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Autore: Lady Stark    06/11/2014    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'eco di un sorriso perduto ~ Chapter VII

 

-Denise scomparve in circostanze misteriose una calda giornata di metà Maggio. -

Il ciondolo pulsava come se le fiamme dell'inferno avessero appena ingurgitato il metallo nero.

Il passato fluiva liquido di fronte agli occhi di Len; emozioni variopinte come l'arcobaleno screziavano il suo cuore provato dalla paura.

Meiko strinse più forte la spada, tanto che la punta acuminata intaccò la pelle del collo del ragazzo.

Un rigagnolo di sangue sporcò il colletto della camicia del ragazzo attraversando sinuoso la pelle.

Gli occhi castani della guerriera si erano trasformati in un cuore pulsante di fiamme dai riflessi arancioni; l'ira si mescolava contraddittoriamente con una tristezza tanto radicata da frantumarle il cuore. Denise era sicuramente stata una persona importantissima nella vita della combattente, minacciosa nella sua armatura d'acciaio.

-Come posso crederti, ragazzo? Non capisco come sia possibile che tu la conosca..-

-Perché dovrei mentirti?- ribadì lui deglutendo a vuoto nella speranza di ridurre il dolore rovente che gli feriva la gola.

La regina sbraitò muovendo di scatto la mano verso l'esterno, i suoi capelli rosa ricaddero scompigliati sulle sue spalle quando il cappello le scivolò via dal capo.

-Ubbidisci alla tua regina se non vuoi che ti faccia decapitare per altro tradimento!- il suo tono salì di due ottave; i suoi occhi brillarono, accesi da un cieco furore.

Meiko alzò appena lo sguardo dalla sua preda, la punta della spada cozzò contro al mento del giovane alzandolo appena.

-Convincimi che stai dicendo la verità o ti taglio la gola.- la sua voce si ridusse ad un sibilo mentre il filo della lama minacciava di porre fine all'avventura ed a tutti gli sforzi che Len aveva compiuto per arrivare sin lì.

Il ciondolo pulsò di nuovo e le visioni tornarono a riempire la sua mente.

Senza ben sapere cosa stesse facendo, allungò di scatto una mano per bloccare il polso libero della donna. Prima che lei potesse anche solo realizzare cosa stesse succedendo, Len premette la sua mano contro al ciondolo rovente.

La combattente sibilò per il dolore strattonando indietro il braccio, ma subito si bloccò quando il passato l'intrappolò nella sua rete.

I due vennero catapultati in un lontano passato; verso un'epoca in cui il suono delle risate rischiarava ancora le tristi giornate di solitudine.

Len fluttuò impalpabile nel cielo terso di quella mattina di metà Maggio, sotto di lui, una giovane ragazzina sedeva a gambe incrociate in un piccolo prato coperto di spinosi cespugli di rose.

Il ragazzo non tardò ad identificare nei tratti acerbi la determinata guerriera che così facilmente l'aveva sconfitto in battaglia.

Un uccellino cominciò a saltellare da una zampa all'altra di fronte a Meiko che scoppiò a ridere, deliziata da quell'adorabile spettacolo.

La fanciulla canticchiò sottovoce una soave canzoncina che sua madre le aveva imparato quando era solo una bambina; i suoi occhi color cioccolata si addolcirono quando il canto dell'uccellino si mescolò al suo in una melodia se possibile ancor più delicata.

-Non ci posso credere.. sei ancora qui?- chiese una voce alle sue spalle cogliendola di sorpresa, la ragazza si girò di scatto interrompendo il suo canto; quel suo brusco gesto spaventò l'uccellino che si dileguò in un veloce frullo d'ali. Meiko si alzò per poi subito balzare al collo della migliore amica che, di rimando, la strinse facendole fare un mezzo giro in aria.

Lei rise allegramente quando i capelli di Denise scivolarono sulla sua fronte facendole il solletico.

-Ti stavo aspettando, perché ci hai messo tanto?- chiese la prima delle due, esibendosi in un piccolo ma adorabile broncio da bambina.

-Stavo preparando una piccola cosa che sono sicura ti piacerà.- disse lei in tutta risposta districandosi dolcemente dalla presa dell'amica; Denise frugò nelle tasche dell'ampia gonna con voluta lentezza.

Meiko, trepidante, si mordicchiò le labbra per poi torturare impazientemente le unghie curate delle mani.

-Dai, non farmi aspettare così tanto.- gemette aggrappandosi al braccio libero dell'amica, osservando bramante il piccolo oggetto ancora nascosto dalla stoffa cucita.

Denisse ne tirò fuori un ciondolo di legno chiaro a forma di pettirosso, le forme dell'animaletto erano così ben definite che le sue ali sembravano pronte per spalancarsi e spiccare il volo.

Ogni singola piuma sembrava splendere sotto al tocco del sole e per un attimo persino gli occhi bruni sembrarono muoversi.

-E' bellissimo! Come hai fatto?-

-L'ho intagliato da un pezzo di legna che era rimasto nelle stalle. Ti piace?- chiese lei con un sorriso mentre sollevava il cordino per avvolgerlo attorno al collo di Meiko, che subito chinò il capo per accogliere solennemente quel piccolo dono.

-Se mi piace? Lo adoro! Denise sei fantastica!-

-Ne ho fatto uno anche per me, molto simile al tuo.- disse la ragazza sedendosi elegantemente a terra prima di mostrarle il pendente a forma di usignolo che accuratamente aveva nascosto sotto al corsetto dell'abito.

-Siamo sorelle, ora.- sussurrò Meiko avvicinando l'oggetto di legno a quello della compagna, di modo che i becchi dei due piccoli volati si toccassero; Denise ricambiò quel gesto di amicizia con un amabile scompigliata di capelli.

-Lo siamo sempre state.- ridacchiò scostandosi dalla fronte una ribelle ciocca di capelli rosa.

Le due fanciulle cominciarono a chiacchierare del più e del meno, scambiandosi in sussurri colpevoli i succosi pettegolezzi di corte che spesso le servette si divertivano a divulgare. Non c'era pietra nel palazzo reale che non avesse udito almeno una volta il bisbiglio conciato di una riservatezza.

-Sai cos'ho sentito recentemente??- sussurrò Meiko appoggiando uno dei palmi sporchi d'erba attorno alle labbra, quasi a sottolineare l'assoluto riserbo che l'amica avrebbe dovuto rispettare.

Denise si sporse in avanti tendendo le orecchie, curiosa come non mai di udire qualche altra scottante notizia sulle le scappatelle amorose dei tanti principi e principesse che vivevano sotto il dorato tetto del castello.

Prima che Meiko potesse però parlare, un metallico rumore di passi ruppe la quiete carica di aspettative che si era generata tra loro; Denise alzò lo sguardo, impallidendo.

Due armigeri dall'aria minacciosa erano appena comparsi da dietro il cespuglio fiorito che divideva quella piccola oasi dal chiostro pietroso del palazzo.

Un uomo vecchio e rugoso faticosamente li accompagnava, tra le mani scheletriche reggeva una pergamena finemente arrotolata su sé stessa, i sigillo di ceralacca era ancora incollato ai bordi della pregiata carta da lettera.

-Meiko?- chiamò imperiosamente l'anziano consigliere appuntando gli occhi lattiginosi sul viso cereo della fanciulla.

-Cosa comandi, mio signore?- chiese con voce tremula prima di alzarsi ed esibirsi in un educato, riverente inchino. Le gonne produssero un quieto rumore quando la ragazza le lasciò andare per fronteggiare il vegliardo mentore della regina reggente.

-Seguimi.-

-Se posso domandare, dove mi condurrete, mio signore?- chiese lei con ossequioso garbo chinando appena il capo nella speranza che il gelo insito nelle maniere dell'anziano si sciogliesse appena. Inaspettatamente, furono i due armigeri a rispondere alla sua cortese richiesta. Questi si fecero minacciosamente avanti, le mani poste sulle spade appese alla cintola.

Meiko impallidì ancora di più compiendo un veloce passo indietro; Denise, nel vedere l'amica in difficoltà, le si parò di fronte sporgendo un braccio per proteggerla.

-Levati dai piedi, ragazzina.- tuonò il vecchio mentre i due armigeri si rivolgevano una reciproca occhiata divertita. Denise ghignò insolentemente prima di colpire con tanta rapidità che il primo soldato neanche la vide arrivare.

Con un gesto del polso, la ragazza infilò due dita negli occhi scoperti del primo uomo che, con un grido di dolore, crollò sulla schiena reggendosi il viso tra le mani. L'altro imprecò a mezza voce lanciando un'occhiata al compagno mentre la ragazzina sgusciava sotto alla presa metallica delle sue braccia. Denise colpì impietosamente il setto nasale del militare che si ruppe con un schiocco secco.

Il mentore cominciò a strepitare mentre i due, umiliati, sfoderavano le lame per punire quell'insolente ragazzina dai capelli rosa.

Denise si tirò su la gonna ingombrante, mettendosi poi in posizione difensiva.

Meiko, alle sue spalle, la fissava con bocca ed occhi sgranati; mai aveva visto la sua amica combattere con così tanta ferocia. Sapeva ormai da tempo della sua predisposizione al combattimento ma non credeva che gli allenamenti segreti l'avessero trasformata in una piccola ma letale macchina da scontro

-Basta così.-

-Regina..- sussurrò l'anziano consigliere prima di genuflettersi e chinare rispettosamente la testa calva; i due armigeri, allo stesso modo, si portarono un pugno sul cuore. Una bellissima donna dai lunghi capelli rosa fece il suo trionfale ingresso nel giardino, accompagnata da una schiera di umili ancelle.

Al fianco della regina, una bambina di dodici anni fissava i presenti con alterigia e superiorità, già pienamente conscia del suo status sociale.

-Che cosa sta succedendo?- chiese in un sibilo mentre l'anziano strisciava come un verme ai piedi della sovrana, baciandole la punta delle scarpe di camoscio.

-Mia onorevole regina, la ragazza sta opponendo resistenza alle tue direttive.- sussurrò premendo la fronte contro alla pavimentazione mentre le gelide iridi della donna lo squadravano con palese disgusto.

-Harumi, fatti avanti.- ordinò la donna facendo un rapido cenno con la mano per attirare l'attenzione di una delle tante ancelle che tenevano sollevate le variopinte gonne del suo vestito.

Una donna magra, dall'aspetto gentile si fece avanti strusciando i piedi intimorita da quell'improvviso, freddo richiamo.

Quando Meiko vide la donna, la sua bocca si asciugò per la paura e lo sconcerto.

-Madre?-

Nell'udire la voce familiare della figlia, la serva si girò di scatto portandosi una mano di fronte alla bocca; i suoi occhi nocciola tremarono quando la voce della signora la raggiunse alle spalle.

-Quella è tua figlia, non è vero?-

-Sì, mia lady.-

-Ancelle, andatevene. Harumi tu rimani.- ordinò fermandola prima che anche questa potesse congedarsi assieme alle altre donne.

-Cosa posso fare per soddisfare i suoi desideri, mia lady?- chiese deglutendo a vuoto per scacciare l'ansia che le soffocava il cuore.

-Tua figlia ha appena disubbidito ai miei comandi.-

-Se ti ha recato offesa, le chiedo servilmente perdono, mia signora. Mi addosserò ogni possibile punizione che tu vorrai infliggerle.- sussurrò con forza la madre, sollevando il collo per fronteggiare la pacata ira della dama dai capelli rosa.

-Sei coraggiosa. Ma non è una punizione che desidero da lei.-

-Che cosa possiamo offrirti, mia regina?- domandò confusa la servetta mentre uno degli armigeri, quello a cui Denise aveva spaccato il naso, le scivolava alle spalle. Con un gesto violento, intrappolò Harumi nella presa ferrea delle sue braccia.

L'ancella gridò spaventata mentre il corsetto del suo semplice vestito di stoffa si strappava appena in prossimità delle spalle.

Meiko osservò disgustata l'uomo strappare una larga striscia del vestito che fasciava il corpo della donna; la nuda pelle del suo ventre venne accarezzata dal sole mentre lacrime di indignazione ricoprivano le sue palpebre chiare. I capelli, prima raccolti in una pratica crocchia, erano scivolati sulle spalle esili, rendendo il suo capo un ammasso confuso di crine color cioccolata.

-Meiko, vuoi davvero che tua madre faccia questa fine?-

-Lasciala stare!- gridò scioccata appoggiando una mano sulle spalle rigide di Denise che, furibonda, si stava a stento trattenendo dal saltare al collo della regina.

La principessa ridacchiava al fianco della madre, reggendo tra le piccole mani la stoffa preziosa del suo abito; Meiko le rivolse uno sguardo disperato mentre la serva imprigionata continuava a piagnucolare per l'offesa appena ricevuta.

-La tua risposta?-

-Meiko, non darle retta!- gridò sua madre mentre le prime lacrime baciavano un viso pallidissimo, scavato da una stanchezza di cui la fanciulla non si era mai veramente accorta. La regina si accostò alla sua cameriera, le sorrise e poi, senza preavviso, la colpì alla guancia con uno schiaffo tanto forte da spaccarle il labbro.

-Resta in silenzio, schiava.- cinguettò in aggiunta la ragazzina prima di pestarle un piede con uno dei piccoli tacchetti che già iniziava ad indossare.

-Smettetela!- gridò furiosa Denise facendosi aggressivamente avanti, pronta a fronteggiare l'altro soldato che, sin dall'arrivo della regina, aveva tenuto sott'occhio la piccola belva dai capelli rosa.

-Chi sei tu per impormi di smettere, popolana? Un mio solo ordine potrebbe rispedirti nelle fogne dal quale miracolosamente ti ho raccolto.- ringhiò la regina afferrando tra le dita il mento della sua inserviente che distolse lo sguardo, probabilmente per non stuzzicare ulteriormente l'instabile umore della dama.

-Verrò io al posto di Meiko.- disse di scatto la giovane appoggiandosi una mano sul petto; i suoi occhi brillarono di una tanto ingenua determinazione che la piccola principessa rimase colpita dal suo spirito di sacrificio.

-Madre, lascia che questa ragazza prenda il posto dell'altra fanciulla.- disse innocentemente prima di sorridere con tanta fredda crudeltà che Meiko sentì il cuore sprofondare nel fondo della cassa toracica.

-Sia come vuole mia figlia.- acconsentì la donna accarezzando le trecce che componevano la complessa chioma della bambina.

Il soldato dal naso spezzato lasciò brutalmente andare Harumi che cadde carponi contro al ruvido pavimento di pietre. L'armigero più vicino afferrò Denise per un braccio strattonandola con tanta veemenza che per poco la giovane non incespicò in avanti.

-Denise!- urlò Meiko tra le lacrime cercando di afferrare l'orlo del suo vestito per trattenerla.

Un orribile presentimento le avvelenò la bocca mentre la sua migliore amica si voltava per rivolgerle quello che sarebbe stato il suo ultimo sorriso.

-Ti voglio bene, Meiko.- mimò con le labbra che le due guardie la sollevassero di peso per portarla lontano, lì dove la voce della fanciulla non avrebbe più potuto raggiungerla.

Meiko rovinò in ginocchio mentre un pianto disperato le scavava le guance, frantumando tutto ciò che restava del suo cuore generoso.

-Oggi quella ragazza ha offerto la sua vita in cambio della tua.- disse la principessa che avvicinatasi a lei, si chinò in ginocchio, di modo che i loro occhi raggiungessero la medesima altezza.

-Eppure, non ti sarà permesso ricordare nulla di tutto questo.. Un peccato, non è vero?- chiese con un sorrisetto perfido mentre un paio di braccia le afferravano la vita per tirarla malamente in piedi.

Una donna dai lunghi capelli viola venne brutalmente spinta al suo cospetto; i suoi occhi indaco erano saturi di una sconforto tanto profondo che il cuore di Meiko si frantumò in pezzi ancora più piccoli.

-Mi dispiace, piccola. Sappi solo che lo sto facendo contro la mia volontà.- disse la stregona raccogliendole il viso tra le morbide mani pallide. Meiko sgranò gli occhi quando sentì i tentacoli della magia arrampicarsi e serpeggiare nella mente alla affamata ricerca di ricordi compromettenti.

La fanciulla percepì con orrore crescente il progressivo vuoto che andava a crearsi nel suo cervello, lì dove un tempo c'erano stati i bellissimi momenti che aveva passato con Denise.

Cercò di combattere, scuotendo selvaggiamente il capo per scacciare la ladra che la stava privando dei ricordi più piacevoli della sua intera vita.

-Lasciami stare! Smettila, smettila, smettila!- strillò mentre le lacrime scivolavano incontrollabili sui suoi zigomi, bagnando così anche i polpastrelli della stregona che, con un gemito, chiuse gli occhi.

-Ti prego.. lascia che Denise rimanga nei miei ricordi.-.

La preghiera singhiozzante della fanciulla venne però miseramente ignorata ed il cielo, quel giorno, fu unico testimone dell'efferata crudeltà che distrusse il cuore di una ragazza di appena quindici anni.

Quando la visione si interruppe, i due vennero bruscamente catapultati indietro nella grande ed ariosa stanza di ricevimento. Il canto cinguettante degli uccellini si affievolì gradualmente, sostituito dallo strillare rauco della Regina che ancora cercava di farsi ascoltare dalla sua servitrice.

Len ansimò pesantemente cercando con tutte le sue forze di non dare di stomaco, il sudore tracciò tutto il profilo del suo viso arrestandosi però sulla curva decisa della mascella.

-Ora mi credi?- mormorò flebilmente mentre la guerriera fissava come in trance la spada che ancora raschiava la pelle del suo avversario.

Meiko abbassò lentamente la lama squadrando distrattamente i riflessi che la luce produceva a contatto con il metallo lucido.

-Mi dispiace per Denise..- sussurrò Len ricordando con sin troppa chiarezza il lezzo del sangue che quasi l'aveva soffocato nel momento in cui la visione l'aveva intrappolato nelle sue trame.

Meiko non sembrò udirlo; le sue iridi lucide erano ancora avvolte nella dolorosa rete del passato, lì dove i frammenti del suo cuore erano stati dimenticati per troppo tempo.
Il ragazzo quasi riuscì a scorgere in quello specchio castano l'ultimo, triste sorriso della fanciulla prima che fosse portata via dagli armigeri.

-Denise..- una sola parola sgusciò fuori dalle labbra socchiuse della donna che, toccandosi il viso, lo trovò sporco delle stesse lacrime che aveva versato all'età di quindici anni.

La visione aveva riaperto una cicatrice che non era mai veramente guarita, ed adesso la verità sgorgava come sangue sulla pelle della guerriera.

Meiko vacillò quando si accorse di quanto la sua vita, fino a quel momento, fosse interamente stata basata su una studiata e crudele bugia.

Non aveva fatto altro che eseguire come un cagnolino ubbidiente tutti gli ordini che la sovrana le aveva affidato.

Involontariamente, Meiko si era trasformata in uno di quei nerboruti armigeri che avevano trascinato via Denise, privandola del suo futuro.

Senza rendersene conto, la ragazza si era trasformata nello stesso mostro che aveva distrutto la sua infanzia.

La guerriera si voltò verso la regina, stringendo tanto violentemente la lama nella mano che il ferro del guanto le graffiò la pelle sottostante; il suo viso si tramutò in una maschera di odio e furore.

-Tu.. tu hai ordinato che Denise venisse portata via! Sei stata tu!- tuonò mentre Luka, incrociando le braccia contro al petto morbido ghignava infastidita da quel repentino cambiamento di situazione.

-Piccola, ingenua guerriera. La tua voce era così soave che saresti stata una perfetta vestale. Peccato però che quella presuntuosa bestiolina avesse deciso di mettersi in mezzo.- la sovrana sbuffò alzando teatralmente gli occhi al cielo, mentre le sue dita intessevano nell'aria una serie di confusi ghirigori.

-La tua voce avrebbe placato il drago per moltissimo tempo. Un vero peccato che Denise sia scesa al tuo posto. Anche se, devo ammettere, che ha superato le mie aspettative di resistenza.- affermò grattandosi pensierosa il mento, mentre le iridi di Meiko si incupivano tanto da dare l'idea che fossero appena diventate nere.

-Come osi parlare di lei così?!- gridò furibonda prima di scattare in avanti a velocità impressionante; la fedele spada sibilò, desiderosa di sangue.

Sfortunatamente però, il colpo della donna non andò a buon fine.

Dal nulla, un'ombra si materializzò davanti alla regina intercettando con precisione chirurgica il fendente dell'esperta guerriera; una nuvola di scintille schioccò mentre Meiko roteava indietro per allontanarsi dalla nuova antagonista.

-Ce ne hai messo di tempo per arrivare, Ruko.- commentò acida la sovrana scostandosi dal collo i capelli scompigliati; la figura si alzò lentamente puntellandosi sull'asta della sua falce.

Un striscia di pelle blu si arrotolava attorno al manico dell'arma, abbinata con l'arruffata ciocca di capelli che screziava la sua frangia castano scuro.

Una benda di cuoio nero le copriva interamente un occhio, rendendo il suo pericoloso sorriso ancor più affilato.

-Mi dispiace, mia lady.- disse trascinando la lama d'acciaio sul terreno, producendo così uno stridulo rumore. Meiko digrignò i denti per poi sputare con disprezzo ai piedi della sua sovrana ed alla cagna che ancora osava proteggere quel serpente.

-Tu hai portato via la mia migliore amica.-

-Ci sono necessità che vanno ben oltre il singolo desiderio e amore di una donna.- sibilò Luka mentre Ruko fletteva le ginocchia, collocandosi in una posizione difensiva.

-Cosa vuoi dire?-

-Ma soprattutto, cosa diamine è una vestale?- chiese Len affiancandosi alla sua nuova alleata; la guerriera lo squadrò dall'alto in basso, ma il ragazzo non scorse alcuna traccia di acredine nelle sue iridi tristi.

-Ah, ci sei ancora, ragazzino? Pensavo te la fossi fatta addosso!- esclamò con spregio Luka, esibendosi in un sorriso tanto duro che, per un istante, Len rivide nei suoi tratti la bambina che aveva condannato a morte una sua simile senza battere ciglio.

-Rispondi e basta.-

-Non osare parlare così alla tua sovrana, sgorbio.- soffiò Ruko proiettandosi avanti tanto celermente che né Meiko né il ragazzo ebbero modo di proteggersi dal colpo.

La donna venne colpita al ginocchio con la base metallica dell'asta e mentre si accasciava con un mezzo grido, Ruko la colpì allo sterno con un calcio. La guerriera rovinò sulla schiena perdendo la spada di mano e prima ancora che Len potesse prepararsi, Ruko gli fu addosso.

In un guizzo la lama superò la debole guardia del ragazzo scivolando sotto al collo, lì dove la giugulare pulsava impazzita.
Len sarebbe probabilmente morto se qualcosa non avesse fermato l'implacabile lama della combattente.

Ruko venne violentemente scagliata all'indietro mentre il canto del vento si diffondeva nella sala assieme allo sbattere furioso delle persiane divelte.

Luka gridò spaventata mentre la sua guerriera rotolava indietro per proteggerla dalla nuova minaccia.

-Vi sono mancato, ragazzi?- chiese nel vento una bassa voce spavalda; dal fondo della sala, Kaito si materializzò sul vuoto trono della donna, accompagnato da due sue fedeli belve d'aria.

-Tu..- ringhiò la donna mentre Ruko digrignava i denti, stringendo più forte l'arma.

Kaito si esibì in un adorabile sorriso accarezzando le impalpabili orecchie delle sue creature magiche.

-Non sembri molto contenta di rivedermi.-

-Diciamo che preferirei vederti incatenato in una delle più profonde ed infime segrete di questo palazzo.- commentò di rimando la donna, appoggiandosi a Ruko per sollevarsi in piedi.

-Sono dispiaciuto, mia lady. Ma non potrò darti questa soddisfazione. Né ora, né mai.-

Kaito si alzò fluidamente dando un colpetto d'intesa alle fiere che, ringhiando, si fecero avanti in minacciosi passi silenziosi.

-Ed ora mia cara regina, se ciò ti compiace, togliamo il disturbo.- disse prostrandosi in un ampolloso inchino allo speziato sapore di derisione.

-Che cosa intendi..- iniziò Luka prima che un'esplosione lacerasse assordante il silenzio.
Len si tappò le orecchie cercando di attutire quell'insopportabile frastuono; il vento prese nuovamente a fischiare e le grida delle due donne si persero nei mulinelli di magia.

Kaito appoggiò una mano sulla spalla di Len, per poi tirarselo vicino; l'uomo cancellò con un dito le lacrime che imperlavano i suoi occhi, tracciando qualche semplice ghirigoro sulle sue tempie.

In un batter d'occhio, l'assordante stridio svanì lasciando agonizzanti solo le due antagoniste e la povera Meiko che, inginocchiata, premeva dolorosamente la fronte contro alla dura pietra del pavimento.

-Dobbiamo andarcene immediatamente.- affermò concitamene il mago, artigliandogli il braccio per sottolineare la sua crescente tensione; il ragazzo indicò con un cenno del mento la combattente prostrata.

-Dobbiamo portarla con noi..-

-Non possiamo, se ci tradisse..-

-Non lo farà. Kaito se questa donna rimane qui... morirà.- insistette Len mentre lo stregone frugava nei suoi occhi alla ricerca di un'instabile sicurezza che lo stesso giovane non aveva.

-Se dovesse succedere qualcosa..-

-Me ne prenderò piena responsabilità.- disse fiducioso appoggiando una mano sulla spalla dell'uomo che, chinandosi in ginocchio ripeté velocemente il medesimo incantesimo.

Meiko sbatté un paio di volte le palpebre prima di rivolgere un'occhiata indecisa ai due uomini, poi cancellò con rabbia le lacrime di dolore che avevano appena inumidito i suoi zigomi.

-Cosa volete da me? Perché mi avete liberata?-

-Vieni con noi. Devi aiutarci a fermare questa follia.- affermò Len porgendole una mano, il suo sorriso brillò stanco sulle labbra spaccate dalla battaglia.

-Perché dovrei fidarmi di voi?-

-Preferisci morire, donna? Prendi una decisione veloce, non abbiamo tempo da perdere.- commentò acido Kaito mentre i turbini della magia divoravano i rumori circostanti, schiacciando al suolo la sovrana ed la sua fedele serva.

-Vendicheremo Denise.- mormorò il giovane con dolcezza e costernazione, sperando così di convincere la valorosa guerriera.

Lei abbassò gli occhi cercando di nascondere al meglio le lacrime che erano tornate a patinarle le iridi.

-Ti aiuterò, ragazzo.-

Meiko intrecciò le dita a quelle ruvide di Len, tirandosi in piedi.

I due si guardarono negli occhi mentre un silenzioso patto di fedeltà e reciproco aiuto incatenava insieme i loro cuori feriti.

Per un istante, i due condivisero il medesimo, straziante dolore della mancanza.

-Vendicheremo Denise.- ribadì la ragazza quando il sorriso della sua migliore amica sfavillò lontano come una stella, lì dove non avrebbe più potuto raggiungerlo.

 

   
 
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