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Autore: _Dayana_    07/11/2014    2 recensioni
Storia e alcune frasi ispirati al film “ Abbandonata dal destino”
Attenzione contenuti forti!
Volevo veramente bene a mia madre.
Lei era tossico dipendente.
Alcolista.
Era diventata quasi cieca e godeva di un sussidio.
Era schizzo frenica.
Però io non ho mai dimenticato che mi amava, anche se si faceva.
Continuamente.
Continuamente.
Continuamente…
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Chi di noi può prevedere la propria vita a me sembra solo che ci caschi dentro e poi si deve fare del nostro meglio, mia madre stava morendo, mio padre se ne era andato, ma io dovevo credere che la mia strada mi sarebbe venuta incontro. Che cos'è una casa dopo tutto: un tetto, un letto, un posto nel quale se ci sei comunque ti portano via, se è così avevo sedici anni quando diventai una senza tetto!
Non avevo nessuno.
Ero sola al mondo.

Camminavo senza avere una meta precisa, a volte ritornavo nello stesso punto da cui ero partita a volte, invece, facevo il giro di tutto il quartiere oppure ad ogni panchina mi fermavo e rimanevo ad osservare il cielo o semplicemente un punto a caso, rimanevo per delle ore.
Avevo fame.
Non potevo fermarmi a mangiare da nessuna parte perchè non avevo soldi con cui pagare e dubito che i proprietari lasciassero entrare una senza tetto sporca e malandata, vestita solo da un paio di jeans trasandati e una felpa grigia che una volta era bianca...
Un colpo di vento mi fece rabbrividire e iniziai a sfregarmi la mani nel tentativo di scaldarle.
Accellerai il passo senza sapere, però, dove andare.
Girai l'angolo e davanti ai miei occhi apparve un insegna a led luminosa
Diceva "supermercato"
Mi avvicinai alla vetrina. In bella mostra c'erano tutti i tipi di cibi che si potevano trovare la dentro.
La mia pancia urlò reclamando da mangiare.

-Non posso entrare, non ho soldi con me...-

Poi un'idea mi balenò in testa...
Rubare.
Certo, niente di grosso, solamente lo stretto necessario.
Un pezzo di pane o altro.

-No! non posso...-

In quel momento il mio stomacò cominciò a brontolare
Entrai cercando di non dare nell'occhio.
Fortuna che la felpa mi era enorme così ebbi la possibilità di nascondere una merendina e una bottiglietta di acqua.
Stavo per andarmene quando scattò l'allarme.
Una cassiera vicino a me iniziò ad osservarmi sospettosa.
Io feci finta di nulla e proseguì
Venni bloccata dalla donna

-Hei, dove stai andando?-
-A casa...-
-Ce l'hai una casa?-
-Non sono affari tuoi!-
-Che hai sotto la felpa...se possiamo definirla così-
-Nulla...-
-Ah davvero?-

Mi strattonò e mi cadde a terra il mio piccolo bottino

-Vattene se non vuoi che chiami la polizia!-
-La prego... ho fame, non ho soldi con me...-
-Va a lavorare!-

Detto questo mi spintonò fuori dal supermercato.
Rimasi impalata davanti la vetrina un paio di minuti.
Gli occhi bruciavano.
Una lacrima scese dal mio viso ma il vento la consumò quasi subito.
Non valeva la pena piangere...
Mi abbottonai la felpa e me ne andai

-Hei tu!-

Mi fermai e con lo sguardo cercai chi aveva parlato
Parlava con me?

-Hei dico a te! ragazza?-
-Dov...dove sei?-

Bisbigliai piano

-Sono qui dietro-
-Fatti vedere-
-Non posso-
-Perchè?-
-Avresti paura di me-
-Anche tu se mi vedessi-
-Non scherzare...-
-Se ti prometto di non urlare ti fai vedere?-
-Me lo prometti?-
-Si-

Da dietro un angolo sbucò una figura.
Era alta, molto più di me.
Poco dopo un gattino mi venne incontro
Mi inginocchiai e lo accarezzai delicatamente sulla testa, lui ricambiò con delle fusa

-Che carino che sei-
-Ti piace?-
-Si...è tuo?-
-Si-
-Come si chiama?-
-Klunk-

Mi alzai e guardai il mio interlocutore che si era avvicinato
Ebbi un infarto
Davanti a me c'era un ragazzo verde con una fascia arancione... era vestito da pantaloni bianchi e una felpa azzurra.

-Cosa...- mi allontanai di qualche passo
-No ti prego, non avere paura- mise le mani avanti
Solo ora notai che aveva tre dita per mano
-Cosa sei?-
-Un mutante-
-...-
-Mi chiamo MIchelangelo, ma puoi chiamarmi Mikey, non voglio farti del male, voglio aiutarti-
-Aiutarmi?-
-Si-

La mia pancia brontolò, ancora.
Misi le mani sull'addome imbarazzata

-Hai fame?-
-Non sai quanta-
-Vieni con me, conosco un bel posto dove mangiare-
-Ma... non ho soldi con me-
-Non ti preoccupare offro io-

Mi sorrise
A mia volta gli sorrisi

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-Allora è tutto di tuo gradimento?-
-Certo che si! grazie mille Michelangelo-
-Di nulla....-
-Oh, Litz-
-Di nulla Litz-

Sorridemmo entrambi

-Ma non hai paura a farti vedere in giro? non fraintendermi ma...-
-Ho capito cosa vuoi dire e no, qui almeno non ho paura. Vedi Murakami è un mio amico e anche se cieco conosce il mio aspetto-
-Ma perdona la mia domanda... cosa sei di preciso? una rana?-
-No, una tartaruga-

Lo guardai perplessa
-Vedi qui ce il guscio- disse indicandosi la schiena coperta dalla felpa

-Litz, dove andrai a dormire?-
-Oh, bhe a casa mia...-
-Ce l'hai una casa?-
-No...-

Quando fummo fuori dal locale camminammo un po insieme

-Hai fratelli o sorelle?-
-Tre fratelli tutti più grandi di me, tu invece?-
-Una sorella...-
-Mi parli un po di te?-

Quelle parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno volto
Non avevo mai raccontato a nessuno la mia vita

-Perdonami, non volevo essere...
-No, tranquillo. Vedi, mia madre è una tossicodipendente, si è trasferita dal nonno e mio padre è in un rifugio per poveri... io invece sono rimasta qui, non era quello che ti aspettavi vero?-
-Invece si-
-Come??-
-Vedi io ti osservo da quando sei nata, non pensare male per carità, ho cercato di aiutarmi come potevo-
-Quindi i dolci che trovai vicino al cassonetto?-
-Opera mia-
Gli sorrisi
-Grazie Michelangelo-
-No, grazie a te Litz.



 
   
 
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