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Autore: MChiara    07/11/2014    0 recensioni
“Louis ti prego! Che canzone era quella lasciata in pausa nell’iPod?”
“Never be.” Risponde lui, ora un po’ confuso, mentre guarda Clarissa dargli le spalle girando la poltrona verso la vetrata che da al quartiere ricco e silenzioso del Docklands di Londra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEVER BE - CHAPTER 2
Never be
Let's seize the day, let's run away
chapter 2





Clarissa è ancora seduta nel suo ufficio, ormai si è fatto buio ed è l'unica rimasta in redazione. Anche Louis è già andato via, ma oggi non è passato a salutarla come fa tutti i giorni, non le ha chiesto di andare a cena insieme come succede ogni mercoledì, e non le ha nemmeno fatto portare da Matilde il solito donut e latte macchiato che le danno la carica per le ultime ore di lavoro. Clarissa e Louis non sono mai stati insieme come coppia, ma lui la vizia come se fosse la sua fidanzata. La conosce meglio di chiunque altro: preferisce il dolce al salato, ha una passione sfrenata per i capelli, ama la pioggia, ma solo quando sta a casa, le piace tenersi in forma, detesta mangiare il miele o quando qualcuno le da ordini, passerebbe la vita in pigiama ma indosserebbe i tacchi pure mentre dorme. Le piace stare a casa a rilassarsi mentre, nonostante i suoi trentacinque anni, gira ancora su Tumblr e Twitter per ore ed ore, o quando Louis la sorprende portandole a casa un secchiello pieno di pollo fritto del KFC o il suo McMenù preferito. Niente Burger King, il cibo di quel fast food lo detesta! Ogni mese o due Louis le fa sempre un bel regalo, e l'ultimo è stato uno dei migliori secondo Clarissa: una sala dell'Odeon di Leicester Square affittata per tutto il giorno solo per loro due, con la proiezione di tutti i film di Harry Potter dal primo all'ultimo e a disposizione quantità infinite di bibite e cibo. L'accompagna sempre alle settimane della moda di Londra, Parigi e Milano. Clarissa ha perso il conto di quante volte l'ha implorato di farle compagnia anche a quella di New York, ma lui le risponde sempre molto gentilmente con: "Clarissa, la risposta è la stessa dell'anno scorso", e poi le porge un foglio con la definizione del dizionario della parola "no". Clarissa non capisce perchè lui non la voglia mai accompagnare lì, ma sente che non può chiederglielo, che dietro a quel rifiuto c'è qualcosa di più grande di una semplice paura di volare per 9 ore di fila. Nonostante glielo proponga ogni anno, quando lui le dice no, lei tira un sorriso ed inizia a parlare d'altro.
Non nasconde che ogni tanto ci ha pensato di costruire con Louis qualcosa che andasse oltre il lavoro o l'amicizia, ma da parte di lui, nonostante la tratti come una principessa, ed ogni due settimane è davanti al suo ufficio con un nuovo mazzo di orchidee rosa fresche, sente che non c'è la volontà di creare qualcosa di più. Clarissa lo sa che Louis ha avuto una fidanzata per anni, molti anni, lui dice sempre "i dieci anni più belli di tutta la mia vita", ma non capisce perchè non provi rabbia nei confronti di quella ragazza che dopo così tanto tempo, non ha pensato un minimo alla sua storia d'amore ed ha mollato tutto per la sua carriera. Ma Clarissa non ha il coraggio nemmeno di dirglielo a Louis quello che pensa, perché per quelle poche volte che lui parla della sua ex fidanzata, gli brillano gli occhi, sorride e abbassa lo sguardo. Nonostante tutto, prova ancora amore per quella ragazza che l’ha lasciato solo in quella Londra piena di gente, senza dargli la possibilità di trovare una soluzione per stare ancora insieme. Clarissa in questo è diversa da Louis. Lei prova ancora rancore verso il suo ex ragazzo. Pensa sempre che se lo avesse davanti inizierebbe ad urlargli contro e a sbattergli in faccia i suoi successi, visto che lui non ci aveva mai creduto fino in fondo in lei. Lui era troppo preso dal suo di successo per ricordarsi  che al suo fianco aveva qualcuno con sogni ed ambizioni.
Clarissa controlla l’orologio. Sono le ventuno e ventisette, con un leggero sbuffo decide che è ora di tornare a casa e rilassarsi. Prende la borsa rossa che sta nell’attaccapanni, s’infila il cappotto blu scuro, ma prima di uscire dalla redazione passa nell’ufficio di Louis e gli lascia una lettera sopra la scrivania. Clarissa per tutta la sera ci ha pensato ed ha capito che l’idea di Louis è più che ottima, lo deve riconoscere. Mentre era sola in ufficio, dopo che Louis è uscito sbattendo la porta, si è messa a fare ricerche sui 5 Seconds of Summer ed ha capito perché li volesse così tanto nella loro rivista. Dopo il rilascio dell’ultimo album, la band ha in programma un nuovo tour per le arene di tutto il mondo e nessun giornale li ha ancora intervistati personalmente per parlare di questo loro nuovo progetto e del nuovo disco. Capisce che la loro rivista avrebbe l’esclusiva e sarebbero i primi ad averli in prima pagina con tutte le novità che i fan aspettano di leggere nero su bianco. Prima di pentirsi di ciò che ha appena fatto, Clarissa esce da quell’ufficio e senza più fermarsi da nessuna parte torna a casa.
 
Appena mette piede nel suo appartamento poggia la borsa e si toglie le scarpe. Accende giusto la luce del corridoio ed ancora con il cappotto addosso si dirige verso la camera da letto. Clarissa ha freddo, ma non perché i riscaldamenti sono spenti, ma perché ciò che sta per fare le blocca il respiro, le fa venire i brividi, le mette paura.
Con un sospiro teso si avvicina al letto, s’inchina, e con la mano sfila una scatola nera. La tira fuori con la cautela di un artificiere, perché lì dentro effettivamente una bomba c’è. E’ da tredici anni che Clarissa non tocca quella scatola ormai vecchia e polverosa, che non la apre, che cerca di dimenticarsela. Si siede con le gambe incrociate sulla moquette beige immacolata e fissa quel rettangolo nero che ha di fronte agli occhi. Non sa nemmeno lei perché sta facendo tutto questo. Forse perché per vivere bene il presente deve essere a posto con il passato, forse perché non vuole avere un crollo emotivo nello stesso momento in cui incontrerà il suo sguardo, forse perché ha tenuto tutti quei segreti per troppo tempo ed ora non riesce più a ricacciarli dentro. Con un gesto automatico toglie il coperchio nero e polveroso della scatola, il cuore le batte all’impazzata, tanto che rischia di uscirle dalla gabbia toracica. La bocca le diventa secca non appena vede la foto che sta in cima a tutto ciò che c’è dentro quella scatola: un primo piano di lei ed Ashton che sorridono mentre stanno abbracciati, e nello sfondo fuori dalla messa a fuoco, s’intravedono Calum e Luke che cercano di rovinare lo scatto. Il cuore le sale in gola, con uno scatto richiude quella scatola e la spinge via con il piede. Clarissa si alza, e come se avesse qualcuno che la sta inseguendo, si leva il cappotto e si dirige verso il bagno. Apre l’acqua e mette in funzione la iacuzzi, si toglie velocemente i vestiti e s’infila dentro la vasca nonostante non sia ancora piena. Ha voglia di piangere, ma non vuole essere ridicola, mentre l’acqua calda e il bagnoschiuma al cocco l’avvolgono, sente i muscoli rilassarsi, ma ha deciso che è arrivato il momento di lasciare liberi i ricordi e di fare nuovamente un tuffo nel passato.
Come lei e Ashton si sono conosciuti se lo ricorda bene: aveva sedici anni, ed era stato grazie o per colpa, ora Clarissa non sa più bene cosa pensare, del corso scolastico per imparare a suonare i tamburi africani. In realtà lei non voleva partecipare a quel noiosissimo dopo scuola, ma era stata obbligata dalla sua professoressa di storia visto che i partecipanti erano pochi e a lei serviva una media più alta in quella materia. I primi giorni Clarissa a quel corso ci andava contro voglia, non le piaceva, e del ritmo o dei tamburi non interessava nulla. Con il passare del tempo però iniziò a fare amicizia con i partecipanti, e con uno in particolare: Ashton. Diversamente da lei, a lui gli importava d’imparare a suonare quei tamburi. “Io a casa suono la batteria del mio patrigno” le disse un giorno mentre tornavano a casa mangiando un gelato. Quel pomeriggio si fermarono in un parco ed Ashton le raccontò un po’ della sua storia. Clarissa rimase ad ascoltarlo con attenzione, le piaceva la sua compagnia, era un ragazzo simpatico e conoscerlo meglio non le dispiaceva. Pian piano la loro amicizia crebbe, i due si vedevano praticamente tutti i giorni e Ashton non mancava mai una sera di mandarle il messaggio della buonanotte. Diventarono così amici che lui le rivelò il suo più grande sogno, quello che non diceva a nessuno, che oltre a lui lo conosceva solo sua madre: riuscire a diventare il batterista di una band. Ed alla fine ci riuscì a realizzarlo per davvero quel sogno, perché Clarissa se lo ricorda ancora quando Ashton si presentò sotto casa sua suonando il campanello quasi a romperlo, e non appena lei aprì la porta si sentì abbracciare forte con lui che le sussurrava all’orecchio: “ho trovato una band dove suonare”. Da quel giorno le loro vite iniziarono a cambiare senza che i due s’immaginassero minimamente cosa il futuro avesse pianificato per loro.
Ashton è un anno più grande di Clarissa, quindi mentre lei stava a scuola e frequentava l’ultimo anno, lui dedicava tutto se stesso a suonare la batteria e a migliorare. La band, ovvero i 5 Seconds of Summer, iniziava ad essere conosciuta. Si esibivano per la maggior parte nei pub, ma ad ogni show c’era sempre qualche spettatore in più. Ashton e Clarissa capirono che se volevano vedersi dovevano trovare delle soluzioni, o quanto meno dei compromessi, quindi decisero che lei ogni giovedì sera sarebbe andata alle prove della band e ad ogni loro esibizione, e lui invece aveva accettato per andare a prenderla due o tre volte a settimana da scuola. Il loro accordo funzionava, e Clarissa si rese conto di volere davvero bene ad Ashton, ma non passò molto tempo che anche lui capì di provare qualcosa per la sua amica. Gli abbracci che gli regalava dopo ogni esibizione gli facevano dimenticare tutta la stanchezza, sentirla canticchiare le loro canzoni lo rendeva felice come non mai, passare del tempo con lei lo faceva stare bene, si dimenticava per un attimo dei problemi che aveva in casa. Un giorno allora prese coraggio e decise che forse era il caso di fare un passo avanti. Andò a prenderla da scuola, ma anziché riaccompagnarla a casa, la propose di andare in spiaggia per fare una passeggiata. Clarissa in un primo momento protestò dicendogli che aveva da studiare, ma lui la zittì porgendole un sorriso ed un’orchidea rosa, e così Clarissa salì in macchina con le guance un po’ rosse e le farfalle nello stomaco. Passeggiarono per ore lungo la battigia parlando di tutto e niente, rimanendo anche ad ammirare il tramonto. Durante il tragitto di rientro verso casa, Ashton mise i Green Day a tutto volume alla radio. Lui e Clarissa cantavano a squarcia gola e avevano le lacrime agli occhi dalle risate. I finestrini erano giù, Ashton guidava tenendo il volante solo con una mano perché l’altra la usava come microfono, ed i capelli lunghi e castani di lei volavano da tutti le parti. Al terzo semaforo rosso però Ashton non ce la fece più. Senza darle alcun preavviso le prese il viso tra le mani e la baciò. Ci mise tutto l’affetto che provava per quella ragazza. Clarissa inizialmente rimase un po’ scioccata, ma senza troppi complimenti poi rispose al bacio, prendendo a sua il volta il viso di Ashton tra le sue mani. Il tempo per loro due si annullò. Si dimenticarono di essere in macchina fermi al semaforo, che diventò verde e rosso per un paio di volte finché un clacson li fece tornare con i piedi per terra e interruppero il bacio. Iniziarono a ridere come due pazzi ed Ashton riprese a guidare, la musica passava sempre a tutto volume e loro cantavano anche più forte di prima. Ad ogni stop e ad ogni semaforo che incontravano, lui non perdeva l’occasione per baciarla che fosse sulle labbra, sulla guancia o nella tempia. Non ebbero bisogno di parlarsi dopo quella sera per dirsi che ora erano una coppia, lo sapevano e basta, e da quel giorno iniziò la loro relazione.
I ricordi s’interrompono nello stesso momento in cui Clarissa apre gli occhi e guarda il soffitto. Non sa nemmeno lei perché sta ricordando tutto ciò nei minimi particolari, ma vuole farlo, ne sente il bisogno. D’altronde quelli sono stati alcuni degli anni più felici di tutta la sua vita. Il collo inizia a farle male a furia di stare ferma il quella posizione, così alza una mano per massaggiarselo ed il capelli corti le solleticano la mano. Già, i capelli corti. Clarissa sa perché non li fa più crescere, perché non li tinge più e perché li tiene sempre lisci. Ogni minimo particolare della sua vita attuale la riporta sempre al passato che lei cerca di dimenticare. Clarissa ha cambiato tutto della sua vita, forse anche troppo, perché le tante diversità di oggi la riportano sempre a pensare come invece le cose erano una volta.
Ashton adorava i capelli lunghi e ondulati di Clarissa, glieli accarezzava sempre: a volte per rilassarsi dopo una giornata faticosa, prima di addormentarsi, o non appena finivano di fare l’amore. Ashton aveva l’abitudine di farle poggiare sempre la testa sul suo petto e poi, mentre i loro respiri si calmavano, passava le sue lunghe dita dalla radice sino alle punte colorate dei capelli della sua ragazza. Sì, perché lei aveva sempre avuto questa fissa di tingersi i capelli di colori strani, ed avendo un amico come Michael non era stato difficile cedere alla tentazione. Clarissa provò ogni tipo di colore, dal celeste acceso al verde semaforo, ed ogni volta era una sfida a chi dei due riusciva a tenere per più tempo il colore senza farlo sbiadire. Dal giorno in cui lei e Ashton si lasciarono però, Clarissa tagliò i capelli corti e non li tinse mai più.
 
Ora è sul divano, in pigiama, e sta togliendo fuori gli ultimi oggetti dalla scatola. Non le importa nulla se è tardi e se domani a lavoro avrà delle occhiaie paurose, ci penserà il suo correttore Chanel a fare miracoli. Si è calmata rispetto a prima, e ogni tanto sul suo viso spunta l’ombra di un sorriso mentre guarda le vecchie foto o legge i vecchi articoli di giornale che parlavano di lei e Ashton. Ha pure messo in sottofondo tutti gli album dei 5 Seconds of Summer con la riproduzione casuale. Ora c’è End up here, e ancora se lo ricorda quando alcuni giovedì li passava seduta in un angolo ad annoiarsi mentre guardava quei quattro scrivere canzoni. Le torna in mente una sera in particolare. Era inverno ed erano tutti a casa Clifford. Karen aveva riempito metà del tavolo del soggiorno con ogni tipo di snack, bibita e frutta di stagione. Clarissa se ne stava seduta in una poltrona mentre molto pigramente finiva un pacco di popcorn e sfogliava la timeline di Twitter. Ogni tanto sentiva i ragazzi canticchiare qualche strofa, la canzone stava prendendo forma, e stavolta il testo lo avevano scritto per davvero tutti e quattro insieme. Clarissa sobbalzò non appena Michael urlò il suo nome e le porse il foglio con il testo della canzone scritto in bella. Lo lesse con attenzione, e non seppe per quale motivo ma il cuore iniziò a batterle forte. Non appena terminò di leggerlo alzò gli occhi su quei quattro ed un sorriso enorme le esplose in viso: “siete magnifici ragazzi! Questa canzone è bellissima!” e fu la fine del mondo perché tutti iniziarono ad urlare e poi le saltarono addosso abbracciandola e ringraziandola. Quella sera fecero tardi perché i ragazzi vollero festeggiare per aver scritto una nuova canzone, rimasero a casa Clifford anche per cena. Comprarono pizze e birre, e guardarono per l’ennesima volta i film dei Transformers dove c’era Megan Fox. Alle undici e mezza passate però decisero che era ora di andare.
“A che pensi?” chiese Clarissa ad un Ashton troppo silenzioso, mentre camminavano nella notte un po’ bianca, visto il nevischio che si stava posando qua e là.
“La canzone che abbiamo scritto oggi mi ha fatto riflettere, sai? Tu tra non molto andrai a Perth per iniziare il college, io e i ragazzi saremo sempre molto più impegnati con la band e tra due settimane partiremo per Londra. Lary pensi che ce la faremo? Io e te dico. Noi.” Era preoccupato davvero, Clarissa lo percepiva dal tono di voce.
“Perché non dovremo farcela?”
“Perché se le cose andranno per il verso giusto, non saranno più solo due settimane a Londra, ma probabilmente da lì voleremo a Los Angeles e…”
“E basta così Ashton. Viviamoci al meglio queste due settimane e poi giorno per giorno affronteremo quello che la vita ci riserverà. Ora non pensiamoci, va bene?” Ashton la guarò un po’ preoccupato, ma decise di fidarsi della sua ragazza. Continuarono a camminare sempre in silenzio, una volta arrivati sotto casa di Clarissa, lei senza dire nulla lo abbracciò forte.
“Vieni su, dormi con me stanotte.” Gli disse lei, guardandolo con i suoi occhi color miele.
“Lary, no. Ci sono i tuoi genitori a casa.” Ashton le accarezzò una guancia e le sorrise appena.
“Ma loro dormono al piano di sotto. Su ci sono solo io. Ashton per favore, per stanotte resta.” Lo implorò quasi.
“Ti rendi conto se mi beccano cosa…” Clarissa lo zittì con un bacio.
“Se continui a parlare li sveglierai di sicuro.” Gli sussurrò sulle labbra.
Quella notte Ashton le insegnò a far l’amore. Non aveva avuto paura di concedersi a lui, sapeva che era quello giusto. I brividi che le percorsero la spina dorsale mentre delicatamente le spingeva una ciocca di capelli dietro l’orecchio, o la dolcezza mentre le sussurrava sulle labbra di amarla e di lasciarsi andare, le fecero capire che era lui quello che voleva accanto tutta la vita. Che l’amore vero era Ashton, e si promise che nonostante tutto lei avrebbe fatto ogni cosa per stargli accanto. Ma sempre quella stessa notte Clarissa fece uno dei suoi più grandi errori: rinunciò ai suoi piani, per Ashton. Mentre lui la teneva stretta fra le sue braccia e quelle lenzuola bianche ormai stropicciate, le chiese di seguirlo. Le propose di partire con lui e di lasciare Sydney per realizzare i suoi sogni altrove, in una città migliore, più bella e più vicina al resto del mondo. A Clarissa l’idea di scappare con lui piacque subito. In quel momento le sembrava la cosa più giusta da fare. Erano giovani, avevano una vita davanti e mille sogni da inseguire. Stare in Australia non l’avrebbe portata molto lontano, non voleva invecchiare lì da sola, aspettando che il suo ragazzo tornasse. Lei alle promesse di Ashton ci credeva. Niente le fece cambiare idea, nemmeno sua madre in lacrime o le sue amiche con gli scatoloni pronti per Perth. Niente. Per lei c’era solo Ashton, e due settimane dopo prese il volo con lui per Londra, senza voltarsi indietro, senza rimpianti, senza sapere che poi però tutte le favole finiscono.



Spazio autrice

Buonasera, eccomi qui con il nuovo  capitolo di Never Be. Vi confesso che questo capitolo mi mette un pò di paura. Temo che non sia all'altezza del primo e che deluda le vostre aspettateve. Ci ho messo del mio meglio per buttarlo giù, e spero davvero che vi piaccia, o almeno che non vi deluda troppo hahahah Ve lo aspettavate Ashton? Chi pensavate che fosse dei quattro? Dovete sapere che in origine era Michael il protagonista, poi però ho cambiato idea, e credo sia stato meglio. Altrimenti qui se avessi scritto su di lui ne sarebbe uscito un romanzo!!!!
Grazie mille a tutti voi che spendete un pò del vostro tempo per leggere queste righe. Spero di postare il prossimo capitolo presto prestissimo!!
Un mega bacio.
  
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