lentamente si aprivano,
lasciandosi andare. Finalmente le sue braccia mi attirarono a lui, mi strinse a
sè con possesso ed io mi sentivo trasportata da una
tempesta di emozioni che volevano prendere il comando del mio corpo. Quanto sognai
quel momento.
Bruscamente si staccò da
me, inarcando le sopracciglia con cattiveria, mi spinse via e ruzzolai a terra
disorientata. -Vai in camera tua Avalon. Le circostanze sono cambiate, non puoi più rimanere
qui. Domani mattina lascerai questa casa.- Mi stava mandando via? Mi rifiutava? Impossibile. Era consenziente,
lo sentivo, mi voleva come io volevo lui. Le sue emozioni si scontravano con i
doveri ed era confuso. Mi rialzai, ricomponendomi, e decisi di
seguire il suo consiglio, sarei andata via l’indomani. Quando avrà capito i
suoi sentimenti, quello che prova per me, io sarò lì per lui. Stringeva
nuovamente braccioli della poltrona finemente lavorata, le nocche erano bianche,
gli occhi scintillavano ardenti, sentivo la passione strisciare sotto pelle
come un serpente.
-Come vuoi tu Lucius , me ne vado.- dissi affannata- Domani tornerò
in America. Proseguirò gli studi: farò domanda al Ministero della Magia per
interagire con il Ministero dei babbani. Voglio
conoscere anche quel mondo, tanto diverso dal nostro. Farò un tirocinio per diventare
un insegnante. Chissà, magari un giorno insegnerò proprio ad Hogwarts.- Sorrisi facendo spallucce. Mi chinai,
presi da terra il suo nastro di seta nero facendolo passare tra le dita,
deposi un bacio delicato e lo nascosi dentro la camicetta. Prima di varcare la
soglia mi voltai per un ultima volta. Era fermo, seduto, impassibile, solo gli
occhi tradivano il suo stato, due tizzoni ardenti.:- Ricorda questo: ti amo e
farei di tutto vederti felice. Arrenderò con pazienza, capisco di essere una ragazzina
ai tuoi occhi, ma ti aspetterò perché sono tua. Addio, per ora. - Avevo una
piccola speranza, il mio bacio non casto era stato corrisposto, non gli ero indifferente.
Capisco di essere ancora piccola per lui ma crescerò, degna di essere la sua
compagna per la vita.
Il giorno dopo, di primo
mattino, lasciai la mia vecchia camera. Quando aprii la porta, trovai una rosa
che levitava, in attesa. Sollevai la mano e si depose delicatamente sul palmo:
era bianca con sfumature azzurre all’interno, risplendeva di luce propria
ed emanava lo stesso profumo che sentivo su mia madre da piccola. A contatto
con la mia mano apparve una piccola pergamena. La calligrafia elegante
riportava:
“Si
chiama vAvalon. L.M.”. Aveva dato
il mio nome alla rosa…una delle più belle del suo giardino, creata pensando
a me? La infilai tra i capelli e mi incamminai verso l’entrata della villa per
potermi smaterializzare. Non mi voltai, ma percepivo che da una delle grandi
finestre Lucius mi stava guardando.
.
Passarono gli anni e Avalon divenne forte, coraggiosa e orgogliosa, ma la notte,
quando la mente vagava nei sogni più reconditi, il muro che innalzava nelle ore
di veglia per proteggersi, crollava. I pensieri le l'attanagliavano il
cervello: brutti ricordi, per la maggior parte, ma quelli su Lucius erano il supplizio peggiore per il corpo e per la
mente, nessuno doveva vederla in quelle condizioni...debole e vulnerabile.
Si rialzò dal letto.
Ripose il nastro delicatamente sotto il cuscino e si preparò per andare in Sala
Grande insieme agli altri insegnanti.
Le giornate a scuola passavano
lente, Scorpius e quella ragazzina, stavano
spesso insieme, scambiandosi sguardi languidi. Una faccenda interessante dal
suo punto di vista, si sarebbe divertita nonostante tutto. Quei due erano uno
dei suoi molti incarichi. Sentiva che intorno a loro forze oscure erano in
attesa, pronti a scatenarsi e il mal di testa non le dava tregua.