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Autore: Nyssa    23/10/2008    12 recensioni
Sequel de: Le Relazioni Pericolose
Sono passati circa diciotto anni da quando abbiamo lasciati Harry, Draco, Hermione e tutti gli altri e molte cose sono cambiate nel frattempo.
Adesso sono i loro figli a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria, divenuta stranamente tranquilla; ma non tutto è come sembra perchè misteri e fantasmi del passato stanno tramando nell'ombra e Hogwarts potrebbe non essere il posto apparentemente pacifico che sembra.
E i nostri nuovi protagonisti, la new generation, affascinati dai misteri come lo erano stati i loro genitori, chiaramente non intendono lasciarsi sfuggire l'occasione di vivere qualche avventura tra le antiche mura della scuola e rompere così la noiosa routine di tutti i giorni!
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Famiglia Black, Tom O. Riddle | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'oro e l'argento' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Gardis chiuse la porta della sua stanza e uscì nel corridoio

Gardis chiuse la porta della sua stanza e uscì nel corridoio.

Non si sentiva affatto bene e ne conosceva anche il motivo: tutta colpa delle chiacchiere di Leonard che le avevano fatto pensare se fosse davvero giusto tenere Kitt all’oscuro di una cosa così importante e che, soprattutto, lo riguardava così da vicino.

 

Lei e Leonard non si erano mai mentiti, quel pomeriggio era stata un’eccezione avallata dal fatto che, comunque, lui non le aveva creduto; nessuno riconosceva le bugie come suo fratello, nella sua carriera scolastica ne aveva sentite e dette troppe, c’era gente a Hogwarts a cui erano morti sette nonni e altri che si erano rotti dall’ultimo metatarso del piede all’infinitesimo frammento del cranio che avrebbero potuto ricavare da una scatola per microcefali.

Oltre, ovviamente, a truppe di ragazze malate di chissà quale morbo non contagioso, ma comunque mortale, che lo avevano assillato chiedendo asilo al maggiore dei Malfoy per passare l’ultima bella notte della loro esistenza che, dopo tre o quattro anni, pareva ancora lunga ed in salute.

 

Quello che Leonard però le aveva detto l’aveva fatta riflettere su una questione che non esaminava da un bel po’. All’inizio le era parso ovvio non dire una cosa del genere, primo perché non era naturale e secondo perché, per quanto la sua fiducia in Christopher fosse illimitata, lui non faceva parte della faccenda.

O quasi.

 

Sapeva di essere innamorata e non avrebbe dovuto, era un sentimento troppo pericoloso per provarlo alla leggera, ma il suo era ormai troppo radicato nel suo cuore per poter essere estirpato facilmente.

E il problema era che lei non credeva a sufficienza all’amore per ammettere di esserlo.

 

Ad ogni modo suo fratello le aveva detto che Kitt ragionava come lei e le nascondeva delle verità solo per il suo bene, urgeva quindi sapere se ciò fosse corretto; non voleva farsi troppo gli affari del suo migliore amico, dopotutto sapeva rispettare la privacy altrui, ma si sarebbe sentita altresì molto lusingata se lui l’avesse informata. Tuttavia doveva sapere.

Se anche lui si fosse comportato come lei, allora non ci sarebbero stati problemi e avrebbe potuto mantenere il suo segreto senza troppe fisime, senza pesi sul cuore.

 

Chris quella sera era libero, la ronda espletata la notte prima gli aveva consentito di godere della notte per le successive due settimane, quindi sapeva dove trovarlo.

Hogwarts di notte le piaceva, la tranquillizzava, anche se sua madre aveva spesso ripetuto che, ai tempi che l’aveva frequentata lei, faceva quasi paura; le mancavano quei tempi, ogni tanto avrebbe voluto provare un po’ della loro adrenalina, la vita era troppo monotona e la sua anche di più.

 

Ancora un corridoio e sarebbe arrivata alla porta designata.

 

*          *          *

 

Leonard stava passeggiando per i corridoi.

Non avendo necessità di dormire, passava la notte a farsi gli affari propri e pensare in completa tranquillità.

Lui e Ciel avevano avuto un battibecco mezz’ora prima che aveva visto la mora pestare i piedi e rifiutarsi con testardaggine di chiamare la sua prima figlia Camille, come “una vampira lesbica”, gli aveva rinfacciato.

Poi lei se n’era andata sbattendo la porta e addio al divertimento di quella notte; erano gli inconvenienti delle unioni formali, quando tutto è ufficializzato, rompere qualcosa diventa pericoloso oltre che complesso.

 

Tirò una boccata dalla sigaretta proprio sotto il cartello “Vietato fumare” e spense il mozzicone. Poi qualcosa captò la sua attenzione e intravide la sagoma bionda di sua sorella che vagava per i corridoi.

Sorrise, come minimo stava ancora rimuginando su quello che le aveva detto quel pomeriggio: decise di seguirla.

 

Si trovava sempre in difficoltà quando si trattava dei sentimenti di sua sorella e la cosa andava ben oltre la punizione che suo padre avrebbe potuto dargli se si fosse presentata a casa al braccio di un emo truccato fino alla nausea con piercing e spuntoni che gli uscivano da occhi e orecchie.

Se da una parte voleva che la piccola Gardis vivesse una vita normale, provasse cosa fosse l’amore, si innamorasse e vivesse felice, dall’altra sapeva perfettamente che tutto non era né facile né realizzabile.

Senza contrare il consolidato cinismo da zitella bacucca di cui quella si circondava per far fronte alle sue domande. Che non credesse all’amore era qualcosa che poteva comprendere, per un po’ l’aveva a sua volta detto e ripetuto.

Che non desiderasse provarlo era normale, ci avrebbe solo sofferto.

Ma ci era cascata come una pera e, questo, la faceva infuriare e patire ancora di più.

 

Chissà cosa stava macchinando questa volta la sua testolina

 

*          *          *

 

Gardis camminò, sorpassò una lumiera in ferro battuto particolarmente pesante e guardò davanti a sé sbalordita: Christopher stava in piedi nello spiazzo, appena illuminato dalla luce delle torce, proprio di fronte alla porta d’ingresso di Corvonero nascosta dalla Dama Grigia.

Spalancò la bocca sbalordita: non era solo e pareva stare parlando fitto fitto con un’altra persona, una ragazza.

-          Non devi assolutamente fare un’altra cosa del genere! – disse il moro gesticolando e passandosi una mano nervosa tra i capelli in un tic che, sapeva, lo prendeva quando era particolarmente agitato per qualcosa – io mi preoccupo per te! – aggiunse spalancando le braccia in un gesto esasperato

-          Non dovresti essere così apprensivo con me, so badare a me stessa – biascicò la ragazza che era con lui

-          Ma io mi preoccupo perché ti voglio bene! – aggiunse con impeto il Caposcuola abbracciandola

Era molto più alto di lei che non sembrava più grande di una del secondo, massimo terzo anno.

Lei rimase rigida e la bionda altrettanto mentre sentiva il calore di una lacrima rigarle la guancia sinistra, fissa in mezzo al corridoio come un palo che guardava quella scena senza neppure la dignità di nascondersi.

Era venuta per parlare con Chris di fiducia e si sentiva tradita da quella che lui NON riponeva in lei.

 

*          *          *

 

Leonard, poco distante, seguì la scena con altrettanta gravità: nonostante il moro non avesse mai dato segno di provare qualcosa di più della semplice amicizia nei confronti di sua sorella, non credeva possibile che nascondesse di avere addirittura una ragazza!

Insomma, era assurdo!

 

Di Gardis distingueva solo la schiena, fermo com’era accanto ad un arazzo, ma poteva quasi percepire il suo cuore un po’ bugiardo che andava in frantumi di fronte a tutto quello.

 

*          *          *

 

La ragazza che era con Chris, che era rimasta ferma mentre lui le cingeva le spalle, si voltò improvvisamente verso il corridoio, subito seguita nei movimenti da quelli del Ravenclaw.

Chris lasciò la presa sulle spalle della compagna e si raddrizzò, se il cuore di Gardis si era frantumato, il suo si era spaccato in due quando aveva visto la sua espressione.

L’aveva ferita un’altra volta e questo gli faceva male, ma che cosa aveva udito davvero Gardis delle loro parole?

Pregò che fosse meno di quello che, in effetti, si erano detti…

Che doveva fare ora?

Il suo bene o quello dei suoi sentimenti?

 

-          Kitt… tu… - sillabò un po’ balbettando la bionda cercando di alzare la mano, le tremò e la riportò distesa lungo il fianco, non aveva neppure la forza di arringarlo a dovere; Chris notò il gesto e fece per parlare, ma le parole chiare e limpide della piccola Malfoy risuonarono nel corridoio, cariche di dolore

-          Chi è quella ragazza? Che cos’è per te? – non aveva il diritto di dire certe cose perché non era la sua fidanzata e lei e Kitt si erano sempre tenuti i propri segreti, ma credeva di avere almeno il diritto di sapere dalle sue labbra che si era trovato una fidanzata! Credeva di saperlo, lui glielo doveva per i sentimenti che lei provava!

Forse non glielo aveva mai comunicato apertamente e, forse, era stata così brava anche da nasconderlo alla maggior parte dei suoi compagni, ma… non poteva credere che in sette anni lui non si fosse neppure accorto di quello che provava per davvero, non poteva crederlo!

Gli occhi blu del giovane Black saettarono dalla ragazzina al suo fianco a quella che stazionava nel corridoio, vide le sue lacrime e seppe che avrebbe pianto di più se avesse saputo la verità su sua sorella.

-          Non sono affari tuoi, Gardis – disse duro alzando gli occhi da vero uomo

-          Non sono affari miei? – strillò quasi isterica Gardis – non lo sono? Non sono affari della tua migliore amica?

Stava piangendo e serrando i pugni, si sentiva ridicola, ben poco fine, assai poco Malfoy.

Poi qualcosa la colse come una puntura nel cuore: forse lei, per Kitt, non era mai stata una “migliore amica”… dava per scontato che ciò che sentiva fosse lo stesso, ma forse si era solo illusa.

-          Gardis, non dovresti ficcare il naso nelle cose che non ti riguardano… - Chris si morse la lingua; quelle cose la riguardavano più da vicino di quel che credeva: se lui fosse stato una persona qualunque la brunetta al suo fianco sarebbe potuta diventare la cognata di Gardis, ma la vita aveva disposto diversamente e le cose avevano una piega differente. Si sentiva uno schifo, la stava ferendo a morte, la stava facendo piangere solo per proteggerla! Ma quanto dolore c’era? Quante cose avrebbe voluto raccontarle…

-          Stupido!

Gardis girò sui tacchi e percorse correndo e piangendo il corridoio, coprendosi gli occhi con il braccio e tentando di asciugare la piccola inondazione di lacrime che le uscivano dagli occhi.

Leonard la vide e si appiattì contro la parete mentre lei lo sorpassava senza neppure accorgesi di lui, nonostante il suo travestimento fosse assai poco mimetizzato.

Provò pena per lei.

Forse era andata addirittura per mettere in pratica il suo consiglio e dire a Christopher tutta la verità, ma… non le era andata bene come a lui e si sentiva a sua in colpa.

La prima cosa da fare era senz’altro prendere quel piccolo ratto schifoso di Kitt, che aveva fatto piangere la sua sorellina, e appenderlo per i piedi alla banderuola del tetto.

Fece per muoversi e dirne quattro a quei due che stava in fondo quando udì le parole della ragazza accanto al Ravenclaw

-          Non avresti dovuto trattarla così – si lagnò una voce femminile dal tono un po’ petulante.

Che avesse un amante? Non riteneva il suo EX migliore amico capace di una cosa del genere, ma aveva imparato a guardare sempre oltre l’apparenza.

Sentì la rabbia montargli dentro, soprattutto al ricordo di come aveva trattato sua sorella e delle parole fredde che le aveva rivolto.

Non aveva il diritto di comportarsi in quel modo quando le aveva sempre mostrato tanto calore!

-          Non importa – stava nel frattempo dicendo il ragazzo, ma si accorse da solo che era come giurare il falso, la stessa sensazione

-          Ma è la tua migliore amica! – protestò ancora la lei e si udì il rumore di una scarpetta battuta energicamente sul pavimento – potevi anche dirglielo che ero tua sorella, anche se bastarda!

-          No! È una cosa che non deve sapere nessuno al di fuori di noi – quasi urlò il moro

-          Ma insomma! È una Malfoy! – dichiarò esasperata – pensi che non abbia tenuto abbastanza segreti nella sua vita?

-          È una cosa che riguarda solo noi, non la deve sapere nessun altro

-          Basta, con te ci rinuncio! – sbottò lei sbuffando sonoramente

Raccattando i suoi avere la sconosciuta si incamminò per il corridoio, poi si voltò d’improvviso facendo ondeggiare la lunga treccia sulla schiena

-          Ma ti dico una cosa, fratello – dichiarò prima di passare davanti all’arazzo – non ti rivolgerò più la parola finchè non sarai andato a scusarti con quella povera ragazza! Credere che siamo fidanzati, bah… che mondo… e lasciarglielo credere! – borbottò fra sé

Leonard si nascose velocemente affianco della parete di stoffa, lei camminò senza fermarsi, ma quando gli fu davanti girò la testa alla sua sinistra e il biondo ebbe finalmente l’occasione di vederla: era molto bella e anche molto inquietante… assomigliava tantissimo a Christopher nei lineamenti fini del viso, la pelle era altrettanto candida e i capelli, neri come l’ebano, erano intrecciati sulla schiena, arrivandole fino al bacino, erano sottili e ondeggiavano ad ogni suo minimo movimento sensualmente.

Ma non era tutto questo che l’aveva lasciato di stucco quanto gli occhi, verdissimi e brillanti come smeraldi nell’oscurità; lo stavano scrutando con freddezza.

Eppure le sue labbra non erano dure o cattive.

Leonard si riprese, ringraziando di non essere rimasto a bocca aperta, la ripagò con la stessa moneta, notando la divisa perfetta dei Ravenclaw su di lei e la piastrina del primo anno appuntata sopra il pullover.

La bocca rosata di lei si storse in un ghigno, dopodiché annuì appena, come se approvasse e proseguì impettita per la sua strada.

 

Il serpeverde si appoggiò alla parete cercando di riprendersi e di decidere il da fare, gli sembrava quasi che quella piccola sconosciuta gli avesse indagato i più profondi recessi dell’anima che non aveva.

D’altra parte, non credeva possibile che la famiglia che aveva educato una persona come il migliore amico di sua sorella fosse in grado di compiere qualcosa di così sordido come mettere al mondo un figlio bastardo, ma, dopotutto, bastava pensare a cosa aveva combinato quel maledetto di Orion, gli effetti delle sue azioni erano ancora sotto i loro occhi nelle persone di Zachariah, Rowena, Sirius e Seraphin.

D’altro canto, per quanto ci si potesse vergognare di una cosa del genere, non credeva che bisognasse avere paura che una come sua sorella  andasse a spifferare qualcosa, tanto più che, lui non lo sapeva, ma era rimasta zitta su questioni decisamente più importanti, altro che uno stupido genitore che si calava le brache con troppa facilità…

Inspirò ed espirò: lui non era certo un fratello esemplare e, in genere, non mischiava troppo i suoi affari con quelli di Gardis, ma non poteva permettere ad uno stupido qualunque di trattarla a quel modo dopo che lei gli aveva dato tanta fiducia. Forse non a sufficienza, ma comunque tanta.

Stupido… sua sorella l’aveva chiamato così. Ma quando era arrabbiata sparava una parolaccia dietro l’altra, secondo l’abitudine di papà, se invece era addolorata o ferita le parole cominciavano a farle difetto, un po’ balbettava, piagnucolava come una qualsiasi ragazzina.

Come non notare tutto questo in ciò che aveva visto pochi minuti prima?

 

Ora sapeva cosa fare e non ne aveva certo paura, la sua natura stessa glielo impediva. Generalmente Gardis sapeva badare a se stessa, ma in quella situazione doveva intervenire.

Chistopher doveva scusarsi con lei.

Non era ciò che voleva lui, che avrebbe preferito ucciderlo con le sue stesse mani, ma era ciò che voleva Gardis e, anche se non lo approvava, l’avrebbe aiutata.

Sua sorella non era mai stata vulnerabile come in quel momento.

Si trattenne un attimo, se non si fosse calmato al mattino dopo in mezzo al corridoio avrebbero trovato una carcassa sventrata…

Poi si incamminò nel corridoio nella direzione opposta a quella dove tutti si erano diretti.

 

Il moro stava con un braccio alla parete, quasi a nascondere la faccia come le sue azioni. Leonard avanzò con lo stesso incedere del film “Casablanca” e procedette ugualmente mentre una corrente proveniente dalla finestra faceva ondeggiare la cravatta allentata intorno al suo collo e i polsini sbottonati della camicia, i gemelli ancora attaccati alle asole.

I suoi occhi erano dorati solo perché stava cercando di trattenerli, troppo facile sarebbe stato farli diventare rossi come il sangue che avrebbe versato e poco importava che detestasse il sangue maschile, avrebbe fatto uno scempio senza troppi problemi, dopotutto era un essere nato per uccidere proprio gli esseri umani. Una volta l’aveva anche fatto…

 

-          Christopher – chiamò con voce incolore mentre l’altro voltava la testa. Per un attimo provò pietà per lui perché leggeva nei suoi occhi che non si sentiva niente bene, ma fu solo questione di un istante, sua sorella aveva tanti difetti, era testarda, ostinata, strafottente, aveva la lingua biforcuta come una serpe e affilata come un rasoio, non capiva mai quando stare zitta e quando farsi gli affari suoi, ma… era sua sorella e le voleva bene. Il primo amore provato era stato per la sua famiglia che l’aveva accettato nonostante fosse un vampiro e non avesse nelle vene il loro sangue. Sua madre e suo padre avrebbero potuto abbandonarlo da qualche parte che sarebbe sopravvissuto e se la sarebbe cavata ugualmente, invece l’avevano tenuto con loro e nessuno gli aveva mi mostrato tanto affetto come loro.

C’era stato un momento, poi, in cui sua sorella aveva rischiato la sua vita per lui nonostante fossero solo due fanciulli.

-          Leonard – disse piano il corvonero, più che certo che il biondo fosse stato presente al momento delle lacrime di Gardis

Gli occhi dorati non manifestavano emozioni, erano freddi più del ghiaccio, facevano paura. Leonard non riuscì a trattenere un ringhio bestiale nonostante si sforzasse e Kitt dovette impedirsi di tremare di paura, quel ragazzo faceva paura e non capiva come mai.

-          Come ti sei permesso! – senza aspettare un attimo Leonard gli sferrò un pugno, l’altro lo schivò con una certa difficoltà e questo lo colpì sulla faccia, andando poi a battere contro il muro e lasciando un alone e qualche piccola crepa.

Il moro si tenne la guancia arrossata e lo fissò con altrettanta freddezza dalle sue iridi blu.

-          Sei soddisfatto adesso? – chiese asciugandosi il sangue che colava dall’angolo sinistro della bocca

-          No – fu la risposta del maggiore dei Malfoy

Con la forza che lo contraddistingueva lo afferrò per il bavero della camicia bianca e lo sollevò con i piedi da terra, tanto che Kitt fu costretto ad abbassare molto gli occhi per riuscire a guardarlo in faccia

-          Valle a chiedere scusa – aggiunse il biondo scuotendolo come un sacco

-          Non sono affari suoi, non doveva mischiarsi in qualcosa che non la riguarda – biascicò sentendo fari la stretta più forte

-          Non mentire a me! – tuonò il vampiro – una volta eravamo amici! E so riconoscere le palle che mi racconti, cosa credi? Che non me ne sia mai accorto? Illuso…

-          Anche te dovresti imparare a farti gli affari tuoi – Chris sentì sulle labbra il sapore del sangue che continuava a sgorgargli dalla ferita

-          Mia sorella e i miei amici sono affare mio. Ma mia sorella sta al primo posto. Voglio darti un avvertimento Christopher Justin Black… - e i suoi occhi divennero di un inusuale colore rossastro mentre mostrava le zanne riuscendo a stento a trattenersi dal farlo diventare carne tritata

Questa volta il moro non si trattenne dal tremare, quella visione gli fece scorrere la paura nelle vene come non gli era mai accaduto in tutta la sua vita, neppure quando…

-          Non farla piangere mai può o quella volta te ne pentirai seriamente

E liberandosi di lui lo lasciò cadere al suolo come un cencio, sovrastandolo dalla sua statura

-          Sei… un vampiro? – chiese quasi esterrefatto

-          Credevi di essere l’unico ad avere un segreto qui dentro? – gli domandò con crudeltà il biondo e un ghigno malvagio – anche gli amici hanno dei segreti per il bene degli altri, ma solo se non li fanno soffrire. Tu hai fatto soffrire mia sorella – pronunciò la parola “sorella” con un sibilo preoccupante

-          Gardis… Gardis è anche lei un vampiro? – Leonard distolse un attimo gli occhi e guardò altrove, poi li abbassò

-          No – disse con fermezza – ma ringrazia lo stesso che ti voglia così tanto bene da non desiderare la tua morte, né quella della tua amica: lo fa solo per la tua felicità.

-          Che cosa vuoi dire? – chiese circospetto il moro

-          Che potrebbe ucciderti per molto meno

-          Uccidermi?

-          Credi che non ne sia capace? – Leonard ghignò di nuovo con aria cattiva – l’ha già fatto, se lo vuoi sapere

-          Gardis ha… ucciso?

-          Per salvarmi la vita, per scongiurare uno dei pochi modi di uccidere un vampiro.

-          Cos…

-          Ti avverto, non farla piangere mai più. E chiedile scusa.

E senza altre parole girò i tacchi e, allentandosi maggiormente la cravatta fino a sciogliere il nodo, sbottonò un altro bottone della camicia bianca continuò a camminare allontanandosi.

Sembrava un film gangster degli anni Quaranta, mentre il vento faceva ondeggiare i lembi verdi e argentati e scompigliava la chioma bionda sulla sua testa.

 

*          *          *

 

Kitt guardò il suo migliore amico allontanarsi e si passò quasi con disperazione una mano trai capelli scuri mentre l’altra chioma chiara si allontanava quasi con alterigia per il passaggio.

Gardis aveva ucciso… Leonard era un vampiro… quanti segreti tutti svelati in una notte. Il suo era ancora salvo, però. Ma sapeva che se Leonard li aveva rivelati era soltanto perché era assolutamente certo che non sarebbe andato a spifferarli in giro e se anche ci avesse provato, con ogni probabilità non sarebbe vissuto abbastanza.

 

Ora comprendeva quegli sguardi distanti dei due fratelli. Non passavano tutto il loro tempo a punzecchiarsi come bambini, c’era dell’altro, altre cose gravi. C’erano attimi di silenzio denso che nessuno osava interrompere, non erano mai loro due a fare il primo rumore. Chissà quante altre cose terribili e impronunciabili custodivano dentro di loro.

Ma come poteva spiegare che, se aveva ferito sua sorella era stato solo per il suo bene… poteva aver ucciso, ma ciò non la faceva immortale.

C’erano cose che Gardis non sapeva e non avrebbe dovuto conoscere. Come poteva dire a Leonard che sua sorella era una ragazza meravigliosa e che, se avesse potuto, l’avrebbe baciata, amata e sposata nei prossimi dieci minuti, ma se così avesse fatto lei sarebbe stata in pericolo?

Conosceva quella piccola peste a sufficienza da sapere che gli sarebbe voluta rimanere al fianco comunque, anche se pure lei non fosse stata innamorata, pur di aiutarlo.

E conosceva se stesso per dire che ci era cascato nonostante avesse deciso di no. Era follemente, perdutamente e irrecuperabilmente innamorato di Gardis Derzhena Malfoy.

Erano diventati amici in un baleno e prima che se ne rendesse conto seriamente, il loro rapporto era diventato speciale.

Alla fine del secondo anno, quando aveva preso coscienza dell’effettivo legame che li univa, si era ripromesso di allontanarla o di allontanarsi da lei, ma l’impresa era miseramente fallita e solo un paio di anni dopo si era accorto del vero motivo. Aveva cercato ancora di tagliare completamente i ponti, ma continuava a fallire; si sentiva come una falena attratta dalla luce, solo che in quel caso sarebbe stata lei a bruciarsi le ali.

Più stavano insieme e più stava bene. Più tempo trascorrevano più si diceva che era sbagliato e che doveva darci un taglio.

Senza riuscirci.

Non era capace di liberarsi di lei, la voleva in continuazione: con sé, per sé. A chiacchierare, a scherzare, a litigare, a giocare a carte e a sognare di volare.

Avrebbe dovuto fare di meglio, se davvero era innamorato come diceva a se stesso di essere e voleva la sua felicità, ma desiderava solo tenerla con sé per sempre.

Come poteva volere allo stesso tempo di avvicinare e allontanare la stessa persona?

Sarebbe stato per il suo bene, ma non ci riusciva ugualmente.

 

E adesso, l’unica volta che avesse fatto qualcosa per il suo bene, lei stava piangendo da qualche parte da sola e lui si sentiva un mostro.

Come doveva sentirsi lei dopo che con poche parole aveva distrutto la loro consolidata e fiduciosa amicizia? Le aveva detto una volta che ci sarebbe sempre stato, se aveva bisogno di piangere e di sfogarsi, ora, invece, era solo causa delle sue lacrime.

Lo faceva per il suo bene!

Lei doveva capirlo!

Ma se era davvero la cosa giusta, perché faceva così male? Perché soffrivano entrambi?

 

Percorse come un sonnambulo i corridoi della scuola svoltando angoli senza una meta precisa e desiderando non essere mai nato, eppure c’era bisogno di lui, Lachlan e Izayoi avevano bisogno soprattutto di lui con l’orrido segreto che si poteva sulle spalle al posto loro.

Giunse alla finestra del secondo piano, quella che dava direttamente a Sud con un magnifico panorama sulla campagna innevata e, poco sotto, le limpide, ma scure, acque del Lago Nero. Notò in lontananza le chiome degli alberi mossi dal vento e provò un senso di soffocamento terribile, agognava ad avvertire il vento sulla faccia fino a fargli male quanto una lama, voleva sentirlo tra i capelli che si scompigliavano e desiderava il suo suono nelle orecchie e…

 

Aprì la grande finestra a vetri e che immetteva sul terrazzo e richiuse l’imposta dietro di sé, poi appoggiò i gomiti alla balconata, percependo finalmente placarsi quel bisogno quasi ossessivo di aria che lo aveva assillato mentre era al chiuso.

 

Scivolando piano verso terra si sedette sul pavimento marmoreo e rimase a godersi quel momento in completa pace dei sensi, ma non senza che il suo cuore martellasse nel petto furiosamente.

 

*          *          *

 

Leonard tornò velocemente in camera, chiuse con un tonfo sordo la porta alle sue spalle, scaraventò i gemelli della camicia nel posacenere sopra il tavolino e si appoggiò all’uscio.

Percepì il freddo della  notte sulla faccia e ne trasse sollievo sentendo il vento e il gelo, poi si ricordò di aver chiuso la finestra e aprì meccanicamente gli occhi, all’erta.

Sul davanzale, con le gambe che pendevano all’interno della stanza era seduta la ragazza di poco prima, le mani appoggiate signorilmente accanto al corpo, il sorriso bieco di qualsiasi cattivo delle favole sulle labbra, gli occhi smeraldini che lampeggiavano come tizzoni nella notte.

La guardò e rimase al suo posto senza scomporsi mentre il vento scompigliava i suoi capelli neri perfetti e faceva ondeggiare la treccia sulle sue spalle sottili: era indubbiamente la sorella di Christopher, vedendoli assieme nessuno avrebbe potuto dire il contrario.

-          Cosa ci fai qui? – chiese con malgarbo, lei sorrise – non è posto da stare per una ragazza come te

Lei rimase immobile, accennando appena un segno con la testa

-          Oh, io sono troppo giovane per perdere quel poco di dignità che mi resta – affermò lei senza rossori, alludendo alla sua verginità – e dopotutto, ho anche io, come te, una persona speciale, quindi non sono qui per quello.

-          Cosa vuoi, allora? – quella tipa non lo convinceva fino in fondo, pareva sempre saperne troppo degli affari degli altri

-          Sai Malfoy – disse piano – io e te alla fine ci assomigliamo – cominciò – tutti e due siamo i cattivi della favola, eppure mostriamo i denti ma parteggiamo per il lieto fine

-          Non ti seguo

-          So che sei un vampiro – aggiunse

-          Ah sì? – lui non parve particolarmente scioccato, sembrava che in quei giorni il suo segreto fosse destinato a diventare di dominio pubblico, poco male.

-          Non mi chiedi come l’ho saputo? – lei pareva sinceramente sorpresa

-          Se vuoi dirmelo…

-          Mh… lo so, tu vuoi sapere chi sono davvero, non è così? – leggermente stupito, lui si voltò a guardarla, poi annuì e lei scese dalla sua postazione

-          Mi chiamo Izayoi Fuyou DeLaci, molto piacere, sono la sorella bastarda di Christopher

-          Era una cosa evidente – lei alzò un sopracciglio a domandare perché – a parte per gli occhi e il sesso siete uguali – spiegò

-          Già, è per quello che non ci facciamo vedere spesso in giro assieme, sarebbe troppo evidente

-          Saggia decisione

-          Sai – incominciò - non mi piace quello che mio fratello ha fatto a tua sorella, è una persona che stimo moltissimo e personalmente vorrei essere come lei, specie con tutto quello che sopporta tacitamente. Vorrei essere come lei. E per quanto mi riguarda, poteva anche dirglielo chi sono davvero, non è un gran segreto – quella tipa cominciava a piacergli parecchio, diceva le cose giuste come andavano dette – anche perché credo che voi due abbiate segreti ben peggiori

-          È vero

-          Tu che sei un vampiro… il tuo fidanzamento con Ciel…

Senza darle tempo di finire la frase Leonard si voltò repentinamente verso di lei e la fissò, lei aspettò con esasperante lentezza, sapendo di aver finalmente catturato la sua attenzione

-          Come lo sai? Lei non te ne avrebbe mai parlato…

La mora ghignò

-          Strana la vita che mi ha dato la possibilità di leggere la mente delle persone

-          La legilimanzia non è un dono di natura

-          Ma saper leggere la mente senza di essa lo è

-          Intendi dire che puoi sapere quello che pensano le persone?

-         

Lui aspettò un attimo riflettendo più su quello che doveva dire su quello che NON doveva pensare.

-          Beh, non la uso sempre – lo tranquillizzò lei, tormentando una ciocca di capelli – ma ogni tanto torna utile

-          Immagino

-          E così tua sorella è innamorata di mio fratello?

-          Così pare

-          Non ne sei felice?

-          Per come l’ha trattata, assolutamente no

-          Chris lo fa per me e Lachlan, anche noi abbiamo i nostri segreti

-          Posso immaginarlo

-          Già… però ciò non toglie che lui avrebbe dovuto spiegarle almeno che non siamo amanti, non sta bene far piangere una donna

-          Tu cosa sei venuta a fare qua? – Leonard non sapeva da che verso prendere quella sconosciuta, piccola saccente

-          Volevo una scusa per conoscerti, come persona mi piaci parecchio, vorrei avere più spesso a che fare con te

-          Sono ufficialmente fidanzato da un giorno – le ricordò

-          Oh, lo so, dopotutto anche io ho qualcuno da rispettare e non lo tradirò certo per il primo bellimbusto che passa, ma… vorrei essere tua amica, accetti la mia amicizia, giovane Malfoy?

Gli tese una mano; non era gesto che una ragazza dovesse fare, visto che era appannaggio maschile per suggellare i patti, ma non c’era via più veloce al momento.

La mano fredda di Leonard strinse quella più piccola della ragazza e lei sorrise soddisfatta, strano il mondo, non c’era che dire.

A quel punto abbozzò un saluto e fece per uscire dalla finestra.

-          Non preoccuparti per quei due, si aggiusterà tutto

E senza aspettare una risposta sparì; inutile dire che aveva scoperto chi fosse la figura che svolazzava sopra Hogwarts di tanto in tanto.

Che tipa strana, davvero imprevedibile e un bel po’ bisbetica, ma c’era qualcosa di sinistro in lei, eppure di molto affascinante.

No, non cercava di rimpiazzare Ciel, ma forse aveva trovato qualcuno che capisse seriamente cosa si provasse ad essere come lui.

 

*          *          *

 

Come era bella la notte, ma come lo era di più quel cielo freddo e distante come un campo immenso…

Se fosse stato per lui, sarebbe rimasto per tutta la vita su una scopa: avrebbe avuto senz’altro meno rogne, niente problemi di famiglia, niente ragazze per cui sapeva fin troppo bene cosa provava, solo l’aria sulla faccia e il cielo tutt’intorno.

Kitt desiderò seriamente andarsene da tutto, ma seppe di non potere.

-          Da quanto tempo, Byakko

Disse una voce dal nulla, calda e sensuale.

Aprì di scatto gli occhi e si guardò intorno: ferma sull’asta che tanti anni prima avrebbe retto una svolazzante bandiera dai colori brillanti, le mani lungo i fianchi, stava una figura femminile in penombra di cui risaltavano solo i lucentissimi occhi azzurri, di un colore quasi irreale.

Non la distingueva con chiarezza, ma vedeva le labbra sottili storpiate in un sorriso ironico mentre gli occhi lo abbagliavano. Guardò d’istinto alla portafinestra per capire da dove fosse venuta: questa era chiusa , esattamente come l’aveva lasciata.

Da dove era arrivata?

Erano molto alti rispetto al suolo…

-          Chi… chi sei? – farfugliò insicuro sbirciandola di soppiatto, lei ghignò ancora e mosse un passo, spostandosi dove potesse colpirla la luce della luna

-          Non ti ricordi proprio di me, eh, Byakko?

Lui la guardò senza riuscire a distogliere lo sguardo; la fanciulla che aveva davanti era una donna di bellezza non comune con i capelli bianchissimi, lunghi e mossi che le scendevano per tutta la schiena, scompigliati dal vento, e gli occhi come zirconi. Ma quello che più lo sconcertava era ciò che aveva tra i capelli: un corno appuntito di colore dorato svettava sui crini chiari proprio sopra la fronte.

Chi era e che cos’era quello?

-          Come ti chiami? – lei mosse un passo sull’asta, perfettamente in equilibrio e lui notò che era coperta soltanto da un lungo lenzuolo bianco drappeggiato sul corpo nudo; i lembi della stoffa si avvolgevano intorno alle forme sensuali mentre uno dei due era trattenuto sopra il seno da una mano perfetta e l’altra falda ondeggiava col vento proprio sotto i suoi fianchi, coprendo a malapena l’attaccatura delle gambe che erano lunghe e slanciate.

-          Il mio nome è Rago, giovane Byakko, e sono la Regina dei Demoni

Chris boccheggiò un istante prima di realizzare che si trattava di uno scherzo, le sorrise col suo fare gentile, anche se quello non era proprio il momento migliore per il suo umore già duramente provato

-          Lieto di conoscervi, Regina dei Demoni, cosa posso fare per voi?

Lei lo schernì con lo sguardo

-          Non mi credi, vero? – chissà come, ma con la sua storia se l’era aspettato

-          Lo trovo assai difficile, credere ai demoni… sono solo favole…

-          Tu dici? – lui annuì – beh, in quel caso inorridiresti parecchio a sapere quanto hai a che fare con me che ne sono la Regina

-          Lasciatemi in pace, signora Regina dei Demoni, non ho tempo da perdere

-          Nel qual caso – ghignò lei – possiamo sempre fermarlo… - schioccò le dita e sorrise ancora – puoi controllare, se vuoi – aggiunse – mio scettico Byakko

-          Non scherzare, Regina dei Demoni, nessuno può farlo

-          Nessuno tranne un demone – puntualizzò lei

-          I demoni non esistono, la cosa più demoniaca che si trova in giro è un vampiro di stirpe

-          E immagino che tu non sia sorpreso dal fatto che uno dei tuoi compagni lo sia

Christopher deglutì, l’aveva saputo solo da poco tempo, ma lei come faceva ad esserne a conoscenza? Forse era implicata negli affari dei Malfoy?

-          Ma io so che credi ai demoni, Christopher Black, non mentire proprio a me

-          Come sai il mio nome? – indagò lui – io non te l’ho detto

-          Sei il Byakko, è naturale che tu sia un Black. Per il tuo nome, invece, è un’altra storia, anche se… tu non sei del tutto Black, vero?

-          No, non lo sono, quindi non sono neppure il tuo Byakko o qualsiasi cosa sia

-          Non cercare di raggirarmi, so ritrovare il Byakko in mezzo a migliaia di persone e forse di più

-          Sorprendente

-          Sei molto scettico, rispetto ai tuoi antenati

-          I miei antenati?

-          Non crederai di essere il primo Byakko della storia, vero?

-          Che cosa dovrei credere? – lei sorrise, questa volta con una dolcezza quasi materna

-          Immagino che il fatto che le Memorie siano andate perdute con l’ultimo capofamiglia ufficiale, nessuno abbia più saputo niente di questa faccenda, dovrò spiegarti tutto io. Incredibile – pareva divertita – io, Rago, Regina dei Demoni che ti insegno che dovresti uccidermi o amarmi…

-          Non ti seguo

-          Già… tu sai cos’è un demone?

-          Più o meno, è una creatura fantastica

-          I demoni sono realmente esistiti – puntualizzò lei scendendo dalla balaustra – molti secoli fa

-          Non è vero

-          Sì invece. Io me lo ricordo

-          Tu? Sei troppo giovane

-          Non sai niente di me, sai cos’è la Sohryu? – lui scosse la testa – che confusione, si toccò con l’indice le labbra rosate – io sono l’ultimo demone della terra e, per certi versi, non sono neppure viva. Io sono la Regina dei Demoni, colei che porta il titolo di Sohryu, la Capofamiglia dell’est e nasco dall’Anima Azzurra, l’ossidiana azzurra che io stessa ho creato qualche migliaia di anni fa

-          Bella favola

-          Ammettilo che mi stai credendo

-          No

-          Testardo come tutti i Black. Ma io so che comincerai a credere presto a questa storia, so che presto comincerai a ricordare più di quello che immagini

-          Mi prendi in giro

-          Non lo farei mai. Ma sono certa che se nominassi il nome del mio amato Dresda qualcosa cambierebbe…

E il suo corpo agile spiccò un salto dalla ringhiera atterrando appena con i piedi scalzi sul pavimento freddo, sembrava che non sentisse il freddo sotto le piante affusolate e candide

-          So che mi cercherai ancora, giovane Byakko, me lo dice il ricordo che ho di te…

E senza aggiungere altro, sempre trattenendo il lenzuolo sul seno aggiunse

-          Addio, Christopher Black, ma so che ci incontreremo ancora

Un altro salto, questa volta all’indietro e fu di nuovo sullo spesso corrimano di marmo, lui si alzò frettolosamente in piedi e quando fu quasi per fermarla questa si lanciò all’indietro nel vuoto, cadendo di schiena senza paura.

 

*          *          *

 

Spazio autrice: eccoci ad un capitolo importante, il più importante della storia per la verità, il punto critico, da qui cominciamo seriamente ad entrare nella parte complessa. Entra un nuovo personaggio, Rago, fin’ora non avevo mai fatto accenno a lei, vi consiglio però di studiarla parecchio, il suo mistero verrà presto svelato, ma per il momento è al centro dell’attenzione.

Entra anche la sorellina illegittima di Kitt e, tenetela d’occhio perché lei è la chiave per aprire tutta la storia. Izayoi ha qualcosa che potrebbe aiutarvi a capire che cosa ci si aspetta da lei.

Per il resto è l’ennesimo capitolo di sofferenza, solo che questa volta tocca alla povera Gardis. E a Kitt, ma a lui perché è troppo protettivo nei suoi confronti e tende a preoccuparsi troppo, specie del futuro.

Mi rendo conto che i miei suggerimenti debbano sembrare più enigmatici della storia stessa, ma cercate di capirmi, se vi svelo tutta la storia e i segreti adesso che gusto ci sarebbe a leggerla e seguirla?

Vorrei tanto rimanere per ringraziarvi per i bellissimi commenti che mi avete lasciato la volta scorsa, ma purtroppo ho un impegno urgentissimo e ho aggiornato di sfuggita solo per non fare un ritardo più lungo dell’altra volta, quindi spero che mi comprenderete, dopotutto siamo tutti qui alle prese con scuola e lavoro e io ho in più il compleanno della mia migliore amica per cui urge pure comprarle un regale e… beh, una marea di altre cose.

Vi chiedo scusa, prometto che la prossima volta risponderò a tutte le vostre stupende recensioni e comunque sappiate che vi ringrazio e che mi fate davvero un’autrice felice con le vostre parole!

Do un grande benvenuto a tutti quelli che hanno appena terminato di leggere le Relazioni e si sono dati al seguito, sono lusingata che la mia prima fic vi sia piaciuto al punto da lanciarvi nella lettura del suo seguito e spero che questo non vi deluda.

Ringrazio tutti quelli che ogni volta spendono un po’ del loro tempo per me e anche quelli che leggono la mia storia, che la mettono nei preferiti e che la seguono, sono felice di avere così tante persone affezionate a “Del colore dell’ametista”.

Non preoccupatevi se al momento gli indizi possono sembrare un po’ confusi, come è accaduto tutte le altre volte ogni pezzo andrà al suo posto, non preoccupatevi.

Ciao e alla prossima! Un bacione grandissimo

La vostra autrice

Nyssa

   
 
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