Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: proudtobea_fangirl    07/11/2014    6 recensioni
Sono passati ormai sei anni dalla fine della guerra contro Sebastian e gli Ottenebrati, e gli Shadowhunters di New York sono tornati alla loro vita precedente. Ma ricordi oscuri riemergono dal passato, una "vecchia conoscenza" (non Sebastian) si farà presto viva, muovendo i fili e tramando nell'ombra per sconvolgere nuovamente la vita dei nostri eroi...
Fanfiction ambientata dopo CoHF.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Shadowhunters ~ Past, Present and Future'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

POV: Maryse ~ 23 Luglio 2014, ore 7:30


Mi stiracchio e sbadiglio sonoramente, poi mi tappo la bocca con le mani; non voglio svegliare Stan. Allungo la mano sul comodino e prendo il cellulare: diciassette chiamate perse, undici da Alec e sei da Isabelle, più un messaggio da Clary. Pazienza, li richiamerò più tardi, è possibile che stiano ancora dormendo.
Mi lascio ricadere sui cuscini e mi giro sul fianco destro. Stan è a pancia in giù, con le braccia sotto il cuscino, ancora nel mondo dei sogni.

È diventato ormai il mio amante fisso, sono dieci notti di seguito che faccio sesso con lui, e non ho intenzione di smettere. Quando sto con Stan provo una sensazione di sicurezza, come se lo conoscessi da moltissimo tempo.
In effetti mi ricorda molto una mia vecchia conoscenza, ma non riesco a capire chi... forse uno dei componenti del Circolo. Sospetto che Stan Ward non sia il suo vero nome, e che non sia solo un semplice mondano dotato della Vista, come vuole farmi credere, ma non ho prove a carico della mia tesi.

E poi, che si chiami Stan, Asdrubale o Giangiacomo Maria, non me ne può importare di meno.
Potrei anche aver fatto sesso con un Principe dell'Inferno, ma non me lo lascerei scappare per nulla al mondo.

Sento un pizzicore al braccio destro: la runa contraccettiva sta svanendo. Ha una durata lunghissima, circa dieci ore. Non che mi serva per tutto questo tempo, che sia ovvio.

Stan alza lentamente la testa dal cuscino e mi sorride. «Buongiorno Maryse!» Cavolo, che canini affilati... è possibile che sia...?!
No, me ne sarei accorta, è assolutamente improbabile che sia un vampiro. E poi, i Figli della Notte non hanno bisogno di respirare – anzi, è meglio dire che non respirano affatto –, mentre Stan sì. Ricordo benissimo di aver visto il suo petto alzarsi ed abbassarsi ad un ritmo costante e regolare.

Il mio cellulare suona le prime cinque note di “Wings” delle Little Mix. Mi è arrivato un altro messaggio da Clary, che leggo subito.
«Oh, per l’Angelo, si è fatto tardi... mi dispiace Stan, devo essere all'Istituto entro le otto – riunione del Conclave –, ci vediamo stasera?»
«Stasera, mia cara, sono impegnatissimo. Non sei l’unica che deve andare a una riunione. Vorrei non andarci, ma il capo mi scuoia se non mi presento. A domani, allora?»
«A domani.»

Mi rivesto il più velocemente possibile ed esco dal palazzo correndo come una furia.

Ho mentito a Stan, niente riunione del Conclave. La verità? I messaggi di Clary mi hanno messa in allarme.



POV: Clary ~ ore 6:30

Mi sveglio a causa di un insistente dolore al basso ventre. Alleluia. Il ciclo. Stavo cominciando a preoccuparmi seriamente.
Cerco di alzarmi il più lentamente possibile per non svegliare mamma e Luke, che stanno ancora dormendo. Stanotte hanno... ehm... fatto... le ore piccole.

Vado in bagno e mi accorgo che le mestruazioni non mi sono ancora arrivate.

Mi salta il cuore in gola.

No, non sono incinta, io e Jace abbiamo preso tutte le precauzioni possibili.

Forse è solo un caso di ritardo del ciclo mestruale, a mamma capita spesso, e quando succede corre subito dal ginecologo per farsi fare un’iniezione.

Mi precipito in salotto, afferro la borsa di mia madre e cerco tra tutti i biglietti da visita quello del dottor Kenway.

Dottor Edward Kenway, specialista in ginecologia e ostetricia.
Studio privato 12° Avenue, cellulare +212 345 67 82 089, giorno libero mercoledì.


Perfetto. Oggi è mercoledì. Non mi resta altro che andare in ospedale.
Lascio a mamma un biglietto, nel quale dico che sono all'Istituto, come tutte le mattine, e che è inutile che mi chiami, perché ho il telefono spento; poi mi vesto e apro un Portale verso il Beth Israel.

Vengo assalita dalla solita sensazione di soffocamento che si ha quando si attraversa un Portale, solo che questa volta si trasforma in nausea. Fortuna che non ho ancora mangiato nulla.

Entro nell'ospedale, pieno zeppo di gente. Vengo a sapere da una ragazza che sta parlando al telefono con suo fratello che c'è stato un incidente a catena sulla Quattordicesima, nel quale sono state coinvolte più di sei automobili e un autobus.

Le mie speranze di essere visitata si riducono allo zero virgola zero zero uno percento.

Fermi tutti, ma quella è... Catarina Loss? Devo assolutamente raggiungerla, lei mi conosce, potrebbe farmi visitare subito. Mi districo abilmente fra la folla e riesco ad avvicinare la Stregona dalla pelle blu.
«Clary, cosa ci fai qui?» mi chiede spazientita.
«Scusami se ti sto rubando del tempo, Catarina, ma ecco, vedi, ho un ritardo nel ciclo mestruale e...»
«Non ti preoccupare, ho capito, credi di essere incinta eh? Vieni con me, ti porto dalla dottoressa Highsmith, è una Shadowhunter in pensione, ti tratterà bene, puoi esserne sicura.»

In effetti, mi ero sempre chiesta cosa facessero gli Shadowhunters dopo aver superato la mezza età. Avevo inoltrato la domanda a mamma, che mi aveva risposto che c'era un ampio margine di scelta: si poteva continuare a combattere i demoni e a dirigere gli Istituti, ma c'era anche chi si ritirava dalla vita frenetica delle battaglie preferendo passare il tempo a studiare o a insegnare. Inoltre una piccola parte di questi decideva di unirsi alla comunità dei mondani svolgendo servizi “socialmente utili”, per citare le sue parole.

La dottoressa Highsmith è una bellissima donna sui cinquantacinque anni, alta più o meno quanto me, paffutella, dagli zigomi pronunciati e il naso all'insù. I suoi occhi color del ghiaccio incrociano i miei, scrutandomi dentro. Intuisce presto le mie preoccupazioni, e mi fa subito accomodare sul lettino.

Chiedo a Catarina di rimanere; nonostante l'aurea cordiale emanata dalla Highsmith, mi sento meglio se c'è anche lei. La Stregona accetta, ma intima alla dottoressa di fare il più presto possibile, perché tra venti minuti deve iniziare il giro di visite.

Mi tolgo la camicetta e rimango solo in pantaloncini e reggiseno. Reprimo un brivido quando la dottoressa appoggia l’ecografo sulla mia pancia: è gelato. Accende il monitor.
Io vedo solo un'immagine indefinita in bianco e nero, ma lei no.

Notando il mio nervosismo, per alleggerire la tensione mi chiede: «Sei fidanzata?»
Rispondo subitissimo: «Sì, ormai sono sei anni e mezzo che stiamo insieme.»
«Ah già, come ho fatto a dimenticarlo, il tuo ragazzo è Jace Herondale vero? La vostra travagliata storia d’amore è conosciuta in tutto il Mondo delle Ombre, tanto da occupare le prime pagine dei giornali di gossip.»
Sgrano gli occhi. Lei ride. «Stavo scherzando, è ovvio! Sì, ogni Shadowhunter sulla faccia della Terra ha sentito nominare il vostro nome, ma non siete oggetto di pettegolezzi, calma!»

Passano dieci minuti. All'improvviso la dottoressa spegne i macchinari, posa l’ecografo e mi porge la camicetta, che rimetto subito. Sto tremando, e non solo a causa dell'aria condizionata. È il momento del verdetto.
«Sai, quando ti ho chiesto se fossi fidanzata, non l'ho fatto solo per tranquillizzarti. Ecco, volevo assicurarmi che tu avessi un uomo al tuo fianco, una presenza costante nella tua vita. Perché vedi, cara, tu sei...».

Il silenzio che segue la parola INCINTA è imbarazzante.
Come dovrei reagire?
Dovrei mostrarmi felice, sconvolta, o un misto di tutt’e due?

Esco dalla stanza con in mano il referto e un opuscolo sulla gravidanza in giovane età.
Mi dirigo a passo veloce verso l'uscita, ignorando le voci della dottoressa Highsmith e di Catarina. Non c’è altro da dire: è bastata quell’unica parola*. Adesso bisogna escogitare un modo per rivelarlo a mamma e a Jace.

Mentre cammino velocemente in direzione della stazione della metropolitana – non sono nelle condizioni fisiche e psicologiche adatte per aprire un Portale verso l’Istituto – un pensiero fa capolino tra le altre migliaia che mi tartassano la mente.

E se questa gravidanza inaspettata fosse colpa della runa contraccettiva?

In effetti, c’è una possibilità che sia andata così. Capita molto di rado che le nuove rune create da me non funzionino, ma c'è sempre un margine di sbaglio.
Come quella volta, l'anno scorso, quando la runa in origine destinata a riparare un vecchio stilo rotto aveva finito per bruciarlo e provocare un'ustione di terzo grado alla mano di Jace. Ha ancora la cicatrice.


Il mio cuore salta un balzo.
Maryse.
Devo dirle subito di non utilizzare più la runa.

Riaccendo il cellulare: sono le sette e dieci. Meglio non chiamarla, starà ancora dormendo. Le mando un messaggio: Maryse, richiamami appena possibile. Devo dirti una cosa importantissima.

Salgo sulla metro. Per fortuna trovo un posto a sedere, le gambe non mi reggono. Una signora, evidentemente allarmata dal mio viso pallido, mi offre una caramella, che io rifiuto.

Mezz’ora dopo, Maryse non mi ha ancora risposto. Okay, se non ti decidi a richiamarmi ti spiego tutto per messaggio. Sono incinta, e credo sia colpa della runa contraccettiva. Smetti di usarla, Maryse, potresti ritrovarti nelle mie stesse condizioni. E fai subito un test di gravidanza!

Finalmente esco da quell'inferno che i mondani chiamano metropolitana: sono appena le sette e mezza di una mattina d’estate ed è già piena zeppa di gente.
Alzo lo sguardo e vedo le alte torri dell’Istituto: lì mi aspetta una prova importante.
Chissà se riuscirò a dire a Jace che aspetto un bambino. Conoscendomi, sarà più facile scrivergli una lettera.
E più tardi mi toccherà dirlo a mamma. Raziel, aiutami tu!



POV: Stan Ward

Ho mentito a Maryse: questa sera non ho una riunione, bensì un “incontro” molto importante.
Trascorro la giornata oziando sul divano, facendo zapping tra i vari canali TV.

Appena cala l’oscurità, verso le 20:30, esco di casa e mi incammino – anzi, sarebbe meglio dire corro – verso un hotel.
Il Dumort.

Attraverso un passaggio nascosto riesco ad entrare nell’hotel, da poco ritornato al suo antico splendore grazie a Lily, il capo dei vampiri di New York. Ma ancora per poco. Salgo le scale ricoperte di un lungo drappo rosso, appoggiando appena le dita sul corrimano. Nemmeno un granello di polvere.
Percorro a grandi passi il pianerottolo del primo piano, fermandomi di fronte ad una porta socchiusa, da dietro la quale provengono voci concitate. Tutti i vampiri sono riuniti qui, in questa stanza.
Che sciocchi, avrebbero dovuto percepire la mia presenza. Spalanco la pesante porta; centinaia di visi bianchi si voltano nella mia direzione.

«Ascoltate, miei simili! Io sono St... Stan Ward, e porto succulente novità dal Mondo delle Ombre!»
«Nessuno qui può azzardarsi a parlare senza il mio permesso.» Questa voce proviene da una sensuale vampira dai capelli neri. Lily.

Mi avvicino lentamente, con le mani dietro la schiena, come per ostentare sicurezza. In realtà nascondo nella mano sinistra un pesante pugnale di metallo benedetto.
Quando sono a meno di mezzo metro da lei, passo velocemente il pugnale dalla mano sinistra alla destra e traccio un ampio arco in aria, tagliandole la gola.
Colei che fino a poco tempo fa era il capo di uno dei clan di vampiri più potenti degli Stati Uniti è ora un cadavere dal colorito marmoreo, riverso in una pozza di sangue color rosso acceso.
«Qualcun altro vuole fare la sua fine?» Tutti abbassano la testa, in segno di rispetto. «Bene, da oggi mi acclamerete come vostro nuovo capo. Intesi? E adesso, tu e tu» indico due giovani vampiri terrorizzati, «portate via il corpo di Lily e pulite il sangue. Fate il più presto possibile, ho un paio di cosette da dirvi.»

Inizio con l'asterisco, oppure non mi capirete.

*Vi riporto quello che Catarina Loss e la Highsmith stavano cercando di dire a Clary: «La tua gravidanza va avanti da un mese e mezzo!» e «Mi dispiace, non l'ho scritto nel referto!»

Da questo si evince che Maryse non può ritrovarsi incinta per due motivi:
1) Clary ha creato la runa contraccettiva solo nove giorni prima, quindi è impossibile che sia stato il malfunzionamento di quest'ultima a dare inizio alla sua gravidanza;
2) Come abbiamo (anzi, avete) scoperto nell'ultima parte del capitolo, Stan è un vampiro, e in quanto tale è sterile.

Dite la verità, vi ho fatto mettere paura eh? Anche se non mi sarebbe dispiaciuto se Maryse avesse dato alla luce un bambino, per la gioia di Alec e Isabelle.

Ritornando alla storia, che cosa dovrà mai dire Stan ai vampiri? E quale sarà il suo vero nome? Ripeto, è facilissimo scoprirlo, e alcuni lettori mi hanno già inviato dei messaggi privati nei quali, incredibilmente, riuscivano ad azzeccare -grazie ad un ragionamento o per pura fortuna- il vero nome di Stan. Sì, è lui l'antagonista.

Ah, un'altra domanda: credete che la sua "relazione" con Maryse sia solo una semplice relazione? O ha anche qualche secondo fine?
Per piacere, inviatemi le risposte a queste domande, non tenetele per voi!

Non credo che ci sia altro da dire, a parte le solite raccomandazioni di recensire e votare.
Al prossimo capitolo, ciaaaaaooooo!!!!

P.S. Stan, nonostante sia un vampiro, può tenere in mano un coltello benedetto, perché solo coloro che, prima di venire vampirizzati, erano cristiani non possono farlo. Mentre Stan era, in un certo senso, ateo.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: proudtobea_fangirl