Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Magali_1982    07/11/2014    5 recensioni
"Per questo correva sempre così tanto, così veloce. Per rendere indefiniti i contorni di una realtà aliena, dove non aveva punti saldi di riferimento. Per questo annotava tutto ciò che valeva la pena di apprendere, sentire, vedere, assaggiare, leggere. Per trovare il vero significato da dare alla sua seconda possibilità." Mai come dopo una distruzione totale servono punti di riferimento. Persino a un uomo definito "Leggenda Vivente". Steve e Captain America ora sono due entità divise, in conflitto. Sole. Alla ricerca di un modo per convivere e di un nome creduto perso in una tormenta di neve. A volte, l'unico modo per andare avanti è tornare indietro, a casa e scoprire di non essere stati i soli a farlo perché esiste un altro Soldato dilaniato tra due nomi. La loro guerra è la stessa e ciascuno cerca di punti fermi per non precipitare; un viaggio lungo e allo stesso tempo brevissimo, scandito da una lista.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
24




"Siamo pronti, signore."
"Diamo inizio all' operazione. Sono degli ingenui, se ci credono privi di mezzi."
"Abbiamo già un contatto."
"La squadra è pronta?"
"Pronta e operativa."
"Ricordatevi che ci servono vivi."





*




L' ispettore Jackson, cognome da sbirro di serie televisive e pancia da birra da poliziotto comune alle prese con tagli del budget amministrativo e burocrazia asfittica, stentava ancora a crederci.
Incastrato sul sedile del passeggero di un' auto della Polizia di New York, stava sfrecciando lungo la Park Avenue seguito e anticipato dal barbiglio dei lampeggianti di altre due vetture di servizio e altrettanti mezzi blindati della S.W.A.T.
In servizio da vent' anni, l'uomo era avvezzo alle missioni in cooperazione con forze esterne a quelle dei suoi agenti. Aveva collaborato con l' F.B.I, la D.E.A ma non aveva mai avuto il piacere di vedersi scavalcare nella gerachia del suo distretto da due uomini in doppio petto scuro, occhiali da sole d'ordinanza e auricolari incondonfibili.
Allora i film di spionaggio non raccontavano solo balle: chi prestava servizio per la C.I.A. sembrava davvero uscito da una sartoria di lusso con la pretesa di vestire autorevolmente fior fiore di completi tagliati su misura.
Era al suo secondo caffé quando il Tenente Foster, una donna bassa e sottile come un giunco, nota nel loro giro col rivelatore nomignolo di Bloody Mary per via del pugno di ferro con cui dirigeva i sopposti e una passione conclamata per l' omonimo drink, era entrata nel suo ufficio con la faccia tirata prevista solo nel portare grane molto grosse, molto delicate e molto pericolose. Le parole spese erano state poche e taglienti, come suo costume.
"Detective, abbiamo ricevuto una segnalazione attendibile per il caso di scomparsa di Andunie Martin."
Lo ricordava bene.
Per quanto fuori forma e con una calvizie incipiente, era stato uno dei migliori elementi del distretto a raccogliere la denuncia della migliore amica di quella ragazza, incaricata di esporla con il regolare consenso della famiglia.
Il caso voleva fosse anche un servitore della Legge dotato di buon fiuto; per questo aveva intuito subito che tra lei e il ragazzo che l'accompagnava non scorreva buon sangue. Lo aveva fulminato con lo sguardo quando si era presentato a sua volta come amico della giovane risultata rapita e sparita nel nulla nell' incidente inspiegabile di Mulberry Street.
Secondo il rapporto, la vittima era stata prelevata dalla sua casa in Lafayette Street alle prime luci dell' alba del 20 settembre. Era stata la sua amica a trovare la porta dell' appartamento aperta con un abile lavoro di scasso alla serratura blintata; non erano stati rilevati segni di lotta, a parte la tazza di caffé finita in pezzi, ancora piena, sul pavimento di legno.
La telecamera puntata sull' uscita del seminterrato del palazzo era stata manomessa; nel corridoio che lo attraversava erano state rilevate tracce di passaggio recenti. Un testimone, uno dei vicini di casa della signorina Martin, aveva visto un furgone del Servizio Elettrico della città fermo pochi minuti prima proprio in corrispondenza della scaletta di accesso.
Katherine Hale, dottorato in Filologia Classica ad Harvard, aveva dato l'allarme dopo essere tornata dall' amica col proposito di riportare la sua gatta, una fulva Norvegese delle Nevi, presa in consegna il giorno prima. Le ci era voluta tutta la sua testardaggine per convincere un agente di pattuglia a seguirla; era stata data la priorità a quanto stava accadendo a pochissimi isolati di distanza e solo dopo molte ore, grazie ai filmati di alcuni dei tanti occhi artificiali puntati su ogni angolo di New York, le forze dell' ordine avevano visto quella ragazza venir estratta da un van semi distrutto da un solo uomo, impossibile da riconoscere a causa del berretto e del cappuccio calzato sopra.
Miss Hale, alla fine della sua deposizione, aveva mandato un messaggio chiaro e tondo a Mister Connelly, figlio di uno dei maggiori imprenditori di SoHo: lo stava sopportando per pura cortesia formale; era l'unico motivo per cui si era trattenuta dal tirargli addosso il bicchiere di carta, per fortuna vuoto, del suo cappuccino Starbucks. Avrebbe dovuto indagare sui reali rapporti tra lui e Andunie Martin ma gli era sembrata una mossa azzardata e fuori dal contesto delle indagini.
"Sono pronto, Tenente."
"Prima devo presentarle due persone."
Ed erano arrivati: asciutti, naturalmente dotati della stronzaggine snob che si sviluppava assieme alla reticenza durante gli addestramenti del Pentagono. Se suo figlio Simon, un bimbetto sveglio di cinque anni con la fissa per i film di fantascienza li avesse potuti vedere, li avrebbe sicuramente chiamati Agente K e Agente J.
Fossero stati simpatici anche solo un decimo dei personaggi di Tommy Lee Jones e Will Smith, William Jackson sarebbe stato ben lieto di sorvolare sull' arroganza sfoggiata nel notificargli la revoca del suo caso.
"Mi è permesso dissentire?" aveva chiesto con la cortesia di cartapesta dovuta alle persone ritenute insopportabili alla prima occhiata.
"Permesso accordato, detective ma temo sarà spreco di tempo."
Figlio di puttana con una scopa in culo!
Nemmeno si era accorto di essere stato preso per i fondelli.
Mentre la città, ancora intontita dalla notte appena trascorsa, scorreva attorno a lui dai finestrini appannati, il poliziotto finì di rammentare il suo illuminante incontro con la temuta Intelligence.
"Avanti, stiamo parlando di una giovane...concept designer! La sua famiglia è pulita, il suo lavoro un po' bizzarro lo concedo ma cosa potrà mai significare per la CIA?"
La recita aveva funzionato; credendo di trovarsi di fronte a un obeso afro-americano con poco cervello, i due agenti speciali si erano impettiti.
"Abbiamo degli elementi d' indagine che confermano la presenza a New York di persone ritenute sovversive. Miss Martin é spiacevolmente finita in contatto con loro in modo del tutto fortuito ed é rimasta coinvolta in un affare che solo il nostro dipartimento è autorizzato a gestire."
"Allora non vi seccherà se verrò con voi ad accertarmi di questi modi fortuiti."
Era quello il motivo per cui adesso stava tallonando una speciale unità anti crisi diretta alla Stark Tower.
"Siamo sicuri, capo?" domandò l' autista in divisa da recluta. "Stiamo andando a pestare i piedi in casa di Tony Stark?"
"Iron Man, vorrai dire."
"Non è la stessa cosa?"
"Sembra che questi coglioni del governo pratichino una netta distinzione."
Dopo l' annientamento dello SHIELD e i processi a cui erano stati sottoposti alcuni dei suoi più temuti agenti, le persone definite "peculiari" coinvolte nel Progetto Avengers erano diventate, in via del tutto confidenziale e ufficiosa, sorvegliate speciali.
Il detective Jackson doveva queste spiegazioni alla sua faccia da schiaffi e alla magnanima concessione da essa stimolata sui due pezzi grossi della capitale.
Steven Grant Rogers, noto al mondo intero col nome di Captain America, aveva fatto perdere le sue tracce dopo il funerale del Colonnello Nicholas J. Fury ma ora era stata resa nota la sua presenza a New York. Era solo il primo di una serie di eventi giudicati sospetti dai vertici dei servizi segreti e dal Dipartimento della Difesa.
La segnalazione era partita proprio dall' entourage più ristretto di Tony Stark.
"Ci siamo."
La recluta sterzò con abilità e la Tahoe inchiodò esattamente davanti alla gradinata dell' ingresso principale.
Il corpulento polizziotto scese di malumore; quella storia non gli piaceva per niente. La coppia stronza e sbiadita degli Agenti K e J, naturalmente, lo avevano preceduto; stavano già varcando le vetrate, accedendo nell' atrio, seguiti da quattro uomini armati e con gli elmetti calati sulla testa.
L' arrivo in pompa magna di un simile gruppo portò scompiglio in tutti gl' impiegati del piano terra dell' edificio. Una delle ragazze della Reception corse via in modo sorprendentemente veloce per una che caracollava su degli infernali tacchi a spillo e tornò poco dopo, accompagnata da un armadio con le fattezze di un uomo alto e ben piantato.
"Sono Harold Hogan" si qualificò con imperiosità. "Direttore della Sicurezza. Identificatevi."
Il compito delle presentazioni se lo prese l' Agente K, più anziano e azzimato del compagno.
"George Smith, signor Hogan. Incaricato del Pentagono. Necessitiamo d' incontrare il signor Anthony Stark."
Jackson, qualche passo più indietro, alzò gli occhi al cielo. Pensava che gente abituata a segreti, alias e file criptati avesse più fantasia nello scegliersi dei cognomi falsi. Perché non John Doe e si tagliava la testa al toro?
"Il signor Stark non è presente. Stamattina ha lasciato la città."
"Lo verificheremo" rispose amabilmente l'uomo in doppio petto, con un cenno concigliante del capo. Se non altro, sembrava sapessero di non poter piombare senza motivo nel quartier generale di uno degli uomini più ricchi del pianeta e salvatore dell' intera New York dopo essersi caricato in spalle una sciocchezza come una testata nucleare e averla scaricata in un varco spazio-temporale.
"E' possibile parlare con la signorina Potts."
Diverse teste si voltarono verso la nuova arrivata: alta, capelli scuri trattenuti in un crocchia, tailleur blu, passo autorevole. Sostenne lo sguardo sbigottito di Hogan con disinvolta fermezza.
"E' tutto a posto, Happy. Ho avvisato io le autorità."
La dichiarazione di Maria Hill, un tempo braccio destro del defunto Direttore dello SHIELD, alle orecchie del detective suonò come una condanna. Qualcosa gli diceva che presto avrebbe scoperto i colpevoli a cui era indirizzata.




L' Amministratore Delegato delle Stark Industries accolse gli agenti nello splendido attico open space con vista su Manhattan.
Lo spazio, vasto e moderno, non era stato concepito per impressionare il visitatore ma per accoglierlo. Mobili in cristallo e ferro battuto, comode poltrone di pelle. Pavimenti in lastre di cemento smaltato e trattato.
Virginia "Pepper" Potts era da sola; sembrava essere stata sorpresa durante la colazione e ne era palesemente infastidita. Quando le venne spiegato cosa ci facesse lì una simile task force, il suo sguardo azzurro, messo in risalto da un velo di ombretto borgogna, saettò prima sbigottito, poi inferocito sulla signorina Hill. Il suo volto cesellato perse ogni delicatezza mentre diventava una maschera di delusione, poi indifferenza.
Tradimento, pensò cupo il detective, costretto come sempre a stare un passo indietro rispetto ai due rappresentanti del Pentagono.
"Mi dispiace" mormorò la donna; mera cortesia, nessun cenno di sincero pentimento.
"Abbia la decenza di non mentire, signorina Hill." La voce di Pepper Potts era gelida. "Signori, cosa posso fare per voi?"
"Ci dispiace per l'intrusione; siamo lieti che abbia deciso di collaborare."
Un paio di sopraciglia ramate si alzò appena.
"Vorremmo vedesse una cosa."
Il comando adesso era passato al moccioso tra i due. Intanto, gli agenti armati si erano disposti con discrezione ai lati dell' ascensore. L'uomo le porse una minuscola scheda di memoria; Pepper la prese senza commentare e andò verso un tavolo di lavoro apparentemente spoglio. Lo sportello di un plug in si aprì, perfettamente mimetizzato.
"Jarvis, iniziare la trasmissione."
Un monitor-ologramma comparve davanti alla donna; prese a scorrere un filmato. Mostrava lei e una ragazza con lunghi capelli scuri, ferme a parlare e ridere all'ingresso della Stark Tower. William Jackson ebbe un movimento di stupita stizza.
Corrispondeva tutto: il colore degli occhi, l'altezza. Il tratto distintivo e bizzarro del berretto. Il borsone. Quella era senza dubbio Andunie Marjorie Martin, identica a come era nella foto mostratagli da Katherine Hale.
"Conosce la persona con lei?"
"Sì. E' stata nostra ospite."
Smith si avventò sulla preda con consumata educazione. "In quali circostanze?"
"Mi avvalgo della facoltà di non rispondere."
L' agente incassò la prima stoccata con un cenno comprensivo del capo. Era un suo diritto.
Il secondo filmato era quello, ormai famoso, della ragazza portata via da un furgone bloccato in Mulberry Street, a SoHo, due giorni fa.
"Perché la CIA si sta interessando a una semplice illustratrice?" domandò diffidente, spegnendo il monitor.
"Ha visto l'uomo che ha distrutto l'anteriore della vettura dove era stata rinchiusa? Cerchiamo lui. Si tratta di un pericoloso assassino affiliato alla ex-organizzazione nota col nome di HYDRA. Purtroppo é stata coinvolta una civile ma abbiamo motivo di ritenere che lei sappia dove si trovano entrambi."
Smith attese, sorridendo affettatamente alla sua interlocutrice.
Era il momento dei calcoli e dei bilanci. Sapeva di trovarsi di fronte un' avversaria temibile, intelligente ma sicuramente anche scaltra abbastanza dal saper valutare gli effetti di uno scandalo in cui il suo compagno, Tony Stark, sarebbe stato associato al nome del Soldato d' Inverno, uno dei criminali più ricercati del pianeta.
La denuncia fatta da Maria Hill presso gli uffici del Pentagono quella mattina e finita sulla sua scrivania era stata dettagliata, circonstanziata. Quel terrorista era comparso a New York e alla fine si era tradito nel tentativo di rintracciare Captain America, uno dei suoi obiettivi. Era stato ordinato di presevare l'incolumità di Rogers, rimaneva pur sempre un Eroe capace di trascinare dalla sua parte l' intera opinione pubblica ma non quella dell' uomo destinato ad ucciderlo.
Le labbra della signorina Potts si contrassero in una linea dura. Aveva concluso la sua disamina.
"Happy, per favore, vai a prendere la ragazza."
Il Direttore della Sicurezza sembrò sul punto di protestare; alla fine chinò il capo e si congedò con un borbottio indistinguibile.
"Le siamo doppiamente grati. La Commissione del Senato terrà conto della sua disponibilità. Sono tempi difficili, da quando lo SHIELD é stato destituito."
"Questo vi autorizza ad agire contro chi vi ha salvato, piùdi una volta, come fosse un criminale?"
"Sa meglio di noi che i Vendicatori sono come mine anti uomo."
La donna tornò a trincerarsi dietro il suo sdegno di ghiaccio.
Andunie Martin arrivò qualche istante dopo, tremante e impaurita. Si guardava intorno con aria confusa. Non capiva cosa diavolo stava succedendo, valutò impietoso il detective. Doveva ammettere di essere curioso a sua volta di sapere come la sua vita di ordinaria civile fosse finita immischiata con quella di gente tanto pericolosa e utile insieme. C'era stato anche lui, in prima linea, il giorno in cui New York vide il proprio cielo aprirsi per vomitare esseri alieni. Era per quanto aveva visto in prima persona che non gli stava piacendo il suo ruolo di recalcitrante accompagnatore di due burocrati del cazzo, chiaramente intenzionati a trascinare Iron Man e chissà chi altri nel fango.
"Andy, questi signori vorrebbero parlarti" provò a dirle Pepper.
"Avevi promesso che non mi sarebbe accaduto niente!" le urlò contro, impedendole di finire la frase.
"Le circostanze sono cambiate. Lo stanno cercando."
Il minuto successivo sarebbe stato impossibile da descrivere. Nell'aria rimase l' intenzione di un' acceso diverbio tra la ragazza e la donna dai capelli rossi; a vanificarla ci pensò uno strano movimento al limite del capo visivo degli agenti. Una massa scura, veloce, balzò giù dai gradini che conducevano al corridoio delle stanza private dell' attico.
Andunie Martin gridò per alcuni secondi, sufficienti all' uomo vestito di nero, con il braccio sinistro più assurdo mai visto da Jackson in vent' anni di carriera, di avventarsi contro i due spocchiosi Men in Black. Un lampo, poche mosse impossibili da distinguere e alla fine, lo scatto di due pistole puntate su di lui.
"Fermo o sparo!"
Il Soldato d' Inverno si rialzò lentamente e puntò due occhi privi della più piccola emozione sugli uomini in tenuta anti-sommossa, valutandoli fastidiosi come formiche da schiacciare.
Scattò un terzo grilletto, molto più vicino a lui.
"Provaci, maledetto bastardo" lo avvertì Maria Hill "e ti apro quel buco in testa che meriti da quando sei arrivato qui."




*






Il mondo aveva perso i suoi suoni.
Le giungevano ovattati, distanti. Deformati.
Andunie si era lasciata trascinare via come una marionetta priva di volontà; aveva annuito, quando l' avevano informata che sarebbe stata portata in centrale per raccogliere la sua deposizione. Dopo avrebbe potuto contattare la sua famiglia e dire loro che era sana e salva, incolume, disgraziatamente finita in una storia più grande di lei. L'avrebbero sicuramente rilasciata, avevano aggiunto con la delicata pietà riservata a una vittima degli eventi.
Inebetita, aveva chiuso il mondo fuori da se stessa; non aveva quasi battuto ciglio quando, vicino al grosso detective afro-americano, lasciò per sempre il luogo dove si era cullata nell' illusione di essere al sicuro.
Sì, valutò William lanciandole un'occhiata comprensiva destinata a venir assorbita e annullata da uno sguardo vaquo, puntato nel vuoto. La povera ragazza era stata usata e tradita anche se mancavano moventi e spiegazioni fondamentali. Sperò che lasciassero a lui il suo interrogatorio; le due super spie avevano abbastanza da fare con quel pazzo furioso piombato in mezzo a loro armato fino ai denti e coperto da capo a piedi della più futuristica, complessa divisa anti-proiettile mai vista. E poi, quel braccio!
Da dove era saltato fuori?
Sicuramente era pericoloso: era stato preso in custodia dal reparto di forze speciali arrivati con loro. L' ultima immagine del Soldato d' Inverno era stata quella di un uomo fatto entrare in un furgone blindato della S.W.A.T e a quel proposito: l'intera struttura, con tutti i suoi sessanta piani, sarebbe stata perquisita in cerca di Captain America. Sembrava si trovasse lì e uno dei vantaggi di lavorare per la CIA era la possibilità di scavalcare fastidiosi protocolli burocratici come l' ottenimento di un mandato di perquisizione e uno di comparizione in copia cartacea, con la firma del primo giudice voglioso di poter dire, un giorno, di essere stato lui a portare davanti alla Commissione per la Sicurezza Nazionale un personaggio controverso ma amatissimo come il Capitano Rogers.
Che mondo è quello dove dubitiamo di chi ha rischiato la vita per salvare la nostra?
Cristo.
Era già arrivato alle domande filosofiche. Doveva star messo peggio del previsto con la sua coscienza.
La Tahoe ripartì facendosi strada a fatica tra la prima folla di curiosi assiepatasi fuori dalla Stark Tower. Dopo di loro ne sarebbero arrivati altri, sciacalli involontari desiderosi di sapere cosa era successo in casa di Iron Man. Il corteo si sarebbe chiuso con l'arrivo della Stampa; meglio dileguarsi prima che i furgoncini delle principali testate giornalistiche piombassero sul Park Avenue Viaduct.
La ragazza continuava a non spiccicare parola. E dire che sarebbe stata persino bella, se quella posa da bambola inerte non fosse risultata inquietante.
"Sa che dovrà spiegarci molte cose?"
Un secco cenno di assenso del capo.
"Non é in arresto, signorina Martin."
Un altro cenno, ancora più nervoso. Se non altro lo stava ascoltando.
"Dopo il suo arrivo al dipartimento, quei signori vorranno parlare con lei."
Questa volta, la testa rimase ferma.
Davanti a loro, il semaforo del primo incrocio della Park con la Madison scattò sul rosso; il cambio di colore sembrò porre fine a quella sorta di trance. Le palpebre batterono due volte e il detective si trovò addosso due occhi completamente diversi: arguti e insieme imbarazzati.
"Temo che questo non sarà possibile" gli rispose con un sorriso disarmante.
William Jackson non capì cosa volesse dirgli fino a quando non guardò nello specchietto retrovisore.
Chi cazzo é quella?
L' assennatezza della domanda si perse in una nebbia piacevole e fresca, indotta dal narcotico che gli fu iniettato alla base del collo.
La recluta Deavers, da ragazzino fresco di Accademia, in un battito di ciglia era diventato una procace donna dagli occhi felini e i capelli rossi nascosti sotto il berretto della divisa.
E poi arrivò la notte, grigia come piombo e senza sogni.




Natasha sorrise, soddisfatta. Finì di strapparsi dal viso la rete rifrangente: uno dei giocattoli che era riuscita a salvare dagli arsenali tattici dello SHIELD, un dispositivo capace di modellarsi perfettamente su qualsiasi lineamento e in grado di alterlarlo grazie alle fibre ottiche di cui era intessuto, custode di uno dei più sofisticati programmi per l'alterazione dei connotati.
Seduta sul sedile posteriore, Andy si allacciò la cintura di sicurezza e ricambiò il suo sguardo, annuendo con decisione.
La Vedova Nera ingranò la marcia, spense la radio e compì una perfetta e azzardata inversione di percorso. Il traffico di New York si aprì minaccioso per assorbire la manovra spericolata; decine di macchine sfrecciarono a un nulla dalla fiancata bianca recante la scritta blu NYPD. Un concerto di freni premuti allo spasimo e clacson sfrenati accompagnò la loro fuga.
"Tutta intera?" le domandò con levità imboccando la direzione del West Side di Manhattan.
"Se trovi il mio stomaco da qualche parte, pregalo di tornare dove deve stare sempre, grazie!"
Se la vena ironica di Andunie Martin sapeva prodursi in simili battute, andava tutto bene.
"Sei stata grandiosa."
"Sbaglio o sento un certo stupore nella tua affermazione?"
La secca curva di immissione sulla Madison Avenue la sballottò verso il lato opposto dell' auto, contro il povero polizziotto profondamente addormentato.
"Lo ammetto, pensavo non riuscissi a reggere la tua parte."
"Pepper e Maria sono state così convincenti che é stato facile adeguarsi. Per non parlare di-"
"Ecco Clint!"
Ferma sul ciglio di un vicolo incuneato tra due vecchi palazzi di Midtown, c'era un SUV dai vetri oscurati. La faccia stropicciata e impassibile di Occhio di Falco fece capolino, la mano sinistra che si agitò in un saluto svogliato.
Natasha pestò con forza sulla leva del freno e schizzò fuori dall' abitacolo, andando ad aprire la portiera di Andy; la trovò già libera della cintura, pronta a venir afferrata per uscire il più velocemente possibile. Incespicò sul selciato e imprecò, chinandosi sul ginocchio destro.
"La ferita?" chiese la donna, preoccupata.
"Ci penseremo dopo, andiamo!" Avrebbe dovuto rifare la medicazione, come da prescrizione del dottor Scott. Strinse i denti e saltò dentro l'altro abitacolo.
"Santo Dio, Nat, quella divisa ti sta da cani!" constatò Clint con una risatina.
"Scrivi alle forniture militari per protestare" gli suggerì la collega, balzando sul sedile al suo fianco. Partirono in fretta, sgommando in retromarcia sulla strada piena di buche. L' arciere, sopraciglio destro inarcato in un' espressione concentrata, fece sterzare il volante, lo portò dritto e imboccò direzione Sud per trovare un varco sulla Avenue of the Americas; dovevano sfilare lungo i confini di SoHo, diretti a West Houston Street.
"Là dietro come va?" chiese con inedita premura alla loro passeggera. Andy cercò di tastare con cautela la gamba dolorante. La fasciatura, eseguita l'ultima volta l'altro giorno, aveva ceduto. Poteva solo sperare che i tagli non si riaprissero.
"...Credo di aver ritrovato lo stomaco", biascicò arrangiando un sorriso.
"Quindi riesci a vomitare?"
"Non davanti a due assassini provetti. Ho una reputazione da palla al piede con qualche utilità da difendere!"
La frecciata era per Natasha.
La diretta interessata l'accolse con eleganza, ridacchiando. Se l'era meritata ma era pur vero che se la prima parte del folle piano ideato da Steve era riuscito, lo dovevano al sangue freddo sfoggiato dall' ultima persona ritenuta in grado di possederlo. E di sicuro, non era stato solo quanto era successo col Capitano a rendere coraggiosa quella ragazza.
"Ce l'abbiamo fatta davvero?" domandò dubbiosa, aggrappandosi al poggia testa di Clint.
"Sì, per quanto riguarda la nostra parte. Adesso tocca al Soldato d' Inverno."




Angolo (tetro e buio) dell' autrice: dai, vi devo davvero dire chi solo gli Agenti K e J? Fa parte dell' ABC di ogni Nerd che si rispetti!
Se avete altre domande nate in corso di lettura, e spero sia così viste le mie intenzioni poco onorevoli, dovrete attendere una settimana. Perché questi sono solo piccoli fuocherelli, per scaldarvi e darvi un assaggio dell' azione che presto ci travolgerà.
Non mi sono dimenticata delle risposte da dare alle recensioni ma vi chiedo un po' di pazienza: Lucca 2014 è stata spettacolare e folle ma devo ancora ripigliarmi del tutto. Appena saprò ricordare che 2+2= 4 andrà meglio e forse i miei neuroni torneranno in funzione!
Baci e abbracci,
Maddalena.






 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Magali_1982