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Autore: Ladynotorius    22/10/2008    3 recensioni
Avere un'amica che vede il futuro, non sempre è una bella cosa.
E soprattutto desiderare con tutto il cuore, l'incontro con il ragazzo che ti fa battere il cuore a mille, pur sapendo che ti investiranno e avrai dolori atroci alla gamba per mesi...E' una cosa normale?.
E la pioggia, dovrà continuare a cadere.
Perchè Tom, sa che a lei la pioggia piace.
Genere: Romantico, Triste, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4 - Meet...Tom

 

Guardare fuori dalla finestra era diventato il suo passatempo preferito.

Forse perché la distraeva da tutto il resto.

 

Da sua madre che la stressava sempre.

Dalla sua migliore amica che si riprendeva, ma da sola.

Dal suo regalo, che era ancora in fase di elaborazione.

 

E da Tom, che aveva ripreso a scriverle sms scemi, in un inglese disastroso.

Non voleva dare la colpa a nessuno se era in un altro mondo in quel periodo.

 

Ma dalla morte della nonna di Alice tutto si era stranamente fermato.

Tutto era statico, tutto era fermo. E anche se il tempo andava avanti, lei avvertiva che le cose le scivolavano addosso per riversarsi su un terreno che lei non aveva la voglia di guardare.

 

La gamba cercava di guarire, mentre Naike si disinteressava a tutto.

 

Le dispiaceva solo non potersi mettere i tacchi. Quello si. Quello le mancava.

Passava le giornate in camera, perché fuori faceva sempre brutto tempo e la gamba le doleva sempre di più in quelle giornate. In cucina era impossibile andarci, sua madre era sempre in agguato pronta a stressarla. L’unica consolazione arrivava da quel maledettissimo cellulare. Quando arrivava…

 

Fissava alternativamente la sua finestra e il suo blocconote.

Poi infine si decise.

 

Tokio Hotel. Una pagina per ognuno di loro. Sfondo rigorosamente nero, scritte strane, niente di elegante, niente di frivolo. Qualcosa nel loro stile.

La pagina per le loro canzoni.

La pagina per i concerti.

La pagina per i fan club.

La pagina per le News.
La pagina per i credits.

La pagina dei ringraziamenti.

E l’intro. Bello, difficile e particolare.

Ci doveva mettere tutta se stessa per quel sito.

Il suo unico regalo ai Tokio Hotel.

Primo e ultimo.

 

Tanto ormai cosa aveva da perdere? Il tempo non gli mancava, le risorse neanche. Stava morendo di noia e di solitudine e Alice era troppo presa dalle sue emicranie ultimamente per poter prestare attenzione anche a lei.

Non che lei si lamentasse. Scherziamo?

È che se Alice aveva emicranie così forti, qualcosa di brutto stava arrivando e aveva paura che toccasse di nuovo una delle due.

A volte si domandava perché. Di tutte le persone presenti in quel dannatissimo mondo, di tutti i ragazzi, belli, ricchi, intelligenti, simpatici…perché proprio lui?

Perché non l’amico di sempre, o il ragazzo della porta accanto?

Perché non un giardiniere ma una rockstar?

Poi vide quell’unico poster che si era concessa e capì il perché.

Quel sorriso dolce, quel principe triste. Quegli occhi scuri, quelle labbra piene, quel dannatissimo piercing, quella lingua.

 

Con un gemito sconsolato si alzò dal letto e prese il primo paio di scarpe che trovò in giro decidendo che se doveva stare male, almeno che ci fosse un motivo tangibile per cui prendersela. E non un ragazzo che stava dall’altra parte del mondo e le mandava messaggi improponibili ad orari assurdi perché lui non sapeva calcolare il fuso orario…

Sarebbe voluta andare in Sardegna a portare un bel mazzo di margherite per la nonna di Alice ma non si poteva muovere e questa cosa la mandava sempre di più in bestia.

 

Prese la sua giacca e si trascinò fuori di casa, decisa come non mai a passeggiare e allontanarsi da quella che era diventata sotto certi aspetti, la sua prigione. E che si fottesse la sua gamba.

 

I'm over it
you see I'm falling in the fast abyss
clouded by memories of the past
at last I see

 

Korn – Forsaken.

 

 

Milano a quell’ora era come sempre invivibile. Quell’ora.

Milano era sempre invivibile.

Gente che andava da tutte le parti e lei che arrancava con fatica, in quelle stradine piene di ciottoli che erano il suo incubo da quando aveva memoria e quelle due maledettissime stampelle che non avevano intenzione di collaborare.

Eppure era semplice no?

Lei comandava loro eseguivano.

Stampella destra e sinistra in avanti, gambe indietro. Con una faceva troppa fatica e Naike faceva parte della schiera di persone che promuovevano l’idea “Perché fare le scale se hai l’ascensore?”

 

Prese la metro a Cadorna, senza neanche guardare da che parte andava, ma si sa che tutte le strade portano a Roma e lei si ritrovò dritta dritta in piazza duomo.

 

Evitò di guardare il balcone da dove si vedeva TRL prima che l’istinto di dargli fuoco fuoriuscisse in tutto il suo splendore e andò verso sinistra. Camminava piano per evitare di scivolare e questa, fu l’unica cosa che le impedì di essere rispedita di nuovo all’ospedale. Guardando alla sua destra, una gigantografia dei Tokio Hotel la prendeva per i fondelli come a dire “Tu non lo sai ma noi siamo qui”

 

Percepì solo due cose:

Tokio Hotel e 30.11.2007

 

E infine la voce allegra di Alice che la raggiunse e la prese a braccetto.

 

- Hanno tentato di tenermelo nascosto, ma prima ancora che lo sapessero loro, l’ho saputo io che sarebbero venuti qui per promuovere il dvd. Naike cara, cosa ci fai in giro con questo tempo?

 

Ditemi che non è vero.

 

***

 

- Il piano è semplice Naike. Tu avrai le stampelle, ma noi non dovremo correre. Ci dovremo solo accampare lì la notte e andare nel gruppo di destra. Praticamente quei coglioni divideranno le ragazze in due blocchi. Da un certo numero in poi sposteranno le ragazze da destra a sinistra. Questo spiega la loro poca intelligenza. Praticamente si avranno dal numero 1 alla numero 250 nella fila di sinistra e dalla 251 alla 500 nella fila di destra. Quindi, la numero 1 e la numero 251 entreranno insieme… giusto per non metterla esageratamente nel culo alle altre… -

 

Naike era stata trascinata di peso da quel metro e una foglia di Alice all’interno di un bar, dove le luci arancioni (cazzo, manco in un bordello ci sono ste luci!) e il riscaldamento a palla, rendevano il tutto molto dorato e molto caldo.

 

Naike già sapeva che Alice si sarebbe buscata un malanno ad uscire da quel locale così climatizzato, all’umidità di Milano, ma non fece una piega ben sapendo che Alice non era scema e aveva previsto tutto. Infatti poco dopo essere arrivate aprì leggermente la finestra che c’era di fianco a lei cosicché tutto quel dannatissimo calore si sarebbe allontanato un po’.

 

- Bill mi ha detto che ha una sorpresa per me…non ti dico quante gliene ha dette dietro Tom! Lo dovevi sentire! “Ma secondo te una che prevede il futuro non vede che tu stai arrivando?” ma Bill c’è cascato come una pera cotta quando io ho fatto finta di cadere dalle nuvole e infatti è tutt’ora convinto che io non sappia niente. –

 

Questo dimostra perché siete fatti l’uno per l’altra.

 

- Fra le cose non te lo dovrei dire questo Naike, ma è stato Tom ad insistere per questa giornata di promozione a Milano. Non ti sei accorta che ti manda messaggi subliminali?

 

Naike sembrò pensarci su.

 

- L’unica cosa di cui mi sono accorta è che è un coglione che non sa calcolare il fuso orario e quindi mi manda i messaggi alle tre di notte, corredati di squilli, perché se no una non si sveglia bene e se non gli rispondo subito è capace di mettere il muso. Perdonami ma se ci sono messaggi subliminali (ma poi Tom sa cosa sono?) simili di sicuro non mi sono mai resa conto! –

 

- MA come! Non ti ha mandato un mess con su scritto “sei uscita in questi giorni?” – Alice sembrava delusa.

 

Naike la guardò malissimo.

- A dire il vero no e poi mi spieghi come potrei io, ragazza con un intelletto nella media, riuscire a capire che con un messaggio simile lui intende dirmi “guarda che vengo a Milano.” –

 

Il suo cellulare squillò proprio in quel momento e lei con un gesto di stizza lo prese pronto a fracassarlo per terra. Poi vide lampeggiare il nome Tom e rispose come una forsennata dandosi pure della stupida per averlo fatto aspettare.

 

- Tom! To… Oh merda! – guardò il cellulare sconsolata. Era uno squillo, non la stava chiamando.

 

Poi un messaggio.

 

- Sono riuscito a calcolare il fuso orario. Da te sono le cinque del pomeriggio. Qui è leggermente più tardi, ma siamo ad una festa e mi annoio. Le ragazze qui non sono né belle né interessanti! – Naike grugnì disgustata da tanta sfacciataggine. Che cazzo gliene fregava a lei se lui non si divertiva? - sei uscita in questi giorni? – Naike alzò lentamente lo sguardo su Alice e lei in risposta le sorrise.

 

- Sono riuscita a vedere questo messaggio solo perché quando ti è arrivato, cioè ora, sono con te. Non ho mai saputo il contenuto dei vostri messaggi perché non corrispondevano al mio futuro. Credo che Tom si isoli per mandarti questi sms, e che Bill non gli si avvicini apposta. Quindi Naike stai tranquilla. Non so che vi dite tu e Tom. -

 

Naike tentò di protestare ma si rese conto che ci stava facendo una gran brutta figura quindi smise quasi subito.

 

- Non c’è niente di cui preoccuparsi Naike. Neanche io impazzirei di gioia a sapere che qualcuno sa che messaggi ci mandiamo io e Bill. –

Poi con noncuranza, si portò una mano alla testa.

- Hai ancora mal di testa? – Naike guardava il suo bicchiere di coca cola, evitando lo sguardo della sua più cara amica.

 

E, sorprendentemente alice negò.

- So a cosa sono dovuti i miei mal di testa. Succederà qualcosa dopo l’incontro con quei quattro. Ma siccome non ci capisco un cazzo, mi rifiuto di stare male prima del tempo. –

 

Naike scoppiò a ridere fragorosamente e si meritò un occhiataccia da parte delle signore anziane che sedevano sedute compostamente qualche tavolino più in là rispetto a loro.

L’animo ribelle di Naike le diceva di mettere il piede sulla sedia cosicché si potessero mettere a spettegolare per una buona causa. Il buonsenso le ricordò quel piccolo particolare di nessuna importanza secondo il quale aveva la gamba ingessata e poggiare un piede sulla sedia non era cosa fattibile, perciò desistette dal suo intento, ma le fulminò lo stesso con lo sguardo.

 

- Per il resto, con tua madre le cose come vanno? –

 

Argomento peggiore non potevi tirarlo fuori.

 

- Va. – magari capisce che se mi chiede i dettagli, spacco i vetri con una valanga di parole al vetriolo.

- Deduco che non vada bene. Come mai posso chiedere? –

Niente da fare mi tocca.

 

- è troppo… Dio Alice non la sopporto. Mi sta addosso come se fossi una malata terminale, quando ho una sola, fottutissima gamba rotta al seguito che più che prudermi e cigolare neanche fosse una porta vecchia di cinquecento anni, non fa. Perché mi deve stare così addosso? “lo vuoi un brodino caldo? e la colazione, e il caffettino e il cioccolatino e il bon bon e il…”e ma che palle! Avessi un cancro incurabile, ci potrebbe stare, ma porca paletta ho solo una gamba partita per la Norvegia con un biglietto di sola andata. Che stress! –

Alice non riuscì a trattenersi e fece un sorrisino, molto stile Kaulitz, e la riprese.

- E’ una mamma che pretendi? Non sarà stato facile per lei sapere che sua figlia era all’ospedale… -

- E ho capito! Ma porca miseria, hai visto che sto bene no? Allora cosa mi stressi a fare? –

 

Alice si soffocò con il biscotto che tentava di mangiare, perché l’ultima uscita di Naike era veramente nel suo stile, poi quando si ricompose tornò seria.

- Naike… sicuramente tu neanche te ne accorgi e sicuramente è un bene, però non hai esattamente la faccia di una che è felice e contenta della sua situazione … -

- Ho una gamba rotta che vuoi che faccia, che mi metta a ballare la samba? – Naike la guardò con una faccia così sbigottita che Alice le sarebbe scoppiata a ridere in faccia se quello che le stava dicendo non fosse stato più che importante.

- non dico questo Naike, ma dico che forse ultimamente non ti sei vista. Se vuoi ti elenco tutto quello che non va. –

Tutto quello che non fa di te la solita Naike.

 La sua amica corrugò le sopraciglia e aspettò in silenzio che continuasse.

- Hai delle occhiaie da far paura, sei più bianca di un lenzuolo e hai l’aspetto di una che è stata appena messa sotto da una macchina. Il che sarebbe vero se non fosse che è accaduto quasi un mese fa… immagino che essere nella tua posizione non sia facile, però non puoi neanche biasimare tua madre se ti vede e tenta di farti tornare quella che eri un tempo. Sicuramente esagera, però… non so… - 

Ah. Ecco. C’era un motivo.

- Quindi se mi vedesse sorridere e fare come prima smetterebbe di stressarmi? – 

- vediamo. Se iniziassi di nuovo a truccarti, facessi sparire quella faccia sconsolata da cane bastonato e smettessi di imprecare come uno scaricatore di porto…continuerebbe a romperti le palle, ma sicuramente sarebbe più sollevata. Non credi? –

 Eh no… non ci siamo.

- Ehm… Alice, credo che non ci siamo. Quello che voglio io è che smetta di stressare me, non che smetta di stressare se stessa. Francamente quello che ho, lei non lo può curare, quindi al posto di farsi mille seghe mentali e leggere libri improponibili “come aiutare tua figlia nel periodo della pubertà”, periodo che ci tengo a puntualizzare ho finito da un bel pezzo, sarebbe meglio che si sedesse comoda comoda sul divano e riprendesse a incazzarsi per tutte le minchiate che faccio. –

 - Non può curarti perché quello che hai si chiama “innamoramento” e lei non si chiama Tom Kaulitz? – 
Candida Alice, così dolce che ti verrebbe di spalmarla di panna montata. 

Dopo averla opportunamente sbattuta con una forchetta.

 
- Intendevo curare la mia gamba. –
Alice finse di cadere dalle nuvole.
- Ah è così che si dice adesso? Scusami non avevo realizzato che i tempi fossero cambiati così in fretta. –
E nonostante i ripensamenti, nonostante il nervoso, il brutto tempo e tutto il resto, Naike scoppiò a ridere per la seconda volta.

 

Poi prese il cellulare e rispose a Tom.

 

Sai Tom. Non ti facevo così furbo. Dire a Bill che è un coglione, merita tutto il mio plauso, ma dirglielo perché tu sei arrivato prima di lui ad una ovvietà, rasenta il miracolo.

30/11/2007. Vedi di farti bello che a renderti brutto ci penso io. Tchuss…

 ***

 Che il mondo andasse al contrario si era capito da un pezzo. Che il mondo andasse così veloce, rendendo le giornate minuti, i minuti secondi e i secondi…bho, non so che metterci… rasenta l’impossibile e Naike questo lo sapeva bene.

 Da quel dannatissimo giorno il tempo era andato così veloce che lei non si ricordava quasi niente di quello che le era successo. Si era ritrovata al 29 novembre che decideva gli abiti da indossare e non aveva la benché minima coscienza di come fosse arrivata a quel giorno. Il che non aveva la benché minima rilevanza, però era una cosa che si doveva far notare.

 Appurato ciò prese il primo paio di jeans che le capitò a tiro, un dolcevita nero così vecchio che probabilmente risaliva a prima della guerra punica, e uscì di casa. Alice le aveva detto che una volta preso il DVD con il pass poteva tornare a casa a cambiarsi quindi non badò più di tanto alla sua mise e uscì.

 
Ovviamente fece piano, fece attenzione, non si lasciò scappare il minimo fiato… e la madre la beccò lo stesso.

 - Dove stai andando a quest’ora? –
Porca paletta…ma non stava guardando la televisione?

- Ciao ma! No è che sai…vado a dormire da Alice… - Dio se mi vuoi un po’ di bene fai che se la beva.

- E non ti porti il pigiama, lo spazzolino e il cambio per domani? -  e lo disse con un tono di quelli che presagivano solo guai.

Meno male che Naike come ballista era una professionista, tant’è che con una faccia tosta incredibile, rispose alla madre con tono superiore.

- Ma mamma! Lo sai che ho già tutto da Alice! – e si prese pure la parte grande…

La madre lasciò correre e lei tirò un grosso sospiro di sollievo. Sapeva che la madre non sarebbe riuscita a fermarla ma ultimamente faceva di tutto per andarci d’accordo…O almeno questo era quello che le pareva di aver fatto…

 

Alice la aspettava di sotto.

- Notevole il tuo talento nel dire bugie. Considerando che da me non hai niente che potrebbe stare ad una spilungona come te. –

- Certo Alice, ma questo mia madre mica lo sa. Ciò che non sai non ti può ferire. E mo andiamo ad ammazzare un po’ di dodicenni. 

Alice sorrise, si strinse un po’ di più nella sua giacca pesante e si incamminò verso la metrò.

 

- no ma dico…guarda quella! Cos’è si aspetta che mostrando la sua prima scarsa, Tom la noterà? E quell’altra che ha scritto che è la ragazza di Bill? No ma hai visto quell’altra? Ha i capelli rosa!!! A Gustav gli verrà un travaso di bile quando se la vedrà arrivare. –

Alice scoppiò a ridere. La prima ragazza di cui Naike aveva parlato aveva una scollatura profondissima, che mostrava una tavola da surf perfettamente levigata con tanto di scritta “Tom, fick mich” che Naike anche senza capire una mazza di tedesco era riuscita ad interpretare. La seconda non meritava la sua attenzione, mentre la terza, nonostante fosse buio pesto spiccava come un lampione con la sua capigliatura rosa shocking.

 

- Naike… non puoi ammazzare tutte quelle che sono qui per Tom. – le fece gentilmente notare Alice.

- Ah no? Sicura? – la guardò dubbiosa…

- eh…purtroppo si. – Per me che ti dovrò sentire tutta la notte.

- Che sfiga. – ed era seria mentre lo diceva

 

***

05.36

 Adesso vado lì e l’ammazzo, non me ne frega niente del resto, vado lì e la gonfio di botte, la picchio così forte da lasciarle un buco così impara a fare la figa quando non è altro che una delle tante. 

***

05.37

Adesso va là e mena quella tipa, ne sono certa anche senza visione. Va, la mena torna qua e mi chiede se voglio una brioche. 

***

06.00

Ma che è tutta sta gente?? 

***

06.15

Cazzo…Cercano di scavalcare. E chi la ferma Naike? 

***

06.30

Ma quando hanno dato il permesso di circolazione alle imbecilli, non si sono accorti che erano tutte fan dei Tokio Hotel? 

***

06.48 

Naike non ha ancor  menato nessuno ma qui la cosa si fa calda perché c’è gente che ci guarda male e la stampella che lei tiene in mano sembra pronta per fare un viaggio di sola andata verso la testa di qualcuna di loro.

 ***

 07.30

Cazzo che fame!

 ***

 07.55

Miseriaccia ladra ho lasciato le mie brioche a casa…e mo chi dà da mangiare a Naike? 

***

08.36

 E muovetevi ad aprire, che qui c’è una coda da far paura alla Salerno - Reggio Calabria.
 

***

09.30

 

- Cazzo Alice ci stanno dividendo! Dove dobbiamo andare?  - si voltò impanicata verso la sua amica, aspettando che la grazia divina dividesse le acque e facesse stare dalla parte dei buoni e giusti le fan decenti e dalla parte aldilà delle transenne tutte le dementi.

- Segui me e non lasciarmi andare. Se provano a dividerci (E ci proveranno) vieni comunque da me. –

- Tentare di dividerci? Spacco il culo al primo coglione che mi si presenta davanti per separarmi da te, figuriamoci se permetto a chicchessia o ad una fan cogliona di non farmi stare vicino alla mia unica ancora di salvezza – Leggasi come: la mia unica amica capace di prevedere che ucciderò qualcuno, e casomai occorresse, in grado di fermarmi. 

 

Dio. Era stanca, nervosa e agitata e per ora a parte Alice, l’unica altra persona che si salvava all’interno di quella baraonda era una tipa dai capelli rossi (chissà chi si riconosce qui dentro) gentile e molto, ma molto più calma di lei.

Ci aveva fatto amicizia solo perché l’aveva sentita rimproverare una bimbetta di non più di dieci anni perché si era scritta sulle tette Tom e Bill e si era dimenticata di Gustav e Georg.

Da lì Alice, aveva iniziato a parlarci ed era venuto fuori che oltre ad essere molto, ma molto carina (Con quei capelli rossi, così simili ai suoi, Naike non poteva che pensarlo) era anche estremamente comica e sicuramente intelligente. Si ricordava perfettamente di quando aveva detto ad una ragazzina che era un amore quando dormiva e l’altra rispondendole “cosa c’entra questo?” si era beccata come risposta “mi faresti il favore di essere un amore adesso?”

Naike non era scoppiata a ridere solo perché ancora non aveva avuto modo di conoscerla e non le sembrava carino farle capire che l’aveva ascoltata.

Ma dopo qualche ora di attesa e ben pochi neuroni in giro, capì che era il caso di parlare con qualcuno di intelligente e si unì alla discussione della ragazza rossa con Alice.

***

 

-  Simpatica quella tipa! Peccato che l’abbiano fatta andare nell’altro gruppo! – fu così che Naike interruppe un silenzio durato mezz’ora durante il quale Alice si era costantemente massaggiata le tempie.

- E’ un peccato davvero. Non sono riuscita a farla venire dalla mia parte e non riuscirà a vederli… - l’amica si voltò di scatto verso di lei.

- Ma veramente? Cioè…quella cogliona coi capelli rosa si, e Mary no? –

Alice annui.

- Eh no cazzo! Lo prendo e glielo regalo! Ma siamo matte? – ma si interruppe vedendo l’amica scuotere la testa.

- No. Non puoi farlo. E comunque stai tranquilla. Vincerà il pass per vederli domani ai kid’s choice awards…In fondo anche lei è una principessina… -

Naike la guardò con un punto di domanda formato gigante sopra la testa ma Alice non le diede spiegazioni.

 
- Allora ragazze. I pass sono 500. Si può comprare un solo dvd e un solo pass. Non chiedete altri dvd. Non entrate due volte. Non cercate di intrufolarvi di nuovo perché vi requisiamo il pass e lo rivendiamo. Intesi?

 - certo coglione che abbiamo capito, muovi il culo e apri che sono stanca e voglio tornare a casa a farmi una doccia, casomai i germi dell’ignoranza siano passati attraverso la mia giacca. – detto a voce bassa perché non aveva voglia di litigare e dato che ci stiamo riferendo a Naike ciò potrebbe farvi capire lo stato mentale e fisico della ragazza.

Pronti.
Partenza.
Via.

 ***

Arrivata a casa Naike non si disturbò neanche di chiudere la porta normalmente ma si limitò ad assestargli un colpo con la stampella e si fiondò in bagno dove una doccia aveva scritto il suo nome. Era una gran rottura di coglioni quel gesso tant’è che più di una volta  aveva pensato a come tagliuzzarlo in mille e più pezzi, salvo poi ricordarsi che le serviva per tornare a camminare come prima con conseguente rinuncia. Quel giorno non gliene fregò niente di dover tenere la gamba fuorie un asciugamano legato sopra per evitare che si bagnasse.

L’unica cosa che le interessava era avere tanta acqua calda che le scorresse addosso e la rilassasse quel tanto che bastava da non pensare più a niente. 

Quegli occhi nocciola, quelle labbra carnose.

 I suoi capelli, così lunghi che non sapeva più come fare per non andare dal parrucchiere e che ora le toccavano la parte alta del sedere, erano ancora di quel rosso fuoco acceso e contrastavano parecchio con la sua pelle chiara ricordandole il perché li avesse tinti. 

Il suo piercing, le sue mani.

 Ed infine asciugarsi, ricordando ogni istante di quel momento vissuto con lui sulla macchina. 

- La dovrebbero chiamare istrice altroché. 

Istrice. Come l’animale che mostra gli aculei e non il musino dolce.
Come l’animale che non si mostra in pubblico, che viaggia di notte per non farsi vedere.
Lui, timido e pauroso.

 

E lei? Lei era l’antitesi, lei non era né timida né paurosa.
Eppure non aveva detto a Tom di essere Naike.
Non l’aveva fatto.

Paura?

Forse.

Ma certo che no! 

Forse…

NO!

 Forse…

E in mezzo a tutti quei forse e a tutti quei dinieghi, lui.

 ***

Fu un tutt’uno.

Trovarsi con Alice, mettersi le prime due cose, senza badare al proprio aspetto, tanto lei era così come si vedeva e c’erano poche storie.
Arrivare alla fnac e mettersi in fila, cercare con lo sguardo la tipa rosa per farle lo sgambetto, guardare l’orologio ogni due minuti. 

Naike avrebbe ammazzato tutti lì. Chi cazzo poteva pensare che i Tokio Hotel passassero dall’entrata ufficiale? Chi poteva pensare che con la linea a72 del tram sarebbero arrivati quei quattro crucchi abituati ad avere il tappeto rosso anche per andare in bagno? Chi, CHI poteva essere così idiota? 

E poi… poi vedere Alice impallidire e illuminarsi e sapere, avere la certezza che loro erano lì. A pochi metri. 

E infine, raccogliere il – poco – coraggio e salire quelle scale, perché è arrivato il tuo turno e non puoi dire alle altre, “salite prima voi che io non ho il coraggio”. E la mano di Alice che ti tocca, come ad incoraggiarti.

 

“Dai è semplice. Vai lì lo saluti e ti fai fare l’autografo.” 

Arrivare, con un caldo micidiale, giusto per non far star troppo male le persone con poi sarebbero uscite e fermarsi.
Perché lui è lì e non ci sono storie, guarda proprio te, cerca te, è venuto per te e non si sarebbe accontentato di niente di meno.

 

Kill
Smile
Cut it out for me this time
Smile, haven't seen him smile in a while

 

The Used – Soundeffects and overdramatics

 ***

Angolo della scrittrice...che è molto in ritardo, ma ha dalla usa un ottimo giustificazione.
Ho scritto una storiellina piccina picciò di soli tre capitoli intitolata I'm Still Here...chi volesse darci un occhiatina...

son di fretta prima che stacchino internet indi per cui ringrazio:

Ellis per il supporto morale per sto caspio di capitolo
Vibeke e Ale per la bellissima maglietta
e Princess...Perchè Pri, lo sai che io ti amo, ma se poi non ti sento io sbrocco, quindi per cortesia collegati più spesso, fammi questo favore...

e a tutti quelli che hanno recensito, mi hanno messanei preferiti e mi vogliono bene...

Capitolo Ovviamente dedicato a T. che come al solito NON è Tom^^

p.s. Chi è che indovina chi è la rossa di cui parlo nella ff?

  
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