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Autore: Dro    06/11/2014    2 recensioni
Donne e uomini che tra nascondere il volto o frustrare il corpo scelgono la seconda opzione.
Madri e padri che per proteggere i propri figli sono disposti ad abbandonarli.
Fratelli ed amanti che per stare insieme vengono divisi fisicamente e spiritualmente.
In un gioco delle parti che trova sempre il suo centro, tra coloro che sono stati costretti a scegliere la vita di traditori fedeli, Shun d’Andromeda deve decidere se accettare ciò che è realmente o continuare a nascondersi dietro le sue paure.
Saint ed amazzoni devono appianare le loro divergenza e formare un’alleanza per la battaglia decisiva.
Attenzione: i protagonisti dovevano essere Shun d’Andromeda, Ikki di Phoenix, Hyoga di Cingus, sorpresa e altro personaggio, ma sono imbranata e non sono riuscita a selezionarne più di uno… Quindi vi prego di non giudicare le mie capacità informatiche, ma di leggere la storia (è la prima che scrivo qui). Spero che vi piaccia…
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Phoenix Ikki
Note: OOC | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Il fabbro ineluttabile di fuoco
 
- Ikki! Shiryu! Argor! Voi andate… noi restiamo qui.- urlò Shura.
Saga prese Shun per le spalle: - Vai con loro… Qui non servi…-
- Ma se qualcuno restasse ferito?- chiese lei e poi, più decisa – Io sono la delfina, decido io cosa bisogna fare…-
- Un leader sa quando un compagno combatte al meglio,- si avvicinò al suo orecchio – come padre ti chiedo di proseguire, so che non mi consideri tale, ma pensa a tuo fratello, ha bisogno di te… và!-
- Non fare l’eroe…- sospirò lei inseguendo poi gli altri tre.
Isaak e Cavallo del mare superarono gli altri. Seika fermò il canadese.
- Limnades, ti consiglio di proseguire…-
L’altro rise prendendo il suo reale aspetto: - Mi compiaccio, Sorrento…-
Seika tirò fuori il flauto. – Non crederai di farmi paura, Titano!!!-
Tutti i saint rimasero in silenzio, mentre Nettuno strabuzzava gli occhi. Probabilmente aveva capito che razza di figura aveva fatto non riconoscendola ed in che situazione precaria si trovasse.
Hyoga, Esmeralda, Camus e Saga seguirono Isaak. La bionda, però, alla vista di Tifone si bloccò incapace di reagire. Conosceva bene quella sensazione, quell’essere divino ai tempi del mito aveva sconfitto Zeus e lei ne era terrorizzata.
Seiya li raggiunse con Shaka, Dohko e Mu.
- Quello è Guilty, il maestro di Ikki?- chiese Hyoga.
L’altra annuì.
- Ti stai agitando troppo…- proseguì il fratello - …i tuoi pensieri sono fortissimi…-
- Non ci posso fare nulla!- controbatté lei.
Ermes e ClonArtemide non avrebbero retto ancora a lungo. Isaak non perse tempo e colpì il dio che cadde a terra.
- Oceano, anche tu dalla parte di quella sociopatica di  Metide? Ti facevo più assennato…- disse il messaggero olimpico.
Shaka imprecò intimamente:- Abbiamo qui tutti gli schieramenti della guerra…-
- Li lasciamo uccidere tra loro o interveniamo?- chiese Mu.
- Interveniamo, ovviamente…- rispose Dohko preparandosi all’attacco.
I vestiti di Isaak mutarono in una tunica dorata e protezioni in oro ed argento.
- Tifone! L’ammazza titani delle amazzoni è qui! La ragazza dai capelli rossi che sta aiutando il tuo allievo!!!- lo aizzò – Lascia a me questi mortali e vendicaci!-
Gli altri saint guardarono la reincarnazione di Tifone. Era minaccioso, di aspetto massiccio, con i capelli bianchi come le sopraciglia e la pelle bruna, quasi bruciata. Quello che lo rendeva davvero inquietante erano gli  occhi rosso sangue.
- Oceano! Sbrigati se ti vuoi godere lo spettacolo!!!- gridò feroce l’altro e si gettò nei cunicoli.
Saga non esitò a seguirlo, a nulla valsero le grida di Hyoga, e dietro di lui partì anche Shaka.
- Ehi! Clone!- chiamò Esmeralda.
Flare si volse impetuosa.
- Fatti sotto!- la invitò evocando l’arco e la faretra. Da quando Seika era diventata Giada, tutti loro potevano evocare armi ed utensili.
- E tu saresti quella vera? Dovrai dimostrarmelo!-
La prima freccia la colpì dritta al fianco.
- Questo è per la spalla della mia amica!-
 
Hyoga intanto stava già portandosi all’attacco contro IsaaK.
- Paura per la tua ragazza, Apollo?- lo schernì –Non ti preoccupare! So che ruolo hai giocato tu in quella battaglia! Sei un campione delle amazzoni, ti farò fare la sua stessa fine!-
- Alex non è la mia ragazza ed io non sono Apollo!- dichiarò il russo evocando arco e frecce.
- Non farmi ridere… allora chi saresti?-
- Non ne ho idea…- scoccò una freccia che l’avversario evitò per un pelo, ma poi un masso staccatosi dalla parete gli venne a dosso - Scopriamolo insieme!-
 
Shun da fanalino di coda che era si era portata subito in testa alla fila. Correva velocissima, i suoi piedi sembravano conoscere ogni anfratto del suolo. Sentiva il rubino blu chiamare, non certo lei ovviamente, ma sapeva dove andare. Per questo le ci volle un po’ per tornare indietro quando Shiryu incespicò a terra e gli altri si erano fermati.
- Tutto bene? Sei ferito?- chiese. Il suo era un metodo scientifico, quasi di routine, era abituata a curare.
- No, scusate…- si riscosse il cinese.
- Sa meglio di te la strada…- osservò Argor rivolto ad Ikki.
- Sarebbe inutile recitare!- controbatté la ragazza – Siamo affrontando dei titani… loro non sono come gli dei, ne conosco la maggior parte … non abbiamo tempo per le pagliacciate della serie: “fingiti debole e disperata per ottenere aiuto per non morire soffocata”.-
- Che?- chiese Ikki.
La delfina si rialzò sollevando anche Shiryu. – Parlo per esperienza personale, ma lascia perdere, non credo che un saint possa temere l’asfissia mentre combatte per ciò in cui crede… e non crediate che portare una maschera sia meglio…-
Fecero per proseguire quando il Dragone tossicchiò:- Io ho una teoria…-
- Di che tipo?- domandò Perseus.
- Tu in realtà sei June, non è vero?-
Andromeda barcollò, si girò di scatto sgranando i grandi occhi verdi. – Come, scusa? -
- Certo, perché? Non è plausibile?-
Erano di nuovo tutti fermi a fissare la reazione della ragazza.
Shun per un attimo non si mosse, poi cominciò a ridere sempre più forte, quasi istericamente. - Ma sei serio?-. Le risate erano quasi spasmodiche. Davvero i suoi compagni la conoscevano così poco? No, non era quello il punto. Era proprio il fatto che pensavano di conoscerla ad aver tratto in inganno, se c’era una cosa di cui loro erano convinti era che Shun d’Andromeda non mentiva, mai.
Si riscosse. – Scusami, non volevo offenderti, ma io e lei non ci assomigliamo molto… io ho circa tre anni in meno, in più ora sono più alta di lei e poi, lei è formosa!-
- E gli occhi verdi sono tuoi…- concluse Argor.
- Shiryu, proseguiamo e basta ti prego!- supplicò Ikki.
I due li superarono. Lei fissò negli occhi Shiryu. – Spero che quando capirai non ne resterai troppo deluso…- mormorò l’amazzone e poi proseguì.
I cunicoli si facevano sempre più bui, ma fu proprio ciò a permettere alla fenice di notare dei bagliori.
Fece cenno agli altri di restare in silenzio. Nessuno si mosse. – Sono le Golden doll?- chiese voltandosi verso la delfina. Quella parola era scaturita per caso nella sua testa. La ragazza aveva annuito.
- Pensi che ci attaccheranno?-
- Dipende…-
Si accorse improvvisamente che quando parlava con lui non sembrava affatto l’altera futura regina, o la fiera guerriera, ma una ragazzina timida, piccola per il mondo che doveva affrontare. Era veramente strana, ma allo stesso tempo familiare.
- …se ci riconoscono come invasori sì, ma se tu mostrassi la tua linfa divina forse no…- continuò la ragazza.
- Io non credo di sapere nemmeno di che parli…-
- Non è il momento di spiegartelo allora. Strano, sei già nella fase protodeo, dovresti capire…- il tono non era né saccente né offensivo, invece sembrava preoccupato.
- Mostra la tua invece!- propose Argor.
Ad Ikki il Silver saint cominciava proprio sui nervi, e si domandava come potevano le sue stelle essere così vicine a quelle di sua sorella. Ma perché indignarsi in fondo? Cosa c’ entrava lui?
- Tentar non nuoce…- sospirò lei.
Non era l’energia di quella volta al ricevimento, era diversa, più benevola, meno estranea, e soprattutto veramente familiare, troppo.
Gli automi mitologici si mossero verso di loro, per poi inginocchiarsi di fronte la ragazza.
Lei si voltò verso il fratello. – Dà loro degli ordini, così ci saranno utili…-
Lui la fissò sorpreso:- Perché non lo fai tu?-
- Io non sono il loro padrone… dài, sbrigati che potrebbero arrivare dei nemici…-
- Attaccate chiunque non sia Saint, amazzone, marina od argonauta-
Come era stato facile impartire quell’ordine! Quasi naturale. La sensazione di deja vu lo accompagnava da quando aveva conosciuto la ragazza, ma continuava a non capire.
La prese per il polso e proseguì. Anche i suoi compagni rimasero basiti. Lei invece non sembrava turbata, o almeno non all’inizio, poi si tese all’improvviso e per lui fu come una scossa. Cercando di far finta di nulla, lasciò la presa.
Che gli stava succedendo?
Si ritrovarono in un enorme abitacolo di roccia, al cui centro svettava una colonna rosso rubino.
- Vai!- lo incoraggiò la ragazza.
- Dove?- chiese Shiryu.
- Se non sei il possessore della pietra, o un possessore del fulmine non puoi…-
- Zeus…- mormorò la delfina.
Il Dragone fece appena in tempo a vedere il lampo, poi la schiena della ragazza che un tuono rimbombò nelle grotte. La spada del dio dei fulmini cozzò contro uno scudo formato dall’energia della ragazza.
- Ikki, vai a prendere quella pietra! Ora!- gridò Shiryu.
Il ragazzo entrò del raggio di luce.
 
Ikki si ritrovò in una fucina, tutto era fiamme e fuoco, cenere e carboni, ferro fuso e mercurio.
Un’ombra si avvicinò sempre più a lui. Camminava tra le fiamme, ma solo quando fu ad un passo da lui riuscì a distinguere i suoi lineamenti. Era il suo riflesso.
- Salve Ikki, io sono Rubin, il fabbro di fuoco ineluttabile.-
Una pietra blu intenso spiccava al centro del suo petto scoperto. Indossava solo dei pantaloni di cuoio, sulla schiena teneva un martello sollevato da fili neri che si intrecciavano sugli avambracci.
Si toccò la pietra sul petto. – La vuoi? Vieni a prenderla!-
Lo scontro iniziò subito aspro e violento. Ikki scoprì subito di possedere le stesse armi dell’avversario, ma di non saperle proprio usare. L’altro invece mostrava un controllo assoluto dell’energia che lo circondava, delle fiamme che li lambivano, dei fili taglienti.
La fenice cadde a terra imprecando.
- Ascolta, Ikki, è inutile continuare sulla strada della furia. Questo cammino non ti appartiene, a differenza di quanto credi. Continua a proteggere quelli che ami, ma non combattere le loro battaglie. Usa la testa.- gli disse – Hai dei doveri a cui non stai adempiendo… doveri che ti sei scelto, che non ti sono stati imposti, ma che proprio per questo devi assolvere…- la figura si sfaldò, il ciondolo cadde e si pose al collo della fenice. – Non lottare solo per chi ti preme, lotta per il futuro, e sacrificati per esso se devi… lo farai?-
- Sì, anche se ho già fallito non mi arrenderò…-
- Non sottovalutare il potere di chi ti ha fatto sentire il più forte…-
 
Il ricordo arrivò alla memoria fortissimo. Una ragazza vestita di cuoio lo teneva tra le braccia, mentre a le sue spalle altre due si tenevano in piedi a vicenda…
- L’unico uomo che ho amato è scomparso per sempre… e con lui si sacrificarono anche Moro e Prometeo. Ananke, perché? Perché non li hai semplicemente salvati?-
Sapeva che non sarebbe bastato, sapeva che la loro linfa divina sarebbe scomparsa se loro non si fossero uniti. Questo era il potere del nuovo re dell’olimpo. L’usurpatore aveva rapito lo stesso Efesto per avere il proprio arsenale.
Le si avvicinò un’altra ragazza vestita da guerriera. – Art, vieni qui, lascia che Era li faccia reincarnare. Ti prego, non rendere tutto più penoso di quanto già non  sia. Ora saranno vivi ed insieme, invincibili per sempre…-
- Come fai a fidarti di lei? Ha tradito persino il patto di matrimonio!!! E lo odiava! Odiava il suo stesso figlio come odia te!!! Ed  io non potrò più avere il mio Efesto!!!-
L’altra tirò su col naso e la strattonò via, mentre un’altra donna si sostituiva a loro.
Capelli corti castano chiaro, occhi verdi come la tunica che indossava.
- Efesto, Moro e Prometeo, voi dovete vivere, lo so, io sono la più inaffidabile, la più ipocrita, ma la verità è che ho sempre amato anche il figlio che generai da sola, ed ora che non lo vedrò mai più, vi faccio quest’ultimo regalo pur di darvi l’immortalità…-
Poi buio.
- Artemide, Moira, Proserpina, Ananke, Atena ed Era, non dimenticherò il mio debito verso di voi che mi avete donato di nuovo l’immortalità, una nuova forza. Vi difenderò a costo di sacrificare questo dono…-
A quel ricordo il Saint capì che forse aveva già infranto quel giuramento.
 

 
  
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