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Autore: dancy184    22/10/2008    1 recensioni
Chiedo scusa ma per una serie di circostanze difficili e serie non sono riuscita a continuare questa fiction. Spero di non aver lasciato troppe aspettative per nulla. Grazie mille per chi ha letto. Isabella Occhi blu, argentati, gialli e verdi... un turbine di colori che riportano lo sguardo fisso su di lei. Solo su di lei. La dannata, la bella, la mezzosangue, la Gryffindor, la migliore amica, la peggior nemica, l'unica da cui bisogna stare lontano.. Hermione Granger. Un Serpeverde, un principe incompreso, un diurno e un bambino sopravvissuto. Ma soprattutto, la mezzosangue. Per tutti e quattro. E una scelta che finirà per ferirli tutti.. tutti tranne uno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Quando entro nel dormitorio mi sto ancora massaggiando la guancia.

Il mio zigomo sinistro e perfetto è leggermente arrossato e pulsa fastidiosamente.

Blaise è stato fin troppo chiaro direi.

Mi sdraio con fare svogliato sul divano di pelle, cercando un po’ di calore da quel camino mezzo spento.

Che pomeriggio da schifo: gli allenamenti sono andati più che male, la squadra era decisamente in pessime condizioni e tra poco incomincia pure il torneo di Quidditch; la pozione per Piton gliel’ho consegnata in ritardo e quello per la stizza mi ha detto cinque punti in meno.. e dico 5!! Mai successo in tutta la mia professione accademica; la Parkinson mi ha inseguito per tutto il pomeriggio e ho dovuto deviare per la scorciatoia più lunga per arrivare al dormitorio e tanto per cambiare ho dovuto subire un vero abuso dalla Bullstrode.

Quella ragazza se non ci sto attento mi importuna nel mio letto!

Nella Sala di Serpeverde non c’è nessuno e l’aria è gelata.

Dio mio, è solo ottobre! Questo è un freddo da Gennaio… Dicembre!

Mi chino sulla borsa da Quidditch, posta ai piedi del divano, per prendere un paio di biscotti al cioccolato, e in quel momento lo sento.

Sbarro gli occhi, incredulo che si possa arrivare fino a questo punto.

Mi giro lentamente verso la porta del dormitorio delle ragazze.

Passi affrettati, eccitati, spintonate, risatine isteriche, ed eccole lì.

L’incubo peggiore che si possa immaginare e che abbia camminato tra le mura di Hogwarts.

In un attimo sono tutte intorno a me.

Sorrisi smaglianti, gonne troppo corte, occhi truccati a dismisura, posture provocanti.

Non cambio la mia espressione indifferente, neanche di una virgola.

“Tesoro sei tornato? Hai freddo? Com’è andata?”

“Ciao Draco, ti posso essere di aiuto?”

“Ciao Draco.. non ti sei fatto vedere ieri”

“Ciao Draco vieni con me a Hogsmede sabato?”

“Draco amore c’è una festa domani.. devi venire con me!!”

“Vuoi un po’ di cioccolata? Te la porto se la vuoi”

Oh Misericordia!

Neanche mezzo secondo di pace?

Oche. Non fate altro che dire idiozie dalla mattina alla sera.

Stupide. Vi uso, me ne faccio quello che mi pare di voi, siete solo dei piccoli burattini nelle mie mani e nemmeno ve ne accorgete.

Presuntuose. Pensate che io sia in ognuna delle VOSTRE mani.

Ma io non appartengo a nessuno. Nessuno.

Disperate. Morireste pur di stare con me…

Senza speranza. Io non faccio felice nessuno. Sono fatto per far SOFFRIRE.

“ Una cioccolata. Se non vi dispiace”.

Banalità.

Scattano su per qualunque cosa io dica, anche se è banale.

Bleah. Io odio la banalità.

Unisci quattro parole con un sorriso appena accennato, che le illude, che mi dipinge come una persona, e loro sono lì, a strisciare per me.

Sono troppo bravo in queste cose.

Non è nemmeno tanto divertente così: troppo facile.

In mezzo secondo sono di nuovo solo.

Sorrido tra me e me di quanto sia manipolabile la gente.

Mi alzo, portando con me la Nimbus e la sacca argentata da capitano della squadra; mi allontano, risalendo per lo stretto corridoio che porta alla mia stanza, proprio accanto a quella del caposcuola, una posizione privilegiata, persino per un purosangue Serpeverde qualsiasi.

Le ragazze torneranno, ma non si arrabbieranno con me per la mia assenza. Non si arrabbiano mai.

E questo mi fa rendere meno, nel giocare a Casanova con loro. Il serpente attacca solo se provocato.

E io sono IL principe.

Il principe dei serpenti deve avere delle provocazioni degne di essere tali, che nessuna Serpeverde è in grado di elaborare.

Mi richiudo la porta massiccia dietro le spalle e entro nel mio regno… che è infestato dal caos.

Già. Ci devi convivere con il caos, se sei il migliore amico di Blaise, ma in questo momento non mi da fastidio.

L’ambiente che mi circonda è in perfetta armonia con i miei pensieri.

Ecco cosa c’è che non va in questi giorni: caos. C’è troppo caos.

È sorprendente come Blaise ti porti la soluzione anche senza farlo apposta.

Mi sdraio sul letto verde scuro, unico punto della camera dove non ci siano vestiti dappertutto o avanzi di cibo dimenticati a metà.

Già.. Blaise è un bel casino…

 

Maledissi la mezzosangue, appena lo vidi varcare la soglia, gli occhi blu taglienti, le labbra corrucciate.

“Ciao Blaise.. come mai qui?” gli chiesi innocentemente.

Mi guardò con rabbia crescente, avvicinandosi sempre di più al banco dove bolliva, pigramente la mia neo-pozione.

“Beh, ero venuto per vedere come stavi, ma non mi dispiacerebbe spiaccicarti la faccia adesso, nonostante sia un gesto da squallido babbano!”

Alzai gli occhi al cielo, rigirandomi tra le dita una provetta.

“Quanto la fai lunga Blaise.. Non le ho detto mica niente!” Sbottai io, guardandolo di traverso.

Sbatté le mani sul tavolo.

Ehi! Questa scena l’ho già vista…

“Al diavolo Dray! L’unica cosa che non dovevi dire l’hai spifferata a lei?? Sei troppo un deficiente!”

Okay, va bene tutto, egoista, stronzo, approfittatore, sadico e quello che vi pare; ma deficiente proprio no.

Mi alzai, fronteggiando il mio migliore amico.

“Hai capito proprio male Blaise. Non sa niente”.

Mi fissò, inarcando un sopracciglio.

“Cioè.. lo sa, ma non gliel’ho detto proprio direttamente…”.

Bella scusa del cavolo.

Non lo vidi arrivare il SUO pugno.

Mi colpì secco, veloce, allo zigomo sinistro, facendomi indietreggiare leggermente, la furia nei suoi occhi.

Okay, questa era proprio bella: vedere Blaise che si batteva come un babbano qualunque…

Che tristezza l’amore.

“Ringraziami Draco, che mi sia sprecato con così poco. Meriteresti molto di peggio per questo. Dio perché mi fido di te?” Mi sibilò contro esasperato.

Io mi ricomposi, mettendo in ordine la divisa sgualcita.

“Blaise… è una mezzosangue! È come se mi dicessi che ti sei innamorato di uno schiopiodo spara coda!”

Abbassò il viso, lo sguardo improvvisamente triste. Era strano vedere un Serpeverde così, ma in effetti Zabini era sorprendente.

Serrò i pugni, senza guardarmi.

“Io… a me..  Draco a me non importa. Lo sai, condivido i tuoi principi, ma per lei.. per lei è diverso. Non mi importa se è una mezzosangue”.

Sgranai gli occhi. Questo era veramente troppo: mi misi a ridere, ma a ridere così forte che dovetti aggrapparmi ad un tavolo, per non cadere.

“Blaise… ahahah.. sei esilarante.. ahah. Ti giuro, ma come ti vengono in mente certi scherzi?  Quasi ci credevo. Ma dai, innamorarsi davvero di una sangue sporco! Ma ci pensi? Ahahah!”

Quando riuscii a smettere di ridere avevo le lacrime agli occhi. Blaise mi fissava, come se gli facessi pena, come se non riuscissi a comprendere l’incantesimo più facile e neanche saperlo applicare.

Nessuno, e dico nessuno, mi aveva mai guardato così… a parte LEI ovviamente.

“Pensa quello che vuoi Draco, per me è così e non cambierò idea facilmente”.

Ridacchiai, dandomi un po’ di contegno e ritornando serio.

“Oddio Blaise.. ma chi ti capisce?”

Si girò, dandomi le spalle e raggiungendo la porta del sotterraneo.

“Non mi aspetto che tu capisca Draco. Non tutti ne sono all’altezza”.

E mi lasciò così, da solo, con una pigra pozione alle spalle, ormai persa.

Era incredibile.

Seconda volta in un giorno che mi bidonavano a metà discorso!

 

Misericordia.

Certo che avere un amico così enigmatico ti va venire le paranoie!

Quella Granger porta troppi casini, dovrebbe stare più attenta nel piacere alla gente.

Già il fatto che lei PIACCIA è di per se incredibile, ma che poi rapisca il cuore del mio migliore amico.

Cioè, il mio migliore amico! Mica uno studente Serpeverde qualsiasi.

Un ragazzo che è fin troppo sicuro di sé, anche se non lo da a vedere, e che è pure un grandissimo stronzo quando vuole… che ovviamente racconta tutto a me!

Cioè io dovrei stare a sentire le confessioni inconfessate del mio amico su una mezzosangue?

Sembra che lei si diverta a complicarmi la vita, insieme alla sua Casa di pazzi e ai suoi amici attira - guai schizofrenici.

Rimango a fissare la tenda smeraldo del baldacchino, e con tutti questi pensieri mi addormento, un po’ nervoso, con un groppo allo stomaco per la frase fin troppo chiara del mio amico.

 

***

 

Mentre racconto la stessa storia a Luna, seduta comodamente su una poltrona rossa, si avvicina anche Harry, seguito a ruota da Ron.

Luna sorride beata ai miei amici ed insieme a Ginny mi incita a continuare.

Calì e Lavanda praticamente pendono dalle mie labbra.

Sulle ginocchia della Loovegood siede un piccolo procione marroncino, che sgranocchia parecchio rumorosamente un biscotto di almeno cinque centimetri di diametro.

Mentre Ginny mi ascolta, incredula di fronte a quel che è successo, accarezza distrattamente la testolina di Marley (il procione) che se ne sta beato e coccolato ad ascoltarmi, come se capisse.

“Ciao Herm! Luna. Calì. Lavanda. Ginny. Che fate?” Chiede Ron sedendosi accanto a Luna, prendendo anche lui un biscotto enorme.

Ginny sta per dirgli qualcosa, ma poi si ferma e ridacchia a vedere il fratello che si mangia un enorme biscotto per procioni, fatto di non so quali ingredienti osceni.

Harry si siede accanto a Ron, con il broncio, mentre io mi fermo per la millesima volta nel raccontare la mia “avventura”.

“Harry va tutto bene? Cos’è successo?” chiedo, mentre Lavanda si immusonisce, per il mio millesimo cambio di discorso.

Lui borbotta qualcosa che assomiglia molto a “quella strega di trasfigurazioni” e a “me la pagherà cara”, per poi scuotere la testa con un enorme sorriso: “No no, tutto bene, solo che la McGranitt ci ha riempito di compiti… anche se tu ovviamente li avrai già finiti..” Mi guarda speranzoso, come un cane bastonato.

“Non ci pensare nemmeno Harry. Tu e Ron dovete imparare a fare DA SOLI i compiti!!” Dico, fissando torva Ron, che mi lancia uno sguardo angelico, trangugiando un altro biscotto di Marley.

Harry mugugna altri insulti alla McGranitt, ma non riesco a sentirlo, perché Ginny insiste perché continui la storia.

“Va beh, alla fine è saltato fuori con una frase del tipo: -Comunque se Zabini non ti basta ci sono sempre io-, e a quel punto me ne sono andata, perché aveva davvero esagerato. Ma vi rendete conto?”

Calì e Lavanda mi guardano scioccate, annuendo e commentando, da brave pettegole quali sono, mentre Ginny gli indirizza tutti gli insulti conosciuti e sconosciuti e Ron e Harry si intromettono nella conversazione.

“Scusa Herm.. mi sa che mi sono perso un pezzo.. Cos’è sta cosa di Zabini?” Mi chiede Ron, improvvisamente serio.

“Oh, lascia perdere Ron-Ron, è una faccenda tra ragazze questa!” Cinguetta di rimando Lavanda.

Harry mi fissa un po’ contrariato.

“Col cavolo Lav! Dovunque ci sono le Serpi c’è qualche problema, e Zabini è una Serpe: quindi, ci potete spiegare o è uno sforzo troppo difficile per voi?”

Chiede improvvisamente irritato Ron.

Lo guardo, ben attenta a non sbirciare nella direzione di Harry, che sembra piuttosto contrariato.

“In questo momento è difficile”. Dico a bassa voce e Ron si lascia ricadere sul divanetto rosso, con uno sbuffo.

“Fate come vi pare… tanto lo verrò a scoprire”. Ci minaccia lui.

“Dubito”. Gli freccia velenosa Calì.

Harry ridacchia.

Ron alza gli occhi al cielo e torna a sgranocchiare il suo biscotto, sotto gli occhi divertiti di Luna, che ormai, ha perso il filo della conversazione.

“Comunque la faccenda è piuttosto intrigante … Ma sei sicura che.. LUI non ti abbia mentito?” Mi chiede Lavanda, quasi sbavando dalla curiosità.

“Quale faccenda?” Chiede a bruciapelo Ron.

Noi lo ignoriamo.

“Già, è questo il punto! Non posso fidarmi.. di LUI!” Dico, preoccupata.

“LUI chi?” Chiede Ron.

“Oh andiamo Hermione! Non devi nemmeno considerare l’ipotesi! Devi solo andare a chiederlo al suo.. amico, personalmente”. Mi dice Ginny con semplicità.

“Personalmente? Ginny.. io mi vergogno.. non posso… No. È fuori discussione”. Dico fermamente.

Lei mi sorride, con fare malizioso.

“Hermione, non saprai mai la verità se non glielo chiedi”.

“Chiedere cosa?” Chiede Ron, con un sorrisetto.

Luna si gira verso di me, con un sorriso beato: “Mi sa che Ron è geloso”. Dice, senza tanti giri di parole.

Ron scuote la testa, con fare sicuro.

“Si è fissata con sta storia. Non vuole capire che non mi piaci più”.

La guarda esasperato e poi torna a rivolgersi a me.

“Comunque a chi piaci Herm?”.

Harry alza gli occhi al cielo.

“Non ti arrenderai mai eh?” Gli chiede il moro divertito.

Ron ridacchia.

Io e tutte le mie amiche lo guardiamo con freddezza.

“Andiamo ragazze… Non può essere così segreto..” Mugugna lui.

“Beh, lo è, e certa gente non dovrebbe ficcare il naso negli affari altrui!” Lo sgrida Ginny.

Harry si copre la testa col cuscino.

È in arrivo una litigata alla Weasley.

“Ficcare il naso? Io mi preoccupo per lei!” Ribatte il rosso.

“Si, figurati, ma se tu sei più pettegolo delle Patil e di Lavanda messe insieme!” Gli urla, alzandosi, Ginny.

“Ehi,” Si lamenta Calì. “dobbiamo offenderci?” chiede irritata.

Ron ha le orecchie in fiamme e un’espressione per nulla cordiale, rivolta alla sorella minore.

“Miseriaccia Ginny, era solo un po’ di curiosità!”

“Sai dove te la metto la tua curiosità Ronald?!”

“Oh ti prego Ginny… non iniziare a fare la volgare okay?”

Oh mamma se ha esagerato.

Il petto di Ginny si gonfia di rabbia, il viso contratto dalla furia.

“Sai che ti dico? Non c’è nemmeno bisogno di farti una fattura! Sei già ridicolo così! Mezzo procione del cavolo!!”

E così dicendo si dirige a passo di marcia verso il dormitorio delle ragazze, imprecando a mezza voce e facendo scappare tutti i bambini del primo anno.

Ron si risiede sul divano, leggermente perplesso.

“Procione..?” Si chiede, guardando Marley.

A quel punto si accorge che Marley sta mangiando un enorme biscotto marrone, proprio come quello che poco prima stava mangiando lui.

Ron boccheggia, fissa Marley, poi il biscotto, poi la piccola scatolina di latta e infine il suo biscotto mangiato a metà.

Harry inizia a ridere come un pazzo, mentre Ron quasi cade dal divano e assume un colorito verdastro, per aver realizzato di aver mangiato cibo per procioni.

“Ma porca…!”

A questo punto ridiamo tutti e alla fine Ron si unisce a noi, sempre con le orecchie leggermente arrossate.

Ad un tratto Luna guarda l’orologio e salta su, prendendo Marley per un braccio e la scatolina con i suoi biscotti dall’altra: “Ragazzi è tardi! Dobbiamo andare in Sala Grande per la cena”.

Harry si alza dopo di lei, tirando per un braccio Lavanda, a peso morto.

“Cavoli è vero.. Ma Ginny? La chiamiamo o..?” Chiede Harry.

Io scuoto la testa: “Meglio lasciarle sbollire la rabbia, ci raggiungerà dopo”.

“E poi deve essere traumatico avere un procione come fratello no?” Dice con ironia Calì.

E con quest’ultima battuta ( presa anche fin troppo male dal mio amico rosso), ci incamminiamo verso la Sala Grande, ignari della grande sorpresa che ci stava per mostrare Silente.

  
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