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Autore: Angel_R    23/10/2008    1 recensioni
Gabriella, dopo vari trasferimenti, arriva ad Albuquerque, dove incontra la studiosa Taylor, la pianista Kelsi, e l’amante della danza Martha. Troy è il capitano della squadra di basket e il ragazzo più ammirato della scuola. Sharpay è la Regina di Ghiaccio alla quale non si deve mai dire di ‘no’, mentre Ryan, suo fratello gemello, si rifugia sempre nel suo posto preferito, il teatro… Sembra tutto normale, ma se Troy non fosse carino e gentile? E se Gabriella non lo vedesse di buon occhio? E se Sharpay non amasse il teatro ma i pom-pon? E se Ryan non fosse morbosamente attaccato alla sorella? E se… e se volete saperne di più… leggete!! Questa è la mia primissima long, quindi recensite in tanti!! Anche i commenti negativi sono ben accetti, servono a migliorare, sempre che non siano offensivi… Grazie in anticipo!!^^.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5: Pigiama – party… al bacio.
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La mattina dopo, appena arrivata a scuola, fui assalita dalle domande di Kelsi e Martha, le quali, non sapendo l’accaduto del pomeriggio precedente, erano curiose di avere notizie.
Sinceramente non mi andava di dover raccontare quella storia un’altra volta, ma non potevo fare a meno di confidarmi con loro.
In fondo, anche se non ci conoscevamo da molto tempo, mi sembrava di essere loro amica da sempre. Soprattutto con Taylor.
Entrambe rimasero a bocca aperta e sbottarono quasi allo stesso modo di Taylor la sera prima al telefono.
Con mia grande sorpresa anche la timida e tranquilla Kelsi non si risparmiò i complimenti.
“Dai, ragazze, basta parlarne, ormai è successo, e voglio gettarmi tutto alle spalle”.
Non avevo davvero voglia di portarmi avanti quella storia, ma ero sicura che non l’avrei dimenticata tanto facilmente.
“Hai ragione, lasciamo gli stupidi a vivere nella loro ignoranza”. Detto ciò Taylor mi prese sottobraccio e ci recammo in classe.
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Sabato arrivò presto. Tutto stava andando alla normalità.
Sharpay mi lanciava occhiatacce cariche di elettricità ogni volta che ci capitava di incrociarci nei corridoi della scuola, mentre il suo atletico cagnoli…ehm fidanzato, faceva finta di niente, come se non fosse successo nulla. Per fortuna.
Erano le 17:50 quando mi ritrovai davanti alla villetta dei Mckessie.
Suonai il campanello, e, quando la porta si aprì, sussultai appena.
“C- ciao Bryce”.
“Ah, ci sei anche tu”.
“Sì, c’è anche lei, tu vattene, non sei invitato”, gli disse Taylor comparendo all’ingresso e congedando il fratello. Lui sbuffò e se ne andò.
“Purtroppo esce dopo le 20:00, quindi dobbiamo sopportarlo per un paio d’ore. Vieni”.
Dopo poco arrivarono anche Martha e Kelsi.
La serata stava procedendo bene.
Tutte noi indossavamo pigiami un po’ stravaganti. Ed io che mi vergognavo del mio…
Stavamo guardando un film e mangiando schifezze quando sentimmo un rombo di motore seguito da schiamazzi provenire dalla strada e, in seguito, dall’ingresso di casa.
“Ma che cavolo…”, disse Taylor alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza.
Noi la seguimmo e ci fermammo tutte in cima alle scale.
La confusione che avevamo sentito non era nient’altro che l’entrata in scena di mezza squadra dei Wildcats.
Bryce stava facendo entrare i suoi amici accogliendoli con pacche sulla schiena.
“Oh- ho, hanno aperto le gabbie dello zoo”, disse Kelsi un po’ dispiaciuta.
“Eh no, questa non gliela faccio passare”. Taylor fece dietrofront e rientrò in camera sua. Ne uscì poco dopo indossando una tuta.
Senza dire niente scese le scale e si bloccò con i pugni sui fianchi davanti a suo fratello.
“Che cosa credi di fare? Lo sai che stasera questa casa è off-limits sia per te sia per questi qui”.
“Ehi! ‘Questi qui’ a chi?!”, chiese Chad Danforth, il vice- capitano dalla folta capigliatura.
“A voi, e, se non ti dispiace, non stavo parlando con te”.
“Ehi, amico, tua sorella è una tosta”, disse Chad rivolto a Bryce.
Taylor afferrò suo fratello per un braccio e lo spinse nel salotto. Non si riuscì a sentire niente della loro conversazione, solo urla indistinte.
“Ragazzi, quella lo concia per le feste”.
Quella voce. L’avrei riconosciuta fra mille. Negli ultimi giorni mi era rimbombata in testa in continuazione.
Ne localizzai il proprietario. Con la schiena appoggiata alla porta, Troy Bolton sghignazzava immaginandosi cosa stesse accadendo all’interno del salotto.
Turbata da quella vista, mi girai e corsi in camera di Taylor, prontamente seguita da Kelsi e Martha.
Mi sfilai il pigiama e m’infilai i vestiti con i quali ero arrivata poche ore prima.
“Dove vai? Che vuoi fare?”, chiese Martha un po’ stranita e preoccupata.
“Non lo so”, fu la mia semplice risposta. Ed era vero, ma non avrei mai permesso a qualcun altro membro della squadra di basket di rovinarmi la serata.
Scesi le scale e, senza degnare nessuno di uno sguardo, aprii la porta del salotto.
I fratelli Mckessie si ammutolirono. Affiancai Taylor e, guardando Bryce dritto in faccia, dissi: “Allora, se ne vanno o hanno bisogno dell’invito scritto? Scusa se mi permetto, lo so che non è casa mia, ma stasera mi stavo divertendo, e ti sarei grata se non mi rovinaste tutto. Ultimamente sta accadendo spesso, e…”.
Non riuscii a finire la frase. Qualcuno era entrato nella stanza.
Accadde tutto in pochi secondi. Bryce e Taylor furono spinti fuori dal salotto e la porta venne chiusa con due giri di chiave.
Troy Bolton si girò verso di me incrociando le braccia al petto.
“Allora tu proprio i consigli non li segui, eh?”. Il solito sorriso sulle labbra.
“Non di certo da uno come te. Preferirei buttarmi da un aereo senza paracadute”.
“Che sarcasmo”. Cominciò ad avanzare verso di me a passi lenti.
Indietreggiai, fino a toccare il divano con le gambe. Troy si fermò davanti a me. Mi aveva messo nell’angolo.
Questa volta il gatto era lui, ed io ero solo un topolino che cercava una via di fuga.
Odiavo sentirmi circondata, era come se soffocassi.
Continuava a fissarmi. Sempre sorridendo.
Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
“Vediamo se così lo capisci”.
Con uno scatto mi prese per le spalle e mi buttò sul divano, dopodiché si mise a cavalcioni sopra di me in modo da bloccarmi le gambe con le sue e le braccia con le mani.
Ero impaurita. Che intenzioni aveva?
Continuando a sorridere abbassò il viso verso il mio e mi baciò.
All’improvviso tutti i rumori svanirono. Non sentivo più i colpi alla porta di Taylor e Bryce che continuavano a urlare di aprire la porta, e neanche gli schiamazzi degli altri ragazzi nell’ingresso.
Sentivo le sue labbra sopra le mie e il suo petto che si alzava e si abbassava sopra di me.
Avrei dovuto divincolarmi e scacciarlo via, ma il mio corpo non sembrava obbedirmi. Ero come insensibile.
Dopo qualche secondo Troy si alzò ed io mi misi in posizione seduta.
Si avviò verso l’uscita, ma, a metà salotto, si bloccò e si girò verso di me.
“Spero di essere stato più chiaro questa volta”.
Fece scattare la serratura e aprì la porta. I gemelli Mckessie smisero di bussare e urlare e fissarono Troy con uno sguardo interrogativo.
“Dai ragazzi, andiamocene, qui non c’è niente da fare”, si limitò a dire il capitano, dopodiché uscì dall’abitazione.
Il resto del gruppo, anche se confuso e perplesso, lo seguì.
Taylor si fiondò in salotto e si sedette di fianco a me.
Ancora non riuscivo a capacitarmi di ciò che era successo.
“Che cosa ti ha fatto?”, chiese preoccupata la mia amica.
“L- lui mi ha…”, non riuscii a finire la frase che scoppiai in lacrime. Non sapevo perché stessi piangendo, ma le lacrime continuavano a cadere imperterrite.
Quel… quel… AH! Che cavolo aveva fatto?! Non lo perdonerò mai per questo!!
Le parole fanno male, è vero, ma dette da uno come lui possono anche scivolare addosso, perdere di senso… però un bacio è diverso, è qualcosa di personale, d’intimo.
Taylor mi abbracciò subito e, alzando lo sguardo, si accorse che suo fratello era ancora fermo sulla soglia.
“Tu che ci fai ancora qui? Segui quegli animali e vattene”.
Lui si riscosse e, presa la giacca, si chiuse la porta d’ingresso alle spalle.
Dopo un po’ mi calmai e smisi di piangere.
Sentendo tutto calmo, scesero anche Kelsi e Martha.
“Cos’è successo?”, chiesero preoccupate quasi all’unisono.
“Niente”, mi affrettai a dire asciugandomi le lacrime.
“Già”, torniamo di sopra”, disse sbrigativa Taylor. “Voglio vedere come va a finire quel film”.
Prima di seguire le altre due su per le scale, la mia migliore amica si girò verso di me con un’espressione interrogativa.
Io feci spallucce e cercai di stamparmi in viso un sorriso che sembrasse il più sincero possibile.
Probabilmente lei capì che non avevo voglia di parlarne e non fece altre domande.
Mi sembrava di conoscere Taylor da una vita, quando in realtà erano poche settimane. Sapeva capire il mio stato d’animo solo guardandomi in faccia.



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Fine del quinto capitolo.

Purtroppo non ho potuto aggiornare prima perchè ho avuto molti problemi col computer.
Spero che questo capitolo vi piaccia e che recensiate in tanti!!
Grazie a KissMe per la recensione dello scorso capitolo.

Arrivederci alla prossima!!^^

Nella prossima puntata:
“Scusa, ti sei fatta male?”, mi chiese raccogliendo la palla caduta a terra.
“No, no, tu?”.
“Neanche io”.
La guardai attentamente. C’era qualcosa in lei che…
“Va tutto bene?”, chiese lei interrogativa. Forse la stavo fissando un po’ troppo…
“Sì, certo, scusa”. Che figura!! “Sei sola?”, chiesi guardandomi intorno.
“Sì, ma tra poco arriva mio fratello. Stamattina l’ho buttato giù dal letto e l’ho costretto a venire qui”, disse con la faccia furbetta.
Mi fece sorridere.


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