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Autore: WillowG    23/10/2008    3 recensioni
Quattro ragazze ricevono l'eredità della nonna,morta assassinata anni prima.Un libro ed una chiave per aprirlo.Così il loro destino si lega a quello di quattro viaggiatori.
Genere: Azione, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap13 Tredicesimo capitolo. Una pietra miliare. Ringrazio coloro che hanno letto il numero dodici, e assicuro che, anche se lentamente (ho l‘ispirazione ballerina) continuerò a scrivere questa fic. Mi sto impegnando a scrivere il diciottesimo capitolo, e mi piacerebbe riuscire ad inviare un capitolo alla settimana,ma non so se riuscirò. Intanto vi mando questo …
Ah, qui ho fatto un piccolo omaggio a Silent Hill, videogioco che mi ha fatto passare un pomeriggio in casa di una mia amica (peccato fosse in inglese) ma le cui atmosfere mi erano piaciute da matti! Non mi dispiacerebbe vedere il film … qualcuno l’ha già visto? E se sì, com’è?
Abbi, ora passo alle mie più affezionate commentatrici:
xFefyNiisan: ebbene sì, Lara-sanzo (per ora) regna! Sono felice di sapere che continuerai a seguire nonostante la mia lentezza … chiedo scusa, ma prometto che continuerò.
xessy chan: non ti preoccupare,anche se magari stò tanto tempo senza aggiornare, non abbandono mai una storia. Anzi, sappi che sto scrivendo il capitolo 18...
xLav_92: felice che ti piaccia! Eh, dopo questo cap, il viaggio subirà una piccola sosta, ma prometto che sarà una pausa proficua per i nostri amici!
Ed ora …
Buona lettura!

Capitolo 13
-Il villaggio fantasma.-

Ma chi glielo aveva fatto fare? Chi? Quale assurda divinità era riuscito a convincerlo a portarsi dietro quelle terribili calamità naturali, che rispondevano al nome di donne? L’immagine di Kanzeon Botatsu con le dita in segno di vittoria costrinse Sanzo a rinunciare di domandarselo. Cacciò a terra l’ennesimo mozzicone di sigaretta e lo spense con la suola del sandalo, andando a fare compagnia alla mezza dozzina di suoi colleghi appena fumati. Mezzogiorno era passato da un pezzo, e le ragazze non si erano ancora fatte vedere, se non per colazione.
“abbiamo alcune cose da fare …” Aveva detto la biondina, sorridendo diabolicamente, prima di sparire con le sue colleghe per le strade del paese. Tutte e quattro. La più giovane sembrava rinata, e, bendatura a parte, era sana come un pesce.
-Uffaaaa! Ma quanto ci mettono? Io sono stufo …- Brontolò Goku. Sulla sua spalla, Hakuryu pigolò col suo stesso tono.
-Donne! Mai prendere per buono gli orari che dicono …- Ridacchiò Gojyo. Hakkai, accanto a lui, fece spallucce.
-Immagino che sia una peculiarità femminile …- Proprio allora, dal fondo della strada si sentirono le risate delle ragazze. Cariche di pacchi di ogni forma e dimensione, stavano facendo ritorno alla base.
-Ma quanta roba vi siete portate?!- Domandò Gojyo allibito.
-Solo il minimo indispensabile per un viaggio!- Rispose tranquilla Nika. Un enorme gocciolone si disegnò sulle nuche dei quattro ragazzi.
-Cavoli! E se esageravano che si portavano? Anche la locanda?- Fece Il rosso, passandosi una mano tra i capelli. Intanto le ragazze avevano cominciato a sistemare il tutto su Suzuki, che si era già trasformata.
-Siete in ritardo.- Disse Sanzo mentre Lara gli passava accanto.
-Abbiamo avuto un imprevisto ….- Il tono malizioso con cui la bionda rispose non piacque molto al bonzo, ma rimase in silenzio. A rispondere ci pensò Martha.
-Un ladruncolo ha cercato di derubarci …-
-E com’è andata?-
-Vuoi davvero saperlo?- Sospirò rassegnata la mora. -Diciamo che i medici hanno avuto alcune difficoltà ad estrargli i proiettili dal didietro … E c‘è né voluta, per convincere la polizia locale che eravamo noi, le vittime, e non lui!- Martha scoccò un’occhiata significativa a Lara, che però continuò imperterrita a sistemare i bagagli. Da parte loro, i ragazzi ingoiarono ogni obiezione. Sotto quei faccini d’angelo, si nascondevano delle vere belve …
-Fatto!- Cinguettò Nika, soddisfatta della sistemazione di pacchi e pacchetti. -Possiamo partire!-

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Il primo giorno di viaggio passò velocemente, senza troppi intoppi. La notte trascorsa in un piccolo villaggio di pastori, e la mattina di nuovo in marcia, e solo una piccola pausa per pranzare, per la gioia di Goku, e poi ancora in cammino.
Il viaggio durava già da parecchie ore, e l’atmosfera era stranamente tranquilla. Per quanto possa essere tranquilla un’atmosfera imperlata di minacce di morte, litigi, colpi di pistola in aria, e ventagli di carta svolazzanti sulle teste di un certo kappa e di un certo scimmiotto, il tutto per opera di un certo bonzo isterico. Ma per Hakkai, ormai abituato agli strepiti dei suoi chiassosi compagni di viaggio, era solo il naturale sottofondo di un pomeriggio tranquillo. Nella macchina accanto, la combriccola tutta femminile contribuiva a quell’allegro caos con risate e pettegolezzi di varia natura.
Tutto tranquillo, insomma, per il secondo giorno di viaggio. Troppo. Tranquillo. Qualcosa dentro il demone dagli occhi verdi lo urlava, allarmato. Eppure, per una volta, avrebbe tanto voluto non sentirlo. Trincerando i propri presentimenti dietro il suo onnipresente sorriso, Hakkai si concentrò sulla guida. Ma qualcosa del paesaggio lo bloccò. Frenando senza troppe gentilezze, riuscì ad accaparrarsi tutte le ire dei suoi compagni, Sanzo compreso.
-HAKKAI!!! MA CHE DIAVOLO COMBINI?!- Sbraitò Gojyo, che si era preso il sedile anteriore in zona denti, finendo anche contro la canna della pistola di Sanzo, che non sparò, ma lasciò un bel cerchiolino rosso sulla fronte del kappa.
-ZITTO O TI UCCIDO!!! E tu, stupida scimmia, togliti subito di dosso!!!- Esplose il monaco, stufo del modo di guidare che ultimamente usava Hakkai. A causa della frenata, infatti, Goku aveva rischiato di essere sbalzato fuori dall’auto, e per restare a bordo si era dovuto aggrappare al bonzo, finendogli in spalla.
-Ma che succede?- Domandò Nika, frenando accanto alla jeep dei ragazzi. Hakkai indicò qualcosa davanti a sé.
Un cumulo di macerie annerite dal fuoco stavano dove, presumibilmente, prima doveva esserci una casa. Poco più in là, un’altra serie di abitazioni sembravano aver avuto lo stesso destino. Il paesaggio che solo pochi istanti prima aveva scaldato il cuore del demone, ora aveva preso un aspetto terribilmente desolante.
Senza dire una parola, le due vetture ripresero ad andare, ma senza altro rumore che non fosse il rombo dei motori. Nessuno dei loro passeggeri era più in vena di scherzare. Andando avanti, le cose non migliorarono. A poche centinaia di metri dalle prime macerie, apparve un vero e proprio villaggio. Le case, seppur ancora in piedi, erano anch’esse state annerite dal fuoco, e qualcuna non aveva più il tetto.
-Sembra una città fantasma …- Commentò Gaia, passando lo sguardo da una facciata scura all’altra. Ai lati della strada, alcuni resti di carri e mobili semidistrutti, segni di un saccheggio. I vetri delle finestre erano quasi tutti rotti, alcuni dal calore delle fiamme, altri da colpi violenti. La desolazione era un dato di fatto, più che una sensazione, in quel posto. Arrivati al centro del villaggio, un’ampia piazza costruita attorno ad un pozzo, i viaggiatori fermarono la rispettive vetture. Uno dopo l’altro, in religioso silenzio, scesero dalle auto. Goku e Gojyo in particolare, con una compostezza che non sembrava appartenergli.
-Ci sarà ancora qualcuno?- Chiese Goku, più per dire qualcosa che per saperlo davvero.
-Non credo.- Rispose Sanzo. -Qualcuno sarebbe già uscito a darci un benvenuto … Pacifico o meno.-
-Forse si sono nascosti, no?- Ipotizzò Gaia. Lara scosse la testa.
-Questo posto è ridotto troppo male. E poi guarda.- La bionda indicò un carro di frutta, ormai marcescente, abbandonato per strada. -Se ci fosse qualcuno, di sicuro non lascerebbero andare a male così del cibo. Senza contare che qui sembra esserci stata una battaglia.-
-Scusa Hakkai …- Fece Goku, rivolto al demone occhialuto. -Ma non ci abbiamo messo un po’ troppo poco tempo ad arrivare qui? Avevi detto che non saremmo arrivati ad un villaggio prima di stanotte …-
-È vero … Infatti è strano …- Rispose Hakkai, tirando fuori la cartina. -Questo villaggio non è segnato sulla mappa …- Il silenzio scese sulla compagnia. Un sinistro presentimento si appropriò della combriccola. Fu Nika a parlare per prima.
-Ma bene! Direi che se aggiungiamo qualche zombie affamato, possiamo dire di essere finiti sul set di Silent Hill …-
-Silent … Che?- Chiese Gojyo, incuriosito. Lara diede un pugno in testa alla cugina, ignorando il rosso.
-Ma ti sembra il momento di sparare cretinate?!-
-I villaggi non spuntano all’improvviso come i funghi!- Sentenziò Sanzo, che poi si rivolse ad Hakkai. -Dì un po’: a quando risale quella cartina? Magari non è aggiornata.- Il demone moro scosse la testa.
-No, la cartina è a posto. Risale ad appena un anno fa. È il villaggio che non lo è.- Il silenzio riscese sui ragazzi. Un villaggio di quelle dimensioni, più di una cinquantina di complessi di varie dimensioni, non poteva essere sorto in meno di un anno. Le case erano fatte in mattoni e pietra, e solo i tetti in legno.
-Sentite … Perché non ci fermiamo qui? Dopotutto non manca poi molto al tramonto …- Propose Nika, indicando i vari pacchi di provviste nel portabagagli.
-Sìììììì!!! Bello bello bello!!!- Trillarono in coro Gaia e Goku. La prima che si vedeva già attorno ad un fuoco a raccontare storie di paura in una cornice da film horror, il secondo che si vedeva sì davanti ad un fuoco, ma a cuocere spiedini e leccornie di ogni tipo. Decisamente meno entusiasta parve Martha. L’atmosfera di quel posto non le piaceva già in quel momento, pensarlo col buio le faceva venire voglia di urlare. Si lanciò un’occhiata intorno. Una lieve brezza passò tra i muri anneriti, raggiungendola. Si voltò di scatto, rabbrividendo. Il paragone di Nika alla città del videogioco Silent Hill, era davvero azzeccata. Anche troppo, per i suoi gusti.
-Hey! Nika chiama Martha! Sorellina, rispondi!> La mora per poco non saltò in braccio alla sorella, spiccando un balzo che le sarebbe valso almeno una medaglia d’argento nella gara di salto in alto alle olimpiadi. -Nervosetta, eh?- Ridacchiò la rossa. Con un sorriso forzato, Martha cercò di negare.
-Ma no, che dici? Sono solo … Come dire …-
-Dì un po’ …- Nika ora aveva uno sguardo indagatore alla Sherlock Holmes, solo con la sigaretta al posto della pipa. -Non è che hai ancora fifa dei fantasmi, vero?- La trasformazione in statua di granito della mora fece capire a Nika di averci azzeccato in pieno.
-Sei un caso disperato … E meno male che sei una donna di scienza!- Sentenziò Lara, passandosi una mano sul viso.
-Non è colpa mia …- Mormorò la mora, mogia mogia, unendo gli indici, imbarazzata. Gaia intanto, continuava a saltellare da un parte all’altra stile canguro, cinguettando alla prospettiva di passare la serata in un villaggio abbandonato.
Sulle nuche di Gojyo, Sanzo e Hakkai, lievemente in disparte, si formò un’enorme gocciolone.
-Queste sono strane quasi quanto noi …- Mormorò il mezzo demone. Hakkai annuì depresso, e per una volta, Sanzo diede ragione al kappa. Goku e Gaia, intanto, erano schizzati ad esplorare il luogo, con l’entusiasmo di due bambini di fronte ad un parco giochi.
-Certo che i mocciosi sono fatti con lo stampino …- Commentò Sanzo, che, nonostante l’espressione calma, aveva già tirato fuori l’harisen. Tanto, o prima o dopo sarebbe servito di sicuro. Nika intanto cercava di convincere Martha quanto sarebbe stato divertente una seratina a base di paura, con il risultato che la mora stava per mettersi a piangere, già spaventata dalla prospettiva di passare la notte in quel villaggio. Lara, mano che accarezzava la sua fida pistola, stava seriamente pensando se era il caso di far firmare testamento ad entrambe le cugine.
Il grido di Gaia fece rizzare le orecchie a tutti quanti. In pochi istanti i tre ragazzi e le tre giovani donne erano nel vicolo in cui si erano infilati Goku e Gaia. La morettina era impietrita, con Goku che le cingeva le spalle, rassicurante. Entrambi incapaci di distogliere lo sguardo da terra. A quella vista, Nika non potè trattenere un gemito. Supino, inchiodato a terra da una lancia, stava il corpo trafitto di un giovane demone.

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-Non dev’essere morto più di un paio di giorni fa.- Martha era china sul corpo. Ogni traccia di paura si era volatilizzata, sostituita dalla fredda lucidità che la contraddistingueva nel suo lavoro all‘ospedale.
-Sei una tipa strana … Hai paura dei fantasmi, poi davanti ai cadaveri ti comporti come se niente fosse.- Fece notare Gojyo, meravigliato da tale cambiamento.
-Sono pur sempre un medico.- Rispose la mora, tirandosi su gli occhiali. -I cadaveri sono parte della mia professione.-
-Capisco. Hai paura solo di quello che non puoi spiegare con la scienza, vero?- Hakkai sorrise gentilmente. Martha annuì.
-Più o meno.- Sanzo passò lo sguardo su tutte e quattro le ragazze. Nika e Lara, col mestiere di piedipiatti, avevano già fatto più volte la conoscenza della Nera Signora, e dei cadaveri che lasciava sulla sua strada. In effetti, l’unica che sembrava sconvolta alla vista del cadavere era la più giovane. Se ne stava ancora in un angolo, tremante, lo sguardo fisso sul corpo, mentre Goku non osava allontanarsi da lei.
Martha intanto si apprestava a togliere la lancia dal corpo, per potergli così dare una sepoltura. Ma non appena toccò l’arma, una serie di flash back le apparvero davanti agli occhi, tanto da rapidamente da lasciarla stordita. In successione vide la piazza in cui erano appena stati, il carrello della frutta rovesciarsi. Davanti a lei, molte persone, tutti demoni, donne e bambini di ogni età, correvano, terrorizzati. Sentì la paura, la sentì nelle proprie ossa, ed ebbe davvero la sensazione di correre, ansimare. Era come se stesse vivendo la sua visione. Si guardò indietro, e vide dei demoni, completamente vestiti in armature ed armati fino ai denti, venirle dietro. I sorrisi crudeli con cui la fissavano non lasciavano adito a dubbio su quali fossero le loro intenzioni. Si voltò di nuovo in avanti, aveva imboccato il vicolo. Sarebbe stata al sicuro lì, forse. Non aveva fatto che pochi passi, che alle sue orecchie erano arrivate le urla delle persone che vi si erano infilate prima di lui. Non fece in tempo a chiedersi cosa stesse succedendo, che tutto divenne nero.
-Martha! Martha!- Si risvegliò dalla sua visione tremando. Si asciugò con una mano il sudore che le imperlava la fronte. Hakkai la scuoteva gentilmente per le spalle. Si guardò attorno, intontita. tutti si erano messi in cerchio attorno a lei, semi svenuta accanto al corpo del giovane demone.
-Hey, sorellina … Tutto a posto?- Nika si era chinata su di lei, chiamandola con un tono affettuoso e maturo che difficilmente si adattava al suo carattere. Segno che doveva essersi presa un bello spavento. Martha fece un sorriso forzato.
-Guarda che sono io la maggiore … Torna pure a fare l‘immatura irresponsabile …-
-Ok. Gente, mi prende in giro, quindi sta bene!!!- Rise Nika, decisamente sollevata. Martha si passò una mano sul viso. Era successo come nel vicolo. Ma se allora aveva avuto solo l’impressione di guardare attraverso gli occhi di qualcun altro, ora era sicura di aver vissuto gli ultimi istanti di vita del giovane demone. Tutto era accaduto perché aveva toccato la lancia. Un brivido freddo le scese lungo la schiena. Quelle urla, la paura … Tutto era stato così dannatamente reale, che … Guardò davanti a sé. Il vicolo era interrotto da una pila di ruderi anneriti, ed era impossibile vedere cosa ci fosse dopo. Nika e Lara, con l’aiuto di Sanzo e Gojyo, si stavano occupando del corpo, per dargli una sepoltura. Appoggiandosi ad Hakkai, la ragazza si rimise in piedi. Una volta accertatasi di riuscire a star in piedi da sola, si avviò verso la fine della via, sotto lo sguardo attento e silenzioso di Hakkai. Se quello che immaginava era esatto, allora ci doveva essere più di un cadavere. Si avvicinò, e guardò da uno spiraglio tra le macerie. Nonostante la sua preparazione, le venne da vomitare. Si mise una mano davanti alla bocca, e cominciò a respirare affannosamente. Hakkai le fu subito accanto.
-Che succede?- Martha indicò lo spiraglio. Il demone guardò a sua volta. Il suo volto si trasformò in una maschera d’orrore. A gran voce richiamò i suoi compagni, che accorsero subito.
-Che c’è, Hakkai?- Chiese Gojyo, sputando un mozzicone di sigaretta.
-Martha ha trovato gli altri abitanti del villaggio.-

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Quando Gojyo e Goku, costretti dalla pistola di Sanzo, riuscirono a ricavare un passaggio in mezzo alle macerie, lo spettacolo che si trovarono davanti fece impallidire l‘intera compagnia. Quelli che erano gli abitanti del villaggio, una settantina di cadaveri, erano stati impilati a formate una sorta ti tumulo di corpi. Alcuni erano stati trafitti da lance, come quello ritrovato nel vicolo. Altri da frecce. Alcuni portavano i segni di orribili mutilazioni. Erano tutti demoni.
-Una vera carneficina …- Commentò Gojyo, stringendo una nuova sigaretta tra le labbra. Gaia si era rannicchiata contro la sorella, tremante. Gli occhi invasi dall’orrore.
-Non sei costretta a guardare …- Cercò di consolarla Lara, ma la morettina scosse la testa.
-Sto bene. Davvero.- Poi guardò di nuovo il tumulo di cadaveri. -Chi può essere stato?- Nessuno del gruppo osò rispondere. Sanzo scosse la testa e si avvicinò ai corpi, lasciandosi dietro il lieve filo di fumo della sigaretta.
-Non lo so. Ma adesso non è questo l’importante …-
-Sanzo …- Goku si era avvicinato al bonzo, che gli dava le spalle. Non sapeva bene neppure lui cosa volesse chiedergli. Guardò a sua volta le spoglie degli abitanti del villaggio. Persone comuni. Demoni, sì, ma in alcun modo differenti dalla gente che viveva nel paese, da cui erano partiti solo quella mattina. In quel groviglio di cadaveri, quello di una donna stringeva, in un ultimo, disperato tentativo di proteggerlo, un bambino. Alcuni dei morti avevano ancora addosso gli abiti da lavoro. Gli occhi, ormai ciechi, spalancati per la paura ed il dolore. No, non sembravano davvero i demoni che li attaccavano quasi ogni giorno, privi di controllo, col solo obbiettivo di uccidere. Quella era gente normale, assolutamente normale. E per la maggior parte donne o bambini.
Sanzo tirò un’ultima boccata dalla sigaretta, poi la buttò via.
-Bhe, diamoci da fare.-
-Eh?-
-Non vorremo mica lasciarli qui così, no?- Fece, rivolgendosi a tutti i presenti. Hakkai sorrise.
-Certo che no …- Il demone dagli occhi verdi si voltò verso l’edificio alle spalle del gruppo. -… Ma certo un po’ di aiuto farebbe comodo …- Un momento di silenzio. Nika diede una lieve gomitata a Gojyo, per attirarne l’attenzione.
-Hey … Ma a chi sta parlando? Che siete un po’ tocchi l’ho capito, però, parlare con una casa …- Una venuzza spuntò tra il cuoio capelluto del rosso, che però si trattenne. “Un po’ tocchi?” Ma tu guarda da che pulpito …
-Tranquilla … Parla con quelli che stanno SOPRA la casa …- Il suono di una risata fendette l’aria. Una risata ben conosciuta ai quattro del gruppo di Sanzo … Lara e Nika avevano già portato la mano alle loro pistole. Martha si era posta davanti a Gaia, in un atteggiamento protettivo. Già troppe volte avevano ricevuto visite poco piacevoli da tizi che si spostavano sui tetti come i gatti.
-Ben detto, fratello!- Con un balzo, Dokugakuji, subito seguito da Yaone e Kogaiji, finirono davanti alla combriccola. Nika si girò verso Gojyo.
-Sbaglio o ha detto “fratello”?-
-Sì … Perché?-
Il demone sorrise, divertito.
-Cominciavamo a chiederci quando vi sareste accorti di noi …-
-Non siete arrivati prima di due minuti fa …- Borbottò Sanzo, insofferente.
-Simpatico come sempre, eh?- Sbottò Dokugakuji. Gojyo alzò la spalle.
-Come uno scorpione …-
-Vuoi morire?- Sibilò il bonzo, punto sul vivo. Le ragazze, dal canto loro, vennero rassicurate dal comportamento dei loro compagni di viaggio, e, soprattutto, dalla gentilezza di Yaone.
-Mi sa che dovete darci qualche spiegazione …- Fece Lara, rinfoderando la pistola.
In pochi minuti vennero fatte le dovute presentazioni.
-Conosci questo villaggio?- Domandò poi Sanzo. Kogaiji annuì.
-Era sotto la mia tutela. Ci vivevano soprattutto donne e bambini, o gente che non aveva ancora perso il suo “Io”. Avevo creato una barriera per renderlo invisibile agli umani, e per impedire che gli abitanti impazzissero. L’attacco deve averla dissolta.-
-Questo spiega perché il villaggio non apparisse sulla mappa.- Annuì Hakkai.
-Allora … Sapete per caso com’è accaduto?- Chiese Kogaiji, guardando la pila di cadaveri. Una furia a malapena repressa era udibile nella sua voce. Gli occhi dei Saiyuki Boys si puntarono su Martha. In fondo, era stata lei a trovare i corpi.
-Più o meno … Ma non chiedetemi come faccio a saperlo, perché non sono riuscita a capirlo neppure io …- In poche parole, la mora descrisse la sua visione. Il panico, l’inseguimento, l’imboscata. I volti feroci degli assalitori. Kogaiji ascoltò in silenzio.
-Demoni che uccidono altri demoni. Non mi sembra molto logico …- Commentò Gojyo, tirando fuori una nuova sigaretta. Hakkai si rivolse al principe demone, pensieroso come non mai.
-Tu hai qualche idea?-
-So che nella zona circolavano un gruppo di demoni mercenari. Senza scrupoli. Nessuna importanza che da depredare fosse un villaggio di umani o demoni. L’importante era saccheggiare. Ma avevo anche saputo che erano stati tutti uccisi. A quanto pare non erano voci veritiere.-
-Capisco.- Commentò Hakkai.
-Bhe? Vogliamo metterci al lavoro? Qua si fa notte … Gojyo , Hakkai e la scimmia a scavare, le ragazze pensino ai corpi …- Fece Sanzo, buttando un mozzicone di sigaretta.
-Ma sei sempre a dare ordini, tu?!- Sibilò Gojyo, che come tutta risposta si trovò la canna della pistola del bonzo premuta sulla fronte.
-Qualcosa in contrario?-
-… Vado a cercare una pala …- Mormorò il kappa prima di sparire. Nika si avvicinò leggermente a Gaia.
-Mi ricorda tanto Lara quando ci costringe a pulire la casa …- La morettina annuì.
-Solo che invece della pistola usa l’agenda coi numeri di telefono dei tuoi ex …- Yaone si avvicinò incuriosita.
-E … Cos’avrebbe di così spaventoso?-
-Diciamo solo che in confronto “guerra e pace” è un saggio di poche pagine …- Spiegò Gaia. Nika ridacchiò nervosamente, mentre una gocciolina scivolò dalla nuca della ragazza demone.
-Ah …-

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Lavorarono fino a tarda sera. Gojyo, Goku e Hakkai a scavare le buche, aiutati da Dokugakuji, Lara, Yaone e Martha a ricomporre i cadaveri, Nika e Gaia a cercare lenzuoli in cui avvolgerli, mentre Sanzo e Kogaiji pensavano ai riti funebri. A lavoro compiuto, i due gruppi rimasero fermi sulle tombe appena costruite. Il primo a muoversi fu Kogaiji. Mentre se ne andava, lanciò un avvertimento a Sanzo.
-Oggi è andata così. E ti ringrazio per aver mostrato rispetto ai miei morti. Ma sappi che la prossima volta ci rivedremo da nemici …-
-Se così sarà, allora ricordati che sarai sulla traiettoria della mia pistola. Io distruggo ogni ostacolo che mi si para di fronte. E non m’importa se è di sangue blu.-
-E sia.- In un istante, i tre demoni svanirono.
Correndo veloci, Dokugakuji si affiancò al suo capo.
-Troveremo quei bastardi, Ko.-
-Puoi contare sul nostro aiuto, principe.- Aggiunse Yaone. Kogaiji strinse le palpebre.
-Non gli lascerò il tempo di urlare …-

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Stanchi e provati per la giornata giunta al termine, il gruppo di Sanzo decise di prepararsi per la notte. Si sistemarono in una delle poche case aventi ancora il tetto. Infagottati in coperte e sacchi a pelo, nessuno ebbe la forza di parlare. Solo Gaia sembrava non riuscire a concedersi un sonno senza sogni, dettato dalla stanchezza fisica. Aveva lasciato la sorella e gli latri a dormire, per stare nella stanza accanto. In piedi davanti all’unica finestra, guardava il cielo stellato.
-Non dormi?- La voce di Goku fendette l’oscurità, raggiungendo la ragazza.
-No. Non ci riesco.- Silenziosamente, il giovane demone le si affiancò. Rimasero per qualche minuto in silenzio, a guardare fuori dalla finestra. Poi Goku chiese.
-È per oggi?- Gaia Annuì.
-Sai …- Fece una pausa, poi continuò. -… Fino ad oggi non avevo mai visto cadavere di una persona uccisa. È stato terribile.- Era vero. Non le era stato permesso neppure di vedere i corpi di suo padre e sua nonna, prima del funerale. Sua madre l’aveva ritenuta troppo giovane, per quello spettacolo. Voltò le spalle al vetro, e sedette sul pavimento con la schiena apoggiata al muro.
-Adesso come ti senti?- Gaia sembrò pensarci un po’ su. Poi si rannicchiò, le ginocchia contro il petto, e le braccia a cercare un abbraccio che voleva essere auto rassicurante.
-Malissimo.- Il silenzio ritornò padrone, ma solo per poco. Goku si sedette accanto all’amica, alla ricerca delle parole giuste.
-Io non so cosa dirti per farti stare meglio, ma … Se conosco bene Sanzo, probabilmente ti direbbe che è inutile che tu ci stia male. Non sei stata tu a uccidere quelle persone. E comunque non potevi fare nulla per loro. Erano già morte. Gli abbiamo dato una sepoltura, e questo è quanto eravamo in potere di fare.-
-Pensi davvero che direbbe così?- Goku ci pensò un poco.
-No.- Rispose alla fine, scuotendo la testa. -Probabilmente mi direbbe di smetterla di dire stupidaggini, e mi picchierebbe con l‘harisen, ma credo che questo sia quello che mi vorrebbe far capire.-
-Uao. Quante cose si possono capire da una ventagliata in testa …- Una risata riempì la stanza.

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Dalla porta Sanzo ascoltava, non visto dai due ragazzi. L’intenzione era quella di fumarsi una sigaretta in santa pace. Ma alla fine si era fermato ad ascoltare tutta la conversazione. Attento a non farsi notare, si dileguò fuori dall’edificio. L’aria era pungente, ed il cielo limpido. La luna illuminava i ruderi e le case in abbandono, tingendo tutto di una luce argentea. Un paio di passi alle sue spalle fece voltare il bonzo.
-Poca voglia di dormire, stasera?- Lara si fece avanti, stiracchiandosi.
-Non sono l’unica, vedo.- I due rimasero per qualche tempo immobili, senza parlare. Lara intenta ad osservare le stelle, Sanzo a fumare. Alla fine la bionda si decise a dire qualcosa. -Secondo te dove siamo finiti?-
-Ha qualche importanza?-
-Siamo in un villaggio che non dovrebbe esistere, e di cui abbiamo trovato la gente massacrata. Forse una qualche importanza ce l’ha …- Sospirò Lara con rassegnazione. -magari Nika ha ragione, e siamo davvero finiti a Silent Hall …- Ridacchiò. Sanzo tirò un’altra boccata di fumo, prima di parlare.
-La cosa che mi stupisce di più, è che gli abitanti fossero tutti demoni.- Lanciò un’occhiata alla ragazza. -Sai cosa intendo, vero?- Lara annuì.
-Hakkai mi ha accennato la cosa. L’improvvisa violenza dei demoni e lo scopo del vostro viaggio. Fermare la resurrezione del re demone e quant’altro.- Un fruscio fece scattare i sensi dei due ragazzi. -Cos’è stato?- Chiese Lara, a bassissima voce. La mano portata a cercare la pistola dietro la schiena. Sanzo aveva abbandonato la sua sigaretta, le dita già sul grilletto della sua S&W.
-Non lo so. Forse qualcuno che ha voglia di morire …-
-O forse i mostri di Silent Hill che si risvegliano …- Borbottò Lara, senza essere troppo scherzosa. Il bonzo cominciò a seccarsi.
-E basta con questa storia! E poi, che diavolo è “Silent Hill”?!-
-Si vede che in questo mondo non esiste la play station, eh?- Sanzo stava per ribattere, ma altri fruscii lo fecero desistere. Al primo fruscio se ne aggiunsero altri, regolari. Presto si trasformarono in passi. Sanzo e Lara si appiattirono nell’ombra. I rumori si facevano sempre più vicini. Un ansimare sconnesso si unì al suono di passi, ora molto più lenti ed irregolari. Sanzo aumentò la pressione sull’impugnatura della pistola. Il loro uomo era ferito. Ma non era un buon motivo per diminuire la prudenza. Un lieve tonfo, a pochi metri dalla loro postazione. Sanzo e Lara schizzarono fuori dal loro rifugio, puntando le pistole contro il loro “ospite” notturno. Lo spettacolo che si trovarono davanti gli tolse ogni minaccia dalla bocca.
-Tu …- Fu l’unica cosa che Lara riuscì a dire. Inginocchiato, una mano premuta sul ventre, i capelli argentei spettinati. Alzò lo sguardo su di loro. Gli occhi dorati di Caleb li fissarono.
-Voi …- Una smorfia gli si disegnò sul viso. Mormorò, prima di svenire.
Mentre cadeva, Caleb vide solo buio. Buio ovunque. La mente come avvolta da una fastidiosa ragnatela, ad impedirgli ogni ragionamento. Ovattato, un suono di voci gli giunse alle orecchie. Ma non riuscì a capire cosa dicessero. Le ragnatele serrarono ancora di più la loro presa, e cadde nell’incoscienza.

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Rigel fissava l’altare, senza in realtà vederlo davvero. Davanti agli occhi solo la vista degli artigli di Artemius, rossi del sangue di Caleb. Ancora non si capacitava di tale gesto. Era fuori da ogni sua comprensione. Serrò le palpebre, rifugiandosi nei ricordi. Ricordi neppure troppo lontani. Lei e Caleb, ancora bambini. Artemius, un po’ padre ed un po’ fratello maggiore. I capelli più lunghi, e lo sguardo meno freddo. Il sorriso sulle sue labbra era vero, senza crudeltà.
Rigel riaprì gli occhi. Li sentiva bruciare. Una calda lacrima le scese sulla guancia chiara. Quando? Quando tutto quello era finito? Quando Artemius aveva perso quel sorriso, ed i suoi occhi erano diventati gelidi? Portò il suo sguardo su Maya, intenta ad usare i suoi poteri sulla sfera scura. Rigel strinse le palpebre. Era cresciuta. Prima non vi aveva fatto caso. Ma la sfera si era decisamente ingrossata. Ormai, quasi usciva dal libro. Un brivido gelido le percorse la schiena. Si chiese se non dovesse aver paura. Artemius le aveva detto decine di volte che era tutto assolutamente sicuro. “Basta solo che vi fidiate di me …
Sospirò, affranta. Il problema era che non sapeva più se fidarsi di lui o no …

-Fine capitolo 13-

Ringrazio ancora coloro che hanno commentato lo scorso capitolo, spero di ricevere altri commenti … ah, ed un appunto: i prossimi due capitoli, saranno più che altro delle spiegazioni sul periodo Gaiden … e ci sarà qualche piccola spiegazione sulle origini delle “mie ragazze”, e sui loro poteri.^^
A presto!
Will
  
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